IL CERVELLO
LA CORTECCIA CEREBRALE
La corteccia cerebrale è uno strato
laminare continuo che rappresenta la
parte più esterna del telencefalo negli
esseri vertebrati. È formata dai
neuroni, dalla glia e da fibre nervose
senza mielina. La corteccia cerebrale
umana è spessa 2-4 mm e gioca un
ruolo centrale in meccanismi mentali
complicati come la memoria, la
concentrazione, il pensiero, il
linguaggio e la coscienza. Nei cervelli
non vivi conservati assume un colore
grigio, che dà il nome di sostanza
grigia.
Il cervello umano pesa mediamente
poco meno di 1.500 grammi e si stima
sia costituito da circa 100 miliardi di
cellule nervose primarie (neuroni ) e
probabilmente altrettante cellule di
supporto (cellule gliali). Un tipico
neurone è costituito da un corpo
cellulare e da numerosi
prolungamenti, i più brevi dei quali
(dendriti ) ricevono le connessioni ed i
segnali da altri neuroni ed il più lungo
dei quali (assone ) forma a sua volta
connessioni con altri neuroni.
LE AREE DEL CERVELLO……
• La corteccia cerebrale contiene ampie aree associative e,
in proporzione, piccole aree sensoriali primitive e
motorie, esprimenti in modo specifico tali funzioni. Le
aree sensoriali ricevono stimoli diretti di tipo somestesico,
uditivo, visivo e olfattorio dai recettori periferici e
trasmettono le informazioni alle aree motorie. Queste, a
loro volta, trasmettono segnali motori, per la regolazione
dei movimenti volontari del corpo, ai muscoli striati. La
parte restante della corteccia consiste nel sistema di
associazione corticale e limbico, che integrano insieme le
percezioni sensoriali con le memorie istintuali e acquisite,
in modo da realizzare l'apprendimento, il pensiero, la
funzione espressiva e il comportamento.
LOBI FRONTALI
•
•
Lobi frontali: i lobi frontali influenzano l'attività motoria acquisita e la pianificazione e
l'organizzazione del comportamento. Il giro precentrale prerolandico insieme alle aree
immediatamente anteriori a esso (aree premotoria e supplementare motoria) regolano le attività
muscolari finalizzate dell'emicorpo controlaterale. La corteccia premotoria e quella supplementare
controllano anche movimenti specializzati omolaterali, come quello di colpire una pallina da golf. Le
crisi convulsive che interessano tali aree premotorie si manifestano in modo caratteristico con
movimenti avversativi della testa, degli occhi, del tronco e degli arti verso il lato opposto; quelle
originate dal giro precentrale causano le classiche crisi motorie focali jacksoniane.
Più anteriormente, le anomalie comportamentali, prodotte da lesioni nell'area prefrontale, variano
a seconda della localizzazione delle lesioni stesse, della loro estensione e dell'età di sviluppo. Le
lesioni unilaterali di diametro < 2 cm sono quasi sempre asintomatiche, tranne quando causano
crisi convulsive. Lesioni più estese possono essere asintomatiche a meno che presentino un rapido
accrescimento (in settimane o in mesi, piuttosto che in anni) o che coinvolgano entrambi i lobi
frontali. I pazienti con grandi lesioni fronto-basali sono apatici, disattenti alle stimolazioni,
indifferenti alle proprie azioni, spesso incontinenti. Quelli con lesioni fronto-polari o antero-laterali
sembrano non rendersi conto delle conseguenze di ciò che fanno e tendono a essere distratti,
euforici, faceti, spesso volgari e indifferenti dal punto di vista sociale. Traumi acuti bilaterali delle
aree prefrontali possono causare comportamenti scomposti, logorrea, agitazione, atteggiamenti
socialmente invadenti, che spesso durano per diversi giorni o settimane e che in seguito
regrediscono spontaneamente.
Lobi temporali
• Lobi temporali: i lobi temporali elaborano il riconoscimento
visivo, la percezione uditiva, la memoria e l'affettività. Pazienti
con lesione acquisita unilaterale del lobo temporale destro
perdono in genere l'acuità per gli stimoli uditivi non verbali
(p. es., per la musica). La lesione del lobo temporale destro
compromette gravemente il riconoscimento, la memoria e la
produzione del linguaggio. I pazienti con foci epilettogeni,
nelle parti mediali limbico-emozionali del lobo temporale,
vanno in genere incontro a crisi parziali complesse,
caratterizzate da umore incontrollabile e funzioni cognitive,
emotive e vegetative anomale. Talvolta, questi pazienti
presentano alterazioni della personalità, caratterizzate da
irritabilità, misticismo e ossessività. Negli uomini, può esserci
calo della libido.
Gli emisferi!
Emisfero destro e sinistro
•
L’emisfero sinistro: è stato per molto
tempo il più studiato dal punto di vista
neuropsicologico a causa del suo
coinvolgimento nei processi linguistici e
quindi del suo "valore localizzatorio" nello
studio delle lesioni cerebrali; già nel 2500
a.C. circa, i medici egiziani segnalavano la
stretta associazione tra disturbi del
linguaggio e paralisi del lato destro del
corpo; questo emisfero sembrerebbe
avere funzioni più specifiche del suo
controlaterale.
Per quanto riguarda livelli alti di
elaborazione cognitiva, questo emisfero
sembrerebbe avere una specializzazione
nei processi di analisi e categorizzazione;
in altre parole nella capacità di scomporre
analiticamente una configurazione globale
nei suoi elementi costituenti (sia questa
una figura, un problema o un concetto).
•
L’emisfero destro: è stato senz’altro meno studiato
probabilmente a causa della sua relativa "asintomaticità" nel
caso di lesioni cerebrali, e solo da pochi anni è stata studiata
a fondo la sua peculiarità per le prestazioni visuo-spaziali.
Questo emisfero sembra collegato più dell’altro al lato
affettivo ed emotivo del comportamento; considerando
l’aspetto filogenetico, alcuni esperimenti hanno dimostrato
che l’emisfero destro del ratto ha un ruolo predominante nei
comportamenti aggressivi ed emotivi, inoltre è stata
postulata l’esistenza di una relazione tra comportamenti di
paura, attacco, lotta e fuga (comportamenti che nei nostri
predecessori erano strettamente collegati alla conservazione
del territorio) e la capacità di organizzare una
rappresentazione mentale dello spazio fisico.
Da un punto di vista funzionale questo emisfero è
specializzato nella elaborazione degli stimoli visivi, nella
rappresentazione mentale dello spazio e del tempo (ad
esempio nel ruotare mentalmente una figura), nel
riconoscimento dei volti non conosciuti, nel riconoscimento
delle espressioni facciali (spesso espressione di stati
emotivi) nella percezione e nella produzione della musica.
Considerando il funzionamento di questo emisfero rispetto a
funzioni cognitive gerarchicamente superiori, una serie di
dati sperimentali ne mette in rilievo la peculiarità nei
processi di sintesi e nella percezione della globalità di una
struttura, (figura, problema, o concetto che sia), partendo
dagli elementi che la compongono.
Per esempio nel caso di una immagine, la capacità di unire
l’insieme dei dettagli percependo la figura nel suo insieme.
La plasticità!
Per plasticità cerebrale si intende la
capacità dell'encefalo di modificarsi
rispetto agli stimoli esterni. Questa
potenzialità nell'uomo e in altri animali
è dimostrabile in base al cambiamento
di massa encefalica dalla nascita alla
maturità. Nell'uomo la massa aumenta
di circa due volte.
Il principio su cui si basa la plasticità è
la memoria cellulare. Le cellule
neuronali hanno maggiore attività e di
conseguenza formano più sinapsi tra di
loro in ambienti arricchiti, durante
l'apprendimento e in caso di
riorganizzazione cerebrale. La
deprivazione sensoriale, i traumi e i
danni cerebrali sono invece degli
eventi negativi per il sistema nervoso
centrale. Fino ad una certa età i
neuroni hanno maggiore capacità di
apprendimento.
STRANEZZE DEL CERVELLO
• Il cervello umano e il suo funzionamento sono tutt'oggi
oggetto di studio poiché non è ancora stato possibile
spiegare, se non ipoteticamente, i meccanismi del suo
funzionamento. Essendo così variegato il numero delle
sue possibili funzioni e l'approccio che utilizza per
rilevare, codificare ed interagire con la miriade di
informazioni provenienti dal mondo esterno,ci si
limiterà a ricordare che il cervello è suddiviso in due
emisferi distinti (destro e sinistro) preposti a diverse
mansioni. I due emisferi lavorano indipendentemente
l'uno dall'altro, ma non mancano di inviarsi dei
messaggi neuronali per assicurare una corretta visione
d'insieme.
Non sempre però il cervello ci trae in inganno. Ad esempio, quando leggiamo un testo, invece di decodificare le singole
lettere per comporre le parole ed identificarne il significato, il cervello ci consente di anticipare la lettura ricordando
il significato semantico di un termine già incontrato in precedenza (a patto che abbia delle lettere molto simili a quello
che stiamo leggendo). Se osservate il testo riportato qui sotto, vi accorgerete che è possibile leggerlo agevolmente,
sebbene in ogni parola sia stato cambiato l'ordine di tutte le lettere, ad eccezione della prima e dell'ultima.