Laós 8 (2001)2, 1-12 I fedeli separati e divorziati-risposati Difficoltà d’inserimento nella comunità ecclesiale ed aspetti pastorali di Giuseppe Putrino Istituto superiore di scienze religiose «S. Luca» - Catania 1. Introduzione La realtà dei fedeli separati e dei divorziatirisposati, è sempre più presente nella comunità civile e nella comunità cristiana. Tale realtà ormai è diffusa in varie categorie di persone oltre che negli ambienti più svariati: essa riguarda credenti e non credenti, matrimoni appena iniziati e matrimoni con una lunga esperienza di convivenza coniugale, a volte anche pluridecennale: è una realtà di sofferenza che non può non interessare e interrogare la Chiesa in tutte le sue articolazioni e la stessa comunità cristiana. Anzi le stesse comunità cristiane devono chiedersi se nella loro attività pastorale non ci sia qualche colpa o qualche carenza sia in occasione della preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla costituzione della famiglia e sia anche nell’accompagnare la coppia e la famiglia nella loro vita attraverso adeguate iniziative di carattere pastorale e spirituale a loro sostegno. È da chiedersi da una parte se le comunità cristiane sono o no testimoni della fedeltà all’amore di Dio e dall’altra se le coppie che chiedono di sposarsi in Chiesa esprimono una reale scelta di fede e di vita autenticamente cristiana, maturata in un cammino serio di riflessione e di verifica alla luce del vangelo e del magistero della Chiesa. La nuova situazione culturale, sociale e ideologica, segnata dalla ricerca della libertà personale e della propria autonomia, dal crescere del numero di fedeli separati e di divorziati-risposati non sempre gratificati dal rapporto di coppia, dalla G. PUTRINO — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — fragilità dell’amore non sempre inteso come donazione totale di sé ed in perpetuo per il bene dell’altro, dovrebbe spronare la comunità cristiana a ripensare una pastorale matrimoniale e familiare meglio rispondente alle attuali emergenti difficoltà, che si vanno presentando. Di fronte alla crescente e inquietante presenza di coppie e di persone separate e divorziate, il magistero di singoli vescovi, della conferenza episcopale italiana (CEI) e dello stesso Papa si è più volte interrogato e sono stati emessi molti documenti, e fra quelli più specifici, alcuni sono: * La pastorale dei divorziati risposati e di quanti vivono in situazioni matrimoniali irregolari o difficili, CEI 1979. * Familiaris consortio, Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II su “ I compiti della famiglia cristiana ” , nella quale Egli ha dedicato una parte sulla ‘Pastorale familiare nei casi difficili’, 22.11.1981. * L’azione pastorale nelle situazioni matrimoniali irregolari, Diocesi di Vicenza, 1990. * Lettera ai Vescovi della Congregazione per la dottrina della fede, 1994. Questi documenti, ed altri non citati, pur ribadendo con sfumature diverse che i divorziati risposati non possono accostarsi ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia, contengono un messaggio del tutto innovativo, che è ignorato sia dagli stessi separati e divorziati e sia anche da operatori pastorali laici e a volte anche presbiteri. La novità fondamentale che emerge da quei documenti è che queste persone fanno ancora parte della Chiesa, hanno, cioè, diritto di cittadinanza nella Chiesa. È un’appartenenza non piena, però è una appartenenza alla Chiesa. Non sono esclusi, non sono scomunicati. Questa è una svolta fondamentale e a differenza del vecchio codice di diritto canonico non sono più considerati “ pubblici peccatori ” . Ora i recenti documenti ufficiali della Chiesa ed anche i vari interventi del Papa, hanno abbandonato con fermezza e con coraggio il senso della scomunica, indicano un nuovo cammino che le comunità cristiane e gli stessi operatori pastorali — 2 — I fedeli separati e divorziati-risposati – difficoltà… ed aspetti pastorali — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — sono chiamati a svolgere: in questo nuovo cammino c’è ancora incertezza e perplessità a superare la passata mentalità. Se tali persone, o separate o divorziate risposate, fanno parte della Chiesa, se sono Chiesa, devono sentirsi oggetto di attenzione e anche soggetto di partecipazione. E’ urgente che la comunità cristiana con tutti i suoi operatori pastorali e gli stessi separati e divorziati-risposati attivino questa “ catechesi ” , perché prendano coscienza di questa nuova e accogliente mentalità. 1. Urgenza della presa di coscienza nella comunità cristiana e nei suoi operatori pastorali che anche questi cristiani continuano ad appartenere alla Chiesa. La CEI nel Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia del 25 luglio 1993 ha ribadito: «Occorre richiamare l’appartenenza alla Chiesa anche dei cristiani che vivono in situazione matrimoniale difficile o irregolare: tale appartenenza si fonda sul battesimo e si alimenta con una fede non totalmente rinnegata. È una consapevolezza che deve crescere anche dentro la comunità cristiana: è in tale consapevolezza che la comunità cristiana può e deve prendersi cura di questi suoi membri; è nella stessa consapevolezza che essi possono e devono partecipare alla vita e alla missione della chiesa, sin dove lo esige e lo consente la loro tipica situazione 1 ecclesiale». È da rilevare che il senso ed il perché di questa misericordiosa accoglienza non è stato ancora recepito. Molti ancora ritengono che la permanente appartenenza, anche se non piena, alla Chiesa di tali fedeli possa far sminuire il valore dell’indis1 CEI, Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, Roma 1993, p. 168, n. 196 ( = DPF, p. 168, n. 196). — 3 — G. PUTRINO — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — solubilità del vincolo del matrimonio, che, però, rimane sempre come tale quando si è in presenza di un matrimonio valido. Infatti, oltre che il magistero pontificio, anche la Conferenza Episcopale Italiana nel citato Direttorio giustamente ha ribadito che “ l ’indissolubilità del matrimonio non è un bene di cui si possa disporre a suo piacimento, ma è un dono e una grazia che essa (la Chiesa) ha ricevuto dall’alto per custodirlo e amministrarlo ” e che “ o ggi come ieri, deve riaffermare con forza che non è lecito all’uomo dividere ciò che dio ha unito. Di conseguenza, essa (la Chiesa) non deve stancarsi di insegnare che una situazione matrimoniale che non rispetti o rinneghi questo valore costituisce un 2 grave disordine morale ” . Ma non si può disconoscere e disattendere la posizione assunta dai documenti del magistero della Chiesa che, pur non ammettendo tali fedeli ai sacramenti, considera le due persone ancora appartenenti alla Chiesa. Questa non ammissione ai sacramenti vuol essere, per il magistero, un richiamo all’imprescindibile suo dovere di fedeltà al verità del Vangelo sul matrimonio indissolubile, ma nello stesso tempo anche questa accoglienza amorevole vuol indicare che l’unione con la Chiesa è solo parzialmente rotta e che l’unione con Dio può esistere ancora. Afferma il Papa, Giovanni Paolo II, nella Familiaris consortio: «Insieme col sinodo, esorto caldamente i pastori e l’intera comunità dei fedeli affinché aiutino i divorziati procurando con sollecita carità che non si considerino separati dalla chiesa, potendo e anzi 3 dovendo, in quanto battezzati, partecipare alla sua vita». I fedeli separati e divorziati sono e rimangono membri del Popolo di Dio e, in forza di una fede mai rinnegata, rimangono cristiani e pertanto non esclusi del tutto dalla comunione ecclesiale, anche se non si trovano nella ‘necessaria pienezza’ della comunione. 2 3 DPF, p. 168, n. 195. FC 84. — 4 — I fedeli separati e divorziati-risposati – difficoltà… ed aspetti pastorali — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — Ecco perché Giovanni Enciclica aggiunge: Paolo II nella sua «Siano esortati ad ascoltare la parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio. La chiesa preghi per loro, li incoraggi, si dimostri madre misericordiosa e 4 così li sostenga nella fede e nella speranza». 2. Presa di coscienza in questi fedeli perché non si ritengano automaticamente fuori dalla Chiesa. A motivo di una secolare e costante catechesi, ma soprattutto per parziali e distorte notizie dei documenti della Chiesa, estrapolate dal loro contesto e riportate dai mass-media, questi fedeli si ritengono automaticamente fuori dalla Chiesa, che giudicano impietosamente come non misericordiosa, non disponibile a capire la loro storia, mentre sembra che sia remissiva su altri campi quali le ingiustizie sociali e le oppressioni politiche. Ritengo che anch’essi sono chiamati a modificare le loro idee nei riguardi della Chiesa per sentirla più vicina alle loro sofferenze, anzi per sentirsi Chiesa nonostante la loro irregolare situazione. E’ necessaria ed indispensabile un’azione costante e variegata di catechesi per far cambiare una errata mentalità non più sostenibile e così poter promuovere una pastorale di autentica accoglienza dei fedeli semplicemente separati o anche divorziati-risposati. 3. Diversi atteggiamenti verso questi fedeli 4 della FC 84. — 5 — comunità cristiana G. PUTRINO — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — 1. Non giudicare I Vescovi italiani nel loro documento sulla pastorale dei divorziati del 1979 hanno scritto: «I discepoli del Signore, nel qualificare la situazione dei fedeli divorziati risposati come disordinata, non giudicano l’intimo delle coscienze dove solo Dio vede e giudica: i credenti ... lascino volentieri alla sapienza e all’amore 5 del Signore il giudizio sulla responsabilità personale». Possono esserci separati o divorziati risposati che si sentono incolpevoli per il modo con cui la separazione è avvenuta. Quindi sono o possono essere “ s oggettivamente ” non colpevoli, anche se devono attenersi alle regole esterne della Chiesa. 2. Non escludere E’ vero che questi fedeli non possono partecipare all’Eucaristia, però è ben ribadire che la vita di una comunità cristiana non si riduce alla recezione della Comunione eucaristica, anche se l’Eucaristia è il segno massimo della comunione e della partecipazione. Vi sono infatti molti modi di vivere l’appartenenza alla Chiesa: ascolto della parola di Dio, partecipazione alla Messa con la comunione spirituale, perseverare nella preghiera personale, di coppia, di comunità, dare incremento alle opere di carità, partecipare alle iniziative a favore della giustizia. Giovanni Paolo II nella sua lettera Familiaris consortio lo ha detto in modo esplicito già dal 1981: «La chiesa, infatti, istituita per condurre a salvezza tutti gli uomini e soprattutto i battezzati, non può abbandonare a se stessi coloro che - già congiunti col vincolo matrimoniale sacramentale - hanno cercato di passare a nuove nozze. Perciò si sforzerà, senza stancarsi, di mettere a loro disposizione i suoi mezzi di salvezza. Ed ancora: 5 CEI, Pastorale dei divorziati… n. 18. — 6 — I fedeli separati e divorziati-risposati – difficoltà… ed aspetti pastorali — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — ... esorto caldamente i pastori e l’intera comunità dei fedeli affinché aiutino i divorziati procurando con sollecita carità che non si considerino separati dalla chiesa, potendo e anzi dovendo, in quanto battezzati, partecipare alla sua vita. Siano esortati ad ascoltare la parola di Dio, a frequentare il sacrificio della messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio. La chiesa preghi per loro, li incoraggi, si dimostri madre misericordiosa e 6 così li sostenga nella fede e nella speranza». Questo insegnamento del Papa è stato ripreso e riproposto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1994 nella lettera inviata a tutti i Vescovi: «Ciò non significa che la Chiesa non abbia a cuore la situazione di questi fedeli, che, del resto, non sono affatto esclusi dalla comunione ecclesiale. Essa si preoccupa di accompagnarli pastoralmente e di invitarli a partecipare alla vita ecclesiale nella misura in cui ciò è compatibile con le disposizioni del diritto divino, sulle quali la Chiesa non possiede potere di dispensa. D’altra parte, è necessario illuminare i fedeli interessati affinché non ritengano che la loro partecipazione alla vita della Chiesa sia esclusivamente ridotta alla questione della recezione dell’Eucaristia. I fedeli devono essere aiutati ad approfondire la loro comprensione del valore della partecipazione al Sacrificio di Cristo nella Messa, della comunione spirituale, della preghiera, della meditazione della Parola di Dio, delle opere di carità e di giustizia». Sono molti, quindi, gli ambiti in cui si può crescere nella fede ed esplicare la propria soggettività. Non si può ridurre la partecipazione ecclesiale al solo “ andare a Messa” . E’ l’occasione per far comprendere ai cristiani ‘c. d. praticanti’ che vi sono anche varie opportunità di ‘come’ crescere nella fede e di ‘come’ 6 FC 84. — 7 — G. PUTRINO — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — partecipare alla vita della comunità cristiana oltre l’Eucaristia. 3. Condividere i loro problemi Nessuna separazione è priva di sofferenza e nessuna è esente da paure e da problemi, sia a livello di nuova coppia sia a livello educativo (quando ci sono figli), sia a livello economico. Nell’azione pastorale familiare è necessario che gli operatori pastorali, e particolarmente il parroco, siano vicini a questi fedeli per porsi in ascolto dei loro problemi e dimostrare loro che non devono sentirsi dimenticati ed esclusi, ed aiutarli ad inserirsi nella vita della comunità cristiana. Così facendo, gli operatori pastorali avrebbero un’opportunità per conoscere meglio cause e problemi che hanno portato alla rottura del precedente matrimonio, per essere più attenti a come ‘educare’ i ragazzi, i giovani, i fidanzati perché siano più adeguatamente aiutati nel prepararsi al matrimonio e all’assunzione degli impegni che comporta la formazione di una famiglia. 4. Il sostegno che la comunità a questi fedeli. cristiana può offrire 1) Fare in modo che si sentano Chiesa. Vi è il rischio che questi fedeli si considerino esclusi dalla Chiesa. L’impedimento ad accostarsi all’Eucaristia, cioè, il non poter fare la comunione e non il partecipare alla S. Messa, potrebbe creare l’idea della loro esclusione. Ma i documenti del Magistero della Chiesa non sono su questa linea della esclusione perché dichiarano apertamente che queste persone continuano a far parte della Chiesa, anche se non sono in piena comunione. È necessario che sia ricuperato questo senso di appartenenza; a questo scopo non è sufficiente il proclamarlo, anche con una doverosa ed adeguata catechesi, ma è indispensabile che la comunità cristiana e particolarmente gli operatori pastorali — 8 — I fedeli separati e divorziati-risposati – difficoltà… ed aspetti pastorali — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — inseriscano questi fedeli nei vari ambiti ecclesiali, dove essi possono essere realmente soggetti corresponsabili. Il Direttorio di Pastorale familiare della CEI a questo riguardo, - come sopra è già stato richiamato - parlando della appartenenza alla Chiesa di queste persone, precisa: «...tale appartenenza si fonda sul battesimo con la ‘novità’ che esso introduce e si alimenta con una fede non totalmente rinnegata. È una consapevolezza che deve crescere anche dentro la comunità cristiana: è in tale consapevolezza che la comunità cristiana può e deve prendersi cura che essi possono e devono partecipare alla vita e alla missione della Chiesa, sin dove lo esige e lo 7 consente la loro tipica situazione ecclesiale ” . 7 DPF, p. 168, n. 196. — 9 — G. PUTRINO — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — 2) Aiutarli a crescere nell’amore di coppia Molte di queste persone divorziate e risposate ormai vivono da anni insieme, e la loro situazione è irreversibile anche per la presenza dei figli nati nella nuova unione. In tale situazione è importante offrire stimoli perché questo amore viva la qualità di comunione e di fedeltà che è stata infranta nel precedente matrimonio. Il fatto che ci sia un fallimento non vuol dire che non si possa ricominciare una nuova esperienza che esprima l’amore secondo la proposta e il disegno di Dio. Non si deve pensare che, una volta infranto il primo matrimonio, non possa verificarsi un’altra esperienza realmente ricca di amore. Di conseguenza, tale esperienza, da parte della comunità cristiana, non deve essere disprezzata, anzi deve essere sostenuta e stimolata. È ovvio che questo discorso vale per i matrimoni irrecuperabilmente finiti e per le nuove coppie oramai consolidate anche dal tempo. 3) Sostenerli nel vivere il valore del servizio e della solidarietà Può esserci il pericolo che queste persone, per il fatto che si sentono esclusi rischiano di estraniarsi e di autoemarginarsi non solo a livello di Chiesa, ma anche da attività assistenziali e sociali. Allora è opportuno che esse siano aiutate a dedicarsi a qualche attività di servizio e di solidarietà sia in ambiti ecclesiali che sociali [Caritas, commissione economica, gruppo gite, gruppo di animazione del tempo libero, o in altre attività presenti nella comunità e nel territorio] per superare il pericolo della loro chiusura e sviluppare i propri doni, sentirsi parte viva nella Chiesa e nella società, riavere il senso ed il gusto di vivere, e tutto ciò non deve essere inteso come “ r iparazione ” del precedente fallimento matrimoniale. — 10 — I fedeli separati e divorziati-risposati – difficoltà… ed aspetti pastorali — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — 4) Sviluppare in loro la responsabilità educativa anche nei riguardi della fede Stiamo parlando di separati e di divorziati credenti. Una tale situazione non toglie la fede, anche se esprime la debolezza della persona che non sempre, per vari motivi, riesce a raggiungere l’ideale proposto dalla fede cristiana. Ma questo ideale può essere proposto anche ai figli. Uno sbaglio, che può avere molte origini, non interrompe il rapporto con Dio. Pertanto queste persone devono coltivare tale ideale attraverso l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio, gli incontri di catechesi, la preghiera personale, di coppia e di comunità. Questa fede sono chiamate a comunicare e a condividere con i figli, anche con quelli del primo matrimonio. Cessando il legame matrimoniale, non cessa la responsabilità ed il dovere di genitore. Si potrebbe obiettare da alcuni che non si può educare alla fede da parte di chi ha rotto il valore dell’indissolubilità. Ma opportunamente si può rispondere a costoro che come noi possiamo educare alla fede quando trasgrediamo molti comandamenti e non viviamo la responsabilità nei riguardi dei altri e del mondo? Educare alla fede è ammettere i propri limiti, i propri peccati, ma è anche avere la volontà di superarli e di migliorarsi attraverso una continua conversione. 5) Sviluppare riconciliazione in loro il valore della Le separazioni, spesso, avvengono con risentimenti e con conflitti anche per interessi economici. In questi contrasti e conflittualità, con frequenza, per non dire - abitualmente - vengono, in maniera molto irresponsabile, coinvolti anche i figli, anzi, purtroppo, i figli vengono “ usati ” come un mezzo per condizionare l’altro. È opportuno che la comunità cristiana e gli operatori pastorali aiutano ciascuno a capire l’altro — 11 — G. PUTRINO — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — e mediare perché i due giungano ad un dialogo anche per il bene dei figli, ed altresì a farli riflettere perché rispettino i diritti di ciascuno in modo che essi vivano da riconciliati. 5. Circa l’ammissione ai sacramenti Ritengo necessario ricordare alcune indicazioni: 1) La chiesa, ‘custode ed amministratrice fedele dei segni e mezzi di grazia che Gesù Cristo le ha affidato’ non può ammettere alla riconciliazione sacramentale e alla comunione eucaristica quanti continuassero a permanere in una situazione esistenziale in contraddizione con la fede annunciata e celebrata nei sacramenti. 2) E’ necessario proclamare l’esigenza del pentimento e della conversione: è necessario cioè un reale cambiamento della condizione di vita in cui ci si trova come premessa insostituibile per la riconciliazione e la piena comunione sacramentale con la Chiesa. 3) La Chiesa, avendo presente l’atteggiamento pastorale di Gesù, mantiene e sviluppa un’azione pastorale accogliente e misericordiosa verso tutti. Ma questa azione pastorale accogliente e misericordiosa richiede: un’attenta opera di discernimento, capace di distinguere adeguatamente tra le varie forme di irregolarità matrimoniali e tra i diversi elementi che stanno alla loro origine. “ S arà cura dei pastori e della comunità cristiana conoscere tali situazioni e le loro cause concrete, caso per caso ” : non certo per esprimere un giudizio positivo o tollerante circa la “ irregolarità ” , ma per giungere a duna valutazione morale obiettiva della responsabilità delle persone, per individuare adeguati interventi e cure pastorali e per suggerire concreti cammini di conver8 sione ” . 2. Azione pastorale davvero “ ecclesiale ” : 8 DPF, p. 169, n. 200. — 12 — I fedeli separati e divorziati-risposati – difficoltà… ed aspetti pastorali — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — “ I pastori d’anime per primi, specialmente nel loro ministero di confessori, di consiglieri e di guide spirituali dei singoli e delle famiglie, superando ogni individualismo, ogni arbitrio e ogni approccio meramente emotivo, sappiano accostarsi con sincera fraternità a chi vive in situazioni matrimoniali difficili o irregolari, offrendo valutazioni e indicazioni fondate unicamente sulla fedeltà della Chiesa al suo Signore e che sappiano arrivare 9 al cuore delle persone ” . 3) Eventuali casi di nullità “ Q uando, in alcune situazioni di irregolarità matrimoniale, si manifestassero indizi non superficiali dell’eventuale esistenza di motivi che la Chiesa considera rilevanti in ordine ad una dichiarazione di nullità matrimoniale, verità e carità esigono che l’azione pastorale si faccia carico di aiutare i fedeli interessati a 10 verificare la validità del loro matrimonio religioso . Si tratta di un aiuto da condurre “ con competenza e con prudenza, e con la cura di evitare sbrigative conclusioni, che possono generare dannose illusioni o impedire una chiarificazione preziosa per l’accertamento della libertà di stato e per la pace della coscienza ” . 6. Conclusione I fedeli separati e i divorziati-risposati, che continuano a conservare la fede e ad educare cristianamente i loro figli, hanno diritto di usufruire della sollecitudine pastorale della Chiesa mediante l’azione dei sacerdoti e di tutta la comunità cristiana perché “ non si considerino come separati dalla Chiesa, alla vita della quale possono e devono partecipare in quanto battezzati: 9 10 DPF, p. 171, n. 203. DPF, p. 171, n 204; cf. anche: CEI, Pastorale dei divorziati risposati... n. 20; CEI, Decreto generale sul matrimonio. Canonico, n. 56 . — 13 — G. PUTRINO — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — — «Siano esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza, per implorare, così, di giorno in giorno, 11 la grazia di Dio». 11 FC 80; CCC 1651. — 14 —