Cap. 9 PROBLEMI PARTICOLARI • 9.1. Lavoro e reddito • 9.2. Lavoro e famiglia • 9.3. La significatività sociale del sindacato • 9.4. Lo sciopero postmoderno 9.1.Lavoro e reddito • -la relazione lavoro-reddito è in parte creata socialmente, evoluzione storica • -il lavoro è inserito e definito dalle relazioni sociali, non può essere ridotto alla logica del mercato • -la riduzione del lavoro a lavoro pagato definisce la sfera pubblica nell’epoca industriale, si esclude il lavoro che non è scambiato con lo stipendio • A) tre concezioni: • -schema arcaico: il lavoro è una compensazione individuale per lo sforzo fornito, retribuzione autarchica • -schema “proprietario”: la retribuzione deriva da un diritto di proprietà assoluto di se stessi, esprime la dignità umana • -schema salariale-solidarista: il reddito individuale è il modo in cui la società dà all’individuo una parte del prodotto del suo lavoro • -presupposto: il lavoro è un’impresa collettiva e il versamento della retribuzione procede dalla cura della giustizia distributiva • -ispira una forma di comunismo • -nelle società moderna una serie di istanze sono delegate a raccogliere i frutti del lavoro • -ciascuno ha diritto a detenere i frutti del proprio lavoro ma i detentori dei mezzi di produzione hanno anche il diritto di prelevare una parte dei frutti del lavoro (sistema salariale) • -società non totalmente selvaggia né puramente solidarista • B) RN: il giusto salario è la somma richiesta per sostenere il lavoratore e la sua famiglia • la posizione del problema: LE n.6: la ragion d’essere del salario non è strategica ma “soggettiva” e finalizzata allo sviluppo • -il principio del bisogno è indipendente dal valore economico del lavoro • -come tradurre il principio in una politica dei salari? • -alcune osservazioni: è un errore scartare uno dei tre approcci ai salari: il mercato, il piano centralizzato e la continuità con il costume • -secondo, il salario minimo aiuta -a proteggere la dignità dei lavoratori e dice che il lavoro non è una merce, -a diminuire le disuguaglianze sproporzionate dei salari, -a migliorare le relazioni sociali • -programmi appropriati di welfare rafforzano la vita di tutti, è nell’interesse di ognuno che non ci siano persone povere. Affidamento sulle proprie forze ma in un contesto comune • -politiche dell’assistenza sociale e politiche dell’occupazione insieme • C) –l’ottica del reddito: soddisfazione dei bisogni e creazione di relazioni • -l’ottica della integrazione sociale: interessa le persone nella loro completa umanità, crea legami più ricchi, lavoro come sorgente di riconoscimento che contribuisce alla qualità della vita • il reddito senza lavoro induce passività e rivendicazione, legame alla società come sola dipendenza • -oltre il reddito minimo: riduzione e ridistribuzione del tempo di lavoro, investimento nelle attività di cura • -lav. come responsabilità del cittadino che concorre al progresso materiale e spirituale della società, responsabilità reciproca • D) La giusta paga dipende dal livello delle proprie qualifiche e tocca la famiglia la scuola e governo • CA 31: relazione alla conoscenza e partecipazione al mercato • -promuovere la giusta paga significa aumentare le possibilità di qualifica, la paga basata sulla qualifica aumenta anche la ricompensa soggettiva • -La responsabilità del dipendente nell’acquisire salari giusti e nell’incontrare le esigenze dell’efficienza e quelle dei bisogni umani • -crit.: è una resa al principio del mercato, al lavoro come merce • -risp: sistema competitivo, la responsabilità non è solo degli imprenditori, istanza fondata sulla cooperazione • -il pensiero economico riconosce l’importanza delle paghe giuste nell’assumere persone qualificate • -il principio del bisogno: necessario ma insufficiente, considera i dipendenti come consumatori e non come produttori • -essi sono uguali nella dignità ma disuguali negli sforzi, profitto come misura del contributo della produttività • -incentivi sui risultati e partecipazione alle ricompense e rischi dell’impresa • Piano di partecipazione ai profitti in certe aree. Mira a diminuire i costi e accresce la qualità • -il riferimento all’ordine economico dell’organizzazione e alla sua cultura che deve mirare a fini più larghi: lo sviluppo della persona, consenso, trasparenza, azionariato diffuso, autorità come competenza • -paghe sostenibili per l’impresa. Pensiero strategico necessario ma non sufficiente, la relazione salariale non è solo pratica tecnica ma dimensione morale, la giustizia • -la sfida: integrare lo sviluppo economico e sociale 2. Lavoro e famiglia • A) nella società industriale: famiglia e lavoro vissuti in tempi diversi e posti diversi • -quattro approcci: segmentazione, compensazione, tendenziale opposizione, influenza reciproca • -limiti: focus limitato ai sentimenti soggettivi ed escludono fattori spaziali temporali sociali e l’organizzazione del lavoro • - fam e lav si influenzano reciprocamente perché la famiglia forma l’identità, la persona nel lavoro non è mai solo un individuo isolato • -il lavoratore è presente con la sua esperienza familiare LE 10 OA 13 • Esigenza di rispetto della globalità delle dinamiche personali: oneri familiari, educazione… • -convergenza dello sviluppo delle risorse umane con l’esperienza della famiglia e delle sue risorse (polivalenza, autonomia, creatività, oblatività, disponibilità all’ascolto, criteri per la selezione del personale) • B) i nodi critici del rapporto che mette in gioco un modello di vita e di organizzazione sociale: individualizzazione della convivenza. • Carattere poco amichevole della città, responsabilità insufficiente dei soggetti sociali, debolezza delle reti di vicinato, scarso valore sociale dei figli • -costruire un ponte tra i due fronti, deassolutizzare il lavoro • -distanza tra cultura della coppia (rapporti paritari e creatività) e cultura del lavoro (rapp. gerarchici), la flessibilità causa angoscia e insicurezza • -il lavoro è relativo ad altri valori • -relazione di reciprocità tra lav e fam attraverso l’analisi di tre ambiti specifici 2.1.La donna a doppia carriera • -due situazioni opposte con un elemento comune: la donna manager, la donna alla ricerca di un lavoro per sopravvivere • -l’effetto di sbarramento causato da discriminazione e da vincoli di natura familiare che impediscono posti di responsabilità • -quadro complesso caratterizzato dalla crisi del ruolo tradizionale gerarchico e del ruolo emergente paritario, ridefinizioni dei ruoli di entrambi i sessi, crisi di identità della donna • -stabilità familiare e stabilità professionale correlate senza demonizzare la flessibilità, lavori atipici come opportunità • -il problema dei figli: interpretazioni diverse del rapporto del lavoro femminile e riduzione del numero dei figli, asse portante, aspetti ideologici • -doppia carriera (divisione dei compiti familiari, peso sulla donna, conciliazione di politiche familiari e del lavoro) e identità debole della donna come conseguenza • -il lavoro femminile come lavoro di servizio (non giustificazione ideologica): rapporto non in termini di differenza o di complementarietà ma di reciprocità, di diversità, è una risorsa • -modello efficientistico e modello di cura, umanizzazione del lavoro sec. la logica del dono, il genio femminile arricchisce i mondi vitali • -concezione fisica e concezione relazionale del lav (costruire connessioni di informazioni più che sforzo fisico, differenze sessuali pareggiate) • -la sfida culturale: per la doppia appartenenza della donna travasamento nel lavoro extradom delle prerogative del lav domest • -ripensare il rapporto tra strumentalità ed affettività, tra efficienza e espressività verso una reciprocità tra i sessi che oltrepassa le rigide suddivisioni di ruolo 2.2. Lavoro di cura • -la cura familiare come occupazione femminile sottovalutata • -compiti sempre pià impegnativi (anziani, educazione, nuove forme familiari) e lavoro extradomestico della donna • -risorse esterne alla famiglia (badante, nonni) • -ripensare il welfare come rete di protezione per le famiglie coinvolte in questi bisogni essenziali, interventi rivolti non alla singola persona ma alla famiglia nel suo complesso per rendere il lavoro di cura riconosciuto LE 19, FC 44, CA 49 • -riducendo così lo stress e combinando istituti di flessibilità temporale e interventi esterni • -maggior integrazione delle politiche urbane, sociali, e del lavoro nelle loro interazioni sistemiche per una migliore qualità della vita • -organizzazione dei tempi e degli orari delle organizzazioni, tempo dilatato e poco strutturato per il fine settimana • stato e responsabilità sociale delle imprese: i tempi della famiglia • ruolo della famiglia nei diversi momenti della vita lavorativa: crisi della perdita di lavoro e sostegno familiare, termini positivi e negativi 2.3. Le politiche familiari delle imprese • -l’interesse dell’impresa per il problema: interessi dei dipendenti oggetto di programmi per evitare perdite di produttività, lav pagato e lav casalingo sono essenziali • -i tempi flessibili bisogno specifico delle donne, confini sfumati tra lav e casa ad opera delle nuove tecnologie, effetti negativi • -le politiche per il bilancio lavoro-vita: favore o diritto? • -comprendono assistenza ai bambini, congedi, opportunità di lav partecipato o a casa. Concretizzati in diversi tipi di politiche • -risultati: aumentano il benessere e diminuiscono il crimine e povertà • Queste politiche implicano dei costi, le risorse come risorse di valore • -implicano problemi complessi come cambiamenti nei modelli lavorativi, possibili abusi • -rischi per i dipendenti, per la promozione delle donne • -considerazione dei diritti della famiglia • -implicano cambiamenti nella cultura organizzativa (posiz. della donna, assunzioni, riorganizzazione del posto di lav) • -la visione ispiratrice: correlazione ed equilibrio tra casa e lavoro per un fine più grande che implica la divisione giusta di tempo ed energie tra lav e fam, senso dell’unità tra esse 3. La significatività sociale del sindacato • A)-tre ruoli: rappresentanza • regolatore sociale • attore di giustizia LE 20 • -si lega a tradizioni umaniste, mezzi giuridici e centrati sullo statuto dei lav • - tendenza a tutelare i gruppi professionali • - rischio di perdita di significato, interessi domestici e sindacalismo mondiale • B) Sindacato e mercato globale del lavoro • -ripensare il sindacato CA 15 • -competizione internazionale e indebolimento della forza contrattuale, calo della sindacalizzazione o crescita della domanda di sindacato: valutazione controversa • -maggior attenzione all’area politica e sociale a livello nazionale, regionale e multinazionale con l’estensione della contrattazione collettiva • -riforma delle organizzazioni internazionali per consentire maggior partecipazione alle parti sociali e sinergia tra le istituzioni (clausola sociale, debito estero, politiche ambientali) • -nel mercato del lavoro impegno a distinguere le diverse forme di flessibilità, basata sul costo del lavoro o sull’innovazione, concorrenza e impegno nella formazione professionale • -compito morale nella costruzione di un mercato mondiale del lavoro, giustizia e sapere tecnico, partnership con sindacalismi nazionali • C)Tra politica e welfare mirato • -istituzionalizzazione delle relazioni industriali e ruolo attivo • -il rischio dei rapporti organici con i partiti è di legittimare delle scelte fatte da altri • -interpretare i cambiamenti e utilizzare le risorse disponibili • -un ambito di intervento sta nella valorizzazione delle risorse umane portata avanti dal posttaylorismo partecipando alla formazione • -il coinvolgimento sindacale alla formazione professionale tenendo conto del potenziale creativo dei lav attraverso la elaborazione di nuovi valori, • -il sindacato corresponsabile dello sviluppo globale del lavoratore, partecipando alla formulazione dei valori • - adeguare le tutele tenendo conto della professionalizzazione del lavoro • -welfare mirato non solo al sostegno del reddito; strutturare condizioni favorevoli per la partecipazione, gestire spazi vitali nell’ambito dei servizi, • allargare spazi di rappresentanza mantenendo saldi i grandi valori della solidarietà e sussidiarietà, cultura di progetto, welfare attivo con responsabilità di gestione del mercato del lav • -la sfida della flessibilità suggerisce approcci diversi in ragione dei problemi dei diversi contratti: • dare orientamento e informazioni, creare la dimensione collettiva e luoghi di incontro, ridurre la sensazione di solitudine di questi lavoratori • -il rapporto con la società civile e pluralistica, il sindacato come un animatore, che stabilisce alleanze, formando reti informali di scambio di servizi in settori sempre nuovi, • rappresentante dei lav come utenti, consumatori in base ad una concezione pluralistica di società, promotore di servizi ternari e quaternari, legandosi a movimenti cooperativi • -il sindacato come una grande agenzia culturale e sociale capace di mediare e regolare vecchi e nuovi conflitti 3.3. Lo sciopero oggi • A) il movimento degli scioperi è stato una presenza costante (ancorché ciclica) della vita collettiva, suscitando più di altri fenomeni terrore, scandalo e fascino • l’importanza della dimensione strumentale • Si è attenuata una forte problematica etica e politica intorno al valore dello sciopero per lasciare il passo a valutazioni circostanziate intorno ai diversi casi di sciopero • la terziarizzazione dello sciopero: il loro slittamento quantitativo verso l'area dei servizi a fronte di un sistema di relazioni che assicura al comparto industriale un clima meno conflittuale • diventa comportamento normale per lavoratori autonomi, trasportatori, esercenti, allevatori. • Inoltre ad esso ricorrono con estrema disinvoltura ceti considerati fin qui, e con buoni motivi, privilegiati: magistrati, avvocati, professionisti vari, primari ospedalieri, giornalisti • nell'area del lavoro «povero», per non parlare dell'economia sommersa, lo sciopero è pratica difficilissima e poco redditizia • cambia largamente l'avversario, sempre più spesso rappresentato dal Governo, dal sistema pubblico, dal legislatore e comincia ad essere qua e là l'Unione Europea. • Diversi anche i soggetti: coalizioni di genere, di età, i consumatori, gli abitanti del territorio, ecc • il discorso sulla sua portata liberatoria, sulla sua dimensione eroica ancora vive da noi in piccoli drammatici scioperi di lavoratori a basso potere contrattuale • in un contesto fondato sul confronto di interessi più o meno quasi sempre legittimi, lo sciopero appare in qualche misura una forma di partecipazione la cui compressione sarebbe dannosa per la democrazia stessa • La valutazione etica intorno alle conseguenze dello sciopero si esercita quindi caso per caso e si muove tra mille difficoltà • discernimento di chi è avvantaggiato o punito dal conflitto di interessi: gli attori sono molti e non riducibili allo schema duale, capitale e lavoro. • le tipologie negative più frequenti ci sembrano le seguenti: la distorsione dei fini dello sciopero, la connivenza, • la mascheratura di minoranze devianti, quando lo sciopero copre gravi comportamenti di singoli o gruppi (per es. gli allevatori fìttizi nella questione della quota latte); • è il diffondersi di consapevolezza tra i lavoratori e i cittadini a operare un efficace smascheramento, a rendere meno redditizie le strategie opportunistiche. • Negli ultimi anni lo sciopero è stato più efficace e meno costoso per coalizioni già forti e difficilmente applicabile o poco efficace per i settori del lavoro povero • L'importanza di una regolamentazione largamente negoziata e rivolta a proteggere i cittadini è fuori discussione • Se si intende davvero ridurre il verificarsi del disagio, più che una regolamentazione generale servono interventi a livello di impresa, operati attraverso intese lungimiranti e qualche decisione pubblica. • In conclusione, lo sciopero postmoderno non è più un terreno per grandi dilemmi eticopolitici. Caso per caso, nel mondo del benessere, si potrà valutare quanto di emancipazione e libertà e quanto di arbitrario privilegio emana dalla sua pratica • nei rapporti tra servizi e cittadini ci sono ben altre tensioni, rispetto alle quali anche gli scioperi più condannabili sono modesti episodi. • Ciò non toglie che la dignità del lavoro e delle sue organizzazioni debba contrastare le derive opportunistiche e le ritualità inconcludenti.