Michele A. Cortelazzo
Competenza orale e scritta
Michele Cortelazzo
Competenza scritta e orale
Lingue speciali
per lingua speciale si intende una varietà funzionale di una lingua
naturale, dipendente da un settore di conoscenze o da una sfera di attività
specialistici, utilizzata, nella sua interezza, da un gruppo di parlanti più
ristretto della totalità dei parlanti la lingua di cui quella speciale è una
varietà, per soddisfare i bisogni comunicativi (in primo luogo quelli
referenziali) di quel settore specialistico; la lingua speciale è costituita a
livello lessicale da una serie di corrispondenze aggiuntive rispetto a quelle
generali e comuni della lingua e a quello morfosintattico da un insieme di
selezioni, ricorrenti con regolarità, all'interno dell'inventario di forme
disponibili nella lingua».
(Michele A. Cortelazzo, Le lingue speciali, Padova, Unipress, p. 8).
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Competenza scritta e orale
Lingue speciali: termini
I termini sono caratterizzati da un rapporto biunivoco fra significato e
significante.
L'esigenza di massima individuazione prevale sulla legge del minimo
sforzo.
Il rapporto biunivoco fra significato e significante esclude relazioni
semantiche essenziali per la lingua comune, e per il suo buon
funzionamento, come la sinonimia e la polisemia.
Questo tipo di rapporto da una parte richiede, e dall'altra permette
l'esistenza di enti deputati a stabilire una norma terminologica
unificata, che eviti la concorrenza di sinonimi o la formazione di
polisemia (sicché le lingue tecniche e scientifiche sono
incommensurabilmente più regolate di quanto sia, o possa essere, la
lingua comune)
(Rielaborazione da Michele A. Cortelazzo, Le lingue speciali. La dimensione
verticale, Padova, Unipress, 19942, cap. 1)
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Tecnicismi collaterali (1)
Tecnicismi collaterali sono «vocaboli (nomi, aggettivi, verbi e
in misura ridotta costrutti) altrettanto caratteristici di un certo
àmbito settoriale, che però sono legati non a effettive
necessità comunicative bensì all’opportunità di adoperare un
registro elevato, distinto dal linguaggio comune» (Serianni,
2005: 127-128).
A riconoscerli sta il fatto che il tecnicismo specifico è
«tendenzialmente stabile (o alternantesi con termini di rango
analogo:
blenorragia-gonorrea
ecc.),
il
t[ecnicismo]
c[ollaterale], legato a esigenze di registro stilistico non a
necessità denotative, presenta sempre un certo margine di
oscillazione» (Serianni, 2005: 130).
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Tecnicismi collaterali (2)
Il tecnicismo collaterale ha un grado di trasparenza per il
profano più alto del tecnicismo specifico (Serianni, 1989:
383). Ma nonostante ciò, i tecnicismi collaterali, proprio
perché facilmente sostituibili da altre forme di uso più
comune, «sono quelli di uso più esclusivo – e quindi in
qualche modo più caratteristico – essendo limitati alla ristretta
cerchia degli specialisti, mentre i tecnicismi specifici possono
essere noti anche al profano che sia coinvolto in un problema
di pertinenza settoriale e sia esposto, quindi, a una certa
quota dei relativi tecnicismi» (Serianni, 2003: 82-83).
Insomma, il tecnicismo specifico s'impara, perché è
necessario, il tecnicismo collaterale molto meno, proprio
perché se ne può fare a meno.
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Lingue speciali: lessico (1)
(1) rideterminazione semantica di unità appartenenti alla
lingua comune: per es. nodo 'unità di misura della velocità in
mare' nel lessico della marina; rete 'goal' in quello del calcio;
segno in linguistica; massa, forza, potenza in fisica; oppure:
(1a) rideterminazione semantica di unità appartenenti ad altre
lingue speciali (in astrofisica: dall'economia inflazionistico, in
riferimento ad una delle teorie della formazione dell'universo;
dalla medicina, collasso 'rapida contrazione di stelle dovuta al
prevalere delle forze di gravità su quelle di pressione')
(Rielaborazione da Michele A. Cortelazzo, Le lingue speciali. La
dimensione verticale, Padova, Unipress, 19942, cap. 1)
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Lingue speciali: lessico (2)
(2) neoformazioni per derivazione o per composizione, che
utilizzano sia morfemi derivativi della lingua comune (alaggio,
alesaggio,
carotaggio,
missaggio
e
trasformatore,
amplificatore, sintonizzatore, trebbiatrice, lavatrice, fresatrice)
sia morfemi derivativi ed elementi compositivi esclusivi delle
lingue speciali (ad es. emi- o -oma in medicina: emiparesi,
emiplegia; adenoma, mieloma; -oso o -ico in chimica: cloruro
ferrico, cloruro ferroso; ali, -acee, -idee in botanica,
corrispondenti alle distinzioni tra ordini, famiglie e
sottofamiglie: rosali, rosacee, pomoidee).
(Rielaborazione da Michele A. Cortelazzo, Le lingue speciali. La
dimensione verticale, Padova, Unipress, 19942, cap. 1)
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Lingue speciali: lessico (3)
(3) acronimi, sigle e simboli, che spesso acquistano
autonomia rispetto ai sintagmi di cui sono abbreviazione e si
comportano come unità lessicali (trasferendosi ad es. come
prestiti da una lingua all'altra: tipico il caso di laser, radar,
sonar, in italiano non analizzabili come acronimi e semmai
sentiti come forestierismi per la loro struttura fonica);
(Rielaborazione da Michele A. Cortelazzo, Le lingue speciali. La
dimensione verticale, Padova, Unipress, 19942, cap. 1)
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Lingue speciali: lessico (4)
(4) derivati e sintagmi eponimi, forma particolare della facoltà
della lingua di trasferire unità dalla categoria del nome proprio
a quella del nome comune. Segnaliamo la semplice
transcategorizzazione (newton, unità di misura di forza); la
formazione di derivati (in mineralogia: bentonite, mendelevite
ecc.); la costituzione di unità lessicali superiori (teorema di
Pitagora,
morbo
di
Parkinson,
t
di
Student)
(5) prestiti e calchi dalle lingue straniere: file, hard disk, ma
anche memoria, disco rigido
(Rielaborazione da Michele A. Cortelazzo, Le lingue speciali. La
dimensione verticale, Padova, Unipress, 19942, cap. 1)
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Competenza scritta e orale
Lingue speciali: sintassi (1)
(1) riduzione dei tempi, modi, persone verbali, con
schiacciante prevalenza della terza persona dell'indicativo
presente
(anche
al
passivo
e
all'impersonale);
(2) frequenza di forme nominali del verbo, sia quando queste
mantengono il loro valore verbale (imprese richiedenti credito,
paesi emittenti le valute), sia in usi ormai cristallizzati (come
dato + sost. nelle scienze matematiche: «dati due punti
qualsiasi A, A' esiste una traslazione in cui si corrispondono»,
o stante + sost. nella lingua della burocrazia e dell'economia);
(Rielaborazione da Michele A. Cortelazzo, Le lingue speciali. La
dimensione verticale, Padova, Unipress, 19942, cap. 1)
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Competenza scritta e orale
Lingue speciali: sintassi (2)
(3) uso di una rosa piuttosto ristretta di verbi, ricorrenti con
alta frequenza, semanticamente generici o polivalenti (essere,
avvenire, comportare, consistere, dipendere, esistere,
rappresentare, riferirsi ecc.); tali verbi ricorrono per lo più in
sintagmi formati da un verbo più un sostantivo, nei quali il
nucleo semantico è costituito dalla parte sostantivale:
giungere a ebollizione, sottoporre a pressione, esercitare
un'azione,
avere
origine,
trovare
applicazione;
(Rielaborazione da Michele A. Cortelazzo, Le lingue speciali. La
dimensione verticale, Padova, Unipress, 19942, cap. 1)
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Competenza scritta e orale
Lingue speciali: sintassi (3)
(4) frequenza di nominalizzazioni (con nomina actionis che
stanno al posto di frasi verbali: «l'eliminazione del silicio
avviene tramite l'introduzione nel bagno liquido di elementi
ossidanti»; «dopo l'accensione, verificare per qualche minuto
il regolare funzionamento dell'apparecchio») e, in certi tipi di
testo (per es. referti medici), frequenza di frasi nominali, con
completa assenza del verbo.
(Rielaborazione da Michele A. Cortelazzo, Le lingue speciali. La
dimensione verticale, Padova, Unipress, 19942, cap. 1)