Dott.ssa Leonora - Materiale Didattico A.A. 2009/2010

UNIVERSITÁ di CATANIA
Facoltà di Scienze della Formazione
SOCIOLOGIA della DEVIANZA
A. A. 2009/2010
Materiale didattico
a cura di A.M. Leonora
1
COS’È UN FENOMENO DI DEVIANZA
 Il comportamento che si discosta dalle regole sociali o dalle
norme.
 La reazione di una parte sociale a comportamenti o
atteggiamenti non riconosciuti come conformi.
Le due possibili definizioni mettono in luce la diversità dei due
approcci di studio e di ricerca: l’osservazione sociologica si divide,
dunque, nelle due prospettive della devianza e dell’ordine
/controllo sociale
2
DUE DEFINIZIONI
Il concetto di devianza: il comportamento deviante è quel
comportamento che viola le aspettative istituzionalizzate di
una data norma sociale.
Il concetto di controllo sociale: l’insieme delle risorse
materiali e simboliche di cui una società dispone per
assicurare la conformità del comportamento dei suoi membri
ad un insieme di regole e principi prescritti e sanzionati.
3
TRE CONCETTI FONDAMENTALI e DISTINTI

comportamento o condotta

agire sociale

aspettative di comportamento
tre concetti riferiti a soggetti individuali o collettivi
4

Può essere considerata una sottodisciplina.

Prende in considerazione il comportamento deviante.

Osserva i meccanismi di risposta alla devianza.
Sempre relativamente alle azioni e alle relazioni esterne ed
osservabili dei soggetti sociali.
5
L’oggetto di studio della disciplina è:
1.
la devianza (con riferimento a comportamenti che
violano norme);
2.
non soltanto crimini ma anche comportamenti/problemi
(tra cui quelli criminali) di violazione delle norme anche
sociali;
L’interrogativo sociologico principale è: perché il crimine,
perché la violazione delle norme?
6
1.
2.
3.
4.
Comportamento valutato negativamente dalla maggioranza dei
membri della società.
Scostamento dalla media dei comportamenti sdandardizzati.
Violazione delle regole sociali relative ai ruoli sociali.
Attribuzione di non conformità da parte del/gli individui che
sono in contatto con il fenomeno diretto.
Date queste premesse: si può arrivare a definire in modo costante e
condiviso che cosa è deviante e cosa non lo è?
7
1.
2.
3.
4.
5.
Un gruppo che riconosca e condivida la definizione.
L’esistenza di norme e aspettative di comportamento.
Il riconoscimento (soggettivo) della valutazione negativa del
comportamento non conforme.
La reazione al comportamento non conforme.
L’esistenza di sanzioni o conseguenze negative.
Si evidenzia una relazione bidirezionale tra devianza e specifico
sistema culturale e normativo
8
DEVIANZA E CRIMINALITÀ



Criminalità è la non osservanza di norme giuridiche
sanzionate dal codice penale proprio di una società.
Siamo nell’ordine dei reati.
Devianza è tutto ciò che si discosta dalle regole, anche
quelle non scritte della società o di una sua parte o di una
delle dimensioni della vita quotidiana.
Concetti collegati: disadattamento, disagio,
emarginazione, criminalità
9
IL CONTROLLO SOCIALE
1.
2.
È una manifestazione di potere e/o autorità allo scopo di
riconoscere e mantenere valide le regole del gruppo sociale.
È un universale culturale.
La tipologia di controllo sociale prevede:
1.
2.
3.
Controllo sociale primario – informale/ relazionale
Controllo sociale secondario – formale/ istituzionale
Autocontrollo
10
TEORIE DEL CONSENSO E TEORIE DEL CONFLITTO
Le teorie del consenso si pongono nella prospettiva dell’ordine
sociale (devianza = patologia sociale).
Le teorie del conflitto si pongono nella prospettiva del confronto
tra elementi diversi della società (devianza = cambiamento).
Il concetto di controllo sociale assume contenuti opposti e
speculari nelle due differenti prospettive.
11
TEORIE MACRO-SOCIALI E TEORIE MICROSOCIALI
Di ogni fenomeno deviante si possono mettere in luce – come
fattori propulsivi del comportamento deviante – per un verso
caratteristiche generali e strutturali della società, per un altro
verso le relazioni interpersonali ed i processi di socializzazione
e di costruzione dell’identità.
Esempio di Teorie macro è lo struttural- funzionalismo.
Esempio di Teorie micro è l’interazionismo simbolico.
12
L’ambiente culturale ed intellettuale è fortemente influenzato dal
pensiero illuminista e possono essere individuati alcuni criteri
fondamentali che si ritrovano in tutti gli studi che si interessano al
fenomeno.
 Preoccupazione per l’ordine sociale.




Certezza dei diritti dell’uomo e della libertà umana come diritto
fondamentale.
La ragione come fondamento guida dei comportamenti umani.
L’uomo come essere razionale che realizza i suoi progetti sulla
base del piacere.
Fiducia nella legge.
13
Cesare Beccaria si riferisce alla concezione dell’uomo
razionale e soggetto di diritti e dignità. Il suo sforzo
intellettuale è volto a migliorare il sistema normativo,
giudiziario e sanzionatorio.
Egli insiste su due criteri fondamentali: il principio di
responsabilità e il principio dell’adeguatezza o equità.
Nella sua opera più famosa ribadisce la convinzione che il
principio normativo, il concetto di diritto, è connaturale
all’uomo.
14
Il positivismo ha fortemente influenzato i primi studi sul
fenomeno deviante.
Questa prospettiva sottolinea l’importanza dell’applicazione
dei criteri scientifici all’osservazione ed analisi dei
comportamenti devianti. Inoltre, considera senza
preconcetti politici e/o ideologici le reali condizioni sociali
dove si sviluppano i fenomeni devianti.
Si ricorre alle nuove discipline come la psicologia e la
sociologia evoluzionista.
Il positivismo sottolinea l’importanza dell’autorità legittima.
15


1.
2.
3.
Lombroso (1835–1909) mette in relazione le
caratteristiche fisiche dei soggetti e la loro “vocazione”
a commettere reati.
Sheldon (1940 c.a) propone tre tipi di costituzione fisica
ai quali corrispondono personalità diversamente
“orientate al crimine”:
Endomorfo: grassoccio, soffice, arti corti;
temperamento placido e socievole.
Mesomorfo: imponente, muscoloso, agile; temperamento
aggressivo, irrequieto, instabile.
Ectomorfo:magro e fragile; temperamento introverso e
nervoso.
16
L’evoluzionismo (in ambito sociologico) è un approccio
scientifico ed una prospettiva teorica che vede
nell’evoluzione il tratto fondamentale delle dinamiche
sociali. Il tratto fondamentale dell’evoluzionismo è il
progresso.
Comte parte dalla distinzione necessaria tra potere
politico, potere morale e potere intellettuale nelle società.
Per la prima volta i fenomeni devianti sono intesi quale
patologia sociale.
17
La scoperta della regolarità e della ricorrenza del
verificarsi di fenomeni devianti porta ad utilizzare la
statistica e la matematica per la lettura dei comportamenti
criminali.
Autori come Quètelet e Guerry mettono in relazione alcuni
tipi di reato con variabili quali l’età, il genere, la
professione, il livello d’istruzione, la stagione, il clima…
Durkheim, e la sua ricerca sul suicidio, si colloca in linea di
continuità con questi due autori.
Secondo Durkheim non è possibile una società senza
devianza.
La devianza svolge una funzione di rafforzamento della
struttura normativa nella coscienza collettiva.
18
Attraverso il processo di socializzazione si diventa membri
della società passando dall’unicità della propria esperienza
alla consapevolezza dell’insieme/ tutto sociale.
La
coscienza collettiva
L’altro significativo
L’altro generalizzato
Modelli di socializzazione:
1. socializzazione primaria
2. socializzazione secondaria
3. socializzazione anticipatoria
5. ri-socializzazione
19
Durkheim si chiede non tanto “Perché alcune persone
commettono dei reati?” ma: “Perché la maggior parte delle
persone non li commette?”.
Risposta: perché è frenata dal farlo.
Due concetti importanti vengono evidenziati nelle sue
opere: la solidarietà e il controllo sociale.
Nella prospettiva della solidarietà il controllo sociale
assume due caratteri fondamentali:
È interno e diretto – imbarazzo, senso di colpa, vergogna.
È interno e indiretto – attaccamento emotivo agli altri,
necessità di non perdere la loro stima e la loro
collaborazione (interdipendenza sociale).
20
In ogni società, la divisione del lavoro sociale svolge la funzione di
produrre solidarietà sociale.
Il diritto – sia formale sia informale - è espressione delle principali forme
di solidarietà sociale.
Esistono due diverse specie di diritto:
il diritto a sanzione repressiva;
il diritto a sanzione restitutiva.
A diverse specie di diritto corrispondono diverse forme di solidarietà
sociale:
1.
le norme del diritto a sanzione repressiva sono espressione di istanze
“forti” della coscienza collettiva, nelle quali tutti si identificano;
2. sull’esistenza e sull’osservanza delle norme del diritto a sanzione
repressiva si fonda la “solidarietà meccanica”;
3. la “solidarietà meccanica” è analoga alla coesione che tiene uniti gli
elementi costitutivi dei corpi materiali;
(De la division du travail social, 1893)
21
Le norme del diritto a sanzione restitutiva sono
espressione delle esigenze di regolazione funzionale della
società, derivanti dalla divisione del lavoro sociale.
Sull’esistenza e sull’osservanza delle norme del diritto a
sanzione restitutiva si fonda la “solidarietà meccanica”.
La “solidarietà organica” invece è analoga alla coesione che
tiene uniti gli elementi costitutivi dei corpi viventi.
Sono cause primarie della divisione del lavoro sociale:
il “volume” della società;
la “densità materiale” della società;
la “densità dinamica” della società.
22
Considerando il suicidio come “fatto sociale” si osserva che:
1.
2.
3.
4.
il tasso dei suicidi varia in ragione inversa al grado
d’integrazione della “società religiosa”, della “società
domestica”, della “società politica”, ovvero dei gruppi
sociali di cui gli individui fanno parte;
il tasso dei suicidi varia in ragione dell’andamento della
situazione economica: aumenta nei periodi di crisi, sia
negativa che positiva;
in questo caso, il suicidio è di tipo “anomico”: le crisi
economiche determinano una situazione di “anomia”,
ovvero una crisi della sfera normativa e valoriale che
indebolisce e riduce l’integrazione sociale;
la causa sociale del suicidio, considerato come fatto
sociale, è l’anomia.
(Le suicide, 1897)
23
Il pensiero e l’approccio di Weber pongono le basi che
rivalutano il carattere culturale delle società.
Capisaldi della sua impostazione teorica sono:
l’autonomia delle “scienze dello spirito” – o delle “scienze
della cultura” o delle “scienze umane” – nei confronti delle
scienze naturali;
 l’“unicità” e “irripetibilità” dei fenomeni storico-sociali;
 le scienze sociali come scienze idiografiche;
 il metodo comprendente.

24
1.
2.
3.
Potere razionale o legale, legittimato da leggi, si basa
sul riconoscimento sociale della legalità di ordinamenti
statuiti e del diritto di comando di coloro che sono
chiamati ad esercitarlo.
Potere tradizionale, legittimato dalla tradizione, si basa
sulla credenza del carattere sacro delle tradizioni
valide da sempre e sul riconoscimento della legittimità
di coloro che sono chiamati a rivestire un’autorità in
base a tali tradizioni.
Potere carismatico, legittimato dal carisma, si basa sul
riconoscimento sociale di un requisito eccezionale –
carattere sacro, valore esemplare, forza eroica, ecc. attribuito a un individuo e sulla sottomissione
incondizionata all’autorità che ad esso deriva
dall’attribuzione di tale requisito.
(M. Webr, Wirtschaft und Gesellschaft, 1922)
25
Ogni interazione sociale è ambivalente: in essa coesistono
armonia e contrasto.
In tutti i gruppi sociali/ società integrazione e conflitto
sono in un rapporto di reciprocità: la sintesi dell’una e
dell’altro è l’elemento dinamico che caratterizza ogni realtà
sociale.
Il conflitto può svolgere una funzione sociale positiva.
Conflitto nei gruppi:
rafforza l’identità sociale del gruppo;
consente il controllo delle tensioni interne;
risolve l’opposizione tra tendenze contrastanti.
(G. Simmel, Soziologie, 1908)
26
Conflitto tra gruppi:
rafforza
la coesione interna di ciascuno dei gruppi
contendenti;
attiva nuove interazioni tra gruppi in precedenza privi di
ogni rapporto, quando si conviene di definire e rispettare
norme regolatrici del conflitto stesso;
consente un’effettiva valutazione dei rapporti di forza
tra i contendenti;
promuove alleanze tra gruppi altrimenti privi di rapporti
reciproci.
27
Le ricerche si svolgono su tematiche precise e ricorrenti:
– bande giovanili
– vagabondi
– criminalità organizzata.
Park: “regioni morali” della città = aree nelle quali
prevalgono codici normativi specifici, anche in parziale
contrasto con le norme del sistema sociale generale.
Shaw e McKay : confronto dei tassi di delinquenza nei
diversi quartieri di Chicago, trasmissione culturale della
devianza.
28
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Vicinanza ai temi antropologici.
L’uso del metodo etnografico.
Ricerche su identità e integrazione.
Centralità della cultura (la realtà oggettiva è mediata
dai valori).
Teoria dell’uomo marginale.
Diversità e conflittualità nella vita urbana.
Disorganizzazione sociale.
La cultura cittadina e le sue zone.
Vita quotidiana devianza e mutamento sociale.
29



Un valore è una meta culturale socialmente condivisa cui
viene attribuito, in una determinata società, il requisito
della desiderabilità.
I valori si collocano nella sfera ideale, nella dimensione
del dover essere o del voler essere, ma esercitano
un’influenza diretta nella sfera reale orientando l’agire
sociale.
Un orientamento di valore è un insieme coerente di valori
rivolti verso la medesima direzione.
30
Autori:
R. Park, Burgess, C. Shaw e H. McKay (Scuola di Chicago)
Periodo:
Primi anni ’30 del XX sec.
Contesto:
rapida urbanizzazione ed immigrazione delle metropoli USA
Spiegazione:
i tassi di criminalità variano al variare della zona della città
e ad avere maggiori tassi di reati sono le zone in cui vi è
maggiore disorganizzazione sociale
31





La realtà sociale è dunque oggettiva ma modificabile da
parte del soggetto che l’interpreta secondo gli schemi e i
valori acquisiti nel suo processo di socializzazione.
Le diversità tra uomini (immigrati) non sono diversità
biologiche ma provengono da un diverso patrimonio
culturale.
L’identità dell’individuo è una identità sociale.
La cultura è un adattamento immaginato e controllato
dall’uomo più funzionale dell’adattamento genetico perché
più flessibile e più facilmente trasmissibile.
La cultura permette di adattarsi all’ambiente e di
adattare l’ambiente a sé.
32





L’integrazione degli immigrati polacchi in USA
Uso di fonti documentali di tipo diverso
Prospettiva del controllo sociale
Ordini e proibizioni in situazione di disorganizzazione
sociale
Concetti correlati: disorganizzazione individuale,
atteggiamenti, comportamenti, valori, usi e costumi.
Approccio evoluzionista/ecologico e scala dei bisogni:
Atteggiamenti emergenti e tipi sociali.
(Il contadino polacco in Europa e in America, 1918-20)
33
L’uomo
marginale e l’uomo asociale
Conflitto, antagonismo e controllo sociale
Prospettiva del controllo sociale come accordo e
assimilazione
Distanza sociale e attribuzione di status
Le fasi del mutamento sociale
Il concetto di persona sociale e le “zone” del contesto
urbano. Le teorie del “decentramento centralizzato”
e della “successione”.
34








L’analisi del contesto abitativo: la goald coast, le camere
ammobiliate, gli artisti, i vagabondi, gli slums.
Gli hobo.
Regole della giungla e controllo sociale.
Relatività della definizione di devianza.
Concetti correlati: aree naturali (omogeneità individuale)
e aree sub-culturali, contagio sociale.
Il problema delle seconde generazioni e delle aree
interstiziali.
Associazione differenziale e bande giovanili.
La dimensione individuale e il contesto ambientale.
35







Il progetto Chicago Area Project.
La ricerca di Shaw e McKay sulla delinquenza giovanile
(1942).
Le zone della città e le mete sociali.
La sub-cultura urbana e la trasmissione culturale della
devianza.
Anche il comportamento criminale è appreso (Sutherland
e Crassey).
Il crimine è originato dalle contraddizioni sociali.
La ricerca su Little Italy di White (1943).
36
La corrente di pensiero che si sviluppo negli USA tra gli
anni ’40 e gli anni ‘60 viene detta Struttural-Funzionalismo
e rispetto le tematiche della devianza e del controllo
sociale considera i fenomeni devianti una sorta di patologia
sociale.
Riprendendo l’impostazione durkheimiana ci si interroga sul
perché la gran parte dei membri di una società non devia
non commette atti devianti.
37
Parsons parte dalla necessità di capire attraverso quali
dinamiche di integrazione l’aggregato umano si mantiene
coeso e si riproduce nel tempo.
Parsons propone uno schema teorico-esplicativo che
evidenzia le condizioni di stabilità e coerenza
dell’aggregato umano.
Come viene concepito il comportamento deviante all’interno
della teoria di Parsons?
38
L’attore sociale compie un’azione che può essere definita
sociale quando questa viene messa in atto volontariamente
e consapevolmente in un contesto di relazioni in cui sono
noti i fini da raggiungere ed i mezzi e le norme per farlo.
Ogni soggetto agisce tenendo conto delle aspettative
reciproche rispetto alle posizioni sociali proprie e dei
soggetti che lo circondano.
Normalmente agisce in conformità a valori culturali, norme
e simboli condivisi.
39
Il sistema sociale viene dunque definito dall’insieme delle
interazioni che si svolgono sulla base degli status e dei ruoli
dei soggetti.
L’ordine sociale è la risultante della consapevolezza dei
soggetti rispetto la condivisione di un nucleo di regole e
l’interiorizzazione dei valori culturali di riferimento.
Ogni violazione delle aspettative metterà in atto delle
reazioni. Ogni sottosistema genera alternative di ruolo che
rimandano ad aspettative ed azioni non omogenee.
40
Le alternative di ruolo sono definite da Parsons come
variabili strutturali.
Le variabili comportano differenti scelte in relazione al
sistema o al sottosistema.
1.
Impulsi biologici e affettività vs autocontrollo e
neutralità;
2.
Interesse privato vs interesse pubblico;
3.
Universalismo vs particolarismo;
4.
Realizzazione vs attribuzione rispetto l’oggetto
dell’azione;
5.
Specificità vs diffusione
41
I diversi sottosistemi svolgono ciascuno una funzione e
garantiscono l’adeguatezza di ciascuna parte al sistema.
Così nasce lo “schema AGIL” secondo cui il sistema sociale
si mantiene stabile e coeso.
Nella determinazione del comportamento deviante Parsons
assume la prospettiva individuale rispetto al controllo
sociale.
La genesi della motivazioni alla devianza si trova nel
sistema di interazione tra soggetti.
42
SISTEMA DELL’AZIONE SOCIALE E SUE PARTI
A
G
L
I
La cultura svolge la funzione della latenza, fornisce all’attore
sociale (il soggetto che agisce) la motivazione ed il senso all’azione
attraverso i valori, le norme, le idee che gli individui apprendono
ed interiorizzano durante il processo di socializzazione.
Ogni gruppo sociale definisce ciò che è o non è deviante sulla base
di valori sociali condivisi. La devianza non è una caratteristica
interna all’azione ma esterna. Il verificarsi di un comportamento
deviante ha dunque la funzione di definire i “confini”43del gruppo.
Secondo Merton la struttura sociale è distinta dalla
struttura culturale.
L’anomia di Merton non è un’assenza di norme ma una
frattura nella struttura culturale rispetto le capacità di
adattamento socialmente prodotte dei singoli soggetti.
In questo prospetto di dinamiche sociali assume grande
importanza la socializzazione.
44


La devianza è definita in rapporto a “norme
contraddittorie”
La struttura sociale esercita su alcuni individui una
pressione a deviare quando le mete culturalmente
condivise e i mezzi socialmente accettati per
raggiungerle non sono ugualmente alla portata dei
soggetti agenti.
Modalità di
adattamento
Mete culturali
Fini istituzionali
Conformità
+
+
Innovazione
+
-
Ritualismo
-
+
Rinuncia
-
-
Ribellione
+-
+45
Incidenza del gruppo sulle capacità e motivazioni
decisionali.
La ricerca sui Corner Boy:
esistono diverse alternative per raggiungere le “ricompense
sociali” e la stessa situazione può portare soggetti diversi a
mettere in atto strategie differenti.
La determinante è il gruppo sociale e il grado di
integrazione culturale del soggetto rispetto ad esso.
Socializzazione e incoerenza/contraddittorietà dei valori
culturali.
46
La necessità di superare le regole che riproducono lo stato
di disagio e svantaggio sociale porta alla nascita della subcultura deviante cioè nuove regole e nuovi modelli di
comportamento per raggiungere le stesse mete sociali.
Fattori incidenti nella teoria di Cohen:
1.
disgregazione sociale;
2.
valori alternativi per la competizione di status;
3.
integrazione del gruppo sub-culturale e produzione
della devianza.
47
Partendo dalla prospettiva mertoniana di “mete e mezzi”
nella struttura sociale ipotizzano l’esistenza di una
struttura “alternativa” che offre opportunità e mezzi
illegittimi.
Individuano tre tipi di subculture delinquenti:
1.
La subcultura criminale;
2.
La subcultura conflittuale;
3.
Subcultura astensionista.
Questo approccio viene denominato “teoria delle
opportunità differenziali”.
48
Miller utilizza un approccio etnografico per osservare
analiticamente gli aspetti della vita e dell’organizzazione
sociale che richiedono un impegno costante e attento
prolungato nel tempo: le cosiddette “preoccupazioni focali”.
Socializzazione e gruppo dei pari sono fattori incidenti
nella predisposizione alla devianza nei giovani e negli
adolescenti.
49
La svolta concettuale del pensiero interazionista consiste
nel considerare il comportamento umano (deviante)
conseguenza diretta delle specifiche esperienze relazionali
del soggetto.
La prospettiva microsociologica da cui si dipanano le
ricerche del pensiero interazionista osservano i
microprocessi della vita quotidiana.
Lo strumento tecnico è di tipo qualitativo: l’osservazione
diretta, la compilazione di diari, la registrazione orale,
visiva e scritta.
Il progressivo spostamento verso la dimensione micro e
interazionista si deve a molti autori:
Dewey, James, Darwin nonchè i classici della sociologia
europea.
50
La prospettiva interazionista conta radici profonde anche
nei classici quali Weber, Simmel e Durkheim.
Di Weber certamente riprende la prospettiva
comprendente (significato simbolico e interpretazione
dell’agire sociale).
Di Simmel l’interazionismo coglie l’intuizione che tutte le
relazione umane (consapevoli o inconsapevoli, durevoli o
intermittenti, effimere o importanti) concorrono a
rinsaldare il legame di ciascun individuo con la società che
altro non è che un insieme di interazioni.
51




L’interazione tra “immagini”: il “sé specchio” (Cooley,
1902).
Il teorema di Thomas (1918-20): la profezia che si
autoadempie.
L’interazionismo simbolico: interpretazione e
comunicazione (Mead, 1934; Blumer 1969).
Il modello “teatrale”: la “situazione sociale” e la vita
quotidiana come rappresentazione (Goffman, 1959).
52
1. memoria, impulsi
ed esperienza
2. previsione del
futuro
conformismo
rispetto la
definizione
Valutazione delle
conseguenze
E definizione della
situazione
53
L’AZIONE SOCIALE COME AGIRE SIMBOLICO
L’azione sociale è inter-azione dotata di un significato; compreso
dagli attori ; a base e di contenuto simbolico (codici
culturali,regole linguistiche ecc.)
• Definizione della situazione: W.I.Thomas: profezia
autoavverantesi.
• G.H.Mead: gli individui costruiscono il loro sé nella relazione
con altri (“altri significativi” e ” altro generalizzato”)
• Etnometodologia : studia i modi in cui “la gente” compie le
routines della vita quotidiana, in situazioni ordinarie (es. fare la
fila) in situazioni problematiche (es. reparti ospedalieri), in
situazioni estreme. Analizza - anche con l’ausilio di esperimenti
spiazzanti- i modi di fare (ritenuti) ovvi,le convenzioni implicite,
il sapere tacito con cui si agisce.
54
Cooley viene considerato all’interno degli studi sul
comportamento deviante per i due concetti da lui formulati:
1.
l’io riflesso
2.
il gruppo primario.
Il suo approccio teorico coniuga il primato della società
sull’individuo (approccio consensuale) e gli aspetti micro
sociologici della psicologia sociale.
Centrale in tutto il pensiero di Cooley è il ruolo
dell’interscambio significativo di idee che si sedimentano
nella consapevolezza di ciascuno.
55
Secondo Cooley il progresso umano e sociale dipende:
1.
Dalla diffusione di stili relazionali di tipo primario
2.
La comunità è l’antidoto della disorganizzazione sociale
La società per Cooley è essenzialmente un “fenomeno
mentale”: la comprensione simpatetica ci permette di
scambiare comunicate ed interpretare messaggi
significativi.
56
Mead condivide con la Scuola di Chicago il contesto di
“social problems” ed il Dipartimento.
Come per gli altri autori e studiosi Mead sostiene la
necessità dell’integrazione e del controllo sociale.
Per questo autore l’individuo non esiste al di fuori del
gruppo sociale. Anche per Mead la società emerge da un
processo di atti sociali, comunicazioni interpersonali
reciprocamente orientati.
In tal modo si sviluppano modelli di aspettative come
modelli di comportamento.
57
Per Mead i comportamenti dell’individuo vengono
determinati dall’ambiente sociale di relazioni interpersonali
cui esso reagisce secondo un codice simbolico.
La sua teoria dello sviluppo della personalità ovviamente
contiene l’interazione simbolica e questo lo si riscontra
nelle due differenti fasi di sviluppo del sé.
L’altro generalizzato si distingue dall’altro significativo
perché il primo non ha un referente fisico ma
ipostatizza l’atteggiamento e l’opinione generale verso
le norme sociali.
58
Questo particolare studioso non può essere collocato in via
definitiva in nessuna corrente teorica.
La sua feconda e geniale produzione teorica si orienta su
due tematiche fondamentali:
1.
Le dinamiche relazionali reali della vita quotidiana;
2.
Il controllo sociale e la devianza rispetto gli aspeti
istituzionali.
3.
Identità e devianza: il comportamento deviante è
imperniato sulla libertà del soggetto di scegliere un
comportamento diverso dal copione, anticonformista
e/o deviante.
59
G. Distingue due aspetti del sé: l’attore ed il personaggio.
Ogni personaggio recita sul palcoscenico del mondo secondo
un canovaccio (di ruoli e regole culturali) esercitando un
“controllo delle impressioni” sul contesto di altri personaggi
e spettatori che lo circonda.
Il personaggio contiene le caratteristiche fisiche ed
etniche, le qualità strutturali, sociali ed emotive.
Solo nel retroscena il personaggio può permettersi di
essere attore.
Perciò si dice che l’individuo osservato da Goffman sia
eterodiretto rispetto il modo in cui si esplica l’interazione.
60
Il rapporto tra le relazioni interpersonali e l’ordine sociale.
Le interazioni faccia a faccia sono ordinate se adeguate
all’insieme di regole condivise che guidano le
rappresentazioni sociali.
L’ordine delle interazioni è descrivibile attraverso l’analisi
delle situazioni sociali.
La condotta di ciascun soggetto è normalmente coerente
con le aspettative.
La faccia del personaggio esprime le aspettative sociali
interiorizzate e contribuisce con ciò a definire la
situazione della rappresentazione.
61
Goffman vede l’azione sociale come messa in scena di
significati da parte di attori sociali , che interpretano (non
“eseguono”ruoli).L’ordine sociale è prodotto e mantenuto
attraverso l’ agire e l’interagire degli attori.
La sociologia di Goffman analizza i contenuti delle
interazioni condotte dagli attori all’interno di certe
cornici(frame)di significato condivise e negoziate (“di che
cosa si tratta”).
62
La devianza è l'effetto dell'applicazione del sistema di
regole e sanzioni da parte di alcuni (gli etichettatori) a
danno di altri (etichettati come trasgressori: gli outsiders).
Il comportamento deviante è prodotto socialmente. Un
individuo viene prima considerato e definito “deviante” dalla
società - viene “etichettato” come deviante - e poi diviene
effettivamente tale.
63
Distinzione fra devianza primaria e devianza secondaria
 Devianza primaria: comportamento che, pur essendo
obiettivamente deviante, non viene censurato e, quindi, non
comporta una ridefinizione dello status sociale del
Trasgressore;
 Devianza secondaria: il comportamento deviante
acquista visibilità e scatena una reazione sociale;
 Passaggio da devianza primaria a secondaria attraversa
più stadi;
 Modello sequenziale;
 Carriera deviante (apprendimento sociale di motivazioni e
interessi devianti.
64
La riflessione di Becker si muove su tre tesi principali:
 Le norme non esistono per natura;
 Le norme non sono funzioni del sistema ma il prodotto
dell’iniziativa di qualcuno (l’imprenditore morale);
 L’esito concreto di tali “iniziative” è produrre la devianza
e differenziarla.
La devianza è dunque conferita e Becker propone 4 tipi di
soggetto-deviante sulla base del conferimento.
Soggetto
Comportamento
conforme
Comportamento
non conforme
Percepito deviante
Accusato
falsamente
Deviante puro
Percepito non
deviante
Conformista
Deviante in segreto
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Per devianza primaria intendiamo un "allontanamento più o
meno temporaneo, più o meno marginale, eseguito con più o
meno determinazione da certi valori, norme o costumi
dominanti nella società“.
L’analisi di David Matza, si fonda sulla premessa che
Occorre studiare il significato del comportamento
dall’interno della realtà quotidiana dell’attore sociale. Il
deviante dispone di diverse strategie psicologiche per
"neutralizzare" la gravità del proprio comportamento
come: la negazione di responsabilità, asserire di non aver
provocato danno a nessuno, screditare la vittima e
rinfacciare le colpe a chi gli contesta il reato commesso,
rivolgersi a principi generali.
66
La legge 180/1978 detta “legge Basaglia” si inserisce nella
riflessione sulle conseguenze possibili del controllo
sociale e sugli interventi necessari per impedire che gli
autori/attori di reato assumano il ruolo deviante in virtù
del controllo sociale subìto.
Cesareo (1974) individua 4 fasi che identificano l’evoluzione
del processo e le diverse caratteristiche del controllo:
1.
Definizione normativa del comportamento,
2.
La scoperta del deviante,
3.
La decisione di azione nei confronti del deviante
4.
L’attuazione del provvedimento.
67
Vengono così individuati 3 possibili scopi che il gruppo
sociale tende a raggiungere applicando provvedimenti di
controllo sociale:
1.
Disincentivare il deviante a reiterare il reato,
2.
Difendere la società e isolare il reo,
3.
Riabilitazione del deviante attraverso la pena.
68
Dott.ssa Antonella Tomasi, specializzata alla Cattolica di Milano come Consulente scolastico
dell’orientamento.
Quanto conta la conoscenza del contesto in cui l’educatore interviene per
un efficace e professionale intervento?
Quale o quali sono i criteri di scelta?
Quali sono le difficoltà maggiori nel mettere in atto programmi di
educazione in contesti di disagio?
Che cosa e come viene definito “disagio” per un educatore in ambito
formativo e scolastico??
Che aspettative nutre un educatore nei riguardi di un
soggetto/interlocutore?
Che aspettative non deve nutrire nei riguardi di un soggetto
/interlocutore?
69
Le teorie criminologiche del conflitto nascono negli USA
intorno agli anni ‘60 e ‘70.
Procedono a partire dall’analisi dell’uso del potere per
creare o mantenere il consenso e l’ordine sociale.
Le teorie conflittualiste si dividono in:
1.
Teorie conflittuali non marxiste,
2.
Teorie conflittuali di orientamento marxista
70
La corrente di pensiero definita “conservatrice” ha come
maggiori esponenti Coser (1956) e Dahrendorf (1958).
Questi autori affrontano le tematiche del mutamento
sociale attribuendo al conflitto il ruolo di fonte del
cambiamento culturale e strutturale.
Entrambi si rifanno al pensiero di Simmel.
Il comportamento deviante è un possibile conflitto sociale
derivante dalle modalità di azione del controllo sociale
(messo in atto da chi detiene il potere / autorità) contro
ogni forma giudicata criminale.
Altri autori che si collocano nella stessa prospettiva sono:
Vold (gruppi di potere), Turk (processo di
criminalizzazione), Quinney (controllo sociale e
comunicazione).
71
Come per Marx la riflessione sulla devianza è inquadrata
nel più generale contesto della lotta di classe.
La lettura attualizzata di Marx stimola la riflessione di
alcuni autori degli anni ‘60 e ‘70:
Marcuse afferma che la società capitalista ha perso la
capacità di usare la razionalità e si è ridotta ad “una
dimensione”.
Idee che ispirano più che altro la criminologia.
Testo di riferimento è:
Tailor, Walton e Young (1973), Criminologia sotto accusa,
Guaraldi, Firenze 1975.
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Platt e le modalità di repressione e controllo della
delinquenza minorile in USA.
Chapman applica alla definizione di criminalità il concetto di
stereotipo.
Basaglia fa approvare la legge per il reinserimento del
malato psichiatrico in comunità familiari e locali.
Trves si occupa della percezione della giustizia nella
società.
Cottino riprende la nozione di carriera deviante sulla base
della stratificazione sociale.
Foucault indaga sulla natura e le funzioni delle agenzie di
controllo e sul rapporto tra analisi della devianza, potere
e dinamiche di esclusione sociale.
73
La ripresa delle teorie del consenso si collega ad alcuni
interrogativi inerenti l’attualità della complessità sociale:
1.
l’indebolimento dell’istituto familiare,
2.
La scolarizzazione di massa,
3.
Il fallimento del percorso formativo,
4.
La diffusione e moltiplicazione dei mass-media,
5.
La crescente influenza del gruppo dei pari.
Concetti centrali per la riflessione teorica sono perciò:
socializzazione, comunicazione, gruppi, movimenti
collettivi.
Autori rappresentativi sono Hirschi e Akers.
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Oggi le nozioni di devianza e controllo sociale tendono a
differenziarsi in tematiche più specifiche:
1.
Criminalità e sicurezza sociale,
2.
Disagio relazionale e sociale,
3.
Marginalità,
4.
Percezione del rischio e trasgressione.
5.
Prevenzione della devianza.
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