Istituto Comprensivo “G. Verga” Viagrande (CT) Laboratorio di Arte e Lettere La vetrata: espressione di bellezza e di luce La vetrata La vetrata è una composizione di lastre sagomate di vetro traslucido, montata su un’ intelaiatura lignea o metallica e adibita a chiusura di finestra o a parete divisoria. La tecnica raggiunse i suoi migliori risultati nel periodo gotico, in Francia tra il 1130 e il 1330. In passato il vetro più usato fu quello di crogiolo e quello placcato. Il primo è caratterizzato da una colorazione piuttosto uniforme: il colore rosso si ottiene aggiungendo alle componenti base (calce e potassa, in seguito sostituita dal carbonato di sodio) ossidi di ferro, quello verde mischiandovi del rame, il blu con del cobalto. Il placcaggio consiste nella sovrapposizione di lastre di differenti tonalità. Il vetro opaco veniva prodotto intorno al 3000 a. C. in Egitto e in Mesopotamia, dopo circa un millennio apparvero i primi oggetti fusi in vetro traslucido. Nel primo secolo d.C. i vetrai romani divennero esperti nell'arte della soffiatura, che consentì la lavorazione di contenitori e sottili lastre trasparenti; come dimostrano alcuni ritrovamenti di oggetti in vetro e alabastro risalenti all'età paleocristiana. L'arte delle vetrate trovò un momento di rinascita durante il XII secolo insieme all'architettura romanica e alla costruzione di grandi cattedrali dell'epoca. I principali personaggi rappresentati da quest’arte sono raffigurati nel lucernario della cattedrale di Augusta Il maggiore centro di produzione di vetro colorato fu l'Ile de France, i capolavori francesi influenzarono quelli tedeschi, inglesi e italiani. In Italia l'arte delle vetrate raggiunse splendidi risultati in Umbria e in Toscana. Le vetrate realizzate nel XIII secolo presentavano disegni affini quelli dei manoscritti miniati contemporanei. Durante il Rinascimento si aggiunsero al repertorio delle vetrate colorate quelle color porpora, verde scuro e giallo. Esse presentavano uno stile elegante, gli artisti ponevano maggiore attenzione ai dettagli e si attuarono molte innovazioni tecniche. Nel secolo successivo solo l‘ Inghilterra continuò questa tradizione. In Italia quest’arte si affermò più tardi rispetto alla Francia, Germania e Inghilterra e assunse uno stile del tutto autonomo: ciò si deve al fatto che i primi artisti a praticarla furono pittori e non vetrai, come avvenne nell’Europa Settentrionale. Sotto l’egida di Giotto, Duccio da Buoninsegna e Simone Martini si formarono le prime scuole vetraie. Il Rosone del Duomo di Siena fu disegnato da Duccio e si trova ad Assisi nella Basilica di San Francesco, quelle del duomo di Orvieto furono create da Giovanni di Bonino. Durante il XIII secolo in Germania si instaurò uno sviluppo autoctono, frutto dell’unione del linguaggio goticofrancese con quello locale di tradizione romanica introdotto da Maestro Gherlacus. In questo stesso secolo comincia a diffondersi in Inghilterra una tradizione vetraria che sopravvivrà anche quando nel resto dell’Europa andrà pressoché scomparendo, soppiantata dall’uso degli smalti. Solo nell’Ottocento, con l’affermazione nel neogotico, la tecnica della pittura su vetro riprese vigore. Le tecniche dell’antichità Nell’Antichità i procedimenti impiegati nella produzione del vetro erano quattro: lavorazione a nucleo friabile o a verga, colatura in stampi aperti o chiusi, soffiatura libera e soffiatura in stampi e forme di vario tipo. Numerosi centri presso varie civiltà produssero vasellame di vetro nel corso dei vari secoli. Lavorazione a nucleo friabile o a verga Questa tecnica apparve nell’Età del bronzo, si diffuse dalla Mesopotamia all’Egitto e comportava la modellazione di un’anima con la forma dell’oggetto desiderato, solitamente un piccolo contenitore per ungenti, attorno ad una verga metallica. L’anima consisteva in una combinazione d’argilla, sabbia e un collante organico che veniva poi ricoperto da vetro caldo mediante immersione in un crogiolo o avvolgimenti in un filo vitreo. L’esterno del contenitore veniva successivamente fatto ruotare su una piastra di marmorizzazione che lo rendeva liscio. Si decorava il vetro applicando gocce e fili vitrei e dopo che il contenitore era stato ricotto, s i estraeva la verga . I manici, le anse e le basi venivano applicate dopo. La Vetrata Artistica La Vetrata è un messaggio di arte. La prima fase della sua realizzazione,la più importante, viene chiamata bozzetto, dalla creazione del disegno, dalla scelta dei colori e dei vetri. La luce è un elemento fondamentale della vetrata artistica e ne fa brillare i colori. La creatività dell’opera prende vita durante la scelta e l’accostamento dei colori. Vetrata legata a piombo La vetrata legata a piombo s’ ispira alla tecnica medievale, dove i pannelli creano un mosaico. I vetri sono incastrati fra loro tramite una trafila di piombo con sezione a “R”, saldata poi nelle giunture. Il pannello, successivamente, viene stuccato con un’amalgamo che gli dona elasticità, robustezza ed impermeabilità. Quest’ultima ne consente quindi anche un uso esterno a contatto con gli agenti atmosferici. La vetrata legata a piombo è comunque un vetro di sicurezza perciò, se si rompe un pezzo, non c’è bisogno di cambiare tutta la vetrata ma solo il pezzo rotto. . Vetrata a collages La tecnica della vetrata a collages è una tecnica moderna ed è un mosaico di vetro senza l’uso del piombo. La sagome di vetro vengono incollate su un vetro trasparente tramite una resina. Il risultato è l’accostamento dei colori senza la linea nera del piombo Pittura sul vetro La prime pitture sul vetro vennero realizzate dai Bizantini i quali sostituirono nei mosaici il materiale pietroso col vetro. Ma già in Egitto i Faraoni e durante l’impero romano era in uso rivestire le finastre con vetri come è documentato in numerosi testi medievali. Nel mondo islamico l’arte delle vetrate si univa a quella minuziosa degli stucchi: fu proprio la cultura islamica a diffondere quest’arte in Europa che iniziò ad assumere un carattere specifico, trasformandosi da vetrata decorativa a vetrata figurativa. Ne “La Vita di S. Ludgerio” si descrivono, nelle vetrate dell’abbazia di Werden, il santo che ridona la vista ad una piccola bambina. Ne“Le cronache di Richerio”, Abate di Leno e Montecassino, si accenna a vetrate “continentibus historias”. Quando attorno a Chartres, nel XIII secolo, si raccolse il centro culturale e religioso d’Europa la tecnica vetraria si diffuse rapidamente nel continente europeo. La Cattedrale di Chartres racchiude complessivamente 7.000 metri quadrati di vetrate eseguite tra il 1150 ed il 1240, essa rappresenta l’esaltazione costante della luce, rispecchia la presenza immanente del divino nella sensibilità dell’uomo medievale. La mistica della luce, il neoplatonismo medievale conduce alla realizzazione di opere mirabili. Pittura a gran fuoco La pittura a gran fuoco è usata sopratutto nelle vetrate a tema sacro. La tecnica utilizzata gli smalti da terzo fuoco e le grisaglie; i colori sono in polvere e vengono sciolti in acqua, grasso con alcool. La cottura varia dai 470° ai 550°. La pittura sul vetro è una “tecnica a togliere”, cioè dopo la stesura del colore, esso viene tolto con dei pennelli morbidi per procedere poi alle varie cotture. Il vetro La scelta del tipo di vetro è soggettiva,in base a ciò che si vuole realizzare. Nella scelta artistica, generalmente si usano vetri trasparenti e dalle tinte tenui per gli sfondi e vetri intensi per i particolari in primo piano. I vari tipi di vetri: -vetro cattedrale, uno tra i più economici. -vetro water glass, caratterizzato da una superficie ondulata. -opalescente, che non lascia filtrare la luce. Presenta delle trasparenze e dall’effetto di semitrasparenza e profondità. -vetro fluorescente, caratterizzato da sfumature non uniformi su uno sfondo trasparente e dall’effetto di semitrasparenza e profondità. -vetro cattedrale antico, vetro pregiato realizzato a mano. -vetro antico soffiato, realizzato con metodi artigianali; le lastre hanno al loro interno delle bolle d’aria che lo rendono affascinante. -vetro antico,di origine francese e simile al soffiato. Colatura a stampo Usata dall’Età del bronzo tardo-romana, questa tecnica prevedeva vari e molteplici metodi, impiegati per la produzione di vasellame, contenitori, perline, gioielli, intarsi, placchette e lastre di vetro. La più semplice forma di colatura, richiedeva uno stampo aperto per creare perline. Procedimenti più complessi richiedevano l’uso di due o più stampi collegati fra loro, usando la tecnica a cera persa. I recipienti monocromi venivano costruiti facendo colare il vetro allo stato fluido nello spazio cavo fra gli stampi oppure colmando tale spazio con vetro in polvere. Successivamente un secondo stampo veniva sovrapposto al primo e il vetro veniva temperato si toglievano gli stampi e gli oggetti prodotti erano rifiniti al tornio e con materiali abrasivi. Soffiatura libera La canna da soffio e la relativa tecnologia,e probabilmente furono inventate nella seconda metà del I secolo a.C. in qualche centro della regione Siro-palestinese, che ha antiche tradizioni per quel che riguarda l’arte vetraria .Tale tecnica, utilizzata ancora oggi conobbe una notevole diffusione sotto gli imperatori della dinastia Giulio-Claudia. Soffiatura in stampi Tali stampi costruiti in legno, ceramica e metallo erano particolarmente popolari durante il I e il II secolo d.C.; furono utilizzati per la fabbricazione di coppe e calici recanti scene di anfiteatri e circi unite a iscrizioni in Greco e Latino e nella creazione di recipienti aventi la forma di teste umane. La soffiatura a stampo alla fabbricazione di bottiglie romane prismatiche o quadre ,che costituiscono il prototipo di tutti i successivi contenitori di vetro prodotto con procedimenti simili. Gli oggetti erano molto comuni nel periodo tardo-romano e bizantino. La colorazione del vetro antico La maggior parte dei vetri può essere classificata in tre principali categorie: vetro a colorazione naturale, incolore o colorato intenzionalmente. La colorazione naturale verde bluastra, verde chiara e giallo, verdastra degli antichi manufatti era dovuta agli ossidi di ferro e ad altre impurità presenti nella miscela. Tipico esempio di tale tipo di colorazione sono le urne cinerarie romane. Le sfumature dal bruno dorato all’olivastro scuro o giallo verdastro, delle coppe ellenistiche sono il risultato delle condizioni di ossidazione o di riduzione del vetro precedenti o contemporanee alla lavorazione. L’aggiunta di manganese e di antimonio, che neutralizzavano l’effetto dovuto alle impurità del ferro, portò alla fabbricazione di vetro trasparente, molto apprezzato dalle civiltà antiche. La colorazione internazionale del vetro fu scoperta, per tentativi, grazie all’aggiunta di ossidi metallici. Con il rame si otteneva il vetro azzurro, verde o rosso opaco, con il manganese si otteneva il vetro purpureo. L’industria romana del IV secolo fu molto apprezzata, come dimostra la famosa “coppa di Licurgo” realizzata con tale tecnica infatti il vetro fu definito “tecnica fatta dall’uomo”. L’arte della vetrata nel Medioevo Il primo lavoro di carattere tecnico redatto in occidente all’inizio del XII secolo è la Schedula diversarum artium del monaco benedettino Teofilo, che visse in un monastero tra il 1100 e il 1140. L’opera si divide in tre libri: il primo è dedicato alla pittura e alla miniatura, il secondo al vetro alla produzione dei vasi e vetrate, il terzo all’oreficeria. Nei successivi capitoli il monaco spiega le tecniche per la soffiatura del vetro con il manicotto, descrive la fabbricazione del vetro giallo e color porpora, metodi di fabbricazione degli oggetti cavi, l’esecuzione di una vetrata e il metodo per togliere il vetro. Vetrate Gotiche Lo stile architettonico gotico è arrivato in Inghilterra dalla Francia settentrionale nel XII secolo. In Inghilterra ha sviluppato delle caratteristiche peculiari. Il gotico classico o primitivo si è sviluppato tra il 1150 ed il 1280 ed è uno stile molto semplice. Il gotico ornato ha il suo massimo sviluppo tra il 1280 e il 1380. Il gotico perpendicolare è l’ultima fase del gotico inglese e va dal 1380 alla metà del 1500, quando vi fu la Riforma protestante. Primi vetri Il primo vetro istoriato in Inghilterra risale alla seconda metà del XII secolo. Il vetro era fatto di sabbia insieme ad altro materiale, fra cui la cenere di legno. Il colore, in tutti i suoi particolari, veniva dato con un pennello sulla superficie del vetro usando pigmenti fatti di ossidi di metallo mescolati con vetro in polvere e gomma arabica. Una volta dipinto, ogni pezzo di vetro veniva cotto a forno ad una temperatura di circa 700°. Vetrate Veneziane La vetrata figurata e dipinta è un genere artistico che ha avuto sviluppo nell’Europa del Nord. In Italia questa forma d’arte dalla componente mistica ebbe importanti sviluppi presso le chiese degli ordini monastici In questo contesto le vetrate gotiche italiane, pur denunciando apertamente la loro matrice d’oltralpe, parteciparono appieno alla spiritualità degli ordini francescani e domenicani. A Venezia si affermò, fra le lagune, una vetrata composta da una o più serie di vetri a rullo di forma circolare e di varie sfumature cromatiche, fra loro saldamente piombate. Questa tecnica è stata usata nell’antichità per costruire piccole e grandi vetrate di destinazione ecclesiastica e i veneziani abbelliranno gli edifici pubblici e privati delle loro città. Antichi documenti relativi all’arte vetraria muranese attestano già all’età del Duecento la produzione veneziana di grandi quantità di vetro colorato per vetrate. Smalti e oro nella decorazione veneziana Il gran successo riscosso dai manufatti veneziani, in Europa, fu seguito da un ampia distribuzione di questi prodotti presso le corti dei sovrani, dei papi e della gente facoltosa. I vetri erano decorati con smalti e oro. La molteplicità dei soggetti e la gran quantità di colori caratterizzano questa produzione che molto si ispirava ai modelli Siriani, a causa dei frequenti legami commerciali con Damasco ed Aleppo, nel loro momento di massimo splendore. L’art Nouvau Verso il 1980 si diffuse uno stile decorativo che si ispirava agli ideali artistici predicati da William Morris, all’influsso orientaleggiante del movimento moderno, al misticismo dei preraffaelliti e dei pittori simbolisti, presentava due principali correnti. La prima si sviluppo in Francia e in Belgio e mirava alla natura mentre la seconda a un’equilibrata eleganza geometrica. A Parigi ,nel 1900 e a St.Louis e a Torino nel 1902 operarono i più grandi maestri dell’Art Nouvau. In questo periodo si collocò Emile Galli mentre in Australia e in America era di moda il vetro iridescente e in Germania il vetro era famoso perché era a smalto. Famose innovazioni vi furono in America con le tecniche del vetro colorato e in Francia con la tecnica della pate-de-verre. Cattedrali del Mistero Il termine “Gotico” deriva del nome del popolo dei Goti. Per estensione il termine arte Gotica starebbe ad indicare un arte “barbara”, selvaggia distruttrice della tradizione classica, “ una parola spregiativa con il quale il Rinascimento intende contrapporre se stesso al Medioevo”. Una spiegazione molto diversa ma altrettanto valida ci è offerta da Fulcanelli, uno sconosciuto scrittore degli inizi del nostro secolo, nel suo affascinante volume “Il Mistero delle Cattedrali”. In esso Fulcanelli stabilisce un parallelo tra gotico e goetico. “L’art gotique”, egli dice, “altro non è che una deformazione della parola argotique, la cui omofonia è perfetta, la Cattedrale è un capolavoro d’art goth o d’argot”. Prendendo per buona questa definizione Fulcanelli ritiene che le Cattedrali gotiche siano dei veri e propri libri di pietra, attraverso i quali potessero essere tramandate conoscenze ritenute straordinarie. In effetti la magnificenza, l’imponenza e tutta una serie di misteri non risolti legati alla loro nascita, hanno fatto diffondere attorno alle Cattedrali Gotiche numerosissime leggende in cui si fondono figure ed oggetti leggendarie della storia del Cristianesimo; misteriosa è la loro nascita del tutto improvvisa in Europa proprio nel periodo in cui i Templari erano ritornati in Francia dalla Terra Santa. Altro mistero è legato alla sorprendente maestria e tecnica architettonica dimostrata dai costruttori delle Cattedrali che nulla hanno a che vedere con le precedenti chiese romaniche. Riguardo a questo una leggenda dichiara che l’architettura delle Cattedrali si poggia su regole armoniche e statiche talmente complesse e sofisticate che sarebbe necessario togliere una sola pietra da esse perché l’intera costruzione crolli su se stessa. Alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi che furono i Templari a far costruire le Cattedrali, dopo aver ritrovato nei sotterranei del loro quartiere generale, delle carte che contenevano i progetti e i principi armonici che sostenevano alla costruzione del Tempio di Salomone. La sagrada familia La Sagrada Familia viene chiamata in lingua catalana: ”temple expiatari de la sagrada ( tempio espiatorio della sacra famiglia ), si trova a Barcellona, in Catalogna (Spagna). E’ un’enorme basilica cattolica, tuttora in costruzione considerata il capolavoro di Antonio Gaudì, famosissimo architetto, esponente del modernismo catalano. Nel 1866 nacque l’Associazione. Espirituat de Devots de Sant Josep con l’intento di costruire un tempio dedicato alla Sacra Famiglia. Con le donazioni l’associazione comprò il terreno e nel 1881 cominciò la costruzione della chiesa. Dopo vari discordie tra l’associazione e l’architetto Francesco del Villar, ottenne l’incarico Gaudì che ideò il progetto nel 1883 lavorando all’ideazione della chiesa per 40 anni, dedicandovi completamente gli ultimi anni della sua vita. Ad oggi l’ edificio non è stato completato, nel tempo lo stile di costruzione è diventato più fantastico, basta osservare le quattro torri affusolate che ricordano i castelli di sabbia fatti dai bambini che richiamano l’architettura neo-gotica. Le torri sono coronate da ceramiche di colori vivaci probabilmente influenzate del cubismo. Gaudì morì nel 1926. Le torri dovevano essere due volte più grandi rispetto a quelle che vediamo oggi, nella sua ideazione originaria, con la guerra civile spagnola sono stati persi tutti i modelli da lui costruiti. I progetti sono ricchi di simboli cristiani mistici poiché Gaudì voleva una chiesa che rappresentasse ”l’ultimo grande santuario delle cristianità”.. I temi di tutte le decorazioni rappresentano la liturgia. Le torri sono decorate con le parole “Hosanna”,“Excelsis” e “Sanctus”. La facciata della Passione riporta le parole della Bibbia in varie lingue. Canterbury Canterbury si trova nella contea del Kent, circa 100 Km a sud di Londra. Canterbury Cathedral è legata a un famoso episodio della storia inglese: l’assassinio di Thomas Becket, arcivescovo della cattedrale, da parte degli uomini del re Enrico II, avvenuto nel 1170. La chiesa attuale sorge sulle rovine della chiesa di S. Agostino, il primo abate di Canterbury. Distrutta nel 1174, f u ricostruita dall’architetto Guglielmo di Sens, che si ispirò al gotico francese, usando solo pietra di Caen. La navata centrale è lunga 155 m. e la cripta sotto il transetto è la parte più antica in stile normanno. I. Tra le numerose cappelle spicca la Trinity Chapel, le cui bellissime vetrate sono tra le poche sopravvissute dopo la distruzione del reliquario di Thomas Becket, che sorgeva nella cappella, voluta da Enrico VIII. Alcuni dei vetri si trovano ancora nella posizione originale, comprese le parti di due finestre nella navata settentrionale del coro che contengono scene tratte da un popolare testo medievale”Biblia Pauperum”, che dimostrava come gli eventi del Vecchio Testamento anticipassero quelli del Nuovo. C’è anche una finestra che raffigura parte dell’ Albero di Jesse, che si pensa sia stato un dono di re Riccardo York York è una storica città con una grande cattedrale. È un edificio maestoso, dove è evidente l’unione dei tre stili di gotico inglese. La navata centrale è immensa, lunga 183 metri. È’ decorata con splendide vetrate antiche, chiamate Five Sister Windows, di forma ogivale, alte oltre 15 metri. La Camper House è uno dei massimi esempi di gotico ornato. Nel Minster di York ci sono ancora oltre 50 pannelli di vetro romanico, anche se non sono le finestre originali. Vi sono rappresentate otto o più serie iconografiche, i cui temi comprendono il Giudizio Universale e la vita dei Santi. Lo stile dei dipinti riflette l’influenza della tradizione nordica francese ma anche quella artistica locale. La rappresentazione della figura umana, simile a quella che si vede nelle sculture dell’abbazia di St. Mary. Notre Dame de Paris La cattedrale di Notre Dame sorge nel cuore di Parigi, occupando la più grande delle isole della Senna, dove in epoca primitiva si svilupparono i primi insediamenti. Nel Medioevo, rappresentò il centro religioso e civile della città, in quanto vi sorsero altri importanti edifici, quali Scint-Chapelle, Palais de Justice e la Concergerie. La cattedrale presenta vari ingressi, di cui alcuni non utilizzati e altre facciate, sormontate da stupendi rosoni. Le vetrate della chiesa sono state realizzate dal maestrovetraio Margherita Hurè su disegni di Maurizio Denise per le parti figurative. La leggerezza delle sue colonne e la luminosità delle grandi vetrate nelle sottili variazioni cromatiche segnano una nuova estetica. L’edificio è stato tutelato nell’ambito di una serie di protezioni previste dai fratelli Perret. Tra il 1988 ed il 1996, la chiesa e i decori delle vetrate sono stati interamente restaurati, dopo lunghi ed accurati studi condotti sull’analisi del degrado e l’individuazione dei rimedi. I l restauro delle vetrate è stato realizzato dall’Atelier Durond. I Rosoni del nord e del sud, di circa 13 metri di diametro, si aprono sulle facciate del transetto; furono costruiti nel periodo tardo-gotico, come mostra il loro raffinato disegno. Il rosone sulla parete meridionale raffigura il “Trionfo di Cristo”attraverso scene del Nuovo Testamento; esso è anche il rosone che è caratterizzato dal colore blu, al contrario di quello a sud in cui predomina il viola. . L’abside è stato edificato durante la prima fase della costruzione,tra il 1163 e il 1180; è costituito da un semicerchio ed è situato nella parte orientale della cattedrale. All’esterno è circondato da grandi archi che continuano lungo la navata questi furono rafforzati nel corso della costruzione per prevenire il manifestarsi di problemi storici dovuti alle spinte laterali delle sottili pareti verticali e delle volte. Il rosone ovest dell’edificio sacro conserva in parte la vetrate del 1225 raffiguranti i mesi, i segni zodiacali , le virtù e i vizi con al centro la Vergine. All’interno possiamo ammirare le cinque navate divise da colonne che hanno un diametro di cinque metri. Basilica di Santa Croce La basilica di Santa Croce è una delle più grandi chiese officiate dai francescani. Una delle massime realizzazioni del gotico in Italia è nota come “il tempio dell’Itale glorie” per le numerose sepolture di sommi artisti, letterati e scienziati. La definizione risale al carme “Dei Sepolcri” di Ugo Foscolo in un passo dove definisce Firenze: “ma più beata che in un tempio accolte serbi l’itale glorie”. Santa Croce rappresenta uno dei simboli prestigiosi di Firenze, il luogo d’incontro di artisti, teologi, religiosi, letterati, umanisti e politici che determinarono l’identità della Firenze tardo medievale e rinascimentale. Al suo interno trovarono ospitalità personaggi celebri della storia della chiesa come San Bonaventura, Sant’Antonio da Padova, San Bernardino da Siena, San Ludovico D’Angiò. Fu anche un luogo dove si riunirono pontefici come Sisto IV, Leone X, Clemente XIV. La basilica è probabilmente opera di Arnolfo di Cambio, che vi avrebbe lavorato a partire dal 1294-1295. Fu edificata a spese della popolazione della Repubblica fiorentina e sorse su una precedente chiesetta che i francescani avevano costruito in seguito al loro arrivo nella città nel 1252, in un luogo poco fuori dalle mura, a pochi anni dalla morte di San Francesco. I resti dell’antico edificio sono stati localizzati nel 1966, a seguito del cedimento del pavimento della basilica dopo l’alluvione. La chiesa venne terminata circa 90 anni dopo nel 1444, la basilica ha continuato ad essere arricchita e modificata nei sette secoli dalla sua fondazione, acquisendo nuovi connotati simbolici. Da chiesa francescana a “municipio”, da laboratorio e bottega artistica a centro teologico, da “pantheon”delle glorie italiane a luogo di riferimento della storia politica dell’Italia pre e post-unitaria. Nel 1966 l’alluvione di Firenze inflisse gravissimi danni al complesso della basilica e del convento Cattedrale di Santa Maria Assunta La cattedrale di Santa Maria Assunta è costruita in stile romanico-gotico; sul luogo dove sorge attualmente l’edificio si trovava un “castrum”romano. Nel Medioevo il toponimo era “Piano Sancte Mariae” e gli scavi effettuati in questo luogo attestano l’ipotesi di uno sviluppo dell’area in periodo longobardo e franco. Questo edificio sarebbe stato fino al 913 la residenza del Vescovo ed avrebbe contenuto una chiesa. Nel secolo XII questa chiesa fu inglobata nella costruzione romanica per diventare la cattedrale incompiuta del “duomo nuovo”. È tradizione che il duomo sia stato consacrato il 18 novembre 1179, ma ci sono notizie storiche che smentiscono questa datazione. Solo nel XIII secolo il duomo sarebbe stato trasformato in basilica con la facciata rivolta ad ovest verso l’ospedale di Santa Maria della Scala. I lavori vennero terminati solo alla fine del secolo successivo. La cupola fu completata nel 1263 e l’attuale sistemazione di essa è del 1667. Nel 1313 viene terminato il campanile, alto circa 77 metri. Nel 1316 l’edificio venne ampliato sotto la direzione di Camaino di Crescentio, padre dello scultore Tino di Camaino. Con Siena al massimo del suo splendore il duomo sembrò troppo piccolo per la città. Il progetto fu affidato a Lando di Pietro, dopo la delibera del 23 agosto 1339 i lavori passarono sotto la supervisone dello scultore ed architetto Giovanni di Agostino. Nel 1376 la costruzione della parte superiore venne affidata a Giovanni di Cecco. Duomo di Arezzo Nel 1203 papa Innocenzo III ordinò di trasferire entro le mura della città la Cattedrale spostandola dal colle del Pionta presso la tomba di San Donato. A partire dal 1278 la costruzione del duomo odierno ha avuto fasi diverse. La facciata è stata costruita tra il 1900 a e il 1914, su disegno di Dante Viviani. Capolavoro dell’arte vetraia è il ciclo delle sette vetrate eseguito da Guillaume de Marcillat. Singolare è la storia del campanile, quello attuale è il terzo campanile costruito per questa cattedrale. In principio il campanile era concepito vicino alla cattedrale ma il suono delle campane danneggiava le vetrate; fu iniziata cosi la costruzione del campanile poco più lontano e solo successivamente fu riunito alla cattedrale grazie alla realizzazione degli appartamenti dei custodi del Duomo. La cattedrale è stata costruita da operai specializzati (compagnons) riuniti in confraternite che erano tre: i bambini di Padre Soubise, i bambini del maestro Jacques e i bambini di Salomone; questi ultimi hanno lasciato incisi sulle pietre dei segni che sono le loro firme. La chiesa è lunga 130 m , ci sono 176 vetrate e, nel posto riservato al coro, 200 statue. La facciata occidentale costituisce l'entrata principale. Il duomo di Chartres Incorniciata da due torri, presenta un gruppo scultorio importante costituito da 24 grandi statue e più di 300 figure. La parete dietro le statue presenta influenze dello stile,romano precedente. Il portale nord è chiamato anche "Portale dell'Alleanza". Le statue sono state costruite tra il 1205 e il 1210 e rappresentano scene dell’Antico Testamento e delle vita della Vergine Maria. Le decorazione degli archi sul portone centrale rappresentano episodi della Genesi. Il portale sud chiamato "portale della chiesa" mette in scena il giudizio universale La cattedrale di Chartres possiede le vetrate più importanti risalenti al XIII secolo che presentano un colore blu inimitabile. Le rosette e le 176 vetrate coprono una superficie di 2600 metri quadrati. Il "Labirinto" di Chartres del XII secolo è una figura geometrica circolare inserita sul pavimento della navata centrale. Rappresenta un percorso continuo lungo 171,5 m. Il labirinto rappresenta un cammino simbolico che porta l'uomo dalla terra a Dio e il centro della figura rappresenta la città di Dio. La cattedrale attuale risulta dalla sovrapposizione si sette edifici di epoche differenti,collocati su un'antico luogo di culto druidico dei Carnati. La cripta esterna chiamata “Cripte Saint Fulbert” con i suoi 230 m di lunghezza è la più grande cripta di Francia. Dall’Estremità della galleria Nord si arriva a quella di Notre-Dame, Suos-Teme:il più antico Santuario del mondo dove si può contemplare la statua di un’antica Madonna. Il duomo di Orvieto Il progetto iniziale, rimasto sconosciuto, prevedeva una pianta basilicale a tre navate con sei cappelle laterali semicircolari del lato. Nella prima fase i lavori erano diretti da Fra’ Bevignate e la responsabilità artistica affidata a Ramo di Paganello. Edificate le navate ed il transetto, si verificò un momento critico per il cantiere, risolto con la chiamata ad Orvieto di Lorenzo Maitani; il quale costruì le inutili ed antiestetiche strutture di sostegno:contrafforti, speroni, archi rampanti e ne modificò la parte superiore progettando la soluzione tricuspidale. L’impianto originale della cattedrale fu ulteriormente modificato dalla sostituzione dell’abside con l’attuale tribuna quadrata. Tra il 1335 al 1338furono erette la cappella del Corporale, la nuova Sacrestia e la Cappella Nuova di San Brizio. Dopo il 1330, molti capomastri assunsero la direzione dei lavori, quali Niccolò Nuti, Meo Nuti, Andrea Pisano, Nino Pisano, forse Matteo di Ugolino da Bologna, Andrea di Cecco da Siena, Andrea di Cione detto l’Orcagna cui si deve il rosone oltre ad Antonio Federighi che introdusse le forme rinascimentali. Nel 1442 fu realizzata la gradinata esterna . Rompendo la conformità al progetto trecentesco, si determinò una profonda trasformazione del Duomo in chiesa controriformata, secondo i dettami del Concilio di Trento ed il gusto manieristico. Sempre nel ‘500 venne rifatto il pavimento e fu completata la facciata che fu privata dei mosaici più antichi, sostituiti da copie. Alla fine del ‘700 con i restauri della facciata sono state tolte delle decorazioni barocche. Anche nel XX secolo non sono mancati rifacimenti e restauri; sono da ricordare quelli del pavimento, dei cicli pittorici delle Cappelle e della tribuna, dei bassorilievi, dei mosaici e la sistemazione delle nuove porte dallo scultore Emilio Greco. La facciata del Duomo, vero volto del monumento, rappresenta il lucente e scenografico fondale della città. Eseguita sulla base di un disegno tricuspidale, ancora oggi conservato al museo dell’opera, la facciata è articolata da uno schema piuttosto semplice in cui il verticalismo dei quattro pilastri a fascio è equilibrato dalle linee orizzontali costituite dal basamento che divide in due parti la facciata. Il risultato è quello di una parete tripartita in cui è ripetuto per tre volte un unico motivo geometrico: quello del portale inquadrato dai pilastri e sormontato in basso dalla ghimberga e dalla loggia, dalla cuspide, al centro abbiamo il rosone dalla sua cornice quadrata. Il Duomo è fortemente caratterizzata dalle concezioni artistiche medioevali, secondo la storiografia più recente l’esecuzione sarebbe da collocare tra la fine del XIII secolo e il primo decennio del XIV secolo. La facciata sarebbe stata iniziata da uno sconosciuto maestro e proseguita da Lorenzo Maitani che, introducendo una delle correnti stilistiche del goticismo, ruppe l’unità decorativa tra questa ed i fianchi dell’edificio e modificò il precedente progetto monocuspidale. Dopo la morte dell’architetto senese i lavori proseguirono con un ritmo più lento; eseguito il rosone si procedette alla costruzione delle nicchie laterali intorno ad esso e delle cuspidi minori. La parte superiore della fronte risente,s oprattutto per i particolari del coronamento, del gusto quattrocentesco e dei modi manieristici del ‘500; varie furono le modifiche apportate al disegno durante l’esecuzione, come l’aggiunta dell’ordine di edicole con statue sopra al rosone. All’inizio del XV secolo. restavano da innalzare la cuspide centrale e le guglie: quella alta a sinistra realizzata da Ippolito Scalza, quella alta a destra completata da Antonio da Sangallo. Terminerà la facciata Ippolito Scalza con la costruzione delle ultime guglie. A partire dalla fine del ‘700 la fronte della cattedrale subì importanti interventi di restauro. L’organicità del primitivo disegno architettonico è racchiusa nel prolungamento dei fianchi, caratterizzati dalla serie di cappelline, una dopo l’altra, che si presentano lungo i fianchi dell’edificio; “questo rileva che il tema architettonico dominante era quello da realizzare l’effettiva e piena unità nell’intera figurazione sui fianchi del Duomo,senza più alcun limite di separazione tra fianco vero e proprio e il lato corto del transetto:compito di una difficoltà grandissima, ma la risoluzione creata ha conquistato l’unità formale, identificando sullo stesso piano verticale le pareti della navate basse e del transetto e architettando questa superficie, dal contorno di gigantesca “L” rovesciata, come fronte di corpo unico”. Presentandosi come una grande “cavità avvolgente, modellata e ombrosa” articolata su più piani prospettici, l’interno del Duomo sviluppa pienamente il motivo dell’unità spaziale, architettonica e visiva tipica delle grandi chiese dell’Italia centrale e settentrionale. Scandito in tre navate suddivise da dieci colonne cilindriche e da due pilastri ottagonali, lo spazio interno è unificato da sei grandi campane e si dilata lateralmente nelle navate esterne. Nelle pareti perimetrali il motivo delle cappelle semicilindriche e delle bifore crea un effetto di approfondimento spaziale. Il tetto a capriate dipinte rappresenta la copertura ideale del corpo anteriore della chiesa. Originale è la soluzione del transetto continuo con tre volte a crociera della stessa altezza. L’enorme struttura lignea costruita su tre ordini è il risultato di un lungo lavoro di restauro avviato da artigiani locali, che assembla parti originali a parti di rifacimento. Il coro originale, i cui resti più rilevanti sono oggi conservati nel Museo dell’Opera del Duomo, è considerato una delle opere più significative della scultura lignea gotica senese. I lavori furono iniziati da Vanni di Tura dell’Ammannato di Siena. Ma il lavoro, arrivato alle parti superiori degli stalli, sarà affidato a Pietro della Minella. Originariamente posto a chiusura del transetto nella navata centrale, il coro sarà rimosso e inserito nella tribuna per volere del papa Paolo III Farnese. Aula Paolo VI L’Aula Paolo VI, chiamata anche Aula Nervi (dal nome del suo progettista, Pier luigi Nervi) è un vasto auditorium situato a Roma, nei pressi della Basilica di San Pietro. L’edificio si trova in un’area italiana però soggetta ad extraterritorialità a favore della Santa Sede. Nel 1964 Paolo VI incaricò Pier Luigi Nervi di realizzare una sala per le udienze popolari a margine della città del Vaticano, compresa tra la sacrestia della Basilica Vaticana e Piazza S. Pietro. I lavori furono avviati nel 1966 e l’inaugurazione avvenne il 30 luglio del 1971. L’Aula, realizzata facendo ricorso al cemento armato, è capace di ospitare fino a 12000 persone ed è coperta da una volta parabolica che concentra l’attenzione del pubblico verso il palco dove Pericle Fazzini realizzò la scultura della resurrezione. Le grandi vetrate che danno luce all’interno sono di Hajnel. A Roma la “vetrata artistica” nasce nel primo ‘900, una delle tante espressioni si trova presso il museo della Casina delle Civette di villa Torlonia. La Casina nacque come “Capanna Svizzera”ad opera di Giuseppe Jappelli nel 1840, fu soggetta a modifiche da quando nel 1908 il principe Giovanni Torlonia vi si stabilì fino alla sua morte nel 1933. Tra i vari cambiamenti strutturali sono presenti le vetrate policrome. Dopo l’abbandono e la morte del proprietario durante la seconda guerra mondiale s’insediò il comando militare anglo-americano. Villa Torlonia Il restauro ebbe inizio nel 1992 basato su fotografia d’epoca, documenti d’archivio e verbali e si è concluso nel 1997. Le vetrate installate nel 1908 e il 1930 rappresentano una collezione unica eseguita sotto la guida di Cesare Picchiarini su disegni di Duilio Cambellotti, di Umberto Bottezzi e Poschetto. Il Corpus della collezione consta di 54 vetrate originarie; 18 acquisite al completamento del nucleo principale e allestita sui pannelli espositivi, 105 disegni e cartoni preparatori. I pezzi più famosi sono “Le civette” che danno nome alla Casina, “il chiodo”, ecc. Il duomo di Reggio Calabria Il Duomo di Reggio Calabria è il più grande edificio della Calabria. Sorge nel centro storico della città sull'ampia Piazza Duomo. Le origini del Duomo di Reggio risalgono al II millennio quando i Normanni giunsero nel meridione guidati da Roberto il Guiscardo. Questi lasciarono alla popolazione di etnia greca l'antica cattedrale, secondo gli studiosi questo tempio presentava delle analogie con la cattedrale di Cefalù. Dalla documentazione ritrovata risulta che l'arcivescovo mons. Antonio de Ricci fece aggiungere all'edificio un campanile. Durante il XVI secolo venne saccheggiata due volte dai turchi, dopo l'incendio del 1574 fu ricostruita e successivamente venne restaurata. Il terremoto del 1908 provocò notevoli danni. Nel 1913 l'arcivescovo Rinaldo Rousset decise di riedificare la cattedrale affidando l'incarico al padre ing. Carmelo Angelini, che nel 1917 progettò il nuovo edificio di stile neo-romanico. La cattedrale fu riconsacrata il 2 settembre da Carmelo Rjia. La cattedrale di Reggio propone uno stile eclettico- liberty, che tende a interpretare l'arte medievale,romanica e gotica. Nella navata sinistra si aprono otto cappelle tra la quale si trova la "cappella del Santissimo Sacramento" che costituisce il più significativo monumento barocco per preziosità dai marmi policromi intarsiati a mosaico, u dichiarato monumento nazionale nel XIX secolo. Nell'edificio sono presenti le statue di San Paolo e Santo Stefano (che secondo la leggenda convertì i reggimi al cristianesimo), furono scolpite nel 1928 da Francesco Jerace e collocate sul sacrato nel 1934. Il Duomo si presenta a pianta basilicale con tre navate divise da colonne. Le tre navate sono interrotte da tre transetti che terminano con abside poligonale, per una lunghezza di 93 m e larghezza di 26 m. Anno Scolastico 2008/09 CLASSE II, D A cura : PISASALE BEATRICE MADDIO ANTONIA OLIVETO MARIA TERESA Fine