Una lettura della storia dell’algebra alla luce dei problemi d’insegnamento/apprendimento 3.1 Uno stesso problema può presentarsi in diverse forme: • L’area del quadrato costruito su due segmenti si trova sommando il doppio del rettangolo sui due segmenti alla somma dei quadrati su ognuno dei segmenti (algoritmica) • Se si divide a caso un segmento in due parti, il quadrato costruito su tutto il segmento è uguale alla somma dei quadrati delle parti e del doppio del rettangolo che ha per lati le parti (geometrica) • Il quadrato della somma di due numeri è uguale al quadrato di uno più il quadrato dell’altro, più il doppio del prodotto dei due numeri (retorica) • (a + b)2 = a2 + 2ab + b2 (simbolica) Una lettura della storia dell’algebra alla luce dei problemi d’insegnamento/apprendimento 3.2 Problemi relativi alla pratica didattica collegati alla polemica presa in considerazione: possiamo vedere le due posizioni come non contrapposte, bensì complementari? quale uso del mediatore geometrico? si arriva alla liberazione da ogni questione ontologica attraverso situazioni fortemente ‘ontologiche’? grado di accettazione da parte degli studenti Una lettura della storia dell’algebra alla luce dei problemi d’insegnamento/apprendimento 3.3 Gli storici hanno considerato tre aspetti relativamente all’algebra retorico: il problema e la soluzione si scrivono nella prosa corrente sincopato: i singoli autori introducono abbreviazioni stenografiche simbolico: sono usati veri e propri simboli Ci sono sovrapposizioni di questi aspetti, anche nello stesso autore e nella stessa opera Una lettura della storia dell’algebra alla luce dei problemi d’insegnamento/apprendimento 3.4 L’introduzione dei simboli non è avvenuta dall’oggi al domani. Un esempio di primo uso dei simboli si ha in Raffaello Canacci (abacista fiorentino della metà del Quattrocento): “adunque segnerò porgi glorechi e attendi cholla memoria acoché imprenda meglio quelo ch’io dicho” Le ragioni per l’introduzione dei simboli furono intellettuali, ma anche pratiche. Il decollo avvenne nei secoli XVI e XVII, essenzialmente per due motivi: i problemi complicati necessitano di semplificazioni la stampa dei libri richiedeva la standardizzazione delle lettere di stampa Una lettura della storia dell’algebra alla luce dei problemi d’insegnamento/apprendimento 3.5 Algebra in Mesopotamia C’è un gran numero di problemi del tipo: trovare le dimensioni di un rettangolo con area 96 e in cui la somma della base con l’altezza è 20. In forma moderna: x + y = 20 xy = 96 Neugebauer (1957) la chiama “forma normale”. Si opera sui numeri dati, seguendo le istruzioni di uno scriba 1. Dividere per due la somma dei numeri: 20 : 2 = 10 2. Elevare al quadrato: 102 = 100 3. Togliere l’area data, 96, a 100: 100 96 = 4 4. Estrarre la radice quadrata: 2 5. La base è 10 + 2 =12, l’altezza è 10 2 = 8 Una lettura della storia dell’algebra alla luce dei problemi d’insegnamento/apprendimento 3.6 Algebra in Mesopotamia Come si vede, la forma retorica rende difficile vedere le sostituzioni per noi facili I problemi quadratici più complessi sono ricondotti alla “forma normale” (trovare due numeri nota la loro somma o differenza ed il loro prodotto) Manca il simbolismo algebrico Termini come lunghezza, larghezza, area, volumi sono usati in modo astratto (si sommano tra loro senza scrupoli) Una lettura della storia dell’algebra alla luce dei problemi d’insegnamento/apprendimento 3.7 Algebra in Mesopotamia I processi mentali sono di tipo “algebrico”, la geometria ha un ruolo ausiliario. Sono trattate: - equazioni di primo grado (anche nei papiri egizi) - equazioni di secondo grado - particolari equazioni di terzo grado - equazioni di grado superiore riconducibili a equazioni secondo e terzo grado Una lettura della storia dell’algebra alla luce dei problemi d’insegnamento/apprendimento 3.8 Algebra in Mesopotamia Gli Assiro-babilonesi erano abili nei procedimenti algoritmici (si veda il calcolo di 2 riportato nella seguente tavoletta) Tavoletta YBC 7289 collezione di Yale Una lettura della storia dell’algebra alla luce dei problemi d’insegnamento/apprendimento 3.9 Algebra in Mesopotamia In riferimento alla tavoletta precedente: (nel sistema sessagesimale) sul lato è segnato il numero 30 e sulla diagonale i numeri 1;24,51,10 e 42;25,35 42;25,35 è la misura della diagonale ottenuta assumendo come valore approssimato di 2 1;24,51,10 1 + 24/60 + 51/602 + 10/603 = 1,414213 secondo Neugebauer 2 3/2 = 1;30 (per eccesso: (3/2)2 = 9/4) 2:2/3 = 4/3 =1;20 valore medio di queste due approssimazioni è 1;25 ripetendo 1;25 e 1;24,42,21 che ha come media aritmetica 1;24,51,10 Una lettura della storia dell’algebra alla luce dei problemi d’insegnamento/apprendimento 3.10 Potenzialità didattiche Una lettura della storia dell’algebra alla luce dei problemi d’insegnamento/apprendimento 3.11 Una lettura della storia dell’algebra alla luce dei problemi d’insegnamento/apprendimento 3.12 In Diofanto troviamo: • quadrato, cubo, biquadrato, quadratocubo, cubo-cubo, ... • introduce dei simboli per indicarli • arithme, che è una “quantità indeterminata di unità”, per cui usa sempre lo stesso simbolo, V • l’arithme è assoggettato agli stessi trattamenti dei numeri (che, per Diofanto, sono solo i razionali positivi) • Diofanto crea un linguaggio con una sintassi ben definita Una lettura della storia dell’algebra alla luce dei problemi d’insegnamento/apprendimento 3.13 Diofanto, Problema 27 libro I (tradotto da Ver Eecke) Trovare due numeri la cui somma e prodotto formano due numeri dati “Proponiamo che la somma dei numeri sia 20 unità e che il loro prodotto sia 96 unità. La differenza dei numeri sia 2 arithme. Allora poiché la somma dei numeri è 20 unità, se noi la dividiamo in due parti uguali, ciascuna delle parti sarà la metà della somma, ovvero 10 unità. Dunque se aggiungiamo ad una delle parti e togliamo dall’altra, la metà della differenza dei numeri, cioè 1arithme, si stabilisce di nuovo che la somma dei numeri è 20 unità e che la loro differenza è 2 arithme. In conseguenza, poniamo che il numero più grande sia 1 arithme aumentato di 10 unità che sono la metà della somma dei numeri; dunque il numero più piccolo sarà 10 unità meno 1 arithme e si stabilisce che la somma dei numeri è 20 unità e che la loro differenza è 2 arithme. Bisogna anche che il prodotto dei numeri sia 96 unità. Il loro prodotto è 100 unità meno un quadrato d’arithme, che uguagliamo a 96 unità e l’arithme diventa 2 unità. In conseguenza, il numero maggiore sarà 2 unità ed il minore sarà 8 unità e questi numeri soddisfano la proposizione.”