UNIVERSITÀ DEGLI STUDI GUGLIELMO MARCONI FACOLTÀ DI ECONOMIA CORSO DI LAUREA IN SCIENZE ECONOMICHE « LE NUOVE FRONTIERE DEL MARKETING DELLE LIBERE PROFESSIONI. DAGLI “AVVOCATI DI STRADA” AL WEB MARKETING DEI MEDICI » Relatore: Chiar.mo Prof. TOMMASO SASO Candidato: STEFANO VENTURINI Matr. N°: ECO00779/L33 ANNO ACCADEMICO 2010/2011 Alla piccola Giulia Desidero ringraziare sentitamente il Prof. Tommaso Saso per la continua disponibilità e cortesia dimostratami e per tutto l’aiuto fornito durante la stesura di questa tesi. Vorrei inoltre ringraziare per la loro disponibilità ed i loro consigli e per avermi fornito testi e dati indispensabili allo svolgimento del lavoro, l’Avv. Cristiano Cominotto di A.L. Assistenza Legale - Milano, il Dott. Andrea Panato, commercialista e titolare dello Studio Panato di Milano, la Dott.ssa Elena Trombetta di Como, commercialista e titolare dell’omonimo Studio e il Dott. Umberto Benelli, specialista in oftalmologia e docente presso l’Università di Pisa. Indice Introduzione ............................................................................................. 1 Capitolo I - Nascita e sviluppo del marketing....................................... 6 1.1 Che cosa è e che cosa non è il marketing ............................................ 6 1.2 I professionisti e i cambiamenti dello scenario socioeconomico ...... 11 1.3 Il marketing per gli Studi professionali ............................................. 15 1.4 Strumenti di marketing e deontologia professionale ......................... 24 Capitolo II – La gestione delle relazioni con il cliente ....................... 30 2.1 La fidelizzazione del cliente e la gestione della relazione ................ 30 2.2 Rilevazione della Customer Satisfaction ........................................... 42 2.3 Immagine e identità dello studio professionale ................................. 48 Capitolo III – Strategie di marketing e posizionamento .................... 53 3.1 Analisi del mercato di riferimento.................................................... 53 3.2 La pianificazione strategica ............................................................... 63 3.3 Qualità e innovazione nella prestazione ............................................ 69 3.4 Prestazioni professionali e marketing mix ........................................ 73 Capitolo IV – La comunicazione e le relazioni pubbliche ................. 79 4.1 Strumenti per la comunicazione ........................................................ 79 4.2 L’immagine delle categorie professionali ......................................... 90 Capitolo V – Esperienze e casi di studio .............................................. 96 5.1 Marketing legale: il caso degli avvocati di strada ............................. 96 5.2 Marketing e commercialisti ............................................................. 106 5.3 Marketing sanitario .......................................................................... 117 I Capitolo VI – Conclusioni ................................................................... 132 BIBLIOGRAFIA ................................................................................. 134 II Introduzione A seguito delle trasformazioni introdotte in materia di liberalizzazioni delle professioni dal Decreto Bersani nel 2006, il concetto di marketing ha trovato sempre maggior interesse tra i professionisti. Il ritardo con cui gli studi professionali si sono confrontati con la materia deriva in gran parte dalle restrizioni imposte dalle regole deontologiche fissate per i vari ordinamenti professionali. La forte crescita del numero dei professionisti, la presenza più capillare degli studi stranieri, l’innovazione richiesta per l’erogazione dei servizi professionali e la negativa congiuntura economica che stiamo attraversando, hanno maturato nel professionista la consapevolezza che il marketing possa rappresentare un driver di cambiamento e quindi un fattore di competitività dello studio. Alla luce di queste considerazioni, con la presente tesi si è voluto offrire uno sguardo alle strategie ed ai vari strumenti di marketing utilizzati ed utilizzabili dai professionisti. Sono state ripercorse le varie fasi del marketing, dall’analisi dell’ambiente di riferimento alla definizione della strategia più adeguata, ponendo sempre una particolare attenzione alle attività volte a sviluppare e mantenere le relazioni con clienti attuali e potenziali. La tesi è articolata in sei capitoli. Il primo capitolo affronta il tema del marketing in generale, descrivendo l’evoluzione che si è avuta negli ultimi anni in materia, le definizioni più diffuse e la sempre maggior attenzione rivolta ai bisogni dei clienti. Si mettono in luce anche i significati errati spesso associati al termine marketing e si inizia un viaggio nel mondo delle professioni analizzando il difficile scenario socio-economico attuale in cui operano i professionisti e mettendo in luce il loro crescente interesse verso una materia che, dopo le norme sulle liberalizzazioni, ha trovato finalmente una sua collocazione -1- positiva. Le difficoltà tipiche del marketing applicato alle imprese sono accentuate in un ambito come quello delle prestazioni professionali, per loro natura intangibili, inseparabili, variabili e deperibili. Viene poi descritto il rapporto tra gli strumenti di marketing ed i regolamenti deontologici posti a tutela della professionalità nello svolgimento della prestazione che, nonostante gli adeguamenti imposti dal Decreto Bersani del 2006, possono rappresentare un limite alla creatività e all’innovazione dei servizi professionali. Nel secondo capitolo si è voluto proporre un’analisi riguardante la gestione delle relazioni con il cliente. Si parte dalla considerazione che il vantaggio competitivo vero e proprio viene raggiunto quando si crea un rapporto maturo con la clientela attraverso l’erogazione di servizi che soddisfino realmente un bisogno e si introduce poi il marketing relazionale, a cui deve tendere il professionista se vuole fidelizzare il cliente e sviluppare una rete di solide relazioni. Vengono descritte le modalità di scelta, a volte poco razionali, di un professionista da parte del potenziale cliente. La personalizzazione della prestazione ed il soddisfacimento di una necessità con la creazione di valore aggiunto per il cliente sono i fattori alla base della fidelizzazione. Viene sottolineata poi l’importanza, per creare una relazione stabile, dell’attenzione che va posta all’ambiente-studio, alle attività di front office, all’ascolto e all’adattamento delle richieste dei clienti, evitando in questo percorso gli errori di un modello gestionale improntato sull’autorità del professionista e su un’eccessiva enfasi sui tempi e sui processi operativi. Alla luce di questi sviluppi del marketing, viene trattato il tema della Customer Relationship Management (CRM), punto di incontro tra tecnologia, organizzazione aziendale e rapporto con il cliente. Questo processo prevede l’organizzazione di informazioni dettagliate sui singoli clienti ed un’attenta gestione di tutte le occasioni di contatto per massimizzare la fidelizzazione. Vengono inoltre distinte le varie fasi del CRM ed i -2- sistemi di rilevazione della Customer Satisfaction. L’individuazione preventiva di situazioni di insoddisfazione della clientela consente di evidenziare le problematiche maggiori ed influenzare le scelte strategiche successive volte al miglioramento delle prestazioni ed evitare la comunicazione negativa a terzi. Nella parte finale del capitolo viene approfondito il tema dell’identità dello studio professionale vista come insieme delle caratteristiche distintive dello studio stesso: competenze tecniche, specializzazioni, collocazione geografica, numero di professionisti, struttura ed organizzazione di lavoro. Si passa poi alla definizione dell’immagine quale percezione del pubblico rispetto all’identità dello studio, della corporate identity quale risultato delle strategie comunicative del professionista, e della visual identity, ovvero gli aspetti grafici come marchio e logo che proiettano all’esterno le caratteristiche dello studio. Si pone infine l’attenzione sul fatto che tutti gli elementi distintivi dello studio siano tra loro coordinati e forniscano un immagine il più possibile corrispondente alla realtà per evitare delusioni dei clienti difficilmente superabili. Nel terzo capitolo viene trattata la parte più “tecnica” dell’elaborato, a partire dall’analisi del mercato di riferimento nel quale operano i professionisti, per giungere all’attività di pianificazione strategica del marketing, alla definizione della qualità ed innovazione nelle prestazioni per arrivare all’analisi degli strumenti del cosiddetto marketing mix. Per quanto concerne l’analisi del mercato e della clientela potenziale vengono richiamati i principali modelli: l’analisi Swot, che individua sia i punti di forza e di debolezza che le opportunità e le minacce dello studio, il modello delle cinque forze di Porter, che prende in esame i cinque principali elementi che operano nell'ambiente economico valutandone l’intensità e l’importanza, e la matrice di Ansoff, che indica nove modi di sviluppo della domanda partendo dall’analisi del servizio e del mercato attuali e potenziali. Si sono poi descritte le principali -3- strategie attuabili dal professionista ed in particolare si è parlato della strategia di differenziazione, di segmentazione e di leadership di costo; la definizione del posizionamento dello studio chiude la trattazione del marketing strategico per passare al marketing operativo, che trova nel piano di marketing la piena espressione. Dopo una breve analisi circa l’importanza della qualità e dell’innovazione nelle prestazioni rese dal professionista, si studiano le quattro dimensioni che costituiscono il marketing mix, definito modello delle quattro P: il contenuto della prestazione (product), il prezzo (price), la modalità di erogazione al cliente (place) e la modalità di comunicazione (promotion). Quest’ultimo elemento è il tema trattato nel quarto capitolo. Gli strumenti di comunicazione vengono studiati in tutte le forme maggiormente utilizzate dagli studi professionali. L’analisi si sofferma in particolare su quelli messi a disposizione dal progresso tecnologico che si legano molto bene alle esigenze di uno studio: il sito internet ovviamente, i blog, le newsletter, i social network ed i forum. A questi si aggiungono la descrizione di strumenti più tradizionali come brochure ed opuscoli, la targa ed il logo dello studio, la carta da lettera ed i biglietti da visita. Si descrivono poi le relazioni pubbliche che hanno il compito di gestire i rapporti tra lo studio e tutti i soggetti che possono aiutare od ostacolare il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Si analizzano in particolare gli eventi speciali che possono aumentare la visibilità dello studio e ci si sofferma sull’importanza del networking, attività di sviluppo e gestione delle relazioni basata sulla condivisione di informazioni. Il capitolo termina con la rappresentazione delle campagne di comunicazione istituzionale delle categorie professionali dei commercialisti e dei notai, realizzate per rafforzare l’immagine e sostenere in generale la reputazione dei professionisti. -4- Nel quinto capitolo sono presi in esame quattro casi di professionisti ed il loro rapporto con il marketing. In particolare, sono descritte le esperienze di uno studio legale, di due commercialisti e di un medico, introdotte rispettivamente da un’analisi del marketing legale con i suoi limiti rispetto ai paesi anglosassoni, del marketing dei commercialisti alle prese con problematiche sempre più simili a quelle delle imprese ed infine del marketing sanitario grazie al quale l’offerta dei servizi diventa maggiormente indirizzata al cliente-paziente che risulta così più informato e sensibile alle tematiche della salute. Nel marketing legale si affronta il caso degli avvocati di strada, per quanto riguarda i commercialisti si riporta l’esperienza dello Studio Panato di Milano e dello Studio Trombetta di Como, con speciale riferimento alla loro presenza in Rete; la sezione dedicata al marketing sanitario, ed in particolare al web marketing, analizza la “Clinica Oculistica Virtuale” del dottor Benelli, specialista in oftalmologia. Infine, il sesto capitolo è dedicato alle conclusioni, dove sono descritte alcune difficoltà e problemi riscontrati nel mondo dei professionisti ed il contributo che il marketing può loro fornire. -5- Capitolo I - Nascita e sviluppo del marketing 1.1 Che cosa è e che cosa non è il marketing Diverse sono le definizioni possibili di marketing che possiamo trovare. Secondo Philip Kotler, il maggior teorico degli studi di marketing dal 1967 in poi, consiste nell’individuazione e nel soddisfacimento di bisogni umani e sociali. Il marketing identifica bisogni e desideri insoddisfatti e definisce, misura e quantifica la dimensione del mercato individuato ed il potenziale di redditività, definisce i segmenti nei quali l’azienda è in grado di fornire il miglior servizio e studia e promuove i prodotti e i servizi appropriati.1 Una definizione ancora più sintetica lo descrive come “il soddisfacimento profittevole dei bisogni”. Nella prospettiva manageriale il marketing è stato descritto come l’arte di vendere i prodotti anche se l’aspetto più importante non è affatto la vendita2. Secondo Peter Drucker, uno dei massimi esperti di management, si può presumere che vi sarà sempre necessità di vendere ma il marketing deve rendere superflua la vendita in quanto il suo scopo è quello di conoscere a tal punto il cliente che il prodotto o servizio sia così adatto alle sue esigenze da vendersi da solo. C’è la necessità di un continuo monitoraggio dei propri clienti e concorrenti e di apportare continui miglioramenti alle proprie offerte di valore: secondo Kotler, infatti, un marketing efficace è come un inseguimento senza fine. Il suo ruolo è quello di percepire i bisogni insoddisfatti delle persone e di proporre nuove soluzioni allettanti. 1 KOTLER P., Trecento risposte tecniche sul marketing, Ed. Tecniche Nuove, 2005. 2 KOTLER P., SCOTT. W. G., Marketing Management, Pearson/Prentice Hall,2007. -6- Il marketing appare come disciplina negli Stati Uniti nella prima parte del XX secolo tra gli insegnamenti dei corsi sulla distribuzione, ma in realtà è vecchio come la storia dell’uomo. Lo studioso americano Kotler afferma che nella Bibbia, quando Eva convince Adamo a mangiare la mela proibita è stata fatta un’azione di marketing e addirittura non è stata Eva la prima ad eseguirla bensì il serpente, persuadendola a “vendere” la mela ad Adamo. Questi, che appaiono come dei paradossi, ci convincono però dell’influenza del marketing sui nostri comportamenti anche se spesso non se ne ha la consapevolezza. L’American Marketing Association (AMA), l’organismo più autorevole al mondo in materia, ha coniato negli ultimi anni definizioni diverse che hanno seguito l’evoluzione della concezione stessa del marketing come ambito di ricerca. Nel 1984 l'AMA Board dava questa definizione: « Il processo di organizzazione e di esecuzione del concepimento, della politica dei prezzi, delle attività promozionali e della distribuzione di idee, beni e servizi per creare scambi commerciali e soddisfare gli obiettivi degli individui e delle organizzazioni ». Negli ultimi anni, il marketing ha iniziato invece ad abbandonare la prospettiva transazionale, per concentrarsi maggiormente sull'ottica relazionale. La definizione formale più recente (2004) dell'AMA Board descrive infatti il marketing come « una funzione organizzativa ed un insieme di processi volti alla creazione, alla comunicazione e all’offerta di valore ai clienti, nonché a una gestione del rapporto con il cliente che generi un beneficio per l’organizzazione e per tutti i suoi membri. » Lo scarto tra i due pronunciamenti è emblematico del profondo cambiamento che si è avuto negli ultimi anni all’interno dei rapporti tra prestatore d’opera/produttore di beni e cliente/consumatore; una rivoluzione questa che ha spostato l’attenzione dallo scambio di valori -7- materiali alla riconsiderazione di valori immateriali, affiancati pari grado ai primi. Per questo motivo, si sottolinea nel documento di “Organizzazione e Marketing” emanato dall’Organismo di rappresentanza dei Dottori Commercialisti, la competizione non si gioca solamente sulla prossimità geografica e sulla qualità intrinseca del prodotto/servizio, ma si sviluppa negli ambiti dell’intangibile: organizzazione, tempi, soddisfazione percepita, personalizzazione, fiducia, fidelizzazione, relazione, identità, differenziazione e comunicazione. La parola marketing (spesso abbreviata con la sigla MKTG), prende origine dall’inglese to market, col significato di comperare o vendere al mercato. La desinenza del gerundio indica la partecipazione attiva, per rappresentare semanticamente l’azione sul mercato stesso e sottolinea che il marketing non è qualcosa di statico ma di attivo e dinamico. Ne consegue che se la definizione aziendalistica è quella di disciplina che studia il mercato, nel caso degli studi professionali il marketing potrebbe essere definito come disciplina che studia il cliente.3 Spesso si occupa del marketing solo un gruppo di persone all’interno di un’organizzazione mentre per essere efficace dovrebbe interessare tutta la struttura e coinvolgere, con impegno differente, tutti i soggetti presenti. A questo proposito appare utile evidenziare l’affermazione di David Packard, cofondatore della Hewlett-Packard: «Il marketing è troppo importante per lasciarlo all’ufficio marketing». I capisaldi del marketing sono il rispetto della centralità di clienti e concorrenti nella pianificazione strategica, la realizzazione della segmentazione dei mercati, l’analisi, delle esigenze e preferenze dei clienti e la creazione di una promessa di valore superiore. 3 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. -8- La tematica del marketing è oggetto di malintesi negli ambienti imprenditoriali e agli occhi del pubblico. Le aziende credono che il marketing esista per sostenere la produzione, per smerciare i prodotti. E’ vero il contrario: la produzione esiste per sostenere il marketing.4 Tanto più difficile è parlare di marketing per un libero professionista in quanto esistono ancora pregiudizi formatisi negli anni che ne hanno distorto il reale significato e le reali potenzialità. Va sottolineato che il termine marketing da sempre viene utilizzato nell’ambito della vendita dei prodotti e pertanto per le libere professioni, che basano su prestigio e decoro il proprio fattore competitivo, risulta difficoltoso pensare di affrontare il mercato con l’aiuto del marketing. Il marketing non è un’attività “porta a porta” e non è vendita: spesso viene invece confuso con essa che casomai è il risultato dell’attività di marketing. E’ possibile affermare che il marketing è un processo sicuramente più complesso della vendita. A questo proposito Kotler ritiene che il marketing non sia l’arte di trovare dei modi intelligenti per sbarazzarsi di quello che si produce, ma è l’arte di creare un autentico valore per il cliente che viene così aiutato ad accrescere la propria ricchezza. Il marketing è l’investimento a lungo termine che viene fatto da un’organizzazione che sia essa azienda o studio professionale e che si sviluppa ancor prima della realizzazione del prodotto/servizio o dell’entrata in un determinato segmento di mercato. Molto più semplicemente possiamo dire che marketing significa capire chi è il nostro cliente, di che cosa ha bisogno e fare in modo di soddisfare questo bisogno.5 4 5 KOTLER P., Trecento risposte tecniche sul marketing, Ed. Tecniche Nuove, 2005. D’AGNOLO M., Strategia e organizzazione degli studi professionali, Milano, Il Sole 24 Ore, 2008. -9- Per avere successo nel marketing è molto importante la creatività che può essere posseduta anche da chi non è esperto, ma non va sottovalutato l’aspetto scientifico della materia che deriva da ricerche di mercato, simulazioni e analisi di previsione che aiutano le scelte decisionali. Il marketing è “contaminato” oltre che dall’economia, dalla psicologia, dalla sociologia e dall’antropologia che hanno permesso di comprendere meglio le reali esigenze e preferenze dei clienti. Pertanto il marketing, in quanto sapere che si preoccupa di costruire e analizzare modelli plausibili e scenari prevedibili dell’evoluzione del mercato e delle strategie per affrontarlo con efficacia, si è evoluto a tal punto da costituire ormai una disciplina a sé, sia tra i saperi aziendali sia tra quelli più strettamente legati alla riflessione sulle forme di comunicazione e sulla loro evoluzione, all’interno di una società dell’ipercomplessità quale quella attuale.6 E’ stato sottolineato che il marketing non va confuso con la vendita, allo stesso modo esso va distinto dalla pubblicità che ne rappresenta invece uno strumento anche se, probabilmente, è uno dei meno efficaci per il mondo delle libere professioni.7 Oltre che con la pubblicità, il marketing non va confuso neppure con la comunicazione che è solo una delle attività che il marketing prevede di realizzare. 6 CASTELLETT. M, Marketing di relazione, Milano, Il Sole 24 Ore, 2003. 7 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 10 - 1.2 I professionisti e i cambiamenti dello scenario socioeconomico Ma chi è il professionista? La definizione del vocabolario ci dice che è colui che esercita professionalmente un’attività intellettuale o più genericamente chi svolge con particolare competenza un lavoro. Quando si parla di liberi professionisti ci si riferisce in primo luogo alle cosiddette professioni liberali che comprendono attività intellettuali regolamentate e svolte in forza di un riconoscimento da parte dello Stato in funzione dell’importanza del loro compito nei confronti dei clienti. Rientrano in questo ambito le principali categorie delle professioni tecniche, scientifiche, economiche, giuridiche e sanitarie. Ci sono professionisti iscritti in ordini o collegi professionali ( oltre 1.800.000) e altri soggetti che svolgono attività professionali non riconosciute dallo Stato e quindi non presenti in ordini ma spesso riuniti in associazioni. Ci sono poi elenchi che sembrano far riferimento a funzioni interdisciplinari o interprofessionali più che ad apposite professioni, come il ruolo dei revisori contabili.8 Il mercato della consulenza in Italia è rappresentato da 110.000 Dottori e Ragionieri Commercialisti, 180.000 Avvocati, 25.000 Consulenti del lavoro, 5.000 Notai.9 8 9 D’AGNOLO M., Strategia e organizzazione degli studi professionali, Milano, Il Sole 24 Ore, 2008. BARBIERI G., La misurabilità dei dati: elemento chiave per orientare le strategie di marketing, ODCEC di Roma, Strumenti per l’organizzazione dello studio professionale: web, software e social network, 2010. - 11 - Principali professioni ordinistiche Architetti 145.000 Avvocati 207.000 25.000 Consulenti del lavoro Ingegneri 213.000 Medici 354.000 Notai 5.000 110.000 Rag. Dott .Comm. 0 50000 100000 150000 200000 250000 300000 350000 400000 Il tratto comune delle professioni è quello di vedere i professionisti come risolutori di problemi anche complessi che richiedono elevata competenza tecnica. Lo scenario socio-economico in cui si trovano oggi ad operare i professionisti è cambiato profondamente negli ultimi anni. Non solo siamo nel pieno di una crisi economica non congiunturale ma epocale ma ci si deve confrontare con clienti sempre più preparati ed esigenti e con un numero di concorrenti ampliatosi a dismisura. E’ necessario prestare attenzione al fatto che i clienti sono sempre più istruiti e dispongono di strumenti migliori, come Internet, per scegliere tra una gamma più ampia di alternative; grazie a Internet possono confrontare più facilmente i prezzi e orientarsi verso l’offerta più conveniente. 10 La base di conoscenza necessaria per l’esercizio delle professioni è aumentata e il quadro giuridico-normativo e giurisprudenziale si è fatto molto più stringente sotto il profilo delle responsabilità.11 10 KOTLER P., Trecento risposte tecniche sul marketing, Ed. Tecniche Nuove, 2005. 11 D’AGNOLO M., Strategia e organizzazione degli studi professionali, Milano, Il Sole 24 Ore. - 12 - Anche la tecnologia ha fatto enormi progressi che, se da un lato hanno contribuito a ridurre la richiesta di servizi professionali “ di base” dove maggiori erano gli elementi routinari, dall’altro ha aperto il mondo delle professioni a nuovi modi di lavorare e comunicare grazie all’abbattimento delle distanze fisiche . Principali determinanti del cambiamento12 Sapere Situazione Legislazione Socio-economica Tecnologia PROFESSIONE Cliente Mercato Cambiamento Un servizio può essere definito come una qualsiasi attività o prestazione che una parte può offrire a un’altra parte, la cui natura sia essenzialmente intangibile e non comporti il trasferimento di proprietà di alcun elemento fisico. I servizi presentano quattro caratteristiche distintive che influenzano enormemente la definizione dei programmi di marketing: intangibilità, inseparabilità, variabilità e deperibilità.13 12 D’AGNOLO M., Strategia e organizzazione degli studi professionali, Milano, Il Sole 24 Ore, 2008 13 KOTLER P., SCOTT. W. G., Marketing Management, Pearson/Prentice Hall,2007. - 13 - Per quanto concerne l’intangibilità, a differenza dei beni fisici i servizi non possono essere visti, assaggiati o toccati prima dell’acquisto e pertanto il potenziale acquirente ricercherà degli indicatori di qualità al fine di ridurre l’incertezza e si formerà delle aspettative in base a diversi fattori come l’ambiente fisico, il personale, i simboli, il prezzo. Chi offre un servizio deve “rendere tangibile l’intangibile”14, deve cioè dare consistenza fisica a offerte inevitabilmente astratte. La caratteristica dell’inseparabilità si riferisce al fatto che i servizi generalmente sono fruiti nel momento in cui vengono realizzati e chi fornisce il servizio fa parte del servizio stesso15 . I servizi inoltre sono variabili poiché dipendono dal tempo e dal luogo in cui sono erogati e dal fornitore che li eroga. Il potenziale acquirente conosce questa variabilità e spesso si confronta con altre persone prima di scegliere il fornitore del servizio. Il termine deperibilità si base sul fatto che i servizi non possono essere immagazzinati e questo può creare dei problemi quando la domanda non è stabile. Per esempio alcuni medici fanno pagare al paziente un mancato appuntamento poiché il valore del servizio esiste solo nel momento in cui viene erogato. 16 Il mercato dei servizi professionali ha subito negli ultimi anni un incremento della concorrenza sia sul fronte interno che internazionale. Da una parte c’è stato un forte aumento di professionisti abilitati e si è registrato l’aumento anche di soggetti non abilitati che operano sui mercati di riferimento: si prenda ad esempio la professione medica attorno alla quale si sono sviluppate figure affini o complementari che premono per ottenere riconoscimento, o nel settore contabile e fiscale 14 15 16 LEVITT T., Marketing Intangibles Products and Products Intangiblees, Harward Business Review, maggio-giugno 1981. KOTLER P., SCOTT. W. G., Marketing Management, Pearson/Prentice Hall,2007. KOTLER P., SCOTT. W. G., Marketing Management, Pearson/Prentice Hall,2007. - 14 - dove accanto a commercialisti e consulenti del lavoro si muovono le associazioni di categoria, i sindacati dei lavoratori e i centri elaborazione dati. Dal lato della concorrenza internazionale si rileva una certa tendenza, tipica dell’impresa, alla delocalizzazione di alcuni servizi in paesi dove minori sono i costi di personale e di struttura. E così gli odontoiatri e gli ortopedici italiani subiscono la concorrenza dei loro colleghi sloveni e le cliniche lombarde di quelle svizzere, i notai dell’alto Adige scontano la concorrenza dei notai austriaci.17 Inoltre ci sono grosse organizzazioni professionali straniere che si stabiliscono nel nostro paese. 1.3 Il marketing per gli Studi professionali Il marketing che si applica alle imprese non presenta particolari differenze con quello applicato ai professionisti anche se in quest’ultimo ambito prevale l’ottica relazionale. La creazione e la trasmissione del valore presso i clienti è tanto più necessaria quanto più si opera in ambiti così importanti per la vita delle persone. Fare marketing per uno studio professionale significa mettere il cliente al centro della propria attività e contemporaneamente riflettere sulla propria identità per capire meglio le proprie caratteristiche, i propri servizi di punta, il cliente al quale si vuole offrire la propria professionalità e come differenziarsi dai concorrenti.18 17 D’AGNOLO M., Strategia e organizzazione degli studi professionali, Milano, Il Sole 24 Ore, 2008 18 AA. VV., Gli studi professionali. Organizzazione, gestione e controllo, Napoli, Sistemi Editoriali, 2002. - 15 - Nel mercato dei servizi professionali fare marketing significa essenzialmente riuscire a trasmettere correttamente la reputazione del proprio studio al proprio target di clientela. Il cliente chiede agli studi professionali sempre maggiore considerazione e lo studio professionale si accorge che il cliente non è un problema ma una risorsa. Così diventa indispensabile, per dare continuità allo studio, conoscere i bisogni dei propri clienti attuali e potenziali e i meccanismi che presiedono le loro scelte al fine di individuare ed offrire nuovi servizi a valore aggiunto, che consentono di estrarre valore dal parco clienti e di attrarne di nuovi. Non solo vanno rivalutati il modo di porsi nei confronti dei clienti e le modalità di erogazione delle prestazioni tradizionali e mature, ma occorre ideare e fornire soluzioni per differenziarsi ed emergere. Il codice deontologico di molte professioni tutelate dagli ordini professionali non permetteva, prima della Legge Bersani, di fare pubblicità. L’assimilazione dei due concetti ha portato quindi alla negazione anche del marketing.19 In buona parte, proprio a causa di questo malinteso di fondo, i professionisti hanno sempre rifiutato di occuparsene per evitare di violare, in qualche modo, il Codice Deontologico, anche se in realtà nella maggior parte dei casi non sarebbe stato così. Con il decreto Bersani sulle liberalizzazioni delle professioni, poi convertito nella legge 248 del 4 agosto 2006, sono state introdotte nuove prescrizioni e aperture che impattano in modo notevole le attività di professionisti e relativi studi professionali, chiamandoli a cambiamenti e innovazioni sostanziali. A seguito delle trasformazioni introdotte in materia, il concetto di marketing si è inserito nel dibattito ed ha 19 AA. VV., Gli studi professionali. Organizzazione, gestione e controllo, Napoli, Sistemi Editoriali, 2002. - 16 - acquistato crescente popolarità. Il ritardo con cui gli studi professionali hanno cominciato ad interessarsi al marketing deriva in gran parte dalle restrizioni imposte dalle regole deontologiche fissate per i vari ordinamenti professionali. Quello che fino a qualche tempo fa appariva come qualcosa di assai distante dalla pratica quotidiana degli studi professionali, si è ora imposto alla loro attenzione in seguito al radicale e repentino mutamento del mercato dei servizi professionali. Un primo fattore che ha sicuramente inciso in tale evoluzione è rappresentato dalla crescita esponenziale del numero dei professionisti, che siano essi Avvocati, Medici o Commercialisti. Un secondo fattore che ha interessato in particolare le professioni legali ma non solo, è certamente la presenza sempre più capillare degli studi stranieri, i quali oltre ad essere entrati nel mercato nazionale con organizzazioni molto grandi rispetto alla tradizionale composizione uni personale o familiare di tanti studi italiani, si sono presentati con metodiche lavorative di stampo aziendalistico che consentono significative economie di scala, elevata specializzazione e grande capacità di comunicazione.20 La concorrenza è stata quindi l’elemento che più ha contribuito alla ricerca di strumenti organizzativi e gestionali innovativi per gli studi professionali. L’incremento della concorrenza va tenuto presente sia per quella diretta, esercitata dal sempre crescente numero di professionisti iscritti agli Ordini, sia per quella indiretta, determinata da quell’insieme variegato di altri professionisti che, pur avendo competenze diverse, finiscono per costituire, almeno agli occhi dei clienti, una valida alternativa. 21 20 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. 21 HODGES S., PICCHI G., Strumenti e casi di marketing per avvocati, Utet, Milano, 2007. - 17 - Il decreto Bersani ha inciso profondamente su alcune norme che proteggevano le categorie professionali dai meccanismi della concorrenza come i minimi tariffari e il divieto di pubblicità. In particolare sono state abrogate le disposizioni legislative e regolamentari che prevedono, con riferimento alle attività libero professionali ed intellettuali, il divieto, anche parziale, di svolgere pubblicità informativa circa i titoli e le specializzazioni professionali, le caratteristiche del servizio offerto, nonché il prezzo ed i costi complessivi delle prestazioni secondo criteri di trasparenza e veridicità del messaggio il cui rispetto è verificato dall’Ordine. Tale norma è stata emanata in conformità ai principi comunitari di libera concorrenza e di libertà di circolazione delle persone e dei servizi nonché al fine di assicurare agli utenti un’effettiva facoltà di scelta nell’esercizio dei propri diritti e di comparazione delle prestazioni offerte sul mercato. La novità più significativa del decreto Bersani consiste nella possibilità di pubblicizzare anche il prezzo dei servizi professionali e la sua portata dirompente si può cogliere appieno se la si considera congiuntamente alla contestuale abrogazione della obbligatorietà di tariffe fisse o minime e del divieto di pattuire compensi parametrati al raggiungimento degli obiettivi perseguiti.22 Tutto ciò ha indotto i professionisti a prendere coscienza della necessità di sfruttare al meglio le proprie risorse per massimizzare la soddisfazione della clientela ed instaurare con essa un rapporto stabile e duraturo. Abbiamo quindi assistito ad un periodo in cui il tema del marketing era considerato “inopportuno” dai professionisti, poi c’è stata la percezione che solo i grandi studi potessero permetterselo ed oggi invece è maturata finalmente la consapevolezza che il marketing possa rappresentare un driver del cambiamento e quindi un fattore di competitività dello studio 22 HODGES S., PICCHI G., Strumenti e casi di marketing per avvocati, Utet, Milano, 2007. - 18 - professionale. Anche per lo studio del professionista vale il ragionamento fatto precedentemente sull’importanza che il marketing non sia considerata un’attività da svolgere a spot o peggio nei ritagli di tempo o delegato soltanto a qualcuno all’interno dell’organizzazione o ancora utilizzato con il solo scopo di creare una “facciata” buona da mostrare all’esterno. Il marketing deve essere una leva strategica per lo sviluppo dello studio e tutti devono condividere questa responsabilità. Dopo il Decreto Bersani del 2006, anche le manovre economiche correttive dei conti pubblici emanate nell’estate del 2011 per contrastare, tra l’altro, la pesante speculazione in atto sui mercati internazionali, hanno previsto norme sulla liberalizzazione delle professioni. In particolare il decreto legge n.98 all’art.29 prevede che al fine della liberalizzazione delle professioni il Governo formuli proposte di riforma alle categorie interessate e provveda alla rimozione di ogni vincolo pubblicistico nelle materie che non siano espressamente regolamentate entro otto mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge. Il successivo Dl n.138 del 13 agosto 2011 reca una serie di misure volte alla liberalizzazione dell’esercizio delle professioni e delle attività economiche. Il titolo dell’articolo 3 del suddetto provvedimento è significativo della volontà del legislatore di riformare il settore: “Abrogazione delle indebite restrizioni all’accesso e all’esercizio delle professioni e delle attività economiche”. Il decreto prevede i principi ai quali nei successivi dodici mesi ci si dovrà attenere per rendere più moderna la regolamentazione delle libere professioni. Punto di partenza è l’esame di stato che resterà necessario per accedere alle professioni regolamentate le quali dovranno, poi, svolgersi secondo i principi della libera concorrenza, garantendo la presenza diffusa dei professionisti su tutto il territorio nazionale ed una pluralità di offerta che consenta ai cittadini l’effettiva possibilità di scelta tra i servizi offerti. - 19 - Quanto alla pubblicità relativa all’attività professionale, la manovra bis stabilisce anche che la pubblicità informativa riguardante l’attività professionale, le specializzazioni ed i titoli professionali posseduti, nonché la struttura dello studio ed i compensi delle prestazioni è libera, fermo restando che le informazioni pubblicitarie “devono essere trasparenti, veritiere, corrette e non devono essere equivoche, ingannevoli, denigratorie”. L’interesse dei professionisti verso il marketing è dipeso anche dal fatto che ci sono molti servizi professionali che vengono considerati prodotti di base e come tali non costituiscono un buon motivo per scegliere uno studio o un altro e quindi, proprio grazie alle tecniche e agli strumenti del marketing, è possibile differenziarsi e dare valore allo studio. Sgombrato il campo da falsi problemi deontologici e dalla riduttiva identificazione con la pubblicità, ecco che il marketing può diventare lo strumento che guida il professionista ed i suoi collaboratori nell’inquadrare il giusto rapporto con il mercato. Emerge l’esigenza di riformulare lo studio professionale in funzione dei contesti competitivi contemporanei. Gli studi professionali stanno prendendo consapevolezza del fatto che la ricchezza e la crescita su qualsiasi tipo di mercato oggi dipendono sempre più dalle risorse intangibili. La competizione, che un tempo si giocava tutta sulla prossimità geografica e sulla qualità intrinseca del prodotto/servizio, nello scenario attuale, in cui tutte le merci e tutte le categorie di professionisti sono presenti ovunque e in cui gli standard qualitativi si sono parificati verso l’alto, si sviluppa nell’ambito dei valori immateriali come il marketing appunto. Le profonde trasformazioni che stanno avvenendo nell’ambito delle professioni portano ad un avvicinamento alle tematiche del marketing. Sono anni in cui la pressione competitiva è aumentata sia per il numero - 20 - di concorrenti in forte crescita sia per le difficoltà a comprendere il rapporto con i clienti sempre più volatile. Prendendo come esempio la professione di commercialista, si può dire che mentre in passato il core business era legato a prestazioni derivanti dagli obblighi di legge, in prevalenza obblighi fiscali, oggi la realtà attuale pone sfide molto più ampie che traghettano l’attività anche in ambiti molto più distanti da quelli tradizionali legati alla consulenza aziendale ad ampio raggio. Il professionista deve comprendere questi cambiamenti in atto se non vuole perdere competitività sul mercato dei servizi. Ovviamente i cambiamenti interessano anche i clienti attuali e potenziali a cui si rivolge il professionista ed è necessario saper cogliere anche questo aspetto per riuscire ad emergere ed a creare valore. Lo sviluppo dei mezzi di informazione e l’incremento della scolarità media fanno sì che il professionista nella società odierna non abbia più il monopolio delle conoscenze e pertanto anche il rapporto con il cliente non sarà più caratterizzato da dominanza ma da scambio reciproco di informazioni e collaborazione. I servizi offerti saranno sempre più integrati e customizzati per risolvere le problematiche dei clienti . È pertanto indispensabile conoscere in maniera più analitica e più sistematica i propri clienti attuali e potenziali ed interrogarsi costantemente sul modo di soddisfare al meglio i loro bisogni, ma anche far percepire loro le nuove opportunità che via via si presentano. 23 Stiamo attraversando una particolare congiuntura economica, che molti in realtà non ritengono transitoria bensì un cambiamento di sistema per così dire “epocale”; se alla crisi economica aggiungiamo l’aumento della concorrenza, la perdita del “monopolio dei saperi” ed in generale tutta l’evoluzione richiesta per l’erogazione dei servizi professionali emerge 23 D’AGNOLO M., Strategia e organizzazione degli studi professionali, Milano, Il Sole 24 Ore, 2008. - 21 - una forte preoccupazione nel professionista nel momento in cui un cliente lascia lo studio. Fino a qualche tempo fa ci sarebbe stata una fisiologica e veloce sostituzione, oggi invece un nuovo cliente rappresenta una faticosa conquista e nel contempo mantenere i propri clienti necessita di continue conferme. I professionisti, per quanto brillanti e di successo, devono rispondere alla nuova sfida rappresentata dalla comprensione ed adozione di nuovi modelli gestionali che storicamente erano tipici solo delle aziende. Quindi, se è vero che il professionista nella maggior parte dei casi, anche senza riflessioni e ricerche profonde, sa che il valore più grande è dato proprio dalla sua relazione con il cliente, altrettanto vero è che questa sensibilità “innata” non è più sufficiente e che bisogna utilizzare mezzi adeguati al mercato attuale. L’esperienza del professionista e anche, a volte, una sorta di presunzione di essere su un piano diverso rispetto al mondo circostante, non possono più essere la bussola per la gestione dello studio professionale. E’ per questo che sempre più spesso i professionisti sono equiparati alle imprese e pertanto si pone l’esigenza di gestire lo studio con nuovi criteri, diciamo manageriali, e non è più sufficiente svolgere solo il proprio lavoro da professionista. Il ruolo del marketing, in questo contesto, va considerato come forza trainante per tutte le attività dello studio professionale. La necessità, ormai non rinviabile, di occuparsi anche di questioni organizzative, pone senza dubbio dei problemi perché possono mancare le competenze tecniche e comunque sono già tali e tante le incombenze e le responsabilità che affliggono il professionista e tutto ciò può portare ad un senso di frustrazione ed inadeguatezza. E’ altrettanto vero che fino a che i fatturati erano alti e la redditività buona, il professionista tendeva ad accantonare o rinviare queste tematiche. Oggi che il barometro della situazione economica e - 22 - finanziaria volge al brutto tempo anche per i professionisti italiani, si cerca di capirne di più e si prova a delineare qualche soluzione. Utilizzando i tradizionali metodi e strumenti di lavoro, risulta difficile, se non impossibile, continuare ad operare in una realtà di mercato completamente diversa da quella in cui i professionisti italiani hanno operato per lungo tempo. Anche per gli studi professionali, si pone la necessità di ragionare dando attenzione al cliente, prima che come destinatario dei propri servizi, come portatore di una pluralità di esigenze, caratterizzate da complessità crescente, legate a situazioni specifiche e in continua evoluzione.24 Nelle definizioni “ufficiali” del marketing abbiamo visto l’importanza data “all’offerta di valore per il cliente”. Se un professionista decide di orientarsi al marketing, non è il punto di vista di chi eroga il servizio a determinare che cosa sia di valore e che cosa non lo sia, quanto piuttosto quello del destinatario dell’offerta, ossia il cliente. Come fa un servizio a rendere un valore al cliente? Ovviamente deve soddisfare un bisogno, una necessità. La novità sta nel fatto che non è il professionista a decidere i bisogni e le necessità. Il cliente, rivolgendosi ad un professionista, si aspetta di ricevere oltre a contenuti tecnici ineccepibili, che da per scontati, un servizio più ampio che comprenda la capacità di ascolto, di comprensione delle caratteristiche specifiche dell’attività, di rispondere velocemente alle richieste. Il professionista deve inoltre essere reperibile ed aggiornato costantemente. Ma più di tutto i clienti si aspettano di essere rispettati.25 24 25 PICCHI G., PAVONE S., Marketing e management per commercialisti, Egea, 2010. PICCHI G., PAVONE S., Marketing e management per commercialisti, Egea, 2010. - 23 - 1.4 Strumenti di marketing e deontologia professionale Va precisato innanzitutto che i principi di marketing sono applicabili a qualsiasi studio professionale indipendentemente dalle dimensioni, chiaramente cambiano le modalità operative ed il budget a disposizione. Non c’è un momento giusto per investire nel marketing anche se, in generale, è meglio investire quando gli affari vanno bene perché si dispone di un budget maggiore. Eliminare o ridurre le attività di marketing nei periodi di crisi è un grave errore che si ripercuote nel lungo termine quando ormai è difficile, se non impossibile, rimediare. Per essere competitivi i professionisti devono quindi mantenere un’attività di marketing e di sviluppo del business. I professionisti fino ad oggi hanno sempre accolto con reticenza la possibilità, offerta dall’utilizzo delle tecniche di comunicazione e marketing, di farsi conoscere adeguatamente dal mercato, optando per il solo utilizzo del passaparola quale unico mezzo di acquisizione della clientela. Oggi è chiaro ai titolari degli studi professionali che il ventaglio dei servizi offerti debba essere gestito come una qualsiasi attività imprenditoriale, in grado di acquisire, gestire e mantenere la clientela in maniera efficace. L’analisi del plus competitivo dei servizi offerti è il primo passo per cogliere ed evidenziare i vantaggi offerti dallo studio. L’obiettivo di uno studio professionale dovrebbe essere quello di conseguire una posizione di rilievo nell’ambito della qualità dei servizi resi, con attenzione all’innovazione e allo sviluppo delle competenze distintive dei collaboratori e dei partners. Le norme e la deontologia professionale da sempre regolamentano in modo più o meno dettagliato il rapporto professionista-cliente e quello tra professionisti. Mentre la prima dimensione ha il suo focus sulla coerenza fra i bisogni e la prestazione, sulla qualità, sui tempi e sul prezzo di quest’ultima, la dimensione relativa al rapporto fra - 24 - professionisti si concentra soprattutto su quello strano mix di cooperazione e competizione che caratterizza i professionisti iscritti al medesimo ordine professionale.26 È chiaro che le varie professioni hanno codici deontologici diversi e che si adattano alle rispettive tipologie di prestazioni professionali, ma possiamo comunque identificare alcuni elementi comuni nel regolamentare i possibili strumenti di marketing a disposizione dei professionisti. Alcune di queste regole sono state oggetto di critica per la loro difficile applicabilità per il fatto che introdurrebbero barriere all’entrata non giustificate sul piano competitivo. La deontologia potrebbe anche giocare un effetto boomerang sull’innovazione dei prodotti professionali. Molti codici deontologici prevedono il divieto di commercio in nome proprio o altrui da parte del professionista (es. avvocati, notai, commercialisti, medici). Tuttavia uno dei criteri di creatività che vengono utilizzati per inventare nuovi servizi professionali è proprio quello di ibridare le prestazioni professionali classiche con prodotti o servizi presenti sul mercato. In questo quadro la norma deontologica potrebbe creare una barriera.27 In primo luogo, il professionista non deve convogliare messaggi non veri sulle proprie specializzazioni o sulle proprie capacità.28 Esiste una regolamentazione molto dettagliata circa la dimensione delle targhe, i siti web, i contenuti dei messaggi pubblicitari, i rapporti con la stampa e gli altri media. 26 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. 27 D’AGNOLO M., Strategia e organizzazione degli studi professionali, Milano, Il Sole 24 Ore, 2008. 28 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 25 - Altro limite all’utilizzo improprio degli strumenti di marketing è rappresentato dal fatto che il professionista non deve vendere al cliente qualcosa che non serve e soprattutto non deve indurre falsi bisogni. Si pensi all’avvocato che paventa conseguenze più gravi del reale solo per farsi affidare un incarico.29 Il professionista non deve essere al servizio di chi vende qualcosa. Nella realtà sono frequenti gli accordi tra istituti bancari, società finanziarie o imprese di assicurazioni che prevedono la corresponsione di provvigioni ad avvocati o commercialisti per la sottoscrizione di contratti di finanziamento o per la stipula di polizze. Ovviamente, i codici deontologici prescrivono il divieto di concorrenza sleale nei confronti dei colleghi e l’obbligo di mantenere corrette politiche di prezzo. Abbiamo visto che la deontologia rappresenta un insieme di regole di condotta volte a disciplinare l’attività dei professionisti nel rispetto dei principi che garantiscono la professionalità nello svolgimento della prestazione. Le regole deontologiche si possono assimilare alle consuetudini e pertanto, se richiamate da leggi o regolamenti, assumono rilevanza giuridica. Per quanto riguarda il codice deontologico dei dottori commercialisti ed esperti contabili, va detto che già nella versione del 2001, precedente quindi alle aperture del decreto Bersani del 2006 in materia di pubblicità, prevedeva la facoltà di informare i terzi in merito all’attività svolta anche attraverso stampa e reti telematiche. Il 9 aprile 2008 il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili ha approvato il nuovo Codice Deontologico della professione riducendo i precedenti vincoli emanati in tema di informazione e pubblicità. 29 A parte il richiamo al buon gusto e AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 26 - all’immagine della professione e all’obbligo di fornire informazioni veritiere, l’articolo 44 prevede che i commercialisti possano scegliere liberamente i mezzi ed i contenuti ritenuti più idonei per comunicare l’attività svolta: struttura dello studio, compensi delle prestazioni, specializzazioni e titoli professionali posseduti. Come spesso accade, abbattuti quasi del tutto i vincoli normativi, è la pressione competitiva a suscitare un crescente interesse verso lo strumento.30 L’idea, quindi, di “farsi pubblicità”, pur senza aver sempre davvero chiaro che cosa implichi esattamente, si è diffusa tra i professionisti che, forse più di altre categorie, hanno sfruttato i canali proposti da internet. La pubblicità informativa può essere effettuata anche con inserzioni pubblicitarie pubblicate su quotidiani e periodici, con cartellonistica pubblicitaria, con opuscoli, stampati e con tutte le altre modalità che sono in genere consentite dalla legge nell’esercizio di attività economiche. Particolare attenzione va posta alla veridicità e onestà delle informazioni comunicate, evitando affermazioni esagerate in merito ai servizi offerti, alle qualifiche possedute o all’esperienza maturata. Le informazioni comunicate attraverso il veicolo pubblicitario devono essere altresì verificabili, al fine di testarne la veridicità, sul piano oggettivo o fattuale. Bisogna però anche chiarire che, sebbene dipenda molto anche dal messaggio che viene veicolato, è un po’ troppo semplicistico pretendere che una pubblicità da sola riesca di per sé a vendere, tanto più nel caso di un servizio delicato come quello offerto da un commercialista. E’ ragionevole ritenere che attraverso una campagna pubblicitaria si riescano ad attribuire allo studio caratteristiche differenziali che lo rendano sempre più riconoscibile, dando contestualmente maggior valore 30 PICCHI G., PAVONE S., Marketing e management per commercialisti, Egea, 2010. - 27 - al “marchio” rispetto all’omologazione delle caratteristiche generali riscontrabili. Anche per quanto riguarda il Codice Deontologico Forense, esso anche prima del d.l. Bersani consentiva la pubblicità informativa. Quanto alla pubblicità comparativa, posto che il decreto Bersani non ne fa cenno, restano confermate le disposizioni del Codice deontologico che vietano la pubblicità comparativa, ingannevole ed elogiativa. Leggendo tra le righe, ci si rende conto che nell’ambito del Codice deontologico forense ci sono riferimenti all’organizzazione e al marketing specifici per il settore legale. La più recente formulazione del Codice deontologico presenta peraltro novità importanti in chiave di modernità e di adeguamento alle rapide evoluzioni del mercato, delle nuove tecnologie e del contesto socio-economico, nella consapevolezza che anche la professione di avvocato è in continua evoluzione.31 Il codice deontologico degli avvocati distingue tra comunicazione informativa, che è ammessa, e comunicazione commerciale, che è vietata. L’attuale versione consente libertà di informazione sull’attività professionale e per quanto riguarda forma e contenuti, richiede che la relativa comunicazione sia coerente con la finalità di tutela dell’affidamento della collettività, risponda ai principi di verità e di correttezza e sia conforme ai valori della dignità e del decoro della professione. E’ vietato spendere il nome dei clienti anche se consenzienti. L’articolo 17 bis prevede l’utilizzo di siti web con domini propri e direttamente riconducibili al professionista o all’associazione di professionisti alla quale partecipa, previa comunicazione all’Ordine di 31 STUMPO G., Marketing e qualità per gli studi legali. Strumenti e modelli per una strategia vincente e per migliorare la performance, Linea Professionale, Torino, 2006. - 28 - appartenenza. Il sito web non può contenere riferimenti commerciali o pubblicitari. Per quanto riguarda i medici, la federazione nazionale degli Ordini dei Medici ha emanato una linea-guida, in attuazione del Codice di Deontologia Medica, riferita a qualsiasi forma di pubblicità dell’informazione, comunque e con qualsiasi mezzo diffusa, compreso l’uso di carta intestata e di ricettari, utilizzata nell’esercizio della professione in forma individuale o societaria. Vengono elencati tutti gli elementi che il medico dovrà inserire in ogni comunicazione informativa; particolare attenzione viene posta agli elementi che possono essere presenti nell’informazione diffusa tramite siti internet. In caso di utilizzo di tale strumento è raccomandata la conformità dell’informazione fornita ai principi dell’HONCode, ossia ai criteri di qualità dell’informazione sanitaria in rete ed il sito web non deve ospitare spazi pubblicitari o link riferibili ad attività pubblicitaria di aziende farmaceutiche o tecnologiche operanti in campo sanitario. Quale che sia il mezzo o lo strumento comunicativo usato dal medico, non è ammessa la pubblicità ingannevole, non è ammesso ospitare spazi pubblicitari a titolo commerciale con particolare riferimento ad aziende farmaceutiche e non è ammessa la pubblicazione di notizie che rivestano i caratteri di pubblicità personale surrettizia, artificiosamente informazione sanitaria. - 29 - mascherata da Capitolo II – La gestione delle relazioni con il cliente 2.1 La fidelizzazione del cliente e la gestione della relazione Lo scopo di uno studio professionale oggi dovrebbe essere quello di conseguire una solida posizione nell’ambito della qualità dei servizi resi, con attenzione all’innovazione e all’organizzazione. Ma il vantaggio competitivo vero e proprio si raggiunge però quando si crea un rapporto maturo con la propria clientela, attraverso l’erogazione di un servizio che soddisfi realmente un bisogno, quale presupposto della continuità relazionale e della fidelizzazione. Il professionista, quando è sinceramente orientato al cliente, investe molto nella relazione, e nel dialogo e nelle attività che abbiano lo scopo di mantenere e fidelizzare il cliente. Il professionista orientato al cliente ha acquisito i tradizionali strumenti di marketing ma ha anche accettato il fatto che è il suo cliente a decidere i suoi destini e a guidare la strategia dello studio. 32 L’obiettivo prioritario del marketing, secondo Kotler, è sempre più lo sviluppo di rapporti profondi e duraturi con tutte le persone e le organizzazioni che possono influenzare direttamente o indirettamente il successo delle attività di marketing stesso. La condivisione degli obiettivi da parte delle organizzazioni porta alla necessità/possibilità di creare una relazione di fiducia in cui i soggetti coinvolti operino in maniera unitaria, privilegiando la relazione ed i fini, 32 NAPOLITANO E.M., Il professionista orientato al cliente, Franco Angeli editore, Milano, 1996. - 30 - ed elevandoli a linee guida dell’azione.33 Il campo di applicazione del marketing relazionale, limitato inizialmente alle relazioni business to business (B2B), si sta spostando anche ai rapporti business to consumer (B2C): anche il professionista quindi può seguire la filosofia relazionale sia nei rapporti con clienti-azienda sia con il privato fruitore dei suoi servizi. Anche grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie e alla globalizzazione, il marketing è in fase di rivoluzione. Per gli studi professionali, così come per le aziende, la prospettiva del rapporto con il cliente si sta spostando dal breve al lungo termine, emerge quindi l’esigenza di coltivare il rapporto con il cliente anche una volta effettuata la vendita o prestazione. Lo scopo del marketing relazionale34 è quello di costruire relazioni a lungo termine con reciproca soddisfazione delle parti in causa (clienti, fornitori ed altri partner di marketing) in modo da migliorare e sviluppare le rispettive attività. Il marketing relazionale spesso costruisce solidi legami economici, tecnici e sociali tra le parti, permette di accrescere la relazione con il cliente attraverso la sua fidelizzazione ed il collante di queste buone relazioni è rappresentato dalla fiducia reciproca. Il marketing non deve limitarsi alla gestione del rapporto con il cliente ma deve curare anche la gestione dei rapporti con fornitori, agenzie pubblicitarie e di pubbliche relazioni, dipendenti. Il principio operativo è semplice: costruire una rete di relazioni efficace con i partner principali e ne deriveranno profitti. 35 33 CASTELLETT. M, Marketing di relazione, Milano, Il Sole 24 Ore, 2003. 34 KOTLER P., SCOTT. W. G., Marketing Management, Pearson/Prentice Hall,2007. 35 AA. VV., Dyadic Business Relationships within a Business Network Context, Journal of Marketing, 1994. - 31 - Se si sviluppa una rete di relazioni solide sarà più semplice comprendere i bisogni e le esigenze dei clienti. Abbiamo visto in precedenza come la competizione non si giochi più solamente sul prodotto/servizio e sulla sua qualità ma hanno sempre maggior peso i fattori intangibili come soddisfazione percepita, fiducia, identità, relazione. Un orientamento di marketing ben studiato costituisce la base per creare una relazione duratura con i clienti, tenendoli informati e coinvolgendoli. Secondo John Chambers, CEO di Cisco System, questo concetto può riassumersi così: « poni il cliente al centro della tua cultura». Un’impresa così come uno studio professionale, raggiunge il successo quando riesce a soddisfare i propri clienti pienamente. La relazione con il cliente è dunque al centro della prestazione ed è elemento fondamentale della soddisfazione del cliente stesso. Il rapporto tra lo studio professionale ed il cliente nasce nel momento in cui quest’ultimo ha un bisogno e il professionista viene chiamato a prestare la sua opera: se riuscirà a comprendere e soddisfare tale bisogno si creerà una relazione di fiducia che può consentire di fidelizzare il cliente. Per riuscire a gestire positivamente tale relazione il professionista dovrà anticipare le esigenze del cliente e capire che cosa si aspetta da lui e perfino quante volte si aspetta di incontrarlo così da non rischiare di essere troppo assente o invadente. Tutto questo deve essere fatto meglio di quanto facciano i concorrenti. La scelta di un professionista è spesso un’operazione poco razionale in quanto, non conoscendo a priori il risultato di una prestazione, si opterà per il professionista di fama o consigliato da altro professionista oppure l’esperto che fa conferenze, che insegna all’università o di cui si è letto sul giornale. 36 36 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 32 - Se invece la prestazione non è considerata molto importante, il professionista viene scelto sulla base del prezzo o per la comodità di accesso allo studio. Dato che la qualità della prestazione potrà essere valutata solo ex post, il cliente, nella fase iniziale della relazione con il professionista, deve essere rassicurato sull’affidabilità dello studio e, molta cura deve essere prestata all’immagine che deve rispecchiare in maniera coordinata l’identità dello studio stesso. L’azione sul mercato che il professionista deve esercitare consiste nel capire chi è il cliente, di che cosa ha bisogno e fare in modo di soddisfare tale bisogno. Checché se ne dica, oggi è indispensabile conoscere in maniera più analitica e più sistematica i propri clienti, sia quelli attuali sia quelli potenziali, e interrogarsi costantemente sul modo di soddisfare al meglio i loro bisogni, ma anche far percepire loro le nuove opportunità che via via si presentano. Poiché le necessità primarie degli individui sono per lo più soddisfatte, i clienti sono molto esigenti soprattutto dal lato relazionale.37 Istintivamente, il professionista sa che il valore più grande è rappresentato proprio dal rapporto con il cliente. Tuttavia i professionisti italiani, salvo rare eccezioni, non si sono mai curati di entrare consapevolmente nei dettagli della loro relazione con la clientela, ma hanno sempre fatto lavorare il loro intuito e la loro sensibilità che, però, rischiano di non essere più sufficienti nel momento in cui molti iniziano a utilizzare strumenti più sofisticati. Talvolta non risulta chiaro chi sia il cliente della prestazione che il professionista va a svolgere. Il cliente di un pediatra è probabilmente, almeno in parte, anche la madre del bambino malato, che va rassicurata e seguita ancora di più del bambino stesso. Il cliente di un notaio è colui che paga la parcella, ma 37 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 33 - anche la sua controparte; anzi, il notaio ha l’obbligo di essere equidistante tra le parti che si rivolgono a lui per fruire del suo ministero. Anche quando un avvocato o un commercialista operano all’interno di un’organizzazione, non è chiaro se il cliente sia l’organizzazione o la persona di contatto all’interno dell’organizzazione stessa. Alle volte si hanno più referenti all’interno della stessa organizzazione perfino con esigenze in conflitto tra loro. E’ cliente l’imprenditore, la proprietà, il manager o addirittura il cliente del cliente?38 La soddisfazione del cliente è un presupposto fondamentale per la fedeltà ed è la chiave fondamentale per crescere. Il fattore fondamentale per la creazione di un’elevata fedeltà consiste nello sviluppare un valore aggiunto per il cliente.39 Clienti fedeli ed abituali rappresentano un significativo vantaggio competitivo per lo studio professionale, in quanto rappresentano una fetta di mercato difficilmente attaccabile dalla concorrenza. Il sistema più efficace per ottenere un buon tasso di fidelizzazione è la personalizzazione della prestazione offerta compresi gli elementi accessori come modalità di pagamento e orari più comodi per il cliente. Prima di cercare di acquisire nuovi clienti, lo studio professionale deve sviluppare una strategia che consenta, grazie all’incremento di valore apportato, di soddisfare il patrimonio costituito dai propri clienti attuali: il professionista deve cioè realizzare un equilibrio tra attività di acquisizione di nuova clientela e attività di mantenimento. Oliver definisce la fedeltà del cliente come « un profondo impegno al riacquisto o alla preferenza continua verso un determinato prodotto o servizio nel futuro nonostante le influenze contingenti e gli sforzi di 38 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. 39 KOTLER P., SCOTT. W. G., Marketing Management, Pearson/Prentice Hall, 2007. - 34 - marketing che potrebbero determinare un potenziale cambiamento dei comportamenti d’acquisto». 40 La relazione con il cliente va coltivata nel tempo ed adattata alle sue particolarità ed abitudini. Il professionista deve in qualche modo educare il cliente verso un comportamento collaborativo, fornendogli gli strumenti e le informazioni necessarie. La centralità del rapporto non deve essere più caratterizzata dalla dominanza del professionista rispetto al cliente ma sull’ascolto e sulla collaborazione. Si tratta di essere in grado di creare soluzioni ai problemi dei propri clienti, con l’offerta di servizi integrati e customizzati, a fianco di servizi ormai ben strutturati.41 Per creare una relazione matura con la clientela, bisogna partire dall’ambiente-studio dove deve prevalere un clima di armonia, sintonia, empatia e condivisione dei valori con la clientela stessa. Cortesia ed efficienza devono rappresentare necessariamente i requisiti indispensabili dell’attività svolta da operatori di front office, segretarie, praticanti, collaboratori. I valori dello studio vengono infatti veicolati attraverso le azioni quotidiane dei referenti di contatto. Tutti i soggetti operanti all’interno dello studio devono essere convinti che il professionista sia al servizio del cliente e che solo un cliente soddisfatto possa assicurare un futuro professionale. Lo studio deve inoltre saper anticipare, anche incrementando la qualità, le aspettative via via crescenti del cliente e motivare costantemente ogni membro al massimo impegno e alla propria crescita qualitativa. Il professionista deve vivere con sincerità ed attenzione il rapporto con il cliente, unico vero ispiratore dell’attività del suo studio e che lo apprezzerà e premierà solo se percepisce che vive la professione con un convinto atteggiamento 40 KOTLER P., SCOTT. W. G., Marketing Management, Pearson/Prentice Hall, 2007. 41 PICCHI G., PAVONE S., Marketing e management per commercialisti, Egea, 2010. - 35 - etico nei suoi confronti e nei confronti della collettività. 42 Quello che emerge dal mondo delle professioni è il fatto che orientarsi al cliente è una scelta impegnativa, che seppur non ancora molto diffusa, sembra affermarsi ogni giorno con maggior peso e divenire, praticamente, inevitabile se anche solo si vogliono mantenere le posizioni raggiunte. Al fine di implementare, mantenere e monitorare la clientela si possono utilizzare semplici azioni mirate di marketing relazionale: identificazione delle proprie competenze distintive su cui orientare il messaggio verso il mercato, offrire servizi standardizzati, efficaci ed efficienti, costruire il messaggio in maniera chiara e precisa, attraverso l’uso delle moderne tecnologie e dei canali di comunicazione interattiva, promuovere in maniera creativa i servizi offerti, concentrarsi sulle esigenze della clientela, aggiornare il sito web, materiale promozionale, documenti ad uso esterno. Lo studio professionale, si è detto, per orientarsi al cliente deve organizzarsi internamente al fine di far emergere caratteristiche fondamentali come la qualità della prestazione professionale, la capacità di ascolto e di comprensione del cliente e di reattività alle sue esigenze, adattandosi continuamente alle nuove richieste. Allo stesso modo deve evitare il modello organizzativo tipico dell’azienda-studio orientata alla vendita. Tale modello è caratterizzato da una struttura basata sull’autorità del professionista, fortemente gerarchica, da scarso utilizzo di incentivi, accentramento delle funzioni di previsione, coordinamento e controllo sulla figura del professionista, ambiente di lavoro connotato da separazione fisica tra professionisti e personale operativo, scarsa circolazione delle informazioni e delle idee, sguardo attento ai tempi ed ai processi operativi. 42 NAPOLITANO E.M., Il professionista orientato al cliente, Franco Angeli editore, Milano, 1996. - 36 - I principi cardine del marketing non sono stati sconvolti ma, come afferma Philip Kotler, « siamo passati dal marketing di massa, al marketing personalizzato, one-to-one ». Da disciplina finalizzata alla vendita a disciplina focalizzata sulla relazione con il consumatore. La vera proprietà non è la merce, ma il cliente». Una delle forme di sviluppo del marketing degli ultimi anni è proprio la gestione delle relazioni con il cliente (CRM, Customer Relationship Management), punto di incontro tra tecnologia, organizzazione aziendale e rapporto con il cliente. Questo processo prevede l’organizzazione di informazioni dettagliate sui singoli clienti ed un’attenta gestione di tutti i punti di contatto per massimizzare il suo grado di fedeltà.43 Tutte le occasioni di incontro tra il cliente, appunto, e lo studio professionale rappresentano punti di contatto. Un sistema di CRM consente a tutti i componenti dell’organizzazionestudio di fornire ai clienti un ottimo servizio grazie alle informazioni precedentemente acquisite. L’importanza di curare la relazione anche con l’utilizzo di sistemi di CRM è dovuta al fatto che oggi il cliente, come abbiamo visto, dà per scontata la qualità della prestazione ma non tollera la mancanza di cura nelle relazioni. Un buon CRM evita, o almeno consente di ridurre, un forte rischio per gli studi professionali di perdere parte dei propri clienti che seguono un socio o collaboratore che lascia lo studio. Questo avviene perché la relazione non si è estesa dal livello personale a quello dello studio nel suo complesso. Il CRM rappresenta “gli occhi” e “le orecchie” nascosti dello studio: consente di monitorare le interazioni con i clienti, avvertendo il professionista quando qualcosa di importante o interessante sta per 43 KOTLER P., SCOTT. W. G., Marketing Management, Pearson/Prentice Hall, 2007. - 37 - accadere o è appena accaduto.44 Aiuta lo studio ad incrementare la propria quota di mercato, ottimizzare le attività di marketing attraverso la conoscenza delle loro preferenze, coordinare la comunicazione con il cliente onde evitare conflitti o doppi contatti, seguire e monitorare chi è responsabile dei diversi aspetti della relazione per garantire continuità nonostante eventuali cambiamenti del personale ed in generale a migliorare l’efficienza ed efficacia del servizio. Le informazioni che lo studio può reperire sono a esempio:45 - elenchi clienti suddivisi per settore di attività, regione, fatturato - i contatti classificati in clienti, esperti, fornitori, ecc. - elenco contatti interessati a particolari settori (utile per inviare le newsletter) - cambiamenti e trend rilevanti ( andamento del fatturato per cliente o settore ecc.) - elenco dei target potenziali - elenco delle operazioni seguite dallo studio - analisi dei lavori svolti per i clienti - profitto per fonte di riferimento La gestione delle relazioni con il cliente sicuramente viene agevolata dall’utilizzo di un software ma non è un software. Se alla base non c’è una cultura dell’intera organizzazione-studio orientata al cliente, né un’organizzazione funzionale ad esso, si tratterà di investimenti inutili o comunque che non apporteranno quel vantaggio competitivo proprio di chi conosce in modo approfondito i propri clienti acquisiti e potenziali. Conoscere bene i clienti significa sapere con maggior precisione che servizi offrire, quando, con quali modalità e a quale prezzo. 44 HODGES S., PICCHI G., Strumenti e casi di marketing per avvocati, Utet, Milano, 2007. 45 HODGES S., PICCHI G., Strumenti e casi di marketing per avvocati, Utet, Milano, 2007. - 38 - Esplicativa al riguardo risulta essere una definizione sulla CRM di Steve Silver46 che afferma: « la CRM non è un pacchetto software, non è un database, non è un call center e non è un sito Web; non è neppure un programma di fidelizzazione, di assistenza, di acquisizione o di riconquista dei clienti. E’ una vera e propria filosofia». Esistono strumenti di CRM specificatamente dedicati all’acquisizione e alla gestione di informazioni rilevanti, ad esempio strumenti integrati con i centralini telefonici che conservano traccia delle chiamate in entrata e in uscita o strumenti che registrano i singoli quesiti posti dai clienti e le soluzioni di volta in volta adottate dallo studio per rispondere alle loro esigenze. 47 Le soluzioni software per la CRM vanno acquistate se necessarie e comunque devono essere tarate sul caso specifico. Gestire la relazione con il cliente è molto importante; l’aspetto negativo è che raccogliere, aggiornare e gestire informazioni così dettagliate costa parecchio ed inoltre molti dati diventano obsoleti nel giro di poco tempo. Nell’immagine sotto riportata, si può vedere il “cruscotto” di controllo relativo alla soluzione software utilizzata dallo studio di consulenza economica e giuridica Sherman & Partners per gestire in maniera centralizzata procedure ed informazioni e organizzare la struttura. Tale soluzione sfrutta appieno le funzionalità offerte dalla soluzione Microsoft Dynamics CRM che è un sistema di gestione delle relazioni con i clienti secondo un approccio di CRM completamente integrato: consente di creare e conservare una panoramica chiara dei dati del cliente, dal primo contatto fino all’erogazione della prestazione o all’acquisto del servizio e alla fase post-vendita. 46 KOTLER P., Trecento risposte tecniche sul marketing, Ed. Tecniche Nuove, 2005. 47 CNDCEC, Organizzazione e Pianificazione negli studi professionali con l’utilizzo di sistemi informatici, 2011. - 39 - Possiamo suddividere le fasi del CRM secondo l’analoga distinzione effettuata per il marketing individuale da Peppers e Rogers in una serie di pubblicazioni tra cui The One to One Future del 1998: acquisizione delle informazioni per identificare i clienti attuali e potenziali analizzare i dati al fine di distinguere i clienti in funzione delle loro esigenze e del loro valore interagire con i singoli clienti per migliorare le conoscenze sulle loro specifiche necessità e costruire relazioni più solide personalizzare i servizi e i messaggi per ciascun cliente. L’acquisizione delle informazioni (CRM operativo) avviene in tutte le occasioni di incontro con il cliente e alimenta un database con i dati anagrafici e quelli relativi alla tipologia di prestazione offerta, ai costi sostenuti ecc. I dati raccolti vengono poi analizzati (CRM analitico) in vario modo con l’obiettivo di definire un profilo per ogni cliente o gruppi - 40 - di clienti. Con la terza e quarta fase (CRM collaborativo) si procede a ridefinire il proprio modello operativo in relazione alle esigenze dei clienti con lo scopo di svolgere attività di promozione e sviluppo rivolte ai clienti in maniera personalizzata.48 L’esempio classico è l’invio delle newsletter mirate ai singoli clienti o classi di clienti sulla base dei loro particolari interessi. Per consentire la crescita di buone relazioni bisogna partire dallo sviluppo dell’intelligenza emotiva dello staff, generare armonia, sintonia, empatia, condivisione dei valori con la clientela. Attraverso l’atteggiamento positivo tenuto da tutti i collaboratori dello studio, sia durante la fase conoscitiva sia nella fase avanzata della consulenza, bisogna cercare di creare un’immagine a cui la clientela voglia aderire e in cui voglia riconoscersi. Il marketing deve essere visto come un’opportunità di analisi del mercato e della clientela potenziale ma anche di confronto con i competitors; in sintesi deve essere valutato come un progetto di relazione tra lo studio e la clientela. Studio Studio Cliente Cliente 48 Passato Futuro Studio tradizionale Studio innovativo Nessuna attività di marketing Marketing oriented AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 41 - In questa figura 49 è rappresentata la vera rivoluzione apportata dal marketing che consiste nel comprendere che non esiste più una netta separazione tra studio e cliente, ma che, al contrario, quest’ultimo è al centro di tutte le attività e le decisioni operate dal professionista. 2.2 Rilevazione della Customer Satisfaction La soddisfazione del cliente (customer satisfaction) nasce confrontando la prestazione ottenuta, servizio percepito, con le aspettative che il cliente ha prima della fruizione del servizio professionale, servizio atteso: ovviamente quando le prestazioni corrispondono o superano le aspettative il cliente è soddisfatto, se lo deludono, al contrario, è insoddisfatto. Queste aspettative si formano generalmente dal passaparola o da precedenti esperienze. È importante cercare di ottenere la soddisfazione del cliente ma ci sono dei limiti da considerare. Ad esempio, mettere in atto esclusivamente una riduzione delle tariffe migliorerà il livello di soddisfazione ma, conseguentemente, ciò porterà ad una contrazione dei ricavi. Inoltre bisogna bilanciare gli investimenti fatti nell’ottica del miglioramento della soddisfazione dei clienti con quelli destinati alla soddisfazione degli altri partner dello studio come dipendenti, collaboratori, fornitori di beni e servizi. La soddisfazione del cliente dipende naturalmente anche dalla qualità della prestazione. L’American Society for Quality Control ha definito la qualità come l’insieme degli attributi e delle caratteristiche di un prodotto o servizio che riflettono la sua capacità di soddisfare bisogni espliciti o impliciti. Il professionista offrirà prestazioni di qualità quando soddisferà e supererà le aspettative della clientela. Per aumentare 49 HODGES S., PICCHI G., Strumenti e casi di marketing per avvocati, Utet, Milano, 2007. - 42 - la qualità della prestazione offerta il professionista deve investire nella selezione e formazione dei collaboratori che devono essere sempre pronti a risolvere i problemi dei clienti, standardizzare il più possibile il processo di erogazione della prestazione mediante schemi e procedure scritte e misurare il livello di soddisfazione del cliente stesso. L’insoddisfazione della clientela genera dei costi diretti e indiretti. Quelli diretti sono i costi che si sostengono ad esempio per gestire un reclamo o quelli legati proprio all’analisi ed alla misurazione della customer satisfaction. Questi costi vengono generalmente imputati solo ai clienti che manifestano apertamente il loro disappunto che, basandosi sulle ricerche di mercato, non superano il 4% del totale dei clienti insoddisfatti. Tutto questo per affermare che la stragrande maggioranza dei clienti-utenti dei servizi professionali non manifesta la propria insoddisfazione ma magari abbandonerà lo studio e contatterà un concorrente. Sono quindi i costi indiretti quelli più alti perché alla perdita del cliente si lega, ovviamente, un immediato calo dei ricavi con riflessi negativi anche sulla crescita e sviluppo dello studio. La comunicazione a terzi della propria insoddisfazione genera un ritorno molto negativo, considerando che ogni cliente insoddisfatto tende a comunicare il proprio disappunto a sette - otto potenziali clienti.50 Allo stesso modo, la comunicazione del cliente soddisfatto consente di attrarre nuova clientela. Ci sono vari segnali che il professionista deve tenere sotto controllo, che evidenziano uno stato di insoddisfazione del cliente. Risulta certamente poco utile misurare la soddisfazione sulla base del tasso di abbandono o di conservazione del cliente, perché potrebbe essere troppo tardi per invertire la rotta. L’impegno deve essere quello di saper individuare dei comportamenti apparentemente banali o poco significativi che spesso 50 PICCHI G., PAVONE S., Marketing e management per commercialisti, Egea, 2010. - 43 - sono premonitori di decisioni drastiche del cliente dello studio professionale. Un cliente che improvvisamente ritarda il pagamento delle nostre prestazioni, che richiede continui sconti sulle tariffe professionali o che riduce progressivamente le visite presso lo studio o il numero di contatti telefonici, dovrebbe dare l’allarme di un disagio che se fronteggiato con tempestività potrebbe conservare il rapporto. Resta inteso che la soddisfazione è un elemento importante ma non sufficiente dato che il cliente, seppur contento del servizio offerto, può cambiare le sue abitudini in conseguenza di nuove esigenze emerse o nelle proposte dei concorrenti. Si possono individuare almeno sei categorie di clienti: 51 Le prime tre tipologie sono riconducibili alla categoria dei clienti fedeli che mantengono inalterata nel tempo la loro spesa per servizi o al più la aumentano. Le altre tre, definite migranti, includono i soggetti che 51 PICCHI G., PAVONE S., Marketing e management per commercialisti, Egea, 2010. - 44 - riducono la loro spesa per servizi perché cambiano stile di vita o settore di lavoro, confrontano l’offerta di uno studio con quella dei concorrenti ricercandone uno migliore oppure hanno avuto esperienze negative e sono insoddisfatti. Il professionista orientato al cliente, oltre che a preoccuparsi della relazione, investe anche nella misurazione della sua soddisfazione (customer satisfaction). Anche il professionista, come l’imprenditore, ha necessità di conoscere il livello di soddisfazione dei clienti per comprendere se le sue prestazioni sono percepite di qualità o meno. Grazie alla customer satisfaction, mediante tecniche e strumenti vari, si può verificare il grado di soddisfazione del cliente ed evidenziare i punti di forza e di debolezza del servizio prestato e complessivamente dello studio. Tutto questo permette di rendere evidenti eventuali opportunità di miglioramento del servizio e di dare la misura del grado di fidelizzazione del cliente. Verificare il livello di soddisfazione del cliente consente di prendere, se necessario, i dovuti provvedimenti sia sul piano tecnico che eventualmente relazionale. Uno studio professionale dovrebbe eseguire una valutazione periodica della soddisfazione del cliente. In questo modo potrebbe sapere se le sue tariffe sono considerate troppo onerose, se c’è qualche collaboratore che non svolge adeguatamente il suo lavoro o che non crea la giusta empatia. Secondo la consulente di direzione Laura Graffi, le dimensioni da monitorare sono gli aspetti tangibili, la capacità di risposta, la capacità di rassicurazione, l’affidabilità, l’empatia e le attese del cliente. Il giudizio dato dai clienti sugli aspetti tangibili concerne la location dello studio, gli arredi, il personale. La capacità di risposta va monitorata attentamente perché recenti studi hanno indicato tra le prime cause di insoddisfazione “fare la fila” e le lunghe attese al telefono. Altri aspetti utili da - 45 - monitorare sono la capacità di rassicurazione per capire se il personale è cortese e competente e l’affidabilità, cioè la capacità dello studio di erogare la prestazione in maniera precisa e ispirando fiducia. Uno dei principali strumenti utilizzati per monitorare la soddisfazione dei clienti è rappresentato dai questionari scritti le cui domande variano a seconda della dimensione che vogliamo valutare. Per esempio se vogliamo conoscere l’opinione dei clienti sulla capacità di risposta verrà richiesto di valutare l’orario di apertura, l’ubicazione degli uffici, la disponibilità di parcheggi, la puntualità negli appuntamenti. Altrettanto importante è l’empatia e pertanto sono interessanti le domande che valutano la capacità di comprendere le necessità del cliente o la capacità degli addetti di ispirare fiducia. Il questionario, rispetto ad esempio ad altri strumenti di indagine come l’intervista individuale o i gruppi di discussione, consente una standardizzazione delle domande ed è perciò generalmente preferito. Molti professionisti ritengono inutili i questionari ma non si può dare niente per scontato. Anche se si vince la causa è possibile che il cliente non sia molto soddisfatto del suo avvocato perché non si è sentito trattato bene e che, la prossima volta, si rivolga ad un altro. 52 Solo attraverso un dialogo continuativo, secondo Kotler, lo studio riesce a restare sufficientemente vicino al cliente e a fornirgli il servizio più giusto. Vediamo di seguito un esempio di questionario: 53 52 HODGES S., PICCHI G., Strumenti e casi di marketing per avvocati, Utet, Milano, 2007. 53 PICCHI G., PAVONE S., Marketing e management per commercialisti, Egea, 2010. - 46 - ND 1 Quando promettiamo di svolgere un compito entro una certa data, lo facciamo Quando ha un problema ci mostriamo sinceramente interessati a risolverlo Siamo in grado di erogare un servizio ineccepibile fin dalla prima volta Forniamo i nostri servizi nel rispetto dei tempi promessi La teniamo informata sui tempi di esecuzione dei servizi Il personale di studio fornisce un servizio sollecito Il personale di studio non è mai troppo occupato per rispondere alle sue richieste Il comportamento dei professionisti di studio le ispira fiducia Si sente sicuro nelle transazioni che effettua con lo studio Il personale è sempre gentile con lei Il nostro staff possiede le competenze necessarie per rispondere alle sue domande Il nostro studio le dedica un’attenzione personalizzata Il nostro studio dimostra di avere a cuore i suoi interessi I nostri professionisti comprendono le sue esigenze specifiche I nostri professionisti anticipano le sue richieste Si sente adeguatamente coinvolto nei momenti più importanti dell’incarico Abbiamo un’eccellente conoscenza del suo business Ci impegniamo a conoscere la sua azienda Siamo uno studio con cui è facile fare affari Gestiamo le eventuali problematiche in modo aperto e rapido La teniamo informata sugli aspetti tecnici che influiscono sul suo business Dimostriamo interesse per Lei al di là del rapporto professionale Siamo bene attrezzati tecnologicamente I nostri uffici sono confortevoli I nostri materiali informativi sono chiari e graficamente piacevoli I nostri orari di apertura sono comodi per Lei - 47 - 2 3 4 5 Strumenti di monitoraggio più semplici ma ugualmente interessanti che segnalano la soddisfazione dei clienti sono anche gli encomi rivolti al personale, ringraziamenti e omaggi fatti recapitare allo studio. I dati raccolti vanno analizzati e rielaborati per evidenziare i punti di forza e di debolezza dello studio al fine di evidenziare le problematiche maggiori ed influenzare le scelte strategiche successive volte al miglioramento. 2.3 Immagine e identità dello studio professionale Abbiamo visto come una delle caratteristiche principali dei servizi professionali sia quella dell’intangibilità e pertanto la loro qualità e affidabilità non possono essere percepite, viste o sentite. Ecco quindi perché è così importante la “prima impressione” che il cliente ha dello studio e su cui si fonda, in gran parte, la nascita di una relazione di fiducia. Il cliente, al fine di ridurre la sua incertezza, si baserà su quello che vede al primo contatto e cioè l’ambiente fisico, eventuali simboli, i collaboratori del professionista. Chiaramente le aspettative positive devono essere confermate dalla qualità e puntualità della prestazione professionale. L’identità dello studio professionale rappresenta “chi siamo e cosa facciamo”. Essa è determinata dall’insieme delle caratteristiche distintive dello studio: le competenze tecniche, le specializzazioni, la collocazione geografica, il numero di professionisti e collaboratori, la struttura e l’organizzazione del lavoro. L’identità è definita anche dal complesso di valori e principi su cui lo studio definisce la propria mission e la propria vision. 54 54 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 48 - Le opinioni, le impressioni e le percezioni che hanno le persone rispetto all’identità dello studio rappresentano l’immagine che può essere confermata o meno sulla base della reale esperienza di relazione con il professionista. L’immagine diviene così il risultato della combinazione tra le competenze distintive dello studio professionale e le modalità con cui queste vengono comunicate all’esterno e quindi percepite dagli interlocutori dello studio professionale.55 IMMAGINE E IDENTITA’ DELLO STUDIO IDENTITA’ Chi siamo e che cosa facciamo Percezione del pubblico rispetto IMMAGINE all’identità dello studio Un interessante assioma della comunicazione della scuola di Palo Alto (California) afferma che è impossibile non comunicare e che anche il silenzio comunica. Questo significa che lo studio deve essere consapevole della propria identità e deve impegnarsi per comunicare al meglio i servizi offerti pianificando un’opportuna politica di immagine, perché anche in assenza di una volontà di comunicazione lo studio produrrà un’immagine. percepita all’esterno Le attività svolte per allineare l’immagine con l’identità dello studio professionale costituiscono la corporate identity (CI), o immagine coordinata, che è il risultato di strategie comunicative che combinano i comportamenti del 55 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 49 - professionista e dei suoi collaboratori, i messaggi, le attività e i canali di comunicazione ed infine strumenti visivi e grafici, la cosiddetta visual identity. Quest’ultima raccoglie tutti gli aspetti che consentono di proiettare all’esterno le caratteristiche che rendono unico ed inconfondibile lo studio e che, in sintesi, le permettono di tracciare una sorta di sentiero visivo nella memoria dei propri interlocutori. 56 La visual identity consente di creare la giusta chimica tra lo studio e il cliente e il logo e il marchio, che si pongono l’obiettivo di rendere indelebile il ricordo dello studio grazie all’uso di colori e caratteri distintivi, ne sono due degli elementi principali. Più precisamente intendiamo per logo la rappresentazione letterale del nome dello studio professionale mentre il marchio è la trasposizione grafica in un’immagine o simbolo. Spesso i marchi e i loghi degli studi corrispondono con il nome del fondatore o dei soci fondatori dello studio. Ne vediamo alcuni esempi: 56 HODGES S., PICCHI G., A lezione di marketing in Italia Oggi, 2 novembre 2006, p.41. - 50 - Secondo un articolo apparso sulla rivista TopLegal di Febbraio 2011 a proposito della law firm Chiomenti, il mercato dichiara di rivolgersi allo studio per il prestigio del marchio. I partner dello studio affermavano che il nome dello studio non fosse un marchio ma un concetto e che la crescita dello studio e la continua diffusione del nome conseguissero ad un’alta qualità dell’assistenza professionale. E’ chiaro che il nome dello studio non ha un valore autonomo se non è identificativo, come nel caso in esame, di un gruppo di professionisti di primissimo livello che seguono medesimi principi di condotta e di svolgimento della professione. Altra esperienza interessante è quella di Lipani&Partners, importante studio legale romano specializzato in diritto amministrativo, che ha scelto il proprio logo-marchio utilizzando il sito BootB, marketplace della creatività su internet. Bandita la gara e fissato un budget di 2.000 dollari, in trenta giorni sono state inviate oltre trecento proposte provenienti da ventuno diversi Paesi nel mondo. Lorio e Colantonio, fondatori di Oocl Creativity Addicted, che si sono aggiudicati la gara, hanno creato un nuovo logo-marchio che sarà la base per la definizione della nuova corporate identity dello studio e anche per la grafica del nuovo sito web. La comunicazione dell’identità dello studio passa infatti anche attraverso il sito web, inteso sia come semplice “biglietto da visita” digitale sia come portale di scambio di informazioni. In ogni caso deve contenere gli elementi utili ad identificare lo studio in modo che la sua struttura sia in - 51 - linea con lo stile implementato. Anche l’ambiente fisico dello studio, quindi la location, l’arredamento e così via, devono essere in linea con gli altri aspetti che caratterizzano lo studio e allo stesso modo, è importante che i fattori di carattere relazionale, come l’aspetto esteriore di chi lavora nello studio, non stridano con l’identità complessiva dello studio professionale. 57 Gli strumenti sopra ricordati, insieme a e-mail, newsletter, eventi, brochure, biglietti da visita e altri ancora, devono fornire un’immagine il più possibile corrispondente alla realtà per evitare delusioni dei clienti difficilmente arginabili. Nello sviluppo della corporate identity, il professionista deve controllare che tutti gli elementi siano coordinati tra loro ed evitare, ad esempio, l’incoerenza che può nascere quando viene delegato completamente all’esterno la creazione degli aspetti grafici che non identificano più la “personalità” dello studio. Allo stesso modo è da evitare un cambiamento troppo rapido o troppo brusco degli elementi rappresentativi dell’immagine dello studio che porterebbe ad una diminuzione del valore del brand. Un’identità chiara e distintiva fornisce allo studio una piattaforma sulla quale operare e fare business: un’identità ben gestita è la base per costruire e stringere le relazioni giuste tra i partner, tra i collaboratori e tra i clienti dello studio. 57 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 52 - Capitolo III – Strategie di marketing e posizionamento 3.1 Analisi del mercato di riferimento Il marketing è un’opportunità di analisi del mercato e della clientela potenziale ma anche di confronto con i competitors, la strategia di marketing è il complesso di azioni coordinate che un’impresa realizza per raggiungere i propri obiettivi di marketing; è l'analisi delle opportunità e delle minacce di un’impresa e consiste nella raccolta e nell’elaborazione delle informazioni interne ed esterne al mondo degli studi professionali per definire gli obiettivi degli studi stessi. Una volta definita la strategia di marketing che lo studio intende seguire, è necessario stabilire dettagliatamente il portafoglio delle prestazioni. Le diverse strategie esistenti, vengono spesso attuate dal professionista in modo inconsapevole: ad esempio c’è il professionista orientato alla produzione che pone un’eccessiva attenzione al numero delle pratiche svolte, ai tempi di esecuzione delle prestazioni ma trascura i clienti. Eroga generalmente servizi standardizzati a basso valore aggiunto, percepiti come tali dal cliente che a quel punto ricerca il prezzo più conveniente. Il professionista orientato al servizio si concentra sulla tecnica professionale e, anche in questo caso, tende a trascurare il cliente, è propenso a sviluppare e proporre tipologie di servizi senza tenere in debita considerazione le reali esigenze che emergono nel suo bacino potenziale di utenza: è quindi un professionista che vuole vendere i servizi che può produrre e che non vuole produrre i servizi che può effettivamente vendere.58 58 NAPOLITANO E.M., Il professionista orientato al cliente, Franco Angeli editore, Milano, 1996. - 53 - Tenendo in considerazione l’attuale situazione economica, l’incremento dei concorrenti diretti ed indiretti, la perdita sostanziale di supremazia culturale del professionista, la strategia che risulta avere maggiori possibilità di successo è quella orientata al cliente: il professionista deve comprendere ed eventualmente anticipare i bisogni e le aspettative dei clienti propri e potenziali e quindi soddisfarli. Il professionista orientato al cliente è consapevole di essere al servizio del cliente che influenzerà tutta l’attività dello studio, deve rafforzare gli aspetti relazionali che creano fidelizzazione ed impegnarsi costantemente nella ricerca della qualità delle prestazioni. Per orientarsi al cliente il professionista deve mettere in campo un’attività di pianificazione strategica che coinvolga tutti i componenti dell’organizzazione-studio e che sia in grado di adattarsi ai continui cambiamenti e alle continue richieste del mercato. Ovviamente, anche il miglior piano strategico se non segue i cambiamenti in atto nel panorama dei servizi professionali ed in generale in tutto lo scenario competitivo, avrà vita breve. L’attività di pianificazione va fatta nella convinzione che il professionista non possa più gestire lo studio basandosi esclusivamente sul proprio fiuto ed il buon senso.59 Nel momento in cui il professionista non solo riuscirà ad adeguarsi all’ambiente in evoluzione ma anticiperà i concorrenti ed intuirà un cambiamento in atto prima di altri, realizzerà un vantaggio competitivo che rafforzerà il suo posizionamento. 59 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 54 - Analisi dell’ambiente esterno-interno rischi-opportunita’ Analisi della capacità competitiva dello studio punti forza-debolezza Definizione di valori visione, missione e obiettivi dello studio Definizione della strategia di marketing dello studio Definizione del marketing –mix dei servizi Redazione dei budget e dei programmi Organizzazione gestione comunicazione Controllo dei risultati L’attività di marketing del professionista 60 60 NAPOLITANO E.M., Il professionista orientato al cliente, Franco Angeli editore, Milano, 1996. - 55 - Il primo passo da compiere per predisporre una strategia efficace è quello di conoscere ed analizzare l’ambiente in cui il professionista opera: è un’analisi da effettuare con attenzione a partire dallo scenario ambientale generale, passando poi all’analisi del settore ed infine all’analisi della concorrenza. Senza di essa la pianificazione strategica rimarrebbe ancorata all’intuito e all’esperienza personale. Si inizia con l’analisi del macroambiente ( politico, economico, sociale, demografico, tecnologico, scientifico, culturale, ecc.), l’analisi dell’ambiente competitivo composto dai clienti effettivi e potenziali dello studio, dai competitori diretti e potenziali, si passa all’analisi dell’ambiente sociale in cui sono compresi gli enti pubblici, organizzazioni sindacali ed associazioni professionali che interagiscono in qualche modo con lo studio. Infine, ma non per importanza c’è l’analisi dell’ambiente interno allo studio composto da professionisti, dipendenti, collaboratori e praticanti. Una volta individuati i principali elementi che compongono l’ambiente in cui opera il professionista, bisogna individuare le maggiori tendenze in atto per ogni elemento e sottoelemento e valutare i rischi e le opportunità di queste stesse tendenze sull’attività quantificandone anche i potenziali effetti, positivi e negativi. L’analisi della posizione competitiva utilizza modelli come l’analisi Swot (punti di forza e punti di debolezza), le « cinque forze di Porter», modelli analitici come la matrice di Ansoff, le ricerche ed indagini di mercato e le segmentazioni di mercato. L’analisi Swot, proposta da Weihrich nel 1982 tra i modelli di pianificazione strategica, è una metodologia molto diffusa e semplice da utilizzare, dedicata alle analisi di marketing strategico interne ed esterne. Swot è acronimo di strenghts (punti di forza) weaknesses (debolezze), opportunities (opportunità), threats (minacce): i primi due sono fattori interni come la struttura organizzativa dello studio, il livello di cultura e - 56 - di competenze, la rete dei partner); i secondi sono variabili esterne come il livello di sviluppo tecnologico del settore e la forza dei concorrenti, sulle quali non possiamo influire direttamente ma che vanno tenute sotto osservazione per poter sfruttare gli effetti positivi e prevenire quelli negativi. Per riempire la matrice Swot risulta utile organizzare riunioni dedicate o far compilare questionari ai collaboratori, ai clienti e agli altri professionisti dello studio. Ad esempio rispondendo alla domanda « cosa sappiamo fare bene » o « quali sono le cose che non riusciamo a fare bene» si individuano le capacità e le competenze che consentono o meno allo studio di attuare i propri scopi strategici; allo stesso modo si possono valutare le risorse disponibili come denaro, brand o location definendole punti di forza, se si hanno, o di debolezza in caso contrario. In generale vanno prese in considerazione le risorse umane, le risorse patrimoniali, l’ampiezza e la profondità del portafoglio servizi, il portafoglio clienti ed i sistemi informativo, di controllo e della qualità utilizzati. Nell’individuare i punti di debolezza è importante rappresentare la situazione reale proprio perché uno degli scopi fondamentali di questo tipo di analisi è quello di far emergere le negatività per dare la possibilità di intervenire e affrontarle nel modo più rapido ed opportuno. Le opportunità sono aree dell’ambiente esterno che, se correttamente individuate e sfruttate, possono permettere allo studio di ottenere performance positive; al contrario se influiscono negativamente costituiscono minacce.61 Ad esempio, la normativa in materia di tutela della privacy si è rivelata per molti professionisti una minaccia, sia in termini di costi che di 61 D’AGNOLO M., Strategia e organizzazione degli studi professionali, Milano, Il Sole 24 Ore, 2008. - 57 - responsabilità anche penali legate all’inosservanza delle norme mentre per altri professionisti ha creato un nuovo e redditizio mercato. In linea generale, i punti di forza dovranno essere capitalizzati mentre i punti di debolezza andranno corretti; le opportunità costituiranno le occasioni sulle quali investire, mentre le minacce dovranno essere identificate e attentamente monitorate.62 La matrice swot può essere così schematizzata: Variabili interne/controllabili Variabili esterne/non controllabili Punti di forza Combinare Opportunità convertire convertire Minacce Punti di debolezza Nella pratica la Swot analysis è un procedimento logico che evidenzia, da un lato, le caratteristiche interne di una realtà, dall’altro quelle esterne, al fine di poterne mettere in luce le relazioni e le eventuali sinergie con altre proposte.63 Se i punti di forza dello studio si incrociano con le opportunità che emergono in quel momento, andrà sfruttata questa strada che si adatta 62 PICCHI G., PAVONE S., Marketing e management per commercialisti, Egea, 2010. 63 PICCHI G., PAVONE S., Marketing e management per commercialisti, Egea, 2010. - 58 - alla realtà del professionista; se al contrario sono le debolezze a coincidere con le opportunità che provengono dall’esterno, il primo passo sarà quello di superare le prime adattando, se possibile, la struttura dello studio per perseguire al meglio le opportunità stesse. L’analisi dell’ambiente interno di uno studio può riguardare l’ambiente istituzionale, lo stadio del ciclo di vita, le risorse tangibili e le competenze distintive. 64 Per quanto riguarda l’ambiente istituzionale, gli elementi di analisi sono rappresentati dal carattere dell’organizzazione e dalla sua cultura, frutto di competenze, convinzioni e modalità di agire che contraddistinguono le persone che operano nello studio. L’analisi del ciclo di vita interessa le fasi della crescita dello studio, più lenta all’inizio dell’attività, accelerata nella fase di maturità e successivamente che potrebbe passare ad una fase di declino. Infine, l’analisi delle risorse prenderà in esame la loro adeguatezza in base alla strategia scelta, le competenze distintive delle persone che compongono lo studio e le loro capacità di adattamento allo scenario competitivo in costante evoluzione. Anche per l’analisi dell’ambiente esterno il professionista può avvalersi di strumenti di supporto come il modello delle cinque forze competitive o analisi delle cinque forze di Porter, dal nome del docente universitario statunitense Michael Porter. Tale modello prende in esame le cinque principali forze che operano nell’ambiente economico e ne valuta l’intensità e l’importanza. Le cinque forze competitive agiscono con caratteristiche peculiari del settore degli studi professionali e sono rappresentati da: i concorrenti diretti che offrono lo stesso tipo di prestazione professionale sul mercato: si prenderanno in considerazione il loro 64 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 59 - numero, il grado di differenziazione dei servizi offerti, la gestione delle politiche di prezzo. i fornitori, cioè coloro che forniscono beni e servizi utili al professionista per svolgere la propria attività e che potrebbero decidere di integrarsi a valle e competere con gli acquirenti. Ad esempio ci sono enti di formazione per i professionisti che organizzano corsi di aggiornamento e offrono anche un servizio di pareri e risposte a quesiti. Si dovrà prestare attenzione anche al potere contrattuale dei fornitori critici ed al costo di sostituzione del fornitore. i clienti, cioè i destinatari delle prestazioni professionali che potrebbero eventualmente decidere di integrarsi a monte: per quanto riguarda i clienti l’analisi si focalizza sulla dimensione del cliente e sulla sua consapevolezza del bisogno. i potenziali entranti, ovvero soggetti che potrebbero entrare nel mercato in cui opera lo studio professionale. Gli elementi presi in considerazione sono la presenza o meno di barriere all’ingresso, di economie di scala, di barriere legali. i produttori di prestazioni sostitutive, ovvero soggetti che immettono sul mercato delle prestazioni diverse da quelle dello studio professionale di riferimento ma che soddisfano, in altro modo, lo stesso bisogno del cliente. In questo caso risulta importante monitorare la presenza di servizi professionali sostitutivi, il loro prezzo e la propensione del cliente a cambiare il servizio. Alcuni autori ritengono che, considerate le ridotte dimensioni degli studi professionali, non abbia senso parlare di analisi di mercato e di forze competitive, e che sia più importante limitare l’analisi non a tutta la - 60 - concorrenza ma a uno o più studi considerati “ benchmark”, ovvero esempi con i quali confrontarsi. 65 Rischio di entrata di Concorrenti potenziali Potere contrattuale dei Fornitori (analisi della competitività in relazione agli altri studi ) Concorrenti attuali Potere contrattuale degli Acquirenti /dei Clienti Minaccia di prodotti sostitutivi Modello delle cinque forze di Porter Tali forze agiscono con continuità e pertanto vanno monitorate costantemente cosicché il professionista possa trovare rapidamente delle decisioni strategiche per fronteggiare eventuali perdite di competitività. L’analisi di questi elementi consente allo studio di avere un quadro completo della propria posizione competitiva. Un altro strumento di analisi del servizio e del mercato è la matrice di Ansoff che prende il nome dall’omonimo esperto di marketing. Tale schema indica nove modi di sviluppo della domanda partendo proprio 65 D’AGNOLO M., Strategia e organizzazione degli studi professionali, Milano, Il Sole 24 Ore, 2008. - 61 - dall’analisi del prodotto/sevizio e del mercato, attuali e potenziali e può essere utile per definire gli obiettivi di marketing come l’acquisizione di nuovi clienti o nuove quote di mercato. Matrice di Ansoff Prodotti/Servizi Esistenti Modificati Nuovi Aumentare le vendite Modifica dei prodotti Sviluppo di nuovi dei prodotti/servizi /servizi esistenti ed prodotti/servizi esistenti agli attuali incremento delle destinati ai clienti segmenti di clientela vendite ai clienti attuali attuali Penetrazione del Modifica del Sviluppo nuovi Mercato prodotto/servizio prodotti/servizi c Introduzione e vendita Introduzione e vendita Sviluppo di nuovi a dei prodotti/servizi dei prodotti/servizi prodotti/servizi per t esistenti in altre aree modificati in nuove clienti potenziali di geografiche aree geografiche nuove aree M e r i geografiche Espansione Geografica Vendita dei prodotti/servizi esistenti Introduzione e vendita Sviluppo di nuovi a nuovi segmenti di dei prodotti/servizi prodotti/servizi per clientela modificati a nuovi nuovi segmenti di Ingrosso in nuovi segmenti di clientela clientela segmenti Differenziazione Si possono effettuare ricerche di marketing raccogliendo dati riguardanti l’ambiente che circonda lo studio, ricerche che spesso sono gratuite o costano pochissimo. A seconda delle professioni potranno essere - 62 - esaminate banche dati messe a disposizione da camere di commercio o da altri enti pubblici relative alle varie attività economiche o le statistiche di distribuzione della popolazione o di fasce particolari di popolazioni nelle città. 3.2 La pianificazione strategica Una strategia è la descrizione di un piano d'azione di lungo termine usato per impostare e successivamente coordinare le azioni tese a raggiungere uno scopo predeterminato. La strategia si applica a tutti i campi in cui, per raggiungere l'obiettivo, sono necessarie una serie di operazioni separate, la cui scelta non è unica e/o il cui esito è incerto. La parola strategia deriva dal termine grego στρατηγός (strateghós), ossia "generale”. La pianificazione strategica può essere definita secondo Kotler, Hayes e Bloom come « il processo di sviluppo e manutenzione della congruenza tra gli obiettivi e le competenze dello studio da un lato e le opportunità che si presentano nel mercato in continuo cambiamento dall’altro». La pianificazione strategica è il processo che riguarda, da un lato, lo sviluppo e il mantenimento di una coerenza tra gli obiettivi e le capacità dello studio professionale, dall’altro le opportunità derivanti dai cambiamenti di mercato. Consiste quindi nello sviluppare una chiara mission, supportata da obiettivi a breve, medio e lungo termine, chiare strategie e appropriate azioni di attuazione. 66 Michael Porter afferma che la chiave del successo consiste nel ricercare un elemento distintivo o vantaggio competitivo, attraverso diverse possibili strategie: 66 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 63 - - offrire al mercato qualcosa di diverso da quello che offrono i competitors (strategia di differenziazione) - offrire al mercato un servizio di qualità paragonabile a quelli già presenti sul mercato, ma tuttavia ad un prezzo più basso di quello praticato dai competitors (leadership di costo) - concentrarsi su una nicchia specifica di mercato, ivi offrendo tuttavia una vasta gamma di servizi (strategia di segmentazione). Il professionista, prima di scegliere una strategia, deve sapere che tipo di vantaggio competitivo vuole ottenere e quindi stabilire le modalità con le quali intende distinguersi rispetto agli altri soggetti competitivi. Le modalità di ricerca del vantaggio competitivo possono essere quindi diverse. La leadership di costo identifica una strategia che si basa sulla fornitura di prestazioni a basso costo e quindi a basso prezzo per il cliente: lo studio deve operare per conseguire un livello minimo di costi di produzione del servizio così da poter praticare prezzi più bassi dei concorrenti. Basandosi esclusivamente su questa strategia, il professionista corre il rischio di pregiudicare tutta la sua attività, subendo la concorrenza di altri concorrenti che riescono a praticare prezzi ancora più vantaggiosi . I servizi offerti, definiti di tipo commodity, devono risolvere problemi comuni e semplici del cliente. La posizione definita di leadership di differenziazione, implica il raggiungimento di un alto valore aggiunto nelle prestazioni fornite e quindi con un prezzo più alto per il cliente. La differenziazione è intesa in due sensi: offrire al proprio mercato di riferimento qualcosa di unico e diverso da tutti gli altri competitor e proporre una svariata gamma di servizi professionali. Pertanto, lo studio che ricerca una leadership fondata sulla qualità deve fornire servizi nel modo più accurato, sottoponendoli a controlli periodici accurati e comunicando in modo efficace la qualità. - 64 - Lo studio che si dedica soltanto ad alcuni segmenti di mercato e che punta a conoscere profondamente i segmenti prescelti, attua la strategia di specializzazione; successivamente perseguirà nei confronti dei vari segmenti, una strategia di costo o di differenziazione. Abbiamo visto come i primi passi della strategia di marketing consistono nell’analisi dell’ambiente interno ed esterno. Per entrare più nel vivo della pianificazione strategica si può utilizzare la definizione di Kotler secondo cui alla base del marketing strategico si trova la formula STP (segmentazione, targeting, posizionamento.) 67 Il primo passo che deve effettuare lo studio professionale per capire a quale target di mercato intenda rivolgersi, tenuto conto delle proprie competenze distintive e dei propri mezzi, è di segmentare il mercato sulla base di variabili che consentano delle aggregazioni abbastanza omogenee. Spesso gli studi non sono abbastanza efficienti perché cercano di seguire clienti di dimensioni diverse o con esigenze diverse, non cogliendo le economie che si potrebbero sviluppare se i clienti dello studio fossero più omogenei.68 Si utilizzano criteri di localizzazione geografica, demografici come l’età o il reddito oppure si esaminano lo stile di vita ed i valori. Oggi si attua anche la segmentazione per vantaggi, che raggruppa i consumatori in base al principale vantaggio atteso che si aspettano oppure la segmentazione per fedeltà, che presta maggiore attenzione ai clienti ritenuti più durevoli e redditizi di altri. Internet facilita la segmentazione del mercato: esiste, infatti, un numero crescente di siti dedicati ad uno specifico segmento.69 Lo studio dopo questa analisi dovrebbe essere in 67 KOTLER P., SCOTT. W. G., Marketing Management, Pearson/Prentice Halle2007. 68 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. 69 KOTLER P., Trecento risposte tecniche sul marketing, Ed. Tecniche Nuove, 2005. - 65 - grado di capire a quale target di mercato rivolgere la propria attenzione. Ci sono professioni che più di altre sono rivolte prevalentemente al consumatore finale, come quella del medico, altre invece sono maggiormente rivolte alle aziende o ad altre professioni, si pensi al commercialista; gli avvocati in genere si dividono tra clienti non business e cliente business. Infine, lo studio deve decidere quale posizionamento avere sul mercato. Il posizionamento è il collocamento di un prodotto o di un servizio nella mente del potenziale cliente. In un dato segmento di mercato il posizionamento indica la posizione del prodotto nei confronti dei prodotti della concorrenza. Il posizionamento è una delle principali attività del marketing con le quali il cliente percepisce la prestazione professionale e lo studio nel suo complesso, e consiste nel definire l’offerta dell’organizzazione in modo tale da consentirle di occupare una posizione distinta e apprezzata nella mente dei clienti obiettivo. Per ottenere tale obiettivo le caratteristiche/differenze dell’offerta devono essere distintive, superiori, comunicabili, esclusive, convenienti per il cliente e profittevoli per l’organizzazione. Il posizionamento di uno studio definisce come esso svolge la propria attività, quali servizi offre ed i motivi per i quali i clienti dovrebbero scegliere di rivolgersi ad esso. È un processo lungo e complesso che dovrebbe portare lo studio ad essere riconosciuto all’esterno per le proprie caratteristiche chiave. Per riuscire a raggiungere il miglior posizionamento, secondo gli autori Ries e Trout, è indispensabile arrivare per primi a occupare « quella » posizione nella mente del cliente. Tutta l’organizzazione dello studio deve concentrarsi affinché il posizionamento scelto, o perlomeno ambito, sia rispondente ai valori e all’immagine che si vuole trasmettere. Per non creare confusione nel cliente e per non far percepire inaffidabilità, è necessario non cambiare frequentemente il proprio marchio o comunque la rappresentazione dei - 66 - servizi che vengono promossi. Il posizionamento deve essere chiaro per il cliente e sostenibile e deve portare lo studio a differenziarsi dai competitori in rapporto alla tipologia di attività svolta, puntando su alcune competenze particolari e offrendo servizi diversi o con nuove modalità di erogazione. Una volta delineato il proprio posizionamento, il professionista deve cercare, di mantenerlo e di comunicarlo all’esterno in ogni occasione che si presenti. Il posizionamento deriva dalla definizione della mission dello studio, ossia la ragione d’essere di un’organizzazione, la propria identità, e della vision, ossia che cosa vogliamo diventare, il sogno dello studio: più è dettagliato ciò che lo studio fa, più sarà facile rimanere impressi nella mente del cliente. La scelta del tipo di vantaggio competitivo consente di trovare il posizionamento strategico dello studio professionale. La stesura del piano di marketing segna il passaggio dal marketing strategico al marketing operativo: esso può essere definito come il documento scritto finalizzato a tradurre in azioni concrete e, attraverso la scelta di strumenti selezionati, la strategia di marketing adottata, per conseguire gli obiettivi pianificati. La lettura del piano di marketing coordina ed aiuta le varie componenti dello studio a lavorare nella medesima direzione; esso ha anche la funzione di verificare e controllare il raggiungimento degli obiettivi intermedi. In caso di mancato successo è lo stesso piano di marketing a richiamare l'esigenza di una nuova analisi strategica e di un nuovo piano di marketing. Esempio di piano di marketing di uno studio legale tratto dalla raccolta Professionista 24: - 67 - 1. Presentazione dello Studio Legale XYZ 2. Analisi della situazione attuale 2.1 L'Analisi interna 2.1.1 Vision e Mission 2.1.2 Le prestazioni professionali dello Studio Legale XYZ 2.1.3 Il portafoglio clienti dello Studio Legale XYZ 2.1.4 Le risorse umane dello Studio Legale XYZ 2.1.5 Struttura commerciale dello Studio Legale XYZ 2.2 Analisi esterna 2.2.1 Lo scenario ambientale 2.2.1.1 Il mercato degli studi legali 2.2.1.2 Trend del mercato 2.2.2 La domanda 2.2.3 La concorrenza 2.3 Swot analysis 3. Obiettivi e strategie di marketing 3.1 Obiettivi 3.2 Le scelte strategiche 4. Strumenti operativi - 68 - 3.3 Qualità e innovazione nella prestazione Qualità significa capacità di raggiungere gli obiettivi stabiliti (efficacia), utilizzando al meglio le risorse umane, di tempo ed economiche a disposizione (efficienza). In generale, la misura della qualità indica una valutazione delle caratteristiche o delle proprietà di una entità (una persona, un prodotto, un processo, un progetto) in confronto a quanto ci si attende da tale entità, per un determinato impiego. Il concetto di qualità racchiude degli elementi oggettivi che sono gli aspetti tecnici della prestazione professionale, e degli elementi soggettivi rappresentati dalla percezione del cliente circa la capacità della prestazione a soddisfare i suoi bisogni e le sue aspettative. La qualità può essere intesa come caratteristica, e quindi come conformità alle specifiche tecniche, oppure come valore e quindi come adeguatezza all’uso.70 Ci sono almeno cinque definizioni di qualità: attesa: insieme delle caratteristiche che il cliente si aspetta di trovare realizzate, in base alle immagini, comunicazioni ed esperienze progettata: insieme delle caratteristiche che lo studio progetta per realizzare il proprio servizio, definito come interpretazione della qualità attesa; esprime gli obiettivi che si vogliono raggiungere erogata: insieme delle caratteristiche effettivamente realizzate dallo studio comunicata: la qualità che lo studio comunica all’esterno percepita: è l’esperienza reale del cliente trasmessa dalle caratteristiche del servizio. Esprime la percezione della qualità erogata, si individua con l’analisi di Customer Satisfaction. 70 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 69 - La qualità delle prestazioni professionali può essere definita come il rapporto tra una realizzazione ed un’attesa perché esprime il livello di corrispondenza tra le aspettative del cliente, la qualità attesa, e la prestazione professionale effettivamente ricevuta, qualità erogata. Il cliente dà per scontata la qualità della prestazione professionale e la sua aspettativa si realizza quando trova una personalizzazione dei contenuti e delle modalità di erogazione nei suoi confronti, anche se per servizi di “base” accetta forme di standardizzazione. La qualità deve essere mantenuta nel tempo ed è necessario anche esternarla ove possibile perché ciò rafforza i rapporti di fiducia dei clienti attuali e potenziali di un professionista. Abbiamo visto come le caratteristiche principali dei servizi sono intangibilità, inseparabilità, variabilità e deperibilità: questi fattori, ed in particolare l’inseparabilità, cioè il fatto che il momento della produzione e dell’erogazione coincidono, fanno si che in genere i servizi siano eterogenei e, non essendo soggetti a riparazione o manutenzione, la loro qualità non possa essere modificata. L’eterogeneità sta a significare che i servizi vengono adeguati di volta in volta alle esigenze del cliente e per questo è necessaria un’organizzazione molto flessibile. Ci sono diversi studi professionali che negli ultimi anni hanno conseguito la certificazione del Sistema Qualità secondo le normative ISO. La certificazione è un’ulteriore garanzia per il cliente ed è lo strumento per migliorare il controllo di gestione: entrambi sono sostanziali vantaggi competitivi in un mercato dei servizi professionali sempre più affollato. Peter Drucker afferma che « il business ha solo due funzioni fondamentali: il marketing e l’innovazione. Il marketing e l’innovazione producono risultati: tutto il resto rappresenta costi». Possiamo quindi realizzare che anche nel mercato dei servizi professionali la capacità di - 70 - innovare insieme alla capacità di marketing costituiscano un reale vantaggio competitivo. L’innovazione non deve essere intesa solamente come creazione di servizi nuovi ma anche come nuove modalità di gestione dei processi organizzativi interni agli studi. L’innovazione richiede creatività che può essere sollecitata avvalendosi della collaborazione di persone più aperte, più vivaci e più curiose di altre e utilizzando strumenti e processi creativi per risolvere i problemi organizzativi come il brainstorming e la sinettica.71 Il brainstorming è una tecnica di creatività di gruppo per far emergere liberamente idee volte alla risoluzione di un problema; la sinettica è una tecnica che consiste nello spingere l’immaginazione all’estremo limite. Grazie agli strumenti informatici, sono totalmente cambiate le modalità di lavoro, anche in chiave marketing. Verso l’esterno, l’introduzione delle mail e di supporti, quali i palmari, che consentono di essere reperibili indipendentemente dalla presenza fisica in studio hanno permesso agli studi di fare di disponibilità e prontezza nelle risposte il loro vantaggio competitivo. Per promuovere l’innovazione è opportuno raccogliere le buone idee che possono nascere all’interno dello studio, ascoltando dipendenti e collaboratori: i loro suggerimenti, spesso sottovalutati, costituiscono una risorsa primaria e sostanzialmente gratuita, anche se una politica di incentivazione con ricompense può essere opportuna. Tutto questo è racchiuso nel concetto giapponese di Kaizen: « migliorare tutto, sempre, grazie all’impegno di ciascuno». Il termine Kaizen, infatti, è la composizione di due termini giapponesi: KAI (rinnovamento) e ZEN (via). Il kaizen si connette con concetti come il Total Quality Management (TQM - Gestione della qualità totale) 71 KOTLER P., Trecento risposte tecniche sul marketing, Ed. Tecniche Nuove, 2005. - 71 - Il modello giapponese di TQM. L’innovazione è quindi il risultato della ricerca e dello sviluppo di nuove idee, che possono essere molto piccole e incorporate nella cura dei particolari, oppure possono portare al restyling di una prestazione matura.72 Ad esempio, il commercialista può offrire ai propri clienti la possibilità di consultare tutti i documenti di loro interesse in un’area riservata del proprio sito internet oppure dare loro la possibilità di tenere la contabilità dell’azienda usufruendo di un collegamento virtuale con il software gestionale dello studio; oppure, nel caso di novità normative importanti che introducono nuovi adempimenti, il professionista sviluppa un servizio di consulenza ad hoc. 72 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 72 - 3.4 Prestazioni professionali e marketing mix Nella pianificazione strategica di uno studio professionale la definizione del portafoglio delle prestazioni da erogare ha un ruolo molto importante. Non esiste un portafoglio ottimale di prestazioni valido per tutti; esse sono, infatti, collegate agli obiettivi che lo studio vuole raggiungere e alla vision che intende adottare. Ci sono professionisti che decidono di coprire l’intera gamma di servizi. Inoltre è anche il tipo di professione a fare la differenza: ad esempio gli avvocati e ancor più i medici, già da decenni hanno scelto la via della specializzazione, mentre le professioni contabili, normalmente offrono una serie di servizi di base. Per ciascuna prestazione è necessario poi definire le quattro dimensioni che costituiscono il marketing mix. PLACE Marketing PRICE Mix PROMOTION - 73 - PRODUCT Il marketing mix di ciascuna prestazione è dato dall’insieme delle caratteristiche distintive di una data prestazione professionale: il contenuto della prestazione stessa, il prezzo, le modalità di erogazione al cliente, le modalità di comunicazione. La tecnica del marketing lo definisce modello delle quattro P: product, place, promotion e price. Riguardo al marketing dei servizi sono state proposte altre tre “P”: la prima è “personale” e riguarda l’impressione lasciata da chi fornisce il servizio; la seconda è “procedure”, in quanto uno stesso servizio può essere fornito in molti modi diversi; la terza, “prove fisiche”, si riferisce al fatto che i fornitori di servizi cercano di conferire un carattere tangibile alle proprie offerte ricorrendo a certificati, biglietti, logo ed altro.73 Variando la rilevanza ed il peso che si intende dare a ciascuno degli elementi del marketing mix, varia l’offerta che si vuole dare al cliente. I contenuti della prestazione professionale costituiscono la dimensione che, più di altre, identifica storicamente il rapporto professionistacliente.74 Con la prestazione il professionista trasforma le sue conoscenze teoriche in modo da soddisfare i bisogni dei clienti. Molto importante è l’innovazione come fattore di sviluppo degli studi professionali: essa può consistere nel risultato della ricerca e sviluppo di nuove idee oppure in un restyling di vecchie prestazioni. Prima di proporre sul mercato nuove prestazioni il professionista deve valutare la conformità a norme di legge, la fattibilità tecnica e il margine di redditività che ne potranno derivare. Per quanto riguarda le modalità di erogazione delle prestazioni, trattandosi generalmente di prestazioni intellettuali, quindi “di sapere” 73 KOTLER P., Trecento risposte tecniche sul marketing, Ed. Tecniche Nuove, 2005. 74 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 74 - che viene utilizzato per rispondere ai bisogni dei clienti, i canali utilizzati sono quello orale, ad esempio con consulti personali o telefonici, quello scritto attraverso pareri, lettere, relazioni oppure quello manuale, caso ad esempio di molte specializzazioni delle professioni sanitarie. Questo strumento fa riferimento agli elementi utilizzati per rendere semplice e gradevole rapportarsi con il professionista come l’accoglienza telefonica, il modo di ricevere il cliente, gli orari di apertura dello studio, la reperibilità del professionista, la tecnologia utilizzata, l’immagine dello studio e lo stile dei documenti75. La tecnologia attuale permette agli studi, per svolgere al meglio le proprie prestazioni, di utilizzare moderni strumenti come le videoconferenze, le e-mail e naturalmente internet. I canali scelti per offrire le prestazioni saranno quelli in grado di soddisfare meglio la clientela. Facendo riferimento ad una caratteristica specifica dei servizi, cioè l’intangibilità, il professionista spesso si limita a svolgere la propria prestazione, magari di alto livello, senza riuscire a « materializzarla», cioè a fornire al cliente qualcosa che fisicamente soddisfi la sua aspettativa. Questa situazione può essere risolta banalmente fornendo ad esempio una cartellina, magari con nome e logo dello studio, contenente contratti o documenti relativi alla prestazione; nell’ambito sanitario pensiamo al medico che dopo una visita prescriva una cura e rilasci al paziente alcuni campioni dei farmaci necessari. Importante è anche la teatralizzazione del servizio.76 Ad esempio che il progetto di un’abitazione reso tridimensionale e proiettato a vantaggio del cliente può dargli una migliore percezione del lavoro di ideazione e realizzazione svolto dallo studio di architettura. Questi particolari, spesso sottovalutati, nel mercato attuale sempre più competitivo possono fare la 75 PICCHI G., PAVONE S., Marketing e management per commercialisti, Egea, 2010. 76 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 75 - differenza. Con il termine Place si intende, ovviamente, anche l’ubicazione dello studio, le sue caratteristiche, l’arredamento dei locali. Ogni singolo dettaglio della location risponde a due ordini di obiettivi: riflettere il posizionamento dello studio e inviare una serie di informazioni sensoriali ai clienti. Tutti i segnali che vengono trasmessi devono essere tra loro coerenti. Anche le sedi dei clienti possono diventare il luogo di esercizio dell’attività professionale; il cliente apprezza e percepisce la vicinanza del professionista anche in rapporto alla sua propensione alla prossimità fisica ed empatica.77 Un altro strumento del marketing mix è costituito dal prezzo. Per decenni i professionisti hanno fatto riferimento alle tariffe, fissate per legge per le varie professioni, che prevedevano dei minimi e dei massimi con tutta una serie di particolarità di calcolo a seconda delle varie situazioni. Il sistema delle tariffe è stato scardinato dapprima con il decreto Bersani del 2006 con il quale sono stati eliminati i minimi tariffari obbligatori e successivamente da altri provvedimenti legislativi. I detrattori delle tariffe hanno sempre contestato il fatto che esse erano calcolate sul valore della pratica che non esprime né il costo, né il rischio della prestazione e non è collegato al risultato della prestazione stessa. Le tariffe venivano giustificate per essere commisurate all’importanza dell’opera e al decoro della professione. L’attacco al sistema delle tariffe ha acceso un dibattito, per alcuni aspetti ancora in corso, circa il rischio di passare ad un sistema privo di regole che potesse portare ad un abbassamento del livello qualitativo delle prestazioni o ad un sistema dove prevalessero le grandi organizzazioni, come nel caso delle società di consulenza multinazionali, che grazie a forti economie di scala riescono a «schiacciare» la concorrenza dei piccoli studi professionali. 77 CNDCEC, Organizzazione e Marketing per lo studio del Commercialista, 2010. - 76 - In questo modo oggi i principi della concorrenza, le indagini dell’Antitrust sul tema dell’inderogabilità delle tariffe, un nuovo « sentire» che permea l’universo dei clienti tendono a rivalutare il principio che vede il prezzo come momento di incontro fra domanda e offerta. Il prezzo dovrebbe incorporare una serie di elementi che caratterizzano la prestazione professionale: il costo della stessa, il grado di rischio che si assume il professionista, il valore aggiunto che genera per il cliente, la tempestività.78 Anche nel caso del prezzo non esiste una strategia migliore delle altre, tutto va valutato e calibrato sul singolo studio in base alle prestazioni che è in grado di offrire e al suo posizionamento sul mercato. Complice l’abolizione dei minimi tariffari, l’aumento degli iscritti negli albi professionali e la grave crisi economica degli ultimi anni, un numero crescente di studi sta praticando politiche di prezzi bassi. Questo genera effetti imitativi nei concorrenti ed il rischio è che gli studi più piccoli si trovino ai margini del mercato. Per la determinazione del prezzo, oltre ai sistemi tariffari legati al valore della pratica, il professionista può calcolare il prezzo delle più importanti prestazioni aggiungendo un margine al totale dei costi sostenuti. Inoltre si sta diffondendo anche nel mondo delle professioni il prezzo orario che presuppone un corretto sistema di rilevazione del tempo impiegato dalle varie risorse umane. Ci sono infine tariffe a forfait che fissano un compenso fisso per alcuni servizi prestati dal professionista: il cliente in questo caso ha il vantaggio di conoscere in anticipo e con precisione la spesa che sosterrà. Il decreto Bersani ha reso legale per gli avvocati il “ patto di quota lite ”, cioè l’accordo tra il professionista ed il cliente in virtù del quale il compenso del primo viene calcolato in percentuale rispetto al risultato 78 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 77 - ottenuto dal suo assistito. In pratica, i compensi dovuti all’avvocato vengano parametrati al raggiungimento degli obiettivi perseguiti; nel caso di esito negativo della causa, all’avvocato non dovrà essere corrisposto alcun compenso. Nella determinazione del prezzo anche la fama del professionista gioca un ruolo importante: il cliente si sente più tutelato ed è disposto a pagare di più. Agendo sulla leva del prezzo, coerentemente con le altre variabili dl marketing mix, lo studio può: - livellare la domanda verso l’alto, con servizi premium: meno clienti, ma tutti alto-spendenti e culturalmente orientati a risultati di profilo superiore; - allinearsi ai competitors, decidendo di collocarsi nelle medie di mercato; - applicare un margine unico su tutte le tipologie di servizi in funzione dei costi rischiando medi, una senza percezione operare negativa differenze da e, parte con del ciò, cliente. L’altra dimensione del mix che caratterizza le prestazioni professionali è data dalle modalità di comunicazione. - 78 - Capitolo IV – La comunicazione e le relazioni pubbliche 4.1 Strumenti per la comunicazione L’altra dimensione del marketing mix è costituita dalle modalità di comunicazione. Esistono molteplici canali di comunicazione ma tutti passano dalle persone. 79 Fanno parte degli strumenti di comunicazione classici: - i contatti personali: proposte, presentazioni, colloqui. - la pubblicità: i mezzi a disposizione sono riviste, radio, brochure informativa, sito internet. - le pubbliche relazioni: gli strumenti a disposizione sono relazioni, seminari, articoli specialistici. A seconda della strategia di marketing adottata, varia la composizione di questi strumenti che viene definita mix di comunicazione. La capacità di sviluppare una strategia di comunicazione efficace è divenuta elemento caratterizzante dell’attività professionale, in quanto consente di far emergere la propria visione, il proprio stile, le specializzazioni acquisite ed il metodo di lavoro. La competitività del mercato e la crisi del sistema ordinistico pongono in primo piano la necessità di gestire strategicamente la propria comunicazione. Nella consulenza aziendale i servizi strategici vengono acquistati attraverso i contatti diretti con lo studio di consulenza, mentre esistono 79 AA. VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. - 79 - alcuni servizi di routine la cui vendita può essere affidata anche a personale commerciale.80 I professionisti possono innescare il passaparola facendo interventi in pubblico, scrivendo articoli ed entrando a far parte di organizzazioni. Il passaparola contribuirà rapidamente alla diffusione del nome dello studio professionale. In una società come quella odierna che può essere definita a pieno titolo “civiltà della comunicazione” per l’alta concentrazione di sollecitazioni comunicative, lo studio professionale non può sottrarsi dall’utilizzo di questo strumento ma, data l’importanza, non deve lasciare al caso la sua comunicazione: deve affidare la composizione del corredo segnico come logo, linee grafiche, pagine web a specialisti del settore evitando che questo diventi il risultato del cimento estemporaneo del professionista nei ritagli di tempo.81 Negli studi più grandi, si sta affermando la figura del “communication manager” che ha il compito di coordinare la comunicazione. Negli studi medio - piccoli il professionista dovrà dedicare parte del suo tempo alla gestione diretta della comunicazione oppure si avvarrà della collaborazione di persone specializzate in tale settore. La comunicazione di uno studio è indirizzata a clienti e collaboratori in cerca di conferme, ai potenziali clienti e collaboratori, ai colleghi. Tipici strumenti di comunicazione per uno studio professionale sono: la modulistica ed il coordinato di immagine, la brochure istituzionale, il sito internet, la newsletter, la pubblicistica a firma propria, i seminari e i convegni, gli eventi, le relazioni con i media, le relazioni pubbliche. In definitiva in ogni attività dello studio professionale comunicazione. 80 KOTLER P., Trecento risposte tecniche sul marketing, Ed. Tecniche Nuove, 2005. 81 CNDCEC, Organizzazione e Marketing per lo studio del Commercialista, 2010. - 80 - c’è L’attività di comunicazione con i nuovi strumenti messi a disposizione dal progresso tecnologico, si sposa molto bene con le esigenze tipiche di uno studio professionale, in quanto richiede investimenti economici ridotti, consente di valorizzare le proprie tecniche e le proprie relazioni personali e non viene percepita dai destinatari come pubblicità in senso stretto, nella misura in cui gli strumenti online consentano all’utente di scegliere a quali contenuti rivolgere il proprio interesse e decidere quali intenda approfondire.82 Le newsletter sono la versione evoluta delle circolari di aggiornamento che in passato gli studi professionali inviavano a mezzo posta ai propri clienti: sono sicuramente utili per fidelizzare il cliente anche se richiedono grande impegno per gli studi sia nella stesura che nello sforzo di personalizzazione per le varie categorie di clienti. Al fine di recuperare l’investimento effettuato per la redazione dei contenuti, è possibile riutilizzarli nell’ambito di altri strumenti di comunicazione come il sito web dello studio, il blog e i social network per poterli rendere disponibili non solo ai clienti ma anche ai potenziali contatti. Per stimolare eventuali approfondimenti è opportuno utilizzare link a fonti esterne e contenuti multimediali come filmati ed audio. E’ inoltre importante incentivare anche la condivisione dei contenuti della newsletter con le funzioni “segnala ad un amico” oppure “condividi sui social network”. La newsletter è uno strumento di marketing efficace ed efficiente che rappresenta un mezzo per trasmettere al proprio target competenza, professionalità e puntualità. Esistono due tipi di newsletter: client alert, ovvero brevi informazioni che non hanno uscita regolare ma a seconda delle novità importanti da comunicare, e newsletter vere e proprie, che escono periodicamente con una certa frequenza. La 82 CNDCEC, Organizzazione e Pianificazione negli studi professionali con l’utilizzo di sistemi informatici, 2011. - 81 - periodicità fa sì che lo studio sia presente nella mente del cliente in modo da consolidare progressivamente il suo posizionamento come esperto. La newsletter deve avere uno stile chiaro e comprensibile ed sintetica in quanto la maggior parte dei destinatari vuole usufruire delle informazioni nel più breve tempo possibile. Anche il sito web costituisce uno strumento di comunicazione ormai diffuso negli studi professionali grazie ai ridotti costi da sostenere per il suo sviluppo. Dotarsi di un sito internet efficiente e ben organizzato è diventata ormai un’esigenza per molti professionisti: nonostante la ricerca dello studio al quale affidarsi avvenga nella maggior parte dei casi attraverso il classico passaparola, senza dubbio il sito internet resta uno dei primi contatti tra lo studio e i potenziali clienti. Il sito internet è, a tutti gli effetti, un punto sempre accessibile d’informazione e comunicazione: l’obiettivo di un sito web è quello di rendere più agevole la decisione di scegliere quello studio e di favorire il contatto con i clienti.83 Come ogni modalità di comunicazione, anche il sito deve essere coordinato con gli altri elementi caratteristici dello studio: oggi esistono sul mercato strumenti software che agevolano la gestione dei contenuti dei siti web e che consentono quindi l’aggiornamento dei contenuti anche da parte di chi non ha conoscenze tecniche di programmazione. Ci sono fornitori di software applicativi per professionisti che propongono modelli di siti web in parte predefiniti che consentono di pubblicare sulla rete il sito dello studio a costi ridotti; spetta poi al singolo professionista personalizzare ed arricchire i contenuti. È la qualità di questi ultimi il fattore vincente di un progetto di comunicazione sul web: da essa dipende la facilità con cui il sito viene raggiunto tramite i motori di ricerca e l’impressione che rimane al visitatore. Sono numerosi gli studi professionali che si sono dotati di un 83 HODGES S., PICCHI G., Strumenti e casi di marketing per avvocati, Utet, Milano, 2007. - 82 - proprio sito web, che nella maggior parte dei casi fornisce una panoramica dei servizi e delle risorse umane dello studio, oltre ad informazioni destinate agli aspiranti collaboratori. Fino ad ora invece sono pochissimi gli studi che utilizzano il proprio sito per fornire servizi ai clienti: tuttavia alcuni hanno creato delle reti extranet per consentire ai clienti un accesso sicuro alle copie elettroniche di documenti e permettere loro di fissare un appuntamento on line. Gli studi che impiegano questa tecnologia sono interessati soprattutto a consentire al cliente questo tipo di utilizzo, ma esistono anche altre possibilità: ci sono ad esempio studi specializzati in procedure concorsuali che forniscono accesso ai creditori o studi che offrono la possibilità di consultare altri esperti, in materia di pianificazione finanziaria, studi legali o altri consulenti, attraverso portali protetti sui quali vengono conservate copie elettroniche della documentazione del cliente.84 Tra i moderni strumenti di comunicazione che possono essere utilizzati dai professionisti ci sono anche i social network. In particolare ci sono network espressamente dedicati alle relazioni business quali Linkedin o Viadeo. Secondo la definizione di Wikipedia, il social network consiste in un qualsiasi gruppo di persone che spaziano dalla conoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli familiari. La versione di internet delle reti sociali rappresenta una delle forme più evolute di comunicazione in rete. L’evoluzione continua a cui sono soggette rende disponibili funzioni che possono facilitare la creazione e condivisione dei contenuti. Come per i siti web, per avere una visibilità online efficace è necessario un impegno costante e regolare difficilmente 84 INTERNATIONAL FEDERATION OF ACCOUNTANTS medi studi professionali, 2010 - 83 - ( IFAC), Guida alla gestione dei piccoli e delegabile ai collaboratori. Ai vantaggi di poter mantenere contatti con persone con le quali non si ha una frequentazione stabile, di velocizzare la diffusione delle informazioni e di ampliare la propria rete di contatti attraverso amicizie comuni, si contrappongono aspetti negativi come la dispersività del mezzo ed in particolare la difficoltà nel mantenere in equilibrio l’immagine fisica, reale con l’atteggiamento che si tiene sui social network. Gli esperti di comunicazione consigliano a proposito, di tenere distinti i contatti professionali dalle amicizie. Molti studi professionali ritengono che la gestione e la manutenzione di un sito web sia un’attività troppo onerosa ed impegnativa e per questo motivo hanno preferito aprire un blog, cioè una sorta di diario sul web, nel quale l’autore pubblica in ordine cronologico i propri articoli o i propri post, messaggi testuali con funzione di commento o opinione, permettendo ai lettori generalmente, di commentarli. Questo è uno strumento utile per trattare temi specialistici e aiuta l’autore a costruirsi una reputazione online come esperto di uno specifico argomento. Il successo di un blog dipende quindi dalla scelta del tema, dallo stile espositivo e dalla coerenza dei contenuti.85 A differenza di un sito tradizionale, nei blog si alimenta il passaparola da parte dei lettori anche grazie a specifiche funzioni di condivisione degli articoli di maggiore interesse. Il professionista che gestisce un blog, oltre all’impegno per un costante aggiornamento e per la pubblicazione di nuovi articoli, ha la difficoltà di distinguersi e di creare qualcosa di coerente con l’identità dello studio nel suo complesso. Un modo ancora più semplice e meno impegnativo che può utilizzare il professionista come strumento di comunicazione è quello di ricorrere ai 85 CNDCEC, Organizzazione e Pianificazione negli studi professionali con l’utilizzo di sistemi informatici, 2011. - 84 - forum o newsgroup. Il forum è una bacheca elettronica dove gli utenti possono discutere, confrontarsi, conoscersi e scambiarsi idee su determinate tematiche. Frequentando i forum tematici il professionista potrà promuovere la propria attività professionale e le proprie competenze. Brochure ed opuscoli spesso rappresentano i primi strumenti di comunicazione adottati dal professionista che decide di fare marketing. Per rendere efficace la brochure dello studio, essa va strutturata con contenuti specifici evidenziando i punti di forza dello studio stesso: questo è uno strumento che insieme agli altri serve per far conoscere e rafforzare il nome e il logo dello studio anche se va detto che, secondo le statistiche, purtroppo la maggior parte delle brochure viene gettata via prima ancora di essere letta. Gli strumenti di comunicazione più tradizionali sono costituiti dalla targa e dal logo dello studio che si associano immediatamente al soggetto che eroga il servizio ed al servizio stesso, diventando elementi che contribuiscono a generare l’immagine complessiva dello studio. Per definire l’immagine coordinata dello studio, oltre a targa, logo e sito internet, vanno considerati la carta da lettera e i biglietti da visita che sono tra i mezzi di pubblicità informativa più diffusi ed utilizzati dai professionisti. Inoltre, può risultare utile affiancare al logo dello studio anche quello dell’Ordine Nazionale di appartenenza o di eventuali altri organismi di appartenenza: in questo modo avviene un trasferimento di valore che favorisce l’acquisizione di maggior credibilità per il professionista. Tra gli strumenti utilizzati per rendere individuabile lo studio, vanno menzionati anche gli annuari professionali e le rubriche telefoniche. Altro strumento di comunicazione sono le media relation, ovvero l’insieme delle attività necessarie a sviluppare e mantenere buone relazioni con i giornalisti. Con le media relation si migliorano la - 85 - conoscenza e la consapevolezza dello studio da parte del mercato, si informano i terzi, si ottiene la loro approvazione, si sviluppa un senso di fiducia e competenza. Obiettivi delle relazioni stampa sono quelli di comunicare con i media al fine di incrementare la notorietà e la reputazione dello studio e di trovare il giusto equilibrio tra le esigenze dello studio e quelle della stampa. Anche la comunicazione interna ha la sua importanza in quanto la qualità del servizio dipende in gran parte dalle persone: la comunicazione interna aiuta ad aumentare la soddisfazione di quanti operano all’interno dello studio e la loro fedeltà ad esso, e questo si riflette positivamente sulla qualità tecnica e sul modo di relazionarsi con i clienti. Gli strumenti della comunicazione interna possono essere una rete intranet, newsletter interne, corsi di formazione e aggiornamento o più semplicemente eventi informali come compleanni e anniversari dello studio. Le relazioni pubbliche (ufficio stampa, eventi speciali, sponsorizzazioni, pubblic affairs, ecc.) hanno il compito di gestire le relazioni tra lo studio e tutti i suoi pubblici, sia attuali che potenziali.86 Pubblico è qualsiasi gruppo di individui che abbiano un interesse, anche solo potenziale, o un impatto sulla capacità dello studio di raggiungere i propri obiettivi. Chi si occupa di relazioni pubbliche deve creare relazioni basate su fiducia e credibilità con tutti i soggetti che possono aiutare od ostacolare il raggiungimento degli obiettivi dello studio. Con gli eventi speciali si può aumentare la visibilità dello studio, fare la conoscenza dei potenziali clienti, rinforzare legami già acquisiti e incontrare potenziali collaboratori. Con tale strumento il professionista ha la possibilità di richiamare l’attenzione dei suoi interlocutori su 86 AA. VV., Gli studi professionali. Organizzazione, gestione e controllo, Napoli, Sistemi Editoriali, 2002. - 86 - tematiche specifiche. Per comunicare tramite gli eventi sono richieste capacità tecniche qualificate con le quali riuscire a trasmettere messaggi importanti per lo studio. L’evento deve essere di breve durata, studiato nei minimi particolari e soprattutto in linea con le altre strategie di comunicazione. Rientrano tra gli eventi speciali gli incontri, i convegni, i seminari, le tavole rotonde, le mostre e le fiere, le feste annuali, le inaugurazioni, le manifestazioni culturali o ricreative. Le relazioni, pubbliche e di potere, costituiscono gran parte del lavoro di attuazione della strategia di posizionamento.87 Esse devono essere esercitate nei confronti sia dei pubblici interni, quindi rapporti con soci e collaboratori, sia dei pubblici esterni come stakeholder, opinione pubblica, personalità influenti. Si tratta di un’attività da svolgere con continuità per mettere in relazione la singola organizzazione con tutti gli altri sistemi che agiscono nel territorio e nella comunità nella quale l’organizzazione-studio professionale opera. Le relazioni pubbliche sono, quindi, lo sforzo pianificato, consapevole e sostenuto nel tempo per realizzare e mantenere la comprensione reciproca tra il sistema-studio professionale ed i suoi pubblici.88 Lo studio va considerato come un sistema aperto che ricerca il proprio successo governando la complessa struttura delle relazioni nella quale si trova ad operare come forza per lo sviluppo competitivo dello studio professionale, come risorsa per la costruzione di un’immagine forte ed attrattiva, come consapevole ricerca della fiducia, grazie ad una solida reputazione, di tutti gli stakeholder, interni ed esterni, come elemento che crea e diffonde valore, anche di tipo economico. 87 CNDCEC, Organizzazione e Marketing per lo studio del Commercialista, 2010. 88 NAPOLITANO E.M., VECCHIATO G., Marketing, comunicazione e relazioni pubbliche per gli studi professionali. Crescere tra etica e competizione, Franco Angeli editore, 2007. - 87 - Questi elementi vanno gestiti e monitorati con continuità per non correre il rischio di creare vuoti comunicativi e relazionali, sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione, che possano impedire il raggiungimento degli obiettivi stabiliti e danneggiarne la reputazione, il capitale sociale e relazionale faticosamente costruiti nel tempo. Un esempio della centralità delle relazioni può essere, per il professionista, la relazione di tipo collaborativo con gli uffici territoriali della Pubblica Amministrazione che comporta dei vantaggi competitivi in termini di riduzione dei tempi di attesa e di intese informali che possono nascere. Per i commercialisti o gli avvocati, un’azione propositiva di relazione può portare, ad esempio, all’ottenimento di incarichi professionali presso i tribunali: il professionista, sfruttando le occasioni di contatto con i pubblici ministeri o giudici, ponendosi nei loro confronti con un atteggiamento collaborativo, si potrà guadagnare sul campo l’accreditamento professionale. Le relazioni pubbliche per poter incrementare il valore dello studio, devono progressivamente occuparsi della reputazione piuttosto che dell’immagine dello studio. L’immagine, infatti, riflette le percezioni che i pubblici hanno dello studio nel breve termine, la reputazione è invece qualcosa di più radicato che condiziona l’identità dello studio nel lungo termine. Come qualsiasi attività di marketing, anche le relazioni, per essere efficaci, devono essere pianificate. Risulta importante fare networking, cioè selezionare colleghi, altri professionisti, autorità, stakeholder in genere e dedicare loro il tempo e la considerazione necessari cercando di cogliere per ciascuno il relativo terreno di incontro. Condotto in modo professionale, networking significa comunicare, sviluppare e gestire le proprie relazioni, condividendo informazioni, con grandi benefici per tutti, con una grande varietà di persone.89 89 HODGES S., PICCHI G., Strumenti e casi di marketing per avvocati, Utet, Milano, 2007. - 88 - Il successo di un professionista dipende in gran parte dai contatti che si creano con persone che riportano agli altri impressioni positive e lo raccomandano. Il networking è un investimento che richiede tempo prima ottenere risultati: coltivando però le relazioni, aiutando gli altri a risolvere i loro problemi, le probabilità di incrementare i contatti aumenteranno. Il capitale relazionale rappresenta quindi la fondamentale ricchezza dello studio professionale. - 89 - 4.2 L’immagine delle categorie professionali La comunicazione e le relazioni pubbliche vanno sempre più espandendo il proprio raggio di azione, estendendolo anche ad ambiti non tradizionalmente abituati ad utilizzare questi strumenti come mezzo di conoscenza e diffusione del proprio lavoro. In quest’ottica alcune categorie professionali si sono affidate alla comunicazione attraverso progetti integrati voluti dai rispettivi Ordini per rafforzare l’immagine e sostenere in generale la reputazione dei professionisti. « I Commercialisti. Utili al paese» e « Il Notaio: dalla tua parte, sopra le parti» sono due degli esempi più riusciti di comunicazioni istituzionali di sostegno alle rispettive categorie. Appare interessante anche la campagna multimediale lanciata dall’Ordine dei Commercialisti di Venezia con l’obiettivo di riposizionare la figura del professionista recuperandone la valenza sociale che fino ad un recente passato ne faceva un punto di riferimento per la propria comunità di appartenenza. La campagna del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili rappresenta un progetto triennale intitolato appunto « I Commercialisti. Utili al paese» che contempla affissioni negli aeroporti di Roma Fiumicino e Milano Linate, banner in siti web nazionali e annunci stampa sui principali quotidiani. L’obiettivo iniziale è stato quello di rivendicare il ruolo istituzionale dei commercialisti nell’ambito delle trattative nazionali, tramite una partecipazione attiva che li vedesse impegnati in prima linea per la ricostruzione del futuro. L’operazione portata avanti dai commercialisti è ambiziosa perché tende a ridisegnare la figura di una professione spesso vista come troppo collaterale agli interessi, spesso non trasparenti, di alcuni clienti, per diventare punto di incrocio tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione. Lorenzo Marini, direttore creativo dell’agenzia che ha curato la campagna stampa e multimediale, ha rimarcato la difficoltà nel - 90 - «vendere» un concetto immateriale come l’immagine di una categoria di professionisti. Qui sotto vediamo due esempi della campagna del Consiglio Nazionale dei Commercialisti. - 91 - L’altra interessante campagna di comunicazione dei commercialisti è quella dell’Ordine di Venezia: il loro obiettivo era quello di raccontare cosa fanno i commercialisti, consapevoli che nell’immaginario collettivo sono radicati molti luoghi comuni sulla figura e sull’attività del commercialista. La campagna informativa, nelle intenzioni degli ideatori, costituisce il primo passo per superare i pregiudizi più diffusi sulla professione ed essere veramente a disposizione delle persone e della comunità in cui si opera. I canali scelti per veicolare i messaggi sono stati i quotidiani anche on line, manifesti sono comparsi anche sugli autobus di linea ed i pontili, sono stati realizzati anche video disponibili su Face book e You tube. La comunicazione si è raccordata ad azioni di solidarietà per dimostrare che i professionisti sono persone che vivono nella realtà di tutti e vogliono contribuire a migliorare il contesto in cui lavorano. Ecco alcune immagini della campagna dei Commercialisti di Venezia: - 92 - - 93 - Anche i notai si sono misurati con il difficile tema della comunicazione. Nel 2006 si è svolta una campagna di comunicazione istituzionale del Consiglio Nazionale del Notariato, realizzata dall’Agenzia Armando Testa Milano con spot radiofonici, banner e annunci stampa. I notai hanno puntato sull’ironia per trasmettere messaggi di vicinanza, fiducia ed efficienza. Le immagini dei soggetti creativi sono volti di persone comuni che si rivolgono idealmente al proprio notaio con una lettera aperta. Utilizzando parole semplici e colloquiali la campagna ha raccontato al pubblico, attraverso una vena scherzosa sintetizzata nell’incipit « Caro notaio…», le principali aree di competenza del notaio, al quale rivolgersi con fiducia per un consiglio autorevole ed evitare spiacevoli sorprese. La caratteristica propria del notaio, pubblico ufficiale e professionista, che cura l’interesse delle parti, ma per sua funzione in una posizione di imparzialità, è stata sintetizzata nel motto « Il notaio: dalla tua parte, sopra le parti ». Lo scopo della campagna di comunicazione, intervenuta nel 2006, quando le professioni tradizionali, ed il notariato in particolare, furono oggetto di attenzione da parte della classe politica e dei media, è stato quello di migliorare la percezione della categoria. I notai presero coscienza in quel periodo che la percezione della loro attività era veramente marginale e che il notaio era un professionista ancorato al passato. Non era compresa dal pubblico l’immagine del notaio all’avanguardia, anche a livello internazionale, nella comunicazione informatica con gli uffici pubblici. I notai si sono resi conto che dovevano spiegare la loro funzione, ovvero svelare la professione notarile, e tutto questo tramite la comunicazione che nel caso dei notai stessi si presenta particolarmente difficile anche perché il cittadino per molte pratiche deve obbligatoriamente rivolgersi allo studio notarile. Ecco un’immagine della campagna informativa dei notai: - 94 - - 95 - Capitolo V – Esperienze e casi di studio 5.1 Marketing legale: il caso degli avvocati di strada Secondo una ricerca condotta nel 2007 dall’associazione Legal Marketing Italia, circa la metà degli avvocati reputa le attività di marketing molto importanti. Gli studi più grandi utilizzano vari strumenti di marketing e impiegano persone che a tempo pieno lavorano con tali strumenti. La figura del responsabile marketing in alcuni casi è ricoperta da professionisti esperti della materia, in altri casi si tratta di avvocati che uniscono alle loro conoscenze in materia legale le competenze in materia di marketing. Negli ultimi anni, complice anche le aperture del Decreto Bersani, gli schemi un po’ rigidi cha caratterizzavano il mondo forense sono stati scalfiti e gli studi si sono aperti a tematiche come comunicazione, libera concorrenza, specializzazione. Nel mondo anglosassone da tempo gli studi sono considerati imprese, da organizzare ed informatizzare, dotate di strategie comunicative specifiche e di servizi dedicati ai clienti come il customer care professionale. L’abrogazione del divieto di fare pubblicità e la possibilità di comunicare al cliente le caratteristiche dei servizi offerti ed i loro costi, hanno imposto agli studi di essere più attivi in questo ambito. La libertà di informazione incontra tuttavia ancora due limiti nelle norme deontologiche: è vietato offrire le proprie prestazioni al domicilio degli utenti, nei luoghi di lavoro ed in generale nei luoghi pubblici così come è fatto divieto di formulare offerte di prestazioni a soggetti determinati che non l’abbiano richiesta. - 96 - Il marketing applicato alla professione legale agevola il raggiungimento del principale obiettivo dell’attività di avvocato che è quello di tutelare nel miglior modo possibile gli interessi del cliente. La centralità del rapporto con il cliente è fondamentale nel lavoro quotidiano dell’avvocato e gli strumenti del marketing possono contribuire a definire un’organizzazione di lavoro ed un approccio innovativo, volto a mantenere i propri clienti e ad attrarne di nuovi, anche in un settore sempre più competitivo come quello legale.90 Il mercato dei servizi forensi è oggi molto competitivo causa il grande numero degli avvocati presenti e l’arrivo di società straniere di servizi legali. Le attività di marketing che gli studi legali italiani possono svolgere sono limitate rispetto a quelle dei colleghi di altri paesi europei ed extraeuropei. Il codice deontologico forense attuale titola l’articolo 17 “informazioni sull’attività professionale” rispetto alla versione ante-decreto Bersani “informazioni sull’esercizio della professione” a significare un’apertura, seppure modesta, ad un nuovo modo di intendere il lavoro dell’avvocato. Il professionista italiano non può rivelare al pubblico il nome dei propri clienti, ancorché questi vi acconsentano, e ciò costituisce certamente un ulteriore limite rispetto alla concorrenza degli studi stranieri che con tale strumento possono far conoscere le esperienze e le specializzazioni maturate dallo studio legale: questo divieto è previsto per ogni mezzo di comunicazione utilizzato, anche il web. Un ulteriore deficit rispetto agli studi anglosassoni, ad esempio, è rappresentato dal divieto di organizzare o sponsorizzare iniziative benefiche o culturali che non siano seminari di studio, corsi o convegni attinenti la professione. 90 HODGES S., PICCHI G., Strumenti e casi di marketing per avvocati, Utet, Milano, 2007. - 97 - Lo studio italiano non può quindi sponsorizzare una mostra o una cena per la raccolta di fondi da destinare in beneficienza: anche in questo caso la norma deontologica non consente all’avvocato una piena partecipazione alla vita civile del proprio Paese né di giovarsi della visibilità che da queste iniziative potrebbero derivargli.91 L’avvocato può indicare nelle sue comunicazioni informative i titoli accademici, i diplomi di specializzazione conseguiti presso istituti universitari, l’abilitazione ad esercitare innanzi alle giurisdizioni superiori, i settori di esercizio dell’attività professionale, le lingue conosciute, gli estremi della polizza assicurativa per la responsabilità professionale, l’eventuale certificazione di qualità ed il logo dello studio. I principali strumenti di marketing utilizzati dagli studi legali sono la brochure, le media relation nazionali ed i seminari per i clienti, le newsletters, le directory internazionali, i siti web e l’attività di networking con le associazioni professionali. Anche se è ancora il passaparola ad avere un’importanza decisiva nella ricerca di un legale, la credibilità e l’autorevolezza costruite nella Rete sono determinanti, soprattutto per i giovani professionisti. Il sito internet rappresenta spesso il primo contatto per il potenziale cliente dello studio e proprio per questo motivo deve essere coerente con la mission dello studio e dovrebbe rendere più agevole la scelta del professionista. Oltreché come brochure elettronica, il sito web di uno studio legale dovrebbe fornire informazioni utili e dare la possibilità di comunicare in modo interattivo con i propri clienti mediante i link alle email ed ai moduli on-line, all’iscrizione a newsletter o e-mail alert. L’obiettivo è quello di comunicare contenuti interessanti per i visitatori, con un linguaggio accessibile, testi brevi e facilmente leggibili sullo schermo. Secondo le norme deontologiche, l’avvocato può utilizzare 91 HODGES S., PICCHI G., Strumenti e casi di marketing per avvocati, Utet, Milano, 2007. - 98 - esclusivamente i siti web con domini propri e direttamente riconducibili a sé, allo studio legale associato oppure alla società di avvocati alla quale partecipa. Il sito non può contenere riferimenti commerciali o pubblicitari mediante l’indicazione diretta o tramite banner o pop-up di alcun tipo. Con la newsletter gli avvocati riescono a comunicare specificatamente al proprio target e a dimostrare le conoscenze dello studio e l’attenzione rivolta al cliente: può contenere ad esempio nuovi sviluppi in campo legale come leggi o giurisprudenza ritenuta interessante, commenti relativi a tali sviluppi, suggerimenti su comportamenti che è conveniente adottare, ricerche su particolari tematiche di interesse per la clientela. Tra gli strumenti di comunicazione più tradizionali ci sono ovviamente il logo e la targa. L’articolo 17 del Codice di Deontologia prevede che nelle informazioni fornite si possa indicare il nome di un avvocato defunto, che abbia fatto parte dello studio, purché il professionista a suo tempo lo abbia espressamente previsto o abbia disposto per testamento in tal senso, ovvero vi sia il consenso unanime dei suoi eredi. Negli ultimi tempi sono aumentati gli studi legali che comunicano anche attraverso le cosiddette “ tag line”, ovvero delle specie di slogan che sintetizzano l’identità dello studio e le differenze rispetto alla concorrenza. Ecco alcuni esempi: Studio Legale Todeschini “ Il diritto alla riparazione dei torti”; Studio Legale Andreano “ I vostri diritti, la nostra passione”; Studio Legale Di Stasi “ Tuteliamo diritti”. Anche il marketing legale segue l’evoluzione tecnologica: in Francia il Consiglio Nazionale degli Ordini degli Avvocati ha messo a disposizione un nuovo servizio tramite il quale si può cercare l’avvocato via iPhone o iPod touch. E’ anche possibile attraverso questo sistema formulare qualche quesito per il quale si riceverà una prima informazione da uno - 99 - specialista che potrà eventualmente indirizzare la persona verso avvocati specializzati, presenti nei dintorni; un geolocalizzatore permette di individuare gli avvocati che esercitano nelle vicinanze del proprio luogo di residenza. Oggi i clienti sono meno fedeli, non restano con lo stesso avvocato per tutta la sua vita professionale. La professionalità di un avvocato non si limita alle sue competenze tecniche, ma si estende alla sua abilità nel capire le emozioni del cliente, al fine di aiutarlo al meglio ma anche di cementare la relazione professionale che li lega. Secondo la società di consulenza Serban & Serban law firm and consulting, specializzata nella gestione del rapporto avvocato-cliente, ogni cliente ha obiettivi differenti e in evoluzione nel tempo, ed una comunicazione profonda tra i due soggetti permette di raggiungerli, oltre che proteggere il loro rapporto professionale mantenendolo costante nel tempo.92 Si parla di “emotional intelligence”, un concetto che ha rivelato che il 90% dell’efficacia di una prestazione professionale è collegata alla connessione emotiva e non ad una conoscenza tecnica. Una buona strategia emotiva permette di sviluppare il proprio marketing perché va incontro alle esigenze del cliente. Il caso esaminato in questo elaborato è quello degli studi legali A.L. Assistenza Legale, un progetto che nasce nel marzo 2007, immediatamente dopo il decreto Bersani, da un’idea degli avvocati Cristiano Cominotto e Francesca Passerini, i quali nel gennaio 2008 hanno inaugurato il primo Studio Legale su strada in Italia, a Milano. Tutto è cominciato, come racconta l’avvocato Cominotto, con un viaggio in Cina, durante il quale ha potuto osservare da vicino gli studi legali cinesi, che erano nati da poco, perché in precedenza erano statalizzati, e che in pochi anni si erano sviluppati in un modo assolutamente 92 ALTAVISTA A., Scenari e tendenze in Italia Oggi, 19 settembre 2011, p.VI. - 100 - innovativo: e così decise di portare qualcosa di innovativo nella professione anche nel nostro paese. L’idea era quella di avvicinare l’avvocato e l’assistenza legale il più possibile alla gente, eliminando ogni tipo di barriera e rispondendo alle domande della clientela anche senza appuntamento, e riunire avvocati presenti su tutto il territorio nazionale con elevata esperienza che condividessero il progetto di A.L. Ci sono vari collaboratori esperti in marketing che sono stati formati all’interno della struttura; c’è poi un responsabile marketing per l’Italia e uno per le attività all’estero. L’offerta spazia dal diritto di famiglia a quello del lavoro per le persone e dall’assistenza giudiziale a quella stragiudiziale per le imprese. Anche se alcune sintesi giornalistiche lo hanno definito uno studio low cost, in realtà, come racconta l’avvocato Cominotto, non è sulla leadership di costo che A.L. ha puntato per emergere nel mercato dei servizi legali, anche se la tendenza è comunque quella di non applicare i valori massimi della tariffa di mercato. L’idea iniziale era di seguire come clienti quegli individui in cerca di assistenza qualificata ed accessibile, ma anche piccole aziende attente al budget legale. Trattandosi di una realtà diffusa in tutto il territorio, non esistono prezzi unici per le varie prestazioni che i vari studi aderenti al progetto praticano. La chiarezza dei preventivi è un elemento visto con molto favore dai potenziali clienti che apprezzano di conoscere subito dopo il loro primo incontro le spese che dovranno sopportare nel prosieguo del rapporto. È previsto inoltre il pagamento della parcella in base al risultato raggiunto ed anche in modo rateale. Questo tipo di studio legale e’ diventato famoso per essere strutturato come un negozio “ su strada”, quindi a piano terra con un’insegna ed una vetrina con indicati i principali servizi offerti, simile ad un’attività commerciale ma in realtà si tratta di uno studio legale che ha grande - 101 - attenzione del rispetto della privacy, dove ci sono sale d’aspetto divise dalle postazioni in modo tale che chi attende non può incrociare chi esce con la vetrina fronte strada oscurata; inoltre non esistono segretarie e c’è la possibilità di parlare direttamente con l’avvocato. In generale chi ha bisogno di assistenza legale, in genere deve prima telefonare in studio, fissare un appuntamento e solo dopo qualche giorno riesce ad incontrare l’avvocato; nello studio A.L., invece, una prima risposta viene fornita subito. Uno slogan che ha permesso allo studio di farsi conoscere è che la prima consulenza è gratuita. In realtà, come spiega l’avvocato Cominotto, si tratta di una consulenza molto generica dove vengono illustrate le possibilità di soluzione di un problema ed i relativi costi, al termine della quale, se il potenziale cliente è interessato a proseguire, riceve un preventivo scritto e fissa un appuntamento. Per constatare lo stato di soddisfazione dei clienti per un certo periodo sono stati inviati dei questionari. A.L. è un’associazione di studi legali autonomi ed indipendenti che ha circa 20 sedi in Italia, il cui presidente è l’avvocato Cominotto; durante l’anno si tengono diverse assemblee tra i vari avvocati che diventano - 102 - occasione di confronto e di definizione degli obiettivi e di modalità di comportamento comuni. Si tratta di una struttura aperta con responsabili per il settore internazionale, la qualità e la deontologia. Gli studi legali che ne fanno parte hanno aderito ad un regolamento associativo comune al quale possono aderire tutti gli avvocati che condividono le stesse idee, i principi ed i valori dell’associazione. Secondo il presidente dell’associazione, le iniziative in tema di marketing che hanno dato maggior riscontro sono stati i numerosi premi internazionali vinti: uno degli ultimi premi ricevuti, nell’ottobre 2011, è stato un riconoscimento per l’innovazione legale ( Innovative Lawyers 2011) da parte del quotidiano inglese Financial Times. I fondatori di A.L. nel giugno 2011 hanno ricevuto il "Premio Internazionale Le Fonti 2011" come migliore divisione dello studio professionale dedicata a comunicazione e marketing mentre nel dicembre 2011 sono stati premiati dalla rivista inglese Legal Week come migliori Managing Partner Europei del 2011 per l’originalità del progetto. Recentemente il settimanale inglese “ The Lawyer” ha classificato A.L. Assistenza Legale al primo posto in Europa all’interno del premio European Niche Law Firm of the Year 2011 assegnando l’ulteriore riconoscimento d’onore Highly Commended. In tre anni di attività lo studio legale su strada aperto a Milano è diventato un network presente sul territorio con circa 100 avvocati. Con A.L. si sono rotti gli schemi esistenti nel mondo forense e si sono uniti sotto lo stesso logo avvocati presenti in tutta Italia: la strategia seguita è stata quella di unire studi presenti non solo nelle grandi città ma anche nelle piccole realtà e di condividere le risorse. Il know-how viene sviluppato all’interno dello studio e condiviso da tutti i partecipanti che contribuiscono all’evoluzione del progetto. Per quanto riguarda il logo, la scelta è stata dettata principalmente dal colore che doveva essere rassicurante, e trattandosi di uno studio con - 103 - aspirazioni di sviluppo estero, che non avesse significati negativi per qualche paese: la scelta è caduta sul blu perché è il colore più utilizzato a livello mondiale dagli studi legali. La realizzazione è stata affidata ad un grafico di fama internazionale. A.L. è uno studio le cui prestazioni sono rivolte prevalentemente a privati e piccole imprese; attualmente, preso atto che il 95% delle aziende in Italia ha meno di 10 dipendenti, è in fase di sviluppo il progetto “ A.L. Business “, che si occuperà di medie imprese e punterà ad innovare il mercato collegando gli avvocati d’affari italiani in un’unica struttura con riduzione dei costi di gestione e una presenza capillare su tutto il territorio. Tra i prossimi obiettivi, secondo i fondatori, c’è la firma di accordi internazionali con studi stranieri che permettano al brand di crescere oltre i confini nazionali. Il negozio-studio contribuisce ad abbattere non solo le distanze fisiche ma anche quelle emotive: A.L. ha sfidato i preconcetti di chi considerava poco opportuno per un avvocato aprire un negozio su strada anziché uno studio tradizionale ma tale scelta ha consentito di trovare una formula originale per “smarcarsi” dall’economia fotocopia. La storia di A.L., seppur breve, non è priva di ostacoli: nel novembre del 2010, infatti, la Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della sentenza del Consiglio Nazionale Forense che sanzionava gli avvocati di A.L. per aver tenuto comportamenti volti ad acquisire clientela sfruttando un riflesso emotivo irrazionale. In pratica sono stati censurati l’utilizzo dell’acronimo A.L.T. ( assistenza legale per tutti), che rimanderebbe al reale significato della parola “alt”, intimando così i passanti a fermarsi attraverso un gioco retorico, altrimenti definito concorrenza sleale, e la scritta a caratteri vistosi sulla porta di ingresso “ prima consulenza gratuita”. Ma già dal marzo dello stesso anno, per adeguarsi alla sentenza del CNF, la denominazione è diventata l’attuale A.L. - 104 - In realtà il nome rappresentava la sintesi di un progetto e non si era inteso dargli il significato contestato dall’Ordine. Va anche aggiunto che l’Antitrust ha aperto un’istruttoria sull’operato dell’Ordine degli Avvocati per l’ipotesi di intesa restrittiva della concorrenza e il verdetto è atteso nei prossimi mesi. Sulla home page del sito è pubblicata una sintesi del progetto e della mission dello studio e sono elencati i principali riconoscimenti esteri. Viene anche pubblicato un documento di trasparenza che mette a disposizione dei potenziali clienti e degli avvocati interessati ad aderire tutte le informazioni relative all’organizzazione del network ed ai suoi valori. - 105 - 5.2 Marketing e commercialisti Una ricerca promossa nel novembre 2007 dall’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Milano, rivelò il crescente interesse dei commercialisti nei confronti del marketing ed evidenziò l’esigenza dei professionisti di comunicare di più e meglio con i clienti, acquisiti e potenziali, e con tutti i soggetti che interagiscono con gli studi. È emerso che non solo i grandi studi ne riconoscono la rilevanza ma sono soprattutto i piccoli studi che guardano al marketing con particolare interesse. A questo interesse non corrisponde, nella maggior parte degli studi, una strategia e la figura del marketing manager è molto poco diffusa. Sebbene l’attenzione verso le attività strategiche sia ancora contenuta, i professionisti non mancano di iniziative sul fronte operativo: oltre un terzo degli studi intervistati redige una newsletter per i clienti, circa il 25% ha un sito internet, il 18% partecipa come relatore a conferenze e seminari. In passato l’attività principale dei commercialisti era legata a prestazioni derivanti da obblighi di legge; oggi, complici da un lato un numero crescente di concorrenti, dall’altro una tendenza diffusa alla diminuzione delle tariffe richieste ed un rapporto con il cliente caratterizzato sempre meno dalla dominanza del professionista, i commercialisti cercano di sviluppare l’attività in aree attigue a quelle tradizionalmente conosciute e legate alla consulenza aziendale in generale. Lo scopo principale è quello di dare soluzioni ai problemi dei clienti, offrendo prestazioni integrate ad alto valore aggiunto da affiancare ai tradizionali servizi. Per centrare l’obiettivo è dunque necessario per il professionista comprendere in anticipo le reali esigenze dei clienti ed interagire con loro in una relazione di tipo collaborativo. La situazione competitiva che i commercialisti italiani si trovano oggi ad affrontare presenta un quadro preoccupante: da un lato, il notevolissimo - 106 - incremento del numero e delle tipologie di concorrenti, dall’altro, una domanda segnata dalla crisi e sempre più esigente e meno fedele, dall’altro ancora, le crescenti difficoltà derivanti dai continui cambiamenti a livello normativo che rendono quasi impossibile pianificare l’attività senza sentirsi in continuo stato di emergenza.93 I commercialisti avvertono la necessità di adeguarsi al nuovo contesto socio-economico di riferimento, in cui si sono affermate rapidamente le nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione e le regole del libero mercato. Soltanto grazie all’organizzazione ed all’innovazione tecnologica è possibile essere competitivi nel mercato attuale e futuro. La sfida degli studi dei commercialisti, e dei professionisti in generale, sarà nei prossimi anni proprio quella di migliorare nell’organizzazione interna, nell’utilizzo degli strumenti informatici e nella promozione dei propri servizi, per relazionarsi positivamente con tutti gli attori dell’attività professionale e per competere in modo responsabile in un mercato sempre più veloce e globale.94 Nello scenario attuale, i commercialisti devono affrontare ogni giorno le stesse problematiche delle aziende loro clienti: anche se fondamentale rimane la loro conoscenza, la loro prestazione intellettuale e la loro capacità professionale, sempre più spazio occupano le tematiche dell’organizzazione e del marketing all’interno degli studi. È sentita quindi la necessità di adottare strumenti per fidelizzare la clientela, per pianificare l’attività di acquisizione dei clienti e soprattutto per comunicare l’attività svolta. Un’attività ritenuta interessante da dedicare a clienti attuali ma soprattutto a quelli potenziali, è l’organizzazione di seminari su piccola 93 PICCHI G., PAVONE S., Marketing e management per commercialisti, Egea, 2010. 94 CNDCEC, Organizzazione e Marketing per lo studio del Commercialista, 2010. - 107 - scala che dimostrano le capacità organizzative dello studio e la volontà di investire in una relazione allo stesso tempo professionale e personale. La redazione di articoli su riviste di settore dei clienti potenziali costituisce un altro strumento di marketing a disposizione del commercialista che voglia dimostrare le proprie conoscenze ed accreditarsi come profondo conoscitore di particolari tematiche nel mondo imprenditoriale. Tra gli strumenti più tradizionali, anche le newsletter permettono di dimostrare le competenze del professionista ma è necessaria un’efficace differenziazione rispetto ai contenuti ed alle modalità di erogazione previsti dai concorrenti se si vuole destare un certo interesse. Le presentazioni degli studi sotto forma di brochure sono importanti purché coerenti con la corporate identity scelta dallo studio e forniscano esempi chiari e reali dei servizi offerti. Il Codice Deontologico della professione di Dottore Commercialista ed Esperto Contabile approvato dal Consiglio Nazionale nel 2008 prevede che la pubblicità informativa possa essere svolta con qualunque mezzo, con l’unico limite che sia i mezzi che i contenuti debbano ispirarsi al buon gusto e all’immagine della professione. La pubblicità informativa indicata nel Codice Deontologico consiste nella comunicazione al pubblico di informazioni aventi per oggetto l’attività professionale, le specializzazioni, i titoli professionali posseduti, la struttura dello studio, i compensi delle prestazioni attraverso inserzioni pubblicate su quotidiani e periodici, con pagine pubblicitarie su Internet, con opuscoli, stampati e con tutte le altre modalità che sono in genere consentite dalla legge nell’esercizio di attività economiche. Per quanto riguarda l’utilizzo dei social network nell’ambito dell’attività del commercialista, va detto che c’è un crescente interesse intorno a questo strumento che, se gestito correttamente, può aiutare a promuovere lo studio e a rafforzare una reputazione anche “virtuale”. - 108 - La presenza sul web dello studio commerciale è un’importante strumento di marketing specialmente se utilizzato in modo integrato tra informazione e servizio. In particolare, per quest’ultimo aspetto il sito può sostituire alcune operazioni svolte all’interno dello studio riducendo così i tempi di attesa. La qualità dei contenuti è il fattore vincente di qualunque progetto di comunicazione su web e da essa dipende la facilità con cui il sito è raggiunto tramite i motori di ricerca. Per quanto riguarda questa ricerca, è stato preso in esame il caso dello Studio Panato, studio professionale di consulenza societaria e tributaria di Milano. Oltre a diversi blog, lo studio ha un sito ben posizionato nei motori di ricerca: www.studiopanato.it. La presenza su internet ha generato nel tempo varie opportunità, dalla pubblicazione di articoli e libri, alle docenze presso ordini professionali e scuole di alta formazione. Relatore a diversi convegni, il dottor Panato è anche docente della Scuola di Alta Formazione nata dalla collaborazione tra la Fondazione Dottori Commercialisti di Milano e l’Università Bocconi. - 109 - Nel 2008 viene pubblicato il libro “Perizie di stima”, il cui obiettivo iniziale era di raccogliere le best practice dello studio e riordinare l’esperienza maturata in materia. Nel 2009, grazie ai buoni risultati di vendita, esce la seconda edizione, riveduta ed ampliata fino a divenire un manuale. Secondo l’opinione di Andrea Panato, anche i social network sono utili innanzitutto come strumenti di formazione con tanti modi per approfondire le proprie competenze. - 110 - Facebook, il social network più diffuso, è anche quello meno utilizzato dallo Studio Panato. La pagina relativa al libro “ Le perizie di stima” ha superato i duecentottanta fan: alcuni di loro hanno utilizzato il libro e la pagina Facebook per preparare la tesi o chiedere consigli. Twitter è il social network più vicino alla realtà professionale, sintetico e che ha consentito a Panato di tenere contatti con professori universitari che commentano le ultime novità in tempo reale. Lo studio è presente anche su Linkedin che è il più grande network di professionisti, utilizzato per pubblicizzare il proprio curriculum e, secondo Panato, « per ricordarsi di costruire la propria carriera ». Importante, secondo lui, è distinguere la parte personale da quella professionale per non rischiare di perdere autorevolezza e reputazione; inoltre è convinto che non sia conveniente parlare di politica ed essendo una piazza virtuale, ritiene che sia bene avere intorno a sé un gruppo di “amici” che garantiscono per te e che rafforzano la tua autorevolezza. All’inizio di ogni anno viene svolta un’attività di pianificazione per studiare nuovi servizi da offrire. La crisi dell’attività tradizionale, la contabilità, è stata superata dedicando risorse e tempo all’approfondimento e studio di tematiche come le valutazioni di azienda, le operazioni straordinarie, i concordati preventivi. La pubblicazione del libro ed i convegni svolti in tutta Italia su varie tematiche, sono importanti strumenti di marketing che danno un ritorno in termini di accresciuta professionalità. Nel prossimo futuro sono in programma la nuova edizione del libro sulle perizie di stima, un convegno a Venezia sul concordato preventivo con un collega conosciuto on line e lezioni alla scuola per amministratori pubblici. Il network professionale creato intorno allo studio, rappresenta un gruppo di professionisti con cui Panato collabora da oltre dieci anni, avvocati, notai, commercialisti: questo è un elemento fondamentale dello - 111 - studio e della sua filosofia e col tempo ne è divenuto l’aspetto innovativo, quello che lo caratterizza rispetto ad altre realtà italiane. La creazione di partnership tra loro collegate in una rete consente di acquisire quelle conoscenze indispensabili per competere in un ambiente in rapida trasformazione e per supportare il cliente nelle sue iniziative imprenditoriali. I libri, le lezioni all’Università, i convegni ma soprattutto la presenza on line hanno aiutato a rafforzare il brand; l’attività di docente e la comunicazione on line sono importanti anche per il recruiting. Il sito è servito per chiarire gli obiettivi ed il posizionamento dello studio, per aumentare la reputazione e per definire un’area di specializzazione. La visione di Panato sulla presenza on line è racchiusa in questa frase: «non siamo su internet per cercare nuovi clienti ma per creare relazioni». Il dottor Panato gestisce quattro blog: Postilla, caratterizzato da un dialogo con professionisti e professori universitari, Riflessioni di un commercialista, blog più informale dove si discute delle strategie delle Pmi per alimentare il dialogo tra lo studio e le imprese, Perizie di stima, seguito dai lettori del libro e tesisti ed infine Newsletter, blog di aggiornamento letto da imprenditori e professionisti dove la relazione è più passiva. La brochure istituzionale dello studio, che può essere scaricata anche dal sito, è sviluppata in sedici pagine dove vengono descritte la mission, le aree di intervento, i servizi per i privati, l’approccio dello studio alle richieste del mercato, il gruppo di studio interprofessionale, la localizzazione dello studio con relativa piantina. - 112 - L’altra esperienza presa in esame per questa ricerca, riguarda lo studio commerciale della dottoressa Elena Trombetta di Como, fino a poco tempo fa presidente della commissione normativa ed adempimenti tecnologici del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili. Nel corso del 2007, in un momento in cui anche i canali di stampa e telegiornali cominciano a parlare di blog, di rete, di web 2.0 e vengono pubblicati i primi libri di ricerca e di studio sulla materia, Elena Trombetta decide di aprire due blog, di cui uno riservato alla professione, ed uno utilizzato come un diario. Fin dall’inizio ha avuto ben chiara la necessità di tenere distinte l’immagine personale da quella professionale. Il titolo del blog professionale, tax-appeal, nasce dalla volontà di trovare qualcosa che la identificasse come professionista e nello stesso tempo come donna, ironico ma che richiamasse l’attività di commercialista. Nel rispetto anche delle norme deontologiche che regolano i rapporti tra colleghi, la dottoressa Trombetta si è sempre astenuta dal fornire consulenze professionali su questioni personali che peraltro con questa - 113 - modalità difficilmente vengono retribuite, ma si è limitata a rispondere ai commenti pubblici lasciati sul blog. La possibilità di verificare il successo di un argomento o del blog stesso è dato da strumenti di controllo statistico che indicano in modo aggregato il numero delle visite, la provenienza, le parole chiave più ricercate, i post più letti, oltre a dati tecnici, il tutto suddiviso per giorno, mese, anno e complessivo. L’immagine che segue riguarda l’andamento del blog dal maggio 2009 ad oggi: Negli ultimi mesi è diminuita la sua attenzione verso il blog a vantaggio di altri strumenti in rete che rispecchiano maggiormente la sua visione dell’aggiornamento professionale e dell’interazione con colleghi, clienti e pubblico. Ha spostato decisamente la propria visibilità su Facebook dove, di fatto, si sta concentrando l’attenzione un po’ di tutti, creando una pagina fan dello studio che viene aggiornata due volte alla settimana con link recuperati da siti di quotidiani specialistici come Il Sole 24Ore, - 114 - oppure da siti creati appositamente per l’aggiornamento professionale, oppure ancora dai siti istituzionali come Inps e Agenzia delle Entrate. Attualmente la pagina fan di facebook conta oltre 260 persone che seguono e che, spesso, commentano le notizie pubblicate. La presenza in rete della dottoressa Trombetta, oltre a Twitter ed a blog personali, da un punto di vista professionale è anche su Linkedin, di fatto l’unico vero social network professionale. Anche l’utilizzo di questo strumento si è però molto ridotto negli ultimi periodi e, in realtà, rappresenta il proprio curriculum professionale a cui si accede tramite il sito web di studio, ovvero www.elenatrombetta.it. L’esigenza di avere un sito statico è nata per disporre di una sorta di biglietto da visita in rete, un punto fisso su cui trovare le informazioni minimali relative alla propria attività. Esso rappresenta un punto di riferimento che riguarda la professione, fornisce i dati identificativi principali e la tipologia di servizi offerti ed è integrato con gli strumenti 2.0 presenti sul mercato per le parti che potevano variare con più facilità: - 115 - per il curriculum, come detto, c’è il collegamento a Linkedin mentre per l’aggiornamento professionale è presente il collegamento al blog professionale. Il blog, poco aggiornato, non costituisce più un elemento positivo per l’immagine professionale mentre è in programma una ristrutturazione del sito che comprende una piccola parte dedicata all’identificazione fuori della professione che, secondo la dottoressa Trombetta, viene apprezzata in quanto rende una persona “completa”. Quanto al marketing di studio, non è mai stata condotta una reale e consapevole attività in tal senso: lo strumento blog prima e la pagina fan di Facebook dopo, sono considerate attività quasi di ricerca, di sperimentazione ed anche di curiosità. Pubblicare notizie ed opinioni in materia professionale ha sempre avuto il significato di condividere la conoscenza con i colleghi o con altri. Questo tipo di attività ha fatto crescere lo studio dal punto di vista dell’immagine, perché ha “costretto” a rivedere il proprio modo di presentarsi all’esterno, ai potenziali clienti, ai clienti acquisiti e ai terzi. Anche se non c’erano particolari aspettative dall’attività in rete, è stato riconosciuto che una piccola parte della clientela attuale è composta da liberi professionisti che operano in rete e che cercano un commercialista che ne conosca il funzionamento, a cui non bisogna spiegare i termini tecnici del linguaggio di chi opera e lavora nel mondo di internet. - 116 - 5.3 Marketing sanitario L’introduzione di logiche di mercato e l’avanzare di un processo di aziendalizzazione nelle strutture sanitarie attribuisce al marketing un ruolo importante per gestire con efficacia ed efficienza l’offerta e dare riscontro appropriato alla domanda di salute. C’è sempre una maggiore competizione tra strutture pubbliche e operatori privati alimentata dalla libertà di scelta della domanda nel rivolgersi all’offerta sia pubblica che privata. Gli utenti delle prestazioni sanitarie esprimono inoltre, con sempre maggior forza, l’esigenza di una maggiore informazione. Anche per i medici, complice il web, è fortemente diminuito il “monopolio dei saperi” e pertanto non possono più sfruttare questo strumento come base della professione ma devono affrontare la domanda di prestazioni con sempre maggiori specializzazioni e con un maggior orientamento al cliente-paziente. Il marketing sanitario rappresenta la variabile strategica per conoscere meglio il mercato sanitario e la concorrenza, per predisporre servizi e prestazioni sanitarie appropriate e di qualità, e per agirvi di conseguenza. Un obiettivo importante è quello di comunicare meglio alla domanda e di promuovere e pianificare di conseguenza l’offerta di servizi. La salute, che è il più grande diritto umano, nonché bene fondamentale per l’individuo e la collettività, può ottenere dal marketing un concreto contributo per migliorare la necessaria integrazione tra domanda ed offerta. 95 Grazie al marketing sanitario l’offerta dei servizi diventa maggiormente indirizzata al paziente che risulta così più informato e più sensibile alle tematiche della salute; con esso si dà all’offerta il giusto indirizzo e si sceglie una strategia che ha l’obiettivo di soddisfare gli utenti con un’offerta di qualità. 95 FOGLIO A., Il marketing sanitario. Il marketing per aziende sanitarie, ospedaliere, centri salute, ambulatori e studi medici, Franco Angeli editore, 2007. - 117 - Lo scenario attuale dell’evoluzione della professione medica si caratterizza per la ricerca di conoscenze, strumenti e metodologie e definisce la medicina come scienza multidisciplinare, polispecialistica, integrata. 96 L’attività del medico libero professionista può essere esercitata in varie modalità: studio medico singolo studio privato medico associato ambulatorio privato struttura privata non accreditata. Negli studi medici, il professionista svolge sia il ruolo di medico responsabile della salute dei suoi pazienti sia di operatore economico che in quanto tale necessita di competenze e risorse adeguate. Sono proprio il cambiamento di scenario, la maggior competizione tra soggetti pubblici e privati ed in generale la pressione delle logiche mercantilistiche che rendono il professionista sensibile alle tematiche del marketing che, come visto, non può essere considerato avulso alle libere professioni. Il professionista deve quindi imparare a comprendere non solo le necessità dei pazienti ma anche i loro bisogni in quanto individui utilizzando come strumento innovativo dello studio medico il marketing, che ben si coniuga con il principio di rispetto ed attenzione del cliente. Grazie all’utilizzo degli strumenti di marketing si può creare e trasmettere valore aggiunto nell’erogazione del servizio e comunicare efficacemente all’interno dello studio e verso i pazienti. Tutta l’attività dello studio deve essere analizzata in funzione del suo risultato finale, cioè dal punto di vista del cliente e della sua soddisfazione. 96 SAPEREPERFARE.IT, Marketing nello studio odontoiatrico, 2005. - 118 - I collaboratori dei medici, ad esempio gli assistenti di studio, rappresentano spesso il primo punto di contatto con il paziente e conseguentemente trasmettono l’immagine dello studio: l’assistente dovrà comunicare i vantaggi delle prestazioni richieste al cliente in modo chiaro ed efficace ed il paziente deve essere al centro dell’attenzione in ogni fase, non solo per le cure erogate. La qualità e la professionalità delle prestazioni sono date quasi per scontate, la difficoltà sta nel comunicarle efficacemente all’esterno. Oltre alla qualità della prestazione, il paziente ricerca nel medico attenzione, sensibilità, capacità di ascolto, riservatezza, umanità, onestà. Il medico che mostra disponibilità ma che sa anche informare e comunicare, ottiene una customer satisfaction che è alla base del processo di fidelizzazione del paziente. Complici la sfavorevole congiuntura economica, i comportamenti di acquisto dei nuovi pazienti e la sempre maggior concorrenza e competizione, si sta insinuando tra vari studi medici la temuta sindrome della “poltrona vuota”. In questo contesto il marketing può consentire di affrontare con un nuovo approccio il mercato garantendo, peraltro, un afflusso di nuovi pazienti. L’offerta sanitaria è sempre più condizionata dalle tecnologie che influiscono positivamente sulle prestazioni sanitarie e sull’attività gestionale ed organizzativa che sta dietro l’offerta sanitaria stessa. Per raggiungere la domanda si possono utilizzare idonei strumenti di comunicazione e promozione. Grazie alla comunicazione il cittadino, utente di servizi sanitari, vede soddisfatte, almeno in gran parte, le proprie richieste di informazione rispetto alle tematiche della salute. L’utilizzo dei mezzi tradizionali di comunicazione e l’interesse sempre maggiore mostrato anche dagli studi medici verso gli strumenti interattivi come internet, posta elettronica e consulenze in videoconferenza, consentono di interagire con dei clienti-pazienti più informati e - 119 - sostanzialmente più soddisfatti della prestazione nel suo complesso e quindi attori di un passaparola molto positivo. Oggi, il professionista consapevole dei mutamenti in atto pensa agli strumenti di comunicazione, in particolare internet ed il web, come ad elementi che favoriscono l’avvicinamento dell’offerta di prestazioni sanitarie al cittadino-paziente. L’ambiente in cui opera il professionista medico è altamente competitivo se pensiamo che, oltre alla concorrenza degli studi medici professionali, sul mercato dei servizi sanitari troviamo strutture pubbliche, private o accreditate che con la loro offerta si rivolgono agli stessi cittadini-utenti. Questo sistema misto genera appunto una forte competizione che ha tendenzialmente il vantaggio di migliorare la qualità delle prestazioni ed aumentare la soddisfazione delle cure. E’ proprio il diritto di libera scelta del cittadino a far sì che le strutture sanitarie ed ospedaliere siano in competizione ricercando razionalità, imprenditorialità, management, professionalità e competenza del personale, continuo miglioramento della qualità delle prestazioni, delle modalità di erogazione e dell’efficienza; è evidente che questi aspetti, per chi li ha, diventano strategici fattori competitivi per vincere la sfida concorrenziale, per attrarre l’utenza e soddisfarla.97 La competizione tra le varie organizzazioni e gli studi medici non avviene sul prezzo, variabile poco sensibile in ambito sanitario. Le varie strutture, e quindi anche gli studi medici professionali, sono chiamati ad uno sforzo per recuperare qualità ed efficienza ed attrarre il cittadino-paziente riuscendo quindi a rimanere sul mercato. Il professionista per vincere queste sfide deve sfruttare la differenziazione del servizio, deve puntare sulla qualità del servizio offerto, sull’immagine, sulla superiorità tecnologica, deve proporre un 97 FOGLIO A., Il marketing sanitario. Il marketing per aziende sanitarie, ospedaliere, centri salute, ambulatori e studi medici, Franco Angeli editore, 2007. - 120 - migliore servizio di accoglienza. Valide strategie di marketing unitamente insieme all’analisi del mercato di riferimento e dei targetobiettivo possono contribuire al raggiungimento di un vantaggio competitivo. Anche nel marketing sanitario si è manifestata l’esigenza di orientarsi al mercato, ovvero ai pazienti per anticiparne i bisogni e soddisfarne le attese. Lo studio medico che accetta questa logica tende all’efficienza e per soddisfare i clienti, è consapevole di dover disporre dei servizi più appropriati, delle tecnologie migliori, di un personale preparato e degli strumenti manageriali più consoni all’ambiente sanitario. Il Codice di Deontologia Medica approvato dalla Federazione Nazionale degli Ordini impone, per i medici iscritti all'Ordine, regole di autodisciplina che riguardano anche la pubblicità dell’informazione sanitaria. In particolar modo sono state emanate specifiche linee guida riferite a qualsiasi forma di pubblicità dell’informazione. Per quanto riguarda l’informazione tramite siti internet, si prevede che essa dovrà contenere, fra l’altro, l’Ordine professionale presso cui il professionista è iscritto ed il numero di iscrizione, gli estremi della laurea e dell’abilitazione e l’Università che li ha rilasciati. Il sito web non deve ospitare spazi pubblicitari o link riferibili ad attività pubblicitarie di aziende farmaceutiche o tecnologiche operanti in campo sanitario. L’utilizzo della posta elettronica nei rapporti con i pazienti è consentito purché vengano rispettati tutti i criteri di riservatezza dei dati dei pazienti cui si riferiscono ed in particolare ogni messaggio deve contenere l’avvertimento che la visita medica rappresenta il solo strumento diagnostico per un efficace trattamento terapeutico e che i consigli forniti via e-mail vanno intesi esclusivamente come meri suggerimenti di comportamento. Inoltre, viene disposto il divieto di comunicare a terzi e diffondere l’indirizzo di posta elettronica dei pazienti, in particolare per usi pubblicitari o per piani di marketing clinici. - 121 - L’Ordine dei Medici della provincia di Massa Carrara, ad esempio, ha redatto delle linee di indirizzo ancora più puntuali dove vengono fissate le caratteristiche tecniche delle targhe degli studi professionali, delle inserzioni sugli elenchi telefonici o elenchi generali di categoria e sui giornali quotidiani e periodici, dei volantini informativi e depliants pubblicitari. Ad esempio, per questi ultimi viene previsto che la veste grafica del volantino o del depliant non utilizzi simboli, colori e caratteri tipografici di richiamo spiccatamente promozionale. L'offerta sanitaria 98 98 FOGLIO A., Il marketing sanitario. Il marketing per aziende sanitarie, ospedaliere, centri salute, ambulatori e studi medici, Franco Angeli editore, 2007. - 122 - L’offerta sanitaria è complessa ed è sottoposta quotidianamente a rischi ed incertezze: il marketing sanitario può contribuire a far meglio incontrare una domanda di salute che chiede organizzazione con un’offerta che sia frutto di competenza, conoscenza e professionalità. Gli studi medici fanno parte dell’offerta privata di salute a cui generalmente il paziente che ha disponibilità finanziarie ricorre per la validità dei professionisti, per superare i ritardi delle strutture pubbliche nell’erogare la prestazione e perché influenzato dal passaparola di parenti e conoscenti. Lo studio medico opera generalmente in un ambito specialistico ( prestazioni di dermatologi, cardiologi, oculisti, ortopedici ecc.) e contribuisce a rendere l’offerta più adeguata alle esigenze di salute della popolazione. La domanda di salute è quasi sempre intermediata dal medico di base che indirizza il paziente verso le prestazioni più idonee e verso i medici specialisti. Il marketing sanitario, secondo Antonio Foglio, docente di marketing internazionale, è la gestione ottimale dell’incontro tra offerta e domanda di salute, tra struttura sanitaria con relativo servizio offerto e paziente/utente destinatario dell’offerta. Lo scopo del marketing sanitario non è quello di vendere di più ma di consentire allo studio medico di gestire con efficacia le relazioni con i clienti-pazienti e di mettere a disposizione strategie con cui raggiungerli ed influenzarli. Il marketing sanitario svolge una serie di funzioni per favorire l’incontro tra l’offerta e la domanda di salute. - 123 - Le funzioni del marketing sanitario 99 In particolare, con la funzione di attrazione il marketing si doterà di vantaggi competitivi come personale specializzato, dotazione tecnologica, struttura efficiente ed organizzata con cui attrarre i clienti; con la persuasione il marketing sfrutta i mezzi di comunicazione per far giungere al paziente il necessario supporto informativo per poi svolgere un’azione persuasiva ed ottenere riscontro e consenso. Nell’ambito del marketing sanitario assume particolare rilievo il web marketing: esso rappresenta la branca delle attività di marketing che sfrutta il canale online per studiare il mercato e sviluppare relazioni tramite il web. Le attività di web marketing si traducono nella maggior 99 FOGLIO A., Il marketing sanitario. Il marketing per aziende sanitarie, ospedaliere, centri salute, ambulatori e studi medici, Franco Angeli editore, 2007. - 124 - parte dei casi nella realizzazione di un sito internet e nella sua promozione al fine di attirare visitatori. Ci sono servizi che il medico può offrire on line, ad esempio possono essere erogati on line informazioni, certificati, consulenze, prenotazioni di appuntamenti, consegne di risultati di analisi: in tutti questi casi il paziente ha il vantaggio di non doversi spostare. Tra gli strumenti più importanti che consentono di ottimizzare l’azione del web marketing troviamo le mailing list e i newsgroup o gruppi di discussione: si tratta di spazi virtuali in cui i partecipanti, dopo essersi iscritti, ricevono e/o si scambiano notizie sui temi trattati. Nascono così delle comunità virtuali che possono generare un passaparola che ha effetti nell’ambiente reale. Il sito web, oltreché essere utile strumento nel processo di erogazione di alcuni servizi e prestazioni, rappresenta l’immagine moderna dello studio medico. Ci sono elementi intangibili che riguardano le qualità professionali, caratteriali ed umane che il medico deve esprimere nel rapporto diretto con il paziente/cliente. Inoltre importante per il medico è valorizzare gli elementi tangibili che qualificandola, valorizzandola fanno da contorno alla sua prestazione contribuendo a determinare la valutazione finale del paziente. Il professionista deve rivolgere la propria attenzione, oltre che all’esterno, alle procedure ed ai comportamenti della struttura interna: è importante valorizzare la fase dell’accoglienza ed in questo contesto ha rilievo la localizzazione dello studio in un adeguato “immobile” con un arredamento consono, dove sia garantito un parcheggio ed un’eventuale riservatezza di accesso o di uscita. Per quanto riguarda i tempi di attesa negli studi medici più apprezzati sono generalmente minimi e quasi sempre coincidenti con l’orario di appuntamento fissato e, anche se di - 125 - pochi minuti, l’attesa deve svolgersi in un ambiente che sia congruo con le aspettative e le abitudini dei pazienti. Altro elemento tangibile è l’informazione, pre e post prestazione che deve essere adeguata, efficace, chiara. Il caso esaminato in questa ricerca è quello del Dott. Umberto Benelli, medico oculista, docente di oftalmologia presso l’Università degli Studi di Pisa. Tra il 1994 e il 1995 ha trascorso un anno di studio negli Stati Uniti: mentre in Italia il web era sconosciuto, negli USA invece cominciava a prendere piede. Imparando da autodidatta il linguaggio HTML, ha realizzato la Clinica Oculistica Virtuale, il primo sito web dedicato in Italia all’oculistica, che suscitò l’interesse di alcuni giornali dell’epoca, fra cui Panorama e Le Scienze, che pubblicarono alcuni articoli sull’argomento. Nel 1995 insieme ad un amico ha creato la Internet Ophthalmology Society che organizzò il primo congresso mondiale online di oftalmologia: per quindici giorni sono stati pubblicati i lavori di specialisti di fama internazionale e sono state organizzate chat con i più importanti oculisti mondiali. Collegato al sito della Clinica Oculistica Virtuale c’è il sito www.eyeatlas.com che in pratica è un database di immagini di oftalmologia a disposizione di medici oculisti, studenti e pazienti in cerca di informazioni. L’innovazione tecnologica ha dato un vantaggio competitivo allo studio: il sito web ha rafforzato l’immagine dello studio medico grazie all’accuratezza dei contenuti che riguardano le varie patologie cliniche degli occhi, numerosi sono i pazienti che prenotano visite tramite e-mail, sms, vengono utilizzate cartelle e ricette computerizzate che riportano il logo dello studio oculistico. Inoltre i pazienti giudicano positivamente l’invio di referti e scansioni di esami tramite mail così come la velocizzazione della stampa delle ricette. A questo proposito appare interessante la riflessione fornita dal dottor Benelli circa il fatto che nel corso degli anni ha “conquistato” molti medici di base ed ottici proprio - 126 - perché hanno apprezzato l’invio di lettere o ricette scritte al computer, facilmente leggibili e con impresso il logo dello studio, che viene stampato su tutto il materiale cartaceo distribuito ai pazienti. È stato calcolato che circa un 5%-10% delle visite, soprattutto quelle extraregione, arrivano in studio grazie al web. Minore interesse hanno avuto invece i forum realizzati nel corso degli anni perché solitamente viene preferito l’utilizzo della mail in quanto anche se coperti da anonimato, molti pazienti non vogliono raccontare in pubblico i propri problemi di salute. Le consulenze tramite web sono state negli anni abbandonate dal dottor Benelli in considerazione dell’alto numero di richieste via mail ricevute, dalle trenta alle quaranta al giorno, in cui le persone approfittavano della gratuità delle informazioni fornite per mettere alla prova il medico tanto più che spesso le stesse domande venivano formulate a diversi oculisti in contemporanea. Il limite principale comunque è rappresentato dal fatto che non potendo la risposta sostituire la visita, i consigli forniti sono abbastanza generici. Come si evince dalla home page del sito, la Clinica Oculistica Virtuale rappresenta il primo esempio di interattività in Oftalmologia comparso sul web nel lontano 1995. Lo scopo è quello di fornire informazioni utili di carattere generale in un linguaggio semplice e comprensibile a tutti; viene anche specificato, ovviamente, che non possono essere fatte diagnosi e terapie a distanza. Importanti strumenti di marketing sono inoltre gli eventi, le conferenze ed i seminari: in particolare l’attività di formazione agli ottici ha contribuito negli anni al successo dello studio grazie ai molti pazienti inviati proprio da loro. Il paziente trova in studio un clima di attenzione a lui dedicata fin dalle cose più semplici: possibilità di pagamenti mediante Pos, tariffario pubblico e Wi-Fi in sala d’aspetto, brochure informative e il quotidiano del giorno sempre disponibile sul tavolo. Il dottor Benelli - 127 - sottolinea però quanto sia fondamentale la puntualità degli appuntamenti, come anche il rispetto e l’attenzione reale al cliente-paziente. Sito web www.oculistica.info e logo Wi-Fi Sito web www.eyeatlas.com - 128 - Vediamo di seguito la copertina di una cartellina al cui interno vengono inseriti alcuni esami diagnostici dei pazienti con impresso il logo dello studio. - 129 - Secondo una recente ricerca della Fondazione AIOM, circa l’80% degli italiani che utilizzano la rete ha navigato negli ultimi mesi per cercare informazioni sulla propria salute o su quella di parenti e amici. Di questi, la maggioranza è nella fascia d’età compresa tra i 25 e 49 anni ed ha una scolarizzazione medio - elevata. Gli italiani si rivolgono alla rete molto più di quanto non si faccia con il medico (54%) o il farmacista (53%), gli amici o la famiglia (34%). La ricerca americana Icrossing del 2008, stabiliva che circa il 60% degli adulti intervistati dichiarava di utilizzare il web come principale fonte di ricerca per argomenti inerenti alla salute ed il benessere. È chiaro come sempre più spesso le persone utilizzano Internet quale canale privilegiato per ricercare informazioni e per contattare professionisti, e quindi preferiscono interagire con referenti in grado di garantire qualità del servizio e una chiara comunicazione; il cliente è più critico e consapevole, è più attivo nella ricerca di servizi utili a soddisfare i suoi bisogni ma è anche meno fedele. In questo scenario il professionista deve avere un approccio al marketing che coinvolga il cliente in una relazione privilegiata e di qualità e l’utilizzo di Internet può rappresentare uno dei canali privilegiati per promuovere l’attività. Per stabilire contatti con potenziali clienti e comunicare l’attività svolta, il sito deve contenere i riferimenti e tutti i contenuti che evidenzino la professionalità. I contenuti non devono utilizzare un linguaggio tecnico ed elitario ma devono essere comprensibili ed interessanti per l’utente finale al quale il professionista si indirizza. Per suscitare interesse gli articoli devono subito centrare il tema nel suo fulcro in quanto, nel linguaggio di internet, i preamboli sono inadatti. I contenuti possono essere strutturati in funzione di un servizio finale che corrisponde con l’attività specifica esercitata dal professionista. - 130 - Il sito web è uno strumento strategico di contatto con tutti gli interlocutori dello studio sia per le informazioni che può dare, sia per l’azione che può svolgere. - 131 - Capitolo VI – Conclusioni Il presente lavoro di tesi ha cercato di mettere in luce come, in un contesto iper-competitivo quale quello l’attuale, il professionista debba interessarsi al marketing ed alla comunicazione per raggiungere il successo e, in alcuni casi, per garantirsi la sopravvivenza. La competitività del mercato da un lato e la crisi del sistema ordinistico dall’altro, impongono infatti la necessità di gestire strategicamente la propria comunicazione e di costruire un’identità dello Studio che sia coerente con i valori e gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Attualmente, non sembra ancora molto chiaro come il marketing vada applicato concretamente negli studi anche se ci sono diverse realtà che, sfruttando sin dall’inizio le timide aperture delle liberalizzazioni delle professioni, hanno cambiato il modo di comunicare degli studi ed ancor più profondamente le modalità di erogazione dei servizi abbandonando, ad esempio, la forma dello studio tradizionale e preferendo aprire un “negozio”. È importante adattare il mix di strumenti a disposizione alle specificità delle singole realtà professionali, adeguandolo ai mutamenti dell’ambiente di riferimento. Le attività di marketing svolte vanno anche verificate per misurare l’efficienza e l’efficacia in concomitanza con la valutazione della customer satisfaction che potrà evidenziare i punti di forza e di debolezza del servizio prestato e complessivamente dello studio. Dalla ricerca effettuata, emerge che le attività di marketing debbano essere svolte con continuità e possibilmente da esperti del settore, ed inoltre tutta l’organizzazione ne deve essere coinvolta, pena l’insuccesso dell’azione. Il cliente che si rivolge agli studi professionali, dando per scontato il contenuto tecnico ineccepibile della prestazione, chiede modalità di accesso alle informazioni richieste - 132 - più veloci, servizi diversi maggiormente integrati tra loro, capacità di ascolto e di materializzazione della prestazione, per sua natura intangibile. Preso atto dell’importanza sempre maggiore delle relazioni che sono al centro della prestazione ed elemento fondamentale della soddisfazione e della fidelizzazione della clientela, il professionista deve sforzarsi di conoscere e comprendere meglio le reali esigenze del cliente, sia esso attuale o potenziale, personalizzando, nei limiti del possibile, l’offerta dei servizi, anticipando le sue esigenze e presentandogli le nuove opportunità che via via si presentano. Il professionista deve organizzarsi e pianificare il lavoro per sviluppare positivamente nuove relazioni e gestire le informazioni sui clienti in proprio possesso con il fine di creare profili diversi a cui rivolgere le proprie attività di promozione e comunicazione. Anche gli organismi rappresentativi delle varie categorie professionali devono avere un ruolo propositivo nella gestione dell’immagine e della comunicazione dei propri aderenti. Infine, per quanto riguarda l’utilizzo dei moderni strumenti di marketing legati al mondo di internet, in generale, anche se non sempre rilasciano risultati immediati e tangibili, se ben gestiti consentono comunque di sperimentare nuovi contenuti e nuove forme di relazione, facilitando contemporaneamente una rivisitazione positiva della propria immagine. - 133 - UNIVERSITÀ DEGLI STUDI GUGLIELMO MARCONI BIBLIOGRAFIA AA. VV., Gli studi professionali. Organizzazione, gestione e controllo, Napoli, Sistemi Editoriali, 2002. AA.VV., Professionista24 Gestire e organizzare lo studio professionale, Milano, Il Sole 24 ore, 2009. AA. VV., Dyadic Business Relationships within a Business Network Context, Journal of Marketing, 1994. AA. VV., Caratterizzare l’immagine di una intera categoria professionale, 10° Meeting Nazionale Acef “Evoluzione dei servizi professionali della consulenza”, Bologna, 2010. 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