Università degli Studi di Pavia Dipartimento di Psicologia La valutazione del danno di natura psichica: il danno da lutto Dott. Alberto Siclari Dirigente I livello Centro Medicina Legale Piacenza Consulente tecnico d’Ufficio presso il Tribunale di Piacenza Dott.ssa Laura Braga Psicologa, Psicoterapeuta, Consulente tecnico d’Ufficio presso il Tribunale di Piacenza Definizione del danno biologico Per danno biologico si intende la menomazione all’integrità psicofisica della persona in sé e per sé considerata, risarcibile indipendentemente dai suoi effetti sul reddito. (De Matteis, 1994) La nascita della nozione di danno psichico La nozione di danno psichico, viene citata per la prima volta in materia giuridica con la sentenza del 1986 (Corte Cost. 184/1986) con la definizione di “lesione all’integrità psico-fisica della persona” che sottolinea non solo la dimensione fisica del soggetto leso, ma anche quella psichica. Il danno biologico di natura psicologica “Consiste in una patologia psichica, che insorge dopo un evento traumatico o un logoramento sistemico di una certa entità e di natura dolosa o colposa; che si manifesta attraverso sintomi e che si stabilizzano, a seconda del tipo di evento, in un periodo variabile da uno a due anni.” (Pajardi, Macrì, Merzagora Betsos, 2006) Danno psichico Danno psichico Può derivare da: una lesione specifica una lesione aspecifica danno psichico puro Il danno biologico di tipo psichico in seguito alla morte Rientra nella categoria del danno psichico e si delinea come la lesione del diritto alla salute psichica subito dagli stretti congiunti, in conseguenza della morte di un familiare per un fatto illecito altrui. Il lutto Il lutto “Il lavoro del lutto è indispensabile per riacquistare un equilibrio ma può solo iniziare dopo la fine delle fasi del rifiuto e della collera che avvengono successivamente al decesso.” (Freud) Lutto Negazione della perdita ed evitamento della perdita Reazioni di allarme accompagnata da manifestazioni ansiose Ricerca della persona perduta Rabbia o colpa Sensazione di vuoto Assunzione di aspetti del defunto Accettazione della perdita Chi chiede e chi fa la valutazione? Giudice C.T.U. Avvocato Consulente, esperto in materia Il lavoro dello psicologo Attiva un solido processo diagnostico: deve stabilire ed evidenziare tra il “prima” ed il “dopo” evento traumatico accertare che il fatto lesivo, oggetto di causa, abbia effettivamente compromesso il precedente equilibrio psicologico della persona Il lavoro dello psicologo Capire e quindi valutare se morale e affettivo, oltre al dolore vi siano le caratteristiche cliniche per cui da un lutto“fisiologico” si possa formulare una diagnosi di una malattia tale da compromettere la vita del soggetto Il C.T.U. (art. 61 c.p.c.) Il CTU deve : Utilizzare una metodologia valutativa che assicuri e rispetti il principio difensivo del contradditorio Consentire ai CTP di partecipare alle indagini con convocazioni concordate o con rinvii motivati quando richiesti, tuttavia non è suo dovere operare con loro un contraddittorio per trovare una conclusione condivisa Essere neutrale, imparziale “al di sopra delle parti” Le fasi della valutazione 1. Lettura della documentazione 2. Esame clinico del soggetto 3. Diagnosi 4. Quantificazione 5. Stesura della relazione 1. Lettura della documentazione Lettura del quesito Esame degli atti Esame della documentazione clinica 2. Esame clinico del soggetto Colloquio clinico con il soggetto Colloquio con i familiari Test psicodiagnostici 2.1 Colloquio clinico con il soggetto E’ necessario affrontare due problemi: La simulazione L’ enfatizzazione Presenza concomitante di patologie psichiatriche non correlabili o correlate all’evento Un’adeguata metodologia (test, colloquio, osservazione) è necessaria al fine di non cadere in queste trappole 2.1 Colloquio clinico con il soggetto Il colloquio: ha uno scopo legale deve mettere a suo agio il paziente Il colloquio non ha uno scopo terapeutico 2.1 Colloquio clinico con il soggetto Colloquio clinico con il soggetto Raccolta anamnestica Racconto dell’evento Indagine delle aree funzionali: cognitiva, emotiva, sociale, famigliare, lavorativa, sessuale, ecc. Sintomatologia lamentata Atteggiamento durante la consulenza 2.2 Colloquio con i famigliari Colloquio con i famigliari ha lo scopo d’indagare come viene percepito il paziente prima e dopo l’evento traumatizzante Approfondimento per minori: i colloqui con i famigliari sono essenziali; può anche essere utile contattare gli insegnanti 2.3 Test psicodiagnostici Test psicodiagnostici per adulti Test d’intelligenza: WAIS-R (Wechsler Adult Intelligence Scale – Revised) Questionario di personalità: MMPI (Minnesota Multiphasic Personality Inventory) Test proiettivi: Rorschach 2.3 Test psicodiagnostici Altri test psicodiagnostici Questionario della scala d’impatto dell’evento TAT di Morgan e Murray (Thematic Apperception Test) Genogramma SCID 2.3 Test psicodiagnostici Approfondimento per i minori Test d’intelligenza: WISC-R (Wechsler Adult Intelligence Scale for Children -Revised) Reattivi di memoria e percezione: A.Rey Questionario di personalità: MMPI A (Minnesota Multiphasic Personality Inventory Adolescent) Test proiettivi: Rorschach, Blacky Pictures Test carta matita: Disegno della figura umana, disegno dell’albero, disegno della casa, disegno della famiglia, disegno della famiglia di animali, disegno dell’animale mai visto, Piedino Nero, CAT. N.B.MMPI – da 14 a 18 anni 3. Diagnosi La diagnosi (dal greco dià, attraverso e gnosis, conoscenza) è la procedura di ricondurre un fenomeno (o un gruppo di fenomeni), dopo averne considerato ogni aspetto, a una categoria. Il risultato di una tale classificazione si chiama diagnosi 3. Diagnosi Specificare: la durata Da quanto dura? > 1 Anno: permanente > 1 Anno: temporanea l’entità Influente, lieve, moderato, media, grave, gravissimo Essenziale: Il nesso di causalità La causa deve essere: antecedente al fatto sufficiente necessaria 3.1 I disturbi prevalenti Disturbi d’ansia, in particolare PTSD (Disturbo post traumatico da stress) Disturbi depressivi 4. Quantificazione La quantificazione in termini percentuali è essenziale al fine di rendere rapida ed omogenea la lettura del danno 5. La relazione scritta Il linguaggio deve essere chiaro, coerente, evitando le espressioni tecniche, o ampollose, o ambigue Riferirsi al soggetto della consultazione in modo non monotono, con espressioni sempre variate come ‘il soggetto’, il signor X , la signora X, il minore, il periziando Evitare l’uso del solo nome proprio in un contesto peritale Evitare espressioni ipotetiche o probabilistiche 5. La relazione scritta Evitare espressioni squisitamente psicoanalitiche, soprattutto se nel linguaggio corrente esistono delle parole omofone che hanno un preciso, e ovviamente diverso, significato (es. ‘sadismo’) e/o sono spregiative (es. ‘perbenista’) Evidenziare punti di forza e punti di debolezza ed eventuali risorse disponibili Non usare con troppe allocuzioni tecniche, ma comprensibile sia al giudice che agli avvocati Utilizzare termini nella valenza giuridica 5. La relazione scritta “Nel monastero altrui non si va con le proprie leggi” … in sintesi Lettura della documentazione: lettura del quesito esame degli atti esame della documentazione clinica Esame clinico del soggetto: colloquio con il soggetto colloquio con i famigliari test Diagnosi durata entità nesso di causalità Quantificazione Relazione scritta Grazie per l’attenzione! Auguri per uno sfavillante lavoro come consulenti!. Bibliografia Guida alla valutazione del danno psichico D. Pajardi, L.Macrì, I.Merzagora Betos (2006) Manuale di psicopatologia generale G.Colombo Cleup (1996) Problemi diagnostici di valutazione clinica, in “Tagete” Anglesio A., (2000). Tecnica del colloquio, Semi A.A. Cortina, Milano (1985) Codice Deontologico degli Psicologi Italiani (2006), approvato ai sensi dell’art.28, Legge n.56/89. Linee Guida dello Psicologo Forense Ass.Italiana di Psicologia Giuridica (1999) Elementi di psicologia giuridica ed elementi di diritto psicologico Gullotta Giuffrè (2002)