Moralità e teorie etiche – Parte II

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Moralità e teorie etiche –
Parte II
Bibliografia: A. VENDEMIATI, La
specificità bio-etica, Rubbettino,
Soveria Mannelli 2002, pp. 18-34
Deontologismo
 Esprime la convinzione che alcuni atti siano retti ed altri
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sbagliati, indipendentemente dalle loro conseguenze.
Kant: se la massima che determina la volontà individuale
può essere assunta come principio di una legislazione
universale, essa costituisce un dovere.
Se non è possibile voler universalizzare la massima
della propria azione senza approdare ad una
contraddizione, l’azione è inevitabilmente immorale.
L’azione buona è quella che viene compiuta non soltanto
«conformemente» al dovere, ma «per rispetto» del
dovere stesso.
Chi accetta liberamente la legge è legislatore di se
stesso: il principio di autonomia come unico principio
della morale.
Deontologismo
PUNTI DI FORZA
 Pone con chiarezza
l’esigenza della coerenza
e dell’universalità.
 Evidenzia un’esigenza
profonda della moralità:
essere legati stabilmente
ad un sistema di regole e
principi.
PROBLEMI
 Se esistono almeno due norme
assolute, esse possono creare
doveri contraddittori.
 Tutto verte sui doveri legali, ma vi
sono relazioni personali che
stanno alla base di varie
responsabilità (es. in famiglia, tra
amici, ecc.) che il legalismo
deontologista non riesce a
cogliere.
 Il criterio dell’universalizzabilità
della norma non sempre è
praticabile: molte azioni immorali
non possono essere definite
semplicemente «contraddittorie».
 Il formalismo dell’etica kantiana
trascura il contenuto e la
specificazione delle norme
rimanendo ad un livello
eccessivamente astratto.
Etica dei diritti
 La società deve ritagliare uno spazio in cui l’individuo sia
tutelato e abbia la possibilità di perseguire i suoi progetti
personali.
 La funzione della moralità consisterebbe nella tutela
degli interessi degli individui (piuttosto che degli interessi
della comunità), allora i diritti (piuttosto che i doveri) sono
i nostri strumenti primari.
 I diritti sono definiti come rivendicazioni giustificate che
individui e gruppi possono fare nei confronti degli altri o
della società. Avere un diritto significa essere nella
posizione di determinare, con le proprie scelte, quello
che gli altri hanno l’obbligo, o non hanno l’obbligo di fare
 Diritti possono assoluti (alla libertà) e diritti prima facie –
istanze che obbligano in ogni occasione, a meno che
non entrino in conflitto con doveri più forti o uguali.
Etica dei diritti
PUNTI DI FORZA
 Ha offerto un apporto determinante
per la tutela dei legittimi interessi
dei cittadini nelle diverse situazioni
politiche.
 Ha contribuito a rendere le
persone protagoniste del proprio
sviluppo .
PROBLEMI
 La giustificazione del sistema delle
regole, entro il quale si svolgono
valide rivendicazioni, non è essa
stessa basata su diritti.
 Questa teoria manca di cogliere
alcuni aspetti essenziali della
moralità: le motivazioni, le azioni
supererogatorie, le virtù, ecc.
 L’approccio individualista liberale
trascura le esigenze della
collettività e gli interessi comuni.
 Tende a concepire in una luce di
antagonismo i rapporti di
collaborazione sociale.
 Sovente il problema non è di
stabilire se qualcuno abbia un
diritto, ma se questo diritto vada
esercitato: necessita una teoria
degli obblighi, concernente almeno
l’esercizio appropriato dei diritti.
Comunitarismo
 Tutti gli orientamenti fondamentali dell’etica derivano da
valori collettivi, come il bene comune, gli obiettivi sociali,
le pratiche tradizionali e le virtù di cooperazione.
 Ruolo costruttivo delle virtù sociali e il ruolo della
comunità nel promuovere i valori e nel creare le
condizione per una vita buona.
 Vi sono finalità e doveri comuni che non scaturiscono da
contratti, ma da ideali e responsabilità comunitarie: gli
esseri umani sono storicamente costituiti dalla vita di
comunità e dai ruoli sociali in cui sono immersi.
 Le attuali società fondate su premesse liberali,
incoraggiando la mobilità sociale e geografica, le
relazioni personali a distanza, la dipendenza dal
benessere, la dissoluzione dei legami familiari e della
fedeltà matrimoniale, la frammentazione politica, ecc.,
danno prova di scarso impegno per il benessere
generale, per le finalità comuni e per l’educazione alla
cittadinanza.
Comunitarismo
PUNTI DI FORZA
 Giusta enfasi sulla natura sociale
dell’uomo e del bene umano
 Giusto orientamento alla felicità
 Giusta rilevanza all’educazione
 Importanza della tradizione
PROBLEMI
 Rischio di contrapporre i diritti
dell’individuo al bene comune, e
l’autonomia delle decisioni alla
determinazione comunitaria degli
obiettivi sociali.
 Rischio di tradizionalismo: ruoli e
obiettivi sociali dalle tradizioni; ma
siamo in grado di interpretarle
progressivamente, di correggerle e
talvolta anche di sostituirle.
 Rischio di collettivismo: le
comunità non devono stabilire gli
obiettivi degli individui o mutilare i
diritti individuali.
Etica delle virtù
 La garanzia che il bene delle persone coinvolte
sia rispettato non può venire dai principi, dai
doveri o dai diritti, ma solo dal fatto che coloro
che devono applicarli lo sappiano, lo vogliano e
siano capaci di farlo.
 Il modo in cui i principî sono selezionati,
interpretati, reciprocamente ordinati e applicati,
dipende dal carattere morale del soggetto, dalla
sua storia e dalla situazione presente.
 Questa sintesi di dovere, sapere, volere e potere
non è altro che la virtù.
Etica delle virtù
PUNTI DI FORZA
 Recupero del tema centrale
dell’etica classica: cercare la
vita buona, ossia virtuosa,
che è anche vita felice.
 Recupero della prospettiva di
prima persona
 Recupero della congruenza
tra le dimensioni interiore ed
esteriore dell’atto morale:
l’eccellenza morale richiede
di scegliere i mezzi migliori
per il fine migliore.
PROBLEMI
 Salvaguardare l’importanza
dei principi come garanzia di
universalità, stabilendo un
saldo legame con la virtù
(ruolo della prudenza).
 Necessita una visione
precedente del giusto e del
bene e della natura umana,
nei cui termini la virtù stessa
deve essere definita.
 Richiede una comunità di
valori per sostenere la sua
pratica.
Etica dell’aver cura
 Sorge prevalentemente in scritti femministi che rilevano,
nelle donne, la presenza di sensibilità etiche diverse da
quelle maschili.
 Laddove gli uomini esprimono prevalentemente un’etica
dei diritti e dei doveri, e modellano il proprio
comportamento sulla base di accordi, le donne
esprimerebbero prevalentemente un’etica dell’aver cura,
modellata su relazioni date contestualmente
 Non si configura un sistema etico generale, ma una
molteplicità di sistemi su scala ridotta, in cui l’etica
dell’amore e l’etica del dovere possono «sposarsi»
includendo una prospettiva di solidarietà e di amicizia.
 L’ideale dell’imparzialità è adatto alle relazioni pubbliche
ed istituzionali, ma al di fuori di questi contesti esso
rischia di spersonalizzare e di renderci ciechi e
indifferenti ai bisogni speciali degli altri.
Etica dell’aver cura
PUNTI DI FORZA
 Attenzione a elementi
determinanti delle nostre
reazioni: emozioni, capacità
empatica, senso di amicizia,
ecc.
 Attenzione a contesti e
sensibilità spesso dimenticati
dalla tradizione accademica.
PROBLEMI
 Incorporare in questa teoria i
giudizi imparziali, le
considerazioni di giustizia e
la preoccupazione per il
bene pubblico, senza
perdere la sua spinta critica
e la sua specificità.
 Mancando di tale
integrazione, questa
proposta etica corre il rischio
di essere schiacciata
all’interno della sfera privata
delle relazioni intime e di
rafforzare la relegazione
delle donne nei ruoli
tradizionali di assistenza.
Teorie della moralità comune
 La moralità comune consiste nelle convinzioni morali delle persone
riflessive, che sono «i dati dell’etica proprio come le percezioni
sensoriali sono i dati della scienza naturale. Proprio come alcuni di
questi ultimi dati devono essere respinti come illusori, così lo
devono alcuni dei primi» (Ross) I principî della moralità comune
verrebbero «riconosciuti per induzione intuitiva come impliciti nei
giudizi già pronunciati su atti particolari».
 La conoscenza di questi principi è certa ed evidente. Ma si tratta
solo di principi prima facie, esprimenti obblighi morali che possono
entrare in conflitto e rendono necessari il bilanciamento e la
specificazione, al termine dei quali ci possiamo formare un’opinione
ponderata (mai nulla di più) circa il dovere attuale da compiere.
 Questo, però, può anche significare che, in una medesima
situazione, ci possono essere due o più opinioni, parimenti
ponderate, circa il dovere attuale.
 Imparare da tutte le teorie: «Spesso nel ragionamento morale
amalgamiamo gli appelli ai principi, alle regole, ai diritti, alle virtù,
alle passioni, alle analogie, ai paradigmi, alle parabole e alle
interpretazioni. Assegnare la priorità a uno di questi fattori come se
fosse l’ingrediente chiave è un progetto dubbio, così come lo è il
tentativo di fare completamente a meno di una teoria etica».
Teorie della moralità comune
PUNTI DI FORZA
 Concordiamo sul fatto che l’etica (e
la filosofia in genere) si costituisce
come riflessione critica sul sapere
comune.
 E’ saggio il proposito di imparare
qualcosa da tutte le teorie che si
incontrano.
PROBLEMI
 Circoscrivere il fenomeno morale e
distinguerlo da altri fenomeni in cui
ci troviamo di fronte ai concetti di
«azione giusta o sbagliata»: il
diritto civile, la tecnica, la religione,
ecc.
 Criticare anche le convinzioni che
provengono dalla moralità comune,
ed il criterio per farlo dovrà essere
in qualche modo indipendente da
essa.
 Molti studiosi nord-americani
sembrano considerare la «moralità
comune» come una sorta di bacino
omogeneo, di fatto assai
somigliante al mondo culturale
anglosassone. Mancando di
chiarezza sul significato stesso del
termine «morale», l’intero discorso
che segue risulta vago e persino
equivoco.
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