Teoria della tettonica delle placche Che la crosta terrestre non fosse «statica», ma in evoluzione è un’idea abbastanza recente. Nel XIX secolo geologi come Lyell, Clarence studiano i processi di orogenesi, erosione individuando il fenomeno dell’ Isostasia (movimenti verticali della crosta). Tuttavia la vera idea una “Terra mobile” (anche in orizzontale) nasce intorno al 1910 ad opera di Wegener teorizzando la “deriva dei continenti” (1915) Ad oggi tale teoria è cornferma da tre tipi di prova: La concordanza delle coste atlantiche: “incastro” tra Africa occidentale ed america sud-orientale sia per forma [già evidenziata nel ‘600 da Francis Bacon] che per struttura e composizione rocciosa. Lo studio dei paleoclimi: circa 200/250 milioni di anni fa, nelle due coste, c’era lo stesso clima caldo umico. Lo studio dei paleomagnetismi: Le anomalie magnetiche del ferro in rocce datate 200/250 milioni di anni, porta ad ammettere una relativa differente posizione Basandosi sulle prove sopradette, Wegner ipotizzò l’esistenza, 200/250 milioni di anni fa, di un unico supercontinente: la PANGEA, frammentatasi, poi, negli attuali continenti alla deriva. Le “zattere galleggianti” Secondo Wegener, le aree continentali sarebbero zattere galleggianti alla “deriva” sulle aree sottostanti aventi densità più alta. Wegener definiva sial le aree continentali (da Si e Al, elementi più presenti nelle rocce continentali) e sima il materiale sottostante più denso (Si e Mg) che affiorava nei fondali oceanici e che, a suo parere, costituiva un involucro continuo. Il meccanismo della deriva Secondo Wegener, la deriva sarebbe causata dal moto di rotazione della Terra. la differente inerzia, dovuta alla diversa densità di crosta e mantello, permetterebbe velocità di rotazione non uguali. Tale velocità differenziale causerebbe l’apparente «scorrimento» del sial sul sima. Il lavoro di Wegener risultò interessante, ma la sua spiegazione sulle cause e sul meccanismo del suo venne considerato poco convincente: Lo scorrimento avverebbe secondo versi prevedibili, mentre la deriva dei continenti sembra causata da moti «casuali» Le scoperte degli anni Sessanta Grazie a nuovi strumenti e ad avanzate tecniche d’indagine, fu possibile studiare in maniera innovativa i fondali oceanici. Ci si accorse che il fondo degli oceani non è stabile ma in continua evoluzione: la crosta oceanica, si forma e si distrugge in continuazione. L’idea del fondale in evoluzione nasce proprio dallo studio di due tipi di formazioni geologiche nei fondali marini: • Le dorsali oceaniche • Le fosse oceaniche (o fosse di subduzione) Dorsali e Fosse di subduzione Si evidenziò da subito, inoltre, che le dorsali non hanno una struttura paragonabile alle catene montuose continentali: • Sono un’ampia fascia di crosta oceanica larga dai 1000 ai 4000 Km che si inarca verso l’alto (Può raggiungere i 3000m) • Tale fascia è quasi ovunque segnata da un solco longitudinale largo qualche decina di Km e profondo 2000-3000m, tale solco è detto rift valley, e da numerosi solchi trasversali a distanza pressochè uguali (faglie trascorrenti). • Complessivamente, le dorsali, in lunghezza si estendono per circa 40000km • Sono sedi di intensa attività sismica. Oltre che vulcanica. La struttura delle dorsali oceaniche Espansione dei fondali Negli ‘60 del secolo scorso, Hess osservò che il fondale oceanico si muove allontanandosi dai due lati della dorsale. Ciò fu spiegato con la dimostrazione della risalita di magma femico dalla rift valley e dai solchi trasversali. L’osservazione fu confermata da diverse prove Dho… ho capito! Le placche si spostano perché il fondale marino si espande! È proprio così papi ed eccoti le prove… Il fondale ha varie età • Gli studi sulle dorsali hanno rivelato che lo strato di sedimenti che ricopre il fondo oceanico aumenta gradualmente di spessore allontanandosi dalla dorsale. Questo dato suggerisce che il fondo oceanico sia più vecchio ai margini (dove si accumula più materiale sedimentario) e più giovane al centro • Tale ipotesi è confermata anche dalle datazioni paleontologiche dei sedimenti. Il fondale ha varie temperature Più caldo in vicinanza delle dorsali, allontanandosi via via si raffredda. Anche questo è un indizio di «movimento» di espansione La prova indipendente Gli ultimi dubbi sulla correttezza del meccanismo di espansione dei fondali oceanici come base per spiegare la dinamica delle placche fu apportate dal paleomagnetismo. Studiando il campo magnetico residuo nelle rocce contenenti materiali ferrosi dei fondali degli oceani, sono state rilevate anomalie positive e negative. Sono spiegabili ammettendo i cambiamenti, nel tempo, del magnetismo terrestre (inversioni periodiche di polarità) Una volta mappate, le anomalie producono una figura a bande parallele alternate. Le bande paleomagnetiche La causa dell’alternarsi anomalie magnetiche alternate è da ricercarsi nelle inversioni del campo magnetico terrestre. • Il materiale lavico ferroso, solidificando, assume un orientamento dettato dal magnetismo terrestre del momento e lo manterrà invariato nel tempo. • Se, poi, il campo magnetico terrestre varia (ad esempio si inverte) la successiva eruzione porterà a formazione di nuovo fondale con magnetismo differente (ad esempio invertito) rispetto al precedente. • Riscontrare quindi bande parallele ai due lati del rift con differenti anomalie magnetiche indica che il fondale si è indiscutibilmente formato (e si sta ancora formando) in tempi diversi. Tutto ciò è noto come prova indipendente Spiegazione della “Deriva” • Le colate di lava, fuoriuscendo, scendono dal rilievo della dorsale nella piana abissale dove, solidificando, formano la crosta oceanica che ricopre i fondali degli oceani. • Nel tempo, le colate più giovani spingono lontano dalla dorsale i prodotti delle colate più antiche causando l’Espansione del fondale stesso. • I fondali che si espandono, partendo dalla dorsale, si dirigono verso i continenti che, a causa della loro spinta, vanno alla “deriva”. Come è possibile però?! Scusa Lisa se fosse così allora il fondale marino e la Terra si espanderebbero all’infinito? DHO! No papi perché ci sono le fosse di subduzione! Le fosse di subduzione I fondali oceanici presentano anche le così dette fosse di subduzione • Una fossa è una depressione del fondale oceanico relativamente stretta ma molto profonda (anche più di 10.000 metri). • Man mano che la crosta oceanica si allontana dalla dorsale essa diviene sempre più fredda e più pesante e ciò causa la sua discesa in profondità nella fossa che così si viene a formare • In queste strutture, quindi, il fondale oceanico tende a sprofondare (movimento di subduzione) cosa che ne causa la sua rifusione a causa dell’aumento di pressione e temperatura. Subduzione Piano di Benioff Il piano di subduzione prende il nome di piano di Benioff e può avere inclinazione compresa tra 30° e 60°. Il processo di subduzione avviene con velocità variabile, da pochi millimetri a una decina di centimetri l'anno. La crosta oceanica, continuamente formata ai lati delle dorsali viene, quindi, continuamente distrutta a livello dei margini di subduzione. Conseguenze del processo di subduzione La subduzione implica importanti conseguenze: – Sismicità: il sottoscorrimento di una placca in un’altra causa enormi attriti che determinano terremoti (le regioni vicine alle fosse di subduzione sono altamente sismiche) – Vulcanesimo: il materiale in fusione risale sotto forma di magma e ciò provoca la comparsa di archi vulcanici o isole vulcaniche Archi vulcanici Se la fossa fiancheggia il margine di un continente lungo questo margine si innalza una catena di vulcani che individua un arco vulcanico (es. Ande parallele alla fossa del Perù-Cile) Isole vulcaniche Se la fossa si sviluppa in pieno oceano si forma, parallelamente, una arco di isole vulcaniche (es. isole Marianne lungo l’omonima fossa) 1 km (Faglia di San Andreas) • Lungo le dorsali oceaniche il magma non fuoriesce nello stesso tempo e neanche alla stessa velocità • Contemporaneamente, quindi, alcune zone sono attive, con formazione di nuova crosta oceanica, mentre altre inattive. • Questa disomogeneità nella dinamica dei fondali, causa la formazione di numerose fratture su tutta la crosta: Le faglie trasformi. Le faglie Le placche Tettonica a zolle La presenza di dorsali oceaniche, fosse di subduzione e faglie trasformi dividono tutta la litosfera in placche (circa 20 delle quali 6 molto grandi) La teoria della tettonica a zolle sostanzialmente afferma che la crosta terrestre è suddivisa in zolle le quali, spostate dall’espansione dei fondali oceanici, si avvicinandosi e allontanano provocando la formazione di rilievi (catene montuose) e depressioni (oceani) accompagnati da eventi drastici: fenomeni sismici (terremoti e tsunami) e fenomeni vulcanici. Il motore della dinamica terrestre costituito dai moti convettivi dei vari strati interni in particolare del mantello I moti convettivi del mantello • La masse calde profonde, tendono a salire verso la superficie spostando verso il basso il materiale meno caldo, formando, in questo modo, grandi correnti convettive organizzate in celle cilindriche. • Quando una corrente convettiva raggiunge la crosta, la solleva. La crosta sollevata si assottiglia fino a fessurarsi lasciando fluire verso l'esterno il magma. Il magma che giunge all'esterno si raffredda e consolidandosi chiude la fessura. Le celle convettive IL meccanismo relativo alla crosta si deve a masse rocciose fuse che, a livello delle dorsali, si solidificano. Una volta giunte sui fondali marini, migrano su di essi, sprofondano nelle fosse di subduzione, tornano a fondersi e riemergono a livello delle dorsali. • 1 km • (Faglia di San Andreas) • Le faglie Lungo le dorsali oceaniche il magma non fuoriesce nello stesso tempo ed alla stessa velocità Questo determina il fatto che, mentre in una certa zona della dorsale esso causa la formazione di nuova crosta oceanica in un’altra si ha un periodo di stasi Per accomodare gli sforzi generati da diseguali velocità di espansione dei fondali si formano, lungo la dorsale e trasversalmente ad essa, delle fratture dette faglie trasformi (famosa quella di S. Andrea dove la zolla pacifica scivola lungo la zolla americana alla velocità di circa 5 cm all’anno)