Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 1 di 38 ● Concorrenza monopolistica Forma di mercato in cui le imprese possono entrare liberamente e dove ognuna di esse commercia la propria versione o marca di un determinato prodotto. ● Oligopolio Mercato in cui concorrono solo alcune imprese e caratterizzato da barriere che ostacolano l’entrata di nuovi concorrenti. ● Cartello Forma di mercato in cui alcune o tutte le imprese colludono esplicitamente, stabilendo in modo coordinato i prezzi e livelli di produzione allo scopo di massimizzare il profitto congiunto. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 2 di 38 12.1 Concorrenza monopolistica Le caratteristiche chiave della concorrenza monopolistica I mercati di concorrenza monopolistica hanno due caratteristiche fondamentali: 1. Le imprese concorrono vendendo prodotti differenziati che sono altamente sostituibili, ma non perfetti sostituti. In altre parole, l’elasticità incrociata della domanda rispetto al prezzo è grande ma non infinita. 2. Esiste libertà di entrata e uscita: è relativamente semplice per una nuova impresa entrare nel mercato con il proprio marchio, e per le imprese già presenti abbandonare il mercato quando il prodotto non è più redditizio. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 3 di 38 Equilibrio di breve e di lungo periodo FIGURA 12.1 (1 di 2) UN’IMPRESA DI UN’INDUSTRIA DI CONCORRENZA MONOPOLISTICA NEL BREVE E NEL LUNGO PERIODO Poiché l’impresa è l’unica produttrice del proprio marchio, la curva di domanda con cui si confronta ha inclinazione negativa. Il prezzo è maggiore del costo marginale e l’impresa gode di un potere di monopolio. Nel breve periodo, a cui si riferisce la parte (a), il prezzo è superiore anche al costo medio e l’impresa realizza il profitto rappresentato dal rettangolo colorato. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 4 di 38 Equilibrium nel breve e nel lungo periodo FIGURA 12.1 (2 di 2) UN’IMPRESA DI UN’INDUSTRIA DI CONCORRENZA MONOPOLISTICA NEL BREVE E NEL LUNGO PERIODO Nel lungo periodo, questo profitto attrae nuove imprese e marchi concorrenti; la quota di mercato dell’impresa si riduce e la sua curva di domanda si sposta verso il basso. Nell’equilibrio di lungo periodo, descritto nella parte (b), il prezzo è uguale al costo medio, quindi l’impresa ottiene un profitto nullo nonostante il potere monopolistico. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 5 di 38 Concorrenza monopolistica ed efficienza economica FIGURA 12.2 (1 di 2) EQUILIBRIO IN UN MERCATO CONCORRENZIALE MONOPOLISTICO ED EQUILIBRIO IN UN MERCATO PERFETTAMENTE CONCORRENZIALE Quando la concorrenza è perfetta, come in (a), il prezzo è uguale al costo marginale. La curva di domanda per le imprese è orizzontale, quindi il punto in cui il profitto è nullo corrisponde al punto in cui il costo medio è minimo. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 6 di 38 FIGURA 12.2 (2 di 2) EQUILIBRIO IN UN MERCATO CONCORRENZIALE MONOPOLISTICO ED EQUILIBRIO IN UN MERCATO PERFETTAMENTE CONCORRENZIALE Nel caso della concorrenza monopolistica, il prezzo è maggiore del costo marginale. Si ha quindi una perdita secca, rappresentata dall’area colorata nella parte (b). La curva di domanda ha inclinazione negativa, quindi il punto in cui il profitto è nullo si trova a sinistra del punto di minimo del costo medio. In entrambi i tipi di mercato nuove imprese entrano nell’industria fino a quando i profitto non diventano nulli. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 7 di 38 La concorrenza monopolistica va dunque considerata una struttura di mercato indesiderabile dal punto di vista sociale, che dovrebbe essere regolamentata? La risposta è probabilmente negativa, per due ragioni: 1. Nella maggior parte dei mercati a concorrenza monopolistica, il potere di monopolio è limitato. Di solito le imprese concorrenti sono in numero sufficiente e offrono prodotti sufficientemente intercambiabili, quindi nessuna delle singole imprese ha un potere eccessivo. La perdita secca derivante dal monopolio è dunque modesta, e dal momento che le curve di domanda delle imprese sono piuttosto elastiche, il costo medio è comunque prossimo al livello minimo. 2. Ogni inefficienza deve essere ponderata con un importante beneficio della concorrenza monopolistica: la diversificazione dei prodotti. La maggior parte dei consumatori attribuisce un valore positivo alla disponibilità di un’ampia scelta di marchi concorrenti e di prodotti differenti sotto vari aspetti. Il vantaggio della differenziazione dei prodotti può essere sufficiente a bilanciare, e spesso a superare, i costi dell’inefficienza determinata dalla pendenza negativa delle curve di domanda. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 8 di 38 ESEMPIO 12.1 Concorrenza monopolistica nei mercati di bibite e caffè I mercati delle bevande analcoliche e del caffè negli Stati Uniti esemplificano le caratteristiche della concorrenza monopolistica. In entrambi i mercati sono disponibili numerosi marchi, leggermente diversi tra loro ma strettamente intercambiabili. Con l’eccezione di RC Cola e di Chock Full o’ Nuts, tutte le bibite e i caffè sono caratterizzati da una domanda piuttosto elastica rispetto al prezzo. Con elasticità compresa tra −4 e −8, questi marchi godono di un potere monopolistico limitato, tipico della concorrenza monopolistica. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 9 di 38 12.2 Oligopolio Nei mercati oligopolistici i prodotti possono essere differenziati o meno. Ciò che conta è che poche imprese sono titolari della maggior parte o della totalità della produzione. In alcuni mercati oligopolistici, una parte o tutte le imprese realizzano consistenti profitti di lungo periodo perché esistono barriere all’entrata che rendono difficile o impossibile l’ingresso nel mercato di nuove imprese. L’oligopolio è la forma prevalente della struttura di mercato. Esempi di oligopolio sono le industrie automobilistiche, metallurgiche e petrolchimiche, quelle delle apparecchiature elettriche e quelle dei computer. La presenza di economie di scala può far sì che l’industria sia redditizia solo quando sono presenti poche imprese; brevetti o tecnologie esclusive possono escludere i potenziali concorrenti; la necessità di spendere denaro per diffondere la conoscenza del marchio e per costruirsi un’immagine potrebbe scoraggiare molte nuove imprese. In questi casi si tratta di barriere all’entrata “naturali”: sono implicite nella struttura di mercato considerato. Le imprese attive nel mercato possono anche adottare strategie volte a scoraggiare i potenziali concorrenti. Gestire un’impresa oligopolistica è complicato, perché le decisioni relative a prezzi, produzione, promozione e investimenti richiedono importanti considerazioni strategiche. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 10 di 38 Equilibrio in un mercato oligopolistico In un mercato oligopolistico, l’impresa stabilisce il prezzo o il livello di produzione anche sulla base di considerazioni strategiche riguardanti il comportamento dei concorrenti. Con qualche modifica, il principio di base per descrivere un equilibrio quando un’impresa prende decisioni che tengono conto esplicitamente del comportamento dell’altra è lo stesso dell’equilibrio in mercati concorrenziali e monopolistici: quando un mercato è in equilibrio, le imprese operano al meglio delle loro possibilità e non sono incentivate a modificare né il prezzo né la quantità. Equilibrio di Nash ● Equilibrio di Nash Insieme di strategie o azioni in cui ogni impresa adotta il comportamento migliore considerate le azioni dei concorrenti. Equilibrio di Nash: ciascuna impresa si comporta nel modo migliore possibile date le azioni dei concorrenti. ● Duopolio Mercato nel quale concorrono due imprese. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 11 di 38 Il modello di Cournot ● Modello di Cournot Modello di oligopolio nel quale le imprese producono un bene omogeneo, ciascuna impresa considera fisso il livello di produzione del concorrente e le imprese scelgono simultaneamente i rispettivi livelli di produzione. FIGURA 12.3 LA SCELTA DI PRODUZIONE DELL’IMPRESA 1 Il livello di produzione che massimizza il profitto per l’impresa 1 dipende dalla quantità che verrà prodotta dall’impresa 2. Se l’impresa 1 ritiene che l’impresa 2 non produrrà nulla, la sua curva di domanda D1(0) coincide con la curva di domanda di mercato. La corrispondente curva del ricavo arginale, indicata con R’1(0), interseca la curva del costo marginale dell’impresa 1 C’1 in corrispondenza del livello di produzione 50. Se l’impresa 1 ritiene che l’impresa 2 produrrà 50 unità, la sua curva di domanda D1(50) risulta traslata verso sinistra della medesima quantità e la massimizzazione del profitto corrisponde ora a una produzione di 25 unità. Infine, se ritiene che l’impresa 2 produrrà 75 unità. L’impresa 1 produce solo 12,5 unità. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 12 di 38 Curve di reazione ● Curva di reazione Relazione tra il livello di produzione che massimizza il profitto di un’impresa e la quantità che l’impresa FIGURA 12.4 CURVE DI REAZIONE ED EQUILIBRIO DI COURNOT La curva di reazione dell’impresa 1 esprime la quantità prodotta dall’impresa in funzione della quantità che essa ritiene sarà prodotta dall’impresa concorrente (le quantità Q2 = 0, 50 e 75 corrispondono a quelle degli esempi illustrati nella Figura 12.3). La curva di reazione dell’impresa 2 esprime il livello di produzione dell’impresa come funzione della quantità che essa ritiene verrà prodotta dal concorrente. Nell’equilibrio di Cournot, ciascuna impresa ipotizza correttamente la quantità prodotta dal concorrente e massimizza il proprio profitto. Nessuna delle due imprese, quindi si discosterà da questo equilibrio. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 13 di 38 Equilibrio di Cournot ● Equilibrio di Cournot Situazione di equilibrio in cui nel modello di Cournot, ciascuna impresa ipotizza correttamente la quantità prodotta dal concorrente e sceglie coerentemente il proprio livello di produzione. L’equilibrio di Cournot è un caso di equilibrio di Nash (quindi a volte è indicato come equilibrio di Cournot-Nash). In un equilibrio di Nash ciascuna impresa agisce nel modo migliore dato il comportamento dei concorrenti, e di conseguenza nessuna delle impresa ha interesse a modificare il proprio comportamento. Nell’equilibrio di Cournot, ciascuna impresa produce la quantità che massimizza il suo profitto data la quantità prodotta dal concorrente, quindi nessuna delle due imprese ha interesse a cambiare il proprio livello di produzione. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 14 di 38 Un esempio con curva di domanda lineare Due imprese identiche affrontano una curva di domanda di mercato lineare: P = 30 - Q Inoltre, C’1 =C’2 = 0 Ricavo totale dell’impresa 1: R1 = DR1/ DQ1 = 30 – 2Q1 – Q2 Uguagliando R’1 = 0 (il costo marginale dell’impresa) e risolvendo rispetto a Q1, si ottiene Curva di reazione dell’impresa 1: (12.1) Lo stesso calcolo vale per la curva di reazione dell’impresa 2: (12.2) Equilibrio di Cournot: = Q1 = Q2 = 10 Quantità complessiva prodotta: Q = Q1 + Q2 = 20 Se le due imprese colludono tra loro, la produzione totale che massimizza il profitto è: Il ricavo complessivo delle due imprese è: R = PQ = (30 –Q)Q = 30Q – Q2, quindi R’1 = ∆R/∆Q = 30 – 2Q Ponendo R’ = 0 (il costo marginale dell’impresa) si ricava che il profitto marginale è massimo quando Q = 15. Quindi, Q1 + Q2 = 15 è la curva di collusione. Se le imprese si accordano per spartire equamente i profitti, ciascuna delle due produce metà della quantità totale. : Q1 = Q2 = 7,5 Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 15 di 38 FIGURA 12.5 ESEMPIO DI DUOPOLIO La curva di domanda è P = 30 − Q ed entrambe le imprese hanno costo marginali nulli. All’equilibrio di Cournot ciascuna impresa produce 10. La curva di collusione mostra le combinazioni di Q1 e Q2 che massimizzano il profitto complessivo. Se le imprese colludessero e ripartissero equamente i profitti, ognuna delle due produrrebbe 7,5. È raffigurato anche l’equilibrio concorrenziale, in corrispondenza del quale il prezzo è uguale al costo marginale e il profitto è zero. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 16 di 38 Il vantaggio della prima mossa: il modello di Stackelberg ● Modello di Stackelberg Modello di oligopolio nel quale una delle imprese decide il proprio livello di produzione prima delle altre. Supponiamo che l’impresa 1 scelga per prima il proprio livello di produzione e che l’impresa 2 scelga dopo avere osservato la decisione di 1. Nella sua decisione, l’impresa 1 deve perciò tenere conto del modo in cui l’impresa 2 reagirà. P = 30 – Q Inoltre, C’1 = C’2 = 0 Curva di reazione dell’impresa 2: (12.2) Ricavo dell’impresa 1: (12.3) (12.4) Ponendo R1 = 0 si ottiene Q1 = 15 e Q2 = 7,5 Possiamo concludere che l’impresa 1 produce il doppio dell’impresa 2 e realizza un profitto doppio. La possibilità di scegliere per prima avvantaggia l’impresa 1. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 17 di 38 12.3 Concorrenza nel prezzo Concorrenza nel prezzo con prodotti omogenei: il modello di Bertrand ● Modello di Bertrand Modello di oligopolio nel quale le imprese producono un bene omogeneo, ogni impresa considera fisso il prezzo scelto dai concorrenti e tutte le imprese decidono simultaneamente quale prezzo praticare. Torniamo all’esempio di duopolio del paragrafo precedente; la curva di domanda è: P = 30 – Q C’1 = C’2 = €3 Q1 = Q2 = 9, e a questo equilibrio di Cournot corrisponde il prezzo di mercato di €12, perciò ciascuna impresa realizza un profitto pari a €81. Supponiamo ora che le due imprese competano scegliendo simultaneamente il prezzo, invece che la quantità. Dall’equilibrio di Nash nel modello di Bertrand risulta che le due imprese scelgano il prezzo uguale al costo marginale: P1 = P2 = €3. La produzione dell’industria è quindi 27 unità, 13,5 per ciascuna impresa, e le due imprese realizzano profitti nulli. Nel modello di Cournot, dato che ciascuna impresa produce solamente 9 unità, il prezzo di mercato è €12. Ora il prezzo di mercato è €3. Nel modello di Cournot ciascuna impresa realizza un profitto; nel modello di Bertrand le imprese scelgono prezzi uguali al costo marginale e non realizzano profitti. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 18 di 38 Concorrenza nel prezzo con prodotti differenziati Supponiamo che le due imprese in un duopolio abbiano costi fissi di €20 e costi variabili nulli, e che si confrontino con le curve di domanda: Domanda per l’impresa 1: Q1 12 2P1 P2 Domanda per l’impresa 2: Q2 12 2P2 P1 Scelta dei prezzi Profitto di impresa 1: 1 PQ 20 12P1 2P12 20 1 1 Prezzo che massimizza il profitto per l’impresa 1: D1 / DP1 12 4P1 P2 0 Curva di reazione per l’impresa 1: P1 3 1 P2 4 Curva di reazione per l’impresa 2: P2 3 1 P1 4 Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 19 di 38 FIGURE 12.6 EQUILIBRIO DI NASH NEI PREZZI Per due imprese che vendono prodotti differenziati, la domanda dipende sia dal prezzo scelto sia dal prezzo praticato dal concorrente. Le due imprese scelgono i prezzi simultaneamente, considerando fisso quello scelto dal concorrente. La curva di reazione dell’impresa 1 indica il prezzo che massimizza il suo profitto come funzione del prezzo stabilito dall’impresa 2; l’opposto vale per la curva di reazione dell’impresa 2. L’equilibrio di Nash si realizza all’intersezione tra le due curve di reazione: scegliendo il prezzo di €4, ognuna delle due si comporta nel modo migliore dato il prezzo scelto dal concorrente e non ha interesse a praticare un prezzo differente. È mostrato anche l’equilibrio collusivo: se le imprese stabilissero il prezzo di comune accordo, lo fisserebbero a €6. Le imprese hanno gli stessi costi, perciò applicheranno lo stesso prezzo P. Il profitto totale è dato da T = 1 + 2 = 24P – 4P2 + 2P2 − 40 = 24P − 2P2 − 40 ed è massimizzato quando DT/DP = 0. DT/DP = 24 − 4P, perciò il prezzo di massimizzazione del profitto congiunto è P = €6. Il profitto di ciascuna impresa è quindi 1 = 2 = 12P − P2 - 20 = 72 − 36 − 20 = €16 Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 20 di 38 ESEMPIO 12.2 Un problema di fissazione del prezzo: Procter & Gamble Curva di domanda di P&G su base mensile: Q = 3375P–3,5 (PU) 0,25 (PK) 0,25 Ipotizzando che i concorrenti di P&G affrontino le medesime condizioni per quanto riguarda la domanda, con quale prezzo dovremmo entrare nel mercato, e quale profitto dovremmo aspettarci di realizzare? $1,40 è il prezzo che corrisponde alla scelte migliore dei concorrenti, quindi è in equilibrio di Nash. Come dimostra la tabella, in questo punto di equilibrio tanto P&G quanto i concorrenti realizzano profitti mensili di $12.000. Se Potessimo colludere con la concorrenza, i profitti sarebbero maggiori. Potremmo accordarci sul prezzo di $1,50, che permetterebbe a ognuno di guadagnare $20.000. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 21 di 38 12.4 Concorrenza e collusione: il dilemma del prigioniero Le imprese nel nostro esempio hanno costi fissi di €20, costi variabili nulli e le seguenti curve di domanda: Curva di domanda dell’impresa 1: Q1 12 2P1 P2 Curva di domanda dell’impresa 2: Q2 12 2P2 P1 Abbiamo determinato che nell’equilibrio di Nash ciascuna impresa sceglie il prezzo di €4 e realizza un profitto di €12, mentre in caso di collusione le imprese praticano il prezzo di €6 e realizzano profitto di €16. 2 P2Q2 20 (4)[(12 (2)(4) 6] 20 €20 1 PQ 20 (6)[12 (2)(6) 4] 20 €4 1 1 Quindi, se l’impresa 1 sceglie il prezzo di € e l’impresa 2 il prezzo di €4, il profitto della seconda aumenta fino a €20, a spese del profitto della prima, che scende a €4. La matrice dei payoff ● Gioco non cooperativo Gioco nel quale sono escluse la negoziazione e l’applicazione di accordi vincolanti. ● Matrice dei payoff Tabella nella quale sono indicati i profitti (o payoff) di ciascuna impresa date le decisioni dei due giocatori. TABELLA 12.3 Matrice dei payoff per il gioco di scelta dei prezzi Impresa 2 Impresa 1 Prezzo €4 Prezzo€6 Prezzo €4 €12, €12 €20, €4 Prezzo €6 €4, €20 €16, €16 Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 22 di 38 Il dilemma del prigioniero ● Dilemma del prigioniero Esempio classico della teoria dei giochi, nel quale due prigionieri devono decidere separatamente se confessare o meno un crimine; se uno dei prigionieri confessa, verrà condannato a una pena lieve, mentre il suo complice subirà una condanna più pesante, se invece nessuno dei due confessa, le sentenze saranno più favorevoli rispetto al caso della confessione di entrambi. TABELLA 12.4 Matrice dei payoff per il dilemma del prigioniero Prigioniero B Prigioniero A Confessare Non confessare Confessare –5, –5 –1, –10 Non confessare –10, –1 –2, –2 Se il prigioniero A non confessa, corre il rischio che il suo complice tenti di trarne vantaggio. Dopotutto, indipendentemente dalla scelta del prigioniero A, per il prigioniero B è sempre conveniente confessare. Per le stesse ragioni, confessare è sempre conveniente anche per il prigioniero A, quindi B deve temere che A tenti di trarre vantaggio dalla sua confessione. Entrambi i prigionieri, quindi, probabilmente sceglieranno di confessare e rimarranno in prigione per cinque Le imprese di un oligopolio spesso si trovano in una situazione analoga a quella dei due prigionieri. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 23 di 38 Procter & Gamble e un caso di dilemma del prigioniero ESEMPIO 12.3 Abbiamo stabilito che P&G dovrebbe aspettarsi che i suoi concorrenti scelgano il prezzo di $1,40, e che dovrebbe anch’essa fare la stessa scelta. Ma P&G si troverebbe nella situazione più vantaggiosa scegliendo, assieme ai concorrenti, il prezzo di $1,50. TABELLA 12.5 Matrice dei payoff per il problema di scelta del prezzo Unilever e Kao P&G Prezzo $1,40 Prezzo $1,50 Prezzo $1,40 $12, $12 $29, $11 Prezzo $1,50 $3, $21 $20, $20 Le imprese si trovano di fronte al dilemma del prigioniero. Quali che siano le scelte di Unilever e Kao, P&G ottiene risultati migliori scegliendo $1,40. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 24 di 38 12.5 Implicazioni del dilemma del prigioniero sulla fissazione del prezzo in regime di oligopolio Il dilemma del prigioniero costringe le imprese di un oligopolio alla concorrenza aggressiva e a profitti bassi? Non necessariamente. Il nostro prigioniero immaginario ha una sola opportunità per decidere se confessare o meno; un’impresa, invece, di solito può tornare più volte sulle proprie scelte di quantità e prezzo, osservando con continuità il comportamento dei concorrenti e regolando il proprio di conseguenza. Ciò fa sì che le imprese possano costruirsi una “reputazione”, sulla base della quale ottenere la fiducia dei concorrenti. Grazie a questo, talvolta, negli oligopoli prevalgono coordinamento e cooperazione. Rigidità dei prezzi ● Rigidità dei prezzi Caratteristica dei mercati oligopolistici per la quale le imprese sono riluttanti a variare i prezzi anche in presenza di variazioni dei costi o della domanda. ● Modello a curva di domanda ad angolo Modello di oligopolio secondo il quale ciascuna impresa si confronta con una curva di domanda che presenta un angolo in corrispondenza del prezzo corrente: a prezzi superiori la domanda è molto elastica, mentre a prezzi inferiori è anelastica. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 25 di 38 FIGURA 12.7 LA CURVA DI DOMANDA AD ANGOLO Ogni impresa ritiene che, se aumentasse il prezzo al di sopra del prezzo attuale P*, non sarebbe imitata dai concorrenti e di conseguenza perderebbe buona parte delle proprie vendite. Ogni impresa ritiene inoltre che se abbassasse il prezzo tutti i concorrenti la imiterebbero, e che le vendite di conseguenza aumenterebbero solo nella misura in cui aumenterebbe la domanda di mercato. A causa di ciò la curva di domanda D dell’impresa presenta un angolo in corrispondenza del prezzo P* e la curva del ricavo marginale R’ è discontinua nello stesso punto. Se il costo marginale aumenta da C’ a C’1, l’impresa continua a produrre la quantità Q* e a vendere il prodotto allo stesso prezzo P*. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 26 di 38 Segnalazione del prezzo e leadership di prezzo ● Segnalazione del prezzo Forma di collusione implicita nella quale un’impresa annuncia un incremento del prezzo nella speranza che i concorrenti reagiscano imitandola. ● Leadership di prezzo Modalità di definizione dei prezzi in base alla quale una delle imprese annuncia regolarmente variazioni di prezzo e le altre imprese si adeguano. In alcuni settori, una grande impresa potrebbe emergere naturalmente quale leader, mentre le altre ritengono più conveniente limitarsi a seguire i prezzi del leader, anziché tentare di competere sul prezzo con esso o tra loro. La leadership di prezzo può servire alle imprese di un oligopolio anche come mezzo per superare la riluttanza al cambiamento dei prezzi, determinata dal timore di esporsi al ribasso dei prezzi dei concorrenti e di destabilizzare il mercato. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 27 di 38 ESEMPIO 12.4 Leadership di prezzo e rigidità dei prezzi nel settore del credito FIGURA 12.8 PRIME RATE E TASSO OBBLIGAZIONARIO Il prime rate (o tasso primario) è il tasso al quale le principali banche prestano denaro a breve termine alle grandi società clienti. Questo tasso varia raramente, perché le banche esitano a farsi concorrenza. Il tasso obbligazionario è il rendimento delle obbligazioni a lunga scadenza. Trattandosi di titoli scambiati di continuo sul mercato, il tasso fluttua seguendo le condizioni del mercato. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 28 di 38 ESEMPIO 12.5 I prezzi dei libri universitari negli Stati Uniti La maggior parte dei libri di testo in vendita negli Stati Uniti hanno prezzi al dettaglio di circa $200. In effetti anche altri testi di microeconomia, chiaramente inferiori a questo, hanno prezzi che si aggirano attorno a $200. I prezzi dei libri di testo vengono stabiliti dalle case editrici; dovremmo allora aspettarci che la concorrenza tra editori spinga i prezzi verso il basso? A causa, in parte, delle fusioni e delle acquisizioni avvenute negli ultimi dieci anni, il mercato dei libri di testo universitari è diventato un oligopolio. Questi editori hanno tutto l’interesse a evitare una guerra dei prezzi, che potrebbe spingere i prezzi stessi verso il basso. Il modo migliore per evitare la competizione sul prezzo consiste nell’evitare gli sconti e nell’incrementare i prezzi a scadenze regolari e in modo sincronizzato. Anche il settore della vendita al dettaglio dei libri è fortemente concentrato e il ricarico del dettagliante sul prezzo dei libri di testo è di circa il 30%. Un prezzo al dettaglio di $200 significa quindi che l0editore percepisce un prezzo netto (all’ingrosso) di circa $150. L’elasticità della domanda è bassa, perché il libro di testo viene scelto dal docente, spesso senza considerare il prezzo. D’altra parte, se il prezzo è troppo alto, alcuni studenti acquisteranno il libro usato o decideranno di non acquistarlo affatto. In effetti è possibile che gli editori guadagnino di più abbassando i prezzi dei libri. E allora perché non lo fanno? Prima di tutto, perché ciò potrebbe condurre alla temuta guerra dei prezzi. E poi, forse, perché non hanno letto questo libro! Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 29 di 38 Il modello dell’impresa dominante ● Impresa dominante Impresa che controlla una quota consistente del mercato e che stabilisce il prezzo in modo da massimizzare il proprio profitto, tenendo conto delle reazioni in termini di quantità offerta dalle imprese minori. FIGURA 12.9 DETERMINAZIONE DEL PREZZO PER L’IMPRESA DOMINANTE L’impresa dominante stabilisce il prezzo e le altre scelgono quale quantità vendere a tale prezzo. La curva di domanda dell’impresa dominante, DD, è la differenza tra la domanda di mercato D e l’offerta delle imprese minori OF . L’impresa dominante produce la quantità QD individuata dal punto in cui il ricavo marginale R’D è uguale al costo marginale C’D. Il prezzo corrispondente è P*. A questo prezzo, le imprese minori vendono la quantità QF, quindi le vendite complessive ammontano a QT. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 30 di 38 12.6 I cartelli I produttori che fanno parte di un cartello si accordano esplicitamente per stabilire prezzi e livelli di produzione. Se all’accordo di cartello aderisce un numero sufficiente di produttori, e se la domanda di mercato è sufficientemente anelastica, il cartello può aumentare i prezzi ben al di sopra dei livelli concorrenziali. I cartelli sono spesso internazionali. Le leggi antitrust degli Stati Uniti ed Europa proibiscono la collusione tra imprese, ma quelle di altri paesi sono spesso più blande e a volte applicate in modo meno severo. Inoltre, nulla impedisce agli stati, o a società controllate dai governi, di formare dei cartelli. L’OPEC, per esempio, è un accordo di cartello internazionale tra i paesi produttori di petrolio, dimostratosi efficace nell’innalzare i prezzi mondiali del petrolio al di sopra dei livelli concorrenziali Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 31 di 38 Condizioni per il successo di un cartello In primo luogo occorre che si formi un’organizzazione stabile i cui membri concordino su prezzo e livelli di produzione e successivamente rispettino l’accordo. La seconda condizione è l’esistenza di un potere monopolistico potenziale. Quand’anche il cartello sia in grado di risolvere i propri problemi organizzativi, la possibilità di aumentar il prezzo è limitata se la curva di domanda è fortemente elastica. Analisi dei prezzi di cartello La scelta del prezzo in un cartello può essere analizzata utilizzando il modello dell’impresa dominante esaminato in precedenza. Applicheremo questo modello a due organizzazioni, il cartello petrolifero OPEC e il cartello del rame CIPEC, per comprendere i motivi per cui l’OPEC è stato in grado di aumentare i prezzi mentre il CIPEC non ha raggiunto l’obiettivo. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 32 di 38 L’OPEC FIGURA 12.10 IL CARTELLO PETROLIFERO OPEC DT è la curva della domanda mondiale complessiva di petrolio e OC è la curva di offerta concorrenziale (non OPEC). La domanda OPEC, DOPEC, è data dalla differenza tra le due. Dato che sia la domanda complessiva sia l’offerta concorrenziale sono elastiche, è anelastica anche la domanda OPEC. La quantità QOPEC che massimizza i profitti dell’OPEC è individuata dall’intersezione tra la curva del ricavo marginale e quella del costo marginale del cartello; in corrispondenza di questa quantità l’OPEC pratica il prezzo P*. Se i produttori dell’OPEC non fossero organizzati in un cartello il prezzo sarebbe Pc, livello al quale la curva di domanda e quella del costo marginale si intersecano. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 33 di 38 Il CIPEC FIGURA 12.11 IL CARTELLO DEL RAME CIPEC DT è la domanda complessiva di rame e Oc è l’offerta concorrenziale (non CIPEC). La domanda CIPEC, DCIPEC, è data dalla differenza tra le due. Sia la domanda totale sia l’offerta concorrenziale sono relativamente elastiche, quindi è elastica anche la curva di domanda CIPEC, quindi il CIPEC dispone di un potere di monopolio limitato. Si noti che il prezzo ottimale per il CIPEC, P*, è prossimo al prezzo concorrenziale Pc. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 34 di 38 Come mostrano gli esempi relativi all’OPEC e al CIPEC, il successo di un cartello richiede che siano soddisfatte due condizioni: In primo luogo, la domanda totale del bene non deve essere troppo elastica rispetto al prezzo. In secondo luogo, il cartello deve controllare quasi la totalità dell’offerta mondiale oppure, in caso contrario, l’offerta dei produttori che non partecipano al cartello non deve essere elastica rispetto al prezzo. La maggior parte dei cartelli internazionali delle merci non è efficace, perché pochi mercati mondiali soddisfano entrambe le condizioni. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 35 di 38 ESEMPIO 12.6 Il cartello dello sport universitario negli Stati Uniti Lo sport universitario è un’industria grande – ed estremamente redditizia. Come ogni altro mercato, quello dello sport universitario è costituito da imprese e consumatori. Le “imprese” sono le università che sostengono e finanziano le squadre. I fattori di produzione sono allenatori, studenti atleti e capitale, che assume la forma di stadi e campi da gioco. I consumatori sono i tifosi e le reti televisive e radiofoniche. La presenza di molte imprese e di molti consumatori suggerisce che l’industria sia concorrenziale, ma il livello stabilmente alto dei profitti di quest’industria non è coerente con la concorrenza. Questa elevata redditività è il risultato di un potere monopolistico, ottenuto per mezzo di un cartello. L’organizzazione di cartello è la National Collegiate Athletic Association (NCAA). Questa associazione limita la concorrenza in vari modi. Per ridurre il potere contrattuale degli studenti atleti, NCAA stabilisce e applica norme che regolano l0ammissione e le retribuzioni. Per contrastare la concorrenza tra le università, impone dei limiti al numero delle partite che possono essere giocate in ogni stagione e al numero delle squadre ammesse in ciascuna divisione. Per limitare la concorrenza sui prezzi, inoltre, NCAA si era imposta quale negoziatore unico dei contratti riguardanti i diritti televisivi. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 36 di 38 ESEMPIO 12.6 Il cartello dello sport universitario negli Stati Uniti Nel 1984 però la Corte Suprema stabilì che il monopolio di NCAA sui contratti televisivi relativi al football era illegale, consentendo alle singole università di negoziare in modo indipendente i rispettivi contratti. La situazione di concorrenza che ne seguì condusse a un aumento dell’offerta di sport universitario trasmesso alla televisione, ma alla diminuzione dei compensi contrattuali corrisposti alle università, NCAA continua a negoziare i contratti relativi ad altri sport. Nel 2010 CBS e Turner Broadcasting firmarono un accordo da 10,8 miliardi di dollari con NCAA per poter trasmettere per 14 anni il torneo maschile della Division I di basket. Le pratiche anticoncorrenziali di NCAA sono state attaccate numerose volte. Nel 2005, gli organizzatori del National Invitation Tournament (NIT), un torneo di basket universitario organizzato dal Metropolitan Intercollegiate Basketball Committee, contestarono la norma di NCAA che di fatto costringeva le scuole invitate al NIT a boicottare la manifestazione. Nel 2007 NCAA fu citata in giudizio da 11.500 giocatori di basket e di football di prima divisione per aver fissato illegalmente l’importo delle borse di studio sportive al di sotto del costo di un corso di studi universitario. I giocatori sostenevano che NCAA li truffasse per una somma media di 2500 dollari l’anno imponendo limiti arbitrari alle borse di studio. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 37 di 38 ESEMPIO 12.7 I cartelli del latte negli Stati Uniti Dai tempi della Grande Depressione il governo degli Stati Uniti ha sempre sostenuto il prezzo del latte, e continua a farlo anche oggi. I sussidi governativi sono stati però ridotti nel corso degli anni ’90 e, di conseguenza, i prezzi all’ingrosso del latte hanno subito fluttuazioni più ampie. Non sorprende che gli agricoltori se ne siano lamentati. In risposta a queste proteste, nel 1996 il governo federale consentì ai produttori di latte dei sei stati del New England di riunirsi in un cartello. Il cartello, chiamato Northeast Interstate Dairy Compact, fissò un prezzo minimo per il latte all’ingrosso, essendo dispensato dall’osservanza delle norme antitrust. Il risultato fu che i consumatori del New England pagavano il latte più dei consumatori delle altre regioni del paese. Vari studi hanno indicato che il primo cartello degli stati del New England determinò un aumento dei prezzi al dettaglio del latte di pochi centesimi al gallone. Perché così poco? La ragione di questo scarso risultato è che il cartello del New England è affiancato da una serie di produttori indipendenti. Il Congresso mise fine al Northeast Interstate Dairy Compact nell’ottobre 2001. Sebbene i rappresentanti del cartello abbiano tentato di ripristinarlo, l’opposizione all’interno del Congresso è rimasta forte. I produttori di latte continuano comunque a beneficiare dei sostegni federali al prezzo. Copyright © 2013 Pearson Italia • Microeconomia • Pindyck/Rubinfeld, ottava edizione 38 di 38