New Media e Pubblica
Amministrazione
9-11 luglio 2014
Prof. Gianna Cappello
Dipartimento di Culture e società
Università degli studi di palermo
Viale delle scienze, edificio 15, II piano
[email protected]
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Processi comunicativi e media digitali: un
panorama in continuo mutamento
Il processo comunicativo: dal broadcasting al socialcasting
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Concetto di broadcasting: uno-molti; massa indistinta; modello
trasmissivo (ma si contrappongono modelli semiotici e
dell’audience attiva); media “generalisti”
Concetto di narrowcasting: pubblici specifici; pochi-pochi (rischio
di auto-ghettizzazione)
Concetto di webcasting/socialcasting: unisce il primo e il
secondo; audience di massa e audience specifichedimensione
partecipativa
Tesi di fondo: cambiamento nella continuità della tradizione
Il “nuovo” dei nuovi media
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Retorica del ”nuovo che avanza”
 associa acriticamente il progresso con l'innovazione
tecnologica
 tra vecchio e nuovo non radicale rottura ma aggiustamenti,
ibridazioni, riposizionamenti
Si pensi a tre discorsi ricorrenti nella retorica “nuovista” sui
media digitali:
l'accesso all'informazione
la multimedialità
la personalizzazione
L’accesso all’informazione
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I nuovi media hanno amplificato un processo già
abbondantemente avviato dai vecchi media
Il maggiore accesso all’informazione (catalogata e
archiviata su potenti e sofisticati supporti/sistemi digitali) ha
accelerato i processi di segmentazione e ibridazione di
consumi culturali e servizi media-related già esistenti
Hanno altresì ulteriormente smaterializzato i confini spaziotemporali e incrementato il relativo impatto sociale (Joshua
Meyrowitz, 1985)
La multimedialità
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DEF: combinazione su un unico supporto di contenuti di
diversa natura sensoriale ed espressiva (suoni, immagini
fisse e in movimento, testi scritti).
In questo senso sono multimediali il cinema, la TV, le riviste
illustrate, ma anche i codici copiati dagli amanuensi e
illustrati dai miniatores nel XIII/XIV secolo.
Con i nuovi media questa combinazione diventa molto più
spinta e articolata. Esempi:
Enciclopedia multimediale digitale vs. enciclopedie
multimediali in voga negli anni ’70; quotidiano online
(leggere un articolo, vedere un video, scorrere una galleria
di immagini, postare un commento al blog del giornalista
che lo ha redatto, ecc.).
La personalizzazione
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L’idea che i nuovi media (chiamati significativamente
personal media) permettano, a differenza dei mass media,
una “customizzazione” dei contenuti digitali e delle pratiche
di fruizione, tralascia il fatto che anche i media "vecchi"
permettono un certo grado di specializzazione di nicchia,
soprattutto con riferimento a sistemi di distribuzione del
contenuto come il cavo e il satellite (broadcasting vs.
narrowcasting)
Anche in questo caso, i nuovi media amplificano processi già
in atto...
Ma allora cosa c’è di veramente “nuovo” nei nuovi media?
Parliamo di digitalizzazione dell’informazione, di
ipertestualità, di interattività e di ciberspazio
Digitalizzazione dell’informazione
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La riduzione dell’informazione a una sequenza di cifre
binarie (bit).
Una volta digitalizzata, l’informazione può essere
elaborata, archiviata, conservata e trasportata con estrema
facilità.
Può essere anche più facilmente combinata con altri prodotti
mediali, secondo un processo noto come “convergenza” (per
esempio tra mass media e telecomunicazioni per cui la
stessa trasmissione televisiva può arrivare allo spettatore
via etere, via cavo, via fibra ottica, ecc.).
L’ipertestualità
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La possibilità di collegare i contenuti multimediali (le
informazioni) in forma non lineare ma reticolare, e di farlo
in maniera praticamente istantanea.
Grazie all’ipertestualità l’utente può costruirsi percorsi di
“navigazione” all’interno del testo diversi e personalizzati,
seguendo e riproducendo, in qualche modo, la rete di
collegamenti e associazioni (potenzialmente infinita) di cui è
capace il pensiero umano.
In questo senso un ipertesto non è riproducibile attraverso la
stampa (anche questa presentazione non lo è!) ma può
esistere solo grazie alla versatilità delle tecnologie
informatiche.
L’interattività
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Se definiamo l’interattività come «la misura della potenziale
capacità di un medium di lasciare che l’utente eserciti
un’influenza sul contenuto e/o sulla forma della
comunicazione mediata» (Paccagnella 2011), possiamo
distinguere tre livelli crescenti di interattività.
Un livello minimo (televideo)
Un livello medio, simile al primo ma su scala maggiore (il
Web 1.0)
Un livello elevato in cui l’utente ha la possibilità non soltanto
di selezionare contenuti (da repertori più o meno ampi), ma
di elaborarli in prima persona e scambiarli con altri utenti,
come nel caso della posta elettronica, dei forum, dei blog
(web 2.0).
Il ciberspazio
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Inteso come un luogo cui si accede non tanto o soltanto per
reperire informazione (come può essere il Web 1.0), ma per
comunicare e intessere relazioni, sperimentare pratiche di
consumo e produzione di contenuti, costruire profili identitari
multipli (il Web 2.0).
Queste “novità” vanno inquadrate in ottica di codeterminazione tecnologia-società, mettendo
definitivamente in discussione ogni lettura tecnodeterministica dell’innovazione tecnologica.
Il rapporto tecnologia-società va ricostruito a seconda
degli equilibri di potere e di stabilità che si vengono a
creare in un dato momento storico e che sono legati sia
alla tecnologia in sé che ai soggetti che della tecnologia
si fanno inventori, produttori e utenti (obsolescenza
tecnologica e mercato). Vediamo meglio questo
rapporto…
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Determinismo tecnologico e costruzionismo
sociale
Il rapporto tecnologia e società: il determinismo
tecnologico (DT)
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Definizione di DT: tecnologia come fattore esogeno e
cioè forza esterna che si sviluppa a prescindere dai
fenomeni sociali
Le caratteristiche dei media digitali determinano il
modo in cui gli individui interagiscono tra loro o con la
tecnologia stessa, dando vita a forme particolari di
organizzazione sociale, di cambiamento politico o
economico, di effetti sociali e psicologici…
DT molto diffuso nel senso comune, nelle iniziative
politiche che riguardano le tecnologie digitali (scuola
digitale, e-government, ecc.) e nel giornalismo che
descrive i cambiamenti legati alla Rete (“FB ha causato
la primavera araba!”)
Il rapporto tecnologia e società: il determinismo tecnologico
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Ovviamente sarebbe ingenuo pensare che le
tecnologie non giochino un ruolo importante:
invenzioni come la ruota o la scrittura e i vari mezzi
di comunicazione hanno indubbiamente determinato
profondi cambiamenti nello sviluppo umano!!
Tuttavia non si può non considerare ANCHE che
le tecnologie vengono usate in modo diverso, per
scopi diversi, da attori sociali diversi e che questo
retroagisce sullo sviluppo delle tecnologie
all’interno di una società!!
Il rapporto tecnologia e società: il costruzionismo sociale
(CS)
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Una prospettiva opposta a quella determinista è quella del
CS: la struttura e il successo di una tecnologia dipendono dalla
forza, dai bisogni e dai valori del gruppo sociale che la
promuove
Gli attori sociali contribuiscono attivamente all’evoluzione
delle tecnologie: scienziati, sviluppatori, aziende che investono
in una tecnologia piuttosto che in un’altra, ma anche chi la usa
(possono darsi usi del tutto imprevisti rispetto a quelli
immaginati da inventori o aziende, es. cellulare e adolescenti)
In questo senso le tecnologie hanno una “politica” e una
“storia”: il modo in cui sono progettate o usate possono
ribadire (o mettere in discussione) certe forme di potere e
autorità!!
Il rapporto tecnologia e società: una questione di codeterminazione
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Più correttamente, bisognerebbe parlare di codeterminazione tra tecnologia e società, senza
privilegiare una particolare direzione di causaeffetto: non è la società a plasmare le
tecnologie o viceversa, ma piuttosto le due si
influenzano e modificano a vicenda, in un
processo di co-evoluzione dove i cambiamenti
dell’uno provocano cambiamenti nell’altra e
viceversa!
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Dalla Rete dei contenuti alla Rete delle
relazioni. L’avvento dei social media
Dalla Rete dei contenuti alla Rete delle relazioni
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Da semplice accesso all'informazione a un processo più complesso
di costruzione e “manutenzione” di identità e relazioni sociali
Con la crescita di internet o con il sempre più sistematico
sfruttamento commerciale si delinea un panorama dove la
dimensione tecnologica si integra sempre più con quella
socioeconomica
Estrema diffusione dei social media fra gli utenti, anche se con
tassi di utilizzo e popolarità molto diversi
Attraverso quali dinamiche sociali avviene ciò? In che modo
l’innovazione si diffonde e si stabilizza? Un modello sociologico ci
aiuta: la Teoria della diffusione di Everett Rogers (1962).
La teoria della diffusione parte dal presupposto che il processo
sociale che sta alla base di un'innovazione (non necessariamente
tecnologica) è un processo al contempo comunicativo e relazionale
La teoria della diffusione dell’innovazione di Rogers
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Innovators: disposti a rischiare comprando immediatamente una
novità. Generalmente giovani e appartenenti a classi sociali alte
Early adopters (opinion leaders): intenditori che preferiscono
aspettare il tempo necessario a raccogliere maggiori informazioni
su quella determinata innovazione. Giovani appartenenti a classi
sociali elevate, però più consapevoli e attenti dei primi riguardo
al denaro.
Early majority (pragmatists): maggioranza della popolazione, di
stato sociale medio, che acquista il prodotto ormai largamente
diffuso.
Late majority (conservatives): diffidenti riguardo alle novità,
classi sociali basse; per acquistare attendono tutti gli altri (o
quasi).
Laggards (skeptics): forte avversione al cambiamento. Persone
anziane di ceto sociale basso che si fidano esclusivamente delle
opinioni dei familiari.
GRAFICO…
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I social media: una panoramica
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Distinguiamo:
Blogs – la dimensione dialogica
Wikis – la dimensione collaborativa
Social network sites (SNS) – la dimensione relazionale
Ovviamente, per molti versi, queste dimensioni si
intrecciano…
I Blog: la dimensione dialogica
Definizione: I blog sono siti internet il cui contenuto è organizzato
cronologicamente in post con la possibilità di inserire dei
commenti da parte del lettore. (Wordpress*)
 La dimensione dialogica è la cifra caratterizzante: lo scambio di
relazioni, commenti e opinioni rende la rete dei blogger una
costante discussione
 Scrittura personale con elementi narrativi che possono essere
declinati sia in chiave intimistica e diaristica, sia in chiave
pubblica e informativa. Possono essere raggruppabili dal
contenuto (blog personali, blog tematici, blog informativi)
oppure dal medium (videoblog, fotoblog)
*NOTA BENE: *per rendere attivo questo e tutti gli altri link che
seguono, occorre visualizzare il file in modalità presentazione
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I Wiki: la dimensione collaborativa
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Wiki: strumenti di produzione collaborativa la cui qualità
dipende da un lato dalle caratteristiche specifiche
dell'infrastruttura, dall'altro dagli obiettivi e dalle norme
che regolano lo sviluppo della community
Come i blog sono un esempio di integrazione tra fattore
tecnologico e fattore sociale)chiunque può contribuire alla
produzione di un contenuto, purché registrato e aderente
alle regole della community
Esempi: Googledocs; wikispaces; esempi realizzati:
wikipedia, wikiquote, wikisource, wikibooks
Il wikijournalgiornalismo partecipativo/citizen journalism
(http://www.lsdi.it/tag/giornalismo-partecipativo/)
Il giornalismo partecipativo/citizen journalism
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Varie forme di giornalismo partecipativo (in base al grado
di coinvolgimento dell’utente) si va dal semplice
commento del lettore o suo contributo con un link o una foto
a forme più complesse e ibride di collaborazione tra
giornalisti professionisti e cittadini-giornalisti
Il wikijournal è il caso di veri e propri siti web gestiti dai
lettori che diventano scrittori-giornalisti, e scrivono
soprattutto di eventi locali, che li riguardano e che possono
quindi testimoniare direttamente
Ognuno può scrivere e pubblicare notizie/storie, e chiunque
può editare ciò che è già stato scritto (aggiungendo foto,
link oppure integrando il testo con ulteriori dettagli o anche
inserendo piccole rettifiche etc.)
Esempio: wikinotizie
17 e 18 febbraio 2012, Palermo
I Social network sites (SNS): la dimensione relazionale
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Caratteristiche principali:
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
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Consentono agli individui la costruzione di un profilo pubblico o semipubblico in un sistema circoscritto
Permettono di organizzare una lista di utenti con cui istaurare un
legame mediante una connessione e quindi di seguirne i vissuti
Strumento per mantenere contatti con la propria rete sociale
quotidiana piuttosto che per creare nuove relazioni
Differenza tra la pratica del social searching (prevalente) e
social browsing
Il “mantenersi in contatto” implica una doppia funzione: quella
di sorveglianza sociale (curiosità di vedere cosa fanno e come
sono cambiati gli amici) e quella di mantenere o ristabilire un
rapporto offline
L'impatto dei SNS è più forte nell’ambito della:
 Relazionalità e identità sociale
 Privacy
Web collaborativo e UGC (user-generated content)
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Riassumendo: con la nascita delle piattaforme/software
collaborativi emerge una “cultura della partecipazione”
(Henry Jenkins 2007) per cui gli utenti possono non solo
creare contenuti svincolati dalle dinamiche tipiche
dell’Industria culturale e della comunicazione istituzionale
(“gatekeepers”), ma anche condividerli tra loro dando vita a
una fitta rete di commenti reciproci
Concetto di “prosumer” (producer-consumer)
Il copyleft e le licenze Creative Commons
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Il web collaborativo e l’UGC (user-generated content) si
porta dietro i ben noti problemi legati al copyright
Definizione di copyleft: forma di copyright alternativo
(“permesso” d’autore vs. “diritto” d’autore) ovvero
forma di proprietà intellettuale che tutela l’autore di
un’opera ma al tempo stesso permette di compiere
alcune azioni senza pagare royalty o chiedere
permessi
Le licenze CL più famose sono quelle sviluppate da
Creative Commons (CC), organizzazione non profit USA
fondata nel 2001 da Lawrence Lessig
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Indirizzi utili
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Flickr.com
Morguefile.com (free photo archive)
Openphoto.net
Beatpick.com
Freesound.org
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La Rete come sfera pubblica. Luci e ombre
Questioni fondamentali
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La sfera pubblica, componente essenziale delle
democrazie moderne, si è aperta a nuove pratiche
e attori. Siamo dinanzi a una nuova democrazia
diretta o è solo apparente democrazia?
I media digitali sono in grado di favorire nuove
forme di interazione e arricchire la vita sociale
degli individui. Ma possono essere anche strumenti
che riproducono e rafforzano diseguaglianze
esistenti? Possono creare nuovi problemi di privacy
e controllo sociale?
Concetto di sfera pubblica (Jurgen Habermas
1964)
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1.
2.
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La sfera pubblica è lo spazio in cui si forma l'opinione
pubblica, ovvero
è quello spazio della vita sociale in cui i privati individui
discutono di temi di interesse pubblico e quindi
orientano l’azione sociale (“agire comunicativo”,
Habermas 1981)
e in cui la pubblica discussione e l’accesso
all’informazione sono costituzionalmente garantiti
Essa svolge una funzione indipendente di critica e
controllo rispetto alle attività dello stato e del mercato
Concetto di sfera pubblica (Jurgen Habermas
1964)
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
H. colloca la nascita della SF nel XVIII sec. con la nascita
della stampa e via via con lo sviluppo del sistema dei
media
Ambivalenza dei media: contribuiscono a creare una
sfera pubblica critica in grado di controllare (agendo da
watchdog) il potere e al tempo stesso…
la concentrazione del potere nelle mani di pochi
produttori di informazione fa sì che i media si trasformino
in gatekeepers dell’informazione, dotati dell’enorme
potere di filtrare l’informazione a scopi politici, economici
o altro.
La nuova sfera pubblica in rete
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1.
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3.
I media digitali (la Rete) ridimensionano il potere di agenda
setting dei media tradizionali (disintermediazione, citizen
journalism-wikijournalism)
Ma al tempo stesso ne mantengono alcune dinamiche
cruciali:
possibilità di censura (Google in Cina)
ruolo di blogger assai influenti
polarizzazione del dibattito (cyber-balcanizzazione ovvero
creazione di piccoli gruppi omogenei all’interno ma in forte
contrasto con l’esterno) viene a mancare il confronto e il
dibattito, elementi di base della sfera pubblica e del
confronto democratico)
Politica e movimenti sociali
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Le tendenze più ottimiste vedono la Rete come capace di
soppiantare forme tradizionali di democrazia rappresentativa,
mentre quelle più pessimiste vedono solo un rinforzo di
gerarchie e pratiche esistentidiscutibili entrambe le posizioni
Indubbiamente la Rete rende possibili nuove strategie di
mobilitazione e partecipazione politica, anche se non sono
sufficienti per determinare il successo di un dato movimento
I più critici sottolineano che gli utenti si limitano a mettere in
campo attività di slacktivism: slacker (pigro)+activism, ovvero
postare commenti o foto o a firmare petizioni: tutte attività che
richiedono uno sforzo minimo e che non portano ad alcuni
risultato concreto
Politica e movimenti sociali
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Certamente la rete non può sostituire le mobilitazioni di massa,
ma può favorire una loro riappropriazione; può fare viaggiare
più velocemente le informazioni e il coordinamento delle azioni.
Fenomeni come il Popolo Viola e il no Berlusconi day
9/12/2009; Occupy Wall Street o la primavera Araba o
ancora più semplicemente le social street (vedi recente
campagna di Social Street Palermo “Chi sporca paga”) sono
una combinazione di online e offline!
Inoltre occorre porre in rilievo il rischio di un passaggio delle
Rete da regno della “disintermediazione” a nuove forme di
intermediazioni.
Dalla disintermediazione a nuove intermediazioni
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Sarebbe ingenuo descrivere gli effetti delle piattaforme
per la produzione partecipativa di informazione e
conoscenza semplicemente come fenomeni di
DISINTERMEDIAZIONE in senso assoluto
Accanto al potenziale di disintermediazione si producono
infatti nuove forme di intermediazione tra protagonisti
dell’informazione (non solo giornalisti ma anche le
aziende proprietarie delle piattaforme), politica,
conoscenza e cittadini
Oggi le aziende tendono a usare la retorica di
democratizzazione e condivisione della conoscenza per
posizionare servizi e prodotti (propri o altrui) arrivando
ad esercitare posizioni di monopolio e controllo
Dalla disintermediazione a nuove intermediazioni
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1.
2.
3.

Le aziende hanno sviluppato modelli economici che
permettono loro di assicurarsi guadagni a partire dalle
informazioni che gestiscono: i servizi sono gratuiti,
l’introito non proviene dal pagamento degli utenti ma
dalla possibilità di sfruttare le informazioni che essi
forniscono al sito e che vengono poi usate per:
fare profilazioni degli utenti stessi
vendere a terzi queste profilazioni
targettizare pubblicità sul sito stesso
Si parla di "dossieraggio digitale" o “sorveglianza
partecipata” (vedi Vignette seguenti)
39
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Sintesi
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1.
2.
3.
4.

Secondo molti, la cooperazione online corrisponde(rebbe) a
un obiettivo democratico in quanto:
favorisce la distribuzione di potere e ricchezza (produco e
distribuisco i miei contenuti)
aumentano l’autonomia e la libertà individuale
(disintermediazione)
sviluppa una nuova “sfera pubblica”: opinione pubblica
creata attraverso forme di relazioni orizzontali, svincolate dal
controllo di altri tipi di media e di poteri politici costituiti
favorisce la lotta al digital divide poiché mette a
disposizione gratuitamente informazione, conoscenza e cultura
Per altri, però, non è così…
Il futuro della cooperazione online
42
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Si dubita sulla capacità di questi processi di produrre sapere
affidabile
Si critica lo sfruttamento che i proprietari delle piattaforme
fanno del lavoro gratuito degli utenti
Da alcuni studi emerge che alla presunta “orizzontalità” delle
relazioni nella cooperazione online si contrappongono rapporti
gerarchici precisi e complessi processi decisionali (non sempre
trasparenti)
Infine, si ricordi il persistere della questione del digital divide,
sia pure ridefinita non più come diseguaglianza nell’accesso
“fisico” alla rete e alle tecnologie avanzate, ma come
diseguaglianza di tipo culturale-cognitivo relativa alle
competenze necessarie per trasformare gli usi della Rete in
pratiche significative e socialmente rilevanti
43
I social media per la PA: buone pratiche
Social media e PA. Raccomandazioni
44

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1.
2.
Testo base di riferimento: “Vademecum Pubblica Amministrazione e
social media”
Alcune Raccomandazioni di base:
Osservare i termini di servizio
Costruire account facilmente individuabili come appartenenti
all’Amministrazione:

per evitare i fake (account falsi creati che sfruttano
illegalmente loghi e/o nomi delle Amministrazioni per attirare
più traffico o addirittura creare campagne di comunicazione
contro le Amministrazioni stesse), occorre dotare l’account
ufficiale di tutti i dati utili ad individuarne in maniera univoca
l’identità della PA coinvolta dando più informazioni possibili:
link al sito istituzionale, logo ufficiale, indirizzo fisico, orari di
apertura, ecc.
Social media e PA. Raccomandazioni
45
1.
2.
Ascoltare le richieste dei cittadini (non si danno solo
informazioni ma si costruiscono relazioni e comunità!) e
formulare un patto chiaro con loro (finalità, tipo di contenuti,
gestione della privacy, netiquette, ecc.,
Definire un piano editoriale per il lavoro sociale e dare
continuità nel tempo alla presenza sui social media
 progettare gli spazi e la presenza in maniera sistematica e
continuativa (es. utili in situazioni di emergenza o per
particolari eventi ma vanno mantenuti attivi anche nei tempi
morti); favorire l’«incrocio virale» tra più sistemi; in definitiva
creare una presenza social se e solo se vi è dietro un serio
piano di lavoro e la disponibilità di personale in grado di
garantirne il presidio nel tempo.
Social media e PA. Raccomandazioni
46
1.
organizzare le informazioni ottenute dai cittadini
(segnalazioni, suggerimenti, critiche più o meno costruttive,
richieste):
 in primissima istanza occorre dare loro un riscontro
immediato. Ma accanto a tale funzione di contatto, appare
evidente come gli spazi social abbiano le potenzialità per
diventare degli strategici punti di raccolta dei dati a uso
interno per individuare eventuali carenze nei servizi erogati,
apportare migliorie e, in generale, apprezzare la
percezione degli interlocutori nei confronti del proprio
lavoro.
Social media e PA. Raccomandazioni
47
1.
creare una relazione fiduciaria con la comunità:
 non si tratta di aggiungere un ennesimo canale di
comunicazione unidirezionalmente, né di mostrare a
chicchessia quanto si è evoluti o alla moda, quanto invece di
sfruttare lo spazio aperto dei siti di social networking come
ulteriore occasione di incontro e confronto con i cittadini e
gli altri interlocutori. Occorre quindi creare e alimentare un
rapporto fiduciario – attraverso l’erogazione di
informazioni e l’ascolto puntuale dei cittadini – senza il
quale l’Amministrazione finirebbe per recitare soltanto un
soliloquio privo di valore.
Social media e PA. Raccomandazioni
48
1.
creare una relazione fiduciaria con la comunità:
 non si tratta di aggiungere un ennesimo canale di
comunicazione unidirezionalmente, né di mostrare a
chicchessia quanto si è evoluti o alla moda, quanto invece di
sfruttare lo spazio aperto dei siti di social networking come
ulteriore occasione di incontro e confronto con i cittadini e
gli altri interlocutori. Occorre quindi creare e alimentare un
rapporto fiduciario – attraverso l’erogazione di
informazioni e l’ascolto puntuale dei cittadini – senza il
quale l’Amministrazione finirebbe per recitare soltanto un
soliloquio privo di valore.
Social media e PA. Facebook
49
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Come detto, è fondamentale la corretta descrizione dell'Ente con tutte
le informazioni utili a rendere evidenti la paternità e la natura
istituzionale dello spazio (per esempio l’indirizzo, il numero di
telefono, il sito web e l’email) evitando l'inserimento di qualsiasi dato,
preferenza o valutazione riconducibile alle singole persone.
Gli impieghi più ricorrenti sono legati alla pubblicazione di
informazioni di pubblica utilità, alla segnalazione di eventi, al rilancio
di contenuti generati da terzi, alla socializzazione di materiali
multimediali, alla raccolta di contenuti generati dai cittadini.
Non può mancare la capacità di dialogo. Permettere i commenti. Se
sono critiche rispondere nella maniera più tempestiva e circostanziata
possibile, se sono volgari, diffamatori o anche semplicemente
promozionali, occorre rimuoverli subito.
Attenzione allo stile comunicativo: equilibrio fra tono istituzionale e
informalità!
Social media e PA. Twitter
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Logica del Follower e following
La PA spesso si muove quasi sempre in una logica unidirezionale
(dare informazioni in maniera tempestiva), ignorando la logica del
«following» (ovvero ricevere aggiornamenti da terzi, specie altre
istituzioni pubbliche).
I vantaggi ricavabili sono di almeno tre tipi: anzitutto la facoltà di
accedere in maniera più rapida a informazioni (quali notizie,
segnalazioni o bandi) di eventuale interesse; secondariamente
l'opportunità di istituire con le Amministrazioni collegate dei canali
di comunicazione informale; e da ultimo la possibilità di segnalare
a cittadini e interlocutori la piena comprensione della logica social
del mezzo e le opportunità del dialogo.
La PA sui social media: esempi
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WikiPA
Esperienze Formez: il comune di Modena (intervista a
Folghieri)
Comune di Modena su FB
Comune di Bagheria su YouTube
Comune di Bologna su FB
Comunicare l’emergenza: comune di Monza su FB
Il Portale Pugliaevents.it
Comune di Genova su YouTube
Video tutorial di Common Craft
La PA sui social media: esempi di App con
Open Data
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Il Comune di Matera
MyCabiate
ParcheggiaTO
A Sciacca
Lavoro Provincia di Roma
Epart Comune di Udine
Segnalazioni e Richieste di intervento di manutenzione urbana
(Comune di Pisa)
B on Time
Mobile Map Trapani
Siti utili
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Innovatori PA. La rete per l'innovazione nella
Pubblica Amministrazione Italiana
Wikipa. La wiki-enciclopedia della capacità
istituzionale e della modernizzazione della PA
Esperienze trasferibili PA (Formez): Esempi di buone
pratiche