- Dipartimento di Scienze Giuridiche, Storiche

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● Concorrenza monopolistica Forma di mercato in cui le imprese possono
entrare liberamente e dove ognuna di esse commercia la propria versione o
marca di un determinato prodotto.
● Oligopolio Mercato in cui concorrono solo alcune imprese e caratterizzato
da barriere che ostacolano l’entrata di nuovi concorrenti.
● Cartello Forma di mercato in cui alcune o tutte le imprese colludono
esplicitamente, stabilendo in modo coordinato i prezzi e livelli di produzione allo
scopo di massimizzare il profitto congiunto.
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12.1 Concorrenza monopolistica
Le caratteristiche chiave della concorrenza monopolistica
I mercati di concorrenza monopolistica hanno due caratteristiche fondamentali:
1. Le imprese concorrono vendendo prodotti differenziati che sono altamente
sostituibili, ma non perfetti sostituti. In altre parole, l’elasticità incrociata
della domanda rispetto al prezzo è grande ma non infinita.
2. Esiste libertà di entrata e uscita: è relativamente semplice per una nuova
impresa entrare nel mercato con il proprio marchio, e per le imprese già
presenti abbandonare il mercato quando il prodotto non è più redditizio.
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Equilibrio di breve e di lungo periodo
FIGURA 12.1 (1 di 2)
UN’IMPRESA DI UN’INDUSTRIA DI CONCORRENZA MONOPOLISTICA
NEL BREVE E NEL LUNGO PERIODO
Poiché l’impresa è l’unica
produttrice del proprio
marchio, la curva di domanda
con cui si confronta ha
inclinazione negativa.
Il prezzo è maggiore del costo
marginale e l’impresa gode di
un potere di monopolio.
Nel breve periodo, a cui si
riferisce la parte (a), il prezzo
è superiore anche al costo
medio e l’impresa realizza il
profitto rappresentato dal
rettangolo colorato.
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Equilibrium nel breve e nel lungo periodo
FIGURA 12.1 (2 di 2)
UN’IMPRESA DI UN’INDUSTRIA DI CONCORRENZA MONOPOLISTICA
NEL BREVE E NEL LUNGO PERIODO
Nel lungo periodo,
questo profitto attrae
nuove imprese e marchi
concorrenti; la quota di
mercato dell’impresa si
riduce e la sua curva di
domanda si sposta
verso il basso.
Nell’equilibrio di lungo
periodo, descritto nella
parte (b), il prezzo è
uguale al costo medio,
quindi l’impresa ottiene
un profitto nullo
nonostante il potere
monopolistico.
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Concorrenza monopolistica ed efficienza economica
FIGURA 12.2 (1 di 2)
EQUILIBRIO IN UN MERCATO CONCORRENZIALE MONOPOLISTICO
ED EQUILIBRIO IN UN MERCATO PERFETTAMENTE CONCORRENZIALE
Quando la concorrenza è
perfetta, come in (a), il
prezzo è uguale al costo
marginale.
La curva di domanda per le
imprese è orizzontale,
quindi il punto in cui il
profitto è nullo corrisponde
al punto in cui il costo
medio è minimo.
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FIGURA 12.2 (2 di 2)
EQUILIBRIO IN UN MERCATO CONCORRENZIALE MONOPOLISTICO
ED EQUILIBRIO IN UN MERCATO PERFETTAMENTE CONCORRENZIALE
Nel caso della
concorrenza
monopolistica, il
prezzo è maggiore del
costo marginale.
Si ha quindi una
perdita secca,
rappresentata dall’area
colorata nella parte (b).
La curva di domanda
ha inclinazione
negativa, quindi il
punto in cui il profitto è
nullo si trova a sinistra
del punto di minimo del
costo medio.
In entrambi i tipi di mercato nuove imprese entrano nell’industria fino
a quando i profitto non diventano nulli.
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La concorrenza monopolistica va dunque considerata una struttura di
mercato indesiderabile dal punto di vista sociale, che dovrebbe essere
regolamentata? La risposta è probabilmente negativa, per due ragioni:
1. Nella maggior parte dei mercati a concorrenza monopolistica, il potere di
monopolio è limitato.
Di solito le imprese concorrenti sono in numero sufficiente e offrono prodotti
sufficientemente intercambiabili, quindi nessuna delle singole imprese ha un
potere eccessivo. La perdita secca derivante dal monopolio è dunque
modesta, e dal momento che le curve di domanda delle imprese sono
piuttosto elastiche, il costo medio è comunque prossimo al livello minimo.
2. Ogni inefficienza deve essere ponderata con un importante beneficio della
concorrenza monopolistica: la diversificazione dei prodotti.
La maggior parte dei consumatori attribuisce un valore positivo alla
disponibilità di un’ampia scelta di marchi concorrenti e di prodotti differenti
sotto vari aspetti. Il vantaggio della differenziazione dei prodotti può essere
sufficiente a bilanciare, e spesso a superare, i costi dell’inefficienza
determinata dalla pendenza negativa delle curve di domanda.
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ESEMPIO 12.1
Concorrenza monopolistica nei mercati
di bibite e caffè
I mercati delle bevande analcoliche e del caffè negli
Stati Uniti esemplificano le caratteristiche della
concorrenza monopolistica. In entrambi i mercati
sono disponibili numerosi marchi, leggermente
diversi tra loro ma strettamente intercambiabili.
Con l’eccezione di RC Cola e di Chock Full o’ Nuts, tutte le bibite e i caffè
sono caratterizzati da una domanda piuttosto elastica rispetto al prezzo.
Con elasticità compresa tra −4 e −8, questi marchi godono di un potere
monopolistico limitato, tipico della concorrenza monopolistica.
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12.2 Oligopolio
Nei mercati oligopolistici i prodotti possono essere differenziati o meno.
Ciò che conta è che poche imprese sono titolari della maggior parte
o della totalità della produzione.
In alcuni mercati oligopolistici, una parte o tutte le imprese realizzano consistenti
profitti di lungo periodo perché esistono barriere all’entrata che rendono difficile o
impossibile l’ingresso nel mercato di nuove imprese.
L’oligopolio è la forma prevalente della struttura di mercato. Esempi di oligopolio
sono le industrie automobilistiche, metallurgiche e petrolchimiche, quelle delle
apparecchiature elettriche e quelle dei computer.
La presenza di economie di scala può far sì che l’industria sia redditizia solo
quando sono presenti poche imprese; brevetti o tecnologie esclusive possono
escludere i potenziali concorrenti; la necessità di spendere denaro per diffondere la
conoscenza del marchio e per costruirsi un’immagine potrebbe scoraggiare molte
nuove imprese. In questi casi si tratta di barriere all’entrata “naturali”: sono implicite
nella struttura di mercato considerato. Le imprese attive nel mercato possono
anche adottare strategie volte a scoraggiare i potenziali concorrenti.
Gestire un’impresa oligopolistica è complicato, perché le decisioni relative a prezzi,
produzione, promozione e investimenti richiedono importanti considerazioni
strategiche.
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Equilibrio in un mercato oligopolistico
In un mercato oligopolistico, l’impresa stabilisce il prezzo o il livello di produzione
anche sulla base di considerazioni strategiche riguardanti il comportamento dei
concorrenti.
Con qualche modifica, il principio di base per descrivere un equilibrio quando
un’impresa prende decisioni che tengono conto esplicitamente del comportamento
dell’altra è lo stesso dell’equilibrio in mercati concorrenziali e monopolistici: quando
un mercato è in equilibrio, le imprese operano al meglio delle loro possibilità e non
sono incentivate a modificare né il prezzo né la quantità.
Equilibrio di Nash
● Equilibrio di Nash Insieme di strategie o azioni in cui ogni impresa adotta
il comportamento migliore considerate le azioni dei concorrenti.
Equilibrio di Nash: ciascuna impresa si comporta nel modo migliore possibile
date le azioni dei concorrenti.
● Duopolio
Mercato nel quale concorrono due imprese.
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Il modello di Cournot
● Modello di Cournot Modello di oligopolio nel quale le imprese
producono un bene omogeneo, ciascuna impresa considera fisso il
livello di produzione del concorrente e le imprese scelgono simultaneamente i
rispettivi livelli di produzione.
FIGURA 12.3
LA SCELTA DI PRODUZIONE DELL’IMPRESA 1
Il livello di produzione che massimizza il profitto per
l’impresa 1 dipende dalla quantità che verrà prodotta
dall’impresa 2.
Se l’impresa 1 ritiene che l’impresa 2 non produrrà
nulla, la sua curva di domanda D1(0) coincide con la
curva di domanda di mercato. La corrispondente
curva del ricavo arginale, indicata con R’1(0),
interseca la curva del costo marginale dell’impresa 1
C’1 in corrispondenza del livello di produzione 50.
Se l’impresa 1 ritiene che l’impresa 2 produrrà 50
unità, la sua curva di domanda D1(50) risulta traslata
verso sinistra della medesima quantità e la
massimizzazione del profitto corrisponde ora a una
produzione di 25 unità.
Infine, se ritiene che l’impresa 2 produrrà 75 unità.
L’impresa 1 produce solo 12,5 unità.
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Curve di reazione
● Curva di reazione Relazione tra il livello di produzione che
massimizza il profitto di un’impresa e la quantità che l’impresa
FIGURA 12.4
CURVE DI REAZIONE
ED EQUILIBRIO DI COURNOT
La curva di reazione dell’impresa 1 esprime la
quantità prodotta dall’impresa in funzione della
quantità che essa ritiene sarà prodotta dall’impresa
concorrente (le quantità Q2 = 0, 50 e 75
corrispondono a quelle degli esempi illustrati nella
Figura 12.3).
La curva di reazione dell’impresa 2 esprime il
livello di produzione dell’impresa come funzione
della quantità che essa ritiene verrà prodotta dal
concorrente.
Nell’equilibrio di Cournot, ciascuna impresa
ipotizza correttamente la quantità prodotta dal
concorrente e massimizza il proprio profitto.
Nessuna delle due imprese, quindi si discosterà da
questo equilibrio.
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Equilibrio di Cournot
● Equilibrio di Cournot Situazione di equilibrio in cui nel modello di Cournot,
ciascuna impresa ipotizza correttamente la quantità prodotta dal concorrente e
sceglie coerentemente il proprio livello di produzione.
L’equilibrio di Cournot è un caso di equilibrio di Nash (quindi a volte è indicato
come equilibrio di Cournot-Nash).
In un equilibrio di Nash ciascuna impresa agisce nel modo migliore dato il
comportamento dei concorrenti, e di conseguenza nessuna delle impresa ha
interesse a modificare il proprio comportamento.
Nell’equilibrio di Cournot, ciascuna impresa produce la quantità che
massimizza il suo profitto data la quantità prodotta dal concorrente, quindi
nessuna delle due imprese ha interesse a cambiare il proprio livello di
produzione.
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Un esempio con curva di domanda lineare
Due imprese identiche affrontano una curva di domanda di mercato lineare:
P = 30 - Q
Inoltre, C’1 =C’2 = 0
Ricavo totale dell’impresa 1: R1 = DR1/ DQ1 = 30 – 2Q1 – Q2
Uguagliando R’1 = 0 (il costo marginale dell’impresa) e risolvendo rispetto a Q1, si ottiene
Curva di reazione dell’impresa 1:
(12.1)
Lo stesso calcolo vale per la curva di reazione dell’impresa 2:
(12.2)
Equilibrio di Cournot: = Q1 = Q2 = 10
Quantità complessiva prodotta: Q = Q1 + Q2 = 20
Se le due imprese colludono tra loro, la produzione totale che massimizza il profitto è:
Il ricavo complessivo delle due imprese è: R = PQ = (30 –Q)Q = 30Q – Q2,
quindi R’1 = ∆R/∆Q = 30 – 2Q
Ponendo R’ = 0 (il costo marginale dell’impresa) si ricava che il profitto marginale è massimo
quando Q = 15.
Quindi, Q1 + Q2 = 15 è la curva di collusione.
Se le imprese si accordano per spartire equamente i profitti, ciascuna delle due produce metà della
quantità totale. : Q1 = Q2 = 7,5
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FIGURA 12.5
ESEMPIO DI DUOPOLIO
La curva di domanda è
P = 30 − Q ed entrambe le imprese
hanno costo marginali nulli.
All’equilibrio di Cournot ciascuna
impresa produce 10.
La curva di collusione mostra le
combinazioni di Q1 e Q2 che
massimizzano il profitto
complessivo.
Se le imprese colludessero e
ripartissero equamente i profitti,
ognuna delle due produrrebbe 7,5.
È raffigurato anche l’equilibrio
concorrenziale, in corrispondenza
del quale il prezzo è uguale al costo
marginale e il profitto è zero.
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Il vantaggio della prima mossa: il modello di Stackelberg
● Modello di Stackelberg Modello di oligopolio nel quale una delle
imprese decide il proprio livello di produzione prima delle altre.
Supponiamo che l’impresa 1 scelga per prima il proprio livello di produzione e che
l’impresa 2 scelga dopo avere osservato la decisione di 1. Nella sua decisione, l’impresa
1 deve perciò tenere conto del modo in cui l’impresa 2 reagirà.
P = 30 – Q
Inoltre, C’1 = C’2 = 0
Curva di reazione dell’impresa 2:
(12.2)
Ricavo dell’impresa 1:
(12.3)
(12.4)
Ponendo R1 = 0 si ottiene Q1 = 15 e Q2 = 7,5
Possiamo concludere che l’impresa 1 produce il doppio dell’impresa 2 e realizza un
profitto doppio. La possibilità di scegliere per prima avvantaggia l’impresa 1.
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12.3 Concorrenza nel prezzo
Concorrenza nel prezzo con prodotti omogenei:
il modello di Bertrand
● Modello di Bertrand Modello di oligopolio nel quale le imprese producono un bene
omogeneo, ogni impresa considera fisso il prezzo scelto dai concorrenti e tutte le imprese
decidono simultaneamente quale prezzo praticare.
Torniamo all’esempio di duopolio del paragrafo precedente; la curva di domanda è:
P = 30 – Q
C’1 = C’2 = €3
Q1 = Q2 = 9, e a questo equilibrio di Cournot corrisponde il prezzo di mercato di €12, perciò
ciascuna impresa realizza un profitto pari a €81.
Supponiamo ora che le due imprese competano scegliendo simultaneamente il prezzo,
invece che la quantità.
Dall’equilibrio di Nash nel modello di Bertrand risulta che le due imprese scelgano il prezzo
uguale al costo marginale: P1 = P2 = €3. La produzione dell’industria è quindi 27 unità, 13,5
per ciascuna impresa, e le due imprese realizzano profitti nulli.
Nel modello di Cournot, dato che ciascuna impresa produce solamente 9 unità, il prezzo di
mercato è €12. Ora il prezzo di mercato è €3. Nel modello di Cournot ciascuna impresa
realizza un profitto; nel modello di Bertrand le imprese scelgono prezzi uguali al costo
marginale e non realizzano profitti.
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Concorrenza nel prezzo con prodotti differenziati
Supponiamo che le due imprese in un duopolio abbiano costi fissi di €20 e
costi variabili nulli, e che si confrontino con le curve di domanda:
Domanda per l’impresa 1:
Q1  12  2P1  P2
Domanda per l’impresa 2:
Q2  12  2P2  P1
Scelta dei prezzi
Profitto di impresa 1:
1  PQ
 20 12P1  2P12  20
1 1
Prezzo che massimizza il profitto per l’impresa 1:
D1 / DP1  12  4P1  P2  0
Curva di reazione per l’impresa 1:
P1  3  1 P2
4
Curva di reazione per l’impresa 2:
P2  3  1 P1
4
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FIGURE 12.6
EQUILIBRIO DI NASH NEI PREZZI
Per due imprese che vendono prodotti
differenziati, la domanda dipende sia dal
prezzo scelto sia dal prezzo praticato dal
concorrente. Le due imprese scelgono i
prezzi simultaneamente, considerando
fisso quello scelto dal concorrente.
La curva di reazione dell’impresa 1 indica
il prezzo che massimizza il suo profitto
come funzione del prezzo stabilito
dall’impresa 2; l’opposto vale per la curva
di reazione dell’impresa 2.
L’equilibrio di Nash si realizza
all’intersezione tra le due curve di
reazione: scegliendo il prezzo di €4,
ognuna delle due si comporta nel modo
migliore dato il prezzo scelto dal
concorrente e non ha interesse a
praticare un prezzo differente.
È mostrato anche l’equilibrio collusivo: se
le imprese stabilissero il prezzo di
comune accordo, lo fisserebbero a €6.
Le imprese hanno gli stessi costi, perciò applicheranno lo
stesso prezzo P. Il profitto totale è dato da
T = 1 + 2 = 24P – 4P2 + 2P2 − 40 = 24P − 2P2 − 40
ed è massimizzato quando DT/DP = 0. DT/DP = 24 − 4P,
perciò il prezzo di massimizzazione del profitto congiunto è
P = €6. Il profitto di ciascuna impresa è quindi
1 = 2 = 12P − P2 - 20 = 72 − 36 − 20 = €16
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ESEMPIO 12.2
Un problema di fissazione del prezzo:
Procter & Gamble
Curva di domanda di P&G su base mensile: Q = 3375P–3,5 (PU) 0,25 (PK) 0,25
Ipotizzando che i concorrenti di P&G affrontino le medesime condizioni per quanto riguarda
la domanda, con quale prezzo dovremmo entrare nel mercato, e quale profitto dovremmo
aspettarci di realizzare?
$1,40 è il prezzo che corrisponde alla scelte migliore dei concorrenti, quindi è in equilibrio di
Nash. Come dimostra la tabella, in questo punto di equilibrio tanto P&G quanto i concorrenti
realizzano profitti mensili di $12.000. Se Potessimo colludere con la concorrenza, i profitti
sarebbero maggiori. Potremmo accordarci sul prezzo di $1,50, che permetterebbe a ognuno di
guadagnare $20.000.
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12.4 Concorrenza e collusione:
il dilemma del prigioniero
Le imprese nel nostro esempio hanno costi fissi di €20, costi variabili
nulli e le seguenti curve di domanda:
Curva di domanda dell’impresa 1:
Q1  12  2P1  P2
Curva di domanda dell’impresa 2:
Q2  12  2P2  P1
Abbiamo determinato che nell’equilibrio di Nash ciascuna impresa sceglie il prezzo di
€4 e realizza un profitto di €12, mentre in caso di collusione le imprese praticano il
prezzo di €6 e realizzano profitto di €16.
 2  P2Q2  20  (4)[(12  (2)(4)  6]  20  €20
1  PQ
 20  (6)[12  (2)(6)  4]  20  €4
1 1
Quindi, se l’impresa 1 sceglie il prezzo di € e l’impresa 2 il prezzo di €4, il profitto
della seconda aumenta fino a €20, a spese del profitto della prima, che scende a €4.
La matrice dei payoff
● Gioco non cooperativo Gioco nel
quale sono escluse la negoziazione e
l’applicazione di accordi vincolanti.
● Matrice dei payoff Tabella nella
quale sono indicati i profitti (o payoff) di
ciascuna impresa date le decisioni dei
due giocatori.
TABELLA 12.3
Matrice dei payoff per il gioco
di scelta dei prezzi
Impresa 2
Impresa 1
Prezzo €4
Prezzo€6
Prezzo €4
€12, €12
€20, €4
Prezzo €6
€4, €20
€16, €16
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Il dilemma del prigioniero
● Dilemma del prigioniero Esempio classico della teoria dei giochi,
nel quale due prigionieri devono decidere separatamente se confessare o meno un
crimine; se uno dei prigionieri confessa, verrà condannato a una pena lieve, mentre
il suo complice subirà una condanna più pesante, se invece nessuno dei due
confessa, le sentenze saranno più favorevoli rispetto al caso della confessione di
entrambi.
TABELLA 12.4
Matrice dei payoff per il dilemma del prigioniero
Prigioniero B
Prigioniero A
Confessare
Non confessare
Confessare
–5, –5
–1, –10
Non confessare
–10, –1
–2, –2
Se il prigioniero A non confessa, corre il rischio che il suo complice tenti di trarne
vantaggio. Dopotutto, indipendentemente dalla scelta del prigioniero A, per il
prigioniero B è sempre conveniente confessare. Per le stesse ragioni, confessare è
sempre conveniente anche per il prigioniero A, quindi B deve temere che A tenti di
trarre vantaggio dalla sua confessione. Entrambi i prigionieri, quindi, probabilmente
sceglieranno di confessare e rimarranno in prigione per cinque Le imprese di un
oligopolio spesso si trovano in una situazione analoga a quella dei due prigionieri.
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Procter & Gamble e un caso di dilemma
del prigioniero
ESEMPIO 12.3
Abbiamo stabilito che P&G dovrebbe aspettarsi che i suoi concorrenti scelgano
il prezzo di $1,40, e che dovrebbe anch’essa fare la stessa scelta. Ma P&G si
troverebbe nella situazione più vantaggiosa scegliendo, assieme ai concorrenti,
il prezzo di $1,50.
TABELLA 12.5
Matrice dei payoff per il problema di scelta del prezzo
Unilever e Kao
P&G
Prezzo $1,40
Prezzo $1,50
Prezzo $1,40
$12, $12
$29, $11
Prezzo $1,50
$3, $21
$20, $20
Le imprese si trovano di fronte al dilemma del prigioniero. Quali che siano le
scelte di Unilever e Kao, P&G ottiene risultati migliori scegliendo $1,40.
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12.5 Implicazioni del dilemma del prigioniero
sulla fissazione del prezzo in regime
di oligopolio
Il dilemma del prigioniero costringe le imprese di un oligopolio alla concorrenza
aggressiva e a profitti bassi? Non necessariamente. Il nostro prigioniero immaginario
ha una sola opportunità per decidere se confessare o meno; un’impresa, invece, di
solito può tornare più volte sulle proprie scelte di quantità e prezzo, osservando con
continuità il comportamento dei concorrenti e regolando il proprio di conseguenza.
Ciò fa sì che le imprese possano costruirsi una “reputazione”, sulla base della quale
ottenere la fiducia dei concorrenti. Grazie a questo, talvolta, negli oligopoli
prevalgono coordinamento e cooperazione.
Rigidità dei prezzi
● Rigidità dei prezzi Caratteristica dei mercati oligopolistici per la quale le imprese
sono riluttanti a variare i prezzi anche in presenza di variazioni dei costi o della
domanda.
● Modello a curva di domanda ad angolo Modello di oligopolio secondo il quale
ciascuna impresa si confronta con una curva di domanda che presenta un angolo in
corrispondenza del prezzo corrente: a prezzi superiori la domanda è molto elastica,
mentre a prezzi inferiori è anelastica.
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FIGURA 12.7
LA CURVA DI DOMANDA
AD ANGOLO
Ogni impresa ritiene che, se aumentasse
il prezzo al di sopra del prezzo attuale
P*, non sarebbe imitata dai concorrenti e
di conseguenza perderebbe buona parte
delle proprie vendite.
Ogni impresa ritiene inoltre che se
abbassasse il prezzo tutti i concorrenti la
imiterebbero, e che le vendite di
conseguenza aumenterebbero solo nella
misura in cui aumenterebbe la domanda
di mercato.
A causa di ciò la curva di domanda D
dell’impresa presenta un angolo in
corrispondenza del prezzo P* e la curva
del ricavo marginale R’ è discontinua
nello stesso punto.
Se il costo marginale aumenta da C’ a
C’1, l’impresa continua a produrre la
quantità Q* e a vendere il prodotto allo
stesso prezzo P*.
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Segnalazione del prezzo e leadership di prezzo
● Segnalazione del prezzo Forma di collusione implicita nella quale
un’impresa annuncia un incremento del prezzo nella speranza che i concorrenti
reagiscano imitandola.
● Leadership di prezzo Modalità di definizione dei prezzi in base alla quale
una delle imprese annuncia regolarmente variazioni di prezzo e le altre imprese
si adeguano.
In alcuni settori, una grande impresa potrebbe emergere naturalmente quale
leader, mentre le altre ritengono più conveniente limitarsi a seguire i prezzi del
leader, anziché tentare di competere sul prezzo con esso o tra loro.
La leadership di prezzo può servire alle imprese di un oligopolio anche come
mezzo per superare la riluttanza al cambiamento dei prezzi, determinata dal
timore di esporsi al ribasso dei prezzi dei concorrenti e di destabilizzare il
mercato.
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ESEMPIO 12.4
Leadership di prezzo e rigidità dei prezzi
nel settore del credito
FIGURA 12.8
PRIME RATE E TASSO OBBLIGAZIONARIO
Il prime rate (o tasso primario) è il tasso al quale le principali banche prestano denaro a breve termine
alle grandi società clienti. Questo tasso varia raramente, perché le banche esitano a farsi concorrenza.
Il tasso obbligazionario è il rendimento delle obbligazioni a lunga scadenza. Trattandosi di titoli scambiati
di continuo sul mercato, il tasso fluttua seguendo le condizioni del mercato.
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ESEMPIO 12.5
I prezzi dei libri universitari negli Stati Uniti
La maggior parte dei libri di testo in vendita negli Stati Uniti
hanno prezzi al dettaglio di circa $200. In effetti anche altri testi
di microeconomia, chiaramente inferiori a questo, hanno prezzi
che si aggirano attorno a $200. I prezzi dei libri di testo vengono
stabiliti dalle case editrici; dovremmo allora aspettarci che la
concorrenza tra editori spinga i prezzi verso il basso? A causa, in
parte, delle fusioni e delle acquisizioni avvenute negli ultimi dieci
anni, il mercato dei libri di testo universitari è diventato un
oligopolio.
Questi editori hanno tutto l’interesse a evitare una guerra dei prezzi, che potrebbe
spingere i prezzi stessi verso il basso. Il modo migliore per evitare la competizione sul
prezzo consiste nell’evitare gli sconti e nell’incrementare i prezzi a scadenze regolari e
in modo sincronizzato. Anche il settore della vendita al dettaglio dei libri è fortemente
concentrato e il ricarico del dettagliante sul prezzo dei libri di testo è di circa il 30%. Un
prezzo al dettaglio di $200 significa quindi che l0editore percepisce un prezzo netto
(all’ingrosso) di circa $150. L’elasticità della domanda è bassa, perché il libro di testo
viene scelto dal docente, spesso senza considerare il prezzo. D’altra parte, se il prezzo
è troppo alto, alcuni studenti acquisteranno il libro usato o decideranno di non
acquistarlo affatto.
In effetti è possibile che gli editori guadagnino di più abbassando i prezzi dei libri. E
allora perché non lo fanno? Prima di tutto, perché ciò potrebbe condurre alla temuta
guerra dei prezzi. E poi, forse, perché non hanno letto questo libro!
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Il modello dell’impresa dominante
● Impresa dominante Impresa che controlla una quota consistente del
mercato e che stabilisce il prezzo in modo da massimizzare il proprio profitto,
tenendo conto delle reazioni in termini di quantità offerta dalle imprese minori.
FIGURA 12.9
DETERMINAZIONE DEL PREZZO
PER L’IMPRESA DOMINANTE
L’impresa dominante stabilisce il prezzo
e le altre scelgono quale quantità
vendere a tale prezzo. La curva di
domanda dell’impresa dominante, DD, è
la differenza tra la domanda di mercato
D e l’offerta delle imprese minori OF .
L’impresa dominante produce la
quantità QD individuata dal punto in cui
il ricavo marginale R’D è uguale al costo
marginale C’D. Il prezzo corrispondente
è P*. A questo prezzo, le imprese minori
vendono la quantità QF, quindi le
vendite complessive ammontano a QT.
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12.6 I cartelli
I produttori che fanno parte di un cartello si accordano esplicitamente per
stabilire prezzi e livelli di produzione.
Se all’accordo di cartello aderisce un numero sufficiente di produttori, e se la
domanda di mercato è sufficientemente anelastica, il cartello può aumentare i
prezzi ben al di sopra dei livelli concorrenziali.
I cartelli sono spesso internazionali. Le leggi antitrust degli Stati Uniti ed
Europa proibiscono la collusione tra imprese, ma quelle di altri paesi sono
spesso più blande e a volte applicate in modo meno severo. Inoltre, nulla
impedisce agli stati, o a società controllate dai governi, di formare dei cartelli.
L’OPEC, per esempio, è un accordo di cartello internazionale tra i paesi
produttori di petrolio, dimostratosi efficace nell’innalzare i prezzi mondiali del
petrolio al di sopra dei livelli concorrenziali
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Condizioni per il successo di un cartello
In primo luogo occorre che si formi un’organizzazione stabile i cui membri
concordino su prezzo e livelli di produzione e successivamente rispettino
l’accordo.
La seconda condizione è l’esistenza di un potere monopolistico potenziale.
Quand’anche il cartello sia in grado di risolvere i propri problemi organizzativi,
la possibilità di aumentar il prezzo è limitata se la curva di domanda è
fortemente elastica.
Analisi dei prezzi di cartello
La scelta del prezzo in un cartello può essere analizzata utilizzando il modello
dell’impresa dominante esaminato in precedenza. Applicheremo questo
modello a due organizzazioni, il cartello petrolifero OPEC e il cartello del rame
CIPEC, per comprendere i motivi per cui l’OPEC è stato in grado di aumentare
i prezzi mentre il CIPEC non ha raggiunto l’obiettivo.
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L’OPEC
FIGURA 12.10
IL CARTELLO PETROLIFERO OPEC
DT è la curva della domanda mondiale
complessiva di petrolio e OC è la curva di
offerta concorrenziale (non OPEC). La
domanda OPEC, DOPEC, è data dalla
differenza tra le due.
Dato che sia la domanda complessiva
sia l’offerta concorrenziale sono
elastiche, è anelastica anche la
domanda OPEC.
La quantità QOPEC che massimizza i
profitti dell’OPEC è individuata
dall’intersezione tra la curva del ricavo
marginale e quella del costo marginale
del cartello; in corrispondenza di questa
quantità l’OPEC pratica il prezzo P*.
Se i produttori dell’OPEC non fossero
organizzati in un cartello il prezzo
sarebbe Pc, livello al quale la curva di
domanda e quella del costo marginale si
intersecano.
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Il CIPEC
FIGURA 12.11
IL CARTELLO DEL RAME CIPEC
DT è la domanda complessiva di
rame e Oc è l’offerta
concorrenziale (non CIPEC).
La domanda CIPEC, DCIPEC, è
data dalla differenza tra le due.
Sia la domanda totale sia l’offerta
concorrenziale sono relativamente
elastiche, quindi è elastica anche
la curva di domanda CIPEC,
quindi il CIPEC dispone di un
potere di monopolio limitato.
Si noti che il prezzo ottimale per il
CIPEC, P*, è prossimo al prezzo
concorrenziale Pc.
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Come mostrano gli esempi relativi all’OPEC e al CIPEC, il successo di un
cartello richiede che siano soddisfatte due condizioni:
In primo luogo, la domanda totale del bene non deve essere troppo elastica
rispetto al prezzo.
In secondo luogo, il cartello deve controllare quasi la totalità dell’offerta
mondiale oppure, in caso contrario, l’offerta dei produttori che non partecipano
al cartello non deve essere elastica rispetto al prezzo.
La maggior parte dei cartelli internazionali delle merci non è efficace, perché
pochi mercati mondiali soddisfano entrambe le condizioni.
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ESEMPIO 12.6 Il cartello dello sport universitario negli Stati Uniti
Lo sport universitario è un’industria grande – ed
estremamente redditizia. Come ogni altro mercato, quello
dello sport universitario è costituito da imprese e
consumatori. Le “imprese” sono le università che
sostengono e finanziano le squadre. I fattori di produzione
sono allenatori, studenti atleti e capitale, che assume la
forma di stadi e campi da gioco. I consumatori sono i tifosi
e le reti televisive e radiofoniche.
La presenza di molte imprese e di molti consumatori suggerisce che l’industria sia
concorrenziale, ma il livello stabilmente alto dei profitti di quest’industria non è
coerente con la concorrenza. Questa elevata redditività è il risultato di un potere
monopolistico, ottenuto per mezzo di un cartello.
L’organizzazione di cartello è la National Collegiate Athletic Association (NCAA).
Questa associazione limita la concorrenza in vari modi. Per ridurre il potere
contrattuale degli studenti atleti, NCAA stabilisce e applica norme che regolano
l0ammissione e le retribuzioni. Per contrastare la concorrenza tra le università,
impone dei limiti al numero delle partite che possono essere giocate in ogni
stagione e al numero delle squadre ammesse in ciascuna divisione. Per limitare la
concorrenza sui prezzi, inoltre, NCAA si era imposta quale negoziatore unico dei
contratti riguardanti i diritti televisivi.
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ESEMPIO 12.6 Il cartello dello sport universitario negli Stati Uniti
Nel 1984 però la Corte Suprema stabilì che il monopolio di
NCAA sui contratti televisivi relativi al football era illegale,
consentendo alle singole università di negoziare in modo
indipendente i rispettivi contratti. La situazione di
concorrenza che ne seguì condusse a un aumento
dell’offerta di sport universitario trasmesso alla televisione,
ma alla diminuzione dei compensi contrattuali corrisposti
alle università,
NCAA continua a negoziare i contratti relativi ad altri sport. Nel 2010 CBS e Turner
Broadcasting firmarono un accordo da 10,8 miliardi di dollari con NCAA per poter
trasmettere per 14 anni il torneo maschile della Division I di basket.
Le pratiche anticoncorrenziali di NCAA sono state attaccate numerose volte.
Nel 2005, gli organizzatori del National Invitation Tournament (NIT), un torneo di basket
universitario organizzato dal Metropolitan Intercollegiate Basketball Committee,
contestarono la norma di NCAA che di fatto costringeva le scuole invitate al NIT a
boicottare la manifestazione.
Nel 2007 NCAA fu citata in giudizio da 11.500 giocatori di basket e di football di prima
divisione per aver fissato illegalmente l’importo delle borse di studio sportive al di sotto
del costo di un corso di studi universitario. I giocatori sostenevano che NCAA li
truffasse per una somma media di 2500 dollari l’anno imponendo limiti arbitrari alle
borse di studio.
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ESEMPIO 12.7 I cartelli del latte negli Stati Uniti
Dai tempi della Grande Depressione il governo degli
Stati Uniti ha sempre sostenuto il prezzo del latte, e
continua a farlo anche oggi. I sussidi governativi sono
stati però ridotti nel corso degli anni ’90 e, di
conseguenza, i prezzi all’ingrosso del latte hanno subito
fluttuazioni più ampie. Non sorprende che gli agricoltori
se ne siano lamentati.
In risposta a queste proteste, nel 1996 il governo federale consentì ai produttori di latte
dei sei stati del New England di riunirsi in un cartello. Il cartello, chiamato Northeast
Interstate Dairy Compact, fissò un prezzo minimo per il latte all’ingrosso, essendo
dispensato dall’osservanza delle norme antitrust. Il risultato fu che i consumatori del
New England pagavano il latte più dei consumatori delle altre regioni del paese.
Vari studi hanno indicato che il primo cartello degli stati del New England determinò un
aumento dei prezzi al dettaglio del latte di pochi centesimi al gallone. Perché così
poco? La ragione di questo scarso risultato è che il cartello del New England è
affiancato da una serie di produttori indipendenti.
Il Congresso mise fine al Northeast Interstate Dairy Compact nell’ottobre 2001.
Sebbene i rappresentanti del cartello abbiano tentato di ripristinarlo, l’opposizione
all’interno del Congresso è rimasta forte.
I produttori di latte continuano comunque a beneficiare dei sostegni federali al prezzo.
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