Hans Jonas ( 1903-1993 )
pros.ssa MariaElena
Auxilia
La sua ricerca filosofica
sviluppa le sue ricerche
in direzione di
una filosofia della
biologia, che affronti
il problema irrisolto
del rapporto corpospirito all'interno del
mondo naturale.
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una certa comprensione della
natura sottintendendola come
un'espressione di continua
autofinalizzazione
dell'organismo vivente e al
tempo stesso come capacità
del sistema di trascendere la
sfera
del
singolo.
etica
per
l'odierna
civiltà ad alto indice
tecnologico, che trova
espressione nella sua
opera principale, Il
principio responsabilità
(1979).
Utilitarismo nella filosofia
dal latino utilis, utile
utilitarismo
Nel pensiero greco sono considerati utilitaristici filosofi
come Protagora e, per certi versi, Epicuro,
successivamente posizioni simili furono sviluppate
dall'abate Galiani, da David Hume e Helvétius
L'utilitarismo trova una formulazione compiuta nel XVIII
secolo ad opera di Jeremy Bentham, il quale definì l'utilità
come ciò che produce vantaggio e che rende minimo il
dolore e massimo il piacere. Egli fa dell'etica una scienza
quantificabile introducendo il concetto di algebra morale.
Il suo pensiero fu ripreso da John Stuart Mill che nella sua
opera intitolata Utilitarismo, del 1829, relativizza la
quantità di piacere al grado di raffinatezza dell'individuo.
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è una dottrina filosofica
di natura etica per la
quale è "bene" (o
"giusto")
ciò
che
aumenta la felicità degli
esseri sensibili.
Si definisce perciò
utilità la misura
della felicità di un
essere sensibile
Il “giusto” e l’”utile
Nella
formulazione
originaria, l'utilità è
una misura cardinale
(o additiva) della
felicità; essa è perciò
aggregabile mediante
l'operazione
di
somma. È quindi
possibile misurare il
"benessere sociale",
definendolo
come
somma delle singole
utilità degli individui
appartenenti
alla
società.
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L'utilità diventa perciò il perno del
ragionamento etico, e la sua
diretta applicazione è che diversi
stati sociali risultano comparabili
a seconda del livello di utilità
globale da essi generati, intesi
come aggregazione del grado di
utilità raggiunto dai singoli.
Finalità
della
giustizia
è
la
massimizzazione
del
benessere
sociale, quindi la
massimizzazione
della somma delle
utilità dei singoli,
secondo il noto
motto
benthamiano:
"Il
massimo
della
felicità
per
il
massimo numero di
persone.“
L'utilitarismo è quindi una teoria della giustizia secondo la quale è
"giusto" compiere l'atto che, tra le alternative, massimizza la
felicità complessiva, misurata tramite l'utilità.
Tema etico e della felicità
Nel corso dei
secoli la Filosofia
ha presentato il
tema etico e
quello della
felicità come
tipicamente
individuale.
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Solo Kant, rappresentava
l’imperativo
categorico
come un fatto del soggetto
che comunque guarda agli
altri per costituirne la
legittimità morale.
concetto di libertà
È la responsabilità
che
fonda
l’io
morale, che qualifica
l’individuo
come
ente
capace
di
moralità.
solida teoria sullo stato
fisico del mondo sia
una
fine
relazione
dialettica fra il tutto –
visto come un kosmos
perfetto, armonioso,
ordinato, proporzionato
e bello – e le sue parti
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Ognuno prova come
esperienza diretta la
tensione verso la felicità,
ma la mia felicità è
possibile a costo della
infelicità altrui ?
Fatalismo
dato per scontato il mio potere di agire e di
tenere sotto controllo le mie azioni immediate, si
può dire che io controllo o quanto meno
influenzo il mio destino per mezzo dei miei atti?
il fatalismo classico, che egli definisce
anche
“pre-determinismo”.Nnessuno
può mutare i decreti del fato, anche se
ciò non implica la negazione del potere
di agire da parte dell’uomo e dunque
non sfocia in alcuna forma di
rassegnazione o quietismo
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Volontà
se un’azione è detta libera quando è
voluta, si può anche dire che la volontà
era libera nel momento in cui la
voleva?
distinzione fra ragione e passione e
soprattutto all’idea di una ragione
capace di dominare le sue passioni.
Insomma la riflessione sullo spazio di
autonomia del volere umano genera il
concetto
di
una
libertà
tutta
interiore/interna del sé razionale, che
pretenderà addirittura di essere
compatibile con una forma forte di
fatalismo
deterministico.
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un diffuso sentimento di
incertezza, che rafforza l’idea
secondo cui la libertà umana
è sempre sotto la minaccia
del «grande sconosciuto», di
ciò che «non è prevedibile».
La nuova etica è diversa dalle morali tradizionali
una morale che tenga
conto del mondo
extraumano e delle
generazioni future; che
medita sugli effetti a
lungo termine
morali
antropocentriche
che considerano
solo il presente
è insufficiente un’etica dell’intenzione o della
coscienza che ignori le conseguenze dei nostri atti:
dobbiamo saper prevedere gli influssi che le nostre
azioni potranno avere sul futuro
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Etica della responsabilità
Principi tradizionali
dell’etica:
antropocentrismo e
reciprocità che presuppone la
contemporaneità degli agenti:
tempo dell’etica il presente.
ha di mira l’agire dei singoli
individui, il qui e l’ora; etica
eudaimonistica (Aristotele);
etica evangelica, etica del
dovere e dell’intenzione
(Kant) Modello di quest’etica
l’imperativo categorico
kantiano
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Necessità di riformulare il
fondamento dell’etica in
un mondo radicalmente
mutato dalla rivoluzione
tecnologica
Etica della
responsabili
tà:
ha di mira le
conseguenze
dell’agire; la
salvaguardia
della natura e
delle
generazioni
future; non è
antropocentrica
etica della
responsabi
lità
(Weber)
riformulazione dell'imperativo
kantiano
Jonas propone una
fondazione dell'etica
basata
fondamentalmente
sulla
necessaria
autolimitazione dei
poteri trasformativi
dell'uomo, portatori
di esiti distruttivi nei
confronti
della
natura
Partendo
da
un
serrato
confronto critico nei confronti
della
tradizione
baconianomarxista e utopistica (Ernst
Bloch), Jonas elabora un'etica
fondata
sul
riconoscimento
necessario
della
naturale
caratteristica umana di "essere
responsabile di altri", tanto degli
altri esseri umani quanto di tutti i
viventi.
Nuovo imperativo categorico:
Agisci in modo che le conseguenze
delle tue azioni siano compatibili
con la permanenza della vita sulla terra
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Viene ribadita la
necessità di fondare
l'etica su un
fondamento
ontologico, costituito
dalla natura stessa
avente di per sé
caratteri di
autofinalità e
portatrice in sé di
valori
assiomaticamente
fondati.
Etica metafisica
Ritorno ad un etica metafisica: finalismo interno
all’ordine delle cose per cui l’essere è migliore rispetto
al non essere, il tendere verso lo scopo superiore
rispetto l’assenza di scopi.
Questa teleologia ha in sé l’idea di uomo e la
sua libertà come massimizzazione del fine: è
sul rispetto dell’idea di uomo e sulla
necessità di preservarla, preservando le
condizioni del suo essere autentico, che si
fonda la nostra responsabilità
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Il principio di responsabilità
Al
principio
speranza
contrapponiamo il principio
responsabilità e non il principio
paura
La speranza è una
condizione di ogni
agire, poiché questo
presuppone di poter
conseguire qualcosa
facendo affidamento
sulla possibilità di
ottenerlo in quel caso
determinato
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Non permettere che la
paura distolga dall’agire,
ma
piuttosto
sentirsi
responsabili in anticipo
per l’ignoto costituisce,
davanti
all’incertezza
finale della speranza,
proprio una condizione
della
responsabilità
dell’agire: appunto quel
che
si
definisce
il
“coraggio
della
responsabilità”.
paura che per natura
fa
parte
della
responsabilità, non
intendiamo la paura
che
dissuade
dall’azione,
ma
quella che esorta a
compierla;
intendiamo la paura
per l’oggetto della
responsabilità
Euristica della paura
Elogio della cautela
La responsabilità
si nutre
soprattutto di
paura
Necessità di
prendere
coscienza del
pericolo
Moderata fiducia
nella ragione e nella
libertà
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Il male e le sue tipologie
il male e le sue tipologie
un'analisi sistematica :
il male fisico
il male morale
il dolore fisico
la sofferenza e le malattie
il peso del brutto
la morte
le forze della natura
le catastrofi
la distruzione ambientale
il male come non amore
rifiuto,esclusione,
la violenza del singolo
la guerra nella storia
il male organizzato
il lager ed il gulag
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La scelta
Oggi, il nostro essere nel mondo
richiede l’assunzione di un punto di
vista “complessivo”.
Questo significa la
scelta a favore di
un’etica “del dialogo”,
contro l’intolleranza, e
“della responsabilità”, a
fronte della fuga
nell’indifferenza
pros.ssa MariaElena
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