Biblica
La Scienza
dell’interpretazione
Nella mitologia
greca, era il
messaggero degli
dèi dell’Olimpo
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Il termine
“ermeneutica”
deriva da questo
nome 
Le differenti interpretazioni della Bibbia non
dipendono dal testo biblico, ma sono il risultato di
differenti metodi di approccio alle Scritture, ossia
dei molteplici criteri attraverso i quali esse vengono
lette, dato che abbiamo tutti dei pregiudizi
individuali dovuti alla diversità dei contesti religiosi
e culturali dai quali proveniamo. Esistono due
principali metodi di interpretazione biblica:
Quello contemporaneo, basato sull’approccio
letterale e quello storico, basato sull’approccio
grammaticale.
L’approccio letterale
È il metodo interpretativo comunemente
utilizzato dai dogmatisti per sostenere punti
di vista diversamente indifendibili. Consiste
[in sostanza] nel prendere alla lettera ogni
espressione della Bibbia. Questo metodo
tratta la Parola di Dio come un saggio di
chimica o di meccanica (D. R. Dungan
HERMENEUTICS, p. 79).
Buona parte della Bibbia fu scritta con un
linguaggio figurativo; non tenerne conto
porterà a un totale fallimento esegetico.
Questo, naturalmente, non vuol dire che Dio
abbia detto una cosa volendo dirne un’altra,
ma semplicemente che Egli ha parlato nella
lingua degli uomini e secondo lo stile di
quelli ai quali furono concesse le rivelazioni.
Nessuno che legga le Profezie o i Salmi
senza tener conto di questa realtà, sarà in
grado di arrivare a conclusioni verosimili sul
loro significato.
LA REGOLA D’ORO
DELL’INTERPRETAZIONE:
Quando il senso piano della
Scrittura rende il senso comune,
non si cerchi altro senso; quindi,
ogni parola abbia il suo
significato ordinario, usuale e
letterale, a meno che l’immediato
contesto, studiato alla luce dei
passi correlati e delle verità
evidenti e fondamentali, indichi
chiaramente altrimenti.
Col termine “letterale” si intende dar rilievo alla
regola secondo la quale ogni parola deve in
primo luogo essere intesa letteralmente,
giacchè, quando fu usata, esprimeva l’esatto
pensiero dell’autore in quel preciso momento
storico.
La parola “letterale” ha la stessa radice di
“letteratura” e “letterario”. Ciò implica che
prendere ogni parola, proposizione o frase alla
lettera, significa interpretarla secondo il suo
contesto letterario, cioè in armonia col tipo di
genere letterario cui appartiene (poesia, storia,
narrazione, ecc,), considerando il periodo e il
luogo in cui fu scritta. Questo principio ci
introduce all’altro metodo intepretativo.
L’approccio storico-grammaticale
Milton S. Terry nel suo importante trattato
Biblical Hermeneutics, afferma che questo
tipo di approccio alla Bibbia
(p. 173).
Come Terry ha giustamente
scritto, le Scritture dell’Antico e del
Nuovo Testamento sono un mondo a sè.
Sebbene scritte in periodi diversi e
contenenti temi differenti, prese nel loro
insieme rappresentano un libro che si
interpreta da solo. Perciò, l’antica regola
secondo la quale la “Scrittura si interpreta
per mezzo della Scrittura” costituisce un
principio basilare di ermeneutica biblica.
(p. 222).
Nel suo libro, Terry scrive che un
importantissimo sistema per accertare l’usus
loquendi [cioè il modo in cui una parola o una
frase venivano usate al tempo dello scrittore] è
una ampia e attenta comparazione dei passi
simili o paralleli della Scrittura. Se uno scrittore
ha trattato un determinato soggetto in più punti
dei suoi scritti, oppure se diversi scrittori hanno
affrontato il medesimo soggetto, rende giustizia
agli scrittori ed è importante ai fini interpretativi
mettere insieme e confrontare tutto ciò che è
scritto.... Un soggetto può essere accennato
solo incidentalmente in un passo e essere
trattato più estesamente in un altro (p. 186).
In un altra sezione del suo libro,
Terry afferma che tutta la Bibbia è
un’unità divinamente costruita, e c’è
il pericolo che, studiando una parte
trascurandone un’altra, si possa
finire per usare metodi espositivi
soggettivi e quindi erronei.
(p. 18).
Terry scrive inoltre che l’interprete
dovrebbe… calarsi nella posizione
storica dell’autore, guardare coi
suoi occhi, studiare l’ambiente in
cui viveva, percepire col suo
cuore e cogliere le sue emozioni
(p. 231).
John Wycliffe si era espresso in termini
molto simili, quando disse che sarà di
grande beneficio per la comprensione
della Scrittura, il prendere nota non solo
di ciò che viene detto o scritto, ma
anche chi e a chi, con quali parole, in
che tempo, dove, a quale scopo, in
circostanze, analizzando quel che viene
prima e quello che viene dopo.
Dobbiamo tenere presente che se è vero che la
Bibbia fu scritta PER NOI, non fu scritta A NOI.
Quindi, è importante non solo calarsi nei luoghi
e nlle circostanze in cui vissero gli scrittori
biblici, ma anche immedesimarsi nei loro
destinatari, studiandone la cultura e i significati
dei modi di dire.
Un verso non può mai significare quel che non
ha mai significato. (tratto da How to Read the
Bible for All Its Worth, di Gordon Fee e Douglas
Stuart ).
In Conclusione:
Mentre il metodo contemporaneoletterale è soggettivo e di conseguenza
limitato in natura, il metodo storicogrammaticale è oggettivo e quindi non
limitato nella sua natura. Perché?
Perchè il contesto e il contenuto della
Scrittura sono immutabili.