LE V.A.T. – La Rianimazione e le cure di fine vita Palazzo d’Accursio 3 aprile 2009 La Rianimazione Nei Centri di Rianimazione vengono accolti d’urgenza pazienti acuti e gravi, affetti dalle più svariate patologie e con una o più funzioni vitali (cardiocircolatoria, respiratoria, cerebrale renale e metabolica) deficitarie, pazienti in imminente pericolo di vita. Presidi salvavita Il Rianimatore, quando accoglie in Reparto un paziente acuto e grave, pone in atto tutti i presidi terapeutici tesi a conservare la vita: l’intubazione tracheale e la ventilazione artificiale; il monitoraggio delle funzioni vitali; l’emodialisi per l’insufficienza renale; la somministrazione di farmaci vasoattivi e cardioattivi ed altri mezzi invasivi (come la contropulsazione aortica) per sostenere la funzione circolatoria Limite delle cure e Rianimazione Come si può arguire, si pongono in essere terapie “eroiche” che, il più delle volte, sortiscono effetti positivi e possono favorire la ripresa del paziente I Risultati della Rianimazione • V’è un’alta percentuale di tale tipologia di pazienti per i quali le tecnologie, le cure intensive e le conoscenze in tema di fisiopatologia, l’organizzazione e l’impegno costante del personale, rappresentano un baluardo (l’unico) all’arresto della gravità clinica, al ripristino delle funzioni vitali deficitarie, in una parola, ci si può avviare o si addiviene alla guarigione I Risultati della Rianimazione Per un’altra aliquota, intorno al lO%-15% dei Rianimandi, l’esito è infausto a più o meno breve scadenza dal ricovero, percentuale considerata più che accettabile dal mondo scientifico internazionale I risultati della Rianimazione • Infine, è da considerare il gruppo di pazienti che restano degenti in Rianimazione per più lungo tempo e per i quali si prospetta una prognosi infausta a distanza, ovverossia una qualità di vita giudicata insufficiente od insoddisfacente Limite delle cure e Rianimazione • E’ proprio, questa, la categoria di pazienti per i quali entra in gioco la problematica del “limite delle cure”; è qui che si insinua la possibilità dell’ “abbandono terapeutico”, è qui che può innescarsi, al contrario, la problematica dell’accanimento terapeutico, è qui che affiora il “progetto dell’eutanasia”, che, anche nel nostro Paese è oggetto di discussione. Accanimento terapeutico Altre volte, però, non si ottengono risultati sperati e attesi: insistere “ad libitum” con tali mezzi che possono definirsi eccezionali, “straordinari” pur di “tenere in vita” il paziente, nonostante una prognosi sicuramente infausta, si cade nell’accanimento terapeutico Accanimento terapeutico • Nel 1995, il Comitato Nazionale per la Bioetica “auspica che si diffonda sempre più nella coscienza civile ed in particolare in quella dei medici la consapevolezza che l’astensione dall’accanimento terapeutico assume un carattere doveroso”. Accanimento terapeutico Congregazione per la Dottrina della Fede: “…nell’imminenza di una morte inevitabile nonostante i mezzi usati, è lecito in coscienza prendere la decisione di rinunciare a trattamenti che procurerebbero un prolungamento precario e penoso della vita, senza tuttavia interrompere le cure normali dovute all’ammalato in simili casi”. Accanimento terapeutico Quindi, evitare l’accanimento terapeutico, non attuare l’abbandono terapeutico Accanimento terapeutico Ed allora, nell’accogliere il paziente acuto e grave, le cure intensive “straordinarie” debbono continuare finchè non si addivenga alla stabilizzazione delle funzioni vitali, ma debbono essere sospese se ciò non si realizza Abbandono terapeutico Ma, nel limitare o nello sospendere le cure intensive, non si deve realizzare “1’ abbandono terapeutico”; Abbandono terapeutico si deve passare quindi all’attuazione di “cure ordinarie o proporzionate”, rappresentate dalla sedazione, dall’analgesia, dalla nutrizione ed idratazione, dalle cure igieniche, dalla prevenzione delle piaghe da decubito, si da elidere la sofferenza fisica e psicologica del paziente Massima intensità di cure (“cure straordinarie”) Riduzione selettiva delle cure e dei “devices” PAZIENTE ACUTO E GRAVE DEGENZA STABILIZZAZIONE CLINICA Verifica dell’efficacia (“cure straordinarie”) CRONICIZZAZIONE “Cure ordinarie”: IDRATAZIONE ALIMENTAZIONE CURE IGIENICHE Nelle Rianimazioni italiane si attua l’eutanasia” E’ falso!!! Si confonde: Limitazione delle Cure Gesto attivo eutanasico Evita: •ABBANDONO TERAPEUTICO •ACCANIMENTO TERAPEUTICO PROFESSIONALE del RIANIMATORE Impedire la morte Consentire la morte Non provocare la morte Eutanasia Atto medico attivo o passivo che “accelera” la fine della vita, atto non contemplato nel codice deontologico, atto certamente vietato sotto l’aspetto religioso. Eutanasia Nel cosiddetto “mondo occidentale” il suicidio assistito è stato legalizzato negli Stati Uniti d’America nello stato dell’Oregon ed in Europa in Belgio e Olanda; recentemente anche nello stato di Washington (USA). Né accanimento Né abbandono Né eutanasia S.L.A. Stato Neurovegetativo Permanente Laici Politici Cattolici Testamento di vita Direttive anticipate Medici Volontà anticipate Testamento biologico “Living will” Moralisti Filosofi Eticisti Sociologi Morte cerebrale pazienti colpiti da lesioni encefaliche (a genesi emorragica o traumatica) e sottoposti a terapie rianimatorie, Quando queste lesioni sono tali da determinare la “distruzione” anatomica totale dell’encefalo, con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni cerebrali, solo allora si deve interrompere la ventilazione meccanica, come da decreto del Ministero della Sanità Morte cerebrale La certificazione di morte cerebrale è demandata ad una Commissione (rianimatore, neurologo, medico-legale) che, durante il periodo di osservazione, accerta l’avvenuta morte attraverso specifiche ed accurate modalità clinicostrumentali, tese a dare assoluta certezza dell’exitus Morte cerebrale • E se prima di “staccare la spina” (del respiratore) si registrano condizioni per addivenire alla donazione degli organi (idoneità del donatore, mancata opposizione al prelievo da parte degli aventi diritto), è l’unica situazione nella quale dalla morte si può dare vita ai pazienti in lista di attesa di un trapianto