La preistoria e le prime civiltà
Unità 3 La storia millenaria del Nilo: l’antico Egitto
I confini spazio-temporali
Lo spazio
Lo spazio in cui si è sviluppata la grande civiltà egizia è quanto di più singolare si possa
immaginare. Il territorio dell’Egitto, infatti, è una striscia di terreno lunga circa 2000 chilometri e
larga poche decine di chilometri, addossata alle due rive del fiume Nilo.
Proprio rispetto al corso del fiume, l’Egitto è diviso in Alto Egitto (e cioè la zona a sud) e Basso
Egitto (la zona a nord, compreso il delta del Nilo, dove le acque si dividono in sette bracci.
La sua superficie è pari a quella del Belgio, ma dilatata su una lunghezza pari al doppio di quella
della Francia. A ovest si stende il deserto libico e a est quello arabico. Anche la stretta e lunga
valle scavata dal Nilo, e che corrisponde al territorio egiziano, sarebbe stata desertica e priva di
abitanti se il grande fiume non l’avesse allagata periodicamente, nel periodo che va da giugno e
settembre, il periodo in cui la temperatura si fa particolarmente torrida, lasciando sul terreno, al
ritirarsi della piena, il limo, una sorta di fanghiglia composta di terre vulcaniche strappate dalla
furia delle acque sull’alta Abissinia e di humus vegetale, che rendeva la terra talmente fertile da
permettere 2-3 raccolti l’anno. Ecco perché il greco Erodoto chiamava l’antico Egitto “il dono del
Nilo”. Oggi, con la costruzione della gigantesca diga di Assuan, che sbarra il corso del Nilo, le
annuali inondazioni che rendevano fertili le terre si sono bloccate, con gravi conseguenze
economiche e sociali. Basti dire che milioni di contadini hanno cercato rifugio nelle città e la
capitale, il Cairo, è diventata una megalopoli di oltre 15 milioni di abitanti, la maggior parte dei
quali vive di espedienti.
Il tempo
Gli Egizi cominciavano a ricontare gli anni ogni volta che un faraone saliva al trono e questo ha
reso difficile una datazione precisa dei vari momenti della sua storia. Una cronologia abbastanza
certa è questa:
Periodo predinastico
Regno Antico
Primo periodo intermedio
Regno Medio
Secondo periodo intermedio
Regno nuovo
Periodo della decadenza
Periodo saitico
Prima dominazione persiana
Periodo delle ultime dinastie nazionali
Seconda dominazione persiana
Dominazione greca
Dominazione romana
I-V dinastia
VI-X dinastia
X-XIII dinastia
XIV-XVII dinastia
XVIII-XX dinastia
XXI-XXV dinastia
XXVI dinastia
XXVII dinastia
XXVIII-XXX dinastia
3800-3197 a.C.
3197-2423 a.C.
2423-2160 a.C.
2160-1660 a.C.
1660-1580 a.C.
1580-1085 a.C.
1085-663 a.C.
663-525 a.C.
525-404 a.C.
404-341 a.C.
341-332 a.C.
332-30 a.C.
30-395 d.C.
Le fonti della narrazione storica
Fonti materiali
L’Egitto è senza dubbio il paese, dopo l’Italia, che possiede il maggior numero di testimonianze
della sua storia passata. Molto ricco è il patrimonio di fonti materiali, costituite principalmente dalla
grande varietà di edifici ancora conservati (templi, piramidi), e da un gran numero di opere d’arte
(statue, pitture e rilievi parietali), oltre ai corredi funerari con i preziosi sarcofagi.
Per quanto concerne le testimonianze architettoniche, sono famosi i templi maestosi di Luxor, di
Karnak, di File e di Abu Simbel, solo per fare degli esempi, che vengono visitati da turisti di ogni
parte del mondo. Ma le costruzioni che più rappresentano l’antico Egitto sono senza dubbio le
piramidi [piramidi.pdf].
Le fonti scritte
Le fonti scritte sono numerosissime e consistono in epigrafi, iscrizioni nei templi, nelle tombe, sugli
edifici privati e su cocci di anfore, testi su papiro ecc. Sulla base di questi documenti è possibile
ricostruire con una certa precisione non solo le vicende storiche, ma anche lo spirito che animò le
varie epoche della storia dell’antico Egitto. Accanto a inni, infatti, e documenti politici,
amministrativi e giuridici, troviamo anche espressioni poetiche di un intenso lirismo, romanzi e
riflessioni sulla vita, sulla morte e sul rapporto con la divinità.
Possiamo distinguere vari generi:
- formule rituali di stampo funebre e testi di carattere religioso (inni, preghiere, descrizioni di riti);
- opere storiografiche che esaltavano il faraone e le sue gesta;
- testi scientifici (trattati di medicina e testi di matematica);
- testi letterari (romanzi veri e propri, poesie liriche);
- opere di stampo sociale, talora con una raffigurazione polemica della società del tempo;
- documenti amministrativi e giuridici
Tra le opere contenenti formule rituali di tipo funerario ricordiamo senz’altro i Testi delle Piramidi
(formule magiche e religiose incise sulle pareti interne delle piramidi) e il Libro dei Morti. In ogni
tomba importante non mancava mai un Libro dei Morti, perché, quando Osiride pesava il cuore del
defunto (nel cuore stava la coscienza) e decideva se questi era meritevole della vita eterna, si
poteva ricorrere alle formule rituali che negavano l’esistenza per il morto di qualsiasi peccato e
quindi gli procuravano l’assoluzione.
Alcuni testi sono diventati famosi e mostrano una vivezza e un’attualità sconcertanti. Parliamo, ad
esempio, della Satira dei mestieri, un’opera fortemente polemica verso i privilegi delle classi più
agiate e la miseria dei più poveri, oppure di testi letterari di tipo narrativo come Le avventure di
Sinuhe o Il racconto del naufrago, opere romanzesche che hanno poi ispirato opere delle
letterature posteriori.
Celebre è anche l’opera Le istruzioni di Ptahotep, un insieme di insegnamenti di carattere morale,
filosofico e letterario tramandate ai figli e alle generazioni successive.
Non manca anche la poesia lirica con l’espressione di sentimenti delicati e profondi. Famosi in
questo genere i Canti d’amore e I canti dell’arpista.
Testi religiosi
L’Inno al Nilo [nilo.pdf] è un testo religioso che esalta e divinizza il Nilo come padre dell’Egitto,
dispensatore di vita e di benessere.
La confessione e la pesatura del cuore [cuore.pdf]è un altro testo religioso che descrive il
rito della pesatura del cuore, momento fondamentale per poter entrare, dopo la morte, nel regno
di Osiride.
Testi storico-politici
L’insegnamento per Merikara [merikara.pdf]è un testo politico e consiste in una serie di
ammonimenti e consigli che un Faraone impartisce al figlio che dovrà prendere il suo posto. È
interessante perché rivela come nel periodo in cui venne scritto la figura del Faraone subì un netto
ridimensionamento.
Il poema epico della battaglia di Qadesh [kadesh01.pdf] è la versione egiziana, del tutto
falsa, dell’esito della battaglia di Kadesh, combattuta in Siria, sul fiume Oronte, tra Egizi e Hittiti.
Su questo argomento proponiamo anche una vivace, anche se un po’ fantasiosa, rappresentazione
scritta da un famoso giornalista divulgatore a noi contemporaneo, C.W. Ceram, che nella sua
opera Il libro delle rupi descrive con grande efficacia e anche fantasia romanzesca la battaglia
[kadesh02.pdf].
Il romanzo
Come esempio di testo letterario di tipo epico-narrativo proponiamo un brano tratto dal romanzo
Le avventure di Sinuhe [sinuhe.pdf], che è poi diventato famosissimo nei secoli successivi: in
tutto il mondo, innumerevoli libri illustrati e addirittura grandi film in supercinemascope si sono
ispirati alle fantastiche avventure di questo antico egiziano.
Testi di carattere sociale ed esistenziale
Il testo La satira dei mestieri [mestieri.pdf] è stato scritto nel Primo periodo intermedio,
quando le tensioni sociali e politiche erano molto violente. È lo sfogo di un uomo che descrive la
vita miserabile dei suoi pari.
Anche Un aspirante suicida parla con la sua anima [suicida.pdf] è un testo che esprime il
disagio di vivere di chi scrive. La tentazione del suicidio è forte ma alla fine prevale, comunque, il
desiderio di vivere, anche se la vita è spesso insopportabile. Giungerà, comunque, la morte che
porterà finalmente la pace.
Come si domano gli scolari recalcitranti allo studio e la giornata di uno scolaro
diligente [scolari.pdf] tratta un tema che ricorre anche nella cultura mesopotamica e in tutte le
civiltà successive. Il testo è stato scritto sotto Ramses II, in un’epoca di restaurazione dei valori
morali e civili e gli studenti, che dovranno diventare scribi, vengono richiamati duramente ai loro
doveri.
L’epitaffio della bambina Isetenakhebit [epitaffio.pdf] è un commovente testo che descrive
lo sgomento e la paura di una bambina gettata crudelemente dalla morte nelle tenebre dell’aldilà.
Le fonti del diritto
Sulla base di numerosissime iscrizioni e di scritti su papiro, di sentenze e di documenti giuridici, è
stato possibile ricostruire gli elementi fondamentali del diritto nell’antico Egitto, anche se mancano
completamente codici veri e propri.
L’antico Egitto, infatti, non aveva codici di leggi. Il faraone era la legge e ogni sua parola valeva
come sentenza definitiva.
L’amministrazione della giustizia era realizzata a vari livelli. Il Visir era delegato a trattare i casi più
gravi, in cui veniva coinvolta la sacralità del faraone o la sacralità e i beni dei sacerdoti. In ogni
nomo (provincia) il giudice supremo era il nomarca (il governatore della provincia) ed esistevano
anche magistrati in ogni villaggio.
Parecchie iscrizioni riportano una sorta di manuale di comportamento dei giudici. Essi dovevano
ascoltare pazientemente le ragioni dei contendenti, resistere alle pressioni, rifiutare doni, non
essere severi per eccesso di zelo. Dovevano, inoltre, non farsi condizionare dai sentimenti e dalle
passioni e spiegare con precisione la motivazione delle loro sentenze. Il rispetto di queste
disposizioni veniva controllato personalmente dal Visir. Le sentenze, infatti, non prevedevano
appello, ma, in caso di comportamento scorretto dei giudici, ci si poteva rivolgere con una supplica
al Visir perché facesse giustizia.
Le pene previste erano la morte per i delitti più gravi, compreso l’adulterio delle mogli e il taglio
delle orecchie o del naso per omicidi o rapine. La pena più frequente, comunque, era la
bastonatura per reati amministrativi. In caso di reati amministrativi gravi era contemplata anche la
condanna ai lavori forzati nelle miniere o nelle cave. Per i testimoni reticenti o falsi era applicata
normalmente la tortura.
Gli unici processi che conosciamo sono quelli contro i profanatori delle tombe reali nella Valle dei
Re: tutti si sono conclusi con la condanna a morte.