M ercat i e in n ova zi o n e Busi n ess in t el l igen ce - 1 TAG: BIG DATA / BUSINESS ANALYTICS Come massimizzare il capitale informativo aziendale. Per creare valore di Giampiero Carli Ballola executive cocktail A fronte delle sfide imposte dalla crescente complessità del mondo in cui oggi operano le imprese, la business intelligence si è evoluta e offre soluzioni in grado di svolgere analisi storiche e predittive su enormi volumi di dati da fonti e in formati eterogenei e di farlo a grandissima velocità. Ma per rendere la tecnologia un fattore di profitto e competitività occorre integrare i dati disponibili moltiplicandone il valore informativo e organizzarsi in modo da poter trasferire tale valore nelle attività aziendali. Se ne è parlato in un recente Executive Cocktail organizzato da ZeroUno in collaborazione con Information Builders web 62 Per scaricare le presentazioni dei relatori all’incontro organizzato da ZeroUno vai alla sezione Executive Dinner del sito www.zerounoweb.it ZEROUNO 375 - OTTOBRE 2013 www.zerounoweb.it “La capacità di gestire la complessità che investe le imprese e la funzione It si esplica a tre diversi livelli” ha esordito Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno, nell’introdurre l’incontro con gli utenti che, formulato come “Executive Cocktail” e sotto il titolo Massimizzare e integrare l’intelligence per creare valore, si è svolto nei mesi scorsi a Milano in collaborazione con Information Builders. Di questi tre livelli, il primo è tecnologico, dato dalla complessità dei sistemi informativi e da fenomeni nuovi, come la consumerizzazione dell’It (tipo la pratica del Byod, ‘bring your own device’ in risposta alle esigenze di mobilità), che vi stanno confluendo. Esiste poi una complessità nella capacità di competere, che nasce dalle differenti strategie e dalla velocità di reazione e di esecuzione necessaria per cogliere le opportunità date da mercati e supply chain volubili e globalizzate. E c’è infine una complessità a livello organizzativo, che si articola nella gestione della struttura aziendale, delle risorse umane, della rete dei partner e, soprattutto, dei clienti e che vede, anche qui, il diffondersi di nuovi modi e strumenti per comunicare e collaborare. Tutti questi elementi di complessità hanno un denominatore comune: quello di esplicarsi in forma nativa digitale o di essere fortemente digitalizzabili. “È un mondo di dati che – prosegue Uberti Foppa – danno corpo alla nuova economia dell’Informazione, cioè alla capacità di articolare strategie e creare nuove opportunità di business (poiché questo è il no- stro ambito) sfruttando, tramite un’organizzazione adeguata, le informazioni generate da tecnologie d’intelligenza e analisi”. Non è, questa, una realtà che sia sfuggita ai Cio e lo prova il fatto che in un comparto software stagnante, l’unico settore in crescita (del 4,2% con proiezione al 4,6% secondo Idc) sia appunto quello delle Analytics. “Ma oltre a potenti tecnologie capaci di mostrare opportunità o inefficienze nascoste – ha concluso Uberti Foppa – serve anche una nuova mentalità. Una cultura di ricerca e analisi che non nasce dalla predisposizione o dalle doti professionali del singolo, ma dalla capacità dell’intera organizzazione aziendale di trasmetterla, con un organico disegno di diffusione, presso tutti coloro che sono chiamati a farne uso”. analisi big data: il ruolo del management La parola è quindi passata a Paolo Pasini, responsabile dell’unità Sistemi Informativi di Sda Bocconi, nonché direttore dell’Osservatorio Business Intelligence dll’Ateneo, il cui intervento è stato centrato su un tema oggi molto “caldo”, cioè la relazione tra i big data e il valore che questi possono dare all’azienda. Dopo avere premesso che l’analisi di dati aventi crescenti caratteristiche di volume, varietà di fonti e formati e velocità di raccolta, elaborazione e analisi costituisce il quarto e più alto grado di maturità nell’uso della BI in azienda (dopo l’analisi dei dati finanziari-transazionali, di quelli di vario tipo ma comunque strutturati e di quelli non strutturati), Pasini ha parlato dell’origine e dello sviluppo dei big data e ha elencato le principali fonti da cui proverrebbero, secondo un’indagine svolta di recente dall’Osservatorio BI su oltre 200 Cio e It manager d’imprese italiane, quei dati in grado di creare valore per il business. Non sorprendentemente, al primo posto (54% delle citazioni) vi sono i social network e i social media, seguiti però quasi alla pari (52%) dai documenti digitalizzati e quindi (46 e 40%) dalle e-mail e dai dati transazionali, a dimostrare che la ricerca di conoscenza fa leva anche sui dati interni all’impresa. L’ordine riflette i benefici attesi, che sono in primo luogo poter meglio servire il business grazie alla possibilità di conoscere e prevedere il comportamento di clienti e mercati instabili. Poi poter costruire una piattaforma informativa che superi i limiti del classico Edw e permetta di integrare e analizzare velocemente grandi volumi di dati, strutturati e non, dando una visione approfondita della situazione trascorsa, di quella in atto e dei suoi sviluppi. Un punto che Pasini ha definito “cruciale” per creare quella “cultura di ricerca” invocata da Uberti Foppa, è il ruolo del management. Per quanto il Cio sia la figura più citata come prima interessata e responsabile d’una strategia d’analisi dei big data, un quinto degli intervistati (che, ricordiamo, erano essi stessi Cio) ha sostenuto la necessità di un comitato interfunzionale. Una struttura che non a caso è risultata ZEROUNO 375 - OTTOBRE 2013 www.zerounoweb.it Jaspersoft ha superato i 500 clienti offrendo un servizio di business intelligence a un prezzo da utility su Amazon Web Services Marketplace. Gli utenti possono acquistare la piattaforma di bi Jaspersoft su base oraria senza alcun limite di numero di utenti o di quantità di dati e senza costi aggiuntivi 63 M ercat i e in n ova zi o n e Busi n ess in t el l igen ce - 1 I protagonisti dell’evento ZeroUno Questi i nominativi dei manager che hanno partecipato all’Executive Cocktail di ZeroUno: QlikTech lancia il concorso Take Action Open Data Challenge, con cui invita i partecipanti a utilizzare QlikView per creare un’applicazione, in modo da scoprire informazioni inattese dai dati pubblici e privati ma che potrebbero avere un impatto per cambiare positivamente il mondo. Le tre applicazioni vincenti riceveranno un premio in denaro, fino 10.000 dollari. La scadenza del concorso è il 31 ottobre. 64 Marco Andolfi, Cto, Disignum Gianbattista Angelini, It Head of customer order management, Fastweb Paolo Bramati, It Manager Consumer Italy, GlaxoSmithKline Guido Di Dario, Amministratore Delegato, Sy-sourcing Annarosa Farina, Responsabile Applicazioni - Progetti e Gestione, Ospedale San Raffaele Maurizio Galandrino, al momento dell’evento Focal Point Sviluppo e gestione architetture applicative e di integrazione, Snam Rete Gas • Nicola Gatta, Product Manager Information Security, Certiquality • Gilberto Rocco Maolucci, Responsabile Application Management, Snam Rete Gas • Fabio Marchetto, Head of Credit Collection Intelligence, UniCredit Group • Van Danh Nguyen, Data Manager, Ipas Research Srl • Paola Platè, Tecnico, Arpa Piemonte • Dario Quaresmini, Responsabile Sistemi Informativi, Certiquality • Elisabetta Spaltini, Event and Sponsorship Manager, Pioneer Investments (UniCredit Group) • Claudio Tancini, vicepresidente del ClubTi Milano • Franco Urero, al momento dell’evento Network & It Consultancy, Italtel • Marco Valioni, Responsabile Service Management / Ict Governance, Sia • Carlo Wolter, Cio/Amministratore Unico, Tecnimex • • • • • • alla base di tutte le 25 case history studiate dall’Osservatorio e di cui il Cio era solo uno dei membri, assieme ai responsabili marketing, finance, produzione e altro, a seconda del settore d’impresa. far leva sui fattori tecnologici abilitanti La tecnologia è tornata alla ribalta con l’intervento di Rado Kotorov, Chief Innovation Officer di Information Builders, software house di BI e Data Integration, sponsor dell’iniziativa di ZeroUno. Dopo una breve premessa sull’enorme valore delle informazioni per l’impresa, Kotorov ha fatto notare come in un qualsiasi processo di business chiunque vi sia coinvolto, all’interno come all’esterno dell’azienda (partner, clienti e fornitori), si trovi a prendere decisioni. Che saranno più o meno complesse a seconda dei diversi compiti e ruoli, ma che devono comunque potersi basare su informazioni tempestive, affidabili e accurate. Perché ciò sia possibile, massimizzando il valore del capitale informativo, occorre far leva sui fattori tecnologici abilitanti, che Kotorov identifica nelle tre “I” dell’integrazione delle fonti, della integrità dei dati e della intelligence (leggi: analisi) applicata, limitando il peso dei paralleli fattori inibitori, ossia la difficile accessibilità, l’incerta attendibilità e la complessità nell’uso delle analisi. Tali elementi, infatti, ostacolano l’adozione della Bi presso gli utenti inesperti, che, osserva Kotorov, sono poi il 70% di tutti quelli che, invece, avrebbero bisogno di utilizzarla. Pur entro i limiti di tempo imposti dalla formula del “cocktail”, il dibattito, come sempre condotto da Uberti Foppa, tra i convenuti (oltre una ventina, quasi tutti Cio e It manager di altrettante imprese) e i relatori ha registrato interventi ricchi di contenuto. Diversi i temi affrontati, ma quello che più di altri ZEROUNO 375 - OTTOBRE 2013 www.zerounoweb.it ha tenuto banco è stato il difficile rapporto tra It e business soprattutto in un momento di profonda e rapida trasformazione come l’attuale. Un problema legato alla cultura aziendale e all’estrazione delle singole persone e molto sentito. E soprattutto un problema la cui criticità per il successo di ogni progetto di intelligence sui dati (non necessariamente big, ma anche solo diversi dai soliti) è stata evidenziata da quasi tutti i presenti, che pur essendo uomini It non hanno esitato a mettersi in discussione, ammettendo l’attuale egemonia del business nella promozione e guida dei progetti. Secondo Carlo Wolter, Cio e Amministratore Unico di Tecnimex, “Troppo spesso si bada al prodotto senza capire il processo in cui va calato e tanto meno verificare, oltre al significato del dato elaborato, il grado di comprensione e di utilizzo che potrà farne la persona cui è destinato”. E lo stesso vale per la scelta tra strumenti di analisi flessibili e manipolabili dall’utente e applicazioni che diano risultati già elaborati: “A un operatore possono bastare una luce rossa o verde o due parole su un monitor, piuttosto che una videata d’informazioni che lo distragga dal lavoro”. Per altri utenti e altre decisioni, ovviamente non è così. “Ma questo non s’impara da nessuna parte e – conclude Wolter – spesso l’It, pur conoscendo molto bene gli strumenti, non ha la visione delle reali esigenze e da sola non sa dove arrivare”. “Tutto dipende – ha osservato Nguyen Van Danh, Data Manager di Ipas Research – da chi decide il processo. Ottimo sarebbe che l’It facesse da pilota al business, ma sia per le tecnologie sia per l’organizzazione i conflitti rimangono”. A volte solo perché strutture di potere consolidate non danno spazio a un’It con nuove idee e solo un forte impegno del top management può cambiare le cose. Severo il giudizio di un It Operation Manager non citabile, che prende ad esempio la propria realtà per denunciare una situazione diffusa d’iniziative di BI promosse da singoli reparti e incapaci pertanto di dare tutti quei vantaggi che potrebbero derivare da un progetto di livello enterprise, con l’integrazione di tutti i dati disponibili. “In questo momento – conclude il manager – è il business che guida perché l’It va a velocità ridotta”. Una risposta positiva è venuta da Annarosa Farina, Responsabile Applicazioni - Progetti e Gestione di Fondazione San Raffaele: “Dovendo continuamente incrociare diverse dimensioni dei dati, ogni gruppo di analisi che fa capo a un reparto ha a bordo un data manager, che è una figura estremamente importante esattamente a metà tra l’It e il famoso business, che per noi è il ricercatore, il medico, lo scienziato”. anche molto dal tipo di business, ha proposto l’istituzione di figure delegate alla conoscenza e uso dei dati (Data Scientist, Analyst o come lo si voglia chiamare), raccomandando però di fare presto a decidere perché è una professionalità molto richiesta e si possono non trovare più le persone adatte. Tra gli interventi che hanno trattato aspetti più legati alla tecnologia, si segnala quello di Paolo Bramati, It Manager Consumer Italy di GlaxoSmithKline, che dopo avere parlato dell’importanza delle analisi in tempo reale ha aggiunto: “Quello che porterà un gran vantaggio è l’integrazione della business analytics nelle applicazioni business. Non più un sistema che estrae i dati dall’Erp, li elabora e li fornisce a parte, ma che operi all’interno del sistema principale”, per poter appunto valutare i dati in contemporanea e nel contesto delle operazioni [realtime - in memory computing - ndr]. Conferma Maurizio Galandrino, Focal Point Sviluppo e gestione architetture applicative e di integrazione di Snam Rete Gas, secondo il quale in realtà molto distribuite e poco “Erp-centriche”, la necessità di avere informazioni in tempo reale o quasi verrà proprio dalle analisi in-memory o altre tecnologie di BI avanzate. Anche perché: “L’Erp è un elemento fondamentale della catena del dato; peccato però che questo venga estratto e manipolato a valle del processo in cui è usato mentre al business occorre averne una visione complessiva”. Interessanti infine due interventi che hanno esposto aspetti inerenti la realizza- Hp arricchisce la gamma Z di workstation e monitor professionali, presentando Hp ZBook14, la prima workstation portatile Ultrabook, le workstation Hp ZBook che offrono la tecnologia Intel Thunderbolt per il trasferimento di dati ad alta velocità e due nuovi monitor Hp Z. il data scientist analyst A queste e altre analoghe osservazioni hanno risposto sia Pasini sia Kotorov. Il primo ha parlato della profonda diversità di cultura esistente tra l’uso delle informazioni in ambito Erp e applicazioni business, dove servono all’efficienza, e in ambito BI, dove invece ci si deve chiedere non come, ma cosa le informazioni permetteranno di fare meglio, il che tra l’altro ne rende il Roi indeterminabile a priori. Quanto a Kotorov, dopo aver giustamente osservato come il rapporto It-Lob dipenda a sinistra Paolo Pasini responsabile dell’unità Sistemi Informativi della Sda Bocconi, nonché direttore dell’Osser vatorio Business Intelligence a destra R ado Kotorov Chief Innovation Officer di Information Builders ZEROUNO 375 - OTTOBRE 2013 www.zerounoweb.it 65 M ercat i e in n ova zi o n e Busi n ess in t el l igen ce - 1 Kotorov: la BI che fa la differenza Information Builders è una società di New York che dal 1975 opera nella BI con soluzioni di analisi, integrazione e integrità dei dati. Conta più di 8 mila clienti in 60 paesi e lavora in partnership con vendor It come Hp, Ibm, Oracle, Sap e Teradata. Per la sua capacità di anticipare l’evoluzione dell’offerta, Gartner la pone nell’area dei “visionari” nel Magic Quadrant per gli strumenti d’integrazione dati. Abbiamo quindi colto l’occasione del recente ZeroUno Executive Cocktail, per intervistare Rado Kotorov, che ne è il Chief Innovation Officer. Kotorov, oltre alle responsabilità connesse al suo ruolo nella società, ha creato molte applicazioni tese a rendere la BI e l’analisi dei dati più accessibile, intuitiva e collaborativa per gli utenti e ha pubblicato vari libri sui processi di business e sulle tecnologie emergenti. A lui quindi chiediamo, in primo luogo, quali siano le cose che più contribuiscono al successo e all’importanza delle analisi applicate al business. Rado Kotorov: “Oggi c’è in effetti un’esplosione nell’impiego delle analisi in ogni campo e i driver di questo boom sono tre. In primo luogo l’eccezionale capacità di raccogliere dati di ogni genere da analizzare e la loro qualità. Per la prima volta, per esempio, sappiamo quello che la gente davvero fa e non quello che dice di fare, come era per le classiche ricerche di marketing. In secondo luogo c’è la possibilità d’integrare i processi analitici in quelli di business ed eseguirli automaticamente, com’è avviene nel pagamento con carte di credito, dove la transazione è eseguita nel mentre si analizza l’attendibilità del debitore, con interventi umani ridotti al 5% dei casi. Infine, si stanno capendo i nostri limiti: la mente umana può correlare al massimo tre flussi di dati, mentre quelli oggi disponibili sono centinaia. Non siamo in grado correlarli tutti e in certi campi, come la ricerca scientifica, gli strumenti analitici sono i soli a poter dare informazioni accurate”. ZeroUno: Quindi, in sintesi, oggi la tecnologia offre qualità dei dati, automazione e accurato supporto decisionale. È già molto, ma poi? Quali sono le prospettive di evoluzione di un settore che appare già così avanzato? Kotorov: “Le opportunità future stanno nella capacità di cogliere, tramite l’analisi di dati destrutturati, nuove informazioni, come per esempio dati rilevanti da elementi di conversazione. Ciò porta la BI verso una nuova “people intelligence” i cui impieghi sono tutti da scoprire. Poi c’è la possibilità di portare le operazioni di analisi sui dispositivi mobili. Non parlo di telefoni intelligenti, ma dispositivi che, per esempio, analizzando il funzionamento di cuore e polmoni, possono prevenire gravi problemi di salute”. ZeroUno: Ma, tornando alla BI nelle imprese, non si sta per caso ripetendo il fenomeno del “data blob”, cioè di troppe informazioni che di fatto disorientano chi poi deve capire su quali basare le proprie scelte? Come ci si può organizzare per prevenire questo rischio? Kotorov: “Ci sono dei modelli sviluppati allo scopo. Per esempio in ambito Financial esistono realtà dove è stato costituito un gruppo responsabile per il Data Warehouse che risponde al Cio e si preoccupa delle informazioni prodotte su basi periodiche e regolari. In altre organizzazioni sono state create nuove strutture, che rispondono a un Chief Data Officer, per le informazioni di consumer insight e, in generale, per tutti quei dati per i quali non si può prevedere un uso immediato. In realtà il problema maggiore è portare l’intelligence agli utenti operativi, specie se fuori dall’azienda, come chi guida i camion o sta nei negozi. Non è un fatto tecnico, è un qualcosa che cambia la cultura aziendale”. ZeroUno: Si tratta in sostanza di potenziare la ‘ability to execute’, allineando le operazioni alle strategie, non è una cosa da poco. Kotorov: “Non lo è infatti, ma è così che l’intelligence crea davvero valore facendo la differenza” (G.C.B.). R ado Kotorov Chief Innovation Officer di Information Builders zione dei progetti di BI. Gianbattista Angelini, It Head of customer order management di Fastweb, a proposito della difficoltà di ottenere investimenti in progetti dal ritorno non facilmente calcolabile, ha parlato della possibilità di valutare soluzioni cloud “che permettono di partire con un investimento contenuto, dopo il quale scalare nel momento in cui si è convinti del risultato”. Mentre Marco Valioni, responsabile service management e Ict Governance di Sia, ha citato la possibile funzione del vendor (in genere e non solo di BI) quale 66 ZEROUNO 375 - OTTOBRE 2013 www.zerounoweb.it intermediario nel dialogo tra business e It, aiutando quest’ultima a riprendere il proprio ruolo di “propositore” di valore. Una “chiamata in causa” alla quale Kotorov ha prontamente risposto dichiarando come il colmare il gap esistente tra business e It sia proprio uno dei compiti più complessi cui i vendor oggi devono essere davvero preparati.