Q - Dipartimento di Scienze Giuridiche, Storiche, Economiche e

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● Monopolio
● Monopsonio
Mercato con un solo venditore.
Mercato con un solo acquirente.
● Potere di mercato
prezzo di un bene.
Capacità del venditore o dell’acquirente di influire sul
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10.1 Monopolio
Ricavo medio e ricavo marginale
● Ricavo marginale
Variazione del ricavo risultante da un incremento unitario
della produzione
Consideriamo un’impresa che affronta la curva di domanda seguente: P = 6  Q
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FIGURA 10.1
RICAVO MEDIO
E RICAVO MARGINALE
Ricavo medio e ricavo
marginale per la curva di
domanda P = 6 − Q.
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La scelta di produzione del monopolista
FIGURA 10.2
IL PROFITTO È MASSIMIZZATO
QUANDO IL RICAVO
MARGINALE È UGUALE
AL COSTO MARGINALE
Q* è il livello di produzione in cui
R’ = C’.
Se l’impresa produce una quantità
inferiore, per esempio Q1,
sacrifica parte del profitto, poiché
il ricavo che potrebbe percepire
dalla produzione e dalla vendita
delle unità comprese tra Q1 e Q*
supera il costo sostenuto per
produrle.
In modo simile, aumentando la
produzione da Q* a Q2 il profitto si
riduce, perché il costo aggiuntivo
supera il ricavo aggiuntivo.
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Possiamo vedere anche algebricamente che Q* massimizza il profitto. Il profitto
π è la differenza tra ricavo e costo, che dipendono entrambi da Q:
Al crescere di Q partendo da zero, il profitto aumenta fino a raggiungere un
massimo, per poi decrescere. Quindi, la quantità Q che massimizza il profitto è
tale per chi il profitto incrementale risultante da un piccolo incremento di Q è
pari a zero (ovvero, Δπ /ΔQ = 0). Quindi:
Ma ΔR/ΔQ è il ricavo marginale e ΔC/ΔQ è il costo marginale, perciò la
condizione che massimizza il profitto è:
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Un esempio
Costo di produzione: C(Q) = 50 + Q2
Domanda: P(Q) = 40 – Q
FIGURA 10.3
EXAMPLE OF PROFIT MAXIMIZATION
La parte (a) mostra il ricavo totale R, il costo totale
C e il profitto, vale a dire la differenza tra i primi
due.
La parte (b) mostra il ricavo medio e marginale e il
costo medio e marginale.
Il ricavo marginale è la pendenza della curva del
ricavo totale, mentre il costo marginale è la
pendenza della curva del costo totale. Il livello di
produzione che massimizza il profitto è Q* = 10,
ossia il punto in cui il ricavo marginale è
equivalente al costo marginale. A questo livello di
produzione, l’inclinazione della curva del profitto è
zero e le curve del ricavo totale e del costo totale
hanno la stessa pendenza.
Il profitto per unità è €15, la differenza tra il ricavo
medio e il costo medio. Poiché si producono 10
unità, il profitto totale è pari a €150.
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Una regola empirica per la determinazione del prezzo
La maggior parte dei manager ha una conoscenza limitata delle curve di ricavo
medio e marginale della propria impresa. Possiamo derivarne una regola
empirica più facile da applicare nella pratica. Scriviamo innanzitutto l’espressione
del ricavo marginale:
Si noti che il ricavo addizionale derivante da un incremento unitario della quantità
Δ(PQ)/ΔQ, ha due componenti:
1. La produzione di un’unità aggiuntiva e la sua vendita al prezzo P
comportano il ricavo 1 × P = P.
2. Tuttavia, poiché l’impresa affronta una curva di domanda con inclinazione
negativa, la produzione e la vendita di tale unità aggiuntiva determinano
anche una piccola riduzione del prezzo ΔP/ΔQ, che riduce il ricavo per tutte
le unità vendute (ossia una variazione del ricavo totale Q[ΔP/ΔQ]).
Quindi,
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(Q/P)(ΔP/ΔQ) è il reciproco dell’elasticità della domanda, 1/Ed,
misurata in corrispondenza del livello di produzione che massimizza il
profitto, e:
Ora, poiché l’obiettivo dell’impresa è quello di massimizzare il profitto,
possiamo porre il ricavo marginale uguale al costo marginale:
che si può riscrivere in:
(10.1)
In modo equivalente, possiamo riordinare l’equazione in modo da esprimere il
prezzo direttamente come ricarico sul costo marginale:
(10.2)
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ESEMPIO 10.1
Il prezzo del farmaco Prilosec di Astra-Merck
Nel 1995, Prilosec rappresentava una nuova
generazione di farmaci antiulcera. Prilosec si basa su
un meccanismo biochimico completamente diverso
e risulta assai più efficace rispetto ai precedenti.
Già nel 1996 era diventato il farmaco più venduto tra
i prodotti della stessa categoria e non aveva alcun
concorrente diretto.
Il prezzo che Astra-Merck aveva stabilito per il Prilosec era di $3,50 per dose
giornaliera.
Il costo marginale della produzione del farmaco Prilosec è di soli 30 - 40
centesimi di dollaro per dose giornaliera.
L’elasticità della domanda, ED, dovrebbe essere compresa all’incirca tra −1,0
e −1.2.
Stabilire il prezzo del Prilosec con un ricarico superiore al 400% sul costo
marginale è coerente con la nostra regola empirica di determinazione del
prezzo.
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Spostamenti nella domanda
Nel mercato monopolistico non esiste alcuna curva di offerta: in altri termini,
non esiste una relazione uno a uno tra il prezzo e la quantità prodotta.
La scelta di produzione del monopolista dipende non solo dal costo marginale,
ma anche dalla forma della curva di domanda.
Di conseguenza, gli spostamenti della domanda non descrivono le serie di
prezzi e quantità che corrispondono a una curva di offerta concorrenziale, ma
al contrario possono portare a variazioni di prezzo senza variazioni della
produzione, a variazioni della produzione senza variazioni di prezzo o a
variazioni di entrambi.
Gli spostamenti della curva di domanda solitamente determinano variazioni sia
del prezzo, sia della quantità. Un’industria concorrenziale fornisce una specifica
quantità a ogni livello di prezzo, mentre non esiste una tale relazione per il
monopolista che, in base allo spostamento della curva di domanda, potrebbe
offrire quantità diverse al medesimo prezzo oppure la stessa quantità a prezzi
diverse.
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FIGURA 10.4
SPOSTAMENTI NELLA DOMANDA
Lo spostamento della curva di
domanda mostra che non esiste
alcuna curva di offerta in un mercato
monopolistico, ossia non esiste alcuna
relazione uno a uno tra il prezzo e la
quantità prodotta.
In (a) la curva di domanda D1 si sposta
sulla nuova curva di domanda D2, ma
la nuova curva di ricavo marginale R’2
interseca il costo marginale sullo
stesso punto della precedente curva di
ricavo marginale R’1. Pertanto, la
produzione che massimizza il profitto
rimane la stessa, sebbene il prezzo
scenda da P1 a P2.
In (b) la nuova curva di ricavo
marginale R’2 interseca il costo
marginale a un livello di produzione più
elevato Q2. Tuttavia, poiché la
domanda ora è più elastica, il prezzo
rimane lo stesso.
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L’effetto di un’imposta
Supponiamo che venga introdotta un’imposta specifica pari a t, per
la quale il monopolista debba t euro allo Stato per ogni unità venduta. Se il
costo marginale originario dell’impresa era C’, la scelta di produzione ottimale
ora è data da:
R’ = C’ + t
FIGURA 10.5
EFFETTO DELL’ACCESA
SUL MONOPOLISTA
Con un’imposta t per unità, il costo
marginale effettivo dell’impresa
aumenta dell’ammontare t a C’ + t.
In questo esempio, l’aumento del
prezzo ΔP è maggiore dell’imposta t.
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*L’impresa con più impianti
Supponiamo che un’impresa possieda due impianti: quale dovrebbe essere la
produzione totale e in che modo dovrebbe essere ripartita tra i due impianti?
Possiamo arrivare alla risposta procedendo intuitivamente in due fase:
● Fase 1. Qualunque sia la produzione totale, deve essere suddivisa tra i due
impianti in modo che il costo marginale sia lo stesso per ogni impianto. In
caso contrario, l’impresa potrebbe ridurre il costo totale e aumentare il
profitto ridistribuendo la produzione.
● Fase 2. Sappiamo che la produzione totale deve essere tale per cui il ricavo
marginale sia uguale al costo marginale. In caso contrario, l’impresa
potrebbe aumentare il profitto incrementando o riducendo la produzione
totale.
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Possiamo ricavare questo risultato anche per via algebrica. Siano Q1 e C1 la
quantità prodotta e il costo di produzione per l’impianto 1, Q2 e C2 la quantità
prodotta e il costo di produzione per l’impianto 2 e QT = Q1 + Q2 la produzione
totale. Allora il profitto è:
𝜋 = 𝑃𝑄𝑇 − 𝐶1 𝑄1 − 𝐶2 𝑄2
L’impresa dovrebbe aumentare la produzione di ciascun impianto fino a che il
profitto incrementale derivante dall’ultima unità prodotta è zero. Iniziamo
ponendo a zero il profitto incrementale dell’impianto1:
∆𝜋
∆ 𝑃𝑄𝑇
∆𝐶1
=
−
=0
∆𝑄1
∆𝑄1
∆𝑄1
Qui Δ(PQT)/ΔQ1 è il ricavo ottenuto producendo e vendendo un’unità
supplementare, ovvero il ricavo marginale R’ per tutta la produzione
dell’impresa.
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L’altro addendo ΔC1/ΔQ1 è il costo marginale dell’impianto 1, C’1. Abbiamo
quindi R’ − C’1 = 0, ovvero
R’ = C’1
In modo analogo, possiamo porre a zero il profitto incrementale dell’impianto 2:
R’ = C’2
Mettendo insieme queste relazioni vediamo che l’impresa dovrebbe impostare
la produzione in modo tale per cui:
R’ = C’1 = C’2
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(10.3)
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FIGURA 10.6
PRODUZIONE
CON DUE IMPIANTI
Un’impresa con due
impianti massimizza il
profitto scegliendo i livelli
di produzione Q1 e Q2 in
modo tale che il ricavo
marginale R’ (che dipende
dalla produzione totale)
sia uguale al costo
marginale per entrambi gli
impianti, C’1 e C’2.
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10.2 Potere monopolistico
FIGURA 10.7
LA DOMANDA
DI SPAZZOLINI DA DENTI
La parte (a) mostra la domanda
di mercato di spazzolini da denti.
La parte (b) mostra la domanda
di spazzolini da denti
dell’impresa A.
Con il prezzo di mercato di
€1,50 al pezzo, l’elasticità del
mercato è pari a −1,5.
L’impresa A, in ogni caso,
interagisce con una curva di
domanda elastica DA a causa
della concorrenza di altre
imprese.
Al prezzo di €1,50, l’elasticità
della domanda dell’impresa A è
pari a −6. L’impresa A ha un
certo potere monopolistico: il
prezzo che massimizza il profitto
è pari a €1.50, maggiore del
costo marginale.
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ESEMPIO 10.2
L’elasticità della domanda di bibite analcoliche
Le bevande analcoliche forniscono un buon esempio della differenza tra elasticità
della domanda di mercato ed elasticità della domanda per l’impresa. Inoltre, le
bibite sono importanti anche perché il loro consumo è stato collegato all’obesità
infantile; un’imposta sulle bibite potrebbe avere effetti positivi sulla salute.
Una recente analisi condotta su diversi studi statistici ha permesso di scoprire che
l’elasticità della domanda di mercato delle bibite analcoliche è compresa tra −0,8 e
−1,0. Ciò significa che se tutti i produttori di bibite analcoliche incrementassero i
prezzi dell’1% per tutti i loro marchi, la quantità di bibite domandata diminuirebbe in
misura compresa tra lo 0,8 e l’1,0 per cento.
La domanda di ciascuna singola bibita, invece, è molto più elastica, perché i
consumatori possono immediatamente sostituire una bevanda con un’altra.
Sebbene le elasticità differiscono tra un marchio e l’altro, gli studi hanno mostrato
che, per esempio, nel caso di Coca Cola l’elasticità è prossima a −5. In altre
parole, se il prezzo di Coca Cola aumentasse dell’1% mentre i prezzi di tutte le
altre bibite rimanessero invariati, la quantità domandata di Coca Cola diminuirebbe
di circa il 5%.
Gli studenti (e anche gli uomini d’affari) a volte confondono l’elasticità della
domanda di mercato con l’elasticità della domanda per l’impresa (o per il marchio).
È una differenza che va assolutamente colta.
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Produzione, prezzo e potere monopolistico
Nella Figura 10.7, sebbene l’impresa A non sia un monopolista puro,
possiede un potere monopolistico: può applicare con profitto un prezzo
superiore al costo marginale.
Ovviamente si tratta di un potere monopolistico inferiore a quello che l0impresa
avrebbe se avesse sbaragliato la concorrenza e monopolizzato il mercato, ma
rimane comunque notevole.
Ciò solleva due quesiti.
1. In che modo possiamo misurare il potere monopolistico al fine di
confrontare un’impresa con un’altra? (Fin qui abbiamo parlato di potere
monopolistico solo in termini qualitativi).
2. Quali sono le fonti del potere monopolistico e perché alcune imprese ne
hanno più di altre?
Rispondiamo a queste domande nel seguito, anche se una risposta più
completa alla seconda domanda sarà fornita nei Capitoli 12 e 13.
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Misurazione del potere monopolistico
Ricordiamo l’importante distinzione tra un’impresa perfettamente
concorrenziale e una con potere monopolistico: per l’impresa concorrenziale, il
prezzo è uguale al costo marginale; per l’impresa con potere monopolistico, il
prezzo è superiore al costo marginale.
● Indice Lerner del potere monopolistico Misura del potere monopolistico
calcolato come eccedenza di prezzo sul costo marginale divisa per il prezzo.
In termini matematici:
L = (P – C’)/P
Questo indice di potere monopolistico può anche essere espresso in termini di
elasticità della domanda che affronta l’impresa.
L = (P – C’)/P = –1 /Ed
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(10.4)
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Regola empirica per la determinazione del prezzo
FIGURA 10.8
ELASTICITÀ DELLA DOMANDA E RICARICO DEL PREZZO
L’indice di Lerner (P − C’)/P è il negativo dell’inverso dell’elasticità della domanda che
affronta l’impresa. Se la domanda dell’impresa è elastica, come in (a), il ricarico è
contenuto e l’impresa ha uno scarso potere monopolistico. È vero il contrario se la
domanda è relativamente anelastica, come in (b).
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EXAMPLE 10.3
Determinazione del ricarico:
dai supermercati ai jeans griffati
Sebbene l’elasticità della domanda di mercato per i
prodotti alimentari sia ridotta (circa −1), molte aree
sono servite da più supermercati.
L’elasticità della domanda per ogni singolo supermercato è spesso grande, fino a−10.
Troviamo P = C’/(1 − 0,1) = C’/(0,9) = (1,11)C’.
Il direttore di un tipico supermercato potrebbe stabilire i prezzi dell’11%
superiori al costo marginale.
I piccoli negozi di vicinato praticano generalmente prezzi più alti rispetto ai
supermercati perché ha una clientela meno interessata al prezzo.
Dato che l’elasticità della domanda in un negozio di vicinato è circa −5,
l’equazione del ricarico implica che i relativi prezzi debbano essere di circa il
25% superiori al costo marginale.
Nel caso dei jeans griffati, valori di elasticità della domanda compresi tra −2 e
−3 sono tipici per le firme più importanti. Ciò significa che il prezzo dovrebbe
essere superiore al costo marginale di una percentuale tra il 50 e il 100 per
cento.
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ESEMPIO 10.4 La determinazione del prezzo delle videocassette
Poiché si trattava di un mercato nuovo, i produttori di videocassette non
disponevano di alcuna stima valida dell’elasticità della domanda. Con la
maturazione del mercato, i dati di vendita e le ricerche di mercato hanno posto su
basi più solide le decisioni relative alla strategia di prezzo. Già negli anni ’90, la
maggior parte dei produttori aveva abbassato i prezzi.
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ESEMPIO 10.4 La determinazione del prezzo delle videocassette
FIGURA 10.9
VENDITE DI VIDEO
Tra il 1990 e il 1998 i prezzi inferiori hanno spinto i consumatori ad acquistare molti più
video.
Già nel 2001 le vendite di DVD hanno superato quelle delle videocassette VHS. I DVD
ad alta definizione sono stati introdotti nel 2006 e si prevede che soppianteranno quelli
tradizionali.
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10.3 Origini di potere monopolistico
Come mostra l’equazione 10.4, minore è l’elasticità della curva di domanda,
maggiore è il potere monopolistico dell’impresa. Il determinante ultimo del
potere monopolistico è, pertanto, l’elasticità della domanda dell’impresa.
L’elasticità della domanda di un’impresa è determinata da tre fattori:
1. L’elasticità della domanda di mercato. Poiché la domanda dell’impresa è
elastica almeno quanto quella di mercato, l’elasticità della domanda di
mercato limita il potenziale di potere monopolistico.
2. Il numero di imprese presenti nel mercato. Se sono presenti molte
imprese, è improbabile che una qualsiasi di esse sia in grado di influire in
modo significativo sul prezzo.
3. L’interazione tra le imprese. Anche se nel mercato sono presenti solo due
o tre imprese, ciascuna di esse non sarà in grado di incrementare con
profitto il prezzo se la concorrenza è aggressiva e ogni impresa tenta di
acquisire la massima quota di mercato possibile.
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L’elasticità della domanda di mercato
Se è presente un’unica impresa, un monopolista puro, la sua curva di domanda
sarà quella di mercato. In questo caso, il grado di potere monopolistico
dell’impresa dipende interamente dall’elasticità della domanda di mercato.
Quando diverse imprese sono in concorrenza tra loro, l’elasticità della
domanda di mercato stabilisce un limite inferiore all’elasticità della domanda di
ciascuna impresa, in valore assoluto.
L’elasticità di una specifica impresa dipende dal modo in cui quest’ultima si
pone in concorrenza con un’altra, e l’elasticità della domanda di mercato limita
il potere monopolistico dei singoli produttori.
Negli anni ’70 e nei primi anni ’80 l’OPEC ha potuto aumentare i prezzi del
greggio oltre il costo marginale di produzione perché la domanda di petrolio è
piuttosto anelastica (almeno nel breve periodo). Poiché la domanda di altri beni
quali caffè, cacao, alluminio e rame è molto più elastica, i tentativi da parte dei
produttori di fare cartello e aumentare i prezzi in questi mercati sono in larga
misura falliti. In ogni caso, l’elasticità della domanda di mercato costituisce un
limite al potere monopolistico dei singoli produttori.
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Il numero delle imprese
A parità di altre condizioni, il potere monopolistico di ciascuna impresa
decresce con l’aumentare del numero di imprese.
Quando poche imprese sono responsabili della maggior parte delle vendite in
un mercato, diremo che tale mercato è altamente concentrato.
● Barriera all’entrata
Condizione che ostacola l’ingresso di nuovi concorrenti.
A volte le barriere all’entrata sono naturali:
• Brevetti, copyright e licenze
• Le economie di scala possono rendere troppo costoso soddisfare la
domanda dell’intero mercato. In alcuni casi, le economie di scala sono
talmente grandi da giustificare, per motivi di efficienza, la presenza di
un’unica impresa come fornitore per l’intero mercato (monopolio naturale).
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L’interazione tra le imprese
Le imprese potrebbero competere in modo aggressivo, costringendosi l’un l’altra a
tagliare i prezzi per catturare una maggiore quota di mercato, oppure potrebbero
non competere molto, ma anzi tendere a colludere (in violazione delle leggi
antitrust), accordandosi per limitare la produzione e aumentare i prezzi.
A parità di altre condizioni, il potere monopolistico è minore quando le imprese
competono in modo aggressivo e maggiore quando cooperano. Poiché un
aumento dei prezzi concertato invece che adottato dalle singole imprese offre più
probabilità di ottenere un profitto, la collusione può generare un considerevole
potere monopolistico.
Ricordiamo che il potere monopolistico di un’impresa cambia spesso nel tempo,
con il variare delle sue condizioni operative (domanda di mercato e costo), del suo
comportamento e di quello dei concorrenti. Occorre dunque pensare al potere
monopolistico in un contesto dinamico.
Inoltre, il potere monopolistico reale o potenziale nel breve periodo può rendere
un’industria più competitiva nel lungo periodo: notevoli profitti a breve termine
possono indurre nuove imprese a entrare nell’industria, riducendo così il potere
monopolistico nel lungo periodo.
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10.4 I costi sociali del potere monopolistico
FIGURA 10.10
PERDITA SECCA DERIVANTE
DAL
POTERE
Il rettangolo
e iMONOPOLISTICO
triangoli colorati
mostrano le variazioni di surplus
del consumatore e del
produttore quando si passa da
prezzo e quantità concorrenziali,
Pc e Qc, a prezzo e quantità di
monopolio, Pm e Qm.
A causa del prezzo più elevato,
i consumatori perdono A + B e il
produttore guadagna A − C. La
perdita secca è B + C.
Ricerca della rendita
● Ricerca della rendita Investire denaro in attività socialmente improduttive
per acquisire, mantenere o esercitare un monopolio.
Ci aspetteremmo che l’incentivo economico di incorrere nei costi di ricerca della
rendita sia in relazione diretta ai guadagni derivanti dal potere monopolistico
(rettangolo A meno rettangolo C.)
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Regolamentazione dei prezzi
FIGURA 10.11 (1 di 2)
REGOLAMENTAZIONE
DEI PREZZI
Senza regolamentazione, il
monopolista produce Qm e
applica il prezzo Pm.
Se il governo impone un tetto al
prezzo di P1, il ricavo medio e il
ricavo marginale dell’impresa
sono costanti e uguali a P1 per
livelli di produzione fino a Q1.
Per livelli di produzione
maggiori si applicano le curve
di ricavo medio e marginale.
Pertanto, la nuova curva di
ricavo marginale è la linea
colorata scura, che interseca la
curva di costo marginale in Q1.
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FIGURA 10.11 (2 di 2)
REGOLAMENTAZIONE
DEI PREZZI
Quando il prezzo scende a
Pc, nel punto in cui il costo
marginale interseca il
ricavo medio, la produzione
aumenta al valore
massimo Qc. Questa è la
quantità che sarebbe
prodotta da un settore
concorrenziale.
Abbassando ulteriormente
il prezzo a P3 si riduce la
produzione a Q3 e si
determina una scarsità
Q’3 − Q3.
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Monopolio naturale
● Monopolio naturale Situazione in cui un’impresa è in grado di
generare l’intera produzione del mercato a un costo inferiore a quello
che sarebbe praticato in presenza di diverse imprese.
FIGURA 10.12
REGOLAMENTAZIONE DEI PREZZI
DI UN MONOPOLIO NATURALE
Un’impresa è un monopolio naturale
perché ha economie di scala (costo
medio e marginale in diminuzione)
sull’intera gamma di produzione.
Se il prezzo fosse regolamentato in
modo da essere fissato in Pc, l’impresa
perderebbe denaro e fallirebbe.
Con un prezzo fissato in Pr l’impresa
produce la massima quantità rimanendo
comunque in attività, mentre il profitto
eccedente è pari a zero.
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La regolamentazione nella pratica
La regolamentazione di un monopolio si basa a volte sul tasso di
rendimento che il monopolista ottiene sul proprio capitale. L’ente di regolamentazione
stabilisce il prezzo consentito in modo tale che tale tasso di rendimento sia in qualche
moto “concorrenziale” o “equo”.
● Regolamentazione del tasso di rendimento Il massimo prezzo consentito da
un ente normativo è basato sul tasso di rendimento (atteso) dell’impresa.
Sebbene si tratti di un elemento chiave nella determinazione del tasso di rendimento
dell’impresa, il capitale azionario non è facile da valutare. Mentre il tasso di
rendimento “equo” deve essere basato sul costo di capitale effettivo dell’impresa, tale
costo dipende a sua volta dal comportamento dell’ente di regolamentazione. Un
ritardo normativo è collegato con ritardi nella variazione dei prezzi regolamentati.
Un altro approccio alla regolamentazione consiste nello stabilire aumenti massimi di
prezzo basati sui costi variabili dell’impresa. La normativa sugli aumenti massimi è in
grado di tenere maggiormente conto della flessibilità rispetto a quella sul tasso di
rendimento. Nel regime di regolamentazione con aumenti massimi, per esempio,
generalmente si consente all’impresa di incrementare i prezzo ogni anno (senza dover
richiedere l’approvazione dell’ente di regolamentazione) per un ammontare
equivalente al tasso reale di inflazione meno la crescita di produttività prevista.
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10.5 Monopsonio
● Oligopsonio
Mercato con un numero limitato di acquirenti.
● Potere monopsonistico
di un bene.
Capacità di un acquirente di influire sul prezzo
● Valore marginale
unità di un bene.
Vantaggio aggiuntivo derivante dall’acquisto di una o più
● Spesa marginale
più di un bene.
Costo aggiuntivo sostenuto per acquistare una unità in
● Spesa media
Prezzo pagato per unità di un bene.
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FIGURA 10.13
ACQUIRENTE E VENDITORE CONCORRENZIALE A CONFRONTO
In (a), l’acquirente concorrenziale prende il prezzo P* per dato. Pertanto, la spesa
marginale e la spesa media sono costanti e uguali; la quantità acquistata si trova
eguagliando il prezzo al valore marginale (domanda).
In (b), anche il venditore concorrenziale prende il prezzo per dato. Il ricavo marginale e
il ricavo medio sono costanti e uguali; la quantità venduta si trova eguagliando il prezzo
al costo marginale.
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FIGURA 10.14
ACQUIRENTE MONOPSONISTICO
La curva di offerta di mercato è la
curva di spesa media SM del
monopsonista. Poiché la spesa
media è in crescita, la spesa
marginale giace sopra di essa.
Il monopsonista acquista la quantità
Q*m, dove si intersecano la spesa
marginale e il valore marginale
(domanda).
Il prezzo pagato per unità P*m si
ricava quindi dalla curva di spesa
media (offerta).
In un mercato concorrenziale,
prezzo e quantità Pc e Qc sono
entrambi più alti; si trovano al punto
in corrispondenza del quale si
intersecano la spesa media (offerta)
e il valore marginale (domanda).
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Monopsonio e monopolio a confronto
FIGURA 10.15
MONOPOLIO E MONOPSONIO
Questi diagrammi mostrano la stretta analogia tra il monopolio e il monopsonio.
(a) Il monopolista produce dove il ricavo marginale interseca il costo marginale. Il ricavo
medio supera il ricavo marginale, perciò il prezzo corrispondente supera il costo
marginale. (b) Il monopsonista acquista fino al punto in corrispondenza del quale la
spesa marginale interseca il valore marginale. La spesa marginale supera la spesa
media, perciò tale valore marginale supera il prezzo.
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10.6 Il potere monopsonistico
FIGURA 10.16
POTERE MONOPSONISTICO: OFFERTA ELASTICA E OFFERTA ANELASTICA
Il potere monopsonistico dipende dall’elasticità dell’offerta.
Quando l’offerta è elastica, come in (a), la spesa marginale e la spesa media non
differiscono di molto, perciò il prezzo è vicino a quello che prevarrebbe in un mercato
concorrenziale.
Si verifica il contrario se la domanda è anelastica, come in (b).
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Origini di potere monopsonistico
Elasticità dell’offerta di mercato
Se nel mercato è presente un solo acquirente – un monopsonista puro – il suo
potere monopsonistico è determinato interamente dall’elasticità dell’offerta di
mercato. Se l’offerta è molto elastica, il potere monopsonistico è ridotto e
l’essere l’unico acquirente offre uno scarso guadagno.
Numero di acquirenti
Quando il numero di acquirenti è molto grande, nessuno di essi può avere molta
influenza sul prezzo. Così ciascun acquirente affronta una curva di offerta
estrema-mente elastica, perciò il mercato è quasi completamente concorrenziale.
Interazione tra gli acquirenti
Se i quattro acquirenti in un mercato competono in modo aggressivo, rilanceranno
il prezzo avvicinandosi al valore marginale del prodotto,di conseguenza avranno
un potere monopsonistico scarso. D’altro canto, se concorrono in modo meno
aggressivo, o sono addirittura in collusione tra di loro, i prezzi non saranno
rilanciati più di tanto e il grado di potere monopsonistico degli acquirenti potrebbe
essere elevato quanto quello che avrebbe un unico acquirente.
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I costi sociali del potere monopsonistico
FIGURA 10.17
PERDITA SECCA
DERIVANTE DAL POTERE
MONOPSONISTICO
Il rettangolo e i triangoli colorati
mostrano la variazione di surplus
dell’acquirente e del venditore
quando si passa da prezzo e
quantità concorrenziali, Pc e Qc,
a prezzo e quantità
monopsonistici, Pm e Qm.
Poiché prezzo e quantità sono
inferiori, vi è un aumento di
surplus dell’acquirente
(consumatore) dato da A − B.
Il surplus del produttore scende
ad A + C, perciò vi è una perdita
secca rappresentata dai triangoli
B e C.
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Monopolio bilaterale
● Monopolio bilaterale
acquirente.
Mercato con un unico venditore e un unico
È difficile prevedere quali prezzo e quantità prevarranno in un monopolio
bilaterale. L’acquirente è il venditore si trovano entrambi in una situazione di
negoziazione.
Il regime monopolistico bilaterale è raro. Sebbene sia comunque presente un
certo grado di potere di trattativa, è opportuno applicare in questo caso un
principio sommario: il potere monopolistico e il potere monopsonistico tendono
a neutralizzare l’uno l’altro. In altre parole, il potere monopsonistico degli
acquirenti riduce l’effettivo potere monopolistico dei venditori e viceversa.
Questa tendenza non significa che il mercato finisca con l’essere perfettamente
concorrenziale; in generale, però, il potere monopsonistico spingerà il prezzo
più vicino al costo marginale e il potere monopolistico lo spingerà vicino al
valore marginale.
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ESEMPIO 10.5
Potere monopsonistico nell’industria manifatturiera
degli Stati Uniti
Il ruolo del potere monopsonistico è stato analizzato in uno
studio statistico per determinare la misura in cui le variazioni
di prezzo dei margini prezzo-costo potevano attribuirsi alle
variazioni del potere monopsonistico.
Questo studio ha scoperto che il potere monopsonistico
degli acquirenti aveva un effetto importante sui margini prezzo-costo dei venditori.
Nelle industrie in cui solo quattro o cinque acquirenti sono responsabili di tutte le
vendite o quasi, i margini prezzo-costo dei venditori sarebbero in media inferiori di
10 punti percentuali rispetto a industrie paragonabili in cui le vendite fossero
suddivise tra centinaia di acquirenti.
Ogni importante produttore automobilistico degli Stati Uniti acquista generalmente
una singola parte di ricambio da almeno tre, e spesso una decina di fornitori.
Per una parte di ricambio speciale, un’unica società automobilistica potrebbe essere
il solo acquirente.
Di conseguenza, le società automobilistiche hanno un notevole potere
monopsonistico. Non sorprende il fatto che i produttori di parti di ricambio e
componenti abbiano generalmente scarso o nessun potere monopolistico.
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10.7 Limitazione del potere di mercato:
le leggi antitrust
Un potere di mercato eccessivo danneggia potenziali acquirenti e solleva
problemi di equità e giustizia. In aggiunta, il potere di mercato riduce la
produzione, e questo porta a una perdita secca.
In teoria, i profitti in eccesso di un’impresa potrebbero essere prelevati e
ridistribuiti agli acquirenti, ma tale ridistribuzione è spesso impraticabile.
Per limitare il potere di mercato di un monopolio naturale, come quello di
un’azienda di produzione di energia elettrica, la risposta è la regolamentazione
diretta dei prezzi.
● Leggi antitrust Regole e normative che vietano azioni che limitino, o che
possano limitare, la concorrenza.
È importante sottolineare fin dall’inizio che, sebbene vi siano delle limitazioni
(che riguardano per esempio la collusione con altre imprese), in generale non è
illegale essere un monopolista o avere un potere di mercato. Al contrario, come
abbiamo visto, i brevetti e le leggi sul diritto d’autore proteggono le posizioni di
monopolio delle imprese che sviluppano innovazioni uniche.
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Limitazioni imposte alle imprese
● Condotta parallela Forma di collusione implicita nella quale un’impresa
segue coerentemente le azioni di un’altra.
● Prezzi predatori Pratica di determinazione dei prezzi che spinge i
concorrenti fuori dal mercato e scoraggia l’ingresso di nuovi soggetti, in modo
che l’impresa possa godere di profitti futuri più elevati.
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Applicazione delle leggi antitrust
Negli USA le leggi antitrust vengono applicate in tre modi:
1. Attraverso la Divisione Antitrust del Dipartimento di Giustizia.
2. Attraverso le procedure amministrative della Federal Trade Commission.
3. Attraverso azioni private.
Antitrust in Europa
A un primo sguardo, le leggi antitrust dell’Unione Europea sono assai simili a quelle
degli Stati Uniti. L’articolo 81 del Trattato della Comunità Europea riguarda le
limitazioni degli scambi commerciali, in modo assai simile alla Sezione 1 dello
Sherman Act. L’articolo 82, incentrato sugli abusi di potere di mercato da parte di
imprese dominanti, è simile per molti aspetti alla Sezione 2 dello Sherman Act.
Infine, in relazione alle fusioni, la legge sul controllo delle fusioni in Europa è simile
alla Sezione 7 del Clayton Act.
Ciononostante, vi sono numerose differenze procedurali e sostanziali tra le leggi
antitrust dell’Europa e degli Stati Uniti. Le valutazioni sulle fusioni sono condotte
solitamente con tempi più rapidi in Europa.
Nello scorso decennio le normative antitrust sono state rafforzate in tutto il mondo.
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ESEMPIO 10.6
Una telefonata sui prezzi
Robert Crandall, presidente e amministratore delegato di American, chiamò al
telefono Howard Putnam, presidente e amministratore delegato di Braniff. Ecco
come andò la conversazione:
Crandall: Penso che sia dannatamente stupido stare qui seduti e romperci il
@!#$%& senza che nessuno di noi guadagni un @!#$%&!.
Putnam: Be’…
Crandall: Voglio dire, lo sai, @!#$%&! , qual è il senso di tutto ciò?
Putnam: Ma se tu metti ogni tratta di American su tutte le tratte che ha Braniff –
Non posso stare qui a guardare che ci seppellisci senza che facciamo del
nostro meglio.
Crandall: Oh sicuro, ma Eastern e Delta fanno la stessa cosa ad Atlanta, e lo
fanno da anni.
Putnam: Vuoi suggerirmi qualcosa?
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ESEMPIO 10.6
Una telefonata sui prezzi
Crandall: Sì, ho un suggerimento per te. Alza le tue @!#$%&! Tariffe del 20 per
cento. Io farò lo stesso immediatamente.
Putnam: Robert, noi…
Crandall: Farai molti più soldi, e anche noi.
Putnam: Non possiamo parlare di prezzi!
Crandall: Oh @!#$%&!, Howard. Possiamo parlare di qualsiasi @!#$%&! Di
cosa vogliamo.
Crandall aveva torto. Parlare di prezzi e concordare di fissarli è una chiara
violazione della Sezione 1 dello Sherman Act.
In ogni caso, proporre di fissare i prezzi non è sufficiente a violare la Sezione 1
dello Sherman Act: per violare la legge, le due parti in causa devono
concordare la collusione.
Pertanto, poiché Putnam rifiutò la proposta di Crandall, la Sezione 1 non venne
violata.
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ESEMPIO 10.7
In prigione senza passare dal via
Qualora diventiate manager di successo, pensate bene
a ciò che fate, prima di prendere il telefono. E se poi la
vostra impresa si trova in Europa o in Asia, non crediate
che ciò possa salvarvi dalle prigioni statunitensi.
Vediamo qualche esempio:
• Nel 1996 Archer Daniels Midland (ADM) e altri due produttori di lisina (un
additivo per i mangimi per animali) si dichiarò colpevole rispetto alle accuse
di fissazione del pezzo che gli erano rivolte. Nel 1999 tre dirigenti di ADM
vennero condannati a pene detentive dai due ai tre anni.
• Nel 1999 quattro delle maggiori aziende del mondo nei campi farmaceutico e
chimico (la svizzera Hoffman-La Roche, la tedesca BASF, la francese Rhone
Poulenc e la giapponese Takeda) si dichiararono colpevoli di aver
concordato i prezzi delle vitamine vendute negli Stati Uniti e in Europa. Le
aziende pagarono circa 1,5 miliardi di dollari in sanzioni al Dipartimento di
Giustizia statunitense, un miliardo di dollari alla Commissione Europea e
oltre 4 miliardi di dollari come risarcimento per le cause civili. Diversi
manager delle quattro imprese coinvolte finirono in carcere negli Stati Uniti.
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ESEMPIO 10.7
In prigione senza passare dal via
Qualora diventiate manager di successo, pensate bene
a ciò che fate, prima di prendere il telefono. E se poi la
vostra impresa si trova in Europa o in Asia, non crediate
che ciò possa salvarvi dalle prigioni statunitensi.
Per esempio:
• Tra il 2002 e il 2009, Horizon Lines si accordò sui prezzi con Sea Star Lines
(una compagnia di navigazione di Puerto Rico). Cinque manager furono
condannati a pene comprese tra uno e quattro anni di detenzione.
• Otto imprese, principalmente coreane e giapponesi, si accordarono per fissare i
prezzi dei chip di memoria DRAM tra il 1998 e il 2002. Nel 2007, 18 manager di
quelle imprese furono condannati a pene detentive negli Stati Uniti.
• Nel 2009 cinque aziende si dichiararono colpevoli rispetto all’accusa di
fissazione dei prezzi dei monitor LCD nel periodo tra il 2001 e il 2006. 22
manager furono condannati alla detenzione negli Stati Uniti (oltre che a versare
un miliardo di dollari in sanzioni).
• Nel 2011, in Iowa due imprese furono accusate di fissazione dei prezzi e di
turbativa d’asta per la fornitura di calcestruzzo. Un manager venne condannato
a un anno di prigione, un altro a quattro anni.
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ESEMPIO 10.8
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea contro Microsoft
Nei due decenni scorsi Microsoft è cresciuta fino a diventare la
più grande azienda del mondo nel settore del software e ha dominato
continuativamente anche il mercato del software per ufficio.
In base alle leggi antitrust degli Stati Uniti e dell’Unione Europea,
le iniziative volte a limitare il commercio o a conservare in modo
indebito la propria condizione monopolista sono illegali.
Microsoft ha dunque messo in atto pratiche anticoncorrenziali e illegali?
Nel 1998, il governo degli Stati Uniti rispose sì; Microsoft si dichiarò in disaccordo.
La divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia statunitense intentò una causa,
affermando che Microsoft avesse incorporato illegalmente il browser Web Internet
Explorer nel proprio sistema operativo allo scopo di preservare il monopolio nel mercato
dei sistemi operativi.
Al termine di un processo durato otto mesi, aspramente combattuto su una serie di
questioni economiche, la District Court stabilì che Microsoft avesse in effetti un potere
monopolistico nel mercato dei sistemi operativi per PC, e che lo avesse difeso
illegalmente in violazione dell’Articolo 2 dello Sherman Act.
Negli Stati Uniti il caso si chiuse definitivamente nel 2004 con (tra l’altro) un accordo in
base al quale Microsoft avrebbe dati ai produttori di computer (1) la possibilità di offrire
un sistema operativo senza Internet Explorer e (2) la possibilità di caricare browser
concorrenti sui PC da loro venduti.
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ESEMPIO 10.8
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea contro Microsoft
Tuttavia i problemi per Microsoft non finirono con la conclusione
della causa statunitense. Nel 2004 la Commissione Europea
impose a Microsoft una multa di 794 milioni di dollari per le sue
pratiche contrarie alla concorrenza e ordinò all’impresa di
mettere in commercio, accanto alle edizioni standard, una
versione di Windows priva di Windows Media Player.
Nel 2008 la Commissione Europea comminò una sanzione
aggiuntiva di 1,44 miliardi di dollari, motivata dal mancato
rispetto da parte di Microsoft della decisione precedente. Più
recentemente, sollecitata sulla questione dell’inclusione dei
browser nel sistema, Microsoft ha accettato di dare ai clienti la possibilità di
scegliere tra diversi browser al momento del primo avvio del sistema operativo.
Nel 2012 la sanzione contro Microsoft è stata sostanzialmente confermata in
appello, con una lieve riduzione. Esistono forti prove che i rimedi imposti
dall’Europa abbiano avuto uno scarso impatto sul mercato dei lettori multimediali
e su quello dei browser. Microsoft deve però affrontare minacce ancora più grandi
di quella costituita dai tribunali statunitensi ed europei, come la concorrenza del
potente motore di ricerca Google e delle reti sociali come Facebook.
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