Cesare in Gallia • conquistare nuovi territori Per Cesare, la Gallia offriva varie opportunità • accrescere il proprio prestigio Cesare e la fine della repubblica • radunare attorno a sé un esercito Nel 58 a.C. attaccò e sconfisse gli Elvezi, che volevano stabilirsi nella Gallia per sottrarsi alla pressione delle popolazioni germaniche. L’intervento non era stato autorizzato dal Senato, e Cesare si giustificò presentandosi come il difensore di tutte le tribù galliche. Cesare attaccò Ariovisto, re dei Germani, e li costrinse a non spingersi al di là del Reno. Sconfisse i Belgi (57 a.C.), che avevano formato una coalizione antiromana. La conquista della Gallia Dopo aver rinsaldato il patto con Pompeo e Crasso, Cesare riprese le operazioni militari. Cesare e la fine della repubblica Conquistò l’Aquitania, la Normandia e la Bretagna (56 a.C.) Con due spedizioni in Bretagna (55 e 54 a.C.) giunse fino al Tamigi, ma non occupò l’isola. Assediò e sconfisse ad Alesia i Galli, che si erano riuniti sotto la guida di Vercingetorige, e che avevano condotto una guerra molto dura contro i Romani. Cesare raccolse tutte le sue memorie sulle campagne in Gallia nell’opera Commentarii de bello Gallico, una preziosa testimonianza letteraria. La crisi del triumvirato Durante le campagne in Gallia, nel 56 a.C. Cesare, Pompeo e Crasso si incontrarono a Lucca e strinsero un accordo per rinforzare il triumvirato. Cesare e la fine della repubblica Cesare ottenne il governo della Gallia per altri cinque anni. Pompeo e Crasso si assicurarono il consolato per il 55 a.C. Per i cinque anni a seguire, Pompeo avrebbe governato la Spagna. A Crasso sarebbe invece toccato il governo della Siria per cinque anni. Pompeo restò a Roma, governando la Spagna per mezzo di suoi rappresentanti. Rafforzò così la propria posizione davanti al Senato. Crasso andò in Siria e intraprese una campagna contro i Parti, stanziati nella Persia del Nord. Fu sconfitto e morì a Carre (53 a.C.) La guerra civile tra Cesare e Pompeo In una Roma segnata da conflitti armati, per ristabilire l’ordine il Senato nominò Pompeo console senza collega e gli attribuì pieni poteri (52 a.C.). Prima di rientrare a Roma, Cesare chiese il consolato per il 49 d.C. per tutelarsi dal crescente potere di Pompeo, con cui lo scontro era ormai inevitabile. Cesare e la fine della repubblica Vista l’opposizione del Senato, che aumentò ancora i poteri di Pompeo, il 10 gennaio del 49 a.C. Cesare varcò il Rubicone con le sue truppe: fu l’inizio della guerra civile. Pompeo non era pronto a combattere: fuggì in Epiro, ma nel 48 a.C. fu sconfitto a Farsalo. Rifugiatosi in Egitto, Pompeo fu tradito e assassinato. Dopo una lunga permanenza in Egitto, Cesare affrontò e vinse Farnace, re del Ponto, e i pompeiani, che nel frattempo si erano riorganizzati in Africa e in Spagna. La dittatura di Cesare Dal 49 a.C., fu console per quattro volte consecutive. Fu nominato dictator e padre della patria. Cesare e la fine della repubblica Dopo la vittoria sui pompeiani, Cesare diventò il “padrone” di Roma. Riuscì a farsi attribuire i privilegi che spettavano ai tribuni della plebe: l’inviolabilità e il diritto di veto nei confronti del Senato. Mantenne il titolo di pontefice massimo. Introdusse il nuovo calendario giuliano. Ottenne il titolo di imperator, e gli fu concesso di portare la corona di alloro. Il Senato e le altre magistrature erano stati privati di tutti i loro poteri reali. Nel 44 a.C. Cesare venne nominato dittatore a vita. Le riforme di Cesare Il Senato passò da 600 a 900 membri, includendo anche rappresentanti della Gallia e della Spagna. Fu estesa la cittadinanza romana ad alcune province. Cesare e la fine della repubblica Cesare accentrò tutti i poteri nelle proprie mani e attuò una grande riforma dello Stato. Per migliorare l’amministrazione fu aumentato il numero dei magistrati. Vennero istituiti dei rigidi e severi controlli sui governatori delle province. Si definì con precisione l’entità dei tributi che le province dovevano versare a Roma. Cesare realizzò anche importanti riforme sociali. Fondazione di numerose colonie. Realizzazione di importanti opere pubbliche. Politiche in difesa del lavoro dei cittadini liberi. Provvedimenti in favore dei debitori. L’assassinio di Cesare Cesare e la fine della repubblica Le riforme di Cesare preoccupavano il Senato, che si era visto privare dei poteri. Il 15 marzo del 44 a.C. (le idi di marzo) Cesare fu ucciso a pugnalate mentre entrava in Senato da Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio. In molti temevano che il suo potere diventasse troppo ampio, segnando definitivamente la fine della repubblica.