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STUDIA
ASIANA
7
ISBN 978-88-89670-55-2
STUDI ITALIANI DI METROLOGIA ED ECONOMIA DEL VICINO ORIENTE ANTICO
STUDIA ASIANA - 7
STUDI ITALIANI DI METROLOGIA ED ECONOMIA
DEL VICINO ORIENTE ANTICO
DEDICATI A NICOLA PARISE
IN OCCASIONE DEL SUO SETTANTESIMO COMPLEANNO
a cura di
ENRICO ASCALONE - LUCA PEYRONEL
Herder
Roma 2011
Herder
Roma
€ 35,00
2011
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STUDIA ASIANA - 7
STUDI ITALIANI DI METROLOGIA ED ECONOMIA
DEL VICINO ORIENTE ANTICO
DEDICATI A NICOLA PARISE
IN OCCASIONE DEL SUO SETTANTESIMO COMPLEANNO
a cura di
ENRICO ASCALONE - LUCA PEYRONEL
Herder
Roma 2011
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Studia Asiana - 7
Serie diretta da
Alfonso Archi - Onofrio Carruba
Franca Pecchioli Daddi
Redazione: Licia Romano, Agnese Vacca
In copertina: Stele di Maraş. Disegno di Licia Romano
© 2011 HERDER EDITRICE E LIBRERIA
00186 Roma - Piazza Montecitorio 120
Tel. 06/679.46.28 - 679.53.04 - Fax 06/678.47.51
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SOMMARIO
A. Archi
Presentazione
IX
G. Bartoloni
A Nicola Parise
XI
M.E. Alberti
La levantinizzazione dei sistemi ponderali nell’Egeo dell’età del Bronzo
1
A. Archi
Gifts at Ebla
43
E. Ascalone
Mina e doppia mina a Susa. La mina di ca. 564 g
e i rapporti di cambio con le unità occidentali
57
E. Ascalone, L. Peyronel
Un peso ad anatra in agata dall’area del Tempio della Roccia
(HH) a Tell Mardikh-Ebla, Siria
65
M.G. Biga
La lana nei testi degli Archivi Reali di Ebla
(Siria, XXIV sec. a.C.): alcune osservazioni
77
M. Liverani
Accumulazione e circolazione. Ideali di comportamento economico
nell’antico Oriente
93
L. Peyronel
Mašqaltum kittum. Questioni di equilibrio: bilance e sistemi
di pesatura nell’Oriente antico
105
F. Pomponio, G. Visicato
I mezzi di pagamento nei contratti di Fara
e il loro rapporto con il funzionario-bala
163
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PRESENTAZIONE
Nicola Parise mantiene viva, rinnovandola, quella tradizione di studi di metrologia rivolti
all’area mediterranea che è stata inaugurata in Italia da Angelo Segré e proseguita da Luisa
Breglia, della quale Parise è scolaro.
L’ambito di studio che egli predilige sono gli antefatti che hanno portato alla nascita della
moneta. Ciò lo induce a sottoporre ad un esame attento i segni premonetari, seguendo la
lezione di un maestro, a lui caro, come Louis Gernet. Per questo Parise ha scelto di porre in
epigrafe alla sua raccolta: Pesi e misure nel Mediterraneo orientale prima della moneta
(Edizioni Nuova Cultura, Roma 2009) il seguente passo di Erodoto (III, 89, 2; 95, 1):
A coloro che versavano argento fu ordinato che pagassero a peso del talento
babilonese; a quelli che versavano oro, a peso del talento euboico: il talento
babilonese vale quanto 70 mine d’Eubea.
L’argento che si versava in talenti babilonesi, ragguagliato al talento d’Eubea,
dà la cifra di 9.540 talenti; d’altra parte, calcolando il peso dell’oro come 13
volte superiore a quello dell’argento, si trova che il valore della polvere d’oro è
di 4.680 talenti euboici.
Individuare i regolamenti degli scambi necessita il riconoscere le unità ponderali che
stanno alla base dei sistemi in uso. Come per i suoi predecessori italiani, il punto di partenza
dell’indagine di Parise (il quale si è affacciato agli studi negli anni nei quali l’Italia inziava
appena a prender parte direttamente alla ricerca sul campo nel Vicino Oriente) erano i
materiali di Creta, le isole egee e Cirene. Partendo da una valutazione dei sistemi ponderali
di Creta micenea e minoica, egli è – per così dire – approdato sulla costa palestinese. Di poco
dopo è il suo saggio fondamentale: ‘Per uno studio del sistema ponderale ugaritico’,
Dialoghi di archeologia IV-V, 1970-71, pp. 3-36). Il compito che egli si poneva era così
fissato: ‘Si tratta ... di distinguere gli elementi sicuri, che si possono distinguere, e di tenersi
a questi, nel tentativo d’intendere il significato storicamente autentico dei pesi attestati,
abbandonando il terreno d’inquadramenti teorici privi di concretezza e rinunziando a calcoli
sostanzialmente arbitrari di valori astratti: secondo l’espressione di W. Kula, compito
dell’indagine metrologica, infatti, non è tanto la conversione delle misure in esame da un
sistema all’altro, quanto (e di più) la comprensione della realtà politica ed economica, alla
quale esse sono, di volta in volta, coerenti’. Parise riconosceva come l’unità di 470 g., che
era la mina in uso a Ugarit (attestata per il XIV e XIII sec.), costituisse il punto d’incontro
della serie di pesi in uso nella Siria settentrionale e di quella anatolica attestata dai testi ittiti.
Non solo, ma indicava come l’identità del siclo ugaritico e della qdt egiziana, di 9,40 g., la
quale costituiva il piede su cui era tagliata una serie per multipli di 2 e 5, accanto al fatto che
la mina ugaritica era tagliata in 50 sicli, facilitava i rapporti di scambio con l’area egiziana.
Circa un decennio più tardi, una serie di pesi rinvenuta a Ebla, combinata con i dati
testuali, mostrava come la mina di 470 g. fosse in uso nella Siria settentrionale almeno dalla
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A. Archi
metà del III millennio e come essa fosse tagliata in 60 sicli di 7,75, il piede che, a partire da
quando si diffonde nel I millennio, può a buon diritto essere detto ‘fenicio’.
È un peccato che l’analisi dei diversi sistemi ponderali dell’area occidentale alla
Mesopotamia, e gli agganci tra i diversi sistemi in funzione nelle operazioni di traffico, così
acutamente individuati da Parise, non abbia trovato una eco (a causa dell’apparizione di
questo scritto in una rivista troppo lontana dagli interessi orientalistici della tradizione
anglosassone) nella (per il resto) eccellente voce ‘Maße und Gewichte’, Reallexikon der
Assyriologie und Vorderasiatischen Archäologie VII, Walter de Gruyter, Berlin - New York
1987-1990, pp. 457-517, composta da M. A. Powell.
Per una sua dote, invece, Parise non ha avuto continuatori tra gli studiosi della sua stessa
lingua (ma certamente diversi estimatori): la capacità di esprimersi con straordinaria brevità
oltre che precisione. Questo è un modo di porsi al quale non ha mai voluto rinunciare pur
rendendosi conto di rappresentare un’anomalia.
Chi ha frequentato Parise, sa bene l’importante funzione di raccordo da lui svolta tra
occidentalisti e orientalisti, a partire dalle discussioni promosse negli anni più felici della
rivista Dialoghi di Archeologia, già nella seconda metà degli anni ‘60, con il suggerire agli
uni spunti teorici e dati elaborati dagli altri.
Per tutto questo, nei suoi anni di insegnamento, Parise è stato tra quegli studiosi che
hanno caratterizzato lo studio dell’Antichità presso l’Università di Roma (da alcuni anni
“Sapienza”), in un periodo felice per la ricerca.
Alfonso Archi
X
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A Nicola Parise
Ho accolto volentieri l’invito di Enrico Ascalone e Luca Peyronel a scrivere una pagina
per un dono di amici, interessati allo studio del Vicino Oriente, a Nicola Parise, a cui mi lega
un’amicizia pluridecennale, consolidata soprattutto negli anni di comune insegnamento
all’Università di Siena e rafforzata dall’appartenenza da oltre venticinque anni allo stesso
Dipartimento universitario. Nel rapporto con colleghi e allievi ho potuto ammirare la
capacità di elargire le sue innumerevoli conoscenze storiche e archeologiche (sull’Oriente,
l’Egeo, la Grecia, la Magna Grecia e l’Italia preromana), senza parere, quasi suggerendo, la
lettura di un articolo o l’invito ad approfondire una tematica specifica.
I dieci contributi intendono celebrare, in occasione del settantesimo compleanno, il ruolo
di Parise nello studio sulla metrologia ed economia del Vicino Oriente antico. Il
Mediterraneo Orientale e la nascita della moneta infatti hanno un ruolo preminente nella sua
ricerca, come attestano i volumi La nascita della Moneta: segni premonetari e forme
arcaiche dello scambio, del 2000 e Il regolamento degli scambi nell'antichità (III-I millennio
a.C.), del 2003 curato insieme a Lucio Milano.
Il Vicino Oriente antico ha fatto uso sin dal terzo millennio di strumenti di valutazione e
di pagamento: dell’orzo, in primo luogo, e poi dell’argento. Questo si afferma
progressivamente come intermediario nell’ambito di organizzazioni economiche dominate
dal modello della ridistribuzione, ma non secondo un processo lineare e crescente (di minore
rilievo e più limitato nel tempo il ruolo svolto con le stesse funzioni dal rame, dallo stagno e
dall’oro), né sempre e dovunque con le stesse modalità, e comunque senza mai diventare un
mezzo adatto a tutti gli scopi. Il passaggio alla moneta si realizza nel VII secolo in Asia
Minore con le emissioni di pezzi di elettro coniati nelle città greche e nel regno di Lidia.
Dall’Asia Minore l’uso della moneta si estende verso occidente per attestarsi in Grecia
intorno alla metà del secolo VI e nei decenni successivi in Magna Grecia e Sicilia. Sul tronco
dell’esperienza monetaria greca s’innesta finalmente quella romana, dalla quale dipendono in
ultima istanza la natura e l’impianto delle coniazioni di età medievale e moderna.
Nel recentissimo volume, Pesi e Misure del Mediterraneo Orientale prima della Moneta,
Edizioni Nuova Cultura, Roma 2009, sono raccolti, per gli allievi della Scuola di
specializzazione in Archeologia dell’Università La Sapienza di Roma, alcuni dei suoi articoli
fondamentali su questo tema (Questioni di metrologia ebraica. Per uno studio del sistema
ponderale ugaritico. Un’unità ponderale egea a Capo Gelydonia, Mina di Ugarit, mina di
Karkemish, mina di Khatti. Unità ponderali e rapporti di cambio nella Siria del Nord. Unità
ponderali egee. Pesi egei per la lana. Dai pesi egei per la lana alla mina di Dudu. Ricerche
ponderali. Misure di capacità e distribuzione del vino nei testi ‘micenei’. Fondamenti
‘minoici’ delle misure ‘micenee’.
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G. Bartoloni
Quello che mi ha sempre colpito negli scritti di Nicola Parise è la capacita di esprimere
con poche righe dati fondamentali: indicativi i numerosi lavori di pochissime pagine.
Sono lieta quindi di poter associarmi agli amici che con questa offerta di loro saggi hanno
voluto attestargli la loro riconoscenza e augurargli di dedicare molti anni ancora di sereno
lavoro alla disciplina che già tanto deve alla sua opera assidua e preziosa.
Gilda Bartoloni
XII
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UN PESO AD ANATRA IN AGATA DALL’AREA
DEL TEMPIO DELLA ROCCIA (HH)
A TELL MARDIKH-EBLA, SIRIA
ENRICO ASCALONE - LUCA PEYRONEL
Roma
Durante la campagna di scavo del 2006 nell’Area HH a Tell Mardikh-Ebla è stato
rinvenuto un peso da bilancia in agata a forma di anatra (numero di inventario
TM.06.HH.460) (Fig. 1a-c), il cui significato appare rilevante non solo sul piano della
documentazione ponderale vicino-orientale ma anche su quello, più generale, delle relazioni
storico-culturali con la Mesopotamia.
Il materiale con cui è stato realizzato l’esemplare eblaita è un tipo di agata, varietà di
calcedonio zonato con bande marroni e celesti (Fig. 2)1, la cui superficie appare
accuratamente polita, di aspetto traslucido. Le specificità anatomiche dell’animale, come ad
esempio la resa della testa incassata tra le spalle e riversa indietro, sono ottenute mediante
incisioni piuttosto schematiche ma che rendono comunque il profilo sinuoso del collo anche
mediante un modellato praticamente assente, ricavato attraverso un lieve abbassamento della
superficie lungo il contorno. L’esemplare misura 5,3 cm di lunghezza, 3,4 cm di larghezza e
2,9 cm di altezza massima rappresentando, allo stato attuale delle nostre conoscenze, ed
escludendo le incerte stratigrafie di Biblo2, l’unico campione ponderale a forma d’anatra
datato al III millennio a.C. rinvenuto nel Levante (Siria costiera e interna, Libano e
Palestina), fuori dai contesti culturali e geografici della Mesopotamia.
Il peso proviene da un livello di crollo soprastante il settore residenziale ubicato subito a
Ovest del cosiddetto Tempio della Roccia, attribuibile ad una fase centrale e avanzata del
Bronzo Antico IVB (Mardikh IIB2, Fase IIb-d dell’Area HH, c. 2250/2200-2000 a.C.),
quando, alle spalle del muro di fondo (M.9321) del grande santuario edificato in epoca
protosiriana matura (Bronzo Antico IVA, c. 2400-2300 a.C.), vengono ricavati una serie di
ambienti di funzione domestica delimitati da un muro Nord Est-Sud Ovest (M.9443) che
1
Il materiale è stato sottoposto ad analisi di fluorescenza a raggi X al Museo di Idlib, nell’ambito di
un programma di analisi sistematiche sui materiali di Ebla della Missione Archeologica Italiana in
Siria (MAIS), in collaborazione con il Laboratorio di analisi non distruttive del Dipartimento di
Energetica della Sapienza Università di Roma. I risultati hanno rilevato, come unici elementi, il
silicio (Si), il potassio (K), il calcio (Ca) e il ferro (Fe). Si ringrazia la dott.ssa A.C. Felici e la
dott.ssa M. Vendittelli per aver fornito i dati preliminari sopra indicati.
2 Due sono i pesi ad anatra da Biblo cronologicamente incerti. Il primo di 482,0 g (= 1 mina
occidentale), in pietra grigia, proviene dal livello XVI a quote comprese tra -24,8 e -24,6 m;
l’esemplare, rivenuto nelle campagne svolte tra il 1933 e il 1938, è stato pubblicato in Dunand
1958, 705. Il secondo, in pietra nera, è di 119,2 g (= 8,51 g x 14) ed è stato rinvenuto nel livello
XII (tra -25,8 e 25,6 m); l’esemplare fu pubblicato in Dunand 1939, 217 (scavi 1926-1932). Sul
materiale ponderale di Biblo cfr. Ascalone - Peyronel 2006, 262-288.
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Un peso ad anatra in agata dall’area del Tempio della Roccia (HH) a Tell Mardikh-Ebla
corre parallelo al muro templare, formando una sorta di stretta intercapedine all’esterno di
questo (L.9603), (Fig. 3). Contemporaneamente, al di sopra della zona più occidentale
dell’imponente fabbrica sacra, la cui cella era stata volutamente sigillata mediante
l’allettamento di più filari di mattoni crudi e gettate di tritume calcareo in un momento
iniziale del BA IVB (c. 2300-2250/2200 a.C., Fase IIa), subito dopo una serie di attività
rituali testimoniate dalla deposizione di vasi entro delle cisterne votive ricavate nella roccia
all’interno della cella stessa, si edifica invece un nuovo tempio in antis (HH 4) con un
sacello annesso sul lato nord (HH 5)3.
Il contesto di rinvenimento (quadrato GgIV4i) è un livello di terreno argilloso misto a
frammenti di mattoni crudi relativo a dilavamento e accumulo compreso nella zona tra
l’intercapedine L.9603 e il vano subito a Ovest (L.9605). Non è pertanto possibile associare
con certezza l’esemplare ad un ambiente, mentre è del tutto probabile che esso fosse
conservato in origine in un settore non meglio precisabile della zona sacra del BA IVB,
posizionata ad una quota più alta, perché costruita sui resti colmati e livellati del Tempio
della Roccia.
La massa del campione è di 78,0 g e può essere agevolmente ricondotta ad una unità
‘siriana’ di 7,8 g, come multiplo decimale. Corrisponde pertanto a 10 sicli ovvero ad 1/6
della mina occidentale di 470 g4. Avremmo, quindi, un’attestazione di una forma di origine e
tradizione tipicamente mesopotamica, associata ad un piede siriano e alla cosiddetta mina
occidentale5.
La morfologia ad anatra è ampiamente conosciuta in Mesopotamia centro-meridionale,
sebbene tra le sue più arcaiche attestazioni vi sia un peso, in ematite, rinvenuto a Tepe
Gawra (Gawra VII, approssimativamente metà del III millennio a.C.), del peso di 7,49 g che
deve essere interpretato come un siclo sottostimato del piede siriano6. La diffusione di questa
tipologia in Siria durante l’età del Bronzo è limitata a pochi esemplari provenienti da Mari
(Bronzo Antico e Medio) ed Ugarit (Bronzo Tardo). Tuttavia, se le evidenze raccolte a
Mari7, per la collocazione geografica del centro e per un orizzonte culturale complessivo
3
4
5
6
7
Per una analisi della sequenza architettonica degli edifici sacri (HH1-5) nell’Area HH cfr.
Matthiae 2006, 458-492; 2007; 2008; 2009. Sulla fase del BA IVB (Tempio HH4, Sacello HH5 e
unità abitative meridionali) in particolare v. Matthiae 2007, 494-509; 2009, 43-83; 2010, 390-391.
Per una discussione generale sul sistema siriano v. Ascalone - Peyronel 2006, 23-40.
Un altro esemplare da Ebla (69,8 g = 7,75 x 9), proveniente da livelli del BA IVB del Tempio D
sull’Acropoli, potrebbe essere riferibile a questa morfologia, sebbene la resa estremamente
schematica e senza caratterizzazione mediante incisione delle parti anatomiche renda l’attribuzione
soltanto ipotetica (Fig. 4). Si veda Ascalone - Peyronel 2006, cat. n. 76, tav. 24, n. 76.
Num. inv. 5354: Speiser 1935, 92, n. 22, tav. 43a: I; Ascalone - Peyronel 2006, 301, tab. 7.26,
TGA. 3.
Per quanto le evidenze ponderali mariote non siano ancora state pubblicate in maniera esaustiva
(cfr. a tal proposito Ascalone - Peyronel 2006, 354-356), è certa la presenza di tre esemplari in
calcare a forma di anatra (di cui non sono note le grammature) dal settore del tempio
protodinastico di Ishtar (Parrot 1956, 176-177, tav. 63). Altri due pesi (M.1385 e M.782) di
analoga morfologia, entrambi in basalto, si datano invece al Bronzo Medio e sono stati rinvenuti
66
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Enrico Ascalone - Luca Peyronel
dell’abitato, s’inseriscono con agio nei corpora ponderali della Mesopotamia, le
testimonianze di Ugarit8 sono da sempre state usate per mostrare la presenza di significative
interazioni metrologiche tra l’area interna/costiera siriana e i ‘grandi regni’ vicino-orientali
tra il XIV e il XIII secolo a.C. Proprio in funzione di queste precedenti valutazioni il peso di
Ebla sembra essere particolarmente significativo perché sposta indietro di un millennio
problematiche e metodi di analisi funzionali alla comprensione dei canali e delle modalità di
trasmissione e acquisizione culturale da parte di uno stato strutturato della Siria Interna
rispetto a quanto precedentemente elaborato in Mesopotamia meridionale.
La morfologia è ben documentata, infatti, in numerosi esemplari epigrafi ed anepigrafi
provenienti dai centri maggiori della Mesopotamia. Tra i più significativi campioni recanti
iscrizioni di sovrani vi è certo il peso accadico recante il nome di Naram-Sin, realizzato in
calcite e del peso di 504,4 g, che rappresenta la mina mesopotamica9, e quelli neosumerici
riferibili a Shulgi e Shu-Sin, provenienti da Ur e Tello, con masse comprese tra mezza mina
e 30 mine (mezzo talento)10. È inoltre significativo che uno dei pesi con masse più alte
documentato in Mesopotamia sia il doppio talento a forma di anatra schematica, proveniente
da Tello, con apposta l’iscrizione ‘due talenti, Ur-Ningirsu, ensi di Lagash’11. Durante
l’epoca paleobabilonese sono noti solo due campioni ad anatra con iscrizioni reali, il peso in
basalto da Assur con la dedica di Dadusha di Eshnunna alla figlia Inibshina12, e il bel pesetto
di agata rinvenuto a Tell Ashara-Terqa, sul medio Eufrate, con iscrizione di Hammurabi di
8
9
10
11
12
nel Palazzo Reale di Zimri-Lim, rispettivamente nelle sale S.134 e S.54 (Parrot 1959, 80, fig. 63).
Sul loro contesto di rinvenimento e sul significato della suddetta morfologia negli aspetti
ideologici e simbolici connessi alla regalità v. Ascalone - Peyronel 2000, mentre per una più ampia
valutazione del sistema metrologico della città sulla base della documentazione testuale si rimanda
a Joannès 1989 e Chambon 2006.
Per la diffusione del sistema mesopotamico contato su sicli di 8,4 g con pesi realizzati ‘ad anatra’
ad Ugarit si veda in particolare Courtois 1990, 119-120, mentre per più recenti analisi del corpus
ugaritico cfr. Bordreuil 2006.
Molina 1989; Ascalone - Peyronel 2006, 435, MES. 6.
Il gruppo di pesi neosumerici (Karwiese 1990, nn. 167, 199, 210-211, 216; Ascalone - Peyronel
2006, 432-442, tab. 8.35 e 8.37; cfr. per i testi Hallo 1962, 34, 38, 42 e Frayne 1997, 153-155,
332-333, 409-411) sono la testimonianza più evidente del processo di standardizzazione delle
misure operato dai regnanti della III dinastia di Ur, nonché prova della esistenza di emissioni
‘garantite’ dall’autorità pubblica. Particolarmente interessante appare il peso di 4.992 g, in diorite,
che riporta nell’iscrizione il valore di ‘12 mine’, che dovrebbe esplicitare il rapporto di 6:5 della
mina mesopotamica con quella ibrida di 416 g, impiegato per le equivalenze con le misure di area
siriana (Ascalone - Peyronel 2006, 26-30, 434, MES. 12).
Il peso, in diorite, è di 60.255 g (Karwiese 1990, n. 231; Ascalone - Peyronel 2006, 435, MES.
13).
Il campione (conservato al Museo di Istanbul - n. reg. 7073), frammentario, è in calcare grigiastro
e riporta l’iscrizione ‘1/2 [mina esatta], Daduša, figlio di Ipiq-Adad, re di Ešnunna, a Inibšina sua
figlia (questo peso) ha donato’: Zeyrek - Kızıltan 2005, n. 10, figg. 19-20; Ascalone - Peyronel
2006, 425, tab. 8.31, AS. 29; Peyronel 2008.
67
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Un peso ad anatra in agata dall’area del Tempio della Roccia (HH) a Tell Mardikh-Ebla
Khana13. Quest’ultimo esemplare rappresenta certo uno stringente confronto con il peso
eblaita, dimostrando l’esistenza di campioni di emissione regia anche di piccole dimensioni e
in agata.
A questi pesi reali iscritti, tutti di masse superiori alla mina ad eccezione di quello da
Terqa, si possono aggiungere numerosi altri esemplari da centri mesopotamici e da Susa,
realizzati prevalentemente in ematite e diorite, ma anche più raramente in agata/calcedonio e
in conchiglia, databili tra la fine del III e la metà del II millennio a.C.14.
I confronti più significativi sono rappresentati da un lotto di pesi ‘ad anatra’ di epoca
paleobabilonese che, sebbene rinvenuti in Mesopotamia, esplicitano il siclo siriano contato a
c. 7,8 g. Almeno cinque pesi da Larsa, due da Neribtum, uno da Eshnunna e uno da Kültepe,
infatti, devono essere considerati rispettivamente 1/8, 1/6, 1/5, 1/4, 1/3 (da Larsa)15, 1/6, 1/5
(da Neribtum)16, 1/2 (da Eshnunna)17 e 1/4 (da Kültepe)18 del piede siriano ottenuto dal
13 Il peso provvisto di foro passante centrale è lungo 2,4 cm e ha una massa di 6,5 g (un siclo
14
15
16
17
‘egeo’?): Pic 1997, 165 n. 42, fig. 23. L’iscrizione riporta una dedica ad una divinità,
assolutamente anomala per questo tipo di strumenti ponderali: ‘Hammurabi, re del paese di Khana
ha offerto questo (peso) al dio DUZABI’: v. Frayne 1997, 734 (E4.23.10.2).
Da Susa provengono ben 72 pesi ad anatra le cui stratigrafie di riferimento appaiono complesse da
definire (Soutzo 1911, 5-8, 13-15; Belaiew 1934; cfr. anche Ascalone - Peyronel 1999). Tuttavia,
sembra verosimile attribuire il lotto di pesi pubblicati dal Belaiew, provenienti soprattutto da
corredi tombali, a un periodo circoscritto tra la dinastia Simashki e i primi anni della dinastia
Sukkalmakh (c. 2100-1800 a.C.) (Belaiew 1934, nn. 43-49, 54, 57-64, 105-109, 156-161, 171-173,
184, 188-189, 225, 233, 309, 316, 336, 339-341, 349, 414-416). Tra questi esemplari è opportuno
segnalare due pesi di 40,8 g e 39,36 g che recano l’iscrizione ‘5 sicli’ (rispettivamente di 8,13 g e
8,0 g) (Belaiew 1934, nn. 43 e 44) e uno splendido esemplare in rame di 10,65 g (Belaiew 1934, n.
233).
I pesi di Larsa sembrano poter essere considerati un set ponderale scalare per pesature di minime
quantità essendo essi stessi frazioni di 1/8 (0,91 x 8 = 7,28 g), 1/6 (1,27 x 6 = 7,62 g), 1/5 (1,53 x 5
= 7,67 g), 1/4 (1,86 x 4 = 7,44 g) e 1/3 (2,51 x 3 = 7,53 g) del siclo base (Ascalone - Peyronel
2006, 460-462); tre di questi pesi sono realizzati nell’agata come l’esemplare eblaita (sui 5 pesi di
Larsa si veda anche Arnaud et alii 1979, L.7622c-d; L.7623e; L.7624c; L.7629d). Tutti i pesi
provengono dal cosiddetto ‘tesoretto’, scoperto all’interno di una giara interrata al di sotto del
vano 13 della corte I dell’Ebabbar e attribuito a Ilshu-Ibinishu, probabile orefice legato al santuario
di Shamash, che avrebbe nascosto la giara attorno all’undicesimo anno di regno di Samsu-iluna (c.
1738 a.C.) (Arnaud et alii 1979; Huot 1980; 1985; Bjorkman 1993; cfr. da ultimo Ascalone Peyronel 2006, 450-464).
I due esemplari di Neribtum (Karwiese 1990, nn. 322, 346; Hill et alii 1990, tav. 44i; Ascalone Peyronel 2006, MES. 17 e 19), in ematite, pesano rispettivamente 1,31 g (x 6 = 7,86 g) e 1,54 g (x
5 = 7,70 g) e fanno parte dell’ampio corpus paleobabilonese di pesi rinvenuti presso il Tempio
della Porta (dedicato verosimilmente a Shamash), il Tempio di Ishtar Kititum (periodi I-IV) e il
Serai, area residenziale ubicata vicino al tempio di Ishtar.
Il peso di Eshnunna è di 3,81 g, equivalente a mezzo siclo di 7,62 g (Karwiese 1990, n. 558;
Ascalone - Peyronel 2006, MES. 25).
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Enrico Ascalone - Luca Peyronel
frazionamento per 60 della mina di 470 g19. Tutti i pesi riferiti al sistema siriano sono,
dunque, frazioni del siclo permettendo di considerare TM.06.HH.460 sia come l’unico
esemplare del III millennio a.C. dalla morfologia ad anatra non rinvenuto in contesti
mesopotamici, sia come un raro caso che esprime multipli del siclo e non le sue frazioni.
Altri esemplari dell’area mesopotamica, riferibili però al siclo di 8,4 g, mostrano la
medesima morfologia (ad anatra fortemente stilizzata) e lo stesso materiale d’uso (agata)
dell’esemplare eblaita, indicando come tale abbinamento nasca specificamente per una classe
metrologica associata al sistema sessagesimale mesopotamico20.
In conclusione, il peso rinvenuto a Ebla appare particolarmente significativo in quanto
permette di conoscere una specifica tipologia mesopotamica da un contesto geografico
differente (Siria Interna) della fine del III millennio a.C. I pesi ad anatra con testa riversa
sembrano essere, infatti, originati attorno alla metà del III millennio a.C. per essere in
seguito ampiamente usati dalle corti mesopotamiche con l’ultimo quarto del III millennio
a.C., proprio quando nuovi programmi di standardizzazione di pesi e misure vengono
ufficializzati attraverso l’emanazione di codici di leggi. In particolare sembra verosimile
riconoscere in questa tipologia mesopotamica l’espressione diretta della sovranità e, con
essa, la realizzazione di pesi standard che dovevano seguire la cosiddetta ‘norma del re’. Il
contesto di rinvenimento dei pesi (soprattutto da edifici ufficiali, palazzi e templi), la loro
rappresentazione su alcuni sigilli sempre in relazione con il dio ovvero il sovrano, l’alta
qualità di realizzazione e la loro precisa grammatura, il materiale di utilizzo (ematite, diorite
e agata), le assai frequenti iscrizioni sulla loro superficie recanti il nome del sovrano che ne
ha stabilito la grammatura sono tutte evidenze che permettono, dunque, di riconoscere in tale
categoria di oggetti una produzione ufficiale di diretta emanazione reale. Il peso di Ebla,
peraltro custodito in un contesto da mettere in relazione col vicino edificio templare, si
inserisce con agio nel periodo di massima diffusione di questa tipologia ponderale
rappresentandone l’esemplare più arcaico rinvenuto al di fuori dei contesti mesopotamici;
allo stesso modo TM.06.HH.460 sembra ormai confermare ciò che alcuni esemplari del
Bronzo Antico IVA avevano solo permesso di ipotizzare, ovvero la conoscenza nei maggiori
18 L’esemplare di Kültepe pesa 1,90 g (Kt.y/k 93), è in ematite e potrebbe anche rappresentare 1/5
del siclo di 9,5 g ovvero 1/6 del siclo anatolico di 11,40 g (Özgüç 1986, 81, pl. 132: 1; sulla sua
interpretazione ponderale v. Ascalone - Peyronel 2006, 411, KT. 10).
19 La presenza del siclo di 7,8 g in Mesopotamia è peraltro ben documentata da set ponderali
rinvenuti a Ur nelle sepolture al di sotto delle abitazioni nell’Area HH: cfr. Peyronel 2000;
Ascalone - Peyronel 2006, 449, tab. 8.41.
20 Cfr. ad es. due pesi da Susa (Belaiew 1934, nn. 339-340) e sei dal tesoretto di Larsa (LRS. 2, 9,
10, 12, 45, 47). È interessante infine notare che nello stesso tesoretto erano presenti anche alcuni
campioni ad anatra in agata con grammature anomale di 3,11 g (x 3 = 9,33 g), 6,02 g (2/3 di 9,03
g) (da considerare forse come riferibili ad uno standard occidentale di 9,4 g), 3,38 g (x 4 = 13,52
g?): Ascalone - Peyronel 2006, 461, LRS. 16-17 e 42.
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Un peso ad anatra in agata dall’area del Tempio della Roccia (HH) a Tell Mardikh-Ebla
centri della Siria Interna21, durante la seconda metà del III millennio a.C., delle coeve
sperimentazioni ponderali (peso, forma e materiale) elaborate in Mesopotamia .
Il peso ad anatra trovato ad Ebla potrebbe, dunque, considerarsi un’importazione dalle
regioni del sud mesopotamico proprio quando il tentativo di controllo delle realtà
economiche interne al regno dei dinasti di Ur III si esplicita con la standardizzazione delle
misure e degli stessi manufatti usati per esprimerle. Il peso ben s’inserisce all’interno di un
più ampio sistema di contatti tra Ur e quei centri occidentali che hanno restituito materiale di
fattura ovvero di influenza neosumerica22. Sembra verosimile riconoscere in Mari, al tempo
degli shakkanakku, un centro particolarmente ricettivo alle manifestazioni artistiche maturate
in Mesopotamia in epoca post-accadica (si vedano in primis le statue dei sovrani marioti) e
altrettanto attento alle relazioni diplomatiche con il regno neosumerico23. Il quadro che si
determina ha, quindi, proprio nella media valle dell’Eufrate e in Mari un diaframma verso la
Siria Interna che potrebbe avere agevolato l’arrivo di materiale mesopotamico in un centro
dell’entroterra siriano come Ebla.
Se si identificasse, tuttavia, nel peso eblaita un’importazione diretta proveniente dal regno
neosumerico avremmo un ulteriore indizio per considerare la steppa siriana, dopo la caduta
di Ebla sotto i colpi di Accad, come un’area in cui nuovi rapporti di forza si stavano
determinando, verosimilmente condizionati dall’ascesa amorrea; un’area che continuava ad
avere in Ebla un centro politico e commerciale nevralgico, per la ricostruzione delle direttrici
commerciali verso l’occidente24. Passati i fasti dell’età degli archivi, Ebla dovette
rappresentare ancora, per i regni del sud mesopotamico, un interlocutore valido che, affianco
a Urshum, cercò verosimilmente di ereditare i dispostivi commerciali del periodo precedente
e di estendere un labile controllo in Siria Centrale negli ultimi due secoli del III millennio
a.C.25. È altresì probabile che gli stessi dinasti neosumerici scegliendo un interlocutore in
Siria Interna abbiano cercato referenze presso le città di più arcaica, ma non lontana,
tradizione, come confermato dai documenti amministrativi di Shulgi, Amar-Suen e Shu-Sin
21 Quattro pesi da Ebla, datati al Bronzo Antico IVA, devono considerarsi di manifattura locale ma di
22
23
24
25
sistema mesopotamico; i pesi, tre sferoidali e uno ovoidale, pesano 1,4 g (x 6 = 8,40 g), 4,2 g (x 2
= 8,40 g), 41,1 g (: 5 = 8,22 g) e 49,3 g (: 6 = 8,21 g) (Ascalone - Peyronel 2006, 106-108, cat. nn.
11, 24, 26, 47).
Sui rapporti tra Ebla e Ur v. Pinnock 2006. É peraltro assai significativo che nel Tempio HH4 sia
stata rinvenuta una perla cilindrica in corniola sicuramente originaria della Valle dell’Indo, forse
importata ad Ebla attraverso l’intermediazione di un centro mesopotamico, proprio al tempo della
III Dinastia di Ur: Matthiae 2007, 505-507, fig. 22. Per gli influssi della tradizione architettonica
neosumerica sulla Siria nel periodo protosiriano tardo e sugli sviluppi dei modelli palaziali
paleosiriani arcaici si vedano le riflessioni proposte da Matthiae 2002, in particolare 202-206.
Margueron 2004, 318-430.
Per un quadro complessivo delle evidenze archeologiche di Ebla nel periodo protosiriano tardo (=
Bronzo Antico IVB, c. 2300/2200-2000 a.C.), precedenti alla scoperta del Tempio della Roccia v.
Dolce 2001; Pinnock 2009.
Nell’iscrizione della Statua B di Gudea di Lagash è menzionata ‘la città di Ursu nelle montagne di
Ebla’: Astour 2002, 80-84.
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Enrico Ascalone - Luca Peyronel
che menzionano messaggeri da Tuttul, Ebla, Urshum e Biblo, tutti centri dalla lunga vita
occupazionale e particolarmente importanti subito dopo la metà del III millennio a.C. 26.
Infine, il contesto di rinvenimento del peso eblaita, in un edificio immediatamente a
ridosso di una delle fabbriche sacre della città protosiriana tarda, che certamente conservava
ancora vivo il ricordo dell’importanza e della monumentalità dell’intero complesso religioso
di Mardikh IIB1, conferma il ruolo istituzionale di questa tipologia di pesi, in qualche modo
connesso alla regalità e ai suoi aspetti ufficiali come simbolo di un controllo sulla realtà
cittadina. L’emissione di pesi e misure ufficiali e garantiti dall’autorità pubblica era anche un
modo per gestire secondo criteri razionali e ‘controllati’ la realtà socio-economica dei centri
urbani e dovette rappresentare uno dei canali di propaganda attraverso cui il sovrano
esplicitava il ripristino dell’ordine e il suo mantenimento, analogamente al ruolo degli dèi in
contrapposizione al caos27. Il significato originario del peso eblaita, che probabilmente non
sfuggiva in Siria Interna, dovette essere quindi alla base del motivo di conservare
l’esemplare all’interno di ambienti prossimi alla fabbrica religiosa, per ricordarne la sua
valenza simbolica ed esprimere medesimo significato sfruttando codici di lettura figurati e
didascalici che seguivano linee, già sperimentate, di propaganda radicate, negli ultimi anni
del III millennio a.C., anche nel tessuto sociale e culturale della Ebla protosiriana.
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subordinazione tra Ur III e i diversi centri siriani menzionati nei documenti di Drehem. La
presunta sottomissione di Ebla al regno neo-sumerico suggerita da M.C. Astour, non sembra
tuttavia sostenibile, anche alla luce delle nuove scoperte archeologiche, così come la tesi avanzata
da E. Sollberger (1959-60) di una Biblo controllata da un governatore di Ur.
27 In tal senso appare significativo che nell’Oriente pre-classico sia nella rappresentazione
iconografica che nelle evidenze epigrafiche si ritrovi una corrispondenza ideologica tra ‘peso del
re’ e ‘peso del dio’: Ascalone - Peyronel 2000. La divinità più sovente associata a pesi e misure
era inoltre, non certo per caso, Utu/Shamash, il dio mesopotamico preposto alla giustizia:
Ascalone - Peyronel 2001.
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Fig. 1. Peso da bilancia TM.06.HH.460.
Fig. 2. Peso da bilancia TM.06.HH.460.
Particolare delle bande zonate dell’agata.
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Un peso ad anatra in agata dall’area del Tempio della Roccia (HH) a Tell Mardikh-Ebla
Fig. 3. Tell Mardikh-Ebla, Area HH. Pianta schematica
delle fasi del Bronzo Antico IVB.
Fig. 4. Tell Mardikh-Ebla, Peso da Bilancia TM.99.D.282.
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Parise in occasione del Suo settantesimo compleanno (Studia Asiana 7), 2011, 180 pp.
Impaginato Archi:Layout 1 15/06/11 15:22 Pagina 184
Stampato per la
Herder Editrice e Libreria - Roma, Piazza Montecitorio 120
dalla Tipografia Mancini s.a.s. - Tivoli - Roma
nel mese di giugno 2011
Impaginato Archi:Layout 1 15/06/11 15:21 Pagina I
Copertina Archi:Layout 1 15/06/11 16:47 Pagina 1
STUDIA
ASIANA
7
ISBN 978-88-89670-55-2
STUDI ITALIANI DI METROLOGIA ED ECONOMIA DEL VICINO ORIENTE ANTICO
STUDIA ASIANA - 7
STUDI ITALIANI DI METROLOGIA ED ECONOMIA
DEL VICINO ORIENTE ANTICO
DEDICATI A NICOLA PARISE
IN OCCASIONE DEL SUO SETTANTESIMO COMPLEANNO
a cura di
ENRICO ASCALONE - LUCA PEYRONEL
Herder
Roma 2011
Herder
Roma
€ 35,00
2011