Insetti utili presenti in serre liguri

Insetti utili presenti in serre liguri
Colombo M.*, Eórdegh F.R.*, Costanzi M.**, Pini S***
*Istituto di Entomologia Agraria dell’Università degli Studi di Milano, **Istituto Regionale per la
Floricoltura di San remo, ***Osservatorio Malattie delle Piante di Sanremo
Premessa
Con il trascorrere degli anni si sono progressivamente evidenziati i limiti presentati da un
generalizzato impiego di antiparassitari chimici, sia nei confronti degli organismi bersaglio sia, in
diversi casi, dell'ambiente. Ciò o servito di stimolo per meglio indagare quali altre strategie di lotta
potessero essere adottate che, nel contempo, risultassero meno drastiche; in tale contesto ha trovato
particolare spazio la lotta biologica.
Sono così sorti in anni recenti diversi laboratori specializzati nella produzione di «ausiliari»,
organismi (generalmente Artropodi) in grado di attaccare i più frequenti utoragi delle colture. Ben
presto ci si e resi conto però che particolare importanza assume la scelta della specie più idonea o
addirittura
della
razza locale o autoctona. Proprio partendo da tali presupposti si e operato dal 1988 nell'ambito dei due
poli serricoli della Liguria: Albenga, per l'orticoltura e Sanremo, per il florovivaismo. A distanza di tre
anni si possono ora trarre le prime considerazioni sul lavoro svolto.
Di seguito verranno quindi menzionate alcune specie giudicare particolarmente interessanti per il
controllo biologico e si riferirà delle metodologie sperimentate.
Rincoti
Fra i Rincoti, i Miridi presentano alimentazione vana: alcune specie si nutrono predando
esclusivamente organismi animali, altre si cibano di succhi vegetali, molte presentano una dieta mista.
Hanno dimensioni medio-piccole, in genere inferiori al centimetro, corpo allungato e fusiforme.
Durante il loro sviluppo attraversano cinque età giovanili.
1. Adulto di Macrolophus caliginosus (Wagner)
2. Adulto di Dicyphus errans (Wolff)
Macrolophus caliginosus (Wagner) e Dicyphus errans (Wolff). Due specie, rivelatesi
particolarmente interessanti, sono state ritrovate frequentemente su colture di Solanacee, in particolare
di pomodoro, soprattutto in Aziende associate alla Cooperativa «L'Ortofrutticola» di Alberila, dove
viene praticata la lotta integrata. Si tratta di Macrolophus caliginosus (Wagner) e Dicyphus errans
(Wolff). Si possono distinguere in quanto M. caliginosus, oltre ad essere di dimensioni leggermente
inferiori (circa 3,5 mm), è di colore verde, mentre D. errans (circa 5 mm), bruno-grigiastro, si presenta
decisamente più scuro (Foto 1 e 2).
Esaminandoli più in dettaglio, si può notare che M. caliginosus porta due bande nere ai lati del capo
mentre D. errans è provvisto di macchie, che formano una sorta di «V» (Fig. 1). Le forme giovanili,
difficilmente distinguibili perché di piccole dimensioni e di identica colorazione, hanno come carattere
distintivo il primo articolo antennale, che in D. errans si presenta bruno-rossastro, mentre in M.
caliginosus e verde.
I Miridi necessitano di un supporto vegetale sul quale deporre le nova, che vengono infisse
profondamente nei tessuti della pianta. La scelta del vegetale non e obbligata, ma si evidenziano delle
preferenze verso alcuni gruppi botanici. Infatti M. caliginosus ili natura e nei nostri ambienti si ritrova
assai frequente su Inula riscosa (Alt.), Composita perennante con foglie pelose e glandulose ed
infiorescenze giallo-aranciate, che si rinviene in luoghi secchi e pietrosi, ai bordi di strade o di
appezzamenti colmati.
D. errans viene segnalato quale frequentatore di specie vegetali pure pili o meno coperte da peli
glandulosi e viscosi, appartenenti ai generi Urtica, Stackys, Verbascum e Salvia. Tra le piante
coltivate, i due Miridi sembrano privilegiare le Solanacee (pomodoro, peperone, melanzana), ma nostre
esperienze di laboratorio, limitate a M. caliginosus, hanno accertato la possibilità di deposizione,
sviluppo e moltiplicazione anche su tabacco, fagiolo, gerbera e crisantemo. La durata del ciclo è legata
a molteplici fattori, quali i parametri climatici, la specie vegetale e la quantità e qualità di prede.
Su pomodoro, con buona disponibilità di vittime e alla temperatura di 25° C;, entrambe le specie
presentano un ciclo di circa 1 mese, mentre a temperature inferiori i tempi si allungano notevolmente.
Adottando strategie di difesa che prevedano una riduzione di mezzi chimici, M. caliginosus e D.
errans possono validamente fornire il loro contributo nel controllo di afidi e aleirodidi. La loro attività
di predazione non e rivolta verso un solo ospite, ma può interessare diversi organismi poco mobili e di
ridotte dimensioni, quali afidi, acari, forme giovanili di aleirodidi e rripidi. Infatti, M. cali^inosiis, die
in natura si trova frequentemente su Inula come «cacciatore» di afidi, sulle piante coltivate si è
rivelato arrivo predatore di nova e forme giovanili di Trialeurodcs vaporanorum Westw. e Bemisia
tabaci Cìenn..
Per questi motivi si è intravista la possibilità di impiegare i Miridi, ed in particolare M. caliginosus,
per il controllo integrato di alcuni fitofagi, mediante il rilascio di individui allevati artificialmente
in periodi stagionali in cui le popolazioni naturali sono ancora scarse.
Gi studi sui sistemi di allevamento sono già da qualche anno in corso in Francia. Attualmente, per
quanto ci riguarda, presso le nostre strutture si stanno cercando di affrontare i problemi relativi alla
preda di sostituzione (nova di Ephestia kuheniella Zeli. e/o larve di lepidotteri paralizzate) e al supporto
vegetale per l'ovodeposizione (pomodoro, tabacco).
Esaminando le colture sulle quali potrebbe essere possibile l'impiego di questi ausiliari, le orti ve
sembrano senz'altro le più indicate, non soltanto per la problematica legata ai residui di sostanze
tossiche, in quanto prodotti destinati all'alimentazione umana, ma anche perché tra gli ortaggi esistono
specie ben accette ai Miridi. Infatti, oltre alle Solanacee, anche il fagiolino e le Cucurbitacee, che
spesso ritroviamo infestate da aleirodidi ed afidi, potrebbero essere idonee all'impiego dei Miridi stessi.
3. Ninfa di Dicypus errans
Per quanto riguarda le colture floricole, si è già riferita la possibilità per M. caliginosus di deporre e
moltiplicarsi sufficientemente su crisantemo e gerbera.
Ed è proprio su quest'ultima coltura che, a nostro parere, si potrebbero ipotizzare valide applicazioni,
perché M. caliginosus si potrebbe affiancare ad altri ausiliari, che già vengono utilizzati nel controllo di
importanti fitofagi.
Ditteri
Tra i Dittcri rinvenuti nelle serre liguri, ritenuti di una certa utilità nel controllo dei fitofagi,
particolarmente interessante è stato il ritrovamento di due predatori attivi nei confronti delle forme
adulte di aleirodidi.
Coenosia attenuata Stein, Medetera sp.
C. attenuata è un Dittero Brachicero appartenente alla famiglia degli Antomiidi, che figura, con altre
specie facenti parte del medesimo genere, tra quelli noti come efficaci predatori di piccoli artropodi,
con preferenza per quelli che non sono grandi volatori. l'uovo di C. attenuata viene deposto nel terreno,
dove la larva svernante vive e si sviluppa cibandosi di sostanze organiche di varia origine; qui avviene
anche l'impupamento.
L'adulto di colorazione
grigia, con apertura alare di
circa 3 mm, è un attivo
predatore.
Le
notizie
bibliografiche riguardanti la
biologia e l'etologia di questa
specie sono scarse; da nostre
osservazioni
dirette,
comunque, abbiamo potuto
rilevare
alcune
note
comportamentali relative alla
sua attività trofica. Di norma
e possibile scorgere C.
attenuata appostata sulle parti
più
alte
dei
vegetali,
solitamente
la
pagina
superiore delle foglie, su fili
o tutori di sostegno delle
4. Adulto di Medetera sp.
5. Adulto di Coenosia attenuata
piante. Non sembra in grado di
accorgersi della preda se questa
resta ferma, mentre è solo il
movimento a rivelargliene la
presenza. Effettuando dei brevi
ma rapidi scatti, afferra al volo la
vittima e, trattenendola tra le
zampe, si posa nuovamente,
all'incirca nello stesso punto da
cui ha spiccato il volo, e si
appresta a consumare il pasto. Per
fare ciò infigge l'apparato boccale
tra capo e torace della preda e se
ne
nutre
svuotandola
dell'emolinfa e di parte dei tessuti
interni. Quando le dimensioni della vittima sono ridotte, come nel caso dell'aleirodide, è in grado di
assorbire l'intero contenuto di torace ed addome da quest'unico foro, effettuando l'intera operazione di
predazione e nutrizione in un minuto circa. Per insetti di maggiori dimensioni si suppone che, al pari di
quanto riportato m bibliografia per specie affini, possa effettuare una seconda inserzione dei labelli nel
corpo della preda stessa, a livello dell'addome: in questo caso la suzione dei visceri dura diversi minuti.
Non si hanno attualmente notizie precise sulla quantità di insetti predati o sull'influenza che la
temperatura o altri fattori climatici possano avere sull'efficacia della predazione.
Altro dittero degno di nota è Medetera sp., predatore attualmente ancora in fase di determinazione
specifica. Appartenente alla famiglia dei Dolicopodiidi, a questo genere sono ascritte diverse specie a
regime dietetico zoofago. Le scarse notizie bibliografiche indicano le larve come viventi al di sotto
della corteccia di alberi, in consociazione con insetti xilofagi, per lo più coleotteri, che vengono predati
allo stadio larvale. Gli adulti rimangono posati sulla vegetazione e sui muri da cui si distaccano per
brevi voli effettuati per catturare la preda, generalmente piccoli insetti quali afidi, ma anche psicodidi,
collemboli ed acari. Nel nostro caso è stato possibile osservare questo dittero in serre coltivate a
zucchine e a pomodoro, dove si è dimostrato un efficace predatore di afidi, aleirodidi e sciaridi. Le
vittime, nel caso di Medetera sp. Vengono completamente ingerite, più o meno lentamente a seconda
delle dimensioni.
Considerando come questi insetti indirizzino la propria attività verso gli adulti degli aleirodidi, risulta
chiara l'importanza che uiì loro impiego potrebbe assumere in programmi di lotta biologica. Il loro
contributo, infatti, si porrebbe a complemento dell'azione dei parassitoidi normalmente impiegati per il
controllo di questi fitomizi e di altri predatori naturalmente presenti, che agiscono a livello delle forme
giovanili. Se è pur vero, infatti, che ci si trova di fronte a specie polifaghe, che potrebbero attaccare
anche organismi utili, risulta d'altro canto improbabile che, avendo a disposizione una colonia di afidi o
una popolazione di aleirodidi, rivolgano il loro precipuo interesse verso gli ausiliari presenti. Per questo
motivo, suffragato dal fatto di aver ritrovato C. attenuata anche in serre lombarde e soprattutto di
averla rintracciata in ambienti in cui erano stati effettuati in tempi recenti trattamenti con prodotti
insetticidi, abbiamo ritenuto opportuno studiare un sistema di allevamento massaie di questi predatori e
valutare la loro efficacia nel controllo dei fitofagi. Attualmente si stanno sperimentando diversi
substrati alimentari per crescere le larve di C. attenuata, basandoci su quanto riferito in bibliografia per
specie affini, cercando nel contempo di individuare la preda di sostituzione più idonea per praticità ed
economicità da utilizzare come nutrimento per gli adulti.
Coleotteri
Diversi Coleotteri risultano attivi predatori sia come larve che da adulti di alcuni insetti dannosi come
ad esempio afidi e cocciniglie. Per quanto riguarda la nostra ricerca sono stati individuati due
interessanti esponenti di questo Ordine:
Cybocephalus sp., Lindorus lophantae (Blais.)
Cybocephalus sp. appartiene alla famiglia dei Nitidulidi, sottofamiglia Ciboccfalini, che comprende
numerose specie zoofaghe, per lo più coccidifaghe. Si tratta di un coleottero di dimensioni
estremamente ridotte (non raggiunge il mm di lunghezza) e colore nero brillante. In posizione di riposo
porta il capo completamente nascosto sotto il torace. La larva matura ha una lunghezza di 3 mm ed una
colorazione grigio-rosa; si impupa tessendo un bozzolo rotondeggiante, di poco più di 1 mm di
diametro, che rimane completamente ricoperto dalle spoglie e follicoli delle prede.
Durante i nostri rilievi ci è capitato di ritrovarlo numeroso su cactacee infestare da Diaspini. Notata la
incessante solerzia con cui si dedicava alla sua opera di preda/ione, ci è sembrato interessante avviarne
l'allevamento, per poter disporre di un numero di individui sufficiente per poter sperimentare la sua
efficacia a livello applicativo. Attualmente l'allevamento è in corso, utilizzando come preda
Comstockaspis perniciosa (Comst.), fatta sviluppare su zucca.
Durante l'analisi del materiale infestato, raccolto per incrementare il numero di individui di
Cybocephalus sp. con cui avviare l'allevamento, ci è capitato frequentemente di imbatterci in un
altro coleottero predatore, che spesso conviveva con il Cybocephalus stesso. L emerso trattarsi
di Lindorus lophantae (Blais.), Coccinellide, originario dell'Australia, introdotto già da alcuni
anni in vari Paesi, per il controllo biologico di Coccoidei Diaspididi.
In Italia fu importato nel 190^ da Silvestri e si è subito acclima tato, divenendo attivo predatore.
sia da larva che da adulto, d tutti gli stadi di cocciniglie, coi particolare predilezione pei
Pseudaulacaspis
pentagono (Targ.). L'adulto è lungo 2,5 mm, con corpo, pronoto e zampi fulvi,
come fulva è la peluria chi ricopre le elitre di colore castano La larva, lunga 5,5-6 mm, h; capo e dorso
grigiastro, con un; caratteristica macchia di color nocciola che parte dalla metà del 1° urite e si estende
fino a comprendere il III. La femmina è molto prolifica potendo deporre fino a 200-30 uova, fatto che
concorre a rendere L. lophantae un efficace regolatore di popolazioni coccidiche.
Altre specie utili
Rincori Predatori di aleirodidi
Nesidiocoris tennis (Reut.)
6. Allevamento di Comstockaspis
perniciosa,
utilizzata
come
substrato
alimentare
per
Cybocephalus sp.
Un'altro Miride è stato rinvenuto
nella zona di Albenga, con una
certa frequenza durante stagione
autunnale in coltivazioni di
pomodoro in pien'aria e solo
occasionalmente in serra. E’
emerso trattarsi di Nesidiocons
tenuis (Rcut.). Questa specie ha
dimensioni e colori molto vicini a
quelli di M. caliginosus ma può
essere distinta da questo per la
presenza di anellature sugli
articoli antennali. Pur dimostrando
attività predatoria nei confronti
degli aleirodidi, può arrecare
danni al vegetale e questo
soprattutto ili caso di scarsità di
prede animali.
Da osservazioni effettuare allevando N. tennis in cella climatica su piantine di pomodoro in carenza di
vittime, abbiamo riscontrato vistose necrosi anulari in prossimità dell'apice dei vegetali, tanto da dover
c|uasi considerare la specie come nociva, l'ovvio quindi come questo comportamento, del resto già
documentato in bibliografia, limiti notevolmente la sua possibilità di impiego in lotta biologica.
Predatori di tripidi
Orius spp.
Appartengono alla famiglia degli Antocoridi, che comprende inserti predatori di piccoli artropodi
come acari, tripidi, afidi e larve di lepidotteri. Hanno dimensioni comprese tra i 2-2,5 mm. Svernano
allo stadio adulto, in mezzo a foglie secche o tra screpolature della corteccia; in primavera riprendono
l'attività riproduttiva, riuscendo a compiere 2-3 generazioni l'anno. La deposizione avviene di norma
all'interno del picciolo, della lamina o delle nervature fogliari.
Orins spp. si sono dimostrati attivi predatori di Frankliniella occidentalis Perg. Alla luce di ciò,
in conseguenza dei danni provocati dal tripide e della scarsa efficacia dei comuni insetticidi, molti
ricercatori si sono dedicati allo studio della biologia e dell'allevamento di questi antocoridi; attualmente
le specie indagate sono O. majusculus Reut e O. levigatus ( Fieb.).
Imenotteri
Parassitoidi di aleirodidi
Encarsia spp.
Nel corso di rilievi in colture infestate da aleirodidi, particolare attenzione è stata posta nell'esame
dei pupari dei fitofagi in qualche modo alterati nella colorazione, perché con molta probabilità
parassitizzati. Questa indagine è stata effettuata in ambienti diversi da quelli in cui notoriamente veniva
liberata Encarsia formosa Gahan, per evitare di trovarci di fronte a materiale proveniente dagli
allevamenti.
Dopo aver effettuato la raccolta dei pupari, questi sono stati trasferiti in laboratorio e posti in capsule
Retri a temperatura ed umidità controllate, per favorire lo sfarfallamento dei parassitoidi. Oltre ad un
considerevole numero di individui di E. formosa, normalmente utilizzata in programmi di lotta
biologica, e forse quindi naturalizzata, sono state così rintracciate anche E.tricolor Foerst. e E.
pergandiella (Howard).
E. tricolor Foerst. è un Imenottero Afelinide, parassitoide endofago di varie specie di aleirodidi.
L'adulto ha una lunghezza inferiore ad 1 mm (0,70 mm la femmina e 0,50 mm il maschio) e si nutre
delle escrezioni zuccherine dell'ospite. La colorazione della femmina varia dal giallo scuro di capo e
torace, al bruno di addome e mesoscuto, al giallo chiaro di antenne, zampe, scutello ed estremità
dell'addome; il maschio ha capo e torace brunorossicci ed addome nero. Ogni femmina nel corso della
vira è in grado di deporre circa 50 uova, che inocula con la terebra all'interno di altrettante neanidi di
III o di IV età della vittima; a testimonianza dell'avvenuta parassitizzazione, queste virano di colore,
divenendo più scure. Dopo circa un mese sfarfalla l'adulto, aprendosi un foro circolare nel pupario
parassitizzato.
E. tricolor sverna allo stadio di pupa e il numero di generazioni che riesce a completare in un anno
è solitamente corrispondente a quello del suo ospite, risultando strettamente dipendente dalle
condizioni climatiche.
E. pergandiella (Howard), importata dalla California, è stata introdotta in Italia nel 1978, nel quadro
di un programma di lotta integrata a T. vaporanorum. La femmina adulta misura 0,5-0,6 mm ed ha il
corpo prevalentemente giallastro. Il maschio è di colore bruno ad eccezione di antenne, scutello e
zampe, giallastri. A differenza di E. formosa e di E. tricolor, il pupario parassitizzato dell'ospite resta
biancastro, apparendo gialliccio quando contiene la pupa della femmina del parassitoide.
Parassitoidi di agromizidi
Diglyphus begini (Ashm.) e Chrysocharis pubicomis (Zctt.)
La raccolta di materiale infestato da agromizidi in coltivazioni di gerbera sottoposte a controllo
integrato ci ha portato all'individuazione di due microimenotten che, grazie agli scarsi interventi
fitosanitari, hanno potuto affiancare naturalmente D. isaea nell'opera di contenimento dei fitofagi. Si
tratta di D. bigini (Ashm.) e Chrysocharis pubicornis (Zett.).
Il primo è un Imenottero Eulofide, ectoparassita di diverse specie di minatori fogliari. L'adulto è di
piccole dimensioni (1-2 mm circa), ha colore nero, con riflessi metallici. La femmina, dopo
l'accoppiamento, paralizza le larve del dittero all'interno delle mine, pungendole con l'ovopositore e
depone nei loro pressi una o più nova. Le larve del parassitoide si sviluppano all'interno della mina e
qui, raggiunta la maturità, si impupano. Gli adulti sfarfallano aprendosi un foro circolare nella cuticola
della foglia. Ogni femmina può deporre circa 60 nova e, così come per di D. isaea, anche quella di D.
f)egifii, per procurarsi le proteine necessarie alla maturazione delle nova, può nutrirsi delle larve di
agromizide, comportandosi quindi anche da predatrice. A differenza di D. l)egini, C. piil)icoruis si
comporta da endoparassita. La femmina inocula le proprie nova all'interno delle larve del litofago.
Queste solitamente sono in grado di impuparsi e l'adulto del parassitoide sfarfalla quindi dal pupario
dell'ospite.
Parassitoidi di afidi
Aphidius sp., Ephedrus sp., Praon volucre (Hai.)
Spesso è capitato, in colture infestate da afidi, di riscontrare la presenza di numerose «mummie».
Sono così chiamati gli stadi pupali di diversi parassitoidi di afidi, che usano la cuticola dell'ospite come
involucro protettivo in cui portare a termine la metamorfosi. La «mummia» assume colorazioni
caratteristiche, così che risulta possibile risalire al genere del parassitoide. Solitamente l'adulto di questi
imenotteri è glicifago e si mitre di nettare o della melata prodotta dagli stessi afidi. Le uova vengono
deposte all'interno del'ospite e si sviluppano nutrendosi dapprima di organi e tessuti non vitali.
Giunte a maturità, praticano un'apertura nella cuticola dell'afide per ancorarsi al vegetale per mezzo di
un filo sericeo e si impupano all'interno del corpo della vittima. l'adulto sfarfalla da un foro circolare
prodotto alla sommità della «mummia». Oltre a parassitoidi appartenenti ai generi Aphidius Nees ed
Ephedrus Hai., abbiamo ritrovato anche Praon volucre (Hai.) che, a differenza dei precedenti, si
impupa al di sotto dell'esoscheletro svuotato dell'afide.
Acari
Tra gli acari utili presenti nell'areale indagato, una menzione particolare meritano quelli appartenenti
ai generi Amblyseius Berlese e Neoseiulus Hughes, ritrovati in colture di cucurbitacee. Considerando
infatti come nel Nord Europa vengano abitualmente impiegati nel controllo dei tnpidi su cetriolo e
peperone, si può intuire quale valido apporto potrebbero fornire in colture di piante ornamentali.
dove l'attività di E occidentalis desta uno dei maggiori problemi.
Amblyseius cucumeris (Oud.) e Neoseiulus barberi (Hughes)
Gli adulti di questi acari assomigliano nella forma a quelli di Phytoseiulus persimilis A.H., ma hanno
dimensioni più contenute e colore biancastro. Le uova sono anch'esse più piccole e vengono di norma
deposte sui peli delle foglie. Posseggono regime dietetico molto vario: si possono infatti nutrire di
numerosi piccoli artropodi, ma anche di polline o altre sostanze vegetali; questo fa sì che la loro
eventuale introduzione sulla coltura possa avvenire preventivamente, in modo che i predatori abbiano
già sviluppato una certa popolazione quando le neanidi di I età del tripide, preda di questi acari, faranno
la loro comparsa.
Tecniche alternative sperimentate
Funghi
In Italia l'impiego di preparati a base di funghi in programmi di lotta biologica o ancora a livello
sperimentale, [.'utilizzo di questi organismi presenta dei limiti, dovuti principalmente al fatto che
per svolgere la loro attività patogena necessitano di condizioni particolari, come ad esempio elevati
tassi di umidità; ciò restringe il campo di impiego alle colture protette o agli insetti terricoli.
Considerando comunque come un valido ausilio nella riduzione degli interventi fitosanitari possa
essere fornito anche da questi organismi, è sembrato utile sperimentare l'attività patogena di due specie
fungine. Si tratta in particolare di Verticillium Accanii (Zimmerm.), già da anni impiegato in
Inghilterra, e Metarhizium anisopliae.
In prove di laboratorio abbiamo così saggiato l'efficacia di alcuni ceppi di V. lecanii a diversi dosaggi,
nei confronti di afidi e aleirodidi.
Per quanto riguarda M. anisopliae si e testata la sua attività patogena nei riguardi di larve di
Otiorrhyncus sulcatus F. I risultati di questi lavori sono attualmente in fase di elaborazione.
Regolatori di crescita
Questa categoria di prodotti, conosciuti anche come «insetticidi di 111 generazione», sono il frutto di
recenti ricerche, volte all'individuazione di molecole il più possibile selettive. La garanzia che il
preparato agisca solo nei confronti della specie bersaglio e in questo caso fornita dalla possibilità di
intervenire in processi metabolici caratteristici degli organismi che si vuole combattere.
l.o studio approfondito della fisiologia e dell'etologia degli insetti ha portato, m particolare, alla
possibilità di interferire in due importanti momenti dello sviluppo postembrionale: la muta e la
metamorfosi. Considerando come ogni tappa della vita di un individuo sia regolata da ormoni specifici,
la cui presenta o dosaggio risultano fondamentali affinché tutto si svolga secondo gli schemi, appare
evidente come, intervenendo a questo livello con sostanze ormonosimili, si possano creare importanti
scompensi fisiologici. La ricerca si è così indirizzata nell'individuazione di composti che simulassero
l'azione dei due principali ormoni che presiedono alla crescita e alla trasformazione degli insetti:
l'ecdisone (o ormone della muta) e la neotenina (o ormone giovanile).
Un altro e più recente gruppo di «insetticidi di III generazione» è costituito dai cosiddetti
«antiormoni», sostanze con funzione antagonista o inibitrice di ormoni ed enzimi, che entrano in gioco
nei processi di sviluppo e metamorfosi. Ira questi prodotti spiccano gli antichitinizzanti, cioè gli
inibitori della sintesi della chitina, componente essenziale della cuticola. Per quanto ci riguarda
abbiamo sperimentato l'efficacia di alcuni prodotti, in corso di registra/ione. appartenenti a
quest'ultimo gruppo, nonché di alcuni juvenoidi (analoghi della neotenina), nei confronti di popolazioni
dì aleirodidi e tripidi. Al momento si stanno elaborando i risultati ottenuti da questi trattamenti, l.e
prime valutazioni sembrano comunque incoraggianti.
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