GLI ECOSISTEMI DEL FIUME
SCHEDA E6
il fiume po
A
=Allo sbocco in pianura,
ancora all’interno del
PARCO DEL PO
CUNEESE, il Po
abbandona le
caratteristiche
torrentizie e si gonfia di
acque ricevute da
numerose risorgive e
rogge e da alcuni
affluenti: il Bronda, il
Rio Torto, più in giù il
Ghiandone, il Riosecco,
il Pellice, il Varaita ed il
Maira.
Divenuto fiume, inizia
così la sua lunga strada
attraverso la pianura
padana, sino al mare
Adriatico.
Tratti profondi e calmi si alternano con
segmenti in cui l’alveo si allarga e l’acqua
diventa bassa e veloce.
La vegetazione ripariale è estremamente
ricca e varia, costituita da numerose specie
come pioppi (Populus sp.), salici (Salix
sp.), ontani (Alnus sp.), sambuco
(Sambuca nigra), mentre nel
sottobosco estese zone sono
ricoperte dalle caratteristiche
code degli equiseti.
In questo ambiente,
l’abbondanza di nutrienti e di
sali minerali favorisce
l’esplosione della flora
acquatica; la
lenticchia
d’acqua
(Lemma
minor)
colonizza
specchi fermi
e pozze laterali,
mentre molte essenze
danno vita ad estesi
tappeti verdeggianti.
Lunghi ciuffi di
ranuncolo acquatico (Ranunculus aquatilis)
ondeggiano nella corrente, presso le
sponde o al centro del fiume,
ammantandosi in estate di un’enorme
quantità di graziosi fiori bianchi.
Queste masse vegetali offrono riparo e
nutrimento a moltissimi piccoli animali:
numerose specie di molluschi e di
sanguisughe, insetti, come i tricotteri
protetti da un astuccio di seta o le cimici
d’acqua e crostacei, come i Gammarus.
Questi ultimi, dalla tipica forma a fagiolo e
dal nuoto frenetico e zigzagante sono
presenti in quantità impressionanti, e
costituiscono un importante anello della
catena alimentare del fiume poiché sono
una fondamentale fonte di cibo per
numerosi
pesci.
Fra le radici
ed i ripari
degli argini
sostano e
trovano
rifugio gli
avannotti di
molte specie
ittiche,
costituendo a volte un denso ammasso,
simile ad una nuvola che esplode
all’approssimarsi di un predatore.
Sono proprio i pesci gli organismi più
rappresentativi di questo ecosistema, sia
per la loro posizione ecologica, sia per
l’importanza assunta nei confronti
dell’uomo (un tempo numerosi centri della
pianura saluzzese vivevano esclusivamente
di pesca e del rapporto con il fiume), sia
per il numero delle loro specie: basti
pensare che dalle tre specie presenti nel Po
a monte di Paesana, in questo tratto si
giunge a tredici-diciotto varietà diverse.
Fra tutte, riveste una notevole importanza
la trota marmorata (Salmo trutta
marmoratus), vera e propria regina sia per
le ragguardevoli dimensioni sia per la
bellissima livrea.
Sopra:
un ontario
nero;
un temolo
A sinistra:
un airone
cenerino
Con la partecipazione
della
Fondazione
Cassa
di Risparmio
di Saluzzo
GLI ECOSISTEMI DEL FIUME
il fiume po
SCHEDA E6
SCHEDA N. 1
Con un peso che può raggiungere gli ottonove chilogrammi ed una lunghezza di
circa un metro, è all’apice della piramide
ecologica del fiume e preda crostacei,
insetti, pesci, addirittura altre trote.
Nelle calde serate della bella stagione, nella
soffusa luce del tramonto il fiume echeggia
Sopra:
un
Gammarus
pulex
A destra:
il luccio
di tonfi e colpi sordi: sono i temoli
(Thymallus thymallus) che salgono in
caccia, con rapide ‘bollate’ per ghermire
insetti che volano o si posano sulla
superficie dell’acqua.
Questi eleganti pesci possiedono una pinna
dorsale estremamente sviluppata, alta e
lunga ed un’intensa colorazione argentea.
Branchi di alborelle (Alburnus albidus)e
piccoli cavedani (Leuciscus cephalus) si
aggirano lungo il fiume, mentre sui fondali
dalla veloce corrente stazionano il barbo
comune (Barbus plebejus) ed il
barbo canino (Barbus meridionalis):
caratterizzati entrambi dalla
presenza di due paia di barbigli e
dalla bocca spostata in basso, utile
per rovistare sul fondo alla ricerca di
cibo, il secondo si differenzia per le
minori dimensioni e per le macchie
nerastre che coprono i fianchi e le
pinne.
Il cobite (Cobitis taenia) trascorre le
ore diurne nascosto tra la sabbia e
la melma, dedicando la notte alla
ricerca di piccoli invertebrati bentonici.
Con il corpo estremamente allungato,
nuota in modo buffo e serpentiforme,
risalendo di tanto in tanto in superfici
per ingurgitare una boccata d’aria,
che servirà per gli scambi gassosi
nell’intestino.
Nelle anse dalla debole corrente,
appostato tra i rami di un albero
caduto, il luccio (Esox lucius)
attende immobile e quasi invisibile
il passaggio di una preda.
A differenza delle trote o del
cavedano, questo esocide non è
un abile nuotatore e non è in
grado di pattugliare le correnti alla
ricerca del cibo, ma utilizza una
tecnica differente.
La sua morfologia, con le pinne
dorsale ed anale tipicamente
spostate verso la coda, gli
consente di realizzare scatti fulminei
partendo da fermo e di percorrere
velocemente brevi tratti… egli aspetta
in agguato, mimetizzato tra la vegetazione,
e si lancia su qualsiasi organismo di una
certa dimensione; se il primo attacco
fallisce, di solito il luccio desiste
dall’inseguimento.
Per la sua voracità, spesso viene chiamato
‘lupo’ o ‘barracuda’ d’acqua dolce: tra le
sue vittime si contano pesci, anfibi, topolini
e piccoli uccelli.
Testi e disegni: Stefano Fenoglio, naturalista - Foto di S. Fenoglio e tratte dal volume “Ecologia dei fiumi e dei laghi”, EDA, Regione Piemonte
© Parco del Po Cuneese - Sett. 1998