Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Devianza e criminalità 1 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità La devianza indica ogni atto o comportamento (anche se solo verbale) di una persona o di un gruppo, che viola le norme di una collettività e che di conseguenza va incontro a qualche forma di sanzione 2 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità La devianza non è una proprietà di certi atti o comportamenti, ma una qualità che deriva dalle risposte, dalle definizioni e dai significati attribuiti a questi dai membri di una collettività (o dalla grande maggioranza di questi). Questa idea è stata espressa bene da Durkheim ‘non bisogna dire – egli osservava nel 1893 – che un atto urta la coscienza comune perché è criminale, ma che è criminale perché urta la coscienza comune. Non lo biasimiamo perché è un reato, ma è un reato perché lo biasimiamo’. 3 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Concezione relativistica della devianza • Un atto per essere considerato deviante deve essere riferito al contesto socioculturale in cui ha luogo un comportamento considerato deviante in un paese, in una determinata società o contesto sociale può essere, invece, accettato e considerato molto positivamente in un altro. 4 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Esistono diversi approcci allo studio della devianza: - biologico psicologico sociologico 5 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Teorie biologiche Tali teorie riconducono i comportamenti devianti alle caratteristiche fisiche e biologiche degli individui. I principali esponenti di questo approccio sono: - Cesare Lombroso - William H. Sheldon 6 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Cesare Lombroso i criminali possono essere identificati da alcune caratteristiche anatomiche il “delinquente nato” ha in genere la testa piccola, la fronte sfuggente, gli zigomi pronunciati, gli occhi mobilissimi ed errabondi, le sopracciglia folte e ravvicinate, il naso torto, il viso pallido o giallo, la barba rada. 7 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità William H. Sheldon Vi sono tre tipi fondamentali di costituzione fisica, alle quali corrispondono personalità diverse: - endomorfo - mesomorfo - ectomorfo 8 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Endomorfo: - fisico: ossa piccole, arti corti, grasso, pelle morbida e vellutata. - temperamento: viscerotonico = socievole, accomodante e indulgente con se stesso. Mesomorfo: - fisico: tronco imponente, torace robusto, gran massa di muscoli, ossa solide. - temperamento: somotonico = attivo e dinamico, irrequieto, aggressivo, energico, instabile. Ectomorfo: - fisico: magro, fragile, delicato, ossa piccole, spalle curve. - temperamento: cerebrotico = introverso, ipersensibile, nervoso, soffre di insonnia e di allergie. 9 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Teorie sociologiche • cause sociali e/o culturali spingono o attraggono l’individuo verso atti devianti o criminali. Le principali teorie sociologiche sono cinque: - teoria della tensione - teoria del controllo sociale - teoria della subcultura - teoria dell’etichettamento - teoria della scelta razionale 10 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Teoria della tensione • Importanza del concetto di anomia = mancanza delle norme sociali che regolano e limitano i comportamenti individuali. • la devianza e la criminalità sono il risultato di tensioni strutturali e della carenza di regolazione morale all’interno della società. Fra i principali esponenti: - E. Durkheim - R. K. Merton 11 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Emile Durkheim • La devianza è il risultato dell’anomia, ossia della caduta di valori e norme tradizionali non sostituite da altri punti di riferimento • La devianza è inevitabile, in quanto non può esistere un consenso totale sui valori e le norme che regolano la società • La devianza ha anche effetti positivi e inaspettati, in quanto rafforza la solidarietà e i sentimenti condivisi da un gruppo 12 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Robert K. Merton • La devianza è il risultato del contrasto tra la struttura culturale (che definisce le mete verso le quali tendere e i mezzi con i quali raggiungerle) e la struttura sociale (che determina la distribuzione effettiva delle opportunità necessarie per arrivare a tali mete con quei mezzi) 13 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Merton individua cinque possibili reazioni alla tensione fra mete culturali e mezzi istituzionalizzati: Metodi di adattamento Mete culturali Conformismo Innovazione Ritualismo Rinuncia Ribellione + + – – +/– Mezzi istituzionalizzati + – + – +/– Legenda: + significa “accettazione”; (–) significa “rifiuto”; (+/–) significa “rifiuto di mete o mezzi dominanti e sostituzione con nuove mete e nuovi mezzi”. Fonte: Merton (1949) 14 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Teoria del controllo sociale • Tale teoria si basa sull’idea che le persone generalmente si comportano in maniera conforme alle norme, perché esistono dei meccanismi di controllo sociale che interdicono l’azione deviante. Tali meccanismi di controllo possono essere: - esterni (sorveglianza esercitata dagli altri) - interni diretti (imbarazzo, vergogna che prova chi trasgredisce) - interni indiretti (legame a figure autorevoli di riferimento) 15 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Secondo lo studioso americano Trevor Hirschi, il più autorevole esponente di questa teoria, una persona compie un reato quando il vincolo che lo lega alla società è molto debole. Hirschi individua quattro tipi di vincoli che legano l’individuo alla società, promuovendo così un comportamento rispettoso della legge: - l’attaccamento l’impegno il coinvolgimento le credenze 16 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità - L’attaccamento ai genitori o agli insegnanti = quanto più un individuo è legato a queste persone, tanto più difficile è che compia delle azioni che essi disapprovano - L’impegno nel perseguimento degli obiettivi convenzionali = il successo scolastico, l’affermazione professionale, la reputazione sociale. Quanto maggiore è l’energia che un individuo ha investito nel raggiungimento di questi obiettivi, tanto più difficile è che egli rischi di perdere, violando le norme, tutto quanto ha accumulato -Il coinvolgimento nelle attività convenzionali = quanto maggiore è il tempo che una persona dedica allo studio, al lavoro, allo svago, tanto minore è quello che gli resta per compiere i reati -Le credenze = la violazione delle norme non è provocata da credenze che la richiedano o la rendano necessaria, ma dalla mancanza di credenze che la vietano 17 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Teoria della subcultura • Sono i gruppi sociali che stabiliscono le regole, la cui infrazione costituisce la devianza. • La devianza, come la conformità, si apprende nell’ambiente in cui si vive. • Se una persona commette un reato, è perché si è formata in una subcultura criminale, che ha valori e norme diverse da quelle della società generale e che vengono trasmesse da una generazione all’altra. 18 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Il più autorevole esponente di questa teoria è Edwin H. Sutherland: - chi commette un reato lo fa perché si conforma alle aspettative del suo ambiente. In questo senso, le motivazioni del suo comportamento non sono diverse da quelle di chi rispetta le leggi; - a essere deviante non è l’individuo, ma il suo gruppo di appartenenza. In questo caso gli individui non violano le norme del proprio gruppo, ma solo quelle della società in generale. - il processo di apprendimento avviene di solito all’interno di piccoli gruppi e riguarda sia le motivazioni per commettere un reato, sia le tecniche per farlo. 19 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Teoria dell’etichettamento Tale teoria si basa sull’idea che per capire la devianza è necessario tener conto non solo della violazione, ma anche della creazione e dell’applicazione delle norme, non solo dei criminali, ma anche del sistema giudiziario e delle altre forme di controllo sociale. Il reato (e più in generale la devianza) non sono altro che il prodotto dell’interazione fra coloro che creano e che fanno applicare le norme e coloro che invece le infrangono. 20 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Howard Becher I gruppi sociali creano la devianza stabilendo le regole, la cui infrazione costituisce la devianza, e applicano queste regole a persone particolari che etichettano come outsider. Da questo punto di vista, la devianza non è una qualità dell’azione commessa, ma piuttosto la conseguenza dell’applicazione, da parte di altri, di regole e sanzioni al trasgressore. Il deviante è uno cui l’etichetta è stata applicata con successo; il comportamento deviante è il comportamento così etichettato dalla gente. 21 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Il centro dell’analisi non è nell’atto deviante in se stesso, quanto nella reazione che l’atto deviante suscita. In altre parole, nel fatto che chi compie un atto deviante viene stigmatizzato come tale e tutte le sue azioni, passate, presenti e future, vengono interpretate secondo tale stigma. Cruciale a questo proposito la distinzione introdotta da Edwin Lemert fra devianza primaria e devianza secondaria. 22 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Devianza primaria - quando la violazione di una norma, di una pratica, di una regola viene ignorata e /o non riconosciuta e la persona che l’ha infranta non si considererà un deviante (es. passare con il rosso, fumare occasionalmente marijuana, ecc.). Devianza secondaria - quando la violazione di una norma, di una pratica, di una regola viene riconosciuta e resa pubblica e la persona che l’ha infranta è etichettata e trattata come deviante. 23 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Teoria della scelta razionale I sostenitori della teoria della scelta razionale considerano i reati come risultato non di influenze esterne, ma di un’azione intenzionale adottata attivamente dagli individui. Secondo questa prospettiva, i soggetti sono esseri razionali che scelgono intenzionalmente di violare le norme e perseguire i propri interessi. 24 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Colui che trasgredisce la legge va incontro a vari tipi di costo: - esterni pubblici: dati dalle sanzioni legali inflitte dallo stato e dalle conseguenze negative che queste hanno sulla reputazione sociale - esterni privati: i cosiddetti “costi di attaccamento”, che derivano dalle sanzioni informali degli “altri significativi”, dalle loro critiche, dalla loro condanna - interni: che nascono dalla coscienza (dalle norme interiorizzate), che fa provare al trasgressore sensi di colpa e di vergogna 25 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Molte sono le forme di criminalità e di reato; le principali sono: - attività predatoria comune: furto di beni furto con violenza - omicidi - reati dei colletti bianchi - criminalità organizzata 26 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Per comprendere le ragioni e i caratteri dei reati, i sociologi studiano le caratteristiche socio-demografiche di coloro che li compiono: - la classe sociale - il genere - l’età 27 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità In ogni società la conformità alle norme viene mantenuta attraverso l’uso o la minaccia di sanzioni. Le sanzioni si distinguono in: - positive: ricompensano chi rispetta la norma - negative: puniscono chi non rispetta la norma - formali: applicate da specifiche autorità, a ciò preposte - informali: reazioni più spontanee e meno organizzate - severe o lievi: in relazione al livello di gravità dell’infrazione 28 Bagnasco, Barbagli, Cavalli, Corso di sociologia, Il Mulino, 2007 Capitolo VIII. Devianza e criminalità Grandi differenze vi sono e vi sono state, fra le varie società, riguardo al tipo di sanzioni usate contro i trasgressori delle norme: - sistema della faida (cioè della vendetta da parte della vittima del reato o della sua famiglia nei confronti del reo) - espulsione dalla comunità - pene corporali - sanzioni pecuniarie - pena detentiva - pena capitale 29