La vetrata - Istituto Comprensivo Giovanni Verga

Istituto Comprensivo “G. Verga”
Viagrande (CT)
Laboratorio di
Arte e Lettere
La vetrata: espressione di bellezza e di
luce
La vetrata
La vetrata è una composizione di lastre sagomate di
vetro traslucido, montata su un’ intelaiatura lignea o
metallica e adibita a chiusura di finestra o a parete
divisoria. La tecnica raggiunse i suoi migliori risultati
nel periodo gotico, in Francia tra il 1130 e il 1330.
In passato il vetro più usato fu quello di crogiolo e
quello placcato.
Il primo è caratterizzato da una colorazione piuttosto
uniforme: il colore rosso si ottiene aggiungendo alle
componenti base (calce e potassa, in seguito sostituita
dal carbonato di sodio) ossidi di ferro, quello verde
mischiandovi del rame, il blu con del cobalto.
Il placcaggio consiste nella sovrapposizione di lastre di
differenti tonalità.
Il vetro opaco veniva prodotto intorno al
3000 a. C. in Egitto e in Mesopotamia, dopo
circa un millennio apparvero i primi oggetti
fusi in vetro traslucido.
Nel primo secolo d.C. i vetrai romani
divennero esperti nell'arte della soffiatura,
che consentì la lavorazione di contenitori e
sottili lastre trasparenti; come dimostrano
alcuni ritrovamenti di oggetti in vetro e
alabastro risalenti all'età paleocristiana.
L'arte delle vetrate trovò un momento di
rinascita durante il XII secolo insieme
all'architettura romanica e alla costruzione
di grandi cattedrali dell'epoca. I principali
personaggi rappresentati da quest’arte sono
raffigurati nel lucernario della cattedrale di
Augusta
Il maggiore centro di produzione di
vetro colorato fu l'Ile de France, i
capolavori francesi influenzarono quelli
tedeschi, inglesi e italiani.
In Italia l'arte delle vetrate raggiunse
splendidi risultati in Umbria e in
Toscana.
Le vetrate realizzate nel XIII secolo
presentavano disegni affini quelli dei
manoscritti miniati contemporanei.
Durante il Rinascimento si aggiunsero al
repertorio delle vetrate colorate quelle
color porpora, verde scuro e giallo. Esse
presentavano uno stile elegante, gli
artisti ponevano maggiore attenzione ai
dettagli e si attuarono molte innovazioni
tecniche. Nel secolo successivo solo l‘
Inghilterra continuò questa tradizione.
In Italia quest’arte si affermò più tardi rispetto alla
Francia, Germania e Inghilterra e assunse uno stile del
tutto autonomo: ciò si deve al fatto che i primi artisti a
praticarla furono pittori e non vetrai, come avvenne
nell’Europa Settentrionale.
Sotto l’egida di Giotto, Duccio da Buoninsegna e Simone
Martini si formarono le prime scuole vetraie. Il Rosone
del Duomo di Siena fu disegnato da Duccio e si trova
ad Assisi nella Basilica di San Francesco, quelle del
duomo di Orvieto furono create da Giovanni di
Bonino.
Durante il XIII secolo in
Germania si instaurò uno
sviluppo
autoctono,
frutto
dell’unione del linguaggio goticofrancese con quello locale di
tradizione romanica introdotto da
Maestro Gherlacus. In questo
stesso
secolo
comincia
a
diffondersi in Inghilterra una
tradizione
vetraria
che
sopravvivrà anche quando nel
resto dell’Europa andrà pressoché
scomparendo,
soppiantata
dall’uso degli smalti. Solo
nell’Ottocento,
con
l’affermazione nel neogotico, la
tecnica della pittura su vetro
riprese vigore.
Le tecniche dell’antichità
Nell’Antichità i procedimenti impiegati nella produzione del vetro
erano quattro: lavorazione a nucleo friabile o a verga, colatura in
stampi aperti o chiusi, soffiatura libera e soffiatura in stampi e forme
di vario tipo. Numerosi centri presso varie civiltà produssero
vasellame di vetro nel corso dei vari secoli.
Lavorazione a nucleo friabile o a verga
Questa tecnica apparve nell’Età del bronzo, si diffuse dalla
Mesopotamia all’Egitto e comportava la modellazione di un’anima
con la forma dell’oggetto desiderato, solitamente un piccolo
contenitore per ungenti, attorno ad una verga metallica. L’anima
consisteva in una combinazione d’argilla, sabbia e un collante
organico che veniva poi ricoperto da vetro caldo mediante
immersione in un crogiolo o avvolgimenti in un filo vitreo. L’esterno
del contenitore veniva successivamente fatto ruotare su una piastra di
marmorizzazione che lo rendeva liscio. Si decorava il vetro
applicando gocce e fili vitrei e dopo che il contenitore era stato
ricotto, s i estraeva la verga . I manici, le anse e le basi venivano
applicate dopo.
La Vetrata Artistica
La Vetrata è un messaggio di arte. La prima fase della sua realizzazione,la più
importante, viene chiamata bozzetto, dalla creazione del disegno, dalla scelta
dei colori e dei vetri. La luce è un elemento fondamentale della vetrata
artistica e ne fa brillare i colori. La creatività dell’opera prende vita durante la
scelta e l’accostamento dei colori.
Vetrata legata a piombo
La vetrata legata a piombo s’ ispira alla
tecnica medievale, dove i pannelli creano
un mosaico. I vetri sono incastrati fra
loro tramite una trafila di piombo con
sezione a “R”, saldata poi nelle giunture.
Il pannello, successivamente, viene
stuccato con un’amalgamo che gli dona
elasticità, robustezza ed impermeabilità.
Quest’ultima ne consente quindi anche
un uso esterno a contatto con gli agenti
atmosferici. La vetrata legata a piombo è
comunque un vetro di sicurezza perciò,
se si rompe un pezzo, non c’è bisogno di
cambiare tutta la vetrata ma solo il pezzo
rotto.
.
Vetrata a collages
La tecnica della vetrata a collages è una tecnica moderna ed è un mosaico di vetro
senza l’uso del piombo. La sagome di vetro vengono incollate su un vetro trasparente
tramite una resina. Il risultato è l’accostamento dei colori senza la linea nera del
piombo
Pittura sul vetro
La prime pitture sul vetro vennero realizzate dai Bizantini i quali
sostituirono nei mosaici il materiale pietroso col vetro. Ma già in
Egitto i Faraoni e durante l’impero romano era in uso rivestire le
finastre con vetri come è documentato in numerosi testi
medievali.
Nel mondo islamico l’arte delle vetrate si univa a quella minuziosa
degli stucchi: fu proprio la cultura islamica a diffondere quest’arte
in Europa che iniziò ad assumere un carattere specifico,
trasformandosi da vetrata decorativa a vetrata figurativa. Ne “La
Vita di S. Ludgerio” si descrivono, nelle vetrate dell’abbazia di
Werden, il santo che ridona la vista ad una piccola bambina.
Ne“Le cronache di Richerio”, Abate di Leno e Montecassino, si
accenna a vetrate “continentibus historias”. Quando attorno a
Chartres, nel XIII secolo, si raccolse il centro culturale e religioso
d’Europa la tecnica vetraria si diffuse rapidamente nel continente
europeo. La Cattedrale di Chartres racchiude complessivamente
7.000 metri quadrati di vetrate eseguite tra il 1150 ed il 1240, essa
rappresenta l’esaltazione costante della luce, rispecchia la presenza
immanente del divino nella sensibilità dell’uomo medievale. La
mistica della luce, il neoplatonismo medievale conduce alla
realizzazione di opere mirabili.
Pittura a gran fuoco
La pittura a gran fuoco è usata sopratutto nelle vetrate a tema sacro. La tecnica
utilizzata gli smalti da terzo fuoco e le grisaglie; i colori sono in polvere e vengono
sciolti in acqua, grasso con alcool. La cottura varia dai 470° ai 550°. La pittura sul vetro
è una “tecnica a togliere”, cioè dopo la stesura del colore, esso viene tolto con dei
pennelli morbidi per procedere poi alle varie cotture.
Il vetro
La scelta del tipo di vetro è soggettiva,in base a
ciò che si vuole realizzare. Nella scelta artistica,
generalmente si usano vetri trasparenti e dalle
tinte tenui per gli sfondi e vetri intensi per i
particolari in primo piano.
I vari tipi di vetri:
-vetro cattedrale, uno tra i più economici.
-vetro water glass, caratterizzato da una superficie
ondulata.
-opalescente, che non lascia filtrare la luce. Presenta delle
trasparenze e dall’effetto di semitrasparenza e
profondità.
-vetro fluorescente, caratterizzato da sfumature non
uniformi su uno sfondo trasparente e dall’effetto di
semitrasparenza e profondità.
-vetro cattedrale antico, vetro pregiato realizzato a mano.
-vetro antico soffiato, realizzato con metodi artigianali; le
lastre hanno al loro interno delle bolle d’aria che lo
rendono affascinante.
-vetro antico,di origine francese e simile al soffiato.
Colatura a stampo
Usata dall’Età del bronzo tardo-romana, questa tecnica prevedeva vari e molteplici
metodi, impiegati per la produzione di vasellame, contenitori, perline, gioielli, intarsi,
placchette e lastre di vetro. La più semplice forma di colatura, richiedeva uno stampo
aperto per creare perline. Procedimenti più complessi richiedevano l’uso di due o più
stampi collegati fra loro, usando la tecnica a cera persa. I recipienti monocromi
venivano costruiti facendo colare il vetro allo stato fluido nello spazio cavo fra gli
stampi oppure colmando tale spazio con vetro in polvere. Successivamente un secondo
stampo veniva sovrapposto al primo e il vetro veniva temperato si toglievano gli stampi
e gli oggetti prodotti erano rifiniti al tornio e con materiali abrasivi.
Soffiatura libera
La canna da soffio e la relativa tecnologia,e probabilmente furono inventate nella
seconda metà del I secolo a.C. in qualche centro della regione Siro-palestinese,
che ha antiche tradizioni per quel che riguarda l’arte vetraria .Tale tecnica,
utilizzata ancora oggi conobbe una notevole diffusione sotto gli imperatori
della dinastia Giulio-Claudia.
Soffiatura in stampi
Tali stampi costruiti in legno, ceramica e metallo erano particolarmente popolari
durante il I e il II secolo d.C.; furono utilizzati per la fabbricazione di coppe e calici
recanti scene di anfiteatri e circi unite a iscrizioni in Greco e Latino e nella creazione di
recipienti aventi la forma di teste umane.
La soffiatura a stampo alla fabbricazione di bottiglie romane prismatiche o quadre ,che
costituiscono il prototipo di tutti i successivi contenitori di vetro prodotto con
procedimenti simili. Gli oggetti erano molto comuni nel periodo tardo-romano e
bizantino.
La colorazione del vetro antico
La maggior parte dei vetri può essere classificata in tre
principali categorie: vetro a colorazione naturale, incolore o
colorato intenzionalmente. La colorazione naturale verde
bluastra, verde chiara e giallo, verdastra degli antichi manufatti
era dovuta agli ossidi di ferro e ad altre impurità presenti nella
miscela. Tipico esempio di tale tipo di colorazione sono le
urne cinerarie romane. Le sfumature dal bruno dorato
all’olivastro scuro o giallo verdastro, delle coppe ellenistiche
sono il risultato delle condizioni di ossidazione o di riduzione
del vetro precedenti o contemporanee alla lavorazione.
L’aggiunta di manganese e di antimonio, che neutralizzavano
l’effetto dovuto alle impurità del ferro, portò alla fabbricazione
di vetro trasparente, molto apprezzato dalle civiltà antiche. La
colorazione internazionale del vetro fu scoperta, per tentativi,
grazie all’aggiunta di ossidi metallici. Con il rame si otteneva il
vetro azzurro, verde o rosso opaco, con il manganese si
otteneva il vetro purpureo. L’industria romana del IV secolo fu
molto apprezzata, come dimostra la famosa “coppa di
Licurgo” realizzata con tale tecnica infatti il vetro fu definito
“tecnica fatta dall’uomo”.
L’arte della vetrata nel Medioevo
Il primo lavoro di carattere tecnico redatto in occidente all’inizio del XII secolo è la
Schedula diversarum artium del monaco benedettino Teofilo, che visse in un monastero
tra il 1100 e il 1140. L’opera si divide in tre libri: il primo è dedicato alla pittura e alla
miniatura, il secondo al vetro alla produzione dei vasi e vetrate, il terzo all’oreficeria. Nei
successivi capitoli il monaco spiega le tecniche per la soffiatura del vetro con il
manicotto, descrive la fabbricazione del vetro giallo e color porpora, metodi di
fabbricazione degli oggetti cavi, l’esecuzione di una vetrata e il metodo per togliere il
vetro.
Vetrate Gotiche
Lo stile architettonico gotico è arrivato in Inghilterra dalla
Francia settentrionale nel XII secolo. In Inghilterra ha sviluppato
delle caratteristiche peculiari.
Il gotico classico o primitivo si è sviluppato tra il 1150 ed il 1280 ed
è uno stile molto semplice. Il gotico ornato ha il suo massimo
sviluppo tra il 1280 e il 1380. Il gotico perpendicolare è l’ultima
fase del gotico inglese e va dal 1380 alla metà del 1500, quando vi
fu la Riforma protestante.
Primi vetri
Il primo vetro istoriato in Inghilterra risale alla seconda
metà del XII secolo. Il vetro era fatto di sabbia insieme ad
altro materiale, fra cui la cenere di legno. Il colore, in tutti
i suoi particolari, veniva dato con un pennello sulla
superficie del vetro usando pigmenti fatti di ossidi di
metallo mescolati con vetro in polvere e gomma arabica.
Una volta dipinto, ogni pezzo di vetro veniva cotto a forno
ad una temperatura di circa 700°.
Vetrate Veneziane
La vetrata figurata e dipinta è un genere artistico che ha
avuto sviluppo nell’Europa del Nord. In Italia questa forma
d’arte dalla componente mistica ebbe importanti sviluppi
presso le chiese degli ordini monastici
In questo contesto le vetrate gotiche italiane, pur
denunciando apertamente la loro matrice d’oltralpe,
parteciparono appieno alla spiritualità degli ordini francescani
e domenicani.
A Venezia si affermò, fra le lagune, una vetrata composta da
una o più serie di vetri a rullo di forma circolare e di varie
sfumature cromatiche, fra loro saldamente piombate. Questa
tecnica è stata usata nell’antichità per costruire piccole e
grandi vetrate di destinazione ecclesiastica e i veneziani
abbelliranno gli edifici pubblici e privati delle loro città.
Antichi documenti relativi all’arte vetraria muranese
attestano già all’età del Duecento la produzione veneziana di
grandi quantità di vetro colorato per vetrate.
Smalti e oro nella decorazione veneziana
Il gran successo riscosso dai manufatti veneziani, in Europa, fu seguito da un ampia
distribuzione di questi prodotti presso le corti dei sovrani, dei papi e della gente
facoltosa. I vetri erano decorati con smalti e oro. La molteplicità dei soggetti e la gran
quantità di colori caratterizzano questa produzione che molto si ispirava ai modelli
Siriani, a causa dei frequenti legami commerciali con Damasco ed Aleppo, nel loro
momento di massimo splendore.
L’art Nouvau
Verso il 1980 si diffuse uno stile decorativo
che si ispirava agli ideali artistici predicati
da William Morris, all’influsso
orientaleggiante del movimento moderno,
al misticismo dei preraffaelliti e dei pittori
simbolisti, presentava due principali
correnti. La prima si sviluppo in Francia e
in Belgio e mirava alla natura mentre la
seconda a un’equilibrata eleganza
geometrica. A Parigi ,nel 1900 e a St.Louis
e a Torino nel 1902 operarono i più grandi
maestri dell’Art Nouvau. In questo periodo
si collocò Emile Galli mentre in Australia e
in America era di moda il vetro iridescente
e in Germania il vetro era famoso perché
era a smalto. Famose innovazioni vi
furono in America con le tecniche del vetro
colorato e in Francia con la tecnica della
pate-de-verre.
Cattedrali del Mistero
Il termine “Gotico” deriva del nome del popolo
dei Goti. Per estensione il termine arte Gotica
starebbe ad indicare un arte “barbara”, selvaggia
distruttrice della tradizione classica, “ una parola
spregiativa con il quale il Rinascimento intende
contrapporre se stesso al Medioevo”. Una
spiegazione molto diversa ma altrettanto valida ci
è offerta da Fulcanelli, uno sconosciuto scrittore
degli inizi del nostro secolo, nel suo affascinante
volume “Il Mistero delle Cattedrali”. In esso
Fulcanelli stabilisce un parallelo tra gotico e
goetico. “L’art gotique”, egli dice, “altro non è
che una deformazione della parola argotique, la
cui omofonia è perfetta, la Cattedrale è un
capolavoro d’art goth o d’argot”. Prendendo per
buona questa definizione Fulcanelli ritiene che le
Cattedrali gotiche siano dei veri e propri libri di
pietra, attraverso i quali potessero essere
tramandate conoscenze ritenute straordinarie.
In effetti la magnificenza, l’imponenza e tutta
una serie di misteri non risolti legati alla loro
nascita, hanno fatto diffondere attorno alle
Cattedrali Gotiche numerosissime leggende in
cui si fondono figure ed oggetti leggendarie
della storia del Cristianesimo; misteriosa è la
loro nascita del tutto improvvisa in Europa
proprio nel periodo in cui i Templari erano
ritornati in Francia dalla Terra Santa.
Altro mistero è legato alla sorprendente
maestria e tecnica architettonica dimostrata
dai costruttori delle Cattedrali che nulla hanno
a che vedere con le precedenti chiese
romaniche. Riguardo a questo una leggenda
dichiara che l’architettura delle Cattedrali si
poggia su regole armoniche e statiche
talmente complesse e sofisticate che sarebbe
necessario togliere una sola pietra da esse
perché l’intera costruzione crolli su se stessa.
Alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi che
furono i Templari a far costruire le Cattedrali,
dopo aver ritrovato nei sotterranei del loro
quartiere
generale,
delle
carte
che
contenevano i progetti e i principi armonici
che sostenevano alla costruzione del Tempio
di Salomone.
La sagrada familia
La Sagrada Familia viene chiamata in lingua
catalana: ”temple expiatari de la sagrada ( tempio
espiatorio della sacra famiglia ), si trova a
Barcellona, in Catalogna (Spagna). E’ un’enorme
basilica cattolica, tuttora in costruzione
considerata il capolavoro di Antonio Gaudì,
famosissimo architetto, esponente del
modernismo catalano.
Nel 1866 nacque l’Associazione. Espirituat de
Devots de Sant Josep con l’intento di costruire un
tempio dedicato alla Sacra Famiglia.
Con le donazioni l’associazione comprò il terreno
e nel 1881 cominciò la costruzione della chiesa.
Dopo vari discordie tra l’associazione e l’architetto Francesco del Villar,
ottenne l’incarico Gaudì che ideò il progetto nel 1883 lavorando all’ideazione
della chiesa per 40 anni, dedicandovi completamente gli ultimi anni della sua
vita. Ad oggi l’ edificio non è stato completato, nel tempo lo stile di
costruzione è diventato più fantastico, basta osservare le quattro torri
affusolate che ricordano i castelli di sabbia fatti dai bambini che richiamano
l’architettura neo-gotica. Le torri sono coronate da ceramiche di colori vivaci
probabilmente influenzate del cubismo.
Gaudì morì nel 1926. Le torri dovevano essere due volte più grandi rispetto a quelle che
vediamo oggi, nella sua ideazione originaria, con la guerra civile spagnola sono stati persi
tutti i modelli da lui costruiti.
I progetti sono ricchi di simboli cristiani mistici poiché Gaudì voleva una chiesa che
rappresentasse ”l’ultimo grande santuario delle cristianità”..
I temi di tutte le decorazioni rappresentano la liturgia. Le torri sono decorate con le
parole “Hosanna”,“Excelsis” e “Sanctus”. La facciata della Passione riporta le parole
della Bibbia in varie lingue.
Canterbury
Canterbury si trova nella contea
del Kent, circa 100 Km a sud di
Londra. Canterbury Cathedral è
legata a un famoso episodio della
storia inglese: l’assassinio di
Thomas Becket, arcivescovo della
cattedrale, da parte degli uomini
del re Enrico II, avvenuto nel
1170. La chiesa attuale sorge sulle
rovine della chiesa di S. Agostino,
il primo abate di Canterbury.
Distrutta nel 1174, f u ricostruita
dall’architetto Guglielmo di Sens,
che si ispirò al gotico francese,
usando solo pietra di Caen. La
navata centrale è lunga 155 m. e
la cripta sotto il transetto è la
parte più antica in stile
normanno. I.
Tra le numerose cappelle spicca la Trinity Chapel,
le cui bellissime vetrate sono tra le poche
sopravvissute dopo la distruzione del reliquario di
Thomas Becket, che sorgeva nella cappella, voluta
da Enrico VIII. Alcuni dei vetri si trovano ancora
nella posizione originale, comprese le parti di due
finestre nella navata settentrionale del coro che
contengono scene tratte da un popolare testo
medievale”Biblia Pauperum”, che dimostrava
come gli eventi del Vecchio Testamento
anticipassero quelli del Nuovo. C’è anche una
finestra che raffigura parte dell’ Albero di Jesse,
che si pensa sia stato un dono di re Riccardo
York
York è una storica città con una grande cattedrale. È
un edificio maestoso, dove è evidente l’unione dei
tre stili di gotico inglese. La navata centrale è
immensa, lunga 183 metri. È’ decorata con splendide
vetrate antiche, chiamate Five Sister Windows, di
forma ogivale, alte oltre 15 metri.
La Camper House è uno dei massimi
esempi di gotico ornato. Nel Minster
di York ci sono ancora oltre 50
pannelli di vetro romanico, anche se
non sono le finestre originali. Vi sono
rappresentate otto o più serie
iconografiche, i cui temi
comprendono il Giudizio Universale e
la vita dei Santi.
Lo stile dei dipinti riflette l’influenza
della tradizione nordica francese ma
anche quella artistica locale. La
rappresentazione della figura umana,
simile a quella che si vede nelle
sculture dell’abbazia di St. Mary.
Notre Dame de Paris
La cattedrale di Notre Dame sorge nel cuore di Parigi,
occupando la più grande delle isole della Senna, dove in
epoca primitiva si svilupparono i primi insediamenti. Nel
Medioevo, rappresentò il centro religioso e civile della
città, in quanto vi sorsero altri importanti edifici, quali
Scint-Chapelle, Palais de Justice e la Concergerie. La
cattedrale presenta vari ingressi, di cui alcuni non
utilizzati e altre facciate, sormontate da stupendi rosoni.
Le vetrate della chiesa sono state realizzate dal maestrovetraio Margherita Hurè su disegni di Maurizio Denise
per le parti figurative. La leggerezza delle sue colonne e la
luminosità delle grandi vetrate nelle sottili variazioni
cromatiche segnano una nuova estetica. L’edificio è stato
tutelato nell’ambito di una serie di protezioni previste dai
fratelli Perret. Tra il 1988 ed il 1996, la chiesa e i decori
delle vetrate sono stati interamente restaurati, dopo lunghi
ed accurati studi condotti sull’analisi del degrado e
l’individuazione dei rimedi.
I l restauro delle vetrate è stato
realizzato dall’Atelier Durond.
I Rosoni del nord e del sud, di circa
13 metri di diametro, si aprono sulle
facciate del transetto; furono
costruiti nel periodo tardo-gotico,
come mostra il loro raffinato
disegno. Il rosone sulla parete
meridionale raffigura il “Trionfo di
Cristo”attraverso scene del Nuovo
Testamento; esso è anche il rosone
che è caratterizzato dal colore blu,
al contrario di quello a sud in cui
predomina il viola.
.
L’abside è stato edificato durante la prima fase della costruzione,tra il 1163 e il 1180;
è costituito da un semicerchio ed è situato nella parte orientale della cattedrale.
All’esterno è circondato da grandi archi che continuano lungo la navata questi furono
rafforzati nel corso della costruzione per prevenire il manifestarsi di problemi storici
dovuti alle spinte laterali delle sottili pareti verticali e delle volte.
Il rosone ovest dell’edificio sacro conserva in parte la vetrate del 1225 raffiguranti i
mesi, i segni zodiacali , le virtù e i vizi con al centro la Vergine. All’interno possiamo
ammirare le cinque navate divise da colonne che hanno un diametro di cinque
metri.
Basilica di Santa Croce
La basilica di Santa Croce è una delle più grandi
chiese officiate dai francescani. Una delle massime
realizzazioni del gotico in Italia è nota come “il
tempio dell’Itale glorie” per le numerose sepolture
di sommi artisti, letterati e scienziati. La
definizione risale al carme “Dei Sepolcri” di Ugo
Foscolo in un passo dove definisce Firenze: “ma
più beata che in un tempio accolte serbi l’itale
glorie”.
Santa Croce rappresenta uno dei simboli
prestigiosi di Firenze, il luogo d’incontro di artisti,
teologi, religiosi, letterati, umanisti e politici che
determinarono l’identità della Firenze tardo
medievale e rinascimentale. Al suo interno
trovarono ospitalità personaggi celebri della storia
della chiesa come San Bonaventura, Sant’Antonio
da Padova, San Bernardino da Siena, San
Ludovico D’Angiò. Fu anche un luogo dove si
riunirono pontefici come Sisto IV, Leone X,
Clemente XIV.
La basilica è probabilmente opera di Arnolfo di
Cambio, che vi avrebbe lavorato a partire dal
1294-1295. Fu edificata a spese della popolazione
della Repubblica fiorentina e sorse su una
precedente chiesetta che i francescani avevano
costruito in seguito al loro arrivo nella città nel
1252, in un luogo poco fuori dalle mura, a pochi
anni dalla morte di San Francesco. I resti
dell’antico edificio sono stati localizzati nel 1966,
a seguito del cedimento del pavimento della
basilica dopo l’alluvione. La chiesa venne
terminata circa 90 anni dopo nel 1444, la basilica
ha continuato ad essere arricchita e modificata
nei sette secoli dalla sua fondazione, acquisendo
nuovi connotati simbolici. Da chiesa francescana
a “municipio”, da laboratorio e bottega artistica a
centro teologico, da “pantheon”delle glorie
italiane a luogo di riferimento della storia politica
dell’Italia pre e post-unitaria. Nel 1966 l’alluvione
di Firenze inflisse gravissimi danni al complesso
della basilica e del convento
Cattedrale di Santa Maria
Assunta
La cattedrale di Santa Maria Assunta è costruita
in stile romanico-gotico; sul luogo dove sorge
attualmente l’edificio si trovava un
“castrum”romano. Nel Medioevo il toponimo
era “Piano Sancte Mariae” e gli scavi effettuati
in questo luogo attestano l’ipotesi di uno
sviluppo dell’area in periodo longobardo e
franco. Questo edificio sarebbe stato fino al 913
la residenza del Vescovo ed avrebbe contenuto
una chiesa. Nel secolo XII questa chiesa fu
inglobata nella costruzione romanica per
diventare la cattedrale incompiuta del “duomo
nuovo”. È tradizione che il duomo sia stato
consacrato il 18 novembre 1179, ma ci sono
notizie storiche che smentiscono questa
datazione. Solo nel XIII secolo il duomo sarebbe
stato trasformato in basilica con la facciata
rivolta ad ovest verso l’ospedale di Santa Maria
della Scala. I lavori vennero terminati solo alla
fine del secolo successivo.
La cupola fu completata nel 1263 e l’attuale sistemazione di essa è del 1667.
Nel 1313 viene terminato il campanile, alto circa 77 metri. Nel 1316 l’edificio venne
ampliato sotto la direzione di Camaino di Crescentio, padre dello scultore Tino di
Camaino. Con Siena al massimo del suo splendore il duomo sembrò troppo piccolo per
la città. Il progetto fu affidato a Lando di Pietro, dopo la delibera del 23 agosto 1339 i
lavori passarono sotto la supervisone dello scultore ed architetto Giovanni di Agostino.
Nel 1376 la costruzione della parte superiore venne affidata a Giovanni di Cecco.
Duomo di Arezzo
Nel 1203 papa Innocenzo III ordinò di
trasferire entro le mura della città la
Cattedrale spostandola dal colle del Pionta
presso la tomba di San Donato. A partire
dal 1278 la costruzione del duomo odierno
ha avuto fasi diverse. La facciata è stata
costruita tra il 1900 a e il 1914, su disegno
di Dante Viviani. Capolavoro dell’arte
vetraia è il ciclo delle sette vetrate eseguito
da Guillaume de Marcillat. Singolare è la
storia del campanile, quello attuale è il terzo
campanile costruito per questa cattedrale. In
principio il campanile era concepito vicino
alla cattedrale ma il suono delle campane
danneggiava le vetrate; fu iniziata cosi la
costruzione del campanile poco più lontano
e solo successivamente fu riunito alla
cattedrale grazie alla realizzazione degli
appartamenti dei custodi del Duomo.
La cattedrale è stata costruita da operai
specializzati (compagnons) riuniti in
confraternite che erano tre: i bambini di Padre
Soubise, i bambini del maestro Jacques e i
bambini di Salomone; questi ultimi hanno
lasciato incisi sulle pietre dei segni che sono le
loro firme.
La chiesa è lunga 130 m , ci sono 176 vetrate e,
nel posto riservato al coro, 200 statue. La
facciata occidentale costituisce l'entrata
principale.
Il duomo di Chartres
Incorniciata da due torri, presenta un gruppo scultorio importante costituito
da 24 grandi statue e più di 300 figure. La parete dietro le statue presenta
influenze dello stile,romano precedente.
Il portale nord è chiamato anche "Portale dell'Alleanza". Le statue sono state
costruite tra il 1205 e il 1210 e rappresentano scene dell’Antico Testamento e
delle vita della Vergine Maria. Le decorazione degli archi sul portone centrale
rappresentano episodi della Genesi. Il portale sud chiamato "portale della
chiesa" mette in scena il giudizio universale
La cattedrale di Chartres
possiede le vetrate più importanti
risalenti al XIII secolo che
presentano un colore blu
inimitabile. Le rosette e le 176
vetrate coprono una superficie di
2600 metri quadrati. Il
"Labirinto" di Chartres del XII
secolo è una figura geometrica
circolare inserita sul pavimento
della navata centrale. Rappresenta
un percorso continuo lungo
171,5 m.
Il labirinto rappresenta un
cammino simbolico che porta
l'uomo dalla terra a Dio e il centro
della figura rappresenta la città di
Dio. La cattedrale attuale risulta
dalla sovrapposizione si sette edifici
di epoche differenti,collocati su
un'antico luogo di culto druidico
dei Carnati.
La cripta esterna chiamata “Cripte
Saint Fulbert” con i suoi 230 m di
lunghezza è la più grande cripta di
Francia. Dall’Estremità della
galleria Nord si arriva a quella di
Notre-Dame, Suos-Teme:il più
antico Santuario del mondo dove si
può contemplare la statua di
un’antica Madonna.
Il duomo di Orvieto
Il progetto iniziale, rimasto sconosciuto,
prevedeva una pianta basilicale a tre navate con
sei cappelle laterali semicircolari del lato. Nella
prima fase i lavori erano diretti da Fra’ Bevignate
e la responsabilità artistica affidata a Ramo di
Paganello. Edificate le navate ed il transetto, si
verificò un momento critico per il cantiere, risolto
con la chiamata ad Orvieto di Lorenzo Maitani; il
quale costruì le inutili ed antiestetiche strutture di
sostegno:contrafforti, speroni, archi rampanti e
ne modificò la parte superiore progettando la
soluzione tricuspidale. L’impianto originale della
cattedrale fu ulteriormente modificato dalla
sostituzione dell’abside con l’attuale tribuna
quadrata. Tra il 1335 al 1338furono erette la
cappella del Corporale, la nuova Sacrestia e la
Cappella Nuova di San Brizio.
Dopo il 1330, molti
capomastri assunsero la
direzione dei lavori, quali
Niccolò Nuti, Meo Nuti,
Andrea Pisano, Nino Pisano,
forse Matteo di Ugolino da
Bologna, Andrea di Cecco da
Siena, Andrea di Cione detto
l’Orcagna cui si deve il rosone
oltre ad Antonio Federighi che
introdusse le forme
rinascimentali. Nel 1442 fu
realizzata la gradinata esterna .
Rompendo la conformità al
progetto trecentesco, si
determinò una profonda
trasformazione del Duomo in
chiesa controriformata,
secondo i dettami del Concilio
di Trento ed il gusto
manieristico.
Sempre nel ‘500 venne rifatto il pavimento e fu completata la facciata che fu privata
dei mosaici più antichi, sostituiti da copie. Alla fine del ‘700 con i restauri della
facciata sono state tolte delle decorazioni barocche. Anche nel XX secolo non sono
mancati rifacimenti e restauri; sono da ricordare quelli del pavimento, dei cicli
pittorici delle Cappelle e della tribuna, dei bassorilievi, dei mosaici e la sistemazione
delle nuove porte dallo scultore Emilio Greco.
La facciata del Duomo, vero volto del
monumento, rappresenta il lucente e
scenografico fondale della città.
Eseguita sulla base di un disegno
tricuspidale, ancora oggi conservato al
museo dell’opera, la facciata è
articolata da uno schema piuttosto
semplice in cui il verticalismo dei
quattro pilastri a fascio è equilibrato
dalle linee orizzontali costituite dal
basamento che divide in due parti la
facciata. Il risultato è quello di una
parete tripartita in cui è ripetuto per tre
volte un unico motivo geometrico:
quello del portale inquadrato dai
pilastri e sormontato in basso dalla
ghimberga e dalla loggia, dalla cuspide,
al centro abbiamo il rosone dalla sua
cornice quadrata.
Il Duomo è fortemente caratterizzata dalle
concezioni artistiche medioevali, secondo
la storiografia più recente l’esecuzione
sarebbe da collocare tra la fine del XIII
secolo e il primo decennio del XIV secolo.
La facciata sarebbe stata iniziata da uno
sconosciuto maestro e proseguita da
Lorenzo Maitani che, introducendo una
delle correnti stilistiche del goticismo,
ruppe l’unità decorativa tra questa ed i
fianchi dell’edificio e modificò il precedente
progetto monocuspidale. Dopo la morte
dell’architetto senese i lavori proseguirono
con un ritmo più lento; eseguito il rosone si
procedette alla costruzione delle nicchie
laterali intorno ad esso e delle cuspidi
minori. La parte superiore della fronte
risente,s oprattutto per i particolari del
coronamento, del gusto quattrocentesco e
dei modi manieristici del ‘500; varie furono
le modifiche apportate al disegno durante
l’esecuzione, come l’aggiunta dell’ordine di
edicole con statue sopra al rosone.
All’inizio del XV secolo. restavano da innalzare la cuspide centrale e le guglie: quella
alta a sinistra realizzata da Ippolito Scalza, quella alta a destra completata da Antonio
da Sangallo. Terminerà la facciata Ippolito Scalza con la costruzione delle ultime guglie.
A partire dalla fine del ‘700 la fronte della cattedrale subì importanti interventi di
restauro.
L’organicità del primitivo disegno architettonico è
racchiusa nel prolungamento dei fianchi,
caratterizzati dalla serie di cappelline, una dopo
l’altra, che si presentano lungo i fianchi
dell’edificio; “questo rileva che il tema
architettonico dominante era quello da realizzare
l’effettiva e piena unità nell’intera figurazione sui
fianchi del Duomo,senza più alcun limite di
separazione tra fianco vero e proprio e il lato corto
del transetto:compito di una difficoltà grandissima,
ma la risoluzione creata ha conquistato l’unità
formale, identificando sullo stesso piano verticale
le pareti della navate basse e del transetto e
architettando questa superficie, dal contorno di
gigantesca “L” rovesciata, come fronte di corpo
unico”.
Presentandosi come una grande “cavità avvolgente,
modellata e ombrosa” articolata su più piani
prospettici, l’interno del Duomo sviluppa pienamente il
motivo dell’unità spaziale, architettonica e visiva tipica
delle grandi chiese dell’Italia centrale e settentrionale.
Scandito in tre navate suddivise da dieci colonne
cilindriche e da due pilastri ottagonali, lo spazio interno
è unificato da sei grandi campane e si dilata
lateralmente nelle navate esterne.
Nelle pareti perimetrali il motivo delle cappelle
semicilindriche e delle bifore crea un effetto di
approfondimento spaziale. Il tetto a capriate dipinte
rappresenta la copertura ideale del corpo anteriore
della chiesa. Originale è la soluzione del transetto
continuo con tre volte a crociera della stessa altezza.
L’enorme struttura lignea costruita su tre ordini è il risultato di un lungo lavoro di
restauro avviato da artigiani locali, che assembla parti originali a parti di rifacimento. Il
coro originale, i cui resti più rilevanti sono oggi conservati nel Museo dell’Opera del
Duomo, è considerato una delle opere più significative della scultura lignea gotica
senese. I lavori furono iniziati da Vanni di Tura dell’Ammannato di Siena.
Ma il lavoro, arrivato alle parti superiori degli stalli, sarà affidato a Pietro della Minella.
Originariamente posto a chiusura del transetto nella navata centrale, il coro sarà
rimosso e inserito nella tribuna per volere del papa Paolo III Farnese.
Aula Paolo VI
L’Aula Paolo VI, chiamata anche Aula Nervi (dal
nome del suo progettista, Pier luigi Nervi) è un
vasto auditorium situato a Roma, nei pressi della
Basilica di San Pietro. L’edificio si trova in un’area
italiana però soggetta ad extraterritorialità a favore
della Santa Sede. Nel 1964 Paolo VI incaricò Pier
Luigi Nervi di realizzare una sala per le udienze
popolari a margine della città del Vaticano,
compresa tra la sacrestia della Basilica Vaticana e
Piazza S. Pietro. I lavori furono avviati nel 1966 e
l’inaugurazione avvenne il 30 luglio del 1971.
L’Aula, realizzata facendo ricorso al cemento
armato, è capace di ospitare fino a 12000 persone
ed è coperta da una volta parabolica che concentra
l’attenzione del pubblico verso il palco dove Pericle
Fazzini realizzò la scultura della resurrezione. Le
grandi vetrate che danno luce all’interno sono di
Hajnel.
A Roma la “vetrata artistica” nasce
nel primo ‘900, una delle tante
espressioni si trova presso il museo
della Casina delle Civette di villa
Torlonia.
La Casina nacque come “Capanna
Svizzera”ad opera di Giuseppe
Jappelli nel 1840, fu soggetta a
modifiche da quando nel 1908 il
principe Giovanni Torlonia vi si
stabilì fino alla sua morte nel 1933.
Tra i vari cambiamenti strutturali
sono presenti le vetrate policrome.
Dopo l’abbandono e la morte del
proprietario durante la seconda
guerra mondiale s’insediò il
comando militare anglo-americano.
Villa Torlonia
Il restauro ebbe inizio nel 1992 basato su fotografia d’epoca, documenti d’archivio e
verbali e si è concluso nel 1997. Le vetrate installate nel 1908 e il 1930 rappresentano
una collezione unica eseguita sotto la guida di Cesare Picchiarini su disegni di Duilio
Cambellotti, di Umberto Bottezzi e Poschetto. Il Corpus della collezione consta di 54
vetrate originarie; 18 acquisite al completamento del nucleo principale e allestita sui
pannelli espositivi, 105 disegni e cartoni preparatori.
I pezzi più famosi sono “Le civette” che danno nome alla Casina, “il chiodo”, ecc.
Il duomo di Reggio Calabria
Il Duomo di Reggio Calabria è il più grande edificio della Calabria. Sorge nel centro storico della città
sull'ampia Piazza Duomo.
Le origini del Duomo di Reggio risalgono al II millennio quando i Normanni giunsero nel meridione
guidati da Roberto il Guiscardo. Questi lasciarono alla popolazione di etnia greca l'antica cattedrale,
secondo gli studiosi questo tempio presentava delle analogie con la cattedrale di Cefalù. Dalla
documentazione ritrovata risulta che l'arcivescovo mons. Antonio de Ricci fece aggiungere all'edificio
un campanile. Durante il XVI secolo venne saccheggiata due volte dai turchi, dopo l'incendio del 1574
fu ricostruita e successivamente venne restaurata.
Il terremoto del 1908 provocò notevoli danni.
Nel 1913 l'arcivescovo Rinaldo Rousset
decise di riedificare la cattedrale affidando
l'incarico al padre ing. Carmelo Angelini, che
nel 1917 progettò il nuovo edificio di stile
neo-romanico. La cattedrale fu riconsacrata il
2 settembre da Carmelo Rjia.
La cattedrale di Reggio propone uno stile
eclettico- liberty, che tende a interpretare
l'arte medievale,romanica e gotica.
Nella navata sinistra si aprono otto cappelle tra la quale si trova la "cappella del
Santissimo Sacramento" che costituisce il più significativo monumento barocco per
preziosità dai marmi policromi intarsiati a mosaico, u dichiarato monumento
nazionale nel XIX secolo. Nell'edificio sono presenti le statue di San Paolo e Santo
Stefano (che secondo la leggenda convertì i reggimi al cristianesimo), furono scolpite
nel 1928 da Francesco Jerace e collocate sul sacrato nel 1934.
Il Duomo si presenta a pianta basilicale con tre navate divise da colonne. Le tre navate
sono interrotte da tre transetti che terminano con abside poligonale, per una lunghezza
di 93 m e larghezza di 26 m.
Anno Scolastico 2008/09
CLASSE II, D
A cura :
PISASALE BEATRICE
MADDIO ANTONIA
OLIVETO MARIA TERESA
Fine