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NOME
• Nella gigantesca moltitudine del regno animale i
Coleotteri hanno un posto di primo piano, sia per
numero delle specie e degli individui, sia per la varietà
degli adattamenti e dei costumi, sia dal lato pratico,
per le numerosissime forme che risultano in rapporto
con l’uomo. Il nome coleotteri deriva dal greco (koleòs
= astuccio e pteròn = ala) e significa pertanto “animali
con le ali che costituiscono un astuccio”.
CARATTERISTICHE
• Il primo paio di ali, dette elitre, è robustissimo, inadatto
al volo, e ricopre come una corazza la superficie
dorsale dell’addome, proteggendo il secondo paio di
ali, membranose e delicate. Anche le altre parti
dell’esoscheletro, cioè del rivestimento chitinoso del
corpo, risultano assai indurite e pertanto i Coleotteri
presentano un aspetto robusto e brillante e con facilità
si possono raccogliere e osservare.
• Le altre due caratteristiche
tipiche dei coleotteri, in
aggiunta alle elitre e alla
presenza di tegumenti molto
induriti, sono un apparato
boccale fondamentalmente
masticatore, sia negli adulti
che nelle larve, e lo sviluppo
accompagnato da
metamorfosi completa, cioè
attraverso quattro stadi
diversissimi: uovo, larva,
pupa e insetto completo.
ORIGINI
• Presenti già alcune centinaia di milioni di anni fa, nel
periodo Permiano dell’Era Primaria, e rimasti
relativamente rari per tutto il Secondario, i Coleotteri
divennero numerosissimi nel Terziario; al giorno d’oggi
essi costituiscono, in tutto il Regno Animale, l’ordine
più numeroso: le specie infatti si aggirano intorno alla
cifra spaventosa di 370000; molto probabilmente un
numero assai maggiore è ancora da descrivere. Nel
territorio italiano sono state riconosciute oltre 10000
specie di coleotteri, e un numero poco inferiore
annoverano la Francia e la Germania.
SVILUPPO E METAMORFOSI
• I coleotteri sono insetti a
metamorfosi completa. Il loro ciclo
vitale si svolge attraverso quattro
stadi nettamente distinti per aspetto
e comportamento: uovo, larva, pupa
e adulto. Varia è la forma delle uova,
le modalità e i luoghi di deposizione,
onde assicurare condizioni
favorevoli per la prole. La larva,
allungata, è una divoratrice
formidabile. Durante il periodo di
crescita cambia pelle un certo
numero di volte, cioè si spoglia del
suo rivestimento chitinoso
inestensibile, che impedirebbe
l’aumento di volume del corpo.
Questo fenomeno viene detto muta.
• La larva matura e si trasforma
i n pupa o cr isa lid e, d opo
essersi spesso costruita un
bozzolo o un riparo. In questo
stadio non prende cibo, e
attende nell’immortalità che nel
suo corpo avvengano le mirabili
e complicatissime
trasformazioni che finalmente
daranno origine all’adulto.
• Quest’ultim o, detto anche
insetto perfetto o imagine, ha
generalmente vita piuttosto
breve, destinata alla
riproduzione e non cresce più.
MORFOLOGIA DELL’ADULTO
I Coleotteri, come tutti gli insetti, hanno il corpo
distinto in tre parti principali: testa, torace e
addome. Nella testa, o capo, notiamo
particolarmente gli occhi composti, le
antenne (organi di senso tattile e olfattivo, di
svariata forma) e l’apparato boccale.
Quest’ultimo è tipicamente masticatore e
risulta costituito dalle seguenti parti: il labbro
superiore, un paio di mandibole, un paio di
mascelle e il labbro inferiore. Le mandibole
sono robusti pezzi piramidali destinati ad
afferrare il cibo e compierne un primo
sminuzzamento. Le mascelle, più
complesse hanno il compito di una ulteriore
e più minuta triturazione dell’alimento e
portano un’appendice allungata e
pluriarticolata, il palpo mascellare, a funzione
sensoria. Il labbro inferiore infine porta un
paio di palpi labiali.
Il torace risulta distinto in tre segmenti
successivi: protorace, mesotorace e
metatorace: ad ognuno è articolato
inferiormente un paio di zampe. Il
protorace, chiamato anche corsaletto,
risulta grande, libero e ben visibile dal
sopra. Al mesotorace è articolato il primo
paio di ali, che nei coleotteri sono
trasformate in elitre. Le elitre, solitamente,
ricoprono sia il mesotorace , sia il
metatorace e l’addome. Il metatorace
porta un secondo paio di ali ,
membranose, atte al volo e ripiegate nel
riposo. Le zampe, in numero di 6
constatano in cinque parti: anca,
troncatere, femore, tibia e tarso (termina
con due unguicoli). L’addome infine risulta
costituito da diversi segmenti, in parte
nettamente individuabili e in parte fusi tra
loro.
ELITRE
NOMENCLATURA
I principali sottordini sono:
1. ADEPHAGA
Divisione: CARABOIDEA
(Cicindelidae, Carabidae, Paussidae…..)
2. POLYPHAGA
Divisione: PALPICORNIA (Hydrophilidae)
STAPHYLINOIDEA (Silphidae, Catopidae, Liodidae …..)
DIVERSICORNIA (Lycidae, Lampyridae, Corynetidae …..)
HETEROMERA (Tenebrionidae, Mordellidae, Oedemeridae….)
LAMELLICORNIA (Scarabaeidae, Lucanidae)
PHYTOPHAGA (Cerambycidae, Chrysomelidae, Bruchidae)
RHYNCHOPHORA (Anthribidae, Brenthidae, Curculionidae ….)
NEBRIA DELLE SABBIE
(carabide)
Eurynebria complanata
Il gruppo delle Nebrie comprende
numerose specie a dimensioni mediocri,
tinte brune o nere, tegumenti poco
chitinizzati e zampe lunghe e sottili.
Vivono spesso vicino alle acque e si
trovano pure a grande altezza sulle
montagne.
La grande Nebria delle sabbie (mm 17 –
23) risulta colorata vivacemente e si
rinviene lungo i litorali del Mediterraneo e
dell’Atlantico, tra i detriti gettati dal mare.
Variabile è l’estensione delle macchie
scure sull’elitre, più diffuse negli
esemplari delle coste mediterranee
rispetto a quelli delle coste atlantiche.
ALIPLO
(Aliplidi)
Protohaliplus lineatocollis Marsh
La famiglia degli Aliplidi comprende un
ristretto numero di Coleotteri di piccole
dimensioni, acquatici allo stato adulto e
larvale, ma piuttosto lenti e poco agili
nel nuoto. Si rinvengono di solito tra i
vegetali sommersi: essi infatti, a
differenza dei Ditiscidi e dei Girinidi,
hanno regime alimentare fitofago. La
specie raffigurata è lunga appena 2 – 3
mm ed è frequente in tutta l’Europa e la
regione Mediterranea.
DITISCO
(Ditiscidi)
Dytiscus Marginalis
La specie figurata è uno dei più grandi
Ditiscidi europei, raggiungendo i 35 mm di
lunghezza. Risulta abbastanza comune e
si rinviene in acque ferme, ad esempio
nelle risaie. La femmina appare
riconoscibile salvo eccezioni, per le elitre
provviste di 10 solchi longitudinali. Il
maschio ha invece le elitre lisce e i primi
articoli dei tarsi dilatati. Le larve del
ditisco uccidono le prede con una
sostanza tossica, poi iniettano nelle
vittime un liquido digestivo ed assorbono
il nutrimento già disciolto.
femmina
maschio
STAFILINO CESAREO
EMO IRTO
(Stafilinidi)
Ambedue queste specie che sono tra i più
grandi Stafilinidi europei (lunghezza 17 –
27 mm), risultano di colorito vivace e si
riscontrano con frequenza sulle sostanze in
decomposizione o sui letamai. Come la
massima parte dei rappresentanti della
famiglia quando sono disturbati o eccitati,
ripiegano verticalmente l’addome verso
l’alto, in curioso atteggiamento.
NECROFORO
(Silfidi)
Necrophorus Vespillo
La famiglia dei Silfidi comprende Coleotteri
di dimensioni molto varie e di aspetto assai
differente. Numerose specie hanno però in
comune le abitudini, vivendo, con le loro
larve,
nelle
materie
organiche
in
decomposizione, o anche fermentate o
disseccate, che trovano grazie al loro
sensibilissimo olfatto. Certi attaccano le
lumache, altri infine bruchi di Imenotteri e di
Farfalle. La figura rappresenta gli eleganti
Necrofori vespilli, neri e rossi, lunghi 12 – 22
mm. Il loro nome deriva dalle loro abitudini:
infatti essi sotterrano, per deporvi le uova, i
cadaveri
di
piccoli
vertebrati.
In
quest’impresa, enorme per le loro forze,
collaborano spesso in parecchi con grande
alacrità. Questi Silfidi pertanto son utilissimi,
distruggendo o sotterrando corpi putrescenti,
che potrebbero essere causa di infezioni.
ISTERIDE DALLE
QUATTRO MACCHIE
(Isteridi)
Hister quadrimaculatus
La famiglia degli Isteridi comprende
Coleotteri di mediocri o piccole dimensioni e
di forma molto caratteristica: brevi e larghi,
duri, lisci, brillanti, hanno capo piccolo,
notevolmente retrattile nel protorace. Se
disturbati, si rattrappiscono, simulando la
morte. Essi vivono negli animali morti, negli
escrementi, nei funghi marci, o in sostanze
vegetali in decomposizione; certuni anche nei
formicai
o nelle caverne. Altri risultano
carnivori, predando piccoli insetti ed acari.
Sono ritenuti generalmente utili in quanto
cooperano a ripulire il suolo da svariati corpi
in putrefazione. La specie rappresentata
comunissima in Europa e nella regione
mediterranea, è lunga mm 7 – 11.
TRICODE APIARIO
(Cleridi)
Trichodes apiarius
La famiglia dei Cleridi presenta
modesta
ampiezza;
comprende
specie di forma allungata, svelte ed
eleganti. Il Tricode apiario, diffuso in
tutta l’Europa, ha colori vivaci,
dimensioni medie (9 -15 mm) e
frequenta i fiori, ad esempio le
ombrellifere dei prati. Le sue larve
vivono a spese di larve e ninfe di api
selvatiche e domestiche; risultano
pertanto nocive all’apicoltura. Altre
specie di Cleridi, le cui larve carnivore
predano coleotteri lignivori o antreni,
sono invece utili.
ANTAXIA DEL SALICE
(Buprestidi)
Anthaxia salicis
Le piccole Antaxia, bellissime per lo
splendore metallico della vivace
colorazione, si rinvengono non rare
in primavera ed estate sui fiori, ad
esempio, dei biancospini. Le loro
larve, invece, vivono nel legno, come
la maggior parte dei rappresentati di
questa vistosa famiglia . Figuriamo
una specie molto comune, lunga mm
5 – 9.
ANTRENO
(Dermestidi)
Anthrenus scrophulariae
Gli antreni (mm 2 – 4) allo stadio
larvale sono i peggiori nemici
delle collezioni zoologiche ed
entomologiche, che attaccano,
rodono e rovinano spesso
irreparabilmente. Causano gravi
danni anche alle pellicce.
STRUGGIGRANO
(Ostomidi)
Tenebrioides mauritanicus
La modestissima famiglia degli Ostomidi (o
Temnochilidi) comprende una specie che
presenta
notevole
interesse
pratico,
essendo dannosa ai cereali conservati nei
magazzini ed anche i prodotti da loro derivati
(farina, pasta). Lo Struggigrano originario
dell’Africa, ma attualmente pressochè
cosmopolita è lungo 6 -10 mm; allo stato
larvale rode i chicchi, arrivando a gustarne,
durante lo sviluppo, fino ad una cinquantina
ed anche più. L’adulto invece carnivoro e
divora altri insetti frequentanti i magazzini.
CARPOFILO
(Nitidulidi)
carpophilus hemipterus
La famiglia dei Nitidulidi è abbastanza vasta,
ma comprende in generi specie piccolissime
o piccole, poco vistose, di forma ovale, tozze.
Hanno abitudini molto varie e si rinvengono
con grande frequenza sui fiori, per esempio
sulle ombrellifere o sul sambuco; nei riguardi
dei rapporti con l’uomo, sono per massima
da considerare come indifferenti. Il Carpofilo,
cosmopolita, lungo 2 – 4 mm, si riscontra nei
frutti marcescenti nei funghi decomposti ed
anche nei magazzini e nei depositi di frutta.
TEA DALLE 22
MACCHIE
(Coccinellidi)
Thea vigintiduo-puntacta
Questa graziosa specie si nutre del micelio
e delle spore di funghi parassiti di piante
anche coltivate. Ad esempio è stata
spesso osservata sui rosai infestati dal mal
bianco, malattia provocata da un fungo.
Lunga 3 - 4.5 mm, risulta ampiamente
diffusa. Molto variabili le dimensioni ed
anche la disposizione dei punti sulle elitre.
Del resto è caratteristica generale della
famiglia
un’enorme
variabilità
nella
colorazione.
SCARABEO SACRO
(Scarabeidi)
Scarabeus sacer
Questo singolare Coleottero risulta famoso in
quanto venerato e con grande frequenza
figurato dagli Egizi fin da tempo remotissimo;
esso rappresentava il simbolo delle forze
capaci di ridestare il defunto a nuova vita. È
ben conosciuto anche per la bizzarra abitudine
di foggiare a pallottola pezzi di sterco,
rotolandoli poi lontano, in modo da poterseli
divorare in pace. Le femmine modellano a
forma di pera alcune di queste pallottole,
destinate ad accogliere le uova. Risulta diffuso
nella regione mediterranea ed è lungo 23 – 35
mm.
POLIFILLA O
SCARABEO DEI PINI
(Scarabeidi)
Polyphylla fullo
Questa elegante specie è uno dei più grossi
Scarabeidi della nostra fauna: la sua lunghezza
può raggiungere i 35 mm. Il colore di fondo
bruno nero o bruno rosso appare vivacemente
marmorizzato da figure bianche, formate da fitti
e brevi peli. Il maschio, ha 7 lamelle antennali
enormemente sviluppate; la femmina invece
presente la clava delle antenne modesta. Si
rinviene particolarmente nell’Europa Centrale;
in certe zone ed in certi anni risulta piuttosto
comune. La pianta preferita è il pino, di cui gli
adulti rodono le foglie. Le larve, assai
somiglianti a quelle del maggiolino, vivono sotto
terra, rodendo le radici.
Lamelle antennali
CETONIETTA PELOSA
(Scarabeidi)
Tropinota hirta
È una specie comunissima, a dimensioni
mediocri (mm 8 – 12). Gli adulti compaiono già
agli inizi della primavera e frequentano i fiori di
svariate piante. talora, si verificano delle vere
infestazioni, che possono causare danni
notevoli agli alberi da frutto o ai cereali, in
quanto questi scarabeidi rodono voracemente
stami, pistilli, petali,tenere gemme e frutticini.
Volano con agilità ad elitre chiuse, senza cioè
scostarle o divaricarle. Le larve stanno nel
terriccio e si nutrono di sostanze organiche in
decomposizione e in fermentazione.
ROSALIA DELLE ALPI
(Cerambicidi)
Rosalia alpina
Questo grande coleottero (mm
20 – 36) si rinviene in montagna,
ma non è comune. Le larve
vivono nel legno dei faggi.
MESOSA
CURCULIONOIDE
(Cerambicidi)
Mesosa curculionoides
Diffusa
in
buona
parte
dell’Europa, non risulta però
comune. È lunga mm 10 – 17 e
la larva vive scavando gallerie su
diverse essenze legnose, tra cui
gelsi, fichi, noci, salici, ecc.
CRIOCERA DEL
GIGLIO
(Crisomelidi)
Lilioceris lilii
Larve e adulti si nutrono a spese delle foglie dei
gigli, che talora vengono assai danneggiati. Le
larve sogliono proteggersi il corpo molle
ricoprendolo coi propri escrementi neri, mescolati
con una sostanza mucillagginosa. La criocera
presenta due generazioni all’anno; la seconda
sverna nel terreno allo stato di insetto perfetto.
Quest’ultimo, se afferrato, emette un singolare
stridio, sfregando l’addome contro le elitre. È
diffusa in tutta l’Europa; ha una lunghezza di 6 – 8
mm.
DORIFORA
(Crisomelidi)
Doryphora 10 – lineata
La dorifora è un famigerato
coleottero (10 – 12 mm),
estremamente dannoso alle
patate. Originario dell’America
del Nord, iniziò l’invasione
dell’Europa dalla Francia, nel
1922.ì; nel 1944 entò in Italia e
la sua propagazione risulta
inarrestabile.
CALANDRA DEL
GRANO
(Curculionidi)
Calandra granaria
Questo piccolo Coleottero risulta estremamente
nocivo al frumento immagazzinato; attacca inoltre
la segale, l’orzo, il mais e talora le paste
alimentari; si riscontra con una certa frequenza
pure nelle case. La femmina depone un uovo per
chicco e la larva in circa un mese la divora
nell’interno, rispettandone la superficie. In un
anno sviluppa tre o quattro generazioni. Nei grani
poco sorvegliatile perdite possono essere
fortissime. I danni si fanno ascendere a milioni di
quintali! È attero, quasi cosmopolita e lungo
appena mm 2,5 – 3,5. una specie affine attacca il
riso.
DANNI e UTILITA’
•
Il profano considera spesso gli insetti con noncuranza e ritiene coloro che degli
insetti si occupano strane persone inutili, che perdono tempo a correre dietro alle
farfalle! Nulla di più lontano dalla realtà. Gli insetti, producono ogni anno all’uomo
gravi danni. Anche i nostri coleotteri favoriscono al diffondersi di questo problema!
Legno, derrate, foraggi, semi, fiori, frutta, piante industriali e alimentari, pellicce e
numerosissimi altri prodotti dell’attività umana sono ininterrottamente insidiati,
attaccati, divorati, polverizzati e distrutti dalle orde fameliche di 100 e 100 specie di
Coleotteri. Piccoli e fragili all’apparenza, essi hanno dalla loro una forza pressocchè
invincibile: la potenza del numero, sempre rinnovato dall’altissima capacità
riproduttiva. La varietà dei costumi e degli adattamenti rende oltremodo una lotta su
fronte unico. La nostra difesa deve frammentarsi in tante singole battaglie,
impiegando mezzi agrari, biologici, meccanici, fisici e chimici; ma non sempre si
arriva al successo. Di fronte a danni così spaventosi, relativamente modesta è la
contropartita che ci offrono i coleotteri utili, sia le specie genericamente carnivore, sia
le poche forme specializzate nel distruggere particolare tipi di insetti. Più vasta,
invece è la schiera di quelli indifferenti, che non apportano all’uomo cioè né danno né
vantanno.
THE END
Alessandro
TATTI