Evoluzione della viticoltura

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Evoluzione della viticoltura
Selezione massale e selezione
clonale. I caratteri differenziati. La
produzione di uva a diversa
destinazione. Il miglioramento
genetico comprende tutte le attività
volte a modificare la composizione
delle popolazioni agendo
direttamente o indirettamente sul loro
patrimonio genetico.
 Esistono vari metodi di miglioramento per
la vite, tra questi la selezione massale e la
selezione clonale: nella selezione massale
si scelgono i soggetti con le caratteristiche
migliori all’interno di un vigneto, si
controllano prima della vendemmia le viti e
gli eventuali attacchi di parassiti o virosi e
si prelevano nel periodo della potatura
invernale le marze(parte della vite che
porterà foglie e frutti) adatte per l’innesto
sulla talea americana. Il lavoro si completa
in vivaio con un controllo accurato di tutte
le piante.
 Progressivamente ha preso spazio la selezione clonale,
che potremmo definire come la scelta di vitigni che nel
corso di un anno hanno prodotto un tipo di uva di
qualità e quantità superiore rispetto alla stessa varietà
presa in considerazione: se prendiamo le gemme da
un’unica vite e le propaghiamo per via vegetativa con
l’innesto, otteniamo una popolazione con
caratteristiche identiche: in pratica, nella selezione
clonale si individua la zona tipica, si scelgono,
nell’ambito dei migliori vigneti, i ceppi migliori, si
effettuano i controlli agronomici e sanitari. Si
sviluppano inoltre le “microvinificazioni”: queste ultime
vengono effettuate per verificare se alle caratteristiche
agronomiche corrispondono adeguate qualità
enologiche e, come esprime il termine, rappresentano
la riproduzione del processo di vinificazione, attuata in
versione ”lillipuziana” con apparecchiature piuttosto
complesse.
 Già nel vigneto è possibile, con il miglioramento
genetico, ottenere viti in grado di avere caratteri
differenziali in funzione dell’utilizzo dell’uva. L’uva da
vino deve avere non solo caratteristiche di alta
produzione/ alta qualità rispetto all’ambiente di
coltura e rapportato all’equilibrio tra bilancio
produttivo e contenuto di zuccheri ma anche
resistenza a stress biotici, abiotici oltre a corretti
equilibri nei rapporti acidi/ zuccheri e zuccheri/
polifenoli; particolare attenzione va prestata
all’incremento nella concentrazione delle sostanze
aromatiche e dei coloranti; in più, la pianta utilizzata
per la produzione della bevanda alcolica dovrà avere
una buona fertilità delle gemme e caratteristiche
adatte, ove possibile, alla raccolta e/o potatura
meccanica; infine costituiscono “plus” interessanti
sia la resistenza agli inquinanti(e all’ozono) che un
certo contenimento della vigoria, in funzione della
qualità della materia prima.
 Nel caso dell’uva da tavola, sono da ricercare
produzioni con acini grandi e uniformi, colore
brillante, grappolo” spargolo “, polpa soda e
croccante, cuticola spessa, buona aderenza
dell’acino al pedicello, lunga conservabilità e
resistenza ai trasporti, apirenia: sono
certamente da considerare le scelte relative a
varietà che necessitano di minori interventi
colturali e, per la “ dieta “ dei consumatori,
con un minore rapporto nel frutto tra
glucosio e fruttosio. Un cenno all’uva passa
che deve possedere un frutto con polpa a
tessitura soffice, bassa tendenza
all’appicicosità e apirenia.
 In definitiva l’obiettivo è quello di sfruttare l’insieme
delle risorse genetiche disponibili nell’ambito della
specie vitis vinifera attraverso varie metodiche di
selezione e, tra queste, merita di essere ricordata la
micropropagazione: con la micropropagazione è
possibile ottenere da un solo individuo un elevato
numero di individui uguali alla pianta madre, partendo
da piccole parti di piante e utilizzando la caratteristica
della “ totipotenza” posseduta in specifica fase della
vita delle cellule vegetali: tutte le cellule della pianta
posseggono inizialmente una copia del patrimonio
genetico della pianta che successivamente si esprime
solo in parte; la metodica prende avvio con il prelievo
di gemme, porzioni di foglia, apici vegetali e il
successivo loro posizionamento in laboratorio su un
adeguato substrato: lo sviluppo e la collocazione
all’aperto costituiscono, in sintesi, le tappe
successive.
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