Pubblicazione Dott. Andrea Feltri (Criminologo Clinico) Dott. Anna Foglia (Psicologa) PEDOFILIA ED IMPUTABILITA’ TRA PSICOPATOLOGIA E LEGGE Premessa Il fenomeno della pedofilia, sulla scia della visibilità data dai mezzi di comunicazione tradizionali, suscita un particolare allarme sociale. Attualmente, la diffusione di tale parafilia è resa ancor più praticabile per mezzo della diffusione del mezzo informatico, attraverso chats presenti su Internet, che garantiscono facilità nell’acquisire quel tipo di contatti e materiale telematico attinente agli interessi del pedofilo. Oltre ad Internet, il quadro delle modalità di espressione della pedofilia si è arricchito di ulteriori nuove forme: prostituzione minorile; tratta dei minori a scopo sessuale, turismo pedofilo (lolitismo) ed, infine, pornografia infantile su materiale stampato. Queste 1 nuove modalità pedofile devono divenire oggetto d’attenzione e approfondimento clinico oltre che dell’ambito giuridico. È doveroso pertanto acquisire una professionalità data da maggiori approfondimenti, sistematicità nell’analisi e interpretazione di tale comportamento: codesta esigenza deriva, oltre che dalle spinte sociali, dai numerosi ambiti professionali ed istituzionali (psicologi clinici, psichiatri, criminologi, avvocati, giudici, etc.) che sono delegati alla valutazione, interpretazione e riabilitazione di tale disturbo. I reati ascritti alla pedofilia comportano infatti la partecipazione di ambienti clinici, investigativi e giudiziari, soprattutto per quanto attiene il versante criminologico e psicologicogiuridico. E’ pertanto utile proporre alcuni schemi interpretativi sul versante della psicopatologia del disturbo che servono a descriverne alcuni aspetti eziologici del complesso quadro clinico. Tale analisi contribuisce all’interpretazione e alla comprensione delle motivazioni e dinamiche che sottendono la condotta e la scelta antisociale dell’autore del crimine di natura sessuale. Il lavoro di individuazione dei sottostanti costrutti mentali dell’autore del comportamento 2 deviante è conditio sine qua non per la successiva scelta del percorso riabilitativo del soggetto e per eventuali ed auspicabili interventi di prevenzione. Poiché il comportamento del pedofilo conduce a conseguenze giudiziarie, non è di secondaria importanza, per un clinico forense, avere un quadro generale degli aspetti legislativi adottati dall’autorità giudiziaria che è chiamata a intervenire per garantire la sicurezza sociale e, al tempo stesso, per assegnare il reo a strutture volte alla “rieducazione”. La pedofilia: note storiche ed aspetti psicopatologici. Analizzando le diverse epoche storiche, si vede che la pedofilia assume significati differenti: nell’antichità il pedofilo è considerato l’amante dei fanciulli con valenze educative. Al tempo dei Greci e dei Romani, la pedofilia che riguarda i bambini prepuberi è largamente tollerata. Nel Medioevo ha ancora caratteristiche di tollerabilità, mentre nell’età moderna diventa un concetto e una modalità comportamentale aberrante e inaccettabile. 3 I cambiamenti dell'atteggiamento culturale nei confronti della pedofilia sono rilevabili, non solo a livello storico, ma anche a livello antropologico. Tuttora, in alcune aree della Terra, tale fenomeno viene sanzionato in maniera meno incisiva rispetto ad altre parti del mondo. Attualmente, gli orientamenti sulla pedofilia s’innestano su diversi percorsi interpretativi: l’approccio di tipo socio-antropologico che concepisce la pedofilia come “pervertimento sociale; l’approccio di tipo antropo-fenomenologico che si concentra invece sull’osservazione, nella pedofilia, della presenza di stati emotivi caratterizzati da impellenza, che diventano ostacolo per la costruzione di un legame normale amoroso fra due soggetti adulti di sesso diverso; l’approccio di tipo clinico che definisce la pedofilia come una perversione sociale e la tratta come un disturbo della sfera sessuale . Il DSM-IV-TR (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali-IV-Text pedofilia tra le Revision) parafilie: si classifica tratta di la quelle 4 manifestazioni patologiche della sessualità che sono state chiamate dapprima perversioni e poi deviazioni sessuali. Il termine parafilia sta ad indicare che la deviazione (para) dipende dall’oggetto fonte d’attrazione (filia). Le caratteristiche essenziali delle parafilie sono fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti o intensamente eccitanti sessualmente, che possono riguardare oggetti inanimati, la sofferenza e l’umiliazione di se stessi o del partner, di bambini o di altre persone non consenzienti (DSMIV-TR). In alcuni casi, è indispensabile al soggetto, per l’eccitamento sessuale, la presenza di fantasie e stimoli parafilici mentre, in altri casi, questi si manifestano sporadicamente, per esempio nei periodi di forte stress. Ci sono inoltre soggetti con parafilia che riescono ad essere sessualmente attivi anche senza ricorrere a fantasie o stimoli di questo genere: tali fantasie parafiliche possono essere agite con un partner non consenziente, come nel caso della pedofilia. Perché venga fatta diagnosi di tale disturbo, il soggetto che pratica attività sessuale con bambini prepuberi deve avere almeno sedici anni e deve altresì essere maggiore d’età della vittima di almeno cinque anni. 5 Nel DSM-IV-TR si legge che “…I soggetti affetti da tale disturbo che sfogano i propri impulsi con bambini possono limitarsi a spogliare il bambino e a guardarlo, a mostrarsi, a masturbarsi in sua presenza, a toccarlo con delicatezza e a carezzarlo. Altri, comunque, sottopongono il bambino a fellatio o cunnilingus, o penetrano la vagina, la bocca o l'ano del bambino con le dita, con corpi estranei, o con il pene e usano vari gradi di violenza per fare ciò” . Tali attività, in genere, sono giustificate dal pedofilo come educative, apportatrici di piacere per il bambino, oppure sono presentate come la risposta ai comportamenti “seduttivi” messi in atto dalla vittima stessa . In quest’ultimo caso, il bambino non è considerato come un oggetto abusato, ma come un soggetto attivo in grado di proporsi sessualmente e di provare piacere. Non esiste un’età media cui ricondurre il soggetto pedofilo e non è possibile rintracciare neanche una classe sociale cui un soggetto affetto da tale disturbo appartiene. Il sesso del pedofilo è quasi esclusivamente rappresentato dal genere maschile, ma sono presenti casi in cui l’autore è di sesso femminile. Per quanto riguarda la meta d’attrazione, alcuni pedofili preferiscono minori dello stesso loro genere 6 (pedofilia omosessuale), altri quelli di sesso opposto (pedofilia eterosessuale), altri ancora sono eccitati sia dagli uni sia dagli altri (pedofilia bisessuale) . L’attrazione verso le femmine è descritta come la più frequente e riguarda per lo più bambine dagli otto ai dieci anni, quella per i maschi, invece, sembra coinvolgere minori con un’età leggermente più elevata. I pedofili sono comunque individui particolarmente attratti da soggetti che hanno un’età che precede, rientra o ha appena superato la pubertà , quindi, non appena queste piccole vittime, crescendo, assumono sembianze più adulte, viene meno la capacità di attrarre sessualmente il pedofilo. Ricerche sull’infanzia rivelano che molti pedofili sono stati vittime di un’infanzia decisamente problematica, molti dichiarano di essere stati abusati sessualmente : da ciò deriva quello che è stato definito da Cirillo come “Ciclo ripetitivo dell’abuso”. Tra di loro è inoltre possibile distinguere soggetti attratti esclusivamente da bambini parlando quindi del Pedofilo Tipo Esclusivo e soggetti attratti da bambini e adulti : il cosiddetto Pedofilo Tipo Non Esclusivo (DSM-IV-TR). 7 La teoria dell’attaccamento ha descritto ed evidenziato empiricamente come gli schemi rappresentazionali relativi all’attaccamento vengano aggrediti e segnati da esperienze di tipo abusante, portate ad opera dei caregivers. In particolare si è osservato, in età adulta, la presenza di modalità d’attaccamento insicure, in concomitanza ad esperienze di tipo abusante e/o terrorizzante vissute nell’infanzia. Tali schemi interiorizzati andranno ad influire sui processi di regolazione delle emozioni e sui nuclei strutturali del Sé e del Sé con l’altro, con possibilità di innesco del ciclo intergenerazionale dell’abuso. Per alleviare il dolore percepito da tali lesioni dei nuclei del Sé, la vittima si trasformerà in aggressore, attuando un tentativo di mitigazione del senso d’impotenza vissuto in passato. Le perversioni nascono dal desiderio di vendicare traumi infantili causati dai genitori: esse rappresentano, dunque, l’espressione di fantasie volte all’umiliazione dell’altro. La perversione serve, dunque, a rivivere l’antico trauma sessuale che, nell’atto perverso, viene ad essere annullato e trasformato in piacere, costituendo così una sorta di rivincita simbolica in cui il bambino abusato passa dal ruolo di vittima a quello di vincitore: è il fenomeno 8 definito come “identificazione con l’aggressore” su cui si è soffermato particolarmente il Groth agli inizi degli anni ‘80. Naturalmente non tutti i bambini abusati diventeranno, una volta cresciuti, dei pedofili: dipende molto dalle occasioni e dalle capacità che il soggetto attiverà per elaborare e risolvere le esperienze traumatiche. Secondo il pensiero di alcuni autori, si può affermare che il pedofilo nella relazione con i bambini cerca se stesso . Il contatto con il minore, infatti, lo aiuta a mantenere un’immagine positiva di sé: poiché i bambini sono idealizzati. L’attività sessuale con questi è considerata come una fantasia inconscia di fusione con un oggetto ideale, come una fantasia di ristrutturazione di un Sé giovane e idealizzato. L’ansia derivante dalla paura dell’invecchiamento e della morte viene così annullata . Negli anni ’70, Kohut sostiene che la pedofilia deriva da disturbi narcisistici del comportamento, che sono da ricondurre all’infanzia e che consistono nella frustrazione, da parte delle figure genitoriali, dei bisogni di rispecchiamento, valorizzazione e compattamento del Sé del bambino. E’ presente quindi, un deficit nello sviluppo del Sé, ovvero, l’attività 9 perversa diventa un tentativo dell’adulto di ristabilire l’integrità e la coesione del Sè in mancanza di risposte empatiche oggetto-Sé da parte delle figure parentali. L’attività perversa può rappresentare, in alcuni contesti, una sfida all’invadente influenza della madre interna, da cui può scaturire, per il soggetto, un sentimento di indipendenza e di trionfo. Secondo Kernberg (può essere utilmente consultato “Aggressività, disturbi della personalità e perversioni”, Raffaello Cortina, Milano 1993) invece, alla base della pedofilia, si trova l’angoscia di castrazione che non permette l’accesso ad una sessualità matura, genitale. Il pedofilo è quindi attratto da un minore e non da un adulto, in quanto spaventato dalla penetrazione vaginale: con il minore può evitarla o, se l’affronta, può farlo da una posizione di “superiorità”, in cui egli mantiene il controllo sull’altro individuo. È da evidenziare, inoltre, che la pedofilia può manifestarsi con manifestazione intrafamiliare (incesto) o extrafamiliare, riguardardando bambini al di fuori della cerchia familiare. Nel primo caso, il pedofilo limita la sua attività a figli, figliastri o parenti. Nel caso di relazioni incestuose, si tratta spesso di uomini che 10 non si sentono amati dalle proprie mogli, che covano una forte ostilità verso le donne e ricercano nei figli gratificazione e risposte di protezione presentandosi loro come vittime: i figli possono assumere, quindi, il ruolo di “finta moglie”. Nella modalità d’espressione extrafamiliare, i pedofili possono mettere in atto delle tecniche sofisticate per poter avvicinarsi ai bambini: generalmente tale soggetto è attento ai bisogni del bambino in quanto desidera ottenerne l’affetto, l’interesse, la fedeltà e comprarsi in questo modo anche il suo silenzio. Differente è il caso in cui il disturbo è associato a sadismo sessuale. Si parla allora di pedosadismo, indicando con tale termine quella perversione in cui il piacere sessuale deriva dal maltrattare e seviziare sia fisicamente sia psichicamente i bambini, percuotendoli, affamandoli o con altre modalità sadiche. Talvolta, queste condotte portano all’uccisione della vittima. Nella pedofilia il tentativo di praticare il coito è raro, quindi le lesioni ai genitali dei bambini si verificano solo se è stato compiuto un atto pedosadico e non pedofilo. Secondo Canziani nella suo articolo “Il pedofilo, il bambino, e il ragazzo pedofilo” pubblicato nel Giornale 11 di Neuropsichiatria dell’Età Evolutiva nel 1996, opera una distinzione dei soggetti pedofili in base alle caratteristiche di personalità e di gravità, distinguendo così: pedofili omosessuali, che desiderano avere rapporti con bambini dello stesso sesso, con modalità “d’amore” vicine a quelle fra madre e figlio; pedofili compulsivi, che attuano in modo irrefrenabile comportamenti sessuali sui bambini in associazione ad un restringimento dello stato di coscienza, al di fuori del quale soffrono per tale comportamento; pedofili regressivi, che rivolgono il loro interesse sui bambini, perché sono caratterizzati da una personalità immatura e fissata ad un livello infantile di sviluppo psicosessuale; pedofili perversi, che non considerano il minore come soggetto, ma solo un mezzo per soddisfare un comportamento sessuale. Alla luce delle precedenti considerazioni di natura eziopatogenetica, la pedofilia sembrerebbe dunque derivare da una molteplice classe di eventi, sia 12 intrapsichici sia esterni, pur considerando che non sembra esistere un'unica tipologia di pedofili. La prognosi di tale disturbo è, generalmente, sfavorevole particolarmente in associazione ad alta frequenza degli atti, all’età di insorgenza precoce, all’assenza di senso di colpa o vergogna riguardo all'atto e all’ attrazione soprattutto per il genere maschile. Le recidive, in quest’ultimo caso, sono stimate del doppio rispetto a quei soggetti che preferiscono le femmine. Per quanto riguarda la terapia, questa risulta difficile in quanto il pedofilo, nella maggioranza dei casi, non vuole essere privato del proprio sintomo ossia della sua attività perversa, in quanto non prova disagio clinicamente significativo. Raramente ammette la propria perversione poiché non la vive come una malattia: il sintomo è quindi egosintonico ed è per tale motivo che, in genere, il soggetto affetto da pedofilia giunge all'osservazione di psicologi solo quando la sua condotta lo ha portato di fronte alla legge. È da ricordare, inoltre,, come le sindromi pedofile possano manifestarsi, anche con nuove modalità d’espressione: 13 attraverso il facile utilizzo della Rete Internet, che rende possibile il “sesso in rete”; nella diffusione della pornografia infantile su materiale stampato; nella prostituzione minorile; nella tratta dei minori a scopo sessuale; nel turismo pedofilo (lolitismo). Imputabilità giuridica nei reati connessi alla pedofilia. La possibilità del soggetto pedofilo, che commette violenza sessuale su minori, di essere considerato imputabile, quindi punibile dalla legge, dipende dalla dimostrazione, attraverso una perizia psichiatrica, della presenza della capacità di intendere e di volere. Tali capacità rappresentano i requisiti fondamentali perché un soggetto possa essere considerato responsabile dei suoi atti; in assenza di tale responsabilità non è possibile dichiarare la persona imputabile. Per questo motivo assume particolare importanza lo stabilire se, al momento in cui è stato commesso il fatto, il soggetto era in possesso di una 14 piena o parziale capacità di intendere e di volere, ossia della facoltà di comprendere il significato e le conseguenze dell’azione e della facoltà di autocontrollo. Quando la capacità di intendere e di volere non è presente o è abbondantemente compromessa si parla rispettivamente di “vizio totale” e “vizio parziale” di mente. L’art. 88 c.p. che tratta del vizio totale di mente, recita “Non è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, era, per infermità, in tale stato di mente da escludere la capacità di intendere o di volere”. Per la non imputabilità, dunque, deve essere dimostrata una condizione d’incapacità, sia sotto l’aspetto temporale in quanto il codice penale sottolinea l’incapacità al momento del fatto, sia sotto quello causale poiché deve essere presente un nesso eziologico tra la patologia ed il reato commesso. Si parla invece di vizio parziale di mente nell’art 89 c.p. secondo cui “…Chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, era, per infermità, in tale stato di mente da scemare grandemente, senza escluderla, la 15 capacità di intendere o di volere, risponde del reato commesso, ma la pena è diminuita”. Nel caso in cui , invece, il soggetto pedofilo è ritenuto imputabile, si applica l’art. 609-bis c.p. relativo ai reati di violenza sessuale “…Chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da cinque a dieci anni. Alla stessa pena soggiace chi induce taluno a compiere o subire atti sessuali: 1) abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento dei fatto; 2) traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona. Nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi. “ L’art. 609-ter c.p. riguarda, invece, le circostanze aggravanti, rappresentate dalle situazioni in cui la violenza è commessa nei confronti di una persona che non abbia compiuto i quattordici anni, o nei confronti di una persona che non abbia compiuto i sedici anni e della quale il colpevole sia l’ascendente, il genitore anche adottivo o il tutore: in questo caso, la pena consiste nella reclusione dai sei ai dodici anni. 16 L’aggravamento massimo (da sette a quattordici anni di reclusione) è previsto, infine, quando la violenza, la minaccia o l’abuso d’autorità siano stati esercitati su minori di dieci anni (comma 4, art. 609 ter). La legge contempla anche il caso in cui il minore non venga costretto agli atti sessuali ma sia consenziente (ad esempio, a seguito della promessa di denaro). In tali casi è applicabile l’art. 609-quater c.p. ed il confine tra il lecito e l’illecito viene ad essere determinato dall’età: il fatto costituisce reato solo se il minore non ha ancora compiuto i quattordici anni. Come già detto in precedenza, negli ultimi tempi si è sviluppato un prolifico mercato del sesso che ha come destinatari soggetti affetti da devianze sessuali e come vittime adolescenti e bambini d’ogni razza. A tal proposito, imponente è la diffusione della pornografia minorile, nella fattispecie della divulgazione d’immagini di bambini nudi in pose provocanti e nell’atto di congiungersi con adulti. A questo riguardo sono state introdotte specifiche disposizioni che sanzionano non solo lo sfruttamento della pornografia ma anche della prostituzione e del turismo sessuale con minori (due sono le leggi: la n. 66/1996 inerente le “Norme contro la violenza sessuale” e la legge n. 269 17 del 3/8/1998, attinente le “Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù). Il terzo comma dell’art. 600-ter c.p. punisce invece, con pene che vanno da uno a cinque anni, chi distribuisce, divulga, o pubblicizza con qualsiasi mezzo, anche pornografico per o via comunque telematica, materiale notizie finalizzate all’adescamento o allo sfruttamento sessuale dei minori. Allo stato attuale delle cose, la divulgazione attraverso la rete Internet rappresenta la modalità più facile e veloce di diffusione di notizie per agevolare lo sfruttamento sessuale dei minori, consentendo, tra l’altro, l’anonimato. Oggi, per mezzo di Internet, il circuito della pornografia minorile non è più circoscritto a pochi canali difficili da raggiungere ed il pedofilo non è più isolato come in passato. Infatti, sono ormai numerose le associazioni fondate da gruppi di pedofili al fine di diffondere la pratica della pedofilia. Per quanto attiene alle iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile si occupa l’art. 600-quinquies c.p., che punisce con la reclusione da sei a 12 anni e con una ammenda, chi organizza o 18 propaganda viaggi che comprendono o sono esclusivamente finalizzati alla fruizione d’attività di prostituzione a danno di minori. Accanto alle misure penali citate all’interno dei diversi articoli di legge, troviamo le cosiddette misure di sicurezza che, come le prime, hanno un carattere rieducativo. In particolare tali misure di sicurezza, assolvono una finalità riabilitativa e sono applicate ai soggetti ritenuti “socialmente pericolosi” che hanno già commesso un fatto previsto dalla legge come reato. Destinatari sono quindi i soggetti imputabili e socialmente pericolosi, i soggetti semi-imputabili e i non imputabili. Per i primi due, la misura di sicurezza si cumula alla pena, invece ai soggetti non imputabili si applica in via esclusiva. Per la disposizione di una misura di sicurezza il giudice deve aver, dunque, necessariamente accertato la pericolosità sociale della persona. Tale valutazione si fonda sull’analisi della gravità del reato, sulle condizioni di vita del soggetto e sulla prognosi di recidiva. Nel caso del soggetto pedofilo, qualora venga stabilita la presenza di una condizione d’infermità mentale associata a pericolosità sociale (derivante appunto dalla condizione patologica), si procede con una particolare misura di sicurezza, rientrante nelle 19 misure di sicurezza personali detentive, ossia il ricovero in Ospedale Psichiatrico Giudiziario (O. P.G. – art. 222 c.p.). Nel caso in cui ci sia l’infermità di mente ma non la pericolosità il soggetto è dichiarato libero. A differenza di quanto avviene per la pena, nelle misure di sicurezza vi è la mancanza di un periodo temporale massimo definito e ciò è dovuto inizialmente dalla difficoltà di conoscere, nel momento in cui si applica la misura di sicurezza, il tempo necessario all’estinzione della pericolosità del soggetto. Alla scadenza del termine minimo viene comunque previsto un riesame delle condizioni della persona sottoposta a misura di sicurezza per stabilire se essa sia ancora socialmente pericolosa . Ad ogni modo, è possibile disporre la revoca della misura di sicurezza in ogni momento, purché si possa escludere la pericolosità della persona. In conclusione, occorre un accenno l’iniziativa dei senatori Tredese e Fasolino che intendono, col disegno di legge N. 1342/2002, apportare modifiche al codice penale e di procedura penale, introducendo nuove norme per la prevenzione di reati connessi alla pedofilia e promuovere norme per il rispetto dei codici 20 deontologici da parte dei providers che forniscono servizi Internet. 21 22