Diapositiva 1 - Istituto Comprensivo Cesare Pavese Santo Stefano

Nel corso dell’anno scolastico abbiamo imparato a conoscere alcune
specie e ad approfondire diversi aspetti della loro vita, il tutto condito
con un pizzico di fantasia.
Se vuoi percorrere con noi questo viaggio usa il navigatore, altrimenti
puoi collegarti direttamente alle pagine.
• Pepe d’acqua
• La melissa
• Nontiscordar di me
• Il girasole
• L’aneto
• Il caprifoglio
• Il tarassaco
• Il Partenio
• L’arnica
• La viola del pensiero
• La coda cavallina
Che spavento! Sentivo rumori strani,molti guaiti… velocemente andai a vedere cosa stesse
succedendo.
Il mio cane zoppicava e da una zampa perdeva sangue. Stavo per mettermi a piangere quando,
davanti a me, apparve un piccolo gnomo un po’ buffo.
Aveva un cappello più o meno alto 50 cm che si piegava a metà, con due orecchie grandi
grandi,un naso enorme e occhi neri tondi tondi e vispi.
Mi disse:”Non aver paura,ti voglio aiutare,vai a S.Stefano Belbo,nel prato presso il sentiero
pavesiano che tu ben conosci (ti ricordi? Lì hai trovato i fiori più utili per le tue ricerche
botaniche) ; troverai delle piante di Pepe d’acqua: cercane tre di dimensioni diverse (a diversi
livelli di maturazione),una con le infiorescenze sul rosa,una sul verdino e una tendente al
bianco. Prendi un po’ di foglie , schiacciale e poi mettigliele sulla zampa: vedrai che la ferita
si cicatrizzerà subito”.
Io corsi il più velocemente possibile, raccolsi le piantine, tornai a casa e gli curai la zampina.
Dopo pochi giorni il mio cane era guarito completamente e io ringraziai lo gnomo, che, prima
di andare via, mi disse: “Ricorda agli uomini di rispettare la Natura, ma anche di studiarla in
modo più approfondito: pensa che l’uomo , di circa un milione di specie esistenti, ne ha
studiate circa 3000. Non ti sembra assurdo? “
In quel momento sentii la mamma che mi chiamava, mi svegliai e capii che era stato un sogno
(almeno credo…)
Jessica Scavino
Il Nontiscordardimé
(Myosotis sylvestris)
Un fiore modesto, esaltato da tante leggende con buoni sentimenti , ha saputo conservare la sua semplicità; per
questa sua natura genuina, esso è a regione divenuta simbolo di lealtà e d’amicizia.
La leggenda più nota è quella che spiega l’origine del suo nome. Dio nei giorni della creazione distribuì i nomi a
tutti agli esseri viventi ma ne dimenticò uno; si fece timidamente avanti questo timido fiore dicendo : “ O
Signore, non ti scordar di me!!”. “E nontiscordardimé sarà il tuo nome” rispose il Signore. Il nome botanico ,
Myosotis, invece, non ha niente di romantico; è coniato sul greco mys, topo e ous, orecchio. Nessun approva l’
analogia, anche se le foglie sono soffici e pelose. Più gentile è un’ altra leggenda persiana che racconta che un
angelo cacciato dal paradiso per essersi innamorato di una mortale, fosse costretto come punizione a
vagabondare nel mondo seminando il leggendario Myosotis. Per la sua fedeltà verso il suo perduto amore fu
perdonato e poté far ritorno in paradiso con la sua compagna divenuta anch’essa immortale; entrambi portarono
sempre il capo inghirlandato da una corona di nontiscordardimé. Per le sue origini così celesti come ci
tramandano le leggende e anche per la lettura che seguì, questo fiore fu sempre legato alle forze del ricordo e
alla costanza, il suo messaggio di “amore e non dimenticare” va inteso anche in senso più ampio, profondo e
misterico: di non dimenticare noi stessi , ciò che fummo al principio e dove andiamo. I Myosotis si suddividono
in una cinquantina di specie, derivanti dalla sylvatica, originaria dell’Europa.
Essa ha dato origine a tante varietà del giardino.
Si tratta di una piantina perenne, a volte biennale, alta 30-40 con sottili e appuntite foglie lanose e fiori
profumati, riuniti in piccoli gruppi, e ricordano vividi occhi azzurri con una pupilla gialla. Nasce in luoghi ombrosi
e fiorisce tra marzo e maggio. Per gli astrologi il fiore è sotto l’influenza della luna, il pianeta connesso con
l’inconscio, con il mondo delle emozioni e con il segno del toro.
La tradizione
Come pianta officinale ha poca storia. Gerard ne parla dicendo che
Discoride lo utilizzava in pomata contro il morso di animali
velenosi: proprietà che gli antichi attribuivano ad una grande
quantità di erbe. Plinio ricorda che le fu dato il nome di “erba
sacra” perché era capace di alleviare le pene della vita: forse è la
gaiezza del suo azzurro a sembrare un rimedio per ogni tristezza e
dolore. Nel secolo scorso le cime fiorite di nontiscordardimé
furono impiegate, come il Meliloto, nelle infiammazioni degli
occhi e grazie alla sua ricchezza di Sali di potassio, la pianta fu
considerata un tonico nervoso. Leone Binet, docente alla facoltà
di medicina di Parigi negli anni Cinquanta, celebre fitoterapeuta,
la raccomandava vivamente nelle astenie e atonie; in anni recenti
le è stata riconosciuta in effetti un’influenza sulla ghiandola
pituitaria e un’efficacia nella promozione degli scambi tra le
cellule nervose.
L’elisir floreale
Appartiene ai nuovi elisir ed é il rimedio per la mancanza di
memoria e la dimenticanza. E’suggerito ai soggetti con labilità e
vuoti di memoria, che mancano di chiarezza di vedute e che
nutrono sovente pensieri negativi. E’ utile a chi dorme sonni
agitati, visitati da incubi, a chi è insonne, o parla nel sonno, o
soffre di sonnambulismo. Stimolante della regione encefalica, è
raccomandato anche nei diversi problemi che si riferiscono al
cervello. Durante la gravidanza aiuta a stringere il legame che
unisce la madre al nascituro. L’ elisir è anche utile ai bambini
distratti, incapaci di perseveranza.
I benefici dell’elisir
L’elisir agisce soprattutto sul sistema nervoso: stimola l’attività
neuronale e favorisce il passaggio degli impulsi elettrici,
facilitando la ricezione dei messaggi nel cervello e la formazione
di un pensiero chiaro. Rilassa e aiuta la presa di coscienza,
favorisce un miglior scambio tra l’inconscio e il conscio; protegge
e fortifica il corpo energico.
L’ANETO
L’aneto è una pianta aromatica annuale che cresce nel bacino del Mediterraneo
e ha un profumo di anice. Il nome scientifico deriva dal greco anitho, cioè
bruciare, in quanto veniva usato come profumo da bruciare. Il nome inglese
dilla , può derivare invece dalla parola sassone a dilla che significa
“sonnecchiare” a causa del suo potere di indurre il sonno nei bambini .L’aneto
era un ingrediente classico nei filtri d’amore medievali e veniva appeso alle
porte e alle finestre per tenere lontano il malocchio.
RIMEDIO ERBORISTICO
L’olio volatile contenuto nei semi e nelle foglie dell’aneto nell’apparato
digerente calma le coliche e l’indigestione attenuando la nausea e il vomito
.Sull’ apparato respiratorio agisce come antispasmodico ed espettorante e giova
in caso di tosse e di asma . Le foglie dell’aneto venivano cucinate spesso insieme
al pesce per insaporirlo.
AROMATERAPIA
L’olio essenziale ha proprietà rilassanti e digerenti.
Gli oli sono ingredienti essenziali dei linimenti per riscaldare i muscoli e per i
massaggi.
L’ESSENZA FLOREALE
L’aneto è un rimedio ottimo per chi è stressato.
IL TARASSACO
(Taraxacum officinalis)
Spiegano i leontodonti sui campi ormai falciati
i loro cerchi d’oro i raggi circondati,
ed il vespero levandosi li invita al riposo.
Questa pianta dai fiori vivaci e dalla notevole capacità di resistenza gode da millenni del rispetto
universale per le sue virtù terapeutiche.
Originaria secondo la tradizione dalla Grecia e l’Asia centrale,era usata come pianta medicinale
nell’antica Grecia.
La comparsa del tarassaco sulla terra è legata ad una leggenda .
Al tempo in cui il mondo era popolato da fate,elfi e gnomi, i primi esseri uomini causarono loro dei
problemi perché, non potendo vedere queste creature elementari, non facevano che calpestarle.
Alcune fate amanti del sole,vestite di volgari abiti gialli, non sapevano dove nascondersi, a
differenza degli gnomi e degli elfi che si rifugiano dentro le rocce o sottoterra,e allora si
trasformarono in fiori di tarassaco.
E’ per questo che, quando si calpesta la pianta,essa si rialza subito di scatto,perché contiene lo
spirito delle fate.
Questa leggenda appare ispirata dal potere quasi soprannaturale di sopravvivenza del
tarassaco,che appena viene estirpato da prati e giardini, ricompare immediatamente.
Le capsule dei semi, detti soffioni,contengono numerosi semi aerei, che si spargono al
vento,mentre le radici sono lunghe e si aggrappano tenacemente al terreno, con qualsiasi tipo
suolo.
Non sorprende,quindi, che il tarassaco abbia finito col simboleggiare la fedeltà.
Nel linguaggio dei fiori, il tarassaco significa oracolo rustico.
Veniva usato dai contadini come orologio, poichè i fiori si aprano alle cinque del mattino e si
chiudono nove minuti dopo le otto di sera.
I bambini preferivano indicare l’ora soffiando sulle capsule dei semi,
e in tal caso , indicava l’ora il numero di soffi necessario per
spargerli tutti al vento.
Le fanciulle usavano i soffioni per scoprire quali fossero i sentimenti
dell’uomo dei loro sogni: “Mi ama” al primo soffio, “Non mi ama” al
secondo e così via, come se sfogliasse una margherita.
Secondo la tradizione, se si sussurravano parole d’amore soffiando i
semi in direzione dell’amato, i semi portavano le parole fino a lui;
dal canto loro, i bambini credevano che, se fossero riusciti a
spargere tutti i semi del soffione in un colpo solo, il loro desiderio si
sarebbe avverato.
Invece le streghe sostenevano che il desiderio si sarebbe avverato
frizionandosi tutto il corpo con il tarassaco.
Il termine tarassaco significa disordine e dolore, ma anche rimedio,
a causa della grande efficacia terapeutica del tarassaco.
Tuttavia alcuni dicono che deriva dalla corruzione araba della parola
greca trogemon, nel senso di commestibile.
In effetti le foglie sono deliziose in insalata o cucinate come gli
spinaci, oltre ad avere un notevole valore nutritivo, in quanto sono
ricche di vitamine C, B e di provitamina A, in aggiunta a
minerali,principalmente potassio e ferro.
Le radici si possono tostare e macinare per ricavarne un surrogato
del caffè,gustoso, ma privo di caffeina.
Il tarassaco era il cibo che Ecate offrì a Teseo secondo la leggenda
greca. Il nome francese Dent de Lion, o dente di leone, si riferisce
al margine dentellato delle foglie, o al fatto che i fiori gialli
somigliano al colore del leone e alla forma delle sue fauci
spalancate.
IL RIMEDIO ERBORISTICO
Il tarassaco è noto come tonico amaro, dalla blanda azione disintossicante delle scorie e delle sostanze
inquinanti, attraverso il fegato e i reni, depurando così il sangue.
Il gusto amaro delle radici e delle foglie stimola i ricettori del gusto amaro nella bocca, attivando tutto
l’apparato digestivo e il fegato, e agevola il flusso dei succhi digestivi, migliorando l’ apparato e
facilitando la digestione. Inoltre, aumentando la produzione e l’ afflusso della bile , disintossica il
fegato, sostenendo la sua azione di principale organo disintossicante del corpo. Le foglie, se consumate
fresche in primavera, agiscono come un tonico amaro, liberando l’ organismo delle scorie che lo
intasano, lasciate dagli alimenti e dalle abitudini sedentarie della stagione invernale.
La radice di tarassaco si usa per il trattamento delle malattie del fegato, itterizia, epatite,infezioni
della cistifellea , oltre che per sciogliere i calcoli biliari. Viene prescritta per risolvere i disturbi legati
al fegato pigro, come stanchezza e irritabilità, mal di testa e problemi della pelle. Come altre erbe
attive sul fegato, il tarassaco contribuisce ad attenuare il ristagno emotivo e facilita l’ espressione
delle emozioni represse come collera, risentimento e dolore. In questo senso agisce come depurativo e
purgante non solo del corpo, ma anche delle emozioni.
L’effetto stimolante del tarassaco si estende al pancreas , nel quale aumenta la secrezione di insulina
utile sia per il diabete sia per l’ ipoglicemia;la radice inoltre esercita un effetto lassativo.
Il tarassaco, in particolare le foglie, ha un azione diuretica come indica il nome direzionale francese
pis- enlit, salutare in caso di ritenzione idrica, cellulite, infezioni urinarie e problemi di prostata. Il
decotto di radici e di foglie è un rimedio popolare per sciogliere i calcoli renali e la renella.
Mentre i medicinali sottraggono potassio al corpo e quindi richiedono un integratore al potassio, il
tarassaco ha un contenuto elevato di questo minerale, che integra quello eliminato attraverso le urine.
Dal momento che le foglie di tarassaco migliorano l’eliminazione dell’ acido urico, sono un rimedio
anche contro la gotta; la tisana ricavata dal tarassaco e dai semi del sedano presa regolarmente, è
eccellente per combattere l’ artrite e i reumatismi .
Per uso esterno si usa il succo bianco per eliminare le verruche, applicandolo ogni giorno per alcune
settimane. La tisana preparata con le foglie e i fiori è utile per la detersione delle ulcere e delle
infiammazioni della pelle, mentre il decotto serve a schiarire le efelidi.
L’ ARNICA
Pianta officinali molto nota , ma assai povera di storia e ignorata dall’ antichità
classica , forse perché non appartiene alla flora mediterranea. Originaria dell’
Europa centrale e della Russia, presente nelle Alpi e negli Appennini , è una
pianta vivace, di un meraviglioso colore giallo da non confondersi con
l’ Inula , cui molto rassomiglia, anche se si distingue per le foglie e per il fusto
non ramificato e per l’odore sgradevole.
La tradizione
Un sola, ma ben determinata è la virtù dell’arnica : quella di attivare la
circolazione sanguina , concentrando quindi, dove è necessario, le forze
riparatrici. Prescritta da Santa Ildegarda e dalla scuola di Salerno ,lodata da
Leclerc , si impiega in pomata o tintura su contusione, ecchimosi, distorsioni , in
ogni ingiuria del corpo dove c’e’ ferita. Per via interna fu utilizzata nell’
Ottocento,quanto era chiamata chinino dei poveri.
La coda Cavallina
Coda cavallina: genere equisetum, arvense, famiglia Equisetacea. Questa
pianta detta ovunque equiseto, cresca spontanea nei climi temperati e si
raccoglie alla fine dell’Estate.
Si usa tutta la pianta che si fa seccare all’ombra e si conserva in sacchetti
chiusi da mettere in luoghi freschi e asciutti. Ha proprietà anti
infiammatorie (cura le piante) e possiede in oltre virtù diuretiche
digestive, astringenti.
La pianta ha uno stelo diritto, con dei ciuffi di fogli disposte in cerchio
partendo dal fondo verso l’alto dal più grande al più piccolo.
Storia inventata
C’era una volta in un paese lontano una famiglia
di topi il papà topo era palla di lardo di nome
Gino, aveva il pelo nero la testa calva, gli occhi
strabici a causa del vino che bevevo. La moglie si
chiamava Cesarina ; aveva la testa ovale, aveva il
pelo ispido di color rosso. Solo a vederla faceva
paura, il loro figlio si chiamava Ciro era
giocherellone ed era uno stuzzicadenti (
magrissimo) era goloso di formaggio. Dove
abitava c’era un gatto di nome Zampa Infallibile
perché non lasciava stare i topi neanche un
attimo anche se non aveva più forza per
rincorrerli aveva la diarrea. I topi vedendolo così
abbattuto andarono alla ricerca della Coda
Cavallina che è una pianta officinale. Correndo di
qua e di là il piccolo Ciro scorse nell’erba la Coda
Cavallina. Cesira ne fece una tisana che la diede
bere al gatto, esso subito si sentì di nuovo in
forma. Da quel giorno il gatto e la famiglia dei
topi vissero felici e in pace.
La Melissa.
Il suo nome e comune è Erba limoncina o Cedronella; la sua famiglia, le Labitate ,la
sua specie è “officinalis” e il suo genere è Melissa.
La melissa è una pianta perenne il profumo assomiglia a quello del limone. La pianta è
alta 20 a 80 cm, ha il fusto e diritto, le sue foglie verde intenso ovali detellate.
Cresce lungo le siepi e nei terreni incolti dell’Europa del Sud.
Fu coltivata fin dai tempi più antichi come pianta medicinale, intorno al 960 gli Arabi
la coltivarono in Spagna e tutto lascia a supporre che siano stati i monaci benedettini
ad introdurla a nord delle Alpi .
Fra le proprietà attribuite alla pianta, costatiamo come non ci sia quella antispastica
e stimolante che essi rilevano. I medici del Medioevo, per primi, l’hanno esaltata
come “cordiale”.
Aveva la fama di dare allegria, aiutare la digestione, calmare le palpitazioni,
scacciare le preoccupazioni e dissipare l’ansia.
La Storia inventata :
Ylarie e l’Erba limoncina.
In una città viveva una ragazza di nome Ylarie . E’ molto alta, ha gli occhi azzurri e i capelli soffici come
la neve; ha uno splendido viso da cui i ragazzi sono attratti , oltre dalla sua simpatia semplicità e bontà.
Ylarie ha 16 anni, frequenta il secondo anno del Liceo Artistico di Roma. La ragazza ama molto disegnare
e, terminate le ore di scuola corre subito a casa a dipingere ciò che vede camminando per le strade . La
sua migliore amica si chiama Patti e studia canto.- Vi siete già
Chiesti come risono incontrate ? Si sono incontrate per caso in un vicolo quando Ylarie, facendo una
passeggiata, ha sentito una voce cantare ed era Patti che si stava esercitando; così da allora sono
diventate amiche .
Patti è sempre disposta ad aiutare Ylarie anche nei momenti più difficili.
Un giorno, mentre le due amiche sono in discoteca, Ylarie riceve una telefonata dal nonno Filippo in cui
le dice che la nonna ha forti dolori allo stomaco . Il giorno successivo prende il treno e si reca a Ostia,
dove abita la nonna. Nonostante le cure del medico, la signora Beatrice peggiora di attimo in attimo . La
cura necessaria è l’ Erba limoncina , che si trova nei prati . Allora Ylarie parte alla ricerca della pianta
della pianta medicinale ma ogni tentativo risulta inutile. Disperata e dispiaciuta, si siede su un muretto
ditro casa e voltandosi si per caso trova l’erba limoncina.
Piena di entusiasmo entra in casa e chiama nonno Filippo che prepara un infuso .
La nonna beve l’infuso della pianta e subito si sente di nuovo in forma ; ringrazia la nipote e la invita a
restare con loro per il week-end.
Ritornata a casa, dopo l’esperienza vissuta, si ricorda che per il giorno seguente deve ritrarre un
soggetto a sua scelta. La ragazza decide di disegnare l’ erba limoncina per compito.
Il professore, vedendo la sua creatività, la ricompensa con uno splendido voto.
Ylarie , contenta e felice , ricorderà sempre la pianta medicinale che ha curato la nonna.
Il Girasole ( Helianthus annuus )
Immagine del dio Inca, simbolo del sole per gli Incas e per la civiltà azteca , che lo
coltivava 3000 anni or sono ; il culto del sole fu anche proprio dell’antico Egitto,
introdotto dal faraone Amenofi IV.
Questo fiore è originario del Perù e del Messico ed è stato importato in Europa
dagli Spagnoli nel XVI secolo . Nel paese d’origine si innalza anche oltre i 2 m. e
viene chiamato “girasole delle pianure interne” e ha foglie rozze e ovali.
I botanici dicono che ogni petalo del girasole non è un petalo, ma un fiore.
La fioritura dipende dall’epoca della semina che va da luglio a ottobre.
In Occidente il girasole fu considerato come pianta oleifera, infatti si ricava un olio
ricco di vitamine , lecitina e sali , ed è uno dei fiori migliori per l’alimentazione.
John Gerald dice che i fiori prima di sbocciare possono esseri raccolti , lessati e
mangiati con sale, burro e pepe.
Come rimedio fitoterapico
Con questo fiore si prevengono problemi cardiaci e forme degenerative della colonna
vertebrale ; è utile per chi è
facile alle ustioni solari ,per chi ha difficoltà di assimilazione della vitamina D e per gli
stati tossici dell’epidermide per la scarsa eliminazione di tossine.
E’ indicato inoltre per chi soffre di arteriosclerosi .
L’Elisir floriterapeutico
In Floriterapia il Girasole è uno dei rimedi contro l’invidualismo, cioè per le persone che
mostrano di essere dominate dalla vanità e dall’orgoglio.
Inoltre i benefici sono dell’ elisir del girasole sono :
esercita un azione equilibratrice , armonizza e libera le tensioni dovute all’immagine
paterna introiettata .
L’elisir influenza il centro del cuore , stimolando il lato emotivo.
IL CAPRIFOGLIO
Il fiore dell’unità
Il caprifoglio è molto amato per il suo dolce profumo, che in estate si diffonde
nell’aria, non solo nei giardini, ma anche nei boschi e fra le siepi, dove cresce
allo stato naturale. Il nome inglese, honeysuckle, risale al principio dell’VIII
secolo e deriva dalla sua fragranza dolce come il miele (honey), ha ispirato
molti scrittori e poeti. Il nome woodbine si riferisce alla sua abitudine di
arrampicarsi su qualsiasi sostegno e intrecciarsi agli alberi dei boschi o agli
archi dei giardini, con un’energia inesauribile, visto che fiorisce per tutta la
primavera, l’estate e l’autunno. In alcune culture era noto come la pianta
dell’immortalità, perché fiorisce anche quando viene potato in modo drastico.
La sua fragranza simboleggia dolcezza d’animo, mentre il profumo inebriante
del caprifoglio selvatico, potrebbe dare alla testa di una fanciulla e diviene
allora un simbolo di incostanza in amore. Il nome scientifico Lonicera è stato
attribuito alla pianta in onore di Adam Lonicer, un botanico tedesco del
Cinquecento. Le capre amano molto il caprifoglio, che si arrampica con
l’agilità della capra e da qui deriva il nome caprifoglio. Periclymenum deriva
da Periclymenus, uno degli Argonauti della mitologia greca che aveva il potere
di cambiare forma secondo i suoi desideri. Il fiore del caprifoglio, cambia
forma e colore per attirare durante il giorno le farfalle e di notte le falene
notturne, perché favoriscono l’impollinazione.
Rimedio erboristico
In medicina si usano dodici specie di caprifoglio, su circa cento esistenti. Foglie e boccioli sono ricchi di acidi
salicilici, perciò si possono usare per i sintomi che vengono alleviati dall’aspirina, come raffreddori, influenze,
febbre, mal di testa, dolori, artrite e reumatismi. Le foglie posseggono proprietà antinfiammatorie e sostanze
antibiotiche attive, contro stafilococchi e colibacilli; questo fa di questa pianta, un rimedio utile per le infezioni
respiratorie e gastrointestinali. La pianta è antispasmodica, per questo i suoi effetti guariscono gli spasmi, oltre al
catarro nel sistema respiratorio, come per esempio nell’asma, nella difterite, nella pertosse e nella bronchite.
Quando viene usato per curare problemi respiratori, viene somministrato lo sciroppo prodotto dai fiori, ma si può
prendere anche una tisana, o la tintura ricavata dalle foglie. Le foglie e i fiori hanno un effetto diuretico e
alleviano la ritenzione idrica, i calcoli renali e la gotta. Le foglie, presentano un’affinità con il fegato e la milza;
favoriscono la digestione e costituiscono un blando lassativo. La pianta ha un’azione calmante sul sistema nervoso
ed è utile ogni volta che l’ansia o la tensione danno luogo a sintomi, come: asma, mal di testa e crampi allo
stomaco. Scienziati russi stanno preparando un olio ricavato dal legno della pianta, da usare contro i tumori e i
dolori cronici.
L’essenza floreale
Honeysuckle è un rimedio floreale di Bach, particolarmente indicato per chi vive nel passato e si aggrappa ai ricordi
piacevoli di avvenimenti lontani, senza riuscire a entrare pienamente nel presente. Questi individui tendono a
esaltare il passato, ricordando gli aspetti positivi e vorrebbero che i bei tempi andati possano tornare, oppure sono
infelici, perché questo è impossibile. Di solito incontrano grandi difficoltà nel superare la perdita di una persona
cara, soprattutto se sono anziani, escludendosi la possibilità di stabilire nuovi rapporti; possono rimpiangere la
vecchia casa dopo un trasloco, oppure la gioventù, quando erano felici e pieni di successo. I bambini possono
soffrire di nostalgia. Possono essere bloccati da sensazioni di rimpianto per il passato, per le occasioni perdute o le
ricorrenze infelici, oppure per la vecchiaia che avanza. Honeysuckle li aiuta a entrare nel presente e a liberarsi dal
passato, o a guardarlo in prospettiva, in modo da poter imparare le lezioni dell’esperienza.
Tanacetum parthenium (Partenio)
I suoi capolini formano un corimbo grande e appiattito.
Ogni capolino è discoidale (a forma di disco) circondato
da un anello di brattee ovali o lanceolate.
I flosculi femminili sono situati attorno al margine della
inflorescenza. I flosculi ( parte dell’infiorescenza nelle
Composite composta di tanti piccoli fiori )al centro
dell’inflorescenza sono ermafroditi. I capolini gialli sono
una visione frequente nei luoghi incolti e umidi di tutta
Italia tranne che in Sardegna.
Ciascuna foglia è formata da due file da circa dodici lobi
allungati,profondamente e nettamente dentati. E’ una
pianta con rizoma (radice) strisciante e fusti eretti,
robusti e angolosi, solitamente rossastri e ramificati nella
metà superiore. Le foglie inferiori sono sessili (privi di
gambo)
Il Partenio è una graziosa pianta che appartiene alla
famiglia delle Composite.
In passato faceva parte di un’altra sottospecie delle
Composite (Matricaria). La Matricaria si chiamava così a
causa del beneficio influsso della pianta sulla matrix, la
parola latina che significa utero e infatti il Partenio viene
usato da secoli per una vasta gamma di problemi
femminili.
Le radici del Partenio hanno un sapore piccante,purificano l’utero, eliminano la
placenta e fanno a una donna tutto il bene che si può augurare da una pianta.
Il Partenio ha anche altri nomi popolari, che indicano la sua utilità per le donne.
Parthenium deriva dalla parola greca che significa vergine ed era chiamata anche
“erba della vergine”, in quanto considerata preziosa per il trattamento di quelle
emozioni e disturbi isterici a cui si diceva che fossero soggette le giovani donne. Il
nome << bottoni dello scapolo>> deriva dalla tradizione per cui i giovani che
desideravano ottenere l’amore di una donna portavano in tasca i fiori di questa
pianta. Il Partenio cresce in ogni terreno e si riproduce facilmente per mezzo dei
semi.
Rimedio Erboristico
Il Partenio era molto apprezzato ai tempi come rimedio contro la malaria,il
raffreddore e il catarro. Inoltre era usato per i problemi mestruali e altri disturbi
femminili. Era considerato prezioso per una vasta gamma di disturbi nervosi. Si usa
soprattutto per le persone molto nervose,ipersensibili al dolore e soggette a
improvvisi accessi di irritazione o di collera. Veniva prescritto contro le convulsioni e
per calmare i bambini irrequieti. Più di recente, ha acquisito una notevole fama
come rimedio per il mal di testa e l’emicrania.
Il Partenio ha un gusto amaro ed esercita un effetto benefico sul fegato e
sull’apparato digerente, stimolando l’appetito e la digestione, placando la nausea e
il vomito e contribuendo a eliminare calore e tossine. Inoltre allevia il dolore e
l’infiammazione dell’artrite e riduce i sintomi associati a un fegato poco attivo.
Agisce come tonico sul sistema nervoso,allentando la tensione. Se assunto sotto
forma di infuso caldo,aumenta la traspirazione e fa calare la febbre; agisce anche
come decongestionante, liberando dal catarro cronico e alleviando la sinusite e usato
anche per l’asma.
Rimedio omeopatico
Viene prescritto per una vasta gamma di sintomi nervosi analoghi a quelli che
suggeriscono l’uso dell’erba, fra cui convulsioni,tic,irrequietezza e delirio.
L’essenza floreale
Come essenza floreale, il Partenio viene prescritto contro mal di testa ed emicrania,
soprattutto quelli di cui soffrono periodicamente le donne, in coincidenza con il ciclo
dei cambiamenti ormonali.
Viola del pensiero
Che fiori sono questi?
Le viole del pensiero
Oh, son per i pensieri dell’amore
George Chapman (1559?-1634)
Nel mito e nella leggenda questo fiore è strettamente legato agli affari di cuore. Il nome di viola del
pensiero,o pansè ,deriva dal francese pensées,
significa pensieri. Nell’Amleto, Ofelia dice:”La viola del pensiero... è per i pensieri”,e nel linguaggio dei fiori
dell’epoca vittoriana significa:<<Tu sei nei miei pensieri>>. Inoltre si credeva che portare con sé una viola del
pensiero garantisse l’amore della persona desiderata. Il nome inglese, heartsease, ovvero “Sollievo del
cuore”,è legato alla sua capacità di guarire il cuore,placando il dolore per la separazione dalla persona amata e
risanando un cuore spezzato. Fin dai tempi di Ippocrate, si usava come cordiale(cioè rinforzante) per
risollevare lo spirito e curare i disturbi cardiaci e l’ipertensione. Era popolare anche per la sua efficacia nei
filtri d’amore;infatti svolge un ruolo importante nel Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, come
filtro d’amore che fa innamorare Titania di un asino. Secondo la leggenda, era stata la freccia di Cupido a
colorare il fiore, che prima era bianco. Nella campagna francese si chiama erba della trinità, secondo alcuni
perché ogni fiore contiene tre colori, in riferimento altre tre persone della trinità. Secondo un’altra leggenda ,
invece, la storia è diversa:la viola del pensiero aveva un profumo più dolce della sorella, la viola mammola, e
le sue belle corolle di fiori punteggiavano i campi, tanto da attirare molte persone che per andare alla sua
ricerca, calpestavano il grano, lasciandone ben poco per il raccolto. Allora la viola del pensiero, rattristata,
invocò la Santissima Trinità perché le togliesse il profumo, in modo che nessuno calpestasse i campi per
coglierla. Il suo desiderio fu esaudito, e da allora è nota col nome di erba della trinità. La viola del pensiero
cresce di solito nei luoghi coltivati e s’incontra soprattutto nei giardini e suoi campi arati. Si può seminare in
terreni leggeri e friabili.
Rimedio erboristico
La viola del pensiero ha proprietà rinfrescanti, depurative e antinfiammatorie, quindi è un rimedio
ideale per i problemi della pelle, fra cui eczema, psoriasi (malattia grave alla pelle) e acne. Si usa
specialmente per la costa lattea e l’eczema nei bambini di pochi mesi, nonché per tutte le
affermazioni della pelle che comportano la presenza di croste.
Sul sistema respiratorio ha un’attenzione lenitiva, grazie alla mucillaggine ( sostanza vegetale
capace di assorbire una grande quantità di liquido ), mentre la saponina ha un effetto espettorante
che ne fa un rimedio efficace contro la tosse di tipo irritante, l’asma, la difterite e la bronchite. Fa
calare la febbre e diminuire l’ingrossamento delle ghiandole, oltre ad agire come diuretico contro
la ritenzione di liquidi e la cistite. Il salicilato contenuto nella viola del pensiero allevia le
infiammazioni alle articolazioni ed è utile nell’artrite e nella gotta, mentre la rutina rafforza i
capillari, alleviando quindi le contusioni. Inoltre riduce la pressione del sangue e aiuta
nell’arteriosclerosi.
Rimedio omeopatico :Viola del pensiero
Si usa analogamente per il trattamento dei disturbi della pelle, in particolare crosta lattea, eczema
del cuoio capelluto e scabbia, nei casi in cui i sintomi tendono a peggiorare con l’inverno e il
freddo. E’ indicata per coloro che accusano ingrossamento delle ghiandole linfatiche, tosse e
catarro alla gola, e contro reumatismi, gotta ed eruzioni accompagnate da prurito nella zona delle
articolazioni. Si prescrive inoltre nella terapia dell’enuresi notturna per i bambini che sono afflitti
da sogni intensi o inquietanti e le cui urine hanno un odore particolarmente intenso, come quelle
dei gatti. In riferimento al suo antico uso polare, è utilizzata anche per il trattamento dei disturbi
cardiaci legati all’ansia e le palpitazioni legate alla posizione distesa. Clarke la raccomandava per
la “tristezza causata da questioni domestiche” e la “tendenza a spandere lacrime”. Si consiglia
anche agli adulti che fanno sogni vividi o erotici.
L’essenza floreale.
Anche l’essenza si usa per guarire il cuore. Confronta coloro che si sentono feriti, respinti, soli o
con il cuore spezzato. E’indica in caso di delusioni amorose e separazioni, e quando un amore
infelice causa disturbi fisici a persone che in precedenza erano sane e felici.