l`assistente sociale tra mandato professionale, istituzionale e sociale

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IL SERVIZIO SOCIALE IN 3D
Relazione a cura di A.S.S. Filomena MARANGI - 21 Maggio 2011
Andar per mare … l’àncora, “la zavorra”, la stella polare
1
Perché ho deciso di scrivere
sul tema proposto dall’Ordine



per il desiderio di mettere ordine e di ri-orientare
le mie esperienze professionali;
per dare significato ai momenti di crisi
professionale in cui ho sentito una esposizione
troppo forte “ ai venti e alle onde”;
perché mi piace l’invito a scrivere da parte
dell’Ordine Professionale … e dovremmo farlo più
spesso.
2
Il Servizio Sociale in 3D
Il mandato professionale - l’àncora - che indica l’insieme di principi,
valori, deontologia e dei modelli e livelli di competenza definiti dalla
comunità professionale di appartenenza
Il mandato istituzionale - la zavorra - che è rappresentato dall’insieme
di competenze assegnate , dalle modalità e regolamenti che
l’Assistente Sociale deve tenere presente quando eroga un servizio in
base alla normativa specifica e all’Ente di appartenenza
Il mandato sociale - la stella polare - che è costituito dall’insieme di
norme fornite dalla legislazione nazionale e locale in materia,
dall’evoluzione degli studi e delle ricerche che forniscono
orientamenti in forma implicita o esplicita, alle istituzioni preposte, a
quelle politiche, alla comunità scientifica o a quella professionale.
3
I Servizi Sociali – una definizione
P.Ferrario definisce i Servizi Sociali
come “organizzazione e attività che
hanno la funzione di rispondere a
bisogni individuali che non
possono, a breve o lungo termine,
essere affrontati mediante le
proprie risorse personali e
relazionali e che richiedono la
mobilitazione di azioni sostenute
dal sistema pubblico, l’attivazione
di competenze professionali
specifiche, la partecipazione attiva
delle persone alla costruzione del
loro benessere”.
Continui cambiamenti
I Servizi Sociali sono stati
caratterizzati in tutte le epoche
da continui cambiamenti,
poichè sottoposti a tensioni
diverse: all’evoluzione dei
bisogni e alla pressione della
domanda sociale all’evoluzione
e al cambiamento nelle
prestazioni, alle turbolenze
politiche - istituzionali e questi
ultimi mesi ne sono l’ennesima
riprova.
4
Quale è la mission del Servizio Sociale ?
Secondo Artoni e Ranci Ortigosa il Servizio
Sociale fa parte di quelle forme protettive
disposte dallo stato a favore di persone prive
di mezzi necessari al proprio sostentamento al
fine di promuovere il miglioramento delle
condizioni di vita, di prevenire ed eliminare gli
stati di bisogno e di insufficienza che possono
colpire l’individuo, nonché di riparare i danni
e gli squilibri in termini economici e psicosociali provocati dallo sviluppo economico.
5
Il focus del Servizio Sociale
è la soluzione dei problemi e il cambiamento; in quanto tali gli
Assistenti Sociali possono essere considerati agenti di cambiamento
nella società e nelle vite degli individui, famiglie e comunità che essi
servono.
Il Servizio Sociale si focalizza
nell’intersezione fra bisogni individuali-sociali e risorse personaliambientali. Il Servizio Sociale affronta i bisogni come intreccio
dinamico tra dimensioni soggettive e influenzamenti ambientali, come
condizione esistenziale il cui superamento può avvenire solo con il
contributo di chi ne è il titolare.
La professione si colloca
all’interno di quello che potremmo chiamare il mondo delle risposte ai
problemi sociali, divenendo essa stessa prima risorsa nel rapporto con
chi chiede aiuto.
6
Il Servizio Sociale italiano nel sistema istituzionale dei servizi
L’inserimento del Servizio Sociale italiano nel sistema istituzionale dei
servizi ha dato particolare rilievo all’influenzamento dell’apparato
organizzativo-istituzionale sull’intervento professionale e sugli esiti per
l’utenza: l’istituzione oltre che titolare del mandato al professionista, è
soggetto terzo che entra come vincolo-risorsa nel processo stesso
dell’intervento, che elabora e produce cultura, che influenza ed è
influenzato da altri soggetti in gioco.
Ridefinizione del campo di azione della professione
L’azione dell’Assistente Sociale è collocata nelle
interdipendenze che legano la persona in stato di bisogno
con il suo ambiente territoriale e comunitario e con la
struttura concreta a cui appartiene il professionista che da
l’aiuto.
7
La tridimensionalità dell’intervento professionale
P. Ferrario parla di tridimensionalità dell’intervento o di relazione
triadica, come tratto caratteristico dell’azione dell’assistente sociale, per
cui l’organizzazione non è un dato di sfondo, essa è un fattore che
penetra il processo, lo influenza, lo modella, ma non lo condiziona mai
interamente (Dal Prà Ponticelli).
L’azione dell’assistente sociale è sempre diretta a queste tre componenti e
all’interdipendenza tra loro. E’ questo ampio campo di intervento che
rende particolarmente complesso il lavoro dell’assistente sociale che pur
nella piena compatibilità degli orientamenti valoriali e giuridici del
sistema con i valori degli obiettivi del Servizio sociale, deve investire
molte energie per contribuire a un funzionamento organizzativo e
gestionale che sia coerente con i nuovi orientamenti ed efficace per la
soluzione di problemi sociali sempre più complessi.
8
Tra mandato professionale e mandato istituzionale
Per alcuni decenni gli Assistenti Sociali sono stati formati soprattutto per
assumere compiti istituzionali, teorizzandone l’identificazione con la
funzione istituzionale dell’Ente.

La professione costituisce strumento idoneo ad assolvere i compiti
attribuiti dagli statuti e dalle leggi agli Enti. Il legame della professione
con gli Enti e con il sistema dell’assistenza in generale ha rallentato un
sistema di autoidentificazione e coinvolto la professione in molte
contraddizioni.

L’istituzione dell’Ordine e in particolare l’emanazione del codice
deontologico hanno indotto e sostenuto un rinnovato processo di
autoriflessione nella comunità professionale e nei vari gruppi omogenei,
chiamati ad assolvere compiti istituzionali specifici.
9
Tra mandato professionale e mandato istituzionale

La sovrapposizione tra mandato professionale e il mandato
istituzionale dell’Ente di appartenenza può risultare confusiva e
depotenziare la capacità di proposta della professione.

Vanno tenute insieme, ma distinte le responsabilità professionali da
quelle proprie dell’Ente o dell’organizzazione, rispetto al quale il
Codice deontologico detta norme precise per una condotta propositiva
e professionalmente responsabile.

La dialettica tra le due istanze consente l’emersione di un
problema: la professione agisce da stimolo per scelte gestionali e
politiche a condizione che mantenga ed eserciti la propria facoltà
di valutare le situazioni e di formulare proposte competenti
ispirate da propri valori e fini.
10
Tra mandato istituzionale e mandato sociale
…quando un tempo, si giurava fedeltà …
un tempo ( 25-30 anni fa ) il contratto di
dipendenza con l’ente pubblico era
sancito dal giuramento
“ giuramento di fedeltà alla
Repubblica, alla
Costituzione e alle leggi
dello Stato …
di adempiere ai doveri di
ufficio nell’interesse
dell’Amministrazione per il
pubblico bene”.
Era un momento simbolico, ma il
mandato sociale probabilmente si
condensava in quella frase.
Con l’emanazione del codice
deontologico la professione ha
assolto il dovere di rendere espliciti
la propria deontologia, i valori di
riferimento, i principi ai quali ogni
atto professionale deve ispirarsi.
Il codice è un’atto irrinunciabile nei
confronti delle persone, ma è anche
un atto necessario nei confronti
della società, in quanto l’agire del
professionista si dichiara di
pubblica utilità e al servizio del
benessere delle persone e del bene
comune.
11
Il mandato sociale
A volte pare che non siano sufficienti le leggi dello stato e il codice deontologico
a ricordarci il senso più ampio del mandato sociale di questa professione, un
mandato sociale che nell’agire quotidiano corre il rischio di diventare sfumato e
imbrigliato perché troppo “presi” dal singolo utente, dalla necessità di fornire una
prestazione, dalle richieste dell’organizzazione, dalla contrazione delle risorse,
dalle turbolenze politiche e istituzionali.
Ri-orientare lo sguardo
Per me è stato necessario in più occasioni ri-orientare lo sguardo verso il mandato
sociale …la stella polare… e penso che ancora più nel periodo storico che stiamo
vivendo, sia necessario che la comunità professionale si interroghi sul limite e la
scarsa efficacia di azioni professionali solo rivolte al lavoro individuale e alle
prestazioni essenziali previste dalla normativa correndo il rischio di perdere di
vista la cornice di riferimento del Servizio Sociale.
12
L’assedio quotidiano
13
La complessità dei problemi individuali che emergono nel
contesto di vita del cittadino e la collocazione dell’Assistente
Sociale nel punto di incontro e di pressione della domanda
sociale con il sistema dei servizi richiedono all’operatore un
‘equilibrio difficile tra il senso di impotenza che spesso ci
accompagna e il potere che il cittadino ci assegna nella ricerca
di soluzione ai suoi problemi.
“L’assedio quotidiano” a cui è sottoposto l’Assistente
Sociale non può essere sostenuto dal singolo operatore e
come da tempo teorizza F.O. Manoukian è necessario uscire
dall’assedio restituendo delega e potere alla comunità,
competenza e responsabilità al singolo cittadino e alla
comunità locale nel suo insieme.
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Il mandato sociale per ri-orientare lo sguardo

Il mandato affidato per legge, del miglioramento delle condizioni di vita delle
persone, si concretizza mettendo a disposizione risorse che possano stimolare
l’autonomia e la competenza, aiutando i cittadini a riconquistare la capacità di
risolvere alcune situazioni difficili e facilitando la convivenza e l’integrazione
con il sostegno ai punti di riferimento nella comunità locale.

Il benessere delle persone e il bene comune si giocano e realizzano lavorando con
la collettività nell’ambito del servizio sociale di comunità.

L’interesse verso la comunità locale è sostenuto dall’esigenza di sperimentare
nuovi percorsi, nuovi modelli di lavoro sociale, perché l’illusione di poter fornire
una risposta a ogni tipo di problema attraverso il sistema formale appare ormai
non più praticabile.

Occorre guardare alla comunità in una ottica nuova che permetta di sostenere
attori sociali capaci di assumersi responsabilità rispetto ai problemi della
comunità e dei suoi membri.
15
Il processo di trasformazione delle
comunità di vita
E’ esperienza comune il processo di trasformazione delle nostre
comunità di vita che sono state interessate da grandi mutamenti in parte
connessi anche alla cosiddetta globalizzazione che ha contribuito a
rompere le preesistenti strutture di solidarietà, con l’estendersi di un
sentimento di insicurezza che attraversa la società odierna.
Insicurezza che nasce dalle sensazione di essere soli e indifesi nei
confronti della presenza sempre più massiccia di stranieri, ma anche
dall’impoverimento, dalla precarietà lavorativa e abitativa, dalla
dissolvenza dei legami sociali culturali e comunitari, dalle nuove forme
di convivenza e dalla crisi della famiglia.
16
La comunità locale
Luogo dei bisogni, bacino delle risorse
Tutto questo si riverbera in modo ancor più pesante sulle fasce più deboli
di popolazione e giunge ai Servizi Sociali in forme a volte esasperate .
Forse è necessario chiedersi se è ancora possibile perseguire l’obiettivo
del benessere individuale e di quello collettivo.
In realtà la comunità locale è il luogo dove le persone giungono ai Servizi
vivono o transitano.e dove i territori/comunità incidono pesantemente sulla
qualità di vita delle persone e delle famiglie; in questi luoghi di vita e di
relazioni si sviluppano processi emarginanti e di esclusione o positive
occasioni di integrazione, si sviluppano processi di costruzione di identità e
di appartenenza importanti per la qualità di vita del cittadini e per il
benessere collettivo; questo ci sollecita a una riflessione e a una capacità di
assumere questi aspetti come fattori senza i quali l’intervento professionale
perde efficacia perché si autoesclude dalle occasioni e dai processi
trasformativi.
17
Il Servizio Sociale in 3D
Il Servizio Sociale è
… arte dei legami
L’esperienza del Servizio Sociale del Consorzio Monviso Solidale
nell’ambito dei Servizi di Comunità per minori e famiglie
Gli Assistenti Sociali del Consorzio impegnati nello sviluppo dei
Servizi di Comunità:
Laura Dotta, Luisa Ghigo, Christian Marino, Irene Garelli, Enrico
Giraudo, Lara Raffi, Elena Sordella, Paola Melchio, Barbara Tomatis,
Pamela Conte, Ilaria Alfieri, Fabrizio Castellino e Ornella Giraudo
18
Premessa
In questa seconda parte della relazione vengono descritte alcune riflessioni
maturate in ordine alle prassi del Servizio Sociale di Comunità dove si
intrecciano mandato professionale, mandato istituzionale e mandato sociale.
L’esperienza vuole essere un esempio di come è stata realizzata nel nostro
territorio l’azione professionale che ha permesso di intrecciare lavoro
individuale con lavoro di rete e lavoro di comunità portando al tempo stesso un
confronto interno all’ente, tuttora oggetto di dibattito a fronte della riduzione
di risorse e delle scelte delle amministrazioni locali.
L’azione professionale del Servizio Sociale nel corso di dodici anni è stata rivolta
alla programmazione e conduzione di diversi progetti di sviluppo di comunità
nell’ambito dei servizi collettivi diretti alla popolazione del Consorzio (
servizi di Educativa di strada e Centri di aggregazione per adolescenti, Centri
per le famiglie e Ludoteche).
19
Riattivare reti - riannodare legami
Accanto al lavoro professionale di presa in carico della domanda individuale si è
andato sviluppando in contesti non connotati come “servizi sociali” un lavoro
centrato sulla costruzione o riattivazione di legami familiari e sociali, sulla
manutenzione della rete, sull’attivazione di processi sociali di partecipazione
che hanno permesso la sperimentazione e la crescita di nuove risposte ai
bisogni dei cittadini risposte complementari rispetto alle prassi professionali
già attive e consolidate ma soprattutto è scaturito da questo lavoro di
“ritessitura dei legami “una rinnovata responsabilità delle Amministrazioni
comunali ,una partecipazione reale dei cittadini e un confronto tra le
Istituzioni pubbliche e delle Istituzioni con i cittadini.
Il Servizio Sociale tra emergenze e nuovi bisogni
delle famiglie e dei minori
L’analisi dei dati quantitativi e qualitativi relativi alla popolazione in carico ai Servizi
sociali del Consorzio nell’arco di questi 13 anni di attività (dal 1997 anno di
costituzione del Consorzio) ha fatto emergere, come particolarmente pressanti,
alcune problematiche che rispecchiano le trasformazioni interne alla società e alle
relazioni familiari, trasformazioni che impongono ai Servizi Sociali la necessità di
attrezzarsi con nuovi strumenti e prassi professionali.
20
Emergenze e nuovi bisogni da segnalare
1.
Aumento progressivo delle problematiche familiari non più specifiche solo di
alcune fasce di popolazione “ tradizionalmente gli utenti più svantaggiati”, ma che
vede crescere una area “grigia” del disagio che emerge in fasi critiche dei cicli di
vita delle famiglie.
2.
Aumento delle violenze intrafamiliari con conseguente aumento degli
allontanamenti madre-bambini e collocazione protetta in strutture residenziali o
gruppi appartamento.
3.
Aumento delle prescrizioni dell’Autorità giudiziaria (TM e TO) sulla conduzione
di luoghi neutri (spazi per il diritto di visita - incontri protetti genitore-figli).
4.
Aumento delle separazioni coniugali che degenerano in elevata conflittualità
creando disagio e malessere dei figli minori coinvolti.
5.
Sostegno alle genitorialità fragili.
21
Il Servizio Sociale e il lavoro con le comunità locali
Dal 1999, anche grazie alle scelte di politica dei servizi e alle sperimentazioni
professionali effettuate in ordine al lavoro con minori, famiglie, adolescenti e
giovani, il Consorzio ha promosso lo sviluppo di prassi innovative che negli
anni si sono consolidate e si sono rivelate risposte collettive efficaci per
prevenire il disagio e promuovere l’agio di queste fasce di popolazione.
Dal 2009 il Consorzio ha deliberato la strutturazione dell’Area Famiglie e Minori
come area di sviluppo dei servizi di comunità e di sperimentazione e
innovazione delle prassi professionali in questo ambito di competenza.
Gli strumenti professionali e metodologici utilizzati dagli operatori dell’Area in
relazione ai problemi emergenti di famiglie, adolescenti e giovani hanno
permesso di contenere meccanismi deresponsabilizzanti di delega ai servizi
socio-sanitari, facendo crescere la consapevolezza delle comunità locali rispetto
alle problematiche presenti nel territorio e costruendo servizi collettivi in
risposta ai bisogni delle comunità.
22
La domanda Sociale
Nel corso degli ultimi anni, lo sviluppo di questi nuovi servizi più vicini e facilmente accessibili ai
cittadini, e non connotati come servizi di tutela e controllo, ha costituito un nuovo punto di accesso e di
incontro della domanda sociale che doveva essere intercettata ed accolta.
Questi nuovi servizi e prassi operative che rispondono prioritariamente a finalità preventive, nel corso
degli anni hanno permesso di strutturare contesti di “welfare leggero” offrendo risposte orientate a
favorire l’uscita dal circuito dei servizi di cura e favorendo una reale integrazione per alcuni utenti dei
Servizi Sociali e sanitari che avevano fruito di interventi di presa in carico individuale.
I risultati di queste sperimentazioni fanno emergere la necessità di affinare la
nostra capacità di fare valutazione di efficacia degli interventi e delle prassi
utilizzate nel Servizio Sociale mettendo maggiormente in connessione il lavoro
individuale, il lavoro di rete e lo sviluppo di comunità.
Il processo di partecipazione dei cittadini
In diversi ambiti di intervento del territorio consortile le Associazioni familiari e di volontariato sono
diventate co-finanziatori o co-gestori di alcune iniziative. Le diverse Associazioni hanno partecipato
attivamente al lavoro dei cinque tavoli tematici del piano di zona e 20 associazioni familiari hanno
sottoscritto l’accordo di programma conclusivo.
Relativamente alle esperienze di sussidiarietà orizzontale si è rivelato particolarmente efficace il lavoro di
attivazione di processi sociali di partecipazione e di consolidamento dei legami sociali .
23
I cittadini interlocutori delle Istituzioni
Le prassi maturate nel territorio consortile nel corso di questi anni hanno rappresentato
caratteristiche costanti delle sperimentazioni che sono oggetto di verifica costante e di
confronto tra Istituzioni, Cittadini, III° Settore, Agenzie del territorio attraverso:

una analisi condivisa e una lettura dei bisogni collettivi da parte di amministratori locali e Aree
territoriali del Consorzio a fronte di problematicità specifiche che emergevano via via nel
territorio;

un percorso di co-progettazione e co-responsabilità tra Amministrazioni comunali e il Consorzio
nell’attivare nuovi Servizi e attività innovative, grazie alle risorse aggiuntive provenienti dai
Comuni coinvolti e in quota parte dal Consorzio( approvazione delle linee guida,Progetti
Interreg,altri finanziamenti da progetti ministeriali – regionali ).

una modalità di lavoro integrato tra le diverse Istituzioni (Comuni, CMS, ASL, Scuole,
Parrocchie,Associazioni familiari) che ha reso possibile la costruzione di “alleanze educative”
anche con i cittadini ( genitori e famiglie ) i quali attraverso la forma dell’Associazionismo
familiare sono diventati interlocutori stabili delle Istituzioni ,capaci di sottolineare anche in
momenti complessi il loro punto di vista e la posizione sull’importanza dei servizi collettivi;

l’avvio di tavoli di lavoro e il progressivo consolidamento di gruppi di coordinamento locale
pubblico-privato relativi ad alcuni servizi (Centro famiglie, Ludoteche, Centri aggregazione
giovanili, Educativa di strada )
24
Le Politiche per la famiglia
La famiglia viene riconosciuta come “bene sociale” da sostenere in quanto determinante per le funzioni
di cura e di crescita interne al nucleo. Allo stesso tempo la famiglia è soggetto sociale che esprime
bisogni e problematiche, è infine anche risorsa in quanto soggetto attivo e protagonista delle politiche
sociali a lei rivolte.
Una espressione specifica di questa capacità della famiglia di farsi soggetto attivo è lo sviluppo crescente
dell’Associazionismo familiare che nel territorio consortile è stato particolarmente vivace nel corso
degli ultimi anni.
L’associzionismo familiare
L’aspetto innovativo legato alla nascita dell’associazionismo familiare nel nostro territorio è rappresentato
da alcuni processi che si sono sviluppati nel tempo:
acquisizione crescente da parte delle famiglie di una consapevolezza del proprio ruolo sociale, della
propria responsabilità pubblica, della propria soggettività autonoma nel produrre proposte;

capacità di auto-organizzarsi per diventare “presenze visibili” che producono cultura di partecipazione
e di impegno;

capacità di predisporre azioni o servizi integrativi anche richiedendo finanziamenti e gestendo risorse
aggiuntive provenienti dal terzo settore.

Gli interventi individuali rivolti alle famiglie sono stati integrati affiancando alle prestazioni
essenziali rese dai servizi territoriali, altri servizi rivolti a soddisfare i bisogni collettivi e a
costruire alleanze educative con i diversi contesti di vita delle persone.
25
A che punto siamo
A fine anno 2010 , 25 Comuni del territorio consortile - per un totale di 121.380 abitanti - richiedevano la
continuazione dei servizi di comunità per minori e famiglie già presenti nel loro territorio.
Il percorso di crescita e sviluppo dei servizi descritto è stato condotto attraverso il coinvolgimento dei
diversi Comuni del Consorzio, dei Servizi dell’ASL (SerT, NPI, Consultorio familiare) e il sostegno
e la partecipazione attiva di gruppi di genitori o Associazioni familiari; queste buone sinergie si sono
concretizzate in esperienze autentiche di sviluppo delle comunità locali e di collaborazione tra
Istituzioni pubbliche e cittadini.
La partecipazione dei cittadini che si esprime anche attraverso l’Associazionismo familiare e forme diverse
di volontariato è stata formalizzata con protocolli di intesa e accordi rendendo esperienza concreta il
principio di sussidiarietà così come introdotto dalla Legge 328/2000 e ribadito dalla L.R. 1/2004.
Alcune riflessioni
Tale principio, nell’esperienza del Servizio Sociale del Consorzio Monviso Solidale si fonda sulla
consapevolezza che la risposta al bisogno individuale non può consistere solo nella prestazione o
erogazione di interventi, ma deve essere accompagnata dall’attivazione di processi di cambiamento che si
fondano sulla responsabilizzazione e sul riconoscimento di competenza delle persone, nonché su azioni che
possono attivare processi di trasformazione anche nei contesti di vita e delle comunità locali.
Gli Enti Gestori delle funzioni socio-assistenziali che gestiscono i servizi territoriali si trovano oggi a fare i
conti con le trasformazioni di una società sempre più fragile e turbolenta dove il disagio sociale e le
richieste di aiuto sono in crescita e diventano sempre più complesse e articolate.
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L’andamento della domanda sociale
Focalizzando l’attenzione all’andamento della domanda sociale individuale che è
pervenuta ai Servizi Sociali del Consorzio nel corso di questi ultimi anni, si è
potuto constatare che il disagio sociale- economico e relazionale che rappresenta
l’oggetto di intervento delle istituzioni preposte (EE.LL. e Consorzi di Comuni) non
è più solo una caratteristica di alcune categorie di popolazione più fragili, povere ed
emarginate.
Il disagio oggi, e la crisi economica lo ha evidenziato maggiormente, riguarda
trasversalmente tutta la popolazione e può insorgere anche in famiglie abitualmente
autonome e competenti che nel tentativo di fronteggiare gli eventi critici e
inaspettati del loro ciclo di vita (disoccupazione o perdita del lavoro, choc culturale
da immigrazione, separazione coniugale, violenze intrafamiliari ed altre
problematiche relazionali e trans-generazionali, aumento dei nuclei monoparentali,
nascita di un figlio disabile, carico assistenziale di persone non-autosufficienti nel
nucleo familiare, ecc.) possono veder evolvere la fase critica in disagio conclamato
o patologia della famiglia.
27
Quali opportunità
A fronte di queste emergenze che crescono sia dal punto di vista quantitativo che per complessità, i
Servizi e gli operatori si trovano a fronteggiare una situazione che viene definita in alcuni studi,
come “Servizi Sociali sotto assedio”, questo sta ad indicare una percezione di sovraccarico o di
impotenza considerata anche la limitatezza e la contrazione delle risorse a disposizione
Ma nel contempo è cresciuta :
1.
La consapevolezza che i Servizi non possono accettare la delega a occuparsi da soli del disagio
diffuso presente nel territorio, disagio che ha origini molto complesse e profonde nella realtà
sociale.
2.
La necessità di costruire metodologie nuove basate su un lavoro non solo mirato all’individuo in
difficoltà ma anche “al prenderci cura” della comunità e dei contesti di vita dei cittadini .
3.
La scelta di compartecipazione economica tra Consorzio e Comuni che ha portato alla creazione
di nuovi servizi: di Centri Famiglia, Ludoteche, Centri di Aggregazione, l’Educativa di Strada ed
ha aperto un terreno di dialogo e confronto continuativo tra Comuni, Consorzio, Servizi ASL,
Scuole, Associazioni familiari, Parrocchie, Volontari, ecc…, necessario e proficuo per costruire un
sistema di sussidiarietà orizzontale e avviare nuove prassi nel sistema di welfare .
28
Per concludere
quali strumenti
per una buona navigazione
L’àncora: pesante strumento di ferro che mantiene la nave
saldamente ormeggiata al fondale mediante una catena.
Nonostante le turbolenze sopra descritte e la sensazione di assedio
che deriva dalla domanda sociale vogliamo continuare a praticare la
professione di Assistente Sociale facendo anche ricerca e
sperimentazione di nuove prassi ma rimanendo saldamente ancorati
ai principi e valori della professione indicati dal Codice deontologico.
29
La zavorra: massa pesante solida o liquida che si mette
nell’imbarcazione per aumentare il peso e darle
l’immersione necessaria alla sua stabilità, senza questa
zavorra, a fronte del vento, ci potrebbe essere il
rovesciamento dello scafo.
Siamo abituati a pensare alla zavorra (istituzione o ente di
appartenenza ) come a qualcosa di pesante e ingombrante di
cui disfarsi per evitare l’affondamento; in realtà la zavorra è
pensata per dare stabilità e quel giusto grado di immersione
all’imbarcazione al fine di evitare il rovesciamento. Questo
significato mi fa pensare come anche l’istituzione spesso
vissuta come un peso serve a mantenerci aderenti alla realtà
attraverso le regole, le norme, il limite delle risorse, al fine di
indicare le priorità e le scelte responsabili a fronte di bisogni
sempre più complessi e in crescita
30
La stella polare: stella visibile a occhio nudo che si trova
allineata con l’asse di rotazione terrestre, situata allo zenit del
Polo nord.
La Nostra professione trae sostanza e valore nell’accoglienza della
domanda individuale e nella relazione di aiuto, ma non può
esaurirsi con questa funzione perché credo la “buona azione” del
professionista è quella capace di far diventare la relazione un
ponte affinché quel cittadino possa riscoprire le proprie
competenze e responsabilità assumendosi l’impegno di andare
oltre l’evento critico che ha generato la domanda .
Nel marasma attuale a fronte delle turbolenze in cui siamo
immersi per la scarsità di risorse, per i possibili cambiamenti degli
assetti istituzionali sento spesso il bisogno di ricordare quale è il
mandato sociale che la professione persegue e mi sembra di
dover portare in salvo insieme ai principi e valori indicati dal
Codice deontologico la necessità di una azione professionale
dentro e con le comunità locali e i diversi soggetti che la
compongono. Se ha ancora senso parlare di benessere individuale
e di benessere collettivo credo che questo obiettivo possa essere
perseguito solo attraverso il lavoro sociale con le comunità locali e
i contesti di vita dei cittadini.
31
Infine qualcosa di personale
A conclusione di questa riflessione credo di poter dire che le tre dimensioni del
mandato sono in realtà intrecciate tra loro e nella nostra realtà non riesco a
immaginarne una senza le altre; il rischio maggiore per la professione è di rimanere a
volte ingabbiati in una sola dimensione o di sentirsi in continuo conflitto con una di
queste; la possibilità di uscire dall’empasse sta nella nostra capacità di guardare alla
professione con questo sguardo tridimensionale aggiungendo nelle diverse “sfide” in
cui siamo impegnati “ qualcosa di nostro”: … la passione e il coraggio, la capacità
creativa, gli strumenti per lanciare gli S.O.S. e farsi aiutare … e qualche indumento
per proteggersi durante le tempeste.
Grazie per l’attenzione
Collaborazione grafica Daniela Ponzi
32
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