Interpretata da: Oscar Marangoni e
Eros Borsetti
Io voglio del ver la mia donna laudARE
ed asembrarli la rosa e lo giGLIO:
più che stella diana splende e pARE,
e ciò ch’è lassù bello a lei somiGLIO.
verde river’ a lei rasembro e l’ARE,
tutti color di fior’, giano e vermiGLIO,
oro ed azzurro e ricche gioi per dARE:
medesmo Amor per lei rafina meGLIO.
Passa per via adorna, e sì gentILE
ch’abbassa orgoglio a cui dona salUTE,
e fa ‘ l de nostra fè se non la crEDE;
e no-lle po’ apressare om che sia vILE;
ancor ve dirò c’ha maggior vertUTE:
null’om po’ mal pensar fin che la vEDE.
Tipo di poesia: Sonetto
Strofe: 4; 2 quartine e 2 terzine
Versi: 14 Endecasillabi
Schema delle rime: ABAB-ABAB-CDE-CDE: rima alternata-ripetuta ( rime
interne vv.6-7-8)
Figure retoriche: Similitudini vv. 2-3-4-5-6-7 8 (paragoni ad elementi
naturali); Allitterazione della r v.5
Forma: stile «dolce»
Io voglio lodare la mia donna secondo verità e paragonarle la rosa e il giglio: appare
splendente più che stella del mattino e paragono a lei ciò che è bello lassù.
Paragono a lei la verde campagna e l’aria, tutti i colori dei fiori, giallo e rosso, oro e
lapislazzuli e ricchi gioielli degni di essere regalati: perfino l’Amore grazie a lei
diventa migliore della perfezione.
Passa lungo la via bella, e, così nobile che piega la dignità a chi le porge saluto, e rende
costui cristiano se non è già credente; e non le si può avvicinare nessun uomo che
sia indegno e vile; vi dirò che Lei ha un potere ancora maggiore; nessuno può
essere malizioso nei suoi confronti finché la vede
Guinizzelli vuole lodare la donna amata, ne tesse
gentilmente le lodi accostando la sua bellezza tutto
ciò che nella natura viene definito Bello, dopodiché
venera la propria donna facendo risaltare la sua
nobiltà , che è tale da piegare il potere della gente,
migliorandola.