New Media e Pubblica Amministrazione 9-11 luglio 2014 Prof. Gianna Cappello Dipartimento di Culture e società Università degli studi di palermo Viale delle scienze, edificio 15, II piano [email protected] 2 Processi comunicativi e media digitali: un panorama in continuo mutamento Il processo comunicativo: dal broadcasting al socialcasting Concetto di broadcasting: uno-molti; massa indistinta; modello trasmissivo (ma si contrappongono modelli semiotici e dell’audience attiva); media “generalisti” Concetto di narrowcasting: pubblici specifici; pochi-pochi (rischio di auto-ghettizzazione) Concetto di webcasting/socialcasting: unisce il primo e il secondo; audience di massa e audience specifichedimensione partecipativa Tesi di fondo: cambiamento nella continuità della tradizione Il “nuovo” dei nuovi media 4 1. 2. 3. Retorica del ”nuovo che avanza” associa acriticamente il progresso con l'innovazione tecnologica tra vecchio e nuovo non radicale rottura ma aggiustamenti, ibridazioni, riposizionamenti Si pensi a tre discorsi ricorrenti nella retorica “nuovista” sui media digitali: l'accesso all'informazione la multimedialità la personalizzazione L’accesso all’informazione 5 I nuovi media hanno amplificato un processo già abbondantemente avviato dai vecchi media Il maggiore accesso all’informazione (catalogata e archiviata su potenti e sofisticati supporti/sistemi digitali) ha accelerato i processi di segmentazione e ibridazione di consumi culturali e servizi media-related già esistenti Hanno altresì ulteriormente smaterializzato i confini spaziotemporali e incrementato il relativo impatto sociale (Joshua Meyrowitz, 1985) La multimedialità 6 DEF: combinazione su un unico supporto di contenuti di diversa natura sensoriale ed espressiva (suoni, immagini fisse e in movimento, testi scritti). In questo senso sono multimediali il cinema, la TV, le riviste illustrate, ma anche i codici copiati dagli amanuensi e illustrati dai miniatores nel XIII/XIV secolo. Con i nuovi media questa combinazione diventa molto più spinta e articolata. Esempi: Enciclopedia multimediale digitale vs. enciclopedie multimediali in voga negli anni ’70; quotidiano online (leggere un articolo, vedere un video, scorrere una galleria di immagini, postare un commento al blog del giornalista che lo ha redatto, ecc.). La personalizzazione 7 L’idea che i nuovi media (chiamati significativamente personal media) permettano, a differenza dei mass media, una “customizzazione” dei contenuti digitali e delle pratiche di fruizione, tralascia il fatto che anche i media "vecchi" permettono un certo grado di specializzazione di nicchia, soprattutto con riferimento a sistemi di distribuzione del contenuto come il cavo e il satellite (broadcasting vs. narrowcasting) Anche in questo caso, i nuovi media amplificano processi già in atto... Ma allora cosa c’è di veramente “nuovo” nei nuovi media? Parliamo di digitalizzazione dell’informazione, di ipertestualità, di interattività e di ciberspazio Digitalizzazione dell’informazione 8 La riduzione dell’informazione a una sequenza di cifre binarie (bit). Una volta digitalizzata, l’informazione può essere elaborata, archiviata, conservata e trasportata con estrema facilità. Può essere anche più facilmente combinata con altri prodotti mediali, secondo un processo noto come “convergenza” (per esempio tra mass media e telecomunicazioni per cui la stessa trasmissione televisiva può arrivare allo spettatore via etere, via cavo, via fibra ottica, ecc.). L’ipertestualità 9 La possibilità di collegare i contenuti multimediali (le informazioni) in forma non lineare ma reticolare, e di farlo in maniera praticamente istantanea. Grazie all’ipertestualità l’utente può costruirsi percorsi di “navigazione” all’interno del testo diversi e personalizzati, seguendo e riproducendo, in qualche modo, la rete di collegamenti e associazioni (potenzialmente infinita) di cui è capace il pensiero umano. In questo senso un ipertesto non è riproducibile attraverso la stampa (anche questa presentazione non lo è!) ma può esistere solo grazie alla versatilità delle tecnologie informatiche. L’interattività 10 Se definiamo l’interattività come «la misura della potenziale capacità di un medium di lasciare che l’utente eserciti un’influenza sul contenuto e/o sulla forma della comunicazione mediata» (Paccagnella 2011), possiamo distinguere tre livelli crescenti di interattività. Un livello minimo (televideo) Un livello medio, simile al primo ma su scala maggiore (il Web 1.0) Un livello elevato in cui l’utente ha la possibilità non soltanto di selezionare contenuti (da repertori più o meno ampi), ma di elaborarli in prima persona e scambiarli con altri utenti, come nel caso della posta elettronica, dei forum, dei blog (web 2.0). Il ciberspazio 11 Inteso come un luogo cui si accede non tanto o soltanto per reperire informazione (come può essere il Web 1.0), ma per comunicare e intessere relazioni, sperimentare pratiche di consumo e produzione di contenuti, costruire profili identitari multipli (il Web 2.0). Queste “novità” vanno inquadrate in ottica di codeterminazione tecnologia-società, mettendo definitivamente in discussione ogni lettura tecnodeterministica dell’innovazione tecnologica. Il rapporto tecnologia-società va ricostruito a seconda degli equilibri di potere e di stabilità che si vengono a creare in un dato momento storico e che sono legati sia alla tecnologia in sé che ai soggetti che della tecnologia si fanno inventori, produttori e utenti (obsolescenza tecnologica e mercato). Vediamo meglio questo rapporto… 12 Determinismo tecnologico e costruzionismo sociale Il rapporto tecnologia e società: il determinismo tecnologico (DT) 13 Definizione di DT: tecnologia come fattore esogeno e cioè forza esterna che si sviluppa a prescindere dai fenomeni sociali Le caratteristiche dei media digitali determinano il modo in cui gli individui interagiscono tra loro o con la tecnologia stessa, dando vita a forme particolari di organizzazione sociale, di cambiamento politico o economico, di effetti sociali e psicologici… DT molto diffuso nel senso comune, nelle iniziative politiche che riguardano le tecnologie digitali (scuola digitale, e-government, ecc.) e nel giornalismo che descrive i cambiamenti legati alla Rete (“FB ha causato la primavera araba!”) Il rapporto tecnologia e società: il determinismo tecnologico 14 Ovviamente sarebbe ingenuo pensare che le tecnologie non giochino un ruolo importante: invenzioni come la ruota o la scrittura e i vari mezzi di comunicazione hanno indubbiamente determinato profondi cambiamenti nello sviluppo umano!! Tuttavia non si può non considerare ANCHE che le tecnologie vengono usate in modo diverso, per scopi diversi, da attori sociali diversi e che questo retroagisce sullo sviluppo delle tecnologie all’interno di una società!! Il rapporto tecnologia e società: il costruzionismo sociale (CS) 15 Una prospettiva opposta a quella determinista è quella del CS: la struttura e il successo di una tecnologia dipendono dalla forza, dai bisogni e dai valori del gruppo sociale che la promuove Gli attori sociali contribuiscono attivamente all’evoluzione delle tecnologie: scienziati, sviluppatori, aziende che investono in una tecnologia piuttosto che in un’altra, ma anche chi la usa (possono darsi usi del tutto imprevisti rispetto a quelli immaginati da inventori o aziende, es. cellulare e adolescenti) In questo senso le tecnologie hanno una “politica” e una “storia”: il modo in cui sono progettate o usate possono ribadire (o mettere in discussione) certe forme di potere e autorità!! Il rapporto tecnologia e società: una questione di codeterminazione 16 Più correttamente, bisognerebbe parlare di codeterminazione tra tecnologia e società, senza privilegiare una particolare direzione di causaeffetto: non è la società a plasmare le tecnologie o viceversa, ma piuttosto le due si influenzano e modificano a vicenda, in un processo di co-evoluzione dove i cambiamenti dell’uno provocano cambiamenti nell’altra e viceversa! 17 Dalla Rete dei contenuti alla Rete delle relazioni. L’avvento dei social media Dalla Rete dei contenuti alla Rete delle relazioni Da semplice accesso all'informazione a un processo più complesso di costruzione e “manutenzione” di identità e relazioni sociali Con la crescita di internet o con il sempre più sistematico sfruttamento commerciale si delinea un panorama dove la dimensione tecnologica si integra sempre più con quella socioeconomica Estrema diffusione dei social media fra gli utenti, anche se con tassi di utilizzo e popolarità molto diversi Attraverso quali dinamiche sociali avviene ciò? In che modo l’innovazione si diffonde e si stabilizza? Un modello sociologico ci aiuta: la Teoria della diffusione di Everett Rogers (1962). La teoria della diffusione parte dal presupposto che il processo sociale che sta alla base di un'innovazione (non necessariamente tecnologica) è un processo al contempo comunicativo e relazionale La teoria della diffusione dell’innovazione di Rogers Innovators: disposti a rischiare comprando immediatamente una novità. Generalmente giovani e appartenenti a classi sociali alte Early adopters (opinion leaders): intenditori che preferiscono aspettare il tempo necessario a raccogliere maggiori informazioni su quella determinata innovazione. Giovani appartenenti a classi sociali elevate, però più consapevoli e attenti dei primi riguardo al denaro. Early majority (pragmatists): maggioranza della popolazione, di stato sociale medio, che acquista il prodotto ormai largamente diffuso. Late majority (conservatives): diffidenti riguardo alle novità, classi sociali basse; per acquistare attendono tutti gli altri (o quasi). Laggards (skeptics): forte avversione al cambiamento. Persone anziane di ceto sociale basso che si fidano esclusivamente delle opinioni dei familiari. GRAFICO… 20 I social media: una panoramica 1. 2. 3. Distinguiamo: Blogs – la dimensione dialogica Wikis – la dimensione collaborativa Social network sites (SNS) – la dimensione relazionale Ovviamente, per molti versi, queste dimensioni si intrecciano… I Blog: la dimensione dialogica Definizione: I blog sono siti internet il cui contenuto è organizzato cronologicamente in post con la possibilità di inserire dei commenti da parte del lettore. (Wordpress*) La dimensione dialogica è la cifra caratterizzante: lo scambio di relazioni, commenti e opinioni rende la rete dei blogger una costante discussione Scrittura personale con elementi narrativi che possono essere declinati sia in chiave intimistica e diaristica, sia in chiave pubblica e informativa. Possono essere raggruppabili dal contenuto (blog personali, blog tematici, blog informativi) oppure dal medium (videoblog, fotoblog) *NOTA BENE: *per rendere attivo questo e tutti gli altri link che seguono, occorre visualizzare il file in modalità presentazione I Wiki: la dimensione collaborativa Wiki: strumenti di produzione collaborativa la cui qualità dipende da un lato dalle caratteristiche specifiche dell'infrastruttura, dall'altro dagli obiettivi e dalle norme che regolano lo sviluppo della community Come i blog sono un esempio di integrazione tra fattore tecnologico e fattore sociale)chiunque può contribuire alla produzione di un contenuto, purché registrato e aderente alle regole della community Esempi: Googledocs; wikispaces; esempi realizzati: wikipedia, wikiquote, wikisource, wikibooks Il wikijournalgiornalismo partecipativo/citizen journalism (http://www.lsdi.it/tag/giornalismo-partecipativo/) Il giornalismo partecipativo/citizen journalism Varie forme di giornalismo partecipativo (in base al grado di coinvolgimento dell’utente) si va dal semplice commento del lettore o suo contributo con un link o una foto a forme più complesse e ibride di collaborazione tra giornalisti professionisti e cittadini-giornalisti Il wikijournal è il caso di veri e propri siti web gestiti dai lettori che diventano scrittori-giornalisti, e scrivono soprattutto di eventi locali, che li riguardano e che possono quindi testimoniare direttamente Ognuno può scrivere e pubblicare notizie/storie, e chiunque può editare ciò che è già stato scritto (aggiungendo foto, link oppure integrando il testo con ulteriori dettagli o anche inserendo piccole rettifiche etc.) Esempio: wikinotizie 17 e 18 febbraio 2012, Palermo I Social network sites (SNS): la dimensione relazionale Caratteristiche principali: Consentono agli individui la costruzione di un profilo pubblico o semipubblico in un sistema circoscritto Permettono di organizzare una lista di utenti con cui istaurare un legame mediante una connessione e quindi di seguirne i vissuti Strumento per mantenere contatti con la propria rete sociale quotidiana piuttosto che per creare nuove relazioni Differenza tra la pratica del social searching (prevalente) e social browsing Il “mantenersi in contatto” implica una doppia funzione: quella di sorveglianza sociale (curiosità di vedere cosa fanno e come sono cambiati gli amici) e quella di mantenere o ristabilire un rapporto offline L'impatto dei SNS è più forte nell’ambito della: Relazionalità e identità sociale Privacy Web collaborativo e UGC (user-generated content) 26 Riassumendo: con la nascita delle piattaforme/software collaborativi emerge una “cultura della partecipazione” (Henry Jenkins 2007) per cui gli utenti possono non solo creare contenuti svincolati dalle dinamiche tipiche dell’Industria culturale e della comunicazione istituzionale (“gatekeepers”), ma anche condividerli tra loro dando vita a una fitta rete di commenti reciproci Concetto di “prosumer” (producer-consumer) Il copyleft e le licenze Creative Commons 27 Il web collaborativo e l’UGC (user-generated content) si porta dietro i ben noti problemi legati al copyright Definizione di copyleft: forma di copyright alternativo (“permesso” d’autore vs. “diritto” d’autore) ovvero forma di proprietà intellettuale che tutela l’autore di un’opera ma al tempo stesso permette di compiere alcune azioni senza pagare royalty o chiedere permessi Le licenze CL più famose sono quelle sviluppate da Creative Commons (CC), organizzazione non profit USA fondata nel 2001 da Lawrence Lessig 28 Indirizzi utili 29 Flickr.com Morguefile.com (free photo archive) Openphoto.net Beatpick.com Freesound.org 30 La Rete come sfera pubblica. Luci e ombre Questioni fondamentali 31 La sfera pubblica, componente essenziale delle democrazie moderne, si è aperta a nuove pratiche e attori. Siamo dinanzi a una nuova democrazia diretta o è solo apparente democrazia? I media digitali sono in grado di favorire nuove forme di interazione e arricchire la vita sociale degli individui. Ma possono essere anche strumenti che riproducono e rafforzano diseguaglianze esistenti? Possono creare nuovi problemi di privacy e controllo sociale? Concetto di sfera pubblica (Jurgen Habermas 1964) 32 1. 2. La sfera pubblica è lo spazio in cui si forma l'opinione pubblica, ovvero è quello spazio della vita sociale in cui i privati individui discutono di temi di interesse pubblico e quindi orientano l’azione sociale (“agire comunicativo”, Habermas 1981) e in cui la pubblica discussione e l’accesso all’informazione sono costituzionalmente garantiti Essa svolge una funzione indipendente di critica e controllo rispetto alle attività dello stato e del mercato Concetto di sfera pubblica (Jurgen Habermas 1964) 33 H. colloca la nascita della SF nel XVIII sec. con la nascita della stampa e via via con lo sviluppo del sistema dei media Ambivalenza dei media: contribuiscono a creare una sfera pubblica critica in grado di controllare (agendo da watchdog) il potere e al tempo stesso… la concentrazione del potere nelle mani di pochi produttori di informazione fa sì che i media si trasformino in gatekeepers dell’informazione, dotati dell’enorme potere di filtrare l’informazione a scopi politici, economici o altro. La nuova sfera pubblica in rete 34 1. 2. 3. I media digitali (la Rete) ridimensionano il potere di agenda setting dei media tradizionali (disintermediazione, citizen journalism-wikijournalism) Ma al tempo stesso ne mantengono alcune dinamiche cruciali: possibilità di censura (Google in Cina) ruolo di blogger assai influenti polarizzazione del dibattito (cyber-balcanizzazione ovvero creazione di piccoli gruppi omogenei all’interno ma in forte contrasto con l’esterno) viene a mancare il confronto e il dibattito, elementi di base della sfera pubblica e del confronto democratico) Politica e movimenti sociali 35 Le tendenze più ottimiste vedono la Rete come capace di soppiantare forme tradizionali di democrazia rappresentativa, mentre quelle più pessimiste vedono solo un rinforzo di gerarchie e pratiche esistentidiscutibili entrambe le posizioni Indubbiamente la Rete rende possibili nuove strategie di mobilitazione e partecipazione politica, anche se non sono sufficienti per determinare il successo di un dato movimento I più critici sottolineano che gli utenti si limitano a mettere in campo attività di slacktivism: slacker (pigro)+activism, ovvero postare commenti o foto o a firmare petizioni: tutte attività che richiedono uno sforzo minimo e che non portano ad alcuni risultato concreto Politica e movimenti sociali 36 Certamente la rete non può sostituire le mobilitazioni di massa, ma può favorire una loro riappropriazione; può fare viaggiare più velocemente le informazioni e il coordinamento delle azioni. Fenomeni come il Popolo Viola e il no Berlusconi day 9/12/2009; Occupy Wall Street o la primavera Araba o ancora più semplicemente le social street (vedi recente campagna di Social Street Palermo “Chi sporca paga”) sono una combinazione di online e offline! Inoltre occorre porre in rilievo il rischio di un passaggio delle Rete da regno della “disintermediazione” a nuove forme di intermediazioni. Dalla disintermediazione a nuove intermediazioni 37 Sarebbe ingenuo descrivere gli effetti delle piattaforme per la produzione partecipativa di informazione e conoscenza semplicemente come fenomeni di DISINTERMEDIAZIONE in senso assoluto Accanto al potenziale di disintermediazione si producono infatti nuove forme di intermediazione tra protagonisti dell’informazione (non solo giornalisti ma anche le aziende proprietarie delle piattaforme), politica, conoscenza e cittadini Oggi le aziende tendono a usare la retorica di democratizzazione e condivisione della conoscenza per posizionare servizi e prodotti (propri o altrui) arrivando ad esercitare posizioni di monopolio e controllo Dalla disintermediazione a nuove intermediazioni 38 1. 2. 3. Le aziende hanno sviluppato modelli economici che permettono loro di assicurarsi guadagni a partire dalle informazioni che gestiscono: i servizi sono gratuiti, l’introito non proviene dal pagamento degli utenti ma dalla possibilità di sfruttare le informazioni che essi forniscono al sito e che vengono poi usate per: fare profilazioni degli utenti stessi vendere a terzi queste profilazioni targettizare pubblicità sul sito stesso Si parla di "dossieraggio digitale" o “sorveglianza partecipata” (vedi Vignette seguenti) 39 40 Sintesi 41 1. 2. 3. 4. Secondo molti, la cooperazione online corrisponde(rebbe) a un obiettivo democratico in quanto: favorisce la distribuzione di potere e ricchezza (produco e distribuisco i miei contenuti) aumentano l’autonomia e la libertà individuale (disintermediazione) sviluppa una nuova “sfera pubblica”: opinione pubblica creata attraverso forme di relazioni orizzontali, svincolate dal controllo di altri tipi di media e di poteri politici costituiti favorisce la lotta al digital divide poiché mette a disposizione gratuitamente informazione, conoscenza e cultura Per altri, però, non è così… Il futuro della cooperazione online 42 Si dubita sulla capacità di questi processi di produrre sapere affidabile Si critica lo sfruttamento che i proprietari delle piattaforme fanno del lavoro gratuito degli utenti Da alcuni studi emerge che alla presunta “orizzontalità” delle relazioni nella cooperazione online si contrappongono rapporti gerarchici precisi e complessi processi decisionali (non sempre trasparenti) Infine, si ricordi il persistere della questione del digital divide, sia pure ridefinita non più come diseguaglianza nell’accesso “fisico” alla rete e alle tecnologie avanzate, ma come diseguaglianza di tipo culturale-cognitivo relativa alle competenze necessarie per trasformare gli usi della Rete in pratiche significative e socialmente rilevanti 43 I social media per la PA: buone pratiche Social media e PA. Raccomandazioni 44 1. 2. Testo base di riferimento: “Vademecum Pubblica Amministrazione e social media” Alcune Raccomandazioni di base: Osservare i termini di servizio Costruire account facilmente individuabili come appartenenti all’Amministrazione: per evitare i fake (account falsi creati che sfruttano illegalmente loghi e/o nomi delle Amministrazioni per attirare più traffico o addirittura creare campagne di comunicazione contro le Amministrazioni stesse), occorre dotare l’account ufficiale di tutti i dati utili ad individuarne in maniera univoca l’identità della PA coinvolta dando più informazioni possibili: link al sito istituzionale, logo ufficiale, indirizzo fisico, orari di apertura, ecc. Social media e PA. Raccomandazioni 45 1. 2. Ascoltare le richieste dei cittadini (non si danno solo informazioni ma si costruiscono relazioni e comunità!) e formulare un patto chiaro con loro (finalità, tipo di contenuti, gestione della privacy, netiquette, ecc., Definire un piano editoriale per il lavoro sociale e dare continuità nel tempo alla presenza sui social media progettare gli spazi e la presenza in maniera sistematica e continuativa (es. utili in situazioni di emergenza o per particolari eventi ma vanno mantenuti attivi anche nei tempi morti); favorire l’«incrocio virale» tra più sistemi; in definitiva creare una presenza social se e solo se vi è dietro un serio piano di lavoro e la disponibilità di personale in grado di garantirne il presidio nel tempo. Social media e PA. Raccomandazioni 46 1. organizzare le informazioni ottenute dai cittadini (segnalazioni, suggerimenti, critiche più o meno costruttive, richieste): in primissima istanza occorre dare loro un riscontro immediato. Ma accanto a tale funzione di contatto, appare evidente come gli spazi social abbiano le potenzialità per diventare degli strategici punti di raccolta dei dati a uso interno per individuare eventuali carenze nei servizi erogati, apportare migliorie e, in generale, apprezzare la percezione degli interlocutori nei confronti del proprio lavoro. Social media e PA. Raccomandazioni 47 1. creare una relazione fiduciaria con la comunità: non si tratta di aggiungere un ennesimo canale di comunicazione unidirezionalmente, né di mostrare a chicchessia quanto si è evoluti o alla moda, quanto invece di sfruttare lo spazio aperto dei siti di social networking come ulteriore occasione di incontro e confronto con i cittadini e gli altri interlocutori. Occorre quindi creare e alimentare un rapporto fiduciario – attraverso l’erogazione di informazioni e l’ascolto puntuale dei cittadini – senza il quale l’Amministrazione finirebbe per recitare soltanto un soliloquio privo di valore. Social media e PA. Raccomandazioni 48 1. creare una relazione fiduciaria con la comunità: non si tratta di aggiungere un ennesimo canale di comunicazione unidirezionalmente, né di mostrare a chicchessia quanto si è evoluti o alla moda, quanto invece di sfruttare lo spazio aperto dei siti di social networking come ulteriore occasione di incontro e confronto con i cittadini e gli altri interlocutori. Occorre quindi creare e alimentare un rapporto fiduciario – attraverso l’erogazione di informazioni e l’ascolto puntuale dei cittadini – senza il quale l’Amministrazione finirebbe per recitare soltanto un soliloquio privo di valore. Social media e PA. Facebook 49 Come detto, è fondamentale la corretta descrizione dell'Ente con tutte le informazioni utili a rendere evidenti la paternità e la natura istituzionale dello spazio (per esempio l’indirizzo, il numero di telefono, il sito web e l’email) evitando l'inserimento di qualsiasi dato, preferenza o valutazione riconducibile alle singole persone. Gli impieghi più ricorrenti sono legati alla pubblicazione di informazioni di pubblica utilità, alla segnalazione di eventi, al rilancio di contenuti generati da terzi, alla socializzazione di materiali multimediali, alla raccolta di contenuti generati dai cittadini. Non può mancare la capacità di dialogo. Permettere i commenti. Se sono critiche rispondere nella maniera più tempestiva e circostanziata possibile, se sono volgari, diffamatori o anche semplicemente promozionali, occorre rimuoverli subito. Attenzione allo stile comunicativo: equilibrio fra tono istituzionale e informalità! Social media e PA. Twitter 50 Logica del Follower e following La PA spesso si muove quasi sempre in una logica unidirezionale (dare informazioni in maniera tempestiva), ignorando la logica del «following» (ovvero ricevere aggiornamenti da terzi, specie altre istituzioni pubbliche). I vantaggi ricavabili sono di almeno tre tipi: anzitutto la facoltà di accedere in maniera più rapida a informazioni (quali notizie, segnalazioni o bandi) di eventuale interesse; secondariamente l'opportunità di istituire con le Amministrazioni collegate dei canali di comunicazione informale; e da ultimo la possibilità di segnalare a cittadini e interlocutori la piena comprensione della logica social del mezzo e le opportunità del dialogo. La PA sui social media: esempi 51 WikiPA Esperienze Formez: il comune di Modena (intervista a Folghieri) Comune di Modena su FB Comune di Bagheria su YouTube Comune di Bologna su FB Comunicare l’emergenza: comune di Monza su FB Il Portale Pugliaevents.it Comune di Genova su YouTube Video tutorial di Common Craft La PA sui social media: esempi di App con Open Data 52 Il Comune di Matera MyCabiate ParcheggiaTO A Sciacca Lavoro Provincia di Roma Epart Comune di Udine Segnalazioni e Richieste di intervento di manutenzione urbana (Comune di Pisa) B on Time Mobile Map Trapani Siti utili 53 Innovatori PA. La rete per l'innovazione nella Pubblica Amministrazione Italiana Wikipa. La wiki-enciclopedia della capacità istituzionale e della modernizzazione della PA Esperienze trasferibili PA (Formez): Esempi di buone pratiche