Dalla parte dei dati Uno sguardo sul ciclo economico Aggiornamento professionale per l’Associazione Lombarda dei giornalisti Lezione del 14 ottobre 2014 Due approcci al ciclo economico Il ciclo economico Il ciclo economico Il Pil reale 11,000,000 10,000,000 9,000,000 Gdp reale 8,000,000 Trend Gdp 7,000,000 dic-11 dic-09 dic-07 dic-05 dic-03 dic-01 dic-99 dic-97 dic-95 6,000,000 Il ciclo economico Le teorie del ciclo La teoria delle crisi di Karl Marx Secondo Marx, i capitalisti effettuano investimenti in innovazione per ridurre il costo del lavoro e aumentare la produttività e quindi i profitti privati. L’aumento degli investimenti in capitale a scapito di quelli sui salari (fonte vera dei profitti) riduce il tasso di profitto (utili/capitale) mentre l’aumento della disoccupazione ‘tecnologica’ riduce la domanda di beni. Teoria subito abbandonata anche da molti marxisti Rivitalizzata da Andrew Kliman, che ha così spiegato la Grande recessione partendo dai dati Le teorie del ciclo La teoria keynesiana • Le decisioni di investimento degli imprenditori sono sottomesse a un’incertezza radicale e irrimediabile • Gli investimenti legati più all’“animal spirit”, al sentiment che al tasso di interesse • La crescita o la riduzione della domanda (soprattutto di investimenti) ha effetti moltiplicati nel sistema economico Le teorie del ciclo Le teorie “mainstream” Le fluttuazioni sono determinate da fattori esterni al sistema economico che lo spingono a ritrovare un nuovo equilibrio L’equilibrio può essere raggiunto piuttosto rapidamente e senza intoppi (impostazione New Classical) o con intoppi e resistenze su prezzi e salari (impostazione New Keynesian) Le teorie del ciclo Le teorie “mainstream” I fattori esterni: • Tutto ciò che è compreso nella A della teoria della crescita (Y = Aƒ(L, K)) • L’innovazione tecnologica, introdotta nel sistema con gli investimenti • Il cambiamento delle preferenze – Il petrolio e la crisi del 2008 Le teorie del ciclo La teoria di Knut Wicksell Il tasso di interesse finanziario (o bancario) e quello “naturale”, che mette in equilibrio domanda e offerta (risparmio e investimenti) non coincidono mai. Quando il tasso finanziario è più basso, in particolare, si creano le fasi di boom, nel caso contrario quelle di depressione Le teorie del ciclo L’ispirazione di Knut Wicksell La scuola Austriaca ne deriva che tassi bassi – spesso determinati dalla politica monetaria – alterano i prezzi, “segnali” inviati agli imprenditori: incentivano investimenti eccessivi e sbagliati (malinvestment) Le teorie del ciclo L’ispirazione di Knut Wicksell Hyman Minski ne deriva l’idea (l’ipotesi) della instabilità finanziaria: la stabilità finanziaria incentiva gli attori economici a indebitarsi, fino a un livello insostenibile: alimenta così la sua stessa fine Quando si occupa di politica monetaria, il “mainstream” ama definirsi new-wicksellian Le teorie del ciclo • La recessione da balance sheet • L’accumularsi di debiti nei bilanci delle aziende rende difficile i rimborsi. • Le aziende non chiedono più credito, le banche – piene di prestiti in sofferenza – non ne offrono più • Si riducono gli investimenti e la domanda Le teorie del ciclo • • • • • Il monetarismo di mercato Prima scuola economica nata sul web Ispirazione da Milton Friedman A favore, in questa crisi, di politiche ultraespansive Ogni recessione è un fenomeno monetario Quindi: le recessioni sono causate dagli errori delle banche centrali Il ciclo economico Il Pil reale 11,000,000 10,000,000 9,000,000 Gdp reale 8,000,000 Trend Gdp 7,000,000 dic-11 dic-09 dic-07 dic-05 dic-03 dic-01 dic-99 dic-97 dic-95 6,000,000 In ogni caso… Eurolandia: il ciclo economico Gdp Investimenti 6 4 2 0 -2 -4 -6 -8 2013Q2 2011Q4 2010Q2 2008Q4 2007Q2 2005Q4 2004Q2 2002Q4 2001Q2 1999Q4 1998Q2 1996Q4 1995Q2 Partire dai dati Uno sguardo empirico Vantaggi: legame diretto con la realtà, verifica della validità delle teorie Svantaggi: legami statistici non sempre stabili nel tempo Due relazioni empiriche La legge di Okun: all’aumento della crescita (2% nella formulazione originaria, relativa agli Usa) corrisponde una diminuzione (-1% nella formulazione originaria) della disoccupazione La curva di Phillips: a un aumento dell’inflazione corrisponde una riduzione della disoccupazione La legge di Okun Crescita disoccupazione Eurolandia - Legge di Okun 15,0 10,0 5,0 0,0 -5,0 -3,0 -2,5 -2,0 -1,5 -1,0 -0,5 Crescita Pil 0,0 0,5 1,0 1,5 La legge di Okun Crescita disoccupazione Grande recessione - Legge di Okun 14,0 12,0 10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0 -2,0 -3,0 -2,5 -2,0 -1,5 -1,0 Crescita Pil -0,5 0,0 0,5 1,0 La curva di Phillips Eurolandia 2008-2009 5,0 Inflazione 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 -1,0 7,0 7,5 8,0 8,5 9,0 Disoccupazione 9,5 10,0 10,5 La curva di Phillips Inflazione Eurolandia 2008-2013 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 -1,0 7,0 8,0 9,0 10,0 Disoccupazione 2008-2009 2010 2011 - 2013 11,0 12,0 La curva di Phillips Eurolandia - Curva (?) di Phillips 5,0 Disoccupazione 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 -1,0 7,0 8,0 9,0 10,0 Inflazione 11,0 12,0 I limiti delle relazioni empiriche • Le relazioni empiriche, per la loro natura instabili, non permettono neanche potenzialmente di fare previsioni attendibili, (come richiede alle teorie la metodologia di Milton Friedman) • Le relazioni empiriche permettono però di fare diagnosi sullo stato dell’economia (come prevede la metodologia di Marshall) • Keynes: l’economista ideale, come un dentista I dati macroeconomici • I dati – Prodotti dagli istituti di statistica (pubblici o privati) • Occorre valutarne: – Le modalità di produzione – Il significato – L’uso Base 2010=100 Set-2013 Lug-2013 Mag-2013 Mar-2013 Gen-2013 Nov-2012 Set-2012 Lug-2012 Mag-2012 Mar-2012 Gen-2012 Nov-2011 Set-2011 Lug-2011 Mag-2011 Mar-2011 Gen-2011 Nov-2010 Set-2010 Lug-2010 Mag-2010 Mar-2010 Gen-2010 I dati grezzi Produzione industriale Italia - dati grezzi 120 110 100 90 80 70 60 50 Base 2010=100 Set-2013 Lug-2013 Mag-2013 Mar-2013 Gen-2013 Nov-2012 Set-2012 Lug-2012 Mag-2012 Mar-2012 Gen-2012 Nov-2011 Set-2011 Lug-2011 Mag-2011 Mar-2011 Gen-2011 Nov-2010 Set-2010 Lug-2010 Mag-2010 Mar-2010 Gen-2010 I dati destagionalizzati Produzione industriale Italia - dati grezzi e destagionalizzati 120 110 100 90 80 70 60 50 Nov-2013 Set-2013 Lug-2013 Mag-2013 Mar-2013 Gen-2013 Nov-2012 Set-2012 Lug-2012 Mag-2012 Mar-2012 Gen-2012 Nov-2011 Set-2011 Lug-2011 Mag-2011 Mar-2011 Gen-2011 Nov-2010 Set-2010 Lug-2010 Mag-2010 Mar-2010 Gen-2010 I dati destagionalizzati Produzione industriale Italia - dati destagionalizzati 106 104 102 100 98 96 94 92 90 Due tipi di correzioni • La destagionalizzazione: se la produzione del mese di agosto è pari al 60% della media di tutti i mesi, si divide il dato grezzo per il 60% • La correzione per giorni lavorati: si correggono le alterazioni in modo da annullare le differenze generate da un diverso numero di giorni di lavoro Elaborare i dati Variazione tra due dati X2 rispetto a X1 in percentuale ∆ = (X2/ X1-1)*100 Le unità di misura • Alcuni dati vengono espressi in euro, o nella valuta dell’economia a cui si riferiscono. Anche se sono dati che vogliono esprimere volumi e non valori • Altri dati vengono espressi con un indice. In genere la media di un intero anno viene posta uguale a 100 (p.es. base 2010 = 100) Elaborare i dati • Occorre sempre precisare su quale orizzonte temporale si effettuano le variazioni (mensile, trimestrale, annuale) In Italia si distingue tra: • variazione congiunturale, a più breve termine (mese su mese, trimestre su trimestre) • variazione tendenziale, annua Da un periodo a n periodi • • • • • • X (p.es trimestrale) Si divide per 100 Si aggiunge 1 Si eleva a n (p.es. 4) Si sottrae 1 Si moltiplica per 100 • • • • • • • X = 0,3% = 0,003 = 1,003 = 1,012054 = 0,012054 = 1,2054 Lo 0,3% trimestrale è pari al’1,2% annualizzato Da n periodi a un periodo • • • • • • X (p.es. annualizzato) Si divide per 100 Si aggiunge 1 Si eleva a 1/n (p.es. ¼) Si sottrae 1 Si moltiplica per 100 • • • • • • • X = 3,2% (pil Usa 4Q) = 0,032 = 1,032 = 1,007906 = 0,007906 = 0,79 Il 3,2% annualizzato corrisponde a uno 0,8% circa trimestrale Le medie mobili Italia - Saldo commerciale 4000 3000 2000 1000 0 -1000 -2000 -3000 -4000 -5000 set-13 mag-13 gen-13 set-12 mag-12 gen-12 set-11 mag-11 gen-11 set-10 mag-10 gen-10 set-09 mag-09 gen-09 set-08 mag-08 gen-08 Dati in milioni di euro Le medie mobili Italia - Saldo commerciale 4000 3000 2000 1000 0 -1000 -2000 -3000 -4000 -5000 set-13 mag-13 Media mobile a tre mesi gen-13 set-12 mag-12 gen-12 set-11 mag-11 gen-11 set-10 mag-10 gen-10 set-09 mag-09 gen-09 set-08 mag-08 gen-08 Dati in milioni di euro gen-13 gen-10 gen-07 gen-04 gen-01 gen-98 gen-95 gen-92 gen-89 gen-86 gen-83 gen-80 Il rebasing Usa: produttività e salari 250 200 150 Produttività 100 Salari 50 0 Il rebasing • Per confrontare lo sviluppo di due grandezze nel tempo si pongono i due termini iniziali X0 e Y0 uguali a 100 e, in proporzione si calcolano tutti gli altri (A0 e B0). • An = Xn/X0 * 100, analogamente B0 • Attenzione: i risultati possono cambiare molto cambiando i termini iniziali Tre dati fondamentali • Il prodotto interno lordo – quanto si produce • L’inflazione – come cambiano i prezzi • La disoccupazione – quanta gente lavora, quanta gente cerca lavoro Wesley Mitchell • Mitchell, fondatore dell’Nber, ha dato vita all’analisi empirica del ciclo. La sua impostazione è considerata «priva di una teoria» • Punto di partenza è il movimento parallelo, in circostanze normali, di prestiti, crescita, prezzi, e occupazione, in genere in questo ordine. • Motore del ciclo sono le aspettative sui profitti Il prodotto interno lordo È il dato macroeconomico più importante che, in un certo senso, racchiude tutti gli altri. È la somma dei prodotti dei beni “finali” (occorre evitare la doppia contabilizzazione) Meglio: è la somma dei valori aggiunti di tutte le unità produttive Valore aggiunto: ricavi di vendita meno i costi per materie prime. Viene poi diviso tra salari, profitti, rendite, interessi e imposte Il prodotto interno lordo • Il pil nominale tiene conto dei prezzi di mercato. Non distingue tra l’effetto della maggiore produzione e quello dell’inflazione. È l’elemento di confronto per i debiti (pagati al nominale) • Il pil reale tiene conto del “volume” della produzione, facendo astrazione dall’andamento dei prezzi • La crescita del pil nominale, è pari all’inflazione più la crescita del pil reale • Tutti i dati quantitativi possono essere nominali o reali Il prodotto interno lordo • I dati del prodotto interno lordo – reali e nominali - sono trimestrali • Vengono diffusi dopo uno (negli Usa) o un mese e mezzo (in Eurolandia) dalla fine del trimestre di riferimento • Sono previste più release per rendere via via più preciso, e a volte più ricco, il dato Il prodotto interno lordo • La qualità dei dati sul Pil, almeno nella prima release, varia molto • Gli Stati Uniti sono in grado di pubblicare, dopo un mese, 17 pagine di dati, che si arricchiscono nelle releases successive delle indicazioni sui profitti • Eurolandia è in grado di pubblicare, un mese e mezzo dopo, due pagine di dati, che salgono dopo un mese circa a sei • L’Italia pubblica poche righe, che salgono dopo un mese circa a sei pagine Il prodotto interno lordo Il Pil è la somma di • Consumi • Investimenti in macchinari e costruzioni (e variazione delle scorte: merci prodotte e non vendute) • Consumi e investimenti pubblici • Esportazioni nette (esportazioni meno importazioni) • Y = C + I + G + Ex Il prodotto interno lordo Dal prodotto interno lordo si può ricavare • La domanda totale: C + I + G + Es • La domanda domestica: C + I + G + Im • La domanda totale e domestica finale escludono le scorte Il prodotto interno lordo • Il limite del prodotto interno lordo è la sua periodicità trimestrale e il ritardo con cui vengono conosciuti i dati • In Eurolandia non sono ancora noti i dati sul terzo trimestre 2014, e non lo saranno fino al 14 novembre • Come conoscere l’andamento del Pil in anticipo? La produzione industriale • I dati sono mensili • Anche molti servizi sono servizi alle aziende e seguono l’andamento della produzione industriale • Nel tempo, però, il peso di produzione e servizi alle aziende si sta riducendo • I servizi al consumo, piuttosto volatili, acquistano intanto un peso sempre maggiore La produzione industriale Produzione industriale e Pil Italia base 2010 = 100 106 104 102 100 98 96 94 92 90 Ott-2013 Lug-2013 Apr-2013 Gen-2013 Ott-2012 Lug-2012 Apr-2012 Gen-2012 Ott-2011 Lug-2011 Apr-2011 Gen-2011 Ott-2010 Lug-2010 Apr-2010 Gen-2010 Pil Il Pil nominale e M1 M1 e Pil nominale di 9 mesi dopo Pil nominale trimestrale 2500000 2300000 2100000 1900000 1700000 1500000 1500000 2000000 2500000 3000000 3500000 4000000 4500000 5000000 5500000 M1, dati in milioni M1 e Pil nominale M1 e Pil nominale di 15 mesi dopo (dal 2009) Pil nominale trimestrale 2490000 2440000 2390000 2340000 4500000 4700000 4900000 5100000 M1 - dati in milioni 5300000 5500000 M1 e Pil nominale Il Pil nominale - proiezioni in base a M1 2.5 2 1.5 1 0.5 0 dic-14 nov-14 ott-14 set-14 ago-14 lug-14 giu-14 mag-14 apr-14 mar-14 feb-14 gen-14 dic-13 nov-13 ott-13 set-13 I risultati effettivi Gli indici Pmi e il Pil reale Gli indici Pmi e il Pil reale Gli indici Pmi e il Pil reale Gli indici Pmi • Indicatori qualitativi • Definiti “di confidence”, ma in realtà “di attività” • Suddivisi in diversi subcomponenti: produzione, nuovi ordini (domestici ed esteri), scorte, prezzi, occupazione • Realizzati intervistando i manager acquisti ai quali si chiede se le singole componenti sono in espansione o in contrazione Gli indici Pmi • Un indice Pmi al di sopra di quota 50 indica espansione • Un indice Pmi sotto quota 50 indica contrazione • Vale la stessa regola anche per le subcomponenti • Esistono diversi tipi di Pmi (manifatturiero, servizi, composito, vendite al dettaglio) • Disponibili per diversi paesi Gli indici Pmi • Sono molto tempestivi: sono pubblicati a inizio mese per il mese precedente, e in alcuni casi è previsto un dato “flash” nella seconda metà dello stesso mese di riferimento • Sono quindi definiti indicatori coincidenti • Il rapporto con il Pil è molto stretto, ma impreciso e variabile Il leading indicator della Ocse Il leading indicator della Ocse Il leading indicator dell’Ocse Il leading indicator della Ocse • Il Cli (Composite leading indicator) è un indicatore anticipatore • I punti rilevanti sono i punti di svolta, dove la curva inverte la direzione • Statisticamente il punto di svolta del Cli precede di sei mesi circa il punto di svolta dell’economia Altri indicatori utili per i singoli paesi • Indice Ifo, coincidente, per l’economia tedesca (simile al Pmi) • Indice Ism, coincidente, per l’economia Usa (simile al Pmi) • Indice Zew, coincidente, per l’economia tedesca (riassume le aspettative degli analisti finanziari) • Leading indicator, anticipatore, per l’economia Usa Il prodotto interno lordo • È anche possibile ricostruire le singole voci del Pil • Le vendite al dettaglio sono considerata una buona approssimazione dei consumi, dati mensili • Non sempre gli indici di fiducia dei consumatori permettono davvero di prevedere o stimare i consumi Il prodotto interno lordo • La componente beni capitali della produzione industriale (mensile) è una buona approssimazione degli investimenti • Gli ordini di beni capitali (dato mensile, componente degli ordini alle imprese) danno un’indicazione approssimata degli investimenti futuri • In alcuni paesi (Usa) il dato sugli ordini prevede anche quello delle consegne, misura approssimata degli investimenti Il prodotto interno lordo • Il dato (mensile) su esportazioni, importazioni e saldo commerciale sono un’approssimazione della componente esportazioni nette del Pil (che riguarda però solo i valori aggiunti) • Attenzione: – un deficit commerciale che si riduce fa aumentare la crescita del pil, anche se il saldo resta negativo – un surplus commerciale che si riduce fa calare la crescita del pil anche se il saldo resta positivo L’inflazione e il Pil • La necessità di calcolare il Pil nominale e quello reale comporta di necessità quello di valutare l’inflazione • La differenza tra i due risultati è il deflatore del Pil • Calcola la variazione dei prezzi di tutti i beni prodotti in una economia, indipendentemente però dalla loro importanza nella spesa delle famiglie Gli indici di inflazione • Per tener conto dei beni acquistati dall’estero e per dare un peso ai beni in base all’importanza nel paniere di spesa delle famiglie si calcolano gli indici di inflazione • Ogni stato definisce il proprio. In Eurolandia si usa anche uno armonizzato, Hicp, che segue molto le variazioni stagionali (i saldi, p. es.) Gli indici di inflazione • L’indice di inflazione è, semplificando, una media ponderata: ogni prezzo preso in considerazione viene prima moltiplicato per un peso (la “sua” percentuale sul totale del paniere) e poi entra nella media. • Il deflatore del pil è quindi più ampio degli indici di inflazione ed è legato alla domanda interna, ma è meno preciso Deflatore e indice del Pil Eurolandia - Deflatore e indice del Pil Deflatore del Pil Inflazione Hicp giu-13 giu-12 giu-11 giu-10 giu-09 giu-08 giu-07 giu-06 giu-05 giu-04 giu-03 giu-02 giu-01 giu-00 giu-99 giu-98 giu-97 giu-96 2.0 1.5 1.0 0.5 0.0 -0.5 -1.0 Gli indici di inflazione • Dall’indice complessivo, si distingue quello relativo all’inflazione “di fondo” o “core” che esclude i beni energetici e quelli di alimentari, che non è possibile gestire con la politica monetaria • Energia e alimenti rispondono poco alle variazioni dei prezzi che, soprattutto nel caso del petrolio, vengono definito a livello internazionale Gli indici di inflazione • I prezzi dell’energia sono in grado di trascinare in alto o in basso tutto l’indice di inflazione, anche se non c’è un aumento generalizzato di tutti i prezzi (ma potrebbe esserci in futuro) • La distanza tra inflazione totale e inflazione core permette di distinguere l’inflazione dalla variazione di prezzi relativi (quanto varia il prezzo di un bene, p.es. il petrolio, rispetto agli altri. Due fenomeni molto diversi Gli indici di inflazione • Negli Stati Uniti, l’inflazione core permette di prevedere l’andamento dell’inflazione complessiva futura: i due dati tendono a convergere: la Fed usa molto questo dato • In Eurolandia non si assiste a questo fenomeno: la Bce non usa molto questo dato Inflazione totale e core Eurolandia - Inflazione totale e core Inflazione totale Inflazione core gen-14 gen-13 gen-12 gen-11 gen-10 gen-09 gen-08 gen-07 gen-06 gen-05 gen-04 gen-03 gen-02 gen-01 gen-00 gen-99 gen-98 gen-97 5.0 4.0 3.0 2.0 1.0 0.0 -1.0 La moneta e i prezzi • Non sempre è possibile individuare un nesso tra l’aumento della quantità di moneta e l’aumento generalizzato dei prezzi • Questo non significa che l’aumento della quantità di moneta non abbia una sua influenza sui prezzi • In genere avviene in modo sequenziale: alcuni prezzi rispondono subito (assets, immobili, a volte le materie prime), altri dopo Quando la moneta è troppa • Si considera che quando la moneta è più veloce del pil nominale, la parte eccedente vada a “gonfiare” i prezzi degli assets e degli immobili • Il “k marshalliano” = M/Pil nominale è la misura della liquidità in eccesso • Come M si considera spesso M2: banconote, conti correnti, depositi bancari e postali dic-12 dic-11 dic-10 dic-09 dic-08 dic-07 dic-06 dic-05 dic-04 dic-03 dic-02 dic-01 dic-00 dic-99 dic-98 dic-97 dic-96 dic-95 Il k marshalliano Eurolandia - Il k marshalliano 1.00 0.90 0.80 0.70 0.60 Le persone e l’economia • Il prodotto interno lordo può anche essere visto come la somma dei redditi domestici degli attori economici • Pil = salari + profitti + profitti da imprese individuali + interessi + rendite + altri redditi (profitti non distribuiti, dividendi) + tasse – sussidi all’export • Mancano i redditi generati all’estero (e sono compresi quelli versati all’estero), di cui si tiene conto nel Reddito interno lordo Le persone e l’economia • Il dato sul reddito disponibile e sul risparmio dà una misura più precisa delle risorse destinate al consumo o all’aumento della ricchezza delle famiglie • Dati mensili in Usa, trimestrali in molti paesi, annuali in Eurolandia e in Italia Le persone e l’economia • • Il mercato del lavoro Il tasso di occupazione è la percentuale degli occupati sul totale della popolazione abile al lavoro Il tasso di disoccupazione è la percentuale dei senza lavoro in cerca di occupazione sul totale della popolazione abile al lavoro Le persone e l’economia Il mercato del lavoro • I senza lavoro che abbandonano la ricerca diventano scoraggiati ed escono dal mercato • A causa di questa uscita dal mercato del lavoro può capitare che il tasso di disoccupazione cali anche se l’occupazione non aumenta o, addirittura, scende Le persone e l’economia Il mercato del lavoro • La definizione di “persona in cerca di lavoro” può cambiare molto da paese a paese: in Italia sono contati coloro che vanno negli uffici Inps a prelevare alcuni sussidi – e sono quindi sottostimati - altrove (p.es. Spagna) coloro che rispondono affermativamente a un sondaggio Le persone e l’economia • Da sempre, ma soprattutto negli ultimi anni, si assiste a una compresenza di posti di lavoro vacanti e di persone in cerca di lavoro • Tra le cause, la più importante è il disallineamento (mismatch) delle competenze: i lavoratori offrono competenze ma le aziende ne richiedono altre La curva di Beveridge La curva di Beveridge • Non è calcolabile per tutte le economie (i dati Eurostat iniziano dal 2009) • Uno spostamento verso destra della curva, per cui allo stesso vacancy rate corrisponde un più alto tasso di disoccupazione, segnala un peggioramento del mismatch tra competenze o luoghi di lavoro La produttività • La produttività è il rapporto tra la produzione e gli input. È una misura di efficienza • Gli input rilevanti sono capitale e lavoro • Il dato è di difficile calcolo, esistono diversi indicatori, alcuni dei quali prodotti dagli stessi istituti di statistica • Una misura semplice ed efficace della produttività del lavoro è il rapporto tra pil e numero degli occupati, o il numero delle ore lavorate La produttività Italia - Produttività reale (dati in euro) 95000 90000 85000 80000 75000 70000 2012 2010 2008 2006 2004 2002 2000 1998 1996 1994 1992 1990 I segnali di vulnerabilità • Per i paesi emergenti (ma non solo) sono stati individuati alcuni segnali di vulnerabilità • Si tratta di indicatori statistici che sottolineano quanto l’economia dipenda dall’estero e se sono sufficienti i “cuscinetti” messi in evidenza dalle autorità I segnali di vulnerabilità • Il livello di debito pubblico, di per sé non è un segnale di vulnerabilità anche se un debito elevato crea problemi e, soprattutto, impedisce le politiche anticicliche in periodi di recessione • Più rilevante è il debito con l’estero: misura di quanto sia dipendente un paese dagli investitori stranieri. I segnali di vulnerabilità • Tra i debiti esteri, quelli rappresentati da titoli di portafoglio – facilmente vendibili sul mercato – e quelli a breve termine – che potrebbero non essere rinnovati sono i più rilevanti. • Una regola pratica, detta di GuidottiGreenspan, ritiene sufficienti riserve valutarie presso la banca centrale pari ai debiti a breve termine I segnali di vulnerabilità • Anche le esportazioni, spesso essenziali, richiedono di essere finanziate: un altro segnali di vulnerabilità è il calo delle riserve valutarie, soprattutto nei paesi con cambio fisso, al di sotto del valore medio delle esportazioni trimestrali • Più in generale, il livello del deficit corrente (esportazioni meno importazioni) in rapporto al Pil è considerato un segnale importante di sostenibilità. Livelli superiori al 3% sono già considerati a rischio dagli investitori, ma conta molto la dinamica I segnali di vulnerabilità • A maggior ragione, l’esistenza di due deficit (twin deficits o deficit gemelli) segnala un “doppio” bisogno di rifinanziamento