Gesù storico e Cristo della fede: tappe di una ricerca Una delle questioni più dibattute nell’approccio alla persona di Gesù di Nazaret è la possibilità o meno di accedere alla comprensione della sua figura e del suo mistero, attraverso quel movimento pendolare che va dalla storia alla fede e viceversa. (C. Dotolo, Gesù storico e Cristo della fede: tappe di una ricerca ) L’interesse storico della ricerca su Gesù E’ già documentato nei dati neotestamentari Lc 1,1-4 (Prologo) 1 Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, 2 come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, 3 così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, 4 perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. Spesso nei testi si lega l’annuncio di Gesù come il Cristo ad una narrazione storico-salvifica Mc 4,37-41 37 Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. 38 Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?». 39 Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. 40 Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». 41 E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?». L’interesse storico della ricerca su Gesù Proprio tale intreccio interpretativo nel quale la domanda sui fatti si coniuga con la domanda sul significato della sua identità, sembra riaprire il dossier sulla realtà di Gesù e sulla sua singolarità all’interno dell’universo religioso Così si richiede un necessario equilibrio tra una ricerca storica ed una intelligenza teologica che evitino sia le strettoie di uno storicismo inadeguato, sia la riduzione a un discorso mitico o simbolico. Le fasi storiche della ricerca Scrive Den Heyer: «Reimarus introdusse un’idea che, da allora in poi, diventò una delle questioni più importanti nella discussione sul Gesù storico. Mentre per secoli si era ritenuta ovvia la continuità fra la vita di Gesù e la predicazione della comunità primitiva, Reimarus ne accentuò la discontinuità» (J. DEN HEYER, La storicità di Gesù, Claudiana, Torino 2000, 36). La discontinuità diventa così il criterio di lettura di Gesù, alimentando quel conflitto interpretativo che optava per una inconciliabile frattura tra l’immagine concreta di Gesù e quella che si delinea dalle testimonianze neotestamentarie, fino alle prime formulazioni dogmatiche. Fino al XVIII secolo, infatti, la questione era secondaria, poiché erano evidenti due presupposti: il valore storico dei vangeli a motivo del loro carattere di testi ispirati; gli autori riflettevano le circostanze storiche della vita di Gesù. LA RICERCA SI DIVIDE TRADIZIONALEMENTE IN TRE FASI Old Quest - Fase prima da Reimarus (1772) a Strauss (1835) L’inizio è dato con la pubblicazione postuma nel 1772 da parte di G. E. Lessing di Sulle pretese di Gesù e dei suoi discepoli di H.S. Reimarus: Gesù è un messia politico che fallì completamente nell’impresa per cui i suoi discepoli dopo la morte ne trafugarono il corpo dissimulando nei vangeli la sua “pretesa” divinità. G. Paulus (1761-1851) non condivide la posizione di Reimarus, egli considera le narrazioni evangeliche obiettive anche se cerca spiegazioni razionali per ogni cosa:… ad esempio la risurrezione non fu qualcosa di straordinario, Gesù fu rianimato dal freddo della pietra del sepolcro. D.F. Strauss che con la sua Vita di Gesù (1835) dà una interpretazione mitico-simbolica di Gesù: egli più che un personaggio è una idea. In tal modo Strauss comincia a concentrarsi sui testi evangelici e la loro costituzione Old Quest - Fase prima La scuola di Tubinga Nella metà dell’800 questa scuola teologica offre un’interpretazione delle origini del cristianesimo influenzata dalla filosofia di G. Hegel. F. Ch. Baur il Vangelo di Matteo era uno scritto giudeo-cristiano di carattere petrino al quale si contrapponeva il Vangelo di Luca marcatamente ellenistico: Marco sarebbe la sintesi tra i due. Inizia una lettura di carattere storico-religioso del Vangelo. Fin qui le letture dei vangeli sono ideologiche in funzione di una interpretazione globale del cristianesimo: con C.H. Weisse (18011866) e C.G. Wilke (1786-1854) entrambi nel 1838 (e senza nessun contatto tra loro) vedono alal base della tardizione evangelica due documenti Marco e la così detta “fonte Q” una fonte di “detti” del maestro. Old Quest - Fase prima La teologia liberale e le “vite di Gesù” Basandosi proprio su Marco e “Q” molti autori cercano di ricostruire storicamente la vita di Gesù: egli mai pretese di essere un “messia” (problema del “segreto messianico” di Gesù – invenzione di Marco per colmare l’abisso tra il Gesù predicatore ed il Gesù predicato dai primi cristiani). Per W. Wrede (1901) Marco compose un’opera teologica e non storica. La scuola “liberale” attribuisce poca credibilità a Mc e si basa invece su “Q”: A. von Harnack nel suo Essenza del cristianesimo (1900), presenta Gesù come “maestro di morale”. Per A. Loisy (1902) la chiesa primitiva ha fatto da schermo nei confronti del “vero” Gesù: Gesù annunciò il regno… e venne la Chiesa. Si stacca tra questi autori, annunciando già la seconda questione, la voce di A. Schweitzer: per lui l’essenza del cristianesimo è una “grande attesa” di una irruzione della pienezza definitiva del Regno di Dio. La scuola liberale ebbe grande influsso anche in Italia: B. croce, I. Silone, C. Levi, I. Magli, Old Quest - Fase prima Sintesi La Old Quest (1778-1906) elabora uno scetticismo storico che sancisce la discontinuità radicale tra il profeta escatologico Gesù e la comunità cristiana, fino a configurare l’ipotesi di una marginalità della storicità di Gesù o, comunque, una funzionalità relativa alla vita di fede del credente. In estrema sintesi, la prima fase si concludeva con un ipoteca critica circa la conoscenza del Gesù storico. In particolare: a) l’impossibilità di approdare al Gesù della storia e di conoscerne la personalità; b) la categoria di mito era usata per spiegare buona parte del materiale evangelico; c) il fossato, per certi versi, incolmabile tra il Gesù della storia e il Cristo della predicazione apostolica; d) l’importanza determinante della creatività delle comunità ecclesiali primitive La No Quest - Fase intermedia 1921-1953 la divaricazione tra il Gesù storico ed il Gesù della fede La distanza tra il Gesù storico e la testimonianza della Chiesa diventa sempre più incolmabile, si avverte così l’esigenza di rimettere al centro l’originalità del messaggio di Gesù, rintracciando in esso la possibilità di affermare la continuità tra il Gesù storico e il Cristo della fede. Alcuni studiosi cattolici (M.D. Lagrange 1855-1938) e riformati senza rifiutare l’ambito della ricerca storico-critica cercano di integrarlo in una prospettiva di fede. Se la reazione ufficiale della Chiesa fu di diffidente difesa della salvaguardia del valore storico dei vangeli: la fede non si identifica con un sentimento cieco. M. Kaler (1835-1912) mostra come i Vangeli non sono biografie di Gesù ma «Racconti della passione con un’estesa introduzione». Lo evidenzia J. Jeremias: «Qualcosa è accaduto, qualcosa di unico, irripetibile, qualcosa mai avvenuto sinora. Abbiamo accumulato paralleli ed analogie nella storia della religione […] Tuttavia più analogie accumulavano tanto più chiaro ci appariva che il messaggio di Gesù è senza analogie». (J. JEREMIAS, Il problema del Gesù storico, in ID., Gesù e il suo annuncio, Paideia, Brescia 1993, 29) La New Quest - Fase seconda 1953-1985 la continuità tra il Gesù storico e l’annuncio (kérygma) cristiano Negli anni dal 1953-1985, la ricerca (New Quest) punta all’interpretazione-comprensione della continuità tra il kerygma e i fatti storici della vita di Gesù. Fu E. Kaseman in una celeberrima conferenza tenutasi a Marburgo dal titolo “Il problema del Gesù storico” che delineò l’esigenza di non anteporre più il Gesù storico alla fede (scuola liberale) o il Gesù della fede al Gesù storico (Bultman). Dinanzi alla posizione del grande esegeta protestante R. Bultmann, che insisteva sul fatto che Gesù rappresenta l’eloquente simbolo del rapporto di fede tra l’uomo e Dio, si profila la necessità di una criteriologia in grado di mostrare l’autenticità dei Vangeli e, così, ricostruire l’insegnamento di Gesù. La New Quest - Fase seconda 1953-1985 la storicità dei vangeli e la “storia della redazione” Si ponevano così le basi per una rivalutazione della storicità dei vangeli, alla cui base è rinvenibile, in forma implicita o germinale, il kerygma cristologico già nella predicazione del Gesù prima dell’evento pasquale. Il che conduceva sulla soglia dell’identità della persona di Gesù e sulla originalità del suo messaggio, anche se appariva in controluce una contrapposizione con il giudaismo del suo tempo. Diventa qui fondamentale allora tornare ad interrogarsi sulla tradizione cioè il medium narrativo che ha fatto da collegamento tra la vita di Gesù e le narrazioni evangeliche. La Third Quest - Fase terza 1985… Gesù nel suo contesto: un Ebreo “marginale”? Inaugurata dall’opera Jesus and the Judaism (1985) di E.P. Sanders. Pur in presenza di posizioni differenti, G. Segalla (G. SEGALLA, La terza ricerca del Gesù storico e il suo paradigma postmoderno, in R. GIBELLINI (ed.), Prospettive teologiche per il XXI secolo, Queriniana, Brescia 2003, 228) evidenzia le seguenti novità: 1. la varietà delle ricerche senza una matrice comune come la prima (razionalismo e positivismo storico) e la seconda (la teologia kerygmatica) e con una criteriologia pure varia; 2. il nuovo materiale fornito dalle fonti giudaiche, usato in senso positivo (plausibilità) invece che negativo (differenza); 3. la sicurezza che si può conoscere molto del Gesù storico, molto più che di altri personaggi famosi dell’antichità, e che ne vale la pena. La Third Quest - Fase terza 1985… Gesù nel suo contesto: un Ebreo “marginale”? La terza ricerca non solo segnala l’intima relazione tra Gesù e il giudaismo, in virtù della quale si mostra l’importanza del criterio di plausibilità o continuità storica, ma evidenzia, altresì, l’affidabilità storica dei Vangeli. Si può dire che, sebbene gli scritti neotestamentari non siano narrazioni storiche nel senso attuale del termine, quanto piuttosto professioni di fede nel Messia Risorto e che gli eventi della sua esistenza storica vengono riletti alla luce della Pasqua (e viceversa), ciò non toglie che un’analisi accurata può fornire solidi indizi di quello che fu il suo stile di vita, i suoi atteggiamenti, gesti e parole. Orizzonte, questo, decisivo per una riflessione cristologica. La Third Quest - Fase terza 1985… Tre autori: Meyer, Berger, Benedetto XVI J.P. Meyer, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. "L'opera del Meier costituisce la biblioteca fondamentale sulla nascita, la vita e la morte di Gesù per il prossimo millennio" (B.L. Visotzky). Il testo affronta il più grande enigma della ricerca religiosa moderna: chi era Gesù? Questo libro rappresenta il primo tentativo esauriente di un biblista cattolico americano di trattare in maniera rigorosamente scientifica il “Gesù storico”. Per “Gesù storico”, Meier intende il Gesù che possiamo recuperare o ricostruire usando gli strumenti della moderna ricerca storica. Considerato lo stato frammentario delle fonti e la natura indiretta degli argomenti, il ritratto che ne deriva è incompleto e talvolta congetturale. Eppure, sostiene l’Autore, qualcosa si guadagna. Il resoconto sobrio e ben ponderato di Meier sulla vita di Gesù è quanto meno sorprendente, come se quasi duemila anni più tardi considerassimo per la prima volta Gesù nel modo in cui devono averlo considerato i suoi contemporanei – “un ebreo marginale” – con tutte le implicazioni e le questioni sollevate da questo titolo deliberatamente provocatorio. La Third Quest - Fase terza 1985… Tre autori: Meyer, Berger, Benedetto XVI K. Berger, Gesù. Questo libro è destinato a trasformarsi in una sfida per cristiani e scettici: una sfida a occuparsi in modo totalmente nuovo del personaggio chiave del cristianesimo, Gesù, e a sottoporre il suo messaggio di speranza alle innumerevoli domande che sorgono dalla storia dell'umanità. Per tutta una vita Klaus Berger, teologo di Heidelberg, ha condotto le sue ricerche su ‘Gesù’. In questo libro presenta la ricca summa delle sue conoscenze, per dire ancora e di nuovo, agli uomini e alle donne d’oggi, perché Gesù è importante e per dare risposte alle persone che chiedono a ragione se Gesù possa anche oggi significare qualcosa per loro. Berger traccia un quadro di Gesù pieno di forza esplosiva: grande e provocatorio, il Gesù di Galilea si staglia sulla nostra epoca, non schiacciato da sistemi di regole interpretative, non passato attraverso filtri ideologici, non subordinato a modelli psicologici o a ipotesi sociologiche precostituite. Piuttosto, il Gesù dei vangeli viene posto di fronte alle innumerevoli domande che nascono dagli uomini e dalla loro storia. Del testo evangelico l’Autore cerca di afferrare la logica semplice e la drammaticità interna, si sforza soprattutto di ascoltarlo in profondità per trarne risposte e orientamenti. Questo libro sarà una sfida per cristiani e scettici a occuparsi in modo totalmente nuovo del personaggio chiave del cristianesimo e del suo messaggio di speranza. La Third Quest - Fase terza 1985… Tre autori: Meyer, Berger, Benedetto XVI «Ho voluto fare il tentativo di presentare il Gesù dei Vangeli come il Gesù reale, come il “Gesù storico” in senso vero e proprio. Io sono convinto, e spero che se ne possa rendere conto anche il lettore, che questa figura è molto più logica e dal punto di vista storico anche più comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni. Io ritengo che proprio questo Gesù — quello dei Vangeli — sia una figura storicamente sensata e convincente. Solo se era successo qualcosa di straordinario, se la figura e le parole di Gesù avevano superato radicalmente tutte le speranze e le aspettative dell’epoca, si spiega la sua crocifissione e si spiega la sua efficacia. Già circa vent’anni dopo la morte di Gesù troviamo pienamente dispiegata nel grande inno a Cristo della Lettera ai Filippesi (cfr. 2,6-11) una cristologia, in cui si dice che Gesù era uguale a Dio ma spogliò se stesso, si fece uomo, si umiliò fino alla morte sulla croce e che a Lui spetta l’omaggio del creato, l’adorazione che nel profeta Isaia (cfr. 45,23) Dio aveva proclamata come dovuta a Lui solo. La ricerca critica si pone a buon diritto la domanda: che cosa è successo in questi vent’anni dalla crocifissione di Gesù? Come si è giunti a questa cristologia? L’azione di formazioni comunitarie anonime, di cui si cerca di trovare gli esponenti, in realtà non spiega nulla. Come mai dei raggruppamenti sconosciuti poterono essere così creativi, convincere e in tal modo imporsi? Non è più logico, anche dal punto di vista storico, che la grandezza si collochi all’inizio e che la figura di Gesù abbia fatto nella pratica saltare tutte le categorie disponibili e abbia potuto così essere compresa solo a partire dal mistero di Dio?» BENEDETTO XVI Come conclusione… Il lungo percorso aperto dalla storia della ricerca su Gesù, porta a una conclusione: la formula primitiva “Gesù è il Cristo” non è un’invenzione dei primi cristiani per architettare la storia di una frode, ma la comprensione determinante della figura storica di Gesù, una personalità fuori dal comune, nel contesto della sua ebraicità. I Vangeli e gli scritti del Nuovo Testamento quando parlano di Gesù e della novità paradossale del Regno, lasciano emergere i tratti della sua personalità e del suo messaggio: l’assoluta libertà, la proclamazione dell’uguaglianza tra gli uomini, l’attenzione a coloro che vivono ai margini della cultura, della società, della religione, l’annuncio di un Dio-Padre, che oltrepassa qualsiasi idea di divinità statica e disinteressata del destino della storia. In tal senso, Gesù non è esauribile in una formula, né racchiudibile in uno schema interpretativo prestabilito. Ciò è evidenziato con insistenza e non senza qualche forzatura interpretativa, dalla Terza ricerca. Senza dubbio, però, questa è la conclusione più adeguata, perché sia il Cristo della fede sia il Gesù della storia sono difficilmente inquadrabili in una definizione chiusa all’ulteriorità della ricerca.