L’INFIAMMAZIONE ACUTA E’ LA RISPOSTA AL DANNO DEI TESSUTI VASCOLARIZZATI. IL SUO SCOPO E’ QUELLO DI RECAPITARE MATERIALI DIFENSIVI (CELLULE EMATICHE E LIQUIDI) NELLA SEDE DEL DANNO. NON E’ UNO STATO, MA UN PROCESSO. 1) Rottura vasi e emorragia 2) Perdita cellule 3) Ingresso microrganismi patogeni ACUTA ore o giorni (ANGIOFLOGOSI) CRONICA settimane o mesi (ISTOFLOGOSI) Segni cardinali dell’infiammazione acuta: - rossore (rubor) - rigonfiamento (tumor) - calore (calor) - dolore (dolor) - perdita della funzione (functio lesa) Fasi principali dell’infiammazione acuta - Dilatazione dei vasi sanguigni nella zona lesa iperemia -Aumento della permeabilità della parete dei vasi alle proteine essudato infiammatorio - Migrazione dei leucociti dai vasi nell’essudato LE PRINCIPALI MODIFICAZIONI OSSERVATE NELL’INFIAMMAZIONE ACUTA SONO A CARICO DEL MICROCIRCOLO A) Condizioni normali P.I. Estremo arterioso ~ 32 mmHg P.O. P.I. ~ 25 mmHg B) Infiammazione acuta ~ 12 mmHg Estremo venoso P.O. ~ 25 mmHg Estremo arterioso P.I. P.O. ~ 60 mHg ~25 mmHg P.I. ~ 25 mmHg Estremo venoso ESSUDATO liquido edematoso ricco di proteine L’essudato è tipico dell’infiammazione acuta e non va confuso con il trasudato che è invece un liquido edematoso che si forma in seguito ad un aumento della pressione venosa (e quindi capillare), in assenza di aumentata permeabilità vasale (es. edema posturale). In base alla composizione dell’essudato si possono distinguere diversi tipi di infiammazione acuta: - inf. sierosa - inf. fibrinosa - inf. suppurativa o purulenta (PUS) - inf. emorragica Funzioni dell’essudato: - diluizione barriera meccanica - formazione di fibrina - pH acido (5.3) facilitazione fagocitosi - anticorpi - drenaggio essudato da parte dei linfatici linfonodi risposta immunitaria ASCESSO = raccolta di pus (essudato purulento) in una cavità neoformata (cioè non preesistente, che si è venuta a formare nel contesto del tessuto in seguito al processo infiammatorio) ASCESSO POLMONARE ASCESSO EPATICO ESSUDATO PURULENTO (PUS) LE CELLULE CHE PARTECIPANO AL PROCESSO INFIAMMATORIO I LEUCOCITI (GLOBULI BIANCHI) NEUTROFILO EOSINOFILO BASOFILO LINFOCITA MONOCITA NEI VASI SANGUIGNI DEL MICROCIRCOLO IL FLUSSO ASSIALE DEI GLOBULI ROSSI (PIU’ NUMEROSI) SPINGE I GLOBULI BIANCHI (PIU’ GRANDI) AD URTARE CON LA PARETE DEI VASI. IN CONDIZIONI NORMALI I GLOBULI BIANCHI RIMBALZANO E NON ADERISCONO ALLA PARETE ENDOTELIALE. CHEMIOTASSI movimento di cellule lungo un gradiente di concentrazione di sostanze che le attirano I NEUTROFILI CHE PER CHEMIOTASSI ARRIVANO NEL FOCOLAIO INFIAMMATORIO HANNO IL RUOLO DI FAGOCITARE I BATTERI, I DETRITI CELLULARI O LE PARTICELLE DI MATERIALE ESTRANEO EVENTUALMENTE PRESENTI. I NEUTROFILI DISPONGONO DI DUE DIVERSI MECCANISMI PER DISTRUGGERE I BATTERI UNA VOLTA CHE LI HANNO FAGOCITATI Anione superossido perossinitrito ipoclorito 1) ENZIMI LISOSOMIALI 2) MECCANISMO OSSIGENO-DIPENDENTE ISTAMINA E’ IL PRINCIPALE MEDIATORE FASI DELLE PRECOCI DELL’INFIAMMAZIONE Vasodilatazione, aumento della permiabilità vascolare, attivazione endoteliale SEROTONINA simile all’istamina ma presente solo nei roditori PROSTAGLANDINE Prostaglandine: vasodilatazione, dolore, febbre Leucotrieni: aumento della permiabilità vascolare, chemiotassi, adesione e attivazione dei leucociti UN NUOVO VASODILATATORE: L’OSSIDO DI AZOTO Inibitore della componente cellulare della risposta infiammatoria COMPLEMENTO IL COMPLESSO DI ATTACCO ALLA MEMBRANA INFIAMMAZIONE E COAGULAZIONE permiabilità vascolare contrazione della muscolatura liscia, dolore permiabilità vascolare Le “Proteine della Fase Acuta”: un importante indice di infiammazione MATERIALE ESTRANEO (es. germi, antigeni) CITOCHINE LE PRINCIPALI PROTEINE DI FASE ACUTA Proteine della Fase Acuta: tempistica di comparsa delle diverse componenti La presenza nel sangue di queste proteine accelera la V.E.S. (Velocità di Eritro-Sedimentazione) La VES si misura ripetutamente durante ad es. un ricovero in ospedale, allo scopo di monitorare l’andamento dei processi infiammatori in corso Esiti dell’infiammazione acuta INFIAMMAZIONE CRONICA Cause: 1) Irritazione prolungata chimica o fisica prodotta da particelle di materiale inerte reazione da corpo estraneo. 2) Infezione da microrganismi (parassiti endocellulari; bassa tossicità): TBC, lebbra, sifilide, brucellosi. 3) Reazioni autoimmunitarie (artrite reumatoide; tiroidite cronica; epatite cronica). 4) Casi ad eziologia sconosciuta (es. sarcoidosi). Caratteristica comune PERSISTENZA DELLO STIMOLO LESIVO CARATTERISTICHE GENERALI DELL’INFIAMMAZIONE CRONICA 1) PERSISTENZA DELLO STIMOLO IRRITANTE 2) PRESENZA CONTEMPORANEA DI PROCESSI DI INFIAMMAZIONE, DEMOLIZIONE E GUARIGIONE 3) IMPORTANZA PREDOMINANTE DELLA COMPONENTE CELLULARE RISPETTO A QUELLA VASCOLARE ISTOFLOGOSI 4) NON SPECIFICITA’ AGENTI MOLTO DIVERSI PROVOCARE TIPI DI INFIAMMAZIONE MOLTO SIMILI POSSONO INFIAMMAZIONE ACUTA E CRONICA a) Infiammazione acuta b) Infiammazione cronica LESIONE ACUTA STIMOLO LESIVO PERSISTENTE INFIAMMAZIONE INFIAMMAZIONE + DEMOLIZIONE DEMOLIZIONE + RISOLUZIONE RIGENERAZIONE RIPARAZIONE RIGENERAZIONE E RIPARAZIONE CELLULE DELL’INFIAMMAZIONE CRONICA MACROFAGI derivano dai monociti ematici. Nel focolaio infiammatorio vengono attivati dalle linfochine, proliferano, diventano più grandi e la loro attività fagocitaria diventa più efficace. CELLULE IMMUNOCOMPETENTI LINFOCITI - Linfociti T secrezione linfochine: amplificano la risposta infiammatoria - Linfociti B trasformazione in plasmacellule: produzione di anticorpi fibroblasti CELLULE DEL CONNETTIVO cellule endoteliali Abbondante produzione di collageno Formazione di tessuto connettivo fibroso Sviluppo di cicatrici permanenti Vecchia classificazione: - INFIAMMAZIONE CRONICA INTERSTIZIALE (o aspecifica) - INFIAMMAZIONE CRONICA GRANULOMATOSA (o specifica) GRANULOMA risposta infiammatoria focale ad andamento cronico caratterizzata dall’accumulo e dalla proliferazione di leucociti di tipo prevalentemente mononucleato (MACROFAGI). Classificazione funzionale (patogenetica): - Reazioni granulomatose NON IMMUNOLOGICHE o DA CORPO ESTRANEO - Reazioni granulomatose IMMUNOLOGICHE o DA IPERSENSIBILITA’ ORIGINE DEI MACROFAGI TESSUTALI FORMAZIONE DEL GRANULOMA Mycobacterium tuberculosis UN CLASSICO ESEMPIO DI GRANULOMA: GRANULOMA TUBERCOLARE O TUBERCOLO IL GUARIGIONE DELLE FERITE LA GUARIGIONE DELLE FERITE E’ UN PROCESSO COMPLESSO CHE COMPRENDE DIVERSE FASI E RICHIEDE L’INTERVENTO COORDINATO DI NUMEROSI TIPI DI CELLULE. LE DIVERSE FASI DEL PROCESSO DI GUARIGIONE IN BASE ALLE CARATTERISTICHE DELLA FERITA SI DISTINGUONO UNA GUARIGIONE PER PRIMA INTENZIONE (MARGINI NETTI E STRETTAMENTE GIUSTAPPOSTI) (ESTESA ED PERDITA UNA GUARIGIONE EPITELIALE – PER AMPIO SECONDA DIFETTO INTENZIONE DEL TESSUTO SOTTOEPITELIALE CHE VIENE RIEMPITO DI TESSUTO DI GRANULAZIONE E POI SOSTITUITO DA CICATRICE – MARGINI DISTANZIATI). DURANTE LE PRIME FASI DEL PROCESSO DI GUARIGIONE, IL TESSUTO DI GRANULAZIONE E’ CARATTERIZZATO DA UN’ INTENSA ATTIVITA’ ANGIOGENETICA. I CAPILLARI NEOFORMATI SONO DESTINATI A SCOMPARIRE NELLE FASI SUCCESIVE DI FORMAZIONE DELLA CICATRICE (FASE FIBROGENETICA). Quadri istologici neoformato di un tessuto cicatriziale UN ESEMPIO DI GUARIGIONE: L’INFARTO DEL MIOCARDIO INFARTO ACUTO DEL MIOCARDIO INFARTO GUARITO DEL MIOCARDIO