Elettromagnetismo per la Trasmissione dell’Informazione Prof. Marco Farina Dipartimento di Bioingegneria, Elettronica e Telecomunicazioni Modalità Esami Prova scritta “Auto-correzione” Prova orale Testi consigliati Ramo-Whinnery-Van Duzer: Campi e Onde nell’elettronica delle Telecomunicazioni R. Feynman, La Fisica di Feynman, vol 2: Elettromagnetismo e Materia, Zanichelli Un po’ di storia... William Gilbert (1544-1603): “De Magnete”; la ‘terrella’; distinzione fenomeni elettrici e magnetici; Otto Von Guericke (1602-1686): ingegnere; studi sul vuoto; primo “generatore” con sfera di zolfo Stephen Gray (1666-1736): conduttori ed isolanti Charles Dufay (1698-1739): chimico; elettricità “vetrosa” e “resinosa” Pieter Van Musschenbroek (1692-1761) di Leida: fisico; il primo condensatore John Canton (1718-1772): induzione elettrica Benjamin Franklin (1706-1790): tipografo, giornalista, inventore, politico… Conservazione della carica, proprietà dei corpi appuntiti Charles Augustine de Coulomb (1736-1806): ingegnere; legge quantitativa Un po’ di storia... Henry Cavendish (1731-1810): più famoso per contributi in chimica; analogo di Coulomb, e studi su capacità di condensatori di forme diverse (definizione di capacità) Joseph Louis Lagrange (1736-1813): il concetto di potenziale Pierre Simon De Laplace (1749-1827) Siméon Denis Poisson (1781-1840) George Green (1793-1841) Carl Friederich Gauss (1777-1875) Alessandro Volta (1745-1827): elettroforo, elettrometro, eudiometro, pila… Hans Christian Oersted (1777-1851): effetti magnetici delle correnti André-Marie Ampère (1775-1836): leggi dell’azione meccanica tra correnti elettriche Michael Faraday (1791-1867): attività colossale (leghe dell’acciaio, rotazioni elettromagnetiche, liquefazione dei gas, vetri ottici, scoperta del benzene, induzione elettromagnetica, decomposizione elettrochimica, scariche nei gas, benzene, elettricità e magnetismo, diamagnetismo…. Il più grande fisico sperimentale del XIX secolo Un po’ di storia... James Clerk Maxwell (1831-1879):teoria dell’elettromagnetismo (“Treatise on electricity and Magnetism”), termodinamica e meccanica statistica. Maxwell intuì che la luce era una manifestazione del campo elettromagnetico Da una lettera di Faraday a Maxwell nel 1857: “...C’è qualcosa che mi piacerebbe chiederle. Quando un matematico impegnato sulla ricerca delle azioni e sugli effetti fisici è giunto alle sue conclusioni, non è possibile che queste ultime siano esposte nel linguaggio di tutti i giorni, con la pienezza, chiarezza e precisione che esse hanno nelle formule matematiche? E, in caso affermativo, il farlo non sarebbe un gran dono verso uno come me? Tradurle dal linguaggio dei geroglifici in cui sono espresse, così che anche uno come me vi possa lavorar su per mezzo di esperimenti….” Heinrich Hertz (1857-1894):Generazione/rivelazione onde EM: prove della teoria di Maxwell Struttura dell’atomo Negli anni ‘30 J.J. Thomson, Ernest Rutherford, Niels Bohr e James Chadwick sviluppano il modello di tipo “planetario”, con un nucleo di protoni e neutroni circondato di una nube di elettroni Z = numero atomico A = numero di massa Z elettroni esterni 10-10 m Nel Nucleo: Z protoni A – Z neutroni 10-15 m Struttura dell’atomo …non prendete troppo sul serio l’idea planetaria... …nessuna possibilità di trovarci sopra dei lillipuziani ... Del resto: perché un elettrone non cade nel nucleo? Non c’è spiegazione nella meccanica classica La spiegazione è nel “principio di indeterminazione” della meccanica quantistica, che stabilisce che alcune quantità (coniugate) non sono misurabili simultaneamente con precisione arbitraria; l’incertezza nella misura di grandezze coniugate è tale che il loro prodotto non può essere migliore di una costante (legata alla costante di Plank) (a meno di qualche fattore 2 e p…) px h Se elettrone e protone in un atomo di idrogeno finissero l’un l’altro, la quantità di moto tenderebbe a crescere fino ad infinito: il raggio dell’idrogeno è un compromesso tra la forza attrattiva e l’energia cinetica imposta dal principio di indeterminazione Struttura dell’atomo supponete che a sia il “raggio” dell’atomo la quantità di moto sarebbe dell’ordine p h/a e l’energia cinetica Ec p / 2m h / 2ma 2 2 La forza elettrica attrattiva darà all’elettrone un’energia potenziale E p q 2 / 4p0 a L’energia totale è la somma dei due: vediamo a che distanza a l’energia è minimizzata dE 0 h 2 / ma3 q 2 / 4p0 a 2 da raggio di Bohr…. 10 a 0.528 10 Struttura dell’atomo Negli anni ‘50 Reines e Cowan dimostrano l’esistenza di un ulteriore tipo di particella, predetta da Wolfgang Pauli negli anni 30: il Neutrino Alla fine degli anni ‘30 nei raggi cosmici si identifica un cugino pesante dell’elettrone, il Muone (200 volte più pesante, per il resto identico all’elettrone) e più tardi, negli accelleratore di particelle, un altro cugino, Tau Nelle collisioni ad altissime energie, volte riprodurre condizioni successive al Big Bang, si identificano due parenti del neutrino, denominati muon-neutrino e tau-neutrino Neutrini, muoni e tau non sono costituenti della materia, e quelli ottenuti negli accelleratori sono di solito particelle effimere. Struttura dell’atomo Nel ‘68 a Stanford si scopre che protoni e neutroni NON sono fondamentali: essi sono composti da combinazioni di QUARK (QUestion mARK) denominati SU e GIU’ (Up/Down), che hanno carica elettrica +2/3 e -1/3 rispetto alla carica dell’elettrone rispettivamente ci sono 2 UP ed 1 Down in un protone e viceversa in un neutrone Particelle non elementari composte da combinazioni di Quark vengono anche definiti Adroni, che si distinguono dai Leptoni (elettrone, muone, tau) che non hanno altri costituenti e non sono sensibili alla Forza Forte “Zoologia” delle particelle Particelle elementari (Fermioni) Particella Massa Particella Elettrone .00054 Muone Massa Particella Massa .11 Tau 1.9 Neutrino <10-8 elettronico Neutrino muonico <.0003 Neutrino Tau <.033 Quark up .0047 Quark charm 1.6 Quark top 189 Quark down .0074 Quark strange .16 Quark bottom 5.2 +antiparticelle (identiche con carica opposta) “Zoologia” delle particelle Combinazioni di Quark danno origine a: - Barioni, composti da 3 quark (come neutrone e protone) - Barioni esotici (4, 5 quark) - Mesoni (quark+anti-quark): pioni, kaoni….. Le Forze Ad oggi tutte le interazioni sembrano ricondursi a 4 forze fondamentali Interazione Elettromagnetica Interazione Gravitazionale Interazione Nucleare Forte Interazione Nucleare Debole Le Forze e i quanti “C’era un tempo in cui i giornali scrivevano che solo 20 persone avevano capito la teoria della relatività. Non credo che tale tempo sia mai esistito. Potrebbe essere esistito un tempo in cui un solo uomo l’aveva capita perché l’unico a concepirla, prima di scrivere il suo articolo. Ma dopo aver letto l’articolo molti capirono la teoria della relatività, in un modo o nell’altro, sicuramente più di venti. D’altro canto posso affermare con sicurezza che nessuno capisce la meccanica quantistica” Richard Feynman Il paradosso alla fine del 1800 Data una cavità metallica, si valutano le soluzioni dell’insieme equazioni di Maxwell+condizioni al contorno Si verifica che solo un numero discreto di “modi” sono possibili, ovvero onde che hanno in ciascuna direzione un numero d’onda pari ad un multiplo discreto di p/L, se L è la dimensione in tale direzione della cavità Tuttavia il numero di modi possibili, sebbene discreto, è infinito L’uso della termodinamica classica (Rayleigh e Jeans) portava a prevedere che, ad una data temperatura, tutti i modi venissero eccitati con la stessa ampiezza: l’energia totale del sistema (integrale su tutti i modi)=infinito! L’ipotesi di Planck Energia fornita per pacchetti interi (quanti) L’energia minima di un’onda è proporzionale alla frequenza dell’onda stessa Nella cavità alcuni modi avranno minima energia associata (il pacchetto più piccolo) troppo elevata per essere eccitati: ad una data temperatura solo un numero finito di modi è eccitato! L’ipotesi di Planck: applicazione alla radiazione di corpo nero Occorreva solo stabilire sperimentalmente la costante di proporzionalità: la costante di Planck: h ~ 6.6 10-34 Js Legge di RayleighJeans Legge di Planck Con l’aggiustamento di un solo parametro si aveva un accordo perfetto con l’esperimento: premio Nobel 1918 Effetto Fotoelettrico Un metallo colpito da luce, può emettere elettroni Se si aumenta l’intensità della luce, non aumenta l’energia cinetica degli elettroni, ma il numero di elettroni emessi Se si aumenta la frequenza della luce incidente, aumenta l’energia cinetica degli elettroni Spiegazione (Einstein; 1905): la luce ha natura corpuscolare (fotoni) che hanno energia E=h f Quindi corpuscoli o onde ? Credits:Dr. Tonomura Come reinterpretare i fenomeni luminosi in termini corpuscolari: Feynman http://vega.org.uk/video/subseries/8 Tornando alle interazioni I fotoni sono i quanti o i “mediatori” (particelle) delle forze elettriche (elettromagnetiche); quali per le altre forze? Interazione Particella (Bosoni) Massa Nucleare Forte Gluone (8 possibili stati) 0 Elettromagnetica Fotone 0 Nucleare Debole Bosoni W e Z 86,97 Gravitazionale Gravitone (?) mai osservato 0 Il nostro corso Esistono fattori comuni? Molti fisici teorici sono alla ricerca di una TOE (Theory Of Everything) cercando una spiegazione comune a tanta varietà di particelle Apparentemente gravità e le altre interazioni sottostanno a leggi inconciliabili (relatività generale e meccanica quantistica) Le due teorie più promettenti sono quelle dei Twistors (Roger Penrose, 1970) e quella delle Stringhe (1968-1970 circa) Nel 2003 Edward Witten ha collegato le due teorie, e in gennaio 2005, ad Oxford, la prima conferenza dedicata alla convergenza delle due teorie… Morale: Non tutto ciò che studiate è assodato, statico, immutabile! Da ingegneri, applicherete concetti che sono consolidati da un punto di vista operativo; concetti classici (equazioni di Maxwell) o quantistici (dispositivi, laser); senso critico! Carica elettrica La carica elettrica (q) è la proprietà delle particelle sensibili alla forza (interazione) elettromagnetica, così come la massa (o carica) gravitazionale (m) è la proprietà delle particelle sensibili alla forza gravitazionale) La carica di una particella non dipende dal suo stato di moto: essa è uno scalare invariante, indipendente dal sistema di riferimento in cui viene misurata (principio di invarianza della carica elettrica) La carica elettrica elementare è quella dell’elettrone (e): scoperta da JJ Thomson nel 1897, fu misurata da R. Millikan tra il 1909 e il 1917 e (1.60217733 0.000 000 49) 10 19 coulomb(C) Quantizzazione della carica La carica elettrica osservata sperimentalmente è sempre un multiplo intero (positivo o negativo) di e Q e,2e,3e,.....,ne,..... I quark (carica frazionaria) non compaiono mai da soli (principio di schiavitù asintotica) ma in combinazioni che consentono di non violare tale regola Neutralità della carica In un sistema isolato la somma algebrica delle cariche elettriche è costante Benjamin Franklin [1706-1790] La materia è macroscopicamente neutra A livello atomico le forze di attrazione tra cariche opposte sono formidabili Quantificazione interazione tra cariche Charles Augustin de Coulomb [1736-1806] Legge di Coulomb (1785) F q1 q2 ur 2 4p0 r 1 q1 ur r ur r F 1 q1q2 r 3 4p0 r r Nel vuoto q2 Legge di Coulomb Se l’origine non coincide con una delle due particelle q1 F 1 q1q2 4p 0 r r ' 3 (r r ' ) r-r’ r q2 O r’ Nota: permettività o permeabilità elettrica nel vuoto 0 8.85410 12 C N 2 1 m 2 Pensate ad una forza simile alla gravitazione […] ma che sia all’incirca un miliardo di miliardi di miliardi di miliardi di volte più forte.[…] tutta la materia è una miscela di protoni positivi ed elettroni negativi che si attirano e si respingono con questa gran forza. Tuttavia la compensazione è così perfetta che stando accanto ad un’altra persona voi non risentite alcuna forza. Eppure se ci fosse anche un piccolo difetto nella composizione ve ne accorgereste subito. Se vi trovaste ad un metro di distanza da un altro ed ambedue aveste l’un per cento di elettroni in più che di protoni, la forza di repulsione sarebbe incredibile. Quanto grande? Sufficiente per sollevare l’Empire State Building? No! Per sollevare il monte Everest? No! La repulsione sarebbe abbastanza grande per sollevare un “peso” uguale a quello della Terra! Richard P. Feynman Forze in un sistema di cariche Sovrapposizione degli effetti F q q1 1 q q2 1 q qN u r1 u r 2 ... u rN 2 2 2 4p0 r1 4p0 r2 4p0 rN q qi q F u ri + 2 4p 0 i ri 1 1 q2 F2 F3 + q = + q q3 + F4 F1 q4 F F F1 F 2 F 3 F 4 Distribuzioni continue di carica Il numero di cariche solitamente coinvolte nei fenomeni elettromagnetici è così alto che ha senso considerare campi generati da distribuzioni continue q0 r-r’ dq r O r’ La forza su q0 dovuta all’elemento infinitesimo di carica dq vale F(r ) q0 dq r r' 4p 0 r r ' 3 Densità di carica in un volume VolumeV Carica Q Carica totale distribuita nel volume V dq dV dV Q V dq = (r’) dV’ F(r) q0 (r' )dV ' V dq dV r r' 4p 0 r r' Integrale di difficoltà enorme! 3 Densità Superficiale di carica Densità superficiale di carica Superficie S dq dS Carica Q Carica totale sulla superficie Q S F(r ) q0 (r ' )dS ' S dS dq dS r r' 4p 0 r r ' 3 Densità Lineare di carica Densità lineare di carica dq dl Carica totale sul filo Q F(r ) q0 (r ' )dl ' l l dl r r' 4p 0 r r ' 3 Intensità del campo elettrico F qE F E q E +q q Q ur 2 4p0 r 1 Nel vuoto E + E Linee di Campo F qE In presenza di materiale dielettrico E - +- E pol Il campo elettrico all’interno di un dielettrico sarà la sovrapposizione del campo esterno e di quello indotto dalle cariche di polarizzazione: il dielettrico agisce quindi riducendo l’intensità del campo. Il fattore di riduzione di tale intensità è la costante dielettrica relativa r E + In presenza di materiale Definiamo una quantità che non 1 q1 q2 F u r dipende dal mezzo: il vettore 2 4p r Spostamento Elettrico o Densità di Flusso Elettrico [C/m2] F0 r 1 D E F Nota: questa espressione è vera se il materiale è r 0 “lineare”, cioè se la carica indotta e quindi il campo di polarizzazione è proporzionale al campo che induce la polarizzazione. Se non lineare, dipende da E q D u r 2 4pr Per una carica puntiforme: Legge di Gauss in forma integrale q E E dA 0 La carica netta totale racchiusa richiede sia le cariche libere che quelle indotte, nel caso ci sia un materiale nel volume racchiuso dalla superficie di Gauss Non importa la posizione delle cariche (purché distinguiamo quelle interne da quelle esterne alla superficie) Il campo che compare è quello totale, cioè anche dovuto ad eventuali cariche esterne però una carica esterna non altera il flusso totale (tanto ne entra quanto ne esce) La legge di Gauss è una forma alternativa della legge di Coulomb: consente di sfruttare le simmetrie, ed è valida anche per cariche in moto Legge di Gauss per D D D dA qlibera Legge di Gauss in forma Integrale Con D dobbiamo considerare solo la carica libera, visto che le cariche indotte in eventuali materiali sono contenute nella definizione di D Distribuzione di carica coassiale Si supponga di avere un cavo coassiale infinitamente lungo, in cui il cilindro interno è uniformemente carico, con densità lineare di carica . Lo spazio tra i due cilindri è riempito da un mezzo con costante dielettrica . Si calcoli il campo tra i due conduttori. Si applica Gauss ad superficie cilindrica intermedia r di lunghezza l; il campo elettrico è solo radiale D ds D n Q D S 2prlDr l Er 2pr Dr Stesso risultato in assenza di conduttore esterno a r b Teorema di Gauss in forma differenziale d x1 E nds E x dy dz d x 2 E x ' dy dz z E n’=-x d x1 d x 2 ( E x E x ' )dy dz E x E x dEx dy dz dxdydz dv x x n=x dv E’ y Ex E y Ez dQ dv dv dtot x y z 0 0 d tot E x E y E z dv x y z 0 Div(E) E 0 dx dy x per D invece Div(D) D Teorema della Divergenza Integriamo a destra e a sinistra il teorema di Gauss in forma differenziale Ddv dv Q V V Confrontiamo con il teorema di Gauss in forma integrale e otteniamo D n ds D dv S V Nota Con gli operatori differenziali descriviamo ciò che succede in un punto: se in un certo punto la densità di carica è zero, in quel punto la divergenza è nulla L’operatore divergenza è l’espressione del flusso attraverso una superficie chiusa infinitesima: quanto più il campo “diverge” da quel punto, tanto maggiore è la densità di carica, sorgente del campo, in tale punto Potenziale Per un campo conservativo è sempre possibile definire un POTENZIALE, ovvero una grandezza che dipende solo dalla posizione nello spazio F d l U A U B U B WAB A V U / q1 Potenziale Elettrosta tico W AB B U E d l V A VB V q q1 A Se esiste una ddp tra due punti, siamo in presenza di un campo si misura in Volt [V]=[J/C]; nota che E è misurato in N/C cioè V/m Superfici Equipotenziali Sono definiti come luogo dei punti a potenziale costante sono sempre ortogonali alle linee di forza Campo uniforme Carica puntiforme dipolo Il concetto di Gradiente Calcoliamo il prodotto scalare di E ed elemento infinitesimo di spostamento, per esempio lungo x E E dx E dx cos E x dx dV dV Ex dx V V Ex ;Ey ... x y dx Ex E E x u x E y u y E z u z V Il campo elettrico diviene funzione di uno scalare!! Promemoria Fin qui abbiamo definito due “operatori differenziali”: La Divergenza (indicata con Div oppure ) essa associa ad un campo vettoriale una funzione scalare F Fx Fy Fz x y z Il gradiente (indicato con Grad oppure “nabla”) essa associa ad una funzione scalare un campo vettoriale V V V V ux uy uz x y z Promemoria Notate come il simbolo della divergenza sia molto informativo: Nel calcolare F facciamo effettivamente un prodotto scalare tra l’operatore gradiente ed il campo: infatti il gradiente è una sorta di vettore speciale (un operatore appunto…) che ha bisogno di avere qualcosa alla sua destra su cui “operare”: ha tre componenti che sono in realtà derivate ux u y uz x y z F Fxu x Fy u y Fz u z F Fx Fy Fz x y z Alcune note Gli operatori differenziali che abbiamo introdotto, sono stati scritti in coordinate rettangolari (x,y,z) Essi assumono forme diverse nei diversi sistemi di riferimento (cilindrico, sferico ecc.) In generale li trovate tabellati, da usare all’occorrenza, o ve li fate spiegare da un professore di analisi Gli operatori sono potenti strumenti matematici, con un’algebra simile a quella delle matrici Potenziale per una carica puntiforme B V A V B E dr B A q 2 4 p r A dr B q q 4p r A 4p rB 4p rA q Hanno senso solo differenze di potenziale Uno dei due potenziali è preso come “riferimento” In questo caso un riferimento comodo è B all’infinito V (r ) q 4p r Calcolo del campo di un dipolo usando i potenziali V V( ) V ( ) 1 q q q r( ) r( ) 4p0 r( ) r( ) 4p0 r( ) r( ) r( ) r( ) d cos V qd cos 4p 0 r 2 p 4p 0 r( ) r( ) r 2 cos r 2 1 4p 0 p ur r2 Se vogliamo il campo elettrico in coordinate sferiche (come determinato in una precedente lezione) occorre calcolare il Grad(V) in coordinate sferiche Campo Elettrico del dipolo a partire dal potenziale Il gradiente in coordinate sferiche è (come da appendice Ramo-Whinnery) V 1 V 1 V Poiché V non V ur u u dipende da r r rsin E(r , ) V p 4p 0 r 3 2 cosu r sinu Quanto avevamo ottenuto in precedenza…... Nota: mentre il campo elettrico di una carica decresce con r come r-2, il dipolo, a causa della seconda carica ha campo che decresce come r-3 Potenziale di una distribuzione continua di cariche V (r ) P q carica puntiforme 4p0 r r-r’ dV r’ Distribuzione di cariche V (r ) V dV ' 4p0 r r ' V r L’approssimazione di dipolo per distribuzione arbitraria di cariche Distribuzione arbitraria di cariche: il potenziale in P in prima approssimazione, a grande distanza: V (r ) qi 4p 0 i ri 1 1 4p 0 r qi i ri Q 4p 0 r r di Ma se ci sono cariche positive e negative in ugual quantità? L’approssimazione è chiaramente insufficiente P r’ L’approssimazione di dipolo per distribuzione arbitraria di cariche Approssimiamo meglio ri ri r d i cos r di u r 1 1 d i u r 1 ri 1 ri r r P ri r di Per cui il potenziale diventa V (r ) Q qi 4p 0 r i 1 di u r r2 ... r’ L’approssimazione di dipolo per distribuzione arbitraria di cariche Se definiamo momento di dipolo per una distribuzione di cariche p qi d i i Vediamo che il secondo termine dell’espansione è 1 4p 0 p ur r2 Cioè esattamente il potenziale di dipolo calcolato nella scorsa lezione Questo è importante in quanto stabilisce che qualunque distribuzione di cariche, globalmente neutra, ad una certa distanza ha un potenziale (e quindi un campo) che dipende dal momento di dipolo Esempio: approssimazioni a grande distanza Supponiamo di avere una distribuzione di cariche piuttosto complicata: Q1= 1nC in R1 (0.01,0.01,0.02)m Q3= 12nC in R3 (0.01,0.03,0.02)m Q2= 3nC in R2 (0.02,0.02,0.02)m Q4= 8nC in R4 (0.03,0.03,0.02)m Qual è il potenziale in P (3,0,4) m? P Esempio: approssimazioni a grande distanza Le cariche sono tutte vicine all’origine, da cui P dista circa 5m Sappiamo quindi che il risultato sarà con buona approssimazione V 1 4p 0 R qi i Q 4p 0 R 4p 8.854 10 12 5 43 .14V Se avessimo fatto il conto in modo esatto avremmo ottenuto 1 qi V 4p 0 4p 0 i ri 1 24 10 9 i qi 43 .37V Ri R ….la distanza in questo caso non è poi così grande... Esempio2: approssimazioni a grande distanza Modifichiamo lievemente i dati (le cariche) del problema precedente: Q1= 1nC in R1 (0.01,0.01,0.02)m Q3= -4nC in R3 (0.01,0.03,0.02)m Q2= 5nC in R2 (0.02,0.02,0.02)m Q4= -2nC in R4 (0.03,0.03,0.02)m Qual è il potenziale in P(3,0,4) m? P Esempio 2: approssimazioni a grande distanza Le cariche sono ancora tutte vicine all’origine, da cui P dista circa 5m Però se calcoliamo come prima V 1 4p 0 R qi i Q 4p 0 R 0 Ovvero l’approssimazione è insufficiente: conta il contributo di dipolo (che sappiamo decrescere come r2) Calcoliamo il termine di dipolo: p qi d i 1011,7 1011,0 Cm i 1 pR 1 p ur 1 Vdip 12 3 2 4 p 8 . 854 10 4 p 4p 0 r 0 r 3 10 11 0 0 2.157 10 3V (5) 3 Esempio 2: approssimazioni a grande distanza Se avessimo calcolato in modo “rigoroso” avremmo ottenuto qi V 2.298 10 3V 4p 0 i ri 1 Metodo delle Immagini Se sostituiamo una superficie equipotenziale con una superficie conduttrice (o un conduttore pieno) avente il corretto potenziale, il campo rimane identico! IDEA: studiare i campi di distribuzioni di cariche in prossimità di conduttori rimpiazzando i conduttori con distribuzioni di carica appropriate, o viceversa, a seconda della difficoltà del problema Metodo delle Immagini Tale procedura, ovvero sostituire ad un problema, un problema equivalente più semplice, è molto generale. Più avanti affronteremo il problema da un punto di vista matematico ( “unicità” di una soluzione di un sistema di equazioni integro-differenziali con condizioni al contorno) Ovviamente il problema è equivalente per tutto quanto è al di fuori del conduttore equivalente Il caso più semplice: un conduttore piano a potenziale zero (massa) in prossimità di una carica. Basta sostituire con un dipolo. Carica in prossimità di un piano conduttore Il campo dovuto alla carica sola è E 4p 0 r 2 r Sul piano, il campo è tutto ortogonale, con direzione -x, e la componente di r lungo x di r è -a, ovvero E q r q 4p 0 r 3 au x q 4p 0 3 a2 2 2 au x -P - r -a - Aggiungiamo l’effetto della carica immagine raddoppiando il campo 2q ETOT 4p 0 3 a2 2 2 au x Carica in prossimità di un piano conduttore La densità di carica indotta (Gauss) è 2q ( ) 0 E( ) 4p a 2 3 2 2 a Notate che, se integriamo su tutto il piano (nota: (,) individuano un punto in coordinate polari) 2p ( ) d d 0 0 qa d 2 2 0 2p a 0 2p -P - r a 2p - q d q 2p 0 Come deve essere. La forza che subisce la carica è ovviamente (forza tra due cariche uguali e opposte…) Lo stesso risultato poteva essere ottenuto q2 F u integrando i contributi di forza dovuti a 2 x 4p 0 2a (molto più laborioso!!) ATTENZIONE L’equivalenza è valida solo per la regione al di fuori del conduttore equivalente: es. appello luglio 2007 Flusso attraverso la sfera? NON E’ ZERO come potreste immaginare mettendo la carica immagine Usiamo il teorema della immagini per calcolare la carica sul piano a Integrata nel cerchio di 1 m 4p a 2 1nC 10cm 2q ( ) 2p R Q2 3 2 2 ( ) dd q 0 0 R=1m Quindi per Gauss: a2 R2 a a R 2 2 0.9nC ( E ) Qtot / 0 11.238 Vm Equazione di Poisson Teorema di Gauss D E +Conservatività campo elettrostatico E V V Se il mezzo è omogeneo (costante dielettrica indipendente dalla posizione) 2 2 2 V 2 V 2 V 2 V y z x V 2 In assenza di cariche (eq. Di Laplace) V 0 2 Esercizio Data una carica q posta nell’origine, verificare che tutti i punti a distanza r verificano l’equazione di Laplace 2 r r 2 2 2 2 r x y z 2r 2 x x x V q 1 q x 4p0 x r 4p0 r y q x 1 r q x 2 3 4 p r r x 0 z Esercizio (Continuo) 2V q x q 3 2 x 4p0 x r 4p 0 2V q 2 y 4p 0 1 3x 2 3 5 r r 1 3y 2 3 5 r r 2 2 2 q 3 3 ( x y z ) q 2 V 3 5 4p 0 r r 4p 0 3 3r 2 3 5 0 r r Come risolvere le equazioni di Laplace e Poisson? Digressione sui numeri complessi Gerolamo Cardano [1501-1576] Una variabile complessa è definita da una coppia di variabili reali Z=x+jy essendo j=(-1)1/2 Le coppie individuano un piano complesso o “piano di Gauss” In coordinate polari Z x jy r cos jsin re j Possiamo definire una funzione complessa di variabile complessa: W f Z u jv e j Digressione sui numeri complessi La derivata di una tale funzione è definita dal limite del rapporto dW f ( Z Z ) f ( Z ) incrementale dZ lim Z Z 0 Una funzione complessa è analitica (o regolare) se tale limite esiste ed è unico Condizione necessaria, è che il risultato che si ha derivando lungo dx o lungo jdy sia lo stesso, ovvero dW W u v u jv j dZ x x x x dW W 1 v u u jv j dZ jy j y y y Uguagliando parte reale ed immaginaria si ha u v x y v u x y Condizioni di Cauchy-Riemann In realtà tali condizioni risultano anche sufficienti Funzioni analitiche e potenziali Derivando la prima delle condizioni di CR rispetto a x, la seconda rispetto ad y e sommando si ha 2 2 u x 2 u y 2 0 cioè l’equazione di Laplace in 2 dimensioni Analogamente, invertendo l’ordine della derivazione si ottiene 2v x 2 2v y 2 0 Quindi parte reale e parte immaginaria di una funzione analitica possono essere usate come funzioni di potenziale in problemi 2D Non solo: se per esempio u è usato come potenziale ( e quindi u=cost individua superfici -anzi curve- equipotenziali), v=cost individua curve perpendicolari proporzionali al flusso Quindi: fissate delle condizioni al contorno per il potenziale, se troviamo una funzione analitica la cui parte reale (o immag) le soddisfa, abbiamo il potenziale e quindi il campo dappertutto! Esempio Una funzione analitica F (Z ) Z r 1/ 2 cos jsin 2 2 Se tracciamo per esempio su mathcad la parte immaginaria, al variare della costante 1 otteniamo r 2 jsin costante 2 2 y( r( ) , ) y1( r ( ) , ) Che sono le mappe di campo in prossimità di una lamina di metallo sottile. La parte reale infatti rappresenta le superfici equipotenziali y2( r ( ) , ) 2 Potenziale nullo y3( r ( ) , ) y( r( ) , ) y1( r ( ) , ) y2( r ( ) , ) y3( r ( ) , ) 2 2 x( r ( ) , ) , x1( r( ) , ) , x2( r ( ) , ) , x3( r( ) , ) 2 2 2 x( r ( ) , ) , x1( r( ) , ) , x2( r ( ) , ) , x3( r( ) , ) 2 Esempio Se quindi assumiamo che la parte reale è il potenziale per la lamina, possiamo calcolare u Ex x u Ey y Ex in particolare è la componente di campo ortogonale allo spigolo della lamina: sappiamo che i campi ortogonali agli spigoli tendono ad infinito Se calcoliamo la prima derivata, vedremo che in x=0, per r →→0 il campo tende ad infinito come r -1/2 Quindi abbiamo anche un’informazione quantitativa della singolarità di campo in prossimità di uno spigolo a lama di coltello: diremo che l’ordine della singolarità è -1/2 In modo analogo (trovando opportune funzioni analitiche che siano in grado di soddisfare le condizioni al contorno) si possono calcolare gli andamenti di campo in prossimità di spigoli diversi. In generale si ottiene che per uno spigolo metallico con angolo il campo tende ad infinito come rn con n=p/(2p-)-1 Unicità soluzioni Eq. Poisson I potenziali governati dall’eq. Di Poisson (o da Laplace) in regioni con dati potenziali al contorno sono unici Dimostrazione per assurdo (Laplace): siano 1 e 2 soluzioni Contorno: 1- 2=0 2 1 0 2 2 0 2 1 2 0 Applichiamo il th.della divergenza a 1 2 1 2 1 2 1 2 dV 1 2 1 2 ndS V Introduciamo l’identità: S fA f A A f Unicità soluzioni Eq. Poisson 1 2 2 1 2 dV 1 2 2 dV V V 1 2 1 2 ndS S Primo integrale nullo per eq Laplace Ultimo integrale nullo per ipotesi 1- 2=0 sul contorno 1 2 dV 0 2 V reale Gradiente reale Quadrato>=0 Integrale nullo argomento nullo 1 2 0 1 2 const Condizione al contorno costante nulla 1 2 ovunque cvd Sovrapposizione degli Effetti Dividere un problema in più problemi più semplici Combinare le soluzioni per ottenere la risposta:LINEARITA’ EQ. LAPLACE E POISSON 2 1 2 21 2 2 2 k1 k 21 Metodi analitici per risolvere le equazioni di Laplace/Poisson: separazione delle variabili 2 2 2 0 2 x y X ' 'Y XY ' ' 0 X ' ' k x X 0 2 Y ' ' k y Y 0 2 Proviamo a cercare ( x, y ) X ( x)Y ( y ) X '' 2 X '' Y '' kx 0 X X Y Y '' 2 2 2 ky kx k y 0 Y ( x, y) ( A cosh(kx) Bsinh(kx))( C cos(ky) Dsin(ky)) ( x, y) ( A cos(kx) Bsin(kx))( C cosh(ky) Dsinh(ky)) Osservazioni Quali soluzioni usare? Dipende dalle condizioni al contorno La prima è periodica in y, la seconda in x Contorni all’infinito: sostituire f. iperboliche con esponenziali reali Le costanti di separazione vengono fuori dall’imposizione delle condizioni al contorno Le soluzioni dell’equazione di Laplace si definiscono Armoniche Una sola armonica può non essere sufficiente a soddisfare una o più delle condizioni al contorno: in tal caso si cerca la soluzione per serie di armoniche Nota: per kx=jky=0 la soluzione è ( x, y) Ax B Cy D Esempio =0 a b =Vo Un caso bidimensionale con y potenziale 0 su 3 lati, e fissato su un x quarto Scegliamo soluzioni sinusoidali in y, perché consentono di avere zero in y=0 ed in y=b ( A cosh( kx) B sinh( kx))(C cos( ky) D sin( ky)) Il potenziale per x=0 è nullo:A=0 Il potenziale per y=0 è nullo:C=0 np Il potenziale per y=b è nullo:kb=np k npx npy Cn sinh sin b b b Un solo termine non può soddisfare la condizione in x=a Esempio (Cont.) npx npy Cn sinh sin b b n 1 I coefficienti si determinano imponendo la condizione al contorno restante (x=a) npa npy V0 Cn sinh sin 0 yb b b n 1 E’ un’espansione in serie di Fourier npy f ( y ) V0 an sin 0 yb b n 1 4V0 n dispari an np 0 n pari Esempio (Cont.) npa Cn sinh an b npx 4V0 sinh b npy sin 0 yb npa b n dispari np sinh b Serie di Fourier: (richiamo) Funzioni periodiche di periodo T: f (t ) f (t T ) Il th. di Fourier asserisce che è possibile sostituire ad f una serie di seni e coseni di periodo multiplo di T f (t ) a0 a1 cost a2 cos2t b1 sin t b2 sin 2t T 2p T Coefficienti: usiamo ortogonalità sinusoidi, ovvero L’integrale del prodotto di due sinusoidi qualsiasi a diversa frequenza, nel quale siano commensurabili, è zero Serie di Fourier: (richiamo) 2p ortogonalità 2p cos(mx) cos(nx)dx 0 sin( mx) sin( nx)dx 0 2p 0 2p 0 2p 2 2 cos ( mx ) dx sin (mx)dx p sin( mx ) cos( nx ) dx 0 0 0 0 Moltiplicando ciascun termine della sommatoria per cos(nt) ed integrando tra 0 e 2p, tutti i termini a destra si annullano tranne an 2p 2p 2p 1 2 f ( t ) cos( n t ) d ( t ) a cos 0 0 n (nt )d (t ) an p 0 f (t ) cos(nt )d (t ) bn 1 p 2p f (t ) sin( nt )d (t ) 0 1 a0 2p 2p 0 f (t )d (t ) a0 media di f nel periodo Metodi numerici: differenze finite Una tecnica di “discretizzazione” molto diffusa: discretizzare: sostituire a equazioni differenziali/integrali, equazioni algebriche Costruiamo una griglia di punti, ed in alcuni dei punti il potenziale sia assegnato (condizioni al contorno). Siano i quadretti distanziati h Possiamo espandere in serie di Taylor il potenziale in un intorno del punto (x,y) x, y h 2 2 x, y x h, y x, y h x 2 x 2 x, y h 2 2 x, y x h, y x, y h x 2 x 2 Combinando le due si ottiene 2 x, y x h, y 2x, y x h, y 2 x h2 Metodi numerici: differenze finite h 2 x h, y x h, y x, y h x, y h 4x, y Per ogni punto della griglia (x0,y0) possiamo rimpiazzare l’equazione differenziale con il suo equivalente alle differenze finite: in esse non compaiono più derivate ma solo (x0,y0), che divengono le incognite di un sistema ad n incognite ed n equazioni, n è il numero di punti considerato (x0,y0) (x0+h,y0) Un modo approssimato: notate che, dato un punto ed i 4 confinanti, l’eq di Laplace è soddisfatta se il punto centrale ha un potenziale pari alla media dei punti confinanti Sul sito http://www.av8n.com/physics/laplace.html due file Excel (versione “base” e “avanzata” -con un metodo più veloce-) che implementano quest’ultima strategia Metodi numerici: differenze finite Esempio: appello del 31 Luglio 2007 2V P1 7V Calcolare con le differenze finite il potenziale nei punti P1, P2... P2 Supponiamo P2=P3=P4=0: calcoliamo P1 come media (7+2+0+0)/4=2.25V 3V P3 P4 Aggiorniamo P2 di conseguenza (2.25+2+3+0)/4=1.813V 5V Ora Aggiorniamo P4 (1.813+0+3+5)/4=2.453V P3 (7+2.25+2.453+5)/4=4.176 Torniamo a P1 (7+2+P2+P3)/4=3.747: diverso dal valore precedente: iteriamo Dopo qualche iterazione i risultati si stabilizzano P1: (7+2+P2+P3)/4=4.36 P2: (P1+2+3+P4)/4=3.364 P4: (P3+P2+3+5)/4=4.117 P3: (7+P1+P4+5)/4=5.119