nozioni di sociologia

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Sociologia generale III Modulo
• La globalizzazione
Letture
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Saskia SASSEN, Una sociologia della globalizzazione,Einaudi 2008
Gerard LAFAY Capire la globalizzazione, Il Mulino
Clifford GEERTZ Mondo globale, mondi locali. Cultura e politica alla fine del XX secolo,Il Mulino
Anthony GIDDENS, Il mondo che cambia.Come la globalizzazione ridisegna la nostra vita, Il Mulino
Anthony GIDDENS, L’Europa nell’ età globale,Laterza 2007
Ulrich BECK Conditio humana.Il rischio nell’ età globale, Laterza 2008
Zygmunt BAUMAN La solitudine del cittadino globale,Feltrinelli 2000
Carmelo VIGNA Stefano ZAMAGNI, Multiculturalismo e identità, Vita e Pensiero,2002
Will KYMLICKA La cittadinanza multiculturale, tr.it. Il Mulino, 1999
Chiara GIACCARDI Mauro MAGATTI La globalizzazione non è un destino,Laterza 2001
Laura LEONARDI La dimensione sociale della globalizzazione, Carocci
Luciano GALLINO Globalizzazione e disuguaglianze, Laterza
Vincenzo CESAREO Società multietniche e multiculturalismi, Vita e Pensiero,2000
John R.SEARLE Occidente e multiculturalismo,LUISS Univ.Press 2006
Alain TOURAINE La globalizzazione e la fine del sociale.Per comprendere il mondo contemporaneo,Il
Saggiatore 2007
Achille .ARDIGO’ Volontariati e globalizzazione. Dal privato sociale ai problemi dell’ etica globale, EDB
Bologna,2001
Definizione e componenti
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La globalizzazione (da globe=mondo) è un processo di transizione
societaria, che concerne il piano economico, politico, culturalecomunicativo, religioso-simbolico.
A) Estensione dell’ economia a scala mondiale , e formazione di un unico
sistema economico-mondo, che accresce il potere economico di grandi
imprese transnazionali private e pubbliche .
B) Crisi dei tradizionali Stati nazionali nella regolazione della politica;
debolezza delle istituzioni sovrannazionali di governo, emergere di
“macroregioni” del mondo governate da distinte potenze
C) Omogeneità negli stili di consumo e di vita, diffusi dal sistema
mondiale dei media (televisioni, internet) ; reazioni di tipo
fondamentalistico a base religiosa ; riproposta di localismi a base
etnico- culturale
Economia della G. - distribuzione
della ricchezza globale
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Media mondiale della ricchezza pro-capite 20500 dollari(media del Giappone 181
000,USA 141 000 Italia 100000)
Per regioni del mondo: 34% Nord America 30% Europa 24% Asia ricca e Pacifico 4%
America latina e Caraibi 3% Cina 3% Resto Asia 1%India 1% Africa
Per :quote di popolazione: il 2% possiede il 50% ;il successivo 8% il 35%; il
successivo 40% il 14%; il restante 50% l’1%
Distribuzione dei benestanti( patrimonio >61.000 dollari ): 25% in USA, 20%in
Giappone 8%in Germania 7%in Italia 6%in UK 4%in Francia 4%in Spagna 2% in
Canada,Taiwan,Australia,Corea Olanda, 1%in Brasile Messico Argentina, 13% altrove
Distribuzione del reddito(Indice di Gini) USA 0.41 UK 0.36 Ita 0.36 Ger 0.28
Scandinavia 0.27-25 Gia 0. 25
Rapporto fra reddito Quintile sup/Quintile inf : Eur media 4,8 Ita 5,5 Ger 4,1 Fra
4,0 Sve 3,5 Dan 3,4 (dati Eurostat)
( Fonte Onu Rapporto sulla ricchezza mondiale 2006)
Le
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disuguaglianze globali
Da L. Gallino, Economia e politica delle disuguaglianze globali ( pubblicato in
“Minerva.periodico dell’ Università di Torino,n.3,2006)
Il saggio ha per tema le diseguaglianze globali(a, relative alla popolazione mondiale
di 6100 milioni di persone, b, prodotte dal mercato globale ) che riguardano
distribuzione del reddito, speranza di vita, mortalità infantile, istruzione,
condizioni di lavoro, protezioni di welfare.
La teoria “ortodossa” è che la globalizzazione sia un buon sistema con difetti
locali.Obiezioni : l ‘ automatismo della crescita nel periodo 1981-2001 ha
ridotto le povertà estreme praticamente solo in Cina; l’incremento del Pil per il
96% è andato ai non poveri.Il mercato globale premia i (già) vincenti
Una diversa ipotesi è che l’ aumento della diseguaglianza sia conseguenza dal
sistema, attraverso trasferimento ai paesi poveri delle attività a alta intensità di
lavoro, flussi di capitali dai paesi poveri a quelli ricchi,salari molto bassi nei paesi
poveri, abbassamento dei salari in quelli ricchi , minore protezione sociale,
riforme fiscali a vantaggi dei redditi alti, ”finanziarizzazione” dell’ economia.
Diseguaglianze globali/2
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Nella globalizzazione le politiche pubbliche correttive e redistributive degli stati
nazionali scontano i loro limiti nella capacità di regolazione dell’ economia e/o
sono ritenute dannose o inutili dal senso comune egemone.
La razionalità di tali
politiche proviene invece dalla consapevolezza che una
diseguaglianza globale eccessiva frena la crescita, riduce l’accesso ai mercati dei
poveri come produttori e consumatori e produce problemi sociali( instabilità politica,
migrazioni, conflitti, ecc) più difficilmente governabili.
Un problema specifico rigurada il contrasto alla povertà glonale. Il livello P1 di
povertà(1 dollaro giorno) include 1100 milioni di persone, il livello P2(due dollari
giorno) include 2700 milioni . La povertà estrema(<P1) sarebbe eliminabile con
una spesa di 300-500 miliardi di dollari ,pari allo 0,34% del risparmio globale
disponibile in cerca di rendimenti
Altre misure proposte - alternative a inefficaci politiche di aiuto esterno
internazionale - sono microcredito a favore delle piccole attività locali (Grameen
Bank,) , tassazione generalizzata degli scambi finanziari(ATTAC)
Struttura di classe- globale
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Presidenti di grandi imprese transnazionali,banche e organizzazioni internazionali,capi degli
stati che sono attori globali
Politici di vertice, star dei media, delle professioni, dello sport
Massimi dirigenti di grandi organizzazioni pubbliche e private
Piccoli imprenditori,professionisti indipendenti, dipendenti tecnici professionali,funzionari
pubblici, insegnanti
Benestanti(rentiers):anziani che hanno pensioni e rendite elevate
Lavoratori autonomi con attività regolare, impiegati e operai con alte qualificazioni e lavoro
stabile
Impiegati e operai con medio basse qualificazioni e lavoro stabile
Lavoratori autonomi lavoratori atipici con contratti instabili
Lavoratori poveri, in economia sommersa,irregolare informale
Disoccupati senza tutele,poveri assistiti, child workers, nomadi, mendicanti
Detenuti a lavori forzati schiavi per debiti,bambini di strada,homeless, ricoverati coatti
(Fonte Gallino-in corsivo le classi prodotte o rese più visibili dalla scala globale )
Sociologie della G
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Tra i sociologi,Zygmunt Bauman Paura liquida (Laterza 2007 ) analizza nella
globalizzazione l’ emergere di sentimenti di insicurezza (unsafety, insecurity,
uncertainty ) che generano una domanda crescente di protezione su tre
livelli di
sicurezza: safety(integrità fisica e psichica, incolumità)- security(inclusione nello
standard di vita normale, accettato dalla comunità sociale di appartenenza)certainty( certezza di carattere cognitivo: capacità di “comprendere il mondo” e di
muoversi in esso ).
U.Beck(varie opere) elabora il concetto di risiko-Gesellschaft: la società non
dispone dei dispositivi necessari a fronteggiare i rischi(tecnologici ecologici di
coesione) che essa stessa alimenta . In paerticolare, i nuovi rischi sociali
corrispondono ad una vulnerabilità da cambiamenti nella struttura famigliarelavoro più destrutturato e con reddito incerto-basso, che non impedisce la caduta
in forme di povertà. La vulnerabilità senza tutele produce anche il mancato
accesso a dispositivi di assistenza fondati su un conclamato stato di esclusione e di
bisogno.
A. .Giddens fornisce della G. una lettura più positiva come transizione ad una
nuova fase della modernità, che impone di adattare i paradigmi di razionalità in
direzione di maggior riflessività e consapevolezza dei rischi e sostenibilità sociale ed
ambientale delle politiche(L’Europa nell’ età globale,2007).
Dimensione territoriale della G.
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Il mondo globale è un mondo di città e di urbanizzazione ( v.Jacques VERON
L’urbanizzazione del mondo,Il Mulino 2008)
La gerarchia delle città (Sassen) distingue fra città globali (tre / quattro al
mondo)- città capitali( finanza, informazione, ricerca , servizi avanzati) - città
industriali in transizione - città medie e piccole.
L’urbanizzazione si associa a fenomeni migratori di grande intensità ( Antonio
GOLINI,La popolazione del pianeta,Il Mulino,2003)
S.Sassen Sociologia della globalizzazione (Einaudi 2007) descrive il mondo globale in
termini di reti e flussi di capitali informazioni attori economici, politici,
professionali. .Le dinamiche si esplicano a più livelli- globale nazionale e localeda parte di attori anch’essi costituiti a più scale globale nazionale e locale. Ne
deriva un gioco complesso e fluido di interrelazioni, dove lo stato nazionale
assume una diversa funzionalità nel creare le condizioni delle dinamiche e degli
attori, sia verso l’alto(il mondo) che verso l’interno(le reti regionali e locali). .
ICT e globalizzazione
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Nella globalizzazione la ICT (information and communication
tecnoogy) opere per e favorisce;
-estensione dell’ economia finanziaria a scala mondiale
-formazione di imprese transnazionali distribuite e interconnesse da reti
di comunicazione
-funzionamento e produzione di un sistema mondiale dei media che
promuove omogeneità negli stili di vita e di consumo
-propaganda economica religiosa e politica che attraversa i confini
tradizionali degli stati nazionali e dei regimi geopolitici
Le relazioni interetniche
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Le migrazioni da G. Determinano compresenza di etnie sullo stesso territorio.
Etnia è un concetto introdotto dagli studiosi della società cd.primitive(antropoogi,
etnologi) per indicare una popolazionea forte omogeneità culturale(lingua
religiose istituzioni sociali)concentrata sullo stesso territorio.
La storia conosce fin dall’ antichità fenomeni di incontro fra etnie che assumono varie
modalità: rigida separazione(etnia dominante vs. etnia dominata) , assimilazione,
circolazione e scambio di tratti culturali con combinazioni e meticciati
Etnia non va confusa con il concetto di demos(introdotto nell’ antica Grecia per
indicare una comunità che condivide le stesse leggi e istituzioni politiche). Concetto
passato nel costituzionalismo moderno(polo=organo dello stato,detentore della
sovranità). Neppure etnia è identico a nazione,che nella società moderna indica la
base sociale e culturale dello stato( “stato nazionale” )
La compresenza di più etnie nello stesso territorio statale ha prodotto soluzioni
tipiche :
“il crogiolo ”(melting-pot: fusione delle diversità etniche nei valori di
una identità nazionale comune e superiore) ,
l’insalatiera(salad-bowl),
regolazione delle differenze all’interno di un comune ordinamento giuridico
Coesistenza di modelli culturali
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La globalizzazione introduce fattori di tensione e conflitto fra etnie derivanti
dalla maggiore distanza fra le etnie che entrano in contatto e dalla maggior difficoltà
di integrazione nel comune ordinamento giuridico nazionale.
I modelli praticati sono
-monoculturalismo: una cultura unificante e omogenea, intollerante delle diversità
e tendente a imporre uniformità , abolendo le culture minoritarie
-pluralismo culturale : un nucleo culturale condiviso e molteplice che tollera le
diversità culturali nella sfera dei comportamenti privati, posti al di sotto del
nucleo condiviso
-multiculturalismo culture diverse che si si offrono riconoscimento reciproco, e
le cui differenze sono rivendicate e tutelate anche nella sfera pubblica
-interculturalismo e transculturalismo:
creazione di nuovi tratti culturali
attraverso l’ibridazione e la mescolanza creativa delle differenze
(P.Donati Oltre il multiculturalismo. La ragione relazionale per un mondo comune,
Laterza, Roma-Bari, 2008)
Universalismo dei valori
• Il problema delle relazioni interetniche rimanda ad una questione che
attraversa la storia delle scienze sociali sugli “universali culturali”.
• Etnocentrismo : significa assumere i propri modelli normativi locali a
metro di misura universale ( la rana nel pozzo identifica il mondo con il
pozzo dove è nata,proverbio indiano) . Relativismo: assumere che i valori
abbiano validità- relativa ma indiscutibile- all’interno della cultura che li
esprime . Universalismo: postulare degli universali della natura umana
conoscibili e praticabili (dichiarazioni universali dei diritti dell’uomo,1948).
• L’ universalismo contrappone la ragione come metro di giudizio generale
rispetto agli usi e alle pratiche “meramente” locali( riproposta del
cosmopolitismo kantiano in Beck e Habermas) I relativisti( si veda l’
argomento di Burke contro la rivoluzione francese e la critica di paesi
islamici alla Dichiarazione del 1948 ) ravvisano tuttavia nell’ universalismo
la; pretesa di un “ uso particolare” (francese europeo,occidentale) di
valere per tutti
• Non bisogna confondere relativismo (l’idea che i valori hanno una validità
limitata e contestuale) con soggettivismo arbitrario
(= non esiste nessun
criterio condivisibile di vero buono , tutto è costruito socialmente in
funzione di affermazione, rivendicazione, prevaricazione violenza)
Diversità culturale
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Il Rapporto UNDP(15.o della serie) Liberté culturelle dans un monde diversifié per
la prima volta presenta la libertà culturale come necessità per lo sviluppo ( oltre
alla libertà economica e politica). Ezssa è il diritto di produrre, fruire, fare
circolare beni che “esprimono la propria cultura” e sollecita la corrispondenza fra
valori dell’ economia e forme della cultura
Già negli anni ‘60, il filosofo Paul Ricoeur (riprendendo Weber) distingueva fra
civilisation universelle unica (avanzamento dei mezzi e delle tecniche) e mondi
culturali distinti, ciascuno caratterizzato dai grandi nuclei simbolici (religiosi,mitici,
poetici) .Mentre il progresso della civiltà seleziona e accumula, il rapporto fra le
culture non può che essere fondato sul reciproco riconoscimento.
Il XX secolo ha segnato il pervenire a soggettività culturale di mondi culturali altri,
che fino a quel momento erano meri oggetti di sguardo da parte della cultura
occidentale. “L’ 'uomo occidentale ha cominciato a rendersi conto che non avrebbe
mai capito se stesso, finché sulla faccia della terra una sola razza o un solo popolo
fosse stato da lui trattato come oggetto”(Levi- Strauss).
Due tipi di diversità
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La diversità che riguarda le risorse ed
i divari nelle risorse materiali economiche
chances di vita ha a che fare con disparità che sono misurabili ed affrontabili (v.
l’Indice di Sviluppo Umano adottato dall’ UNDP).
La diversità che riguarda valori culturali e forme-stili di vita ha a che fare con
differenze che possono o meno essere riconosciuter.
Il problema delle diverse ‘vie di sviluppo” nel mondo globale pone una questione
storica: perché solo in certe aree del mondo si è formata una società moderna
(europeo-occidentale) che ha affermato scienza, industria diritti democrazia? Gli
storici hanno rilevato l’ibridazione reciproca del sapere orientale ed occidentale
fino al XV-XVI secolo(Cinesi, Arabi ) . A partire dal XVII secolo(in conseguenza di
quello che Weber definì disincantamento- Entzauberung -del mondo)la scienza venne
ad affermare la sua visione fondata sul dubbio metodico, l’esperimento ed i “sensati
argomenti”(Galileo )e si affermò quel principio di libertà critica (“nullius in verba
iurare”) che si ritrova nel liberalismo costituzionale e nel principio democratico.
L’ idea conseguente ( fatta propria dalla sociologia in passato) è lo
sviluppo(progresso) unilineare. Lo sviluppo delle parti non occidentali del mondo
consiste nel replicare, come late comers, quello che il mondo occidentale ha già
realizzato come first comer.
Quale razionalità?
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Una osservazione conclusiva più filosofica. Alla base della concezione unilineare dello
sviluppo si pone l’idea dell’ avanzamento progressivo della razionalità.
Già Weber distingue fra “avanzamento dei mezzi” e “scelta dei fini” ;i mezzi
progrediscono, dei fini non si può dire, in quanto derivano da valori che sono oggetto
di scelta. La razionalizzazione della società occidentale moderna si presenta così
come processo ambivalente di una razionalità che non garantisce se stessa( metafora
weberiana della “gabbia d’acciaio”)
L’economista angloindiano Amartya Sen avanza una diversa critica, ossia che i
valori di razionalità tolleranza e democrazia non sono esclusivi del solo Occidente,
ma sono presenti in forme originali anche in altre culture(Globalizzazione e libertà
Un ulteriore confronto riguarda la portata della razionalità moderna rispetto alla
condizione umana nella storia.Le posizioni si dividono fra chi(Habermas) sostiene che
la modernità si è smarrita nell’ attuare il compito di emancipazione e non ha
mantenuto le premesse che storicamente si era assunta e chi(Ratzinger) oppone
che il compito era reso fin dall’inizio impossibile dalla assolutizzazione della ragione
nella sya pretesa di autosufficienza ( ”l’età moderna è spesso presentata come
risveglio dal sonno della ragione, come il venire alla luce dell’umanità che
emergerebbe da un periodo buio. Senza la fede però la luce della ragione non basta
ad illuminare l’uomo e il mondo”).
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