La coltivazione delle succulente Agave parri Euphorbia turbiniformis Ariocarpus agavoides Foquea edulis Introduzione Deserto di Atacama Credo che l’affermazione che, la coltivazione delle succulente sia un’arte che non si può insegnare non sia priva di fondamento . Anche i coltivatori più esperti hanno sempre da imparare e molte volte senza un po’ di fortuna e molta esperienza si rischiano pesanti fallimenti. Anche chi coltiva da anni non può dire di non avere mai perso piante e che ogni tanto non ne perde qualcuna. E’ importante quindi conoscere l’habitat in cui vivono queste piante Le succulente sono piante molto resistenti e adattate alle condizioni più avverse, ne sono esempio le piante che vivono nel del deserto di Atacama in Cile, una zona tra le più estreme della terra dove le piogge sono scarsissime e le piante vivono grazie alle nebbie che salgono dall’oceano. Un gruppo di Echinopsis atacamensis Precipitazioni Le precipitazioni sono molto scarse e diversificate tra le varie zone. Ad esempio nel deserto di Atacama in Cile dove “prosperano” Copiapoa, Eriosyce, Echinopsis ed Eulychnia sono quasi assenti, (in alcune zone meno di 1 mm anno) e sono concentrate tra Novembre ed Aprile Nelle zone del Messico centro settentrionale: deserto di Chihuahua, habitat di molte altre cactaceae tra cui Aricarpus, Turbinicarpus, Astrophytum ecc. ecc. le precipitazioni sono per così dire molto più intense. Arrivano a sfiorare i 250 mm anno e sono concentrate soprattutto nella stagione dei monsoni, cioè al termine dell’Estate. Anche li quasi nulle se paragonate a quelle che abbiamo nel nord Italia ad esempio a Milano, dove le medie annue sono superiori ai 900 mm, distribuite in ogni periodo dell'anno, presentando dei picchi nei mesi primaverili (Maggio) estivi (Agosto) e autunnali (Ottobre e Novembre) oltre un minimo relativo invernale. Con un’umidità relativa media annuale del 77 % I Suoli È oltretutto importante conoscere la composizione dei suoli non tanto per ricreare lo stesso tipo di substrato perché questa operazione sarebbe praticamente impossibile, ma per sapersi orientare nella composizione dei terricci in coltivazione Avremo piante gypsophile come Aztekium, Geohintonia e alcuni turbinicarpus che vivono su colline di gesso nello stato Messicano di Nuevo Leon o quelle del deserto di Atacama che vivono in suoli con la quasi assenza di attività microbica a causa della siccità (Limite Igroscopico della vita microbica) per non parlare dei differenti suoli in cui radicano le succulente africane dalla penisola Arabica al corno d’Africa e al Sud Africa Copiapoa columna alba Geohintonia mexicana Il substrato Dopo aver preso visione di questi dati importanti ma non determinanti al fine della coltivazione andremo a capire come coltivare al meglio le nostre piante Il substrato; questa è una nota dolente per quanto riguarda la coltivazione di succulente in quanto ogni coltivatore dirà che il suo terriccio è il migliore, il più adatto; ma non esistono terricci miracolosi esistono buoni terricci in quanto è praticamente impossibile ricreare le condizioni naturali. Un buon compromesso è quello che vede una composizione di questo tipo 33/33/33 Cioè 1/3 di pomice 1/3 di lapillo vulcanico 1/3 di terriccio per piante grasse (quello venduto nei garden) oppure terriccio per acidofile. E’ bene scegliere quello a più basso contenuto di torba in quanto questo materiale non ha la capacità di reidratarsi dopo l’assenza di bagnature e andrebbe a compattarsi strozzando le radici Il substrato Questo per quanto riguarda le Cactacee delle zone semidesertiche e alcune Succulente Africane particolarmente delicate ma le stesse, gradiscono terricci anche molto più estremi, per quanto riguarda invece alcune famiglie di cactaceae come le epifite delle foreste del Brasile e alcune piante succulente dell’africa centrale, si utilizza un terriccio molto più organico ma per scongiurare pericoli di marciumi anche in quelle piante, ormai molti coltivatori tendono ad aumentare i materiali drenanti anche in quelle coltivazioni. Io ad esempio sono passato al terriccio quasi completamente minerale cioè utilizzo per le cactacee pomice lapillo akadama e brecciolino mentre per le Euphorbie Staphelie e le africane in genere utilizzo pomice pura con aggiunta di akadama Questo terriccio, oltre a non permettere ristagni di acqua (sempre dannosi) è un’ottimo mezzo per fare radicare le piante in quanto se le talee verranno messe a radicare all’ombra e al caldo in questo tipo di terriccio si avranno ottimi risultati Componenti del substrato Pomice Lapillo Akadama Sabbia vagliata Componenti del substrato Sabbia quarzifera Marna grigia Terriccio per succulente Composta L’Acqua e la struttura delle piante Che cosa centra la struttura delle piante con l’acqua? Anche se provenienti da zone semi desertiche dove la siccità la fa da padrona ed ottimamente adattate a lunghi periodi di astinenza idrica, queste piante hanno bisogno anche loro di essere annaffiate. Il successo o meno nel campo della coltivazione delle succulente deriva dal fatto di aver capito come e quando somministrare acqua Se guardiamo attentamente le Cactacee, ma anche alcune succulente africane, come molte Euphorbie o alcune Asclepiadacee come le Staphelie ci accorgeremo che esse hanno una struttura a “fisarmonica” i loro fusti hanno costolature, tubercoli, spicchi. In pratica sono strutturalmente adatte a gonfiarsi e a sgonfiarsi senza che l’epidermide, tranne in rari casi, si spacchi durante il rigonfiamento. Bisognerà stare molto attenti ad annaffiare, dopo lunghi periodi di astinenza idrica quelle piante che non presentano queste strutture come ad es. il gruppo dei knippelianus della fam. degli Echinocereus ma anche Lophophora andrà abituata piano piano alla ripresa delle annaffiature, dopo l’inverno L’Acqua e la struttura delle piante Echinocereus triglochidiatus ssp. mojavensis v. inermis. La pianta a sinistra è stata fotografata alla fine dell’inverno (Marzo 2009) e una settimana più tardi, dopo la prima bagnatura, foto a destra. Si notino le enormi differenze nella stessa pianta che alla fine del periodo di riposo è sgonfia e allo stremo per la mancanza assoluta di acqua dall’inizio di Ottobre mentre già dopo la prima leggera annaffiatura si avrà un rigonfiamento della stessa. L’Acqua e la struttura delle piante Queste foto invece ritraggono due splendide africane. Una Euphorbia obesa con futura prole a sx e una Staphelia hirsuta con i suoi splendidi fiori a dx. Come si può notare, anche queste succulente pur non appartenendo alla fam. delle cactaceae hanno adottato una strategia che permette loro di gonfiarsi e sgonfiarsi in base all’acqua disponibile senza creare danni derivanti da spaccature o lacerazioni . La struttura a spicchi nel’Euphorbia e a costolature nella Staphelia Quando e come bagnare Come abbiamo visto prima, capire questo semplice concetto è uno dei motivi di successo o eventuale fallimento nella coltivazione delle succulente. E’ perciò importante capire ed imparare dalla natura ed osservare ciò che avviene Nei luoghi dove vivono queste piante si alternano lunghi periodi di siccità e periodi di piogge intense ma che durano poche settimane Le zone semi aride in cui sono presenti queste piante si riempiono di fioriture spettacolari e multicolori perché il tempo per riprodursi è estremamente ristretto Anche noi dunque copiando dalla natura adotteremo il sistema di bagnare durante la stagione calda iniziando le prime moderate annaffiature alla metà /fine di Marzo dopo avere nebulizzato l’epidermide dall’inizio di Febbraio ogni 15 gg per reidratare un po’ alla vota le piante evitando annaffiature repentine e copiose che in alcune piante porterebbero alla spaccatura delle stesse lasciando orribili cicatrici anche dopo anni. Dalla metà di Aprile sino alla metà di Giugno si potrà cominciare ad annaffiare regolarmente ogni 15 gg e sempre dopo essersi assicurati che il pane di terra in cui sono piantate le nostre beniamine sia completamente asciutto. Nel dubbio aspettare ancora qualche giorno prima di annaffiare. Quando e come bagnare Dalla metà di Giugno alla fine di Luglio poi si potrà bagnare una volta la settimana o quando si vedrà che il terriccio è completamente asciutto, per tornare poi a bagnature moderate al mese di Agosto perché col caldo le piante vanno in ESTIVAZIONE Si riprenderà con le regolari annaffiature settimanali dalla fine di Agosto alla fine di Settembre per poi diradarle e sospenderle del tutto alla fine di Ottobre . Alcune note sulle annaffiature 1. Aspettare che il terriccio si asciughi prima di ribagnare 2. Bagnare tutto il pane di terra in modo che le radici assorbano l’acqua tutte in ugual misura (possibilmente immergere i vasi in modo che le annaffiature avvengano dal basso) 3. Evitare di bagnare le piante quando si annaffia, per permettere alle stesse di sviluppare in modo regolare la lanugine all’apice e tra i tubercoli, tuttavia ogni tanto è bene dare una annaffiata anche alla pianta per eliminare ospiti indesiderati come il ragnetto rosso Quale acqua usare? Molti coltivatori hanno solo la possibilità di usare acqua dell’acquedotto perché non possono disporre di attrezzature per la raccolta dell’acqua piovana. È bene perciò conoscere la qualità dell’acqua che si usa, in quanto il più delle volte l’acqua dell’acquedotto è molto dura e calcarea. Questo, non danneggia nell’immediato le piante ma può creare qualche problema se non si rinvasano spesso, in quanto il calcare contenuto nell’acqua rende il terreno molto duro, si consiglia perciò durante la bella stagione e avendone la possibilità di annaffiare con acqua piovana che è leggermente acida per ristabilire l’equilibrio nel terreno. Inoltre da studi fatti, sembrerebbe che le succulente gradiscono l’acqua leggermente acida in quanto sembra che il funzionamento delle radici sia molto più efficiente. Si sconsiglia di annaffiare invece con acqua piovana piante che hanno sempre ricevuto l’acqua dura dell’acquedotto in quanto quella piovana scioglierebbe i sali di calcio che ricoprono le radici dando alle piante la possibilità di assorbire dalle stesse molta più acqua di come si sono ormai adattate. Questa acqua in eccesso repentinamente assorbita dalle radici potrebbe provocare marciumi e perdita delle stesse. Sarà quindi indispensabile adattare gradualmente le piante al nuovo regime di annaffiatura con acqua piovana La luce e l’aria 1. 2. 3. 4. Chi ha la fortuna di coltivare le succulente all’aria aperta sa benissimo quali sono i vantaggi. Spine più robuste e colorate Piante più sane con colori che si avvicinano a quelle in habitat Internodi compatti e regolari Eziolature assenti Mentre la coltivazione in serra presenta più problemi in quanto le piante non avranno mai la possibilità di avere i raggi del sole diretti sull’epidermide ne di sentire il soffio del vento che toglierà calore neanche garantendo loro la migliore ventilazione, inoltre l’aria asciugherà molto più velocemente la terra contenuta nei vasi garantendo molto di più il controllo di organismi patogeni come muffe e alghe molto dannose per queste piante, in quanto non sono attrezzate per combattere questi organismi dannosi. Sarà invece necessario per le piante coltivate all’esterno durante i mesi più caldi dare una leggera ombreggiatura onde evitare scottature che deturperebbero le piante irreparabilmente. I rinvasi: come e quando Questa è un ‘operazione abbastanza delicata per quanto riguarda le succulente . È necessario, quando si rinvasa fare molta attenzione al fatto che le radici siano ben asciutte prima di procedere all’interramento nel nuovo vaso ed è consigliabile effettuare questa operazione a terriccio asciutto Bisogna perciò aspettare qualche tempo prima di sistemare di nuovo la pianta nel vaso, lasciando la pianta svasata all’ombra e al caldo, in una zona possibilmente ventilata per dare modo alle inevitabili ferite provocate alle radici con lo svaso di rimarginarsi perfettamente. Il tempo necessario alla rimarginazione dipende dalla grossezza delle radici, dalle temperature e la ventilazione in cui è posta la pianta. Solitamente nella bella stagione si va da qualche giorno per piccole ferite ad una/ due settimane, o anche un mese (nel caso di Ariocarpus). Dopo il rinvaso bisognerà ancora aspettare qualche giorno prima di ricominciare a bagnare, specialmente quando si rinvasano alcune Euphorbie caudiciformi e cactaceae come Ariocarpus. E’ necessario eseguire l’operazione del rinvaso con particolare cautela senza avere premura di rimettere in vaso le piante, perché dalle ferite causate alle radici potrebbero partire marciumi che comprometterebbero irrimediabilmente la pianta I rinvasi: come e quando Seppure non tutti i coltivatori siano d’accordo A mio avviso è necessario effettuare i rinvasi verso la fine del periodo di riposo delle piante Gennaio - Marzo perché le stesse non hanno ancora cominciato l’attività vegetativa e si trovano in stasi, inoltre teoricamente il terriccio dovrebbe essere asciutto e con esso le radici. Inoltre le piante alla ripresa vegetativa si risveglieranno nel nuovo terriccio e non saranno più mosse per qualche anno. I vasi Anche in questo campo non c’è accordo tra vari coltivatori Alcuni preferiscono vasi di coccio; altri, vasi di plastica (possibilmente quadrati) perché usando vasi quadrati si economizza spazio Entrambe presentano vantaggi e svantaggi. Starà quindi al gusto personale dei singoli, la scelta dei contenitori da usare I vasi di coccio I vasi di Coccio possono essere molto belli esteticamente, inoltre il coccio, essendo poroso e traspirante, aiuta molto l’asciugatura del terriccio dopo le annaffiature dandoci la possibilità di avere il terriccio asciutto in pochi giorni Ma i vasi di coccio sono molto pesanti e più costosi di quelli di plastica inoltre è molto difficile trovarne di quadrati è molto difficile se non quasi impossibile lavare e sterilizzare questi vasi per eventuali e futuri rinvasi ma lo svantaggio maggiore, anche se quello meno visibile è che i vasi di coccio messi al sole, si arroventeranno abbrustolendo così i peli radicali delle piante ivi contenute, in quanto a causa dell’alta dispersione dell’acqua si creerà una corrente d’acqua che dal centro del vaso, si dirigerà verso le pareti esterne seguita dalle radici che andranno poi ad incollarsi sulle pareti degli stessi. I vasi I vasi di plastica I vasi di plastica solitamente sono brutti ma hanno il vantaggio di essere molto leggeri e di avere un costo quasi irrisorio. Si trovano facilmente di forma quadrata, dandoci la possibilità di risparmiare spazio in quanto quella forma permette di addossare le pareti degli stessi le une alle altre, risparmiando 1 vaso circa ogni 4 Sono facilmente riutilizzabili in quanto il lavaggio e la disinfezione avvengono molto facilmente, basta lavare i vasi con acqua e candeggina e risciquarli molto bene Non essendo assolutamente traspiranti se non dalla superficie del terriccio non si avrà il fenomeno delle bruciature delle radichette perché le radici saranno distribuire nel centro del vaso e difficilmente andranno a toccare le pareti . I danni dalla scarsa traspirazione si potranno evitare, usando un terriccio molto drenante e povero di materia organica e diradando maggiormente le annaffiature. Come vedete ogni sistema ha i suoi pregi e i suoi difetti va detto però che la maggior parte dei coltivatori usa vasi di plastica quadrati Il periodo invernale Possiamo dividere i coltivatori di succulente in due categorie, quelli che possono solo ricoverare le piante con ripari di fortuna e quelli che hanno una serra in cui ritirare le piante durante l’inverno magari pure riscaldata. Per i primi alla fine di Agosto si pone già il problema di sospendere le annaffiature per preparare le piante ad affrontare i rigori dell’inverno in modo che le piante arrivino asciutte ad affrontare i primi freddi. Per i secondi si potrà continuare ad annaffiare fino alla metà di Ottobre per sospendere poi in quel periodo di annaffiare. Per entrambe sarà necessario aggiungere al’acqua dell’ultima annaffiatura, un buon insetticida e un buon fungicida entrambi sistemici in modo da predisporre le difese durante l’inverno. Andrà anche aggiunto un buon concime bilanciato per succulente con l’aggiunta di microelementi. Il periodo invernale Fatta questa ultima operazione si sospenderanno del tutto le annaffiature . Molte cactaceae sopportano le basse temperature anche di parecchi gradi al di sotto dello zero se asciutte e in presenza di bassa umidità ambientale . E’ importante perciò inserire nelle serre attrezzature come ventilatori o soffiatori di aria per asciugare l’ambiente o almeno ridurne l’umidità Il periodo invernale La maggior parte delle succulente Africane invece non sopportano le basse temperature e già a + 8/10° danno segni di sofferenza. Sarà importante quindi garantire a quelle piante un ricovero adeguato come potrebbe essere una davanzale assolato in casa. Anche in questo caso si sospenderanno le annaffiature nebulizzando solo all’occorrenza e se vedremo un’eccessiva disidratazione . Il periodo invernale Alcune cactaceae come Opuntia si possono coltivare in piena terra anche alle nostre latitudini . È bene però coprire queste piante durante l’inverno non tanto per il freddo ma per evitare che siano bagnate dalle piogge e gelate dalle brine che vi si depositano Attenzione però alle scottature che in un ambiente ristretto senza circolazione di aria sono sempre un pericolo incombente. Sarà bene durante l’inverno tranne che nelle giornate più fredde lasciare un paio di lati aperti per permettere la circolazione dell’aria all’interno del riparo La propagazione Oltre che da seme, le succulente si possono propagare anche per talea e questo è un metodo molto interessante, in quanto con questo sistema si possono tentare salvataggi di piante a cui teniamo particolarmente oppure produrre cloni. Le talee andranno fatte asciugare dove si è proceduto al taglio in modo che la parte tagliata si cicatrizzi. Una volta asciugato il taglio si appoggiano le parti da fare radicare su sabbia ( ottima la pomice pura con granulometria da 2 a 4 mm) appena inumidita al caldo e all’ombra e con pazienza si attenderà che le stesse emettano le radichette. A questo punto sarà possibile un po’ alla vota, riabituarle alle condizioni in cui viene normalmente coltivata la pianta dalla quale sono state staccate Ma il sistema più emozionante di propagazione delle succulente rimane sempre la semina Occorre innanzitutto avere pazienza quando si seminano le succulente perché le piantine hanno una crescita lenta ma ci ripagheranno alla prima fioritura dopo anni di cure Sarà quello un momento emozionante essere riusciti a portare alla fioritura una pianta seminata da noi è una grande emozione è festa grande tutte le volte che si verifica questo evento. Oggi i semi si reperiscono con facilità tramite molti rivenditori specializzati. Come seminare Periodo semina: La semina si può effettuare tramite un germinatoio (in qualsiasi momento dell’anno) oppure al naturale in primavera inoltrata quando le temperature notturne non scendono sotto i 17-18° meglio 20° (dalla metà-fine Aprile Maggio inoltrato) in ambiente luminoso ma non al sole diretto Al nord non conviene seminare in luce naturale oltre una certa data (inizio Giugno) in quanto poi non rimarrebbe il tempo per la crescita delle plantule che dovranno affrontare l’inverno successivo Anche se c’è chi sconsiglia il metodo della sterilizzazione per non eliminare gli organismi antagonisti, io preferisco sterilizzare tutti i materiali usati per la semina Il terriccio che normalmente uso per la semina è composto da : 30 % lapillo setacciato ed esattamente quello che passa dalle maglie del setaccio da 2 mm; 30 % pomice della stessa granulometria del lapillo. 30 % terriccio per cactaceae 10 % sabbia vagliata da 1/2 mm Il tutto, lo inumidisco per poi sterilizzarlo in forno a 120/140° per 45 minuti . Questo serve ad eliminare organismi patogeni come alghe, muffe ed eventuali larve o uova di insetti dannosi alle giovani plantule Non uso in questa fase sostanze chimiche come antimuffe o insetticidi per limitare la dispersione in ambiente di queste sostanze Questo metodo, serve a prevenire , il formarsi di alghe e muffe che coprirebbero le plantule soffocandole : almeno fin che i contenitori saranno nei sacchetti Semenzali di 1 anno ARIOCARPUS FISSURATUS ARIOCARPUS RETUSUS Semenzali di 2 anni Semenzali di 1 anno Adenium Obesum E.waringiae E.francoisii E. labatii E. ambovolvensis Come seminare I contenitori e i segna nomi: li steilizzo anch’essi, ma con acqua calda e candeggina, lasciandoli a bagno per 1h per poi risciacquarli accuratamente Come contenitori uso sottovasi da cm 25 x 15 alti due cm che divido con i segna nomi e che preventivamente foro sul fondo per permettere l’assorbimento dell’acqua e lo scolo della stessa in eccesso. Come contenitori, si può usare di tutto, a piacere, L’importante è la sterilizzazione Sul fondo del vaso di semina utilizzo un riquadro di rete plastificata fine (tipo zanzariera) in modo tale da sfruttare con più terriccio il vaso. Come segna nomi uso le stesse targhette plastificate che utilizzo per le piante adulte. La semina: Una volta riempiti i contenitori di semina lasciando 1/2 cm. di spazio tra il terriccio e il bordo del contenitore per permettere la crescita delle piantine, li inserisco in una bacinella in modo tale che l’acqua arrivi fino ad una certa altezza dei contenitori, circa la metà e questi iniziano ad assorbire acqua dal basso. Quando il terriccio è completamente bagnato sollevo i vasetti e lascio scolare l’acqua in eccesso. Poi comincio a spargere sul terriccio superficiale i semi senza coprirli ed inserisco le targhette con i dati di semina che fanno anche da separatori. Non semino altre specie di cactaceae negli stessi contenitori degli Ariocarpus in quanto le diverse velocità di crescita impedirebbero rinvasi simultanei delle diverse specie Come seminare La copertura dei contenitori Finita la semina metto i contenitori dentro un sacchetto di plastica trasparente tipo quello per alimenti chiudendo lo stesso con il laccetto in dotazione o con scotch Da questo momento inizia l’ attesa della germinazione che normalmente avviene in circa 2 settimane. I contenitori con le semine vanno tenuti in luce filtrata ma è bene abituare un poco alla volta, dopo la germinazione, le piantine ad una maggiore intensità di luce. Inizia il ciclo asciutto bagnato Quando nascono le prime spinette bianche è il momento di togliere i contenitori dal sacchetto . Si lasceranno asciugare una prima volta e dopo qualche giorno si potranno ribagnare sempre per immersione cercando di non mettere troppa acqua nella bacinella altrimenti le piccole piantine si staccano dal terriccio e galleggiano per la spinta dell’acqua dal basso. E’ bene abituare da subito le plantule alla dura vita delle piante grasse, cioè il terriccio va sempre fatto asciugare prima di ribagnare, magari aspettando anche un giorno prima di rifare questa operazione e lasciando le piantine un po’ a secco, questo sistema non fa altro che abituarle ed irrobustirle All’occorrenza, se si notano formazioni di alghe e muffe è bene sciogliere nell’acqua un fungicida e preventivamente un’insetticida. Dopo qualche mese, se le piantine saranno sviluppate con un paio di tubercoli messi si può dare una leggerissima concimata. Come seminare Il ripicchettaggio Normalmente trapianto l’anno successivo a Gennaio/Febbraio per evitare stress da caldo. Secondo me la piantina si è già formata e sopporta bene il trapianto anche alla luce del fatto che il periodo di trapianto non è caldo e le plantule hanno tutto il tempo per riprendersi prima dei caldi estivi, il trapianto, lo effettuo in contenitori più grandi, creando una serie di file orizzontali e inserendo le targhette con il nome della specie e la data del primo trapianto oltre che quella della semina In questi contenitori le piante staranno comodamente per qualche anno senza il bisogno di rinvasarle ed avranno a disposizione abbastanza terra per far sviluppare le radici in quanto questi contenitori sono in genere alti 10-12 cm. Il terriccio utilizzato nei nuovi contenitori avrà una composizione un po’ diversa da quello di semina in quanto utilizzo 30% di lapillo fine con granulometria fino a 4 mm. un 30% di pomice della stessa granulometria del lapillo un 20 % di terriccio per cactaceae 20% Sabbia vagliata Rispetto alla semina ho diminuito il terriccio fertile di un 10% e incrementato il materiale drenate, usando ormai il terriccio che si avvicina a quello che uso per le piante adulte Utilizzo uno strato di lapillo più fine, ca. 2 mm da mettere in superficie in modo tale che il colletto delle piccole piantine rimanga a contatto con il lapillo stesso. QUESTO EVITA O DIMINUISCE DI MOLTO IL RISCHIO DI MARCIUME DEL COLLETTO Note di coltivazione Trattamenti fitosanitari : Normalmente effettuo 2 trattamenti di cui uno alla ripresa delle annaffiature miscelando (anche se l’ideale sarebbe fare 2 trattamenti separati) un fungicida e un insetticida entrambi sistemici e da contatto e l’altro all’ultima annaffiature sempre con gli stessi prodotti . Questi prodotti li sciolgo nella dose minima consigliata nell’acqua di bagnatura in modo tale che annaffiando colpiscono la pianta sia in superficie che nel terriccio dove spesso si annidano le cocciniglie soprattutto quella cotonosa. Fertilizzanti : Sono piante che gradiscono un’alto tenore di potassio Se si userà un terriccio del tipo 33/33/33 nei primi due anni dal trapianto non sarà necessaria nessuna concimazione Se invece si dovesse usare un terriccio minerale, a Maggio dopo che le piante avranno ripreso la piena vegetazione e non siamo ancora entrati in una fase di eccessivo rialzo termico, sarà possibile somministrare una prima concimazione per poi ripeterla alla fine di Giugno e sospendendo il trattamento a Luglio ed Agosto per ridare l’ultima concimazione quando prepareremo le piante per il ritiro invernale che permetterà alle stesse di accumulare sostanze nutritive che le aiuteranno a superare la fase autunno invernale. Conclusioni Questa è una passione che coinvolge una gran moltitudine di persone su tutto il pianeta e la raccolta dissennata di succulente ha creato gravi problemi agli habitat in cui vivono queste piante, alcune a rischio di estinzione Dall’altra parte ci sono moltissime persone, la maggioranza speriamo, che pur amando il mondo delle succulente e ambendo anche ad avere piante rare in coltivazione, si attiene ai regolamenti internazionali C.I.T.E.S e ai codici di condotta sulla raccolta di piante in natura (IOS) e sceglie di non avere piante importate illegalmente nelle proprie collezioni. Questo atteggiamento responsabile va a tutto beneficio della natura che seppur si adatta alle diverse situazioni è basata su equilibri molto delicati Per questo, come appassionati di questo spinoso mondo succulento: siamo chiamati al rispetto delle regole internazionali per la salvaguardia della flora e della fauna selvatiche. Solo preservando gli habitat naturali, potremo lasciare ai nostri discendenti gli stessi ambienti come li hanno lasciati a noi Ringraziamenti • Ringrazio l’amico Marco Giani per avermi dato il permesso di inserire le foto da lui stesso scattate nel 2007 in Cile, deserto di Atacama Fine Marco Sisti