Piano ISS Insegnare Scienze Sperimentali 4° Presidio Territoriale GRUPPO: “Terra-Universo” TEMA: ”Viaggio Nel Sistema Solare” ATTIVITÀ: ”Viaggio Nelle Meraviglie Delle Litosfere Planetarie” CLASSE: 1° I DOCENTE: Sabba Filomena A.S. 2006/2007 INTRODUZIONE: Con questo lavoro si vuole privilegiare l’attenzione dell’alunno sul significato delle materie scientifiche e della loro natura sperimentale. Il laboratorio deve diventare il luogo privilegiato della verifica ,delle leggi e dell’addestramento al metodo sperimentale. La costruzione di una conoscenza scientifica, l’esplorazione della fenomenologia,la progettazione e la costruzione di modelli,gli permettono di sviluppare un pensiero critico. OBIETTIVI COGNITIVI GENERALI: -Acquisire e utilizzare il metodo scientifico come strumento di lavoro e di interpretazione della realtà. -Realizzare percorsi formativi trasversali d’apprendimento,utilizzando le conoscenze acquisite in situazioni differenti. -Acquisire le capacità di ricerca,approfondimento e valutazione critica delle informazioni. -capacità di utilizzare gli strumenti necessari. OBIETTIVI COMPORTAMENTALI: -Capacità di collaborare produttivamente. -Rispetto degli impegni assunti e delle loro scadenze. -Capacità di valutare e di autovalutarsi. OBIETTIVI SPECIFICI: -Approfondimento delle tematiche relative . -Conoscere il Sistema Solare. -Conoscere il significato delle tre leggi di keplero e della legge della gravitazione universale. -Conoscere le principali caratteristiche dei pianeti terrestri del sistema solare. -Saper elencare i pianeti separandoli in terrestri e gioviani,orinandoli e visualizzandoli con un modello in scala in base alle loro dimensioni e alle loro distanze. -Ipotizzare quali luoghi del sistema solare potrebbero ospitare forme di vita extraterrestre. CONTENUTI: -Il nostro indirizzo nell’UNIVERSO. -In giostra intorno al sole. -Prospetto del Sistema Solare . -Definizione di pianeta. -Caratteristiche chimiche e fisiche dei pianeti di tipo terrestre: Mercurio,Venere,Terra,Marte. -Tabelle di comparazione per quanto riguarda:rotazione,rivoluzione,distanza dal sole ecc… -Comparazione delle % degli elementi chimici del corpo umano e quelle degli elementi presenti nei pianeti. -Composizione stratigrafica. -Brainstorming. METODOLOGIA: Si adotterà la metodologia della ricerca nelle sue tre fasi fondamentali:preventiva,programmatica ed operativa e nella duplice valenza di metodo e di obiettivo finale. Si prevedono varietà di situazioni differenti di apprendimento e organizzazione flessibile. Integrare lo stile trasmissivo con uno stile partecipativo sperimentale(Cooperative learning-lavoro di gruppo). VERIFICHE E VALUTAZIONE: Le verifiche terranno conto delle caratteristiche dei singoli allievi e nella valutazione si terrà conto dei progressi compiuti rispetto all’apprendimento e alla motivazione. Mercurio Similmente alla Luna, il suolo mercuriano è ampiamente craterizzato a causa dei numerosi impatti di asteroidi che hanno contrassegnato il suo passato e presenta bacini riempiti da vecchie colate laviche, ancora evidenti a causa della mancanza quasi assoluta di un'atmosfera. Alcuni crateri sono circondati da raggi. Si esclude la presenza sul pianeta di placche tettoniche. La superficie di Mercurio presenta infine dei corrugamenti e delle faglie che attraversano il bordo dei crateri: queste ultime sono state probabilmente provocate dalla contrazione della crosta. Litosfera di mercurio La densità di Mercurio, pari a 5,43 kg/dm³, è molto vicina a quella terrestre. Questo lascia supporre che, la struttura interna del pianeta sia piú vicina a quella della Terra, con un nucleo particolarmente massiccio (fino all'80% del raggio mercuriano) formato da elementi pesanti. Ricerche hanno confermato l'idea di una frazione liquida nel nucleo di ferro-nichel. È quindi possibile distinguere un nucleo interno solido ed un nucleo esterno liquido. Il mantenimento di un nucleo liquido per miliardi di anni richiede la presenza di un elemento più leggero, come lo zolfo, che ne abbassi la temperatura di fusione dei materiali. L'idea che il nucleo di Mercurio potesse essere liquido era già stata avanzata per spiegare la presenza di un debole campo magnetico attorno al pianeta. Il campo rimane comunque difficilmente spiegabile, date le piccole dimensioni di Mercurio e la sua moderata velocità di rotazione. Si suppone che il nucleo sia circondato da un mantello e da una spessa crosta. Venere La superficie citerea ha una struttura molto complessa, e presenta per il 60% pianure ondulate tagliate da valli lunghe migliaia di chilometri. È composta principalmente di rocce basaltiche. Il pianeta ha due vasti altipiani simili a continenti. Quello settentrionale è chiamato Ishtar Terra, dove sono presenti le montagne più alte di Venere: i monti Maxwell (alti 11000 m). Quello meridionale è chiamato Aphrodite Terra. Litosfera di Venere Si ritiene comunemente che la struttura interna di Venere coincida con quella della Terra; la crosta dovrebbe essere più robusta e quindi resistere meglio alle sollecitazioni causate dalle correnti convettive del mantello. Il nucleo ferroso dovrebbe misurare circa 3000 km di raggio; ciononostante, forse a causa della ridottissima velocità di rotazione, è completamente assente un campo magnetico. Terra La Terra e' suddivisa in diversi strati, ciascuno dei quali con proprieta' chimiche e fisiche diverse. Dall'interno alla superficie, distinguiamo: il nucleo, il mantello e la crosta. Dal punto di vista della sua composizione chimica, il pianeta e' dominato dal ferro (34,6 %) e dall'ossigeno (29,5 %), seguiti dal silicio (15,2 %), dal magnesio (12,7 %) e dal nichel (2,4 %). Tutti gli altri elementi non superano il 5 %. Litosfera terrestre La crosta terrestre e' per lo più composta da quarzo (biossido di silicio) e altri silicati come il feldspato. Il suo spessore medio e' di 40 Km, ma varia da 5 Km al di sotto delle fosse oceaniche fino ai 50 Km in corrispondenza delle catene montuose. La densità media della crosta e' pari a 2,8, ed essa rappresenta l'1 % della massa terrestre. A differenza di quella degli altri pianeti, la crosta terrestre e' suddivisa in grandi lamine o zolle che fluttuano sulla superficie del mantello. La teoria che descrive il loro moto prende il nome di "tettonica a zolle". Essa ha spiegato la formazione della struttura attuale dei continenti; nel quadro di questa teoria, inoltre, si possono spiegare fenomeni come i terremoti e il vulcanismo terrestre. Marte La maggior parte dell'emisfero meridionale di Marte è costituita da un unico, vasto altipiano che presenta molti crateri da impatto. L'attività vulcanica è stata molto intensa sul pianeta, come testimonia la presenza di imponenti vulcani. Il maggiore di essi è il Monte Olimpo, che, con una base di 600 km e un'elevazione pari a circa 24 km rispetto alle pianure circostanti, è il maggior vulcano del sistema solare. Esso è molto simile ai vulcani a scudo delle isole Hawaii, originatisi dall'emissione per lunghissimi tempi di lava molto fluida. Un gigantesco canyon, lungo 5000 km, largo 500 km e profondo 5/6 km attraversa il pianeta all'altezza dell'equatore e prende il nome di Valles Marineris. Litosfera di marte Il nucleo di Marte, di ferro e solfuro di ferro, si estende probabilmente per un raggio di circa 1600-1700 km; è sormontato da un mantello più denso di quello terrestre e da una spessa crosta. Molto probabilmente il nucleo non è liquido; di conseguenza Marte non presenta un campo magnetico apprezzabile né attività geologica di rilievo. E’ un corpo celeste che orbita attorno ad una stella (ma che non produce energia tramite fusione nucleare, ovvero non è esso stesso una stella), la cui massa è sufficiente a conferirgli una forma sferoidale e la cui fascia orbitale è priva di eventuali corpi di dimensioni confrontabili o superiori. Scheda 1 - Rappresentazione in scala delle dimensioni dei pianeti di tipo terrestre del S.S. visualizzando il moto di rotazione intorno al proprio asse e di rivoluzione intorno al sole - (in classe) Scopo dell’esperienza Riuscire a visualizzare in maniera concreta i rapporti tra le dimensioni dei pianeti del S.S., per mettere in evidenza che esistono pianeti più piccoli della Terra e pianeti molto più grandi. Materiale occorrente Un libro di astronomia con fotografie a colori dei pianeti, fogli da disegno (anche grandi), colori (matite, acquerelli o pennarelli a punta grossa),tondino di ferro, cuscinetti a sfera, tubo di ferro, piastra di ferro, pannello di legno (mdf), sfere di polistirolo, sfera di plastica, portalampada e lampada, motorini, potenziometri, filo elettrico, interruttori, bomboletta spray, batterie, tappi antiscivolo, perni con dadi. Descrizione dell’esperienza L'esperienza è stata descritta in classe dalla docente a tutti gli alunni ed è stata realizzata dagli alunni Calò Antonio e della Corte Francesco. Gli alunni hanno calcolato le dimensioni in scala dei pianeti terrestri utilizzando le proporzioni, una volta fissato un riferimento (per esempio il raggio della Terra), l'unico che non è in scala è il Sole. PIANETA RAGGIO Mercurio 4880 km Venere 12,104 km Terra Marte DISTANZA 1cm 57,9 m km 12 cm 2,5 cm 108,2 m km 21 cm 12760 km 2,5 cm 149,6 m km 30 cm 6787 km 1,2 cm 227,9 m km 90 cm Il Sole è fuori scala ed è 10 volte il diametro di Giove. Diversi momenti della costruzione del tellurio Scheda 2 - Rappresentazione in scala delle dimensioni dei pianeti del S.S. - (in classe) Scopo dell’esperienza Riuscire a visualizzare tramite un modellino in maniera concreta i rapporti tra le dimensioni dei pianeti del S.S., per mettere in evidenza che esistono pianeti più piccoli della Terra e pianeti molto più grandi. Materiale occorrente Un libro di astronomia con fotografie a colori dei pianeti, internet, colori (matite, acquerelli o pennarelli a punta grossa), sfere di polistirolo, colla vinilica, carta da giornale, tondino di ferro, fascia di legno. Descrizione dell’esperienza L'esperienza è stata descritta in classe dalla docente a tutti gli alunni ed è stata realizzata dagli alunni Franciosa Giovanni e Cannalire Giuseppe. Gli alunni hanno calcolato le dimensioni e la distanza in scala dei pianeti del S.S. utilizzando le proporzioni, una volta fissato un riferimento (per esempio il raggio della Terra), l'unico che non è in scala è il Sole. Scala delle dimensioni e delle distanze utilizzate per costruire il S.S. in miniatura PIANETA DIAMETRO DISTANZA Mercurio 4880 km Venere 12,104 km 2,5 cm 108,2 m km 3,5 cm Terra 12760 km 2,5 cm 149,6 m km 5 cm Marte 6787 km 1,2 cm 227,9 m km 15 cm Giove 142,800 km 30 cm 778,3 m km 25 cm Saturno 120000 km 25 cm 1427 m km 50 cm Urano 51800 km 10 cm 2869,6 m km 100 cm Nettuno 49500 km 10 cm 4496 m km 150 cm Plutone 3000 km 0,8 cm 5900 m km 200 cm 1cm 57,9 m km 2 cm Il sole è fuori scala ed è 10 volte il diametro di Giove. Alcuni momenti della costruzione del modellino Scheda 3 - Rappresentazione in scala delle dimensioni dei pianeti del Sistema Solare tramite cartelloni(in classe) Scopo dell’esperienza Riuscire a visualizzare in maniera concreta i rapporti tra le dimensioni dei pianeti del Sistema Solare, per mettere in evidenza che esistono pianeti più piccoli della Terra e pianeti molto più grandi. Materiale occorrente Un libro di astronomia con fotografie a colori dei pianeti, internet, fogli da disegno (anche grandi), colori (matite, acquerelli o pennarelli a punta grossa), compasso. Descrizione dell’esperienza L'esperienza è stata descritta in classe dalla docente a tutti gli alunni ed è stata realizzata dagli alunni Fedele Federico, Caiazzo Lorenzo, Marinotti Antonio, Galiano Emiliano. Gli alunni hanno calcolato le dimensioni in scala dei pianeti terrestri utilizzando le proporzioni, una volta fissato un riferimento (per esempio il raggio della Terra), l'unico che non è in scala è il Sole. Alcuni momenti della realizzazione del cartellone Scheda 4 – Rappresentazione stratigrafica dei pianeti del Sistema Solare - (in classe) Scopo dell’esperienza Riuscire a visualizzare in maniera concreta le differenze interne dei pianeti del Sistema Solare, e soprattutto le differenze delle litosfere. Materiale occorrente Un libro di astronomia con fotografie a colori degli spaccati dei pianeti terrestri, internet, colori (gessetti colorati),acquari, sale. Descrizione dell’esperienza L'esperienza è stata descritta in classe dalla docente a tutti gli alunni ed è stata realizzata dagli alunni Torroni Angelo, Gatti Tommaso e Lanza Roberto. Diversi momenti della realizzazione della stratigrafia Attività: VIAGGIO NELLE MERAVIGLIE DELLE LITOSFERE PLANETARIE Classe: 1° I (25 alunni) Luogo: I.T.I.S. “E. Fermi” Francavilla Fontana Tempi: Aprile-Maggio Modalità di svolgimento, metodologia: si adotterà la metodologia della ricerca nelle sue tre fasi fondamentali:preventiva,programmatica ed operativa e nella duplice valenza di metodo e di obiettivo finale. Si prevedono varietà di situazioni differenti di apprendimento e organizzazione flessibile. Integrare lo stile trasmissivo con uno stile partecipativo sperimentale(Cooperative learninglavoro di gruppo). Interesse: L’attività è stata : 0% 20% 40% Non motivante 0% Poco motivante 20% Motivante 40% Molto motivante 40% 40% Disponibilità al lavoro cooperativo: L’attività è stata : Non stimolante 0% Poco stimolante 30% Stimolante 30% Molto stimolante 40% 0% 30% 40% Osservazione guidata: L’attività è stata : Non efficace 0% Poco efficace 30% 30% Efficace 30% Molto efficace 40% Con questo progetto ho utilizzato un metodo soprattutto basato sulla ricerca e l’operatività. In questo modo l’apprendimento è avvenuto per contatto immediato con il fenomeno e per riflessione sullo stesso. Questo è stato un mediatore privilegiato per l’insegnamento delle scienze, soprattutto per adolescenti che non hanno ancora acquisito una grande capacità di astrazione e quindi amano restare legati ai fatti concreti e percepibili con i sensi. Mi sono servita soprattutto del metodo iconico, vedo e sento,quindi imparo più vicino a loro perché fondato sulla percezione sensoriale: immagini disegni fotografie non solo la realtà studiata ma anche rappresentata ( in scala con segni convenzionali ecc..). Con la rappresentazione l’ alunno ha imparato e si è soffermato sulle differenze e analogie,comunicando con il suo linguaggio che è diverso dal nostro, infatti noi comunichiamo con le parole loro soprattutto con le immagini. L’ interesse è stato stimolato dal tema di studio proposto che li ha motivati verso un impegno profondo ed intenso e in questo modo è stato facile il transfer d’apprendimento. Gli alunni hanno subito evidenziato una competizione, sia individuale che di gruppo e questo è avvenuto grazie al metodo cooperative-learning in quanto gli alunni migliori si sono messi a disposizione anche degli altri e quest’ultimi si sono sentiti stimolati a raggiungere il livello di apprendimento dei primi. Il lavorare in gruppo ha offerto una potente modalità di apprendimento. Far lavorare gli alunni a gruppi aiuta la socializzazione e quindi se opportunamente guidato, è pure un momento di maturazione complessiva della personalità.