Scienza delle Finanze Redistribuzione

Scienza delle Finanze
Redistribuzione
Romilda Rizzo
Scienza delle finanze
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Il possibile ruolo dello Stato:
L’equità
Se la distribuzione della ricchezza in un’economia di mercato non è quella
desiderata, lo Stato può intervenire cambiandola.
In realtà, l'attività del settore pubblico implica sempre una redistribuzione
in quanto non coincidono benefici marginali della spesa con il
prezzo/imposta pagato dal contribuente, dal momento che la spesa è
prevalentemente finanziata dal sistema tributario generale.
L'attività redistributiva si esplica sia attraverso la spesa sociale (per beni e
servizi e, soprattutto per trasferimenti) che attraverso le imposte
(patrimoniali e progressive).
Il tema della redistribuzione può essere studiato sotto il profilo positivo e
sotto quello normativo
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La disuguaglianza
• Quale variabile economica (reddito o consumo) è più adatta a rappresentare il
benessere degli individui?
– Il consumo non è soggetto alle fluttuazioni di breve periodo del reddito ed è anche
meno influenzato dal ciclo di vita. E’ più stabile del reddito.
– Il consumo riflette non solo le concrete opportunità di spesa ma anche le preferenze.
– La scelta tra consumo e reddito dipende anche dalla disponibilità dei dati
– Se si considera il reddito lordo non si tiene conto degli effetti redistributivi delle
imposte
• Quale unità di analisi (famiglia o individuo) è più appropriata?
– La famiglia è preferibile in quanto punto di riferimento del benessere individuale; il
riferimento al singolo individuo comporterebbe l’attribuzione di reddito a nullo a
soggetti (casalinghe, bambini) che godono di benessere a livello familiare.
– Definire l’aggregato famiglia
• Quali criteri consentono di rendere omogenei i confronti tra famiglie con
diverse caratteristiche socio-demografiche?
– La scala di equivalenza è un insieme di coefficienti che consente di confrontare il
benessere di famiglie non omogenee (componenti, figli minori, portatori handicap).
– In Italia è utilizzato l’ISE (Indicatore della Situazione Economica)
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Misure di disuguaglianza
• Una delle più antiche misure di disuguaglianza è la curva di Lorenz che
individua la quota del reddito totale posseduta da frazioni (decili) cumulate della
popolazione, ordinata per livelli non decrescenti di reddito.
– Se i redditi sono distribuiti in parti uguali la curva di Lorenz coincide con la retta di
equiripartizione; all’opposto, se tutto il reddito è posseduto da un solo individuo la
curva di Lorenz assume un andamento ad angolo retto, coincidente con l’asse
orizzontale.
– La curva di Lorenz rappresenta un ordinamento incompleto: se due curve si
intersecano non si può dire quale delle due rappresenti una distribuzione più o meno
diseguale.
• Per ottenere un ordinamento completo tra distribuzioni in termini di maggiore o
minore disuguaglianza si fa ricorso a indici sintetici.
• L’indice di Gini misura la disuguaglianza di una distribuzione e ha valori tra 0
(equidistribuzione) e 1 (massima disuguaglianza).
– Graficamente, in termini della curva di Lorenz equivale al rapporto tra l’area
compresa tra la retta a 45° e la curva di Lorenz e l’area del triangolo sottesa alla retta
a 45°
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La povertà: definizioni e misura
• La misura della povertà presuppone l’identificazione dei poveri.
• Il riconoscimento di tale condizione si basa sulla fissazione di una
linea della povertà, cioè una linea di demarcazione tra chi è povero
e chi non lo è.
• Come si definisce la povertà?
– Povertà relativa: si misurano le risorse economiche di ognuno in relazione a
quelle possedute dagli altri. La soglia di povertà è fissata in relazione ad un
indice di posizione (media o mediana) della distribuzione dei consumi o dei
redditi familiari.
• Il concetto di povertà relativa può confondersi con la nozione di disuguaglianza
• La povertà relativa è influenzata dal ciclo economico; per esempio, in recessione
l’indice rimane invariato anche se coloro che sono sotto la soglia stanno peggio.
– Povertà assoluta: si basa sull’individuazione di un paniere di beni e servzi
essenziali che garantisce il soddisfacimento di bisogni minimi. Il valore del
paniere individua la linea della povertà assoluta.
• La nozione di povertà assoluta è utilizzata dagli organismi internazionali,
possiede un carattere di oggettività e non è influenzata dal ciclo economico
• E’ difficile definire in modo non ambiguo nelle sociaetà industrializzate il
concetto di sussistenza.
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Tabella 7.1: Evoluzione della povertà in alcuni paesi: l’indice di Gini
Cap. 7, p. 92 del libro di testo
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Analisi positiva
L’ analisi positiva studia in quale direzione e misura la
finanza pubblica modifica la distribuzione dei redditi operata
dal mercato
• La distribuzione dei redditi è determinata dalla combinazione di due
elementi:
– La disponibilità individuale dei fattori, il capitale umano e il capitale
materiale;
– I prezzi unitari che gli individui riescono ad ottenere per la vendita dei
servizi del loro capitale
• La distribuzione del capitale materiale è determinata dalle condizioni
familiari e sociali; la capacità di lavoro di un individuo dipende dalle sue
doti innate, dalle capacità acquisite con l’istruzione (e con le prestazioni
sanitarie) e dalle sue preferenze
• Le remunerazioni unitarie dei fattori produttivi in un mercato non
concorrenziale non dipendono solo dalla produttività marginale ma anche
da fattori quali sesso, età, condizione sociale.
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Politiche correttive
• Per correggere la distribuzione si può intervenire sia sulla proprietà
dei fattori che sulla remunerazione dei fattori
• Gli interventi sul capitale materiale si esplicano attraverso le
imposte sui patrimoni, quelli sul capitale umano prevalentemente
con la spesa per l’istruzione e la sanità.
• Gli interventi sulla remunerazione dei fattori avvengono con le
imposte progressive e mediante trasferimenti (per esempio con
assegni familiari, sussidi di disoccupazione).
• Lo "stato assistenziale” attenua le conseguenze della distribuzione
diseguale ma non ne rimuove le cause, tranne che con gli interventi
a favore del capitale umano.
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ANALISI NORMATIVA
• L’analisi normativa esamina i criteri per
valutare la distribuzione dei redditi
esistente in termini di equità e quali
interventi redistributivi adottare.
• Diverse formulazioni della funzione di
benessere sociale.
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Teoria utilitarista
•
L’economia del benessere assume che il benessere della società dipenda dal benessere degli
individui che la compongono.
•
La funzione del benessere sociale utilitarista è funzione delle utilità individuali
W = F ( U1, U2,….Un)
•
l'obiettivo dello Stato è la massimizzazione dell'utilità totale della collettività
•
Supponiamo che
•
Il benessere è dato dalla somma delle utilità degli individui. La funzione del benessere sociale
additiva indica che la società non ha preferenze per quanto riguarda la distribuzione
dell’utilità tra i diversi individui.
•
•
•
Se l'utilità marginale del reddito e’ decrescente;
se tutti gli individui hanno le medesime funzioni di utilità che dipendono solo dal reddito;
se la quantità totale di reddito è fissa,
W = U1 + U2 +….Un
Lo stato dovrebbe redistribuire il reddito in modo
da conseguire l'uguaglianza
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Distribuzione ottima del reddito
Figura 7.1: Modello dell’ottima distribuzione del reddito
Cap. 7, p. 96 del libro di testo
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Critiche
• L’ipotesi che l’utilità marginale del reddito sia decrescente è
irrealistica
• L’ipotesi che gli individui abbiano la medesima utilità è
arbitraria: se le funzioni di utilità sono diverse la
massimizzazione dell'utilità complessiva richiede una diversa
distribuzione del reddito.
– L’ipotesi potrebbe essere interpretata come prescrizione
etica: nel disegnare la propria politica redistributiva lo Stato
dovrebbe operare come se i cittadini avessero la medesima
funzione di utilità.
• La quantità di risorse non e’ data ma può diminuire se
l'eccessivo onere tributario scoraggia l'attività produttiva
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Il criterio del maximin
Rawls assume che gli individui nella situazione iniziale, quando cioè
sono avvolti da un “velo di ignoranza” e non sanno quale sarà il
loro status sociale, manifestino avversione al rischio infinita e
scelgano una funzione del benessere sociale basata sul criterio del
maximin, in quanto rappresenta una forma di assicurazione contro
gli esiti più disastrosi.
W = minimo ( U1, U2,….Un)
Il benessere sociale dipende dall’utilità dell’individuo che sta peggio
di tutti
bisogna perseguire la perfetta uguaglianza nella
distribuzione del reddito anche accettando le disparità che servono
a migliorare l’utilità di chi sta peggio.
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Redistribuzione Pareto-efficiente
• La redistribuzione di stampo utilitarista o secondo il criterio del maximin non
comporta un miglioramento paretiano.
• Un tentativo di rendere compatibile la redistribuzione con l'ottimalità paretiana è
basato sulla interdipendenza delle funzioni di utilita’ (Hochman / Rodgers).
– L’utilità delle persone ricche non dipende solo dal loro reddito ma anche dal
reddito dei più poveri
una redistribuzione del reddito può comportare
un miglioramento paretiano.
• Il problema della redistribuzione è riconducibile al concetto di esternalità.
– L’utilità delle persone ricche può dipendere anche dal fatto che i più poveri
consumino specifici servizi (redistribuzione in natura)
• La redistribuzione può essere considerata un bene pubblico: il livello di
disuguaglianza all’interno della società influisce sull’utilità di tutti i cittadini ma
è necessaria la coercizione dello Stato per imporre la redistribuzione.
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Come redistribuire?
Lo Stato può effettuare interventi
redistributivi sia attraverso politiche di
spesa (v. lezioni 7 e 8) che attraverso lo
strumento tributario (v. lezione 11 e 12)
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Trasferimenti in natura vs/ trasferimenti finanziari
•
I programmi di spesa pubblica prevedono sia la fornitura di beni e servizi (trasferimenti
in natura) che trasferimenti in denaro.
•
In alcuni casi la scelta tra l’uno o l’altro strumento è determinata dalla natura stessa del
programma di spesa (per es. pensioni, indennità di disoccupazione).
•
Negli altri casi:
– In generale, in base al principio che ciascuno è il miglior giudice dei propri interessi
è preferibile il trasferimento monetario (v. figura 7.2);
– Un risultato diverso si produce se il sistema di preferenze dell’individuo è tale da
spingerlo a desiderare comunque un elevato livello di consumo del bene fornito
dallo stato (v. figura 7.3).
•
I trasferimenti in natura comportano elevati costi amministrativi e possono dipendere da
atteggiamenti paternalistici e dal desiderio di realizzare l’egualitarismo dei beni.
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Un trasferimento in natura determina un livello di utilità
inferiore di un trasferimento monetario
Figura 7.2: Un trasferimento in natura determina un livello di
utilità inferiore di un trasferimento in contanti
Cap. 7, p. 102 del libro di testo
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Un trasferimento in natura determina un livello di utilità
uguale a quello di un trasferimento monetario
Figura 7.3: Un trasferimento in natura può anche determinare
lo stesso livello di utilità di un trasferimento in contanti
Cap. 7, p. 103 del libro di testo
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