Boca, Bocchiaro, Scaffidi Abbate, Introduzione alla psicologia sociale, Il Mulino, 2010
Capitolo IV. GLI ATTEGGIAMENTI SOCIALI
GLI ATTEGGIAMENTI
SOCIALI
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Capitolo IV. GLI ATTEGGIAMENTI SOCIALI
Cos’è un atteggiamento?
Una tendenza psicologica che viene espressa valutando una
particolare entità con qualche grado di favore o sfavore.
predisposizione
a rispondere
Persone, oggetti,
idee, problemi o sé
stessi
giudizio
favorevole o
sfavorevole
La disposizione nei confronti di un oggetto è determinata da
tre diverse tipi di informazioni collegate tra loro:
Modello tripartito di atteggiamento
conoscenze
affetti
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comportamenti
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Le funzioni degli atteggiamenti
Katz (1960) individua quattro distinti funzioni dell’atteggiamento:
Gli atteggiamenti guidano
l’elaborazione delle
informazioni in ingresso.
1. La funzione conoscitiva
Essi influenzano la selezione, la percezione, la valutazione e il
recupero delle informazioni pertinenti con l’atteggiamento.
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L’esposizione e l’attenzione selettiva dell’informazione
La teoria della dissonanza cognitiva
di Festinger (1957)
sostiene che le persone tendono a mantenere una sorta di
equilibrio tra le proprie cognizioni e quando riscontrano
eventuali discrepanze sperimentano uno stato spiacevole che
funge da spinta motivazionale a ridurla.
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Le persone cercano informazioni coerenti con le proprie cognizioni
quando queste non sono ancora disponibili (esposizione selettiva)
e prendono in carico l’informazione coerente, una volta che si è
resa disponibile (attenzione selettiva).
Se non si può eludere
l’informazione discrepante
gli atteggiamenti
modificano la percezione
e il giudizio delle
informazioni rilevanti
La funzione conoscitiva può
essere vista come
un’attività di tipo schematico
gli schemi sociali guidano la
codifica degli stimoli e il
recupero dell’informazione
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Codifiche e recupero di informazioni dalla memoria:
atteggiamenti bipolari e monopolari
Sia i soggetti favorevoli sia i
soggetti contrari hanno
tante informazioni su un
determinato argomento
e ricordano bene le
informazioni coerenti con
l’atteggiamento ma anche
quelle che lo contraddicono.
Gli argomenti sono tanto più
noti tanto più il soggetto ha
un atteggiamento di favore
verso il tema in questione e
conseguentemente vi è un
apprendimento selettivo e
un miglior ricordo delle
informazioni di riferimento.
La funzione conoscitiva degli atteggiamenti è fondamentalmente
cognitiva e adattiva!
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2. Funzione egodifensiva
Atteggiamenti possono
proteggere il soggetto dai
sentimenti negativi rivolti al Sé,
proiettandoli su altre persone.
Meccanismo di difesa che
opera per proteggere
l’individuo da conflitti interni
o da verità spiacevoli.
3. Funzione di espressione dei valori
Attraverso gli atteggiamenti le persone esprimono i propri
valori fondamentali e mettono in luce il loro vero Sé, le loro
opinioni, convinzioni e sentimenti.
4. Funzione strumentale e di adattamento sociale
Contraddistingue quegli atteggiamenti che consentono alle
persone di raggiungere particolari obiettivi ed evitare
risultati spiacevoli.
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Quel che penso e quel che faccio, ovvero
la relazione tra atteggiamenti
e comportamento
Il contesto sociale influenza la relazione tra atteggiamenti e
comportamento in modo tale che non sempre l’avere un
atteggiamento di favore/sfavore porta ad agire in accordo
con le proprie opinioni.
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Uno studio classico di La Piere (1934):
Negli Stati Uniti una coppia di cinesi visitò più di 200 alberghi
e ristoranti: solo una volta la coppia di cinesi ricevette un
netto rifiuto a essere ospitata.
Sei mesi dopo, La Piere inviò una lettera agli alberghi e ai
ristoranti visitati in cui chiedeva se servissero clienti cinesi. Il
92% di esercenti si dichiarava indisponibile ad accogliere i
cinesi.
Al loro pregiudizio razziale non seguiva un
comportamento discriminatorio.
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Correlazione tra atteggiamenti
comportamento
L’esigenza di indici di atteggiamento specifici.
Generalmente c’è una differenza nel livello di generalità/specificità
tra le misure di atteggiamento e comportamento.
Solitamente il comportamento che si vuole prevedere è altamente
specifico, mentre…
la misura dell’atteggiamento che dovrebbe fungere da predittore è
spesso generica.
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Se un atteggiamento è effettivamente in grado di prevedere
un comportamento bisogna partire dall’analisi delle valutazioni
specifiche che un individuo dà delle azioni che si sta cercando
di prevedere.
Nella relazione atteggiamento-comportamento bisogna
distinguere due differenti condizioni:
quando il comportamento è
volontario e pianificato
quando il comportamento è
spontaneo e automatico
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Intenzioni e comportamento
Gli elementi di aggancio tra atteggiamenti e azioni sono le
dichiarazioni di intenzioni comportamentali in circostanze
specifiche.
Come gli atteggiamenti possono guidare il comportamento
attraverso una ponderata valutazione delle intenzioni è
spiegato dalla…
Indicatori affidabili nei
modelli di previsioni
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teoria dell’azione ragionata di
Fishbein e Ajzen (1975)
Ciò che ci si propone di fare è la
determinante principale di ciò che si fa.
Le principali determinanti dell’intenzione comportamentale sono:
l’atteggiamento verso
il comportamento
norme soggettive
credenze su come gli
altri giudicano quel
comportamento
è una valutazione
personale
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Per prevedere comportamenti il cui esito non è del tutto sotto il
controllo volitivo, la teoria del comportamento pianificato
(Ajzen, 1988; 1991) introduce un nuovo antecedente delle
intenzioni, il controllo comportamentale percepito
La fiducia che un individuo ha di
essere in grado di portare a termine
con successo un compito specifico.
La teoria del comportamento pianificato è stata utilizzata con
successo per spiegare i dati di ricerche:
sulla perdita di peso,
sulla frequenza degli studenti a lezione,
sul consumo di alcol,
sugli allenamenti sportivi, etc.
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Un’evoluzione dei modelli di previsione del comportamento
è avanzata da Bagozzi e Warshaw [1990] il cui proposito è
di analizzare gli scopi comportamentali.
Quando si considerano gli scopi, tra l’intenzione e l’esecuzione
del comportamento possono intervenire fattori aggiuntivi, quali
il grado in cui l’individuo cerca di raggiungere lo scopo.
Il provare è la manifestazione
comportamentale dell’intenzione dell’individuo.
Teoria del provare
Il provare a raggiungere uno scopo è determinato dall’intenzione
di provare, che a sua volta è determinata dall’atteggiamento e
dalla norma sociale verso il provare.
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L’atteggiamento viene pensato come: “atteggiamenti verso…”
a) aver successo nel raggiungere uno scopo;
b) fallire nel raggiungere uno scopo;
c) il processo che conduce al successo o la fallimento,
Nella teoria del provare vengono incorporati anche gli
effetti del comportamento passato.
Le variabili considerate sono
recenza passata
frequenza passata
Influenza direttamente il
provare e può indurre dei
bias riguardanti l’effetto
della disponibilità e
l’ancoraggio.
Influenza l’intenzione di
provare e il provare stesso
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L’accessibilità dell’atteggiamento
Il modello Motivation and Opportunity as Determinants
(MODE)
Concepisce l’atteggiamento come un’associazione esistente in
memoria tra un dato oggetto e la valutazione che detiene la
persona su di esso.
l’accessibilità dell’atteggiamento è
la loro forza di associazione
Più l’atteggiamento è velocemente accessibile dalla memoria tanto
più guiderà i processi cognitivi e influenzerà il comportamento.
Gli atteggiamenti accessibili influenzano le percezioni dell’oggetto
di atteggiamento, favorendo i giudizi coerenti con gli
atteggiamenti circa informazioni rilevanti.
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Il modello MODE individua due differenti percorsi che
collegano atteggiamento specifico-comportamento
modalità di
elaborazione volontaria
è caratterizzato da
sforzo cognitivo
modalità di
elaborazione spontanea
l’accessibilità
è una variabile cruciale
motivazione e opportunità
sono condizioni fondamentali
affinché gli atteggiamenti
governino il comportamento
solo gli atteggiamenti
facilmente accessibili
possono essere attivati
automaticamente e
influenzare il
comportamento
Timore dell’errore
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Quali atteggiamenti consentono di
prevedere il comportamento?
Condizioni ideali per riscontrare una forte relazione tra
cognizione e comportamento:
atteggiamenti forti
sono più accessibili
atteggiamenti più volte
messi in pratica
Gli atteggiamenti rispetto a un ambito sul quale l’individuo
ha un’ampia preparazione influenzano il comportamento.
Anche il modo in cui si formano gli atteggiamenti è determinante:
Importante è
l’esperienza diretta
L’importanza dell’oggetto
di atteggiamento
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Gli atteggiamenti impliciti
Atteggiamenti espliciti
valutazioni e opinioni che le
persone detengono
esplicitamente e
consapevolmente
Atteggiamenti impliciti
cognizioni spontanee
e inconsapevoli che non
sostituiscono, ma si affiancano e
coesistono con
quelle esplicite
Come indagare le valutazioni automatiche?
Attraverso tecniche implicite, che sono maggiormente
indipendenti dalla desiderabilità sociale e norme contestuali.
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La logica di queste misure si basa sull’inferenza di atteggiamenti
e associazioni cognitive a partire dalla rilevazione dei tempi di
risposta dei partecipanti in compiti di categorizzazione o di
decisione lessicale.
Alcune tecniche implicite:
l’Implicit Approach Avoidance Task
(IAAT)
priming semantico
tecnica del priming affettivo
misura l’influenza di uno stimolo prime sull’elaborazione di
uno stimolo, immediatamente successivo,detto target.
I tempi per stabilire che una data parola target ha una valenza
negativa o positiva vengono influenzati dalla valenza che viene
soggettivamente associata allo stimolo prime.
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Il modello di valutazione associativa e proposizionale
(APE)
Atteggiamenti impliciti ed espliciti possono essere compresi a
partire dai loro processi sottostanti:
i processi associativi per gli atteggiamenti impliciti
i processi proposizionali per gli atteggiamenti espliciti.
I processi associativi sono reazioni affettive e automatiche,
risultato di particolari associazioni attivate automaticamente
quando un individuo incontra uno stimolo pertinente.
pattern di attivazione: l’attivazione delle particolari associazioni
in memoria è determinata dalla combinazione di
a) una struttura preesistente di associazioni in memoria e
b) una configurazione di stimoli in input
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Per i processi proposizionali le valutazioni ottenute
attraverso loro sono caratterizzate da giudizi valutativi
basati su inferenze sillogistiche derivate da qualsiasi genere di
informazione considerata attinente per un determinato giudizio.
La più importante caratteristica che differenzia i processi
associativi dai processi proposizionali è:
i primi si verificano a prescindere dal fatto che una persona
consideri l’associazione vera o falsa;
 i secondi, invece, hanno bisogno di una conferma delle
valutazioni e delle credenze.
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