L’Analisi Strutturale del Comportamento Interpersonale Schemi interpersonali Tutti attribuiamo senso alla vita di relazione sulla base di previsioni, aspettative e intenzioni: cerchiamo segnali di coincidenza tra i desideri, le paure e lo stato delle cose. A partire dalla relazione tra le nostre aspettative e previsioni e le risposte che riceviamo nel corso dello sviluppo, costruiamo degli schemi delle relazioni (schemi interpersonali). Vari autori descrivono questi schemi: Horowitz parla di Modelli di relazione di ruolo, Bowlby li chiama Modelli Operativi Interni, Safran e Segal Schemi Interpersonali, Benjamin parla di Persone Importanti e loro Rappresentazioni Interiorizzate (IPIR) e Young, focalizzandosi solo sugli schemi problematici, di Schemi Disadattivi Precoci. Gli stili interpersonali sono il modo in cui gli schemi interpersonali vengono istanziati nella realtà. Consistono nel modo in cui la persona, a partire dai propri schemi interpersonali, interpreta e agisce le relazioni. Un modello molto utile per descrivere e comprendere il modo in cui il soggetto istanzia nella realtà i propri schemi interpersonali è la SASB che, inoltre, permette di avere informazioni sul modo in cui il soggetto si relaziona con se stesso. Queste informazioni, messe insieme, permettono di avere indicazioni importanti sugli schemi che sono alla base degli stili interpersonali del paziente. Schemi interpersonali Come sottolinea Horowitz (1991/2001), la SASB cerca di selezionare gli elementi ripetitivi nelle storie di transazioni o nelle transazioni attuali e permette di fare inferenze sugli schemi ripetitivi a partire dalle discrepanze presenti nella situazione relazionale. Il soggetto ha delle aspettative sull’andamento della relazione e con questo carico entrerà in relazione, attendendosi determinate risposte. Le sue previsioni lo muoveranno a comportamenti, automatici o coscienti, congrui con i propri desideri e le proprie paure. All’interno di queste relazioni, il soggetto si comporta in modo da spingere l’altro a mettere in atto risposte complementari che confermino lo schema interpersonale, perpetuando in questo modo lo stile interpersonale. La SASB permette non solo di descrivere dettagliatamente il susseguirsi delle interazioni tra il soggetto e il suo interlocutore ma, in base ai principi predittivi, anche di prevederli. Parimenti, permette al terapeuta di comprendere il modo in cui il paziente si relaziona con lui, partendo non solo dalla descrizione del comportamento del paziente, ma tenendo conto anche della posizione interpersonale da cui il terapeuta stesso si sente portato a rispondere. Da questa gli è possibile inferire quella da cui il soggetto si è mosso o si muoverà per relazionarsi. Schemi interpersonali Ciò consente di controllare il proprio stato emotivo e il proprio comportamento: il terapeuta, scegliendo di mettere in atto un tipo di comportamento sa, in base ai principi predittivi, che stimolerà nel paziente un particolare tipo di comportamento, diverso e più funzionale. In questo modo è anche possibile superare i Test ai quali il paziente sottopone il terapeuta (Weiss, 1993/1999). • Così facendo il terapeuta è in grado di comprendere, prevedere e gestire meglio la relazione terapeutica ed è più in grado di rompere i cicli cognitivo-interpersonali disfunzionali. • In sintesi il modello SASB è un ottimo strumento per descrivere il comportamento interpersonale e, a partire da questa descrizione, inferire gli schemi interpersonali. Inoltre, è possibile descrivere, prevedere e interrompere i cicli cognitivo-interpersonali. Tenendo conto della descrizione del comportamento del paziente, delle sue emozioni e di quelle degli interlocutori, terapeuta compreso è possibile inferire i desideri, le aspettative e i timori del paziente, elementi fondamentali degli schemi interpersonali. • Infine, il processo terapeutico descritto dalla TRI diviene, non solo, un valido sostegno al terapeuta cognitivo nel lavoro con pazienti difficili e nei momenti di difficoltà della relazione terapeutica e anche un’ottima guida per effettuare scelte terapeutiche. • In ultimo, per approfondire il legame più diretto tra il modello SASB e il cognitivismointerpersonale, rimandiamo al capitolo sull’Auto-Osservazione Strategica. Introduzione La SASB (Structural Analysis of Social Behavior, in italiano ASCI, Analisi Strutturale del Comportamento Sociale), elaborata nel 1974 è il sistema circomplesso teoricamente più valido e clinicamente più sofisticato per la concettualizzazione e la misurazione degli stili e dei comportamenti interpersonali. Oltre al modello SASB Benjamin ha elaborato un modello terapeutico che ha denominato Terapia Ricostruttiva Interpersonale, che consiste in una serie di fasi e indicazioni che il terapeuta può seguire per scegliere gli interventi da mettere in atto nel corso del percorso terapeutico. Così come il modello SASB è un modello descrittivo i cui dati possono essere interpretati a partire dal modello teorico di riferimento del terapeuta, allo stesso modo la TRI è una struttura terapeutica che può essere utilizzata per guidare il proprio agire a prescindere dal modello terapeutico di riferimento. In particolare la TRI è stata ideata per i pazienti gravi e che non hanno tratto beneficio, per anni, da nessun tentativo di cura. Basi teoriche Il modello descrittivo della Benjamin si avvale di diversi contributi teorici. Alcuni fanno parte dei modelli delle relazioni oggettuali o interpersonali in psicoanalisi, con particolare riferimento ad autori come Sullivan, Mahler e Bowlby. Sullivan aveva da tempo proposto il comportamento interpersonale come base per la diagnosi, anziché fondarla sui tradizionali sintomi psichiatrici. Il modello clinico di ricerca SASB, seguendo il suggerimento di Sullivan, riesce ad offrire traduzioni intrapsichiche e interpersonali dei sintomi del paziente, nonché a generare ipotesi sui fattori patogeni che rafforzano i sintomi. Di seguito, ci soffermeremo esclusivamente sui modelli di descrizione del comportamento umano annoverabili all’interno della ricerca in psicologia sociale come il modello Circomplesso Interpersonale di Leary (1957) e quello di Schaefer (1959, 1965). Basi teoriche Il Circolo Interpersonale di Leary Le categorie di bisogni di Murray hanno offerto le basi per costruire il Circolo Interpersonale (IPC), uno sviluppo iniziato con Freedman, Leary, Ossario e Coffey e completato da una monografia di Leary (1957) nella quale impiegò l’IPC per proporre un sistema diagnostico completo ed esclusivamente interpersonale. Nell’IPC le dimensioni sottostanti vanno da odio ad amore sull’asse orizzontale definito affiliazione, e da sottomissione a dominanza sull’asse verticale definito controllo. Un problema con l’uso dell’IPC per definire la psicopatologia è che non riesce a descrivere tutti i disturbi dei personalità del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, rispetto ad alcune dimensioni o comportamenti di alcuni soggetti. Basi teoriche Il modello circomplesso di Schaefer Indipendentemente dagli sviluppi dell’IPC, Earl Schaefer (1965) ha proposto un modello circomplesso differente del comportamento genitoriale. Il suo circomplesso ha un asse orizzontale che va dal rifiuto (odio) all’accettazione (amore), ed un asse verticale che va dal controllo psicologico al dare autonomia psicologica. Questo modello è simile all’IPC per quanto riguarda l’asse orizzontale, mentre differisce in quanto designa il “dare autonomia psicologica” come opposto del “controllo psicologico”, invece che della “sottomissione”. La validità del modello di Schaefer è stata confermata in molte culture diverse. L’analisi fattoriale ha confermato la validità delle valutazioni, così come è avvenuto anche per l’IPC. Sottomissione Leary Amore Odio Dominanza Dare autonomia Schaefer Rifiuto Accettazione Controllo Il modello SASB Il modello SASB (Benjamin, 1996/1999), mette insieme il punto di vista di Leary e quello di Schaefer: la dominanza e la sottomissione sono presentate in relazione complementare tra loro, mentre la dominanza ed il dare autonomia appaiono come opposti. Invece di un singolo circolo la SASB include tre superfici, ognuna con gli assi che rappresentano una dimensione di controllo ed una di affiliazione. I tre sistemi, nel loro insieme, permettono di costruire definizioni operative di concetti riguardanti a) il comportamento relazionale verso gli altri; b) il comportamento relazionale verso se stessi; c) i propri vissuti intrapsichici. SASB EMANCIPARE SEPARARSI ATTACCARE RITIRARSI ATTACCARE SÉ INTERDIPENDENZA EMANCIPAZIONE DI SÉ AFFILIAZIONE CONTROLLARE SOTTOMETTERSI CONTROLLARE SÉ AMORE ATTIVO AMORE REATTIVO AMORE ATTIVO DI SÉ Il modello SASB Le primi due superfici derivano dal desiderio di Benjamin di rendere operativa una visione diversa della dimensione del potere o controllo in modo da comprendere le idee di autonomia, autoasserzione e differenziazione oltre alle idee dicotomiche di dominanza-sottomissione dei precedenti modelli circomplessi. Un’altra differenza concettuale rispetto agli altri modelli interpersonali circolari è riflessa nel fatto che la SASB include una terza superficie, chiamata “Introietto”, per codificare gli atteggiamenti, i messaggi o i comportamenti diretti dal sé al sé che, secondo le assunzioni teoriche, sarebbero versioni interiorizzate delle relazioni o interazioni con altre persone significative. Struttura del modello SASB Ogni relazione è suddivisa secondo queste tre dimensioni sottostanti: Focus; Affiliazione; Interdipendenza. Il focus su un’altra persona è ciò che fanno principalmente i genitori con un neonato e quindi i comportamenti codificati come centrati sull’altro sono chiamati genitoriali. Indicano un’azione transitiva e la dimensione che descrive questi comportamenti viene chiamata Altro. Il focus su di Sé implica uno stato intransitivo ed è tipico dei bambini e di conseguenza questo gruppo di comportamenti è chiamato infantile. La superficie che descrive questi comportamenti viene chiamata Sé. Il focus sull’oggetto introiettato implica il volgere un focus transitivo all’interno di Sé. Il Sé è il focus dell’azione transitiva della persona stessa. La superficie che descrive questi comportamenti viene chiamata Introietto. Struttura del modello SASB La seconda dimensione dell’analisi della SASB è l’affiliazione ed è rappresentata dall’asse orizzontale delle superfici. Può variare da un polo di affettività ostile (compaiono sul lato sinistro) ad un polo di affettività benevola (sulla destra dell’asse). L’ultima dimensione dell’analisi SASB è l’interdipendenza, rappresentata dai tre assi verticali delle superfici. L’asse dell’interdipendenza è siglato Libertà-Controllo per la superficie Altro (Proponente nell’ASCI), Autonomia-Sottomissione per la superficie Sé (Rispondente nell’ASCI) e Libertà-Controllo per la superficie Introietto. I livelli descrittivi del SASB Il modello SASB è costituito da tre versioni costituite da differenti livelli di dettaglio, ognuna più specifico nell’identificare il tipo di comportamento messo in atto dal paziente in base alle due dimensioni di affiliazione ed interdipendenza. Modello SASB completo (Altro) Modello SASB completo (Sé) Modello SASB completo (Introietto) Si dà potere con odio Si dà potere con amore Modello SASB a quadrante Sè Si toglie potere con odio Si toglie potere in modo amorevole Incoraggiare l’autonomia con amore Dà autonomia con odio Altro Toglie potere con odio Influenzare l’altro con amore Si rifiuta Si accetta e si apprezza Introietto Si opprime Si gestisce e i prende cura di sé con amore Il modello a cluster semplificato É la scala più utilizzata in quanto offre un’alternativa che è a metà strada come complessità tra il modello completo e quello dei quadranti. Il modello dei cluster offre abbastanza differenziazione tra le categorie da permettere una comprensione rifinita. É, tuttavia, relativamente semplice da usare. É caratterizzato da un’etichetta per ogni quadrante più quelle che rappresentano gli estremi di ogni asse, per un totale di 8 etichette per ogni superficie (Altro, Sé e Introietto). SASB semplificato EMANCIPARE SEPARARSI TRINCERARSI TRASCURARE SÉ ATTACCARE RITIRARSI ATTACCARE SÉ INTERDIPENDENZA EMANCIPAZIONE DI SÉ IGNORARE CONFERMARE APRIRSI CONFERMARE SÈ AMORE ATTIVO AFFILIAZIONE AMORE REATTIVO AMORE ATTIVO DI SÉ BIASIMARE PROTEGGERE ADOMBRARSI FIDARSI BIASIMARE SÉ PROTEGGERE SÉ CONTROLLARE SOTTOMETTERSI CONTROLLARE SÉ DESCRIZIONE DEGLI OTTO RAGGRUPPAMENTI DELLA SUPERFICIE ALTRO 1. Liberare e Dimenticare. Emancipare, liberare l’altro esprimendo fiducia e incoraggiando la sua identità indipendente. Tuttavia questa emancipazione potrebbe talora avere elementi di trascuratezza e dimenticanza. 2. Confermare e Comprendere. Apprezzare, comprendere e confermare mostrando empatia verso l’altro. Altri comportamenti che potrebbero essere presenti sono trattare l’altra persona in modo giusto e ascoltarla attivamente anche se ci sono delle divergenze di opinioni. 3. Prendersi cura e Consolare. Prendersi cura, usare attenzioni, consolare e essere vicini all’altra persona. Tra amanti questo comportamento può sfociare in tenerezza sessuale. Se ciò non è socialmente appropriato, come nei rapporti tra parenti o tra terapeuti e clienti, le espressioni sessuali di solito non sono presenti. 4. Aiutare e Proteggere. Aiutare attivamente l’altro proteggendolo, sostenendolo, consigliandolo e, forse, istruendolo. Tale aiuto attivo potrebbe, se spinto all’estremo, assumere connotazioni caratteristiche del viziare e indulgere. 5. Custodire e Controllare. Nei migliori dei casi prende la forma di ricordare cosa va pensato, fatto per “il bene della persona”. Altre forme meno amichevoli di controllo possono essere presenti come limitare la libertà e costringere a conformarsi a specifiche regole o disposizioni. 6. Svalutare e Biasimare. Giudicare, biasimare e, forse, manipolare l’altro con l’inganno. Possono essere presenti dei tentativi di far ammettere sbagli all’altra persona e, in casi estremi, esigere vendetta e minacciare punizione. 7. Attaccare e Rifiutare. Minacciare gravemente o fare del male all’altro. Comportamenti estremi potrebbero comprendere attacchi fisici o morali con intenzioni distruttive. Altre forme potrebbero essere quelle di lesinare cose necessarie, tagliar fuori, rifiutare con rabbia, approfittarsi dell’altra persona. 8. Ignorare e Dimenticare. Ignorare e trascurare i bisogni e gli interessi dell’altro. Tale disattenzione potrebbe produrre o derivare da concezioni o percezioni insolite. Il modo in cui la persona tratta l’altro può sembrare illogico e senza senso. La persona valutata potrebbe abbandonare l’altro nei momenti più critici. DESCRIZIONE DEGLI OTTO RAGGRUPPAMENTI DELLA SUPERFICIE SÉ 1. Farsi avanti e separarsi. Comportarsi in modo indipendente, asserendo la propria autonomia, agendo secondo intenti e muovendosi liberamente senza preoccuparsi di quello che altri potrebbero dire. Questo senso di forte “autonomia” potrebbe prendere la forma di andarsene per conto proprio e talora potrebbe essere accompagnato da sfida e opposizione. 2. Aprirsi ed esprimersi. Apertura e trasparenza. Mettere in comune in modo amichevole e forse intimo idee, sentimenti, opinioni e attività. Possono essere presenti modi di comunicare diretti ed entusiastici. 3. Avvicinarsi e gioire. Mantenere contatti amichevoli incluso il saluto gioioso e l’aspettativa di divertirsi un mondo con l’altro. C’è la capacità di accettare l’aiuto tranquillamente quando viene offerto. Se la relazione è sessuale, è facile vedere una reazione estasiata. 4. Fiducia e abbandono. Con fiducia aspettarsi e accettare idee, consigli personali e attenzioni. C’è la volontà di assimilare e imparare dall’altro. Nella forma più passiva e sottomessa questo tipo di fiducia potrebbe manifestarsi come eccessiva dipendenza o eccessivo attaccamento. 5. Deferenza e sottomissione. Cedere, sottomettersi. Forme cordiali di questo stile interattivo potrebbero essere l’eccessiva conformità e deferenza, forme meno cordiali potrebbero essere l’esagerata aderenza a regole, norme e comportarsi “in modo appropriato”. La forma meno affiliativa ancora potrebbe essere la rinuncia alla vivacità e alle posizioni personali. 6. Difensività e risentimento. Adeguarsi con risentimento, piagnucolando e giustificandosi difensivamente. Questa posizione interpersonale può includere risentimento e rabbia coperta e adesione all’altro anche se ci sono difficoltà e sospetto. Probabilmente vi è la tendenza a darsi da fare per evitare la disapprovazione. 7. Protesta e distanziamento. Ritirarai in sé, rifiutare attenzioni, cercare di sfuggire. Facilmente c’è la paura che sconfina nel terrore e ci può essere un’accondiscendenza risentita che i bisogni e i desideri dell’altro prevalgano a scapito personale. In casi estremi la persona potrebbe urlare sentendosi letalmente attaccata (psicologicamente o fisicamente). 8. Chiusura e fuga. Rinchiudersi ermeticamente ed evitare l’altro, senza sentire e senza reagire, dedicandosi ad attività solitarie. Facilmente si hanno comportamenti che sembrano scollegati e irrilevanti rispetto a quello che sta avvenendo nella situazione. La persona spesso “va per la sua strada”. Distacco, rifiuto, pianto solitario, possono essere altri comportamenti indicanti distanziamento. DESCRIZIONE DEGLI OTTO RAGGRUPPAMENTI DELLA SUPERFICIE INTROIETTO 1. Assertività e Separatezza. Fare quello che è bene per sé sulla base di norme proprie e secondo le esigenze del momento. Ciò può significare essere spontanei, accettare se stessi e fluire in modo leggero e gioioso con l’esperienza. Potrebbe anche significare scivolare tendenzialmente in uno stato di disorientamento anche fino al punto da non dare importanza a scelte e problemi di vita importanti. 2. Accettazione ed Esplorazione di sé. Accettarsi e essere sensibile ai propri sentimenti più profondi. Sentirsi solidi e integrati, accettandosi nonostante i punti deboli. 3. Sostegno e Valutazione di sé. Sapersi apprezzare profondamente. Essere in grado di trattarsi bene, curarsi, consolarsi, rassicurarsi, stimarsi. 4. Riguardo e Protettività verso sé. Proteggersi ed esaminarsi realisticamente. C’è la capacità di fare passi costruttivi a proprio favore, di sviluppare attivamente le proprie capacità e altre qualità importanti per la realizzazione di sé. 5. Autoregolazione e Inibizione. Sapersi regolare e controllare in funzione di obiettivi prescelti. Questo può comportare fare attenzione al proprio comportamento per accertarsi che sia adeguato agli ideali; si programma l’attività per raggiungere gli obiettivi. Sul versante negativo, ci può essere notevole autolimitazione e costrizione di sé. 6. Autocritica e Oppressione. Ci possono essere accuse interne di inadeguatezza, accompagnate da sensi di colpa e vergogna. L’incertezza e i sensi di colpa possono essere usati per indurre se stesso a fare quello che si riconosce come non utile per sé. Potrebbero esserci comportamenti punitivi verso di sé talora molto distruttivi. 7. Rifiuto e Annullamento di sé. Elevato autolesionismo. Ciò può comportare non far caso a malattie e sofferenze, sovraffaticamento e svuotamento di sé, rifiuto di sé e autodeprivazione e, in genere, comportarsi da crudele nemico di sé. Nelle forme più estreme può comportare tortura e annullamento di sé. 8. Distrazione da sé e Trascuratezza. Sognare ad occhi aperti, fantasticare, non sviluppare capacità e potenzialità. In casi estremi la persona può tollerare acriticamente idee illogiche e ingiustificate che riguardano se stessa, comportarsi senza criterio e finire in situazioni autodistruttive Gli stadi evolutivi Il modello SASB è stato costruito con un ulteriore dettaglio descrittivo riguardante i quadranti delle tre superfici: i livelli evolutivi della crescita psicologica. All’interno dei quadranti, Benjamin ha concepito una sequenza di comportamenti prototipici che costituiscono una scala evolutiva a otto gradini, più un gradino che rappresenta comportamenti che caratterizzano i poli degli assi di riferimento del modello. Gli otto stadi evolutivi sono i seguenti: 0. Libertà; 8. Identità; 7. Intimità; 6. Parità nei rapporti; 5. Attenzione allo sviluppo personale; 4. Comunicazione e razionalità; 3. Attaccamento; 2. Soddisfazione dei bisogni di base; 1. Avvicinamento. Paure e Desideri I comportamenti disfunzionali, nel modello di Benjamin, sono mantenuti da desideri e paure che avevano avuto senso nell’infanzia. In qualche modo, il paziente deve imparare che ciò che di cui ha paura non è più una minaccia o che ciò che vuole non è più un bisogno. Dato che i modelli disfunzionali si mantengono grazie ai desideri e alle paure sottostanti, ne segue che il punto di svolta nel trattamento è quello in cui il paziente sceglie di lasciarli perdere. Per avere successo con il trattamento, pertanto, bisogna trasformare la volontà del paziente di essere fedele ai desideri e alle paure inconsce. I principi predittivi I principi predittivi specificano le relazioni probabili tra le posizioni intrapsichiche ed interpersonali. Ci danno, quindi, un’idea di quale sarà la possibile risposta interpersonale o intrapsichica conseguente ad una determinata interazione. Qualsiasi principio predittivo non si realizza sempre. Non è possibile accertarsi di quale principio predittivo manifesterà un individuo se non si conoscono le sue abitudini interpersonali. Del resto, non è neanche possibile prevedere quale dei principi predittivi potrà ricordare le abitudini di un bambino a partire dal suo comportamento in età adulta. Pertanto, è corretto pensare ai principi predittivi come ad indicatori di probabilità. I Principi Predittivi La complementarietà. Il principio della complementarietà si definisce quando i membri di una diade corrispondono esattamente sulle dimensioni affiliativa e dell’interdipendenza, ma sono complementari nel focus. I focus sono complementari se un membro di una diade è concentrato sull’altro ed il partner è concentrato su di sé. Nelle relazioni normali delle persone mediamente bene integrate psicologicamente, la regola della complementarietà permette notevoli previsioni delle reazioni se sono introdotti specifici stimoli relazionali; le previsioni sono meno probabili se le persone sono fortemente influenzate da modelli interiorizzati e fanno relativamente poca attenzione agli stimoli relazionali del comportamento interpersonale. Le coppie in relazione complementare tendono ad essere stabili. L’introiezione o interiorizzazione. Aspetti rilevanti del concetto di sé derivano dal trattare se stessi come si è stati trattati da altre persone importanti. Questo principio descrive cosa succede se la focalizzazione sull’altro è rivolta verso l’interno, su di sé. Ogni punto descritto sulla superficie Introietto rappresenta, appunto, l’introiezione e designa il risultato atteso di un’azione transitiva che viene rivolta verso di sé (superficie Sé). Di conseguenza i punti sulla superficie Altro specificano gli antecedenti previsti. Dal momento che le previsioni basate sulle relazioni vanno in due direzioni, è possibile prevedere anche l’impatto dei comportamenti del genitore (o del terapeuta) sul concetto di sé del bambino (o del paziente). I principi predittivi Gli opposti. Per individuare il comportamento opposto ci si sposta semplicemente nel quadrante collocato in diagonale, in particolare facendo riferimento al comportamento situato a 180° nel grafico. Le somiglianze. Due persone sono simili se possono essere codificate sullo stesso punto del modello dei cluster. Se due persone assumono rigidamente la stessa posizione nello stesso momento, la relazione è molto instabile. L’antitesi. E’ il complemento dell’opposto. Questo concetto è importante quando si cerca di massimizzare la possibilità di ottenere un comportamento che è l’opposto di ciò che sta succedendo. L’applicazione del principio dell’antitesi dovrebbe servire al clinico per identificare la posizione interpersonale che con più probabilità potrebbe attirare l’opposto di ciò che sta succedendo. I presupposti evolutivi Secondo la Benjamin le esperienze relazionali dei primi anni di vita costituiscono la base su cui poggiano non solo le modalità relazionali che caratterizzeranno le interazioni interpersonali, ma anche i vissuti soggettivi secondo i quali l’individuo dà senso al proprio modo di essere. Si cerca di raggiungere questo risultato assumendo, come propone Bowlby, che le prime relazioni importanti del bambino costituiscono le basi dei “modelli operativi interni”. Secondo la teoria dell’Apprendimento e degli Affetti che hanno caratterizzato lo Sviluppo (Developmental Learing and Loving – DLL), il collegamento tra i modi di fare disfunzionali presentati dall’adulto e le interiorizzazioni delle prime relazioni specifiche (modelli operativi), avviene con uno o più fra tre “processi di copia”: identificazione, ricapitolazione e introiezione. Questi processi sono il corrispettivo evolutivo dei principi predittivi. I presupposti evolutivi L’identificazione si manifesta quando i codici suggeriscono che il paziente si comporti come una IPIR (Important Persons and their Internalized Representations), cioè quando il paziente si comporta come una figura di attaccamento. Il messaggio di fondo di questo processo di copia è: “devi essere come lui o lei”. La ricapitolazione rappresenta la continuazione di un modo di fare complementare in una nuova relazione. Il messaggio di fondo di questo processo di copia è: “agisci come se lui o lei fosse ancora presente ed avesse il controllo”. L’introiezione si verifica quando una persona tratta se stessa come è stata trattata dagli altri. I principi predittivi dell’antitesi e dell’opposizione descrivono variazioni di semplici processi di copia. Per esempio un uomo potrebbe aver avuto un padre dedito ad un pesante “controllo” e, come risultato, egli non metterà alcun limite ai propri figli (“emancipare”). In questa opposizione, copia l’immagine del padre in negativo. Il messaggio di fondo di questo processo di copia è: “tratta te stesso come faceva lui o lei”. Le etichette SASB complesse Quando un messaggio ha due o più componenti distinte, allora ognuna viene codificata separatamente e senza complicazioni. Consideriamo questo esempio: “Mi fai impazzire e me ne vado”. Questa frase include BIASIMO e SEPARARSI, due messaggi distinti e in sequenza. Essi possono essere registrati separatamente e sono chiamati messaggi multipli. Altri messaggi, invece, hanno due o più componenti inestricabilmente combinate. Questi sono messaggi complessi. Tipicamente, le descrizioni che includono questi messaggi complessi portano chiarezza a ciò che altrimenti sembrerebbe incomprensibile o destabilizzante (ad esempio il “doppio legame” di Bateson). Le etichette complesse si possono avere se la persona mette in atto comportamenti che, sulle due dimensioni di affiliazioni ed interdipendenza, hanno focalizzazioni diverse. Un altro caso è quello di un comportamento che è molto intenso su più di una dimensione. In casi di messaggi complessi è importante utilizzare più etichette per descrivere il comportamento. Questa modalità di analisi permette non solo di comprendere meglio il tipo di comportamento messo in atto dal paziente, ma anche quello messo in atto dal clinico nell’interazione in corso con il paziente. I comportamenti complessi, infatti, tendono ad avere una scarsa efficacia terapeutica.