La genericità morale Etica in terza persona concentrazione sul dovere, sul comportamento giusto, sulla correttezza dei singoli atti morali impostazione «moderna», comincia nel secolo XIV, raggiunge il suo apogeo nell’Illuminismo, diventa una «scolastica» nell’Ottocento entra in crisi nel XX secolo. Etica in terza persona «L’etica della terza persona mira a creare un assetto sociale dove l’uomo come soggetto di desideri o l’uomo come soggetto autonomo possa fare ciò che vuole senza danneggiare gli altri, o danneggiandoli solo per un miglior risultato. Di ciò che poi ciascuno fa per soddisfare i propri desideri o dell’uso che ciascuno fa dei propri spazi di libertà l’etica moderna si rifiuta di parlare; sarebbe una questione puramente privata e soggettiva. Ognuno la vita se la gestisce come vuole. In questo modo però il sistema dei principî e delle norme è tacitamente a servizio degl’interessi dei singoli soggetti liberi, per i quali si vuol garantire la possibilità di soddisfazione e la miglior soddisfazione». G. Abbà Critiche all’etica in terza persona la questione del dovere è preceduta logicamente da quella del bene, perché il dovere va fondato. «Comunemente si ammette che ogni arte esercitata con metodo, e, parimenti, ogni azione compiuta in base a una scelta, mirino ad un bene; perciò a ragione si è affermato che il bene è “ciò a cui ogni cosa tende”» (Aristotele); Primo principio dell’ordine pratico: «Il bene va fatto e perseguito, il male va evitato». Critiche all’etica in terza persona Perché garantire al soggetto la possibilità di realizzare i propri desideri senza danneggiare gli altri? Se riconoscono l’importanza delle persone, della loro libertà e dei loro desideri, perché non si occupano del senso della vita delle persone? Con quale forza i doveri vengono imposti? E’ necessario risalire ad un principio che stia a monte dell’etica di terza persona: Non “che male c’è?”, ma “che bene c’è?” Che bene c’è? Omne agens agit propter finem La ragione conosce, la volontà desidera: intenzionalità Il “genere” morale è dato dal “volontario” La riflessione morale serve a mettere ordine: porre in relazione la facoltà di aspirare (volontà) con quella di giudicare (ragione). Da cosa dipende il desiderio? Dal piacere? Dall’attività che procura piacere? Dalla prospettiva di realizzare globalmente se stessi Beni: cose o attività desiderabili e attraenti, che corrispondono a qualche nostra tendenza e ci sembrano contribuire alla riuscita della nostra vita. Utile – Onesto – Dilettevole La libertà Scienza – avvertenza – deliberato consenso Azione volontaria – responsabilità Sensibilità: appetiti sensitivi Riflessione Gradi di libertà Diventare liberi: l’obbligazione morale in prima persona La virtù Póiesis e prâxis Habitus La libertà abituale Contro le concezioni insufficienti, utlitariste o tradizionaliste Pienezza di vita – “felicità” Contenuto della virtù Autogoverno con un criterio: la mesótes virtù saggezza medietà ragione Tommaso: medietà nell’uso dei mezzi, per fini dati dalla natura L’umanità dell’uomo come criterio Non è la forma di una statua Diventa ciò che sei Indigenza: grammatica del dovere Conseguire i beni umani Diritti e doveri umani Diritto al conseguimento dei beni umani: ciò che è mio, ciò che mi è necessario per diventare ciò che sono La giustizia come obbligazione morale in seconda persona Dovere giuridico e dovere morale: l’esempio della castità Diritti inalienabili: la prospettiva sociale