Il basso medioevo: società, mentalità, religione dal XI al XIII sec. Percorso: il fermento spirituale, le crociate, le eresie NB: le risorse on-line per questo modulo (immagini, mappe, ecc.) le trovate al link: https://www.tes.com/lessons/asJoMTqlN93I8g/edit Fonti: ● ● ● ● ● Vitolo, Storia medioevale, Sansoni Montanari, Storia Medievale, Laterza AA.VV, Il Medioevo, Manuali Donzelli McGraw, I reietti del medioevo, Mursia; Huizinga, L’autunno del medioevo, BUR; La rinascita delle città e dei commerci in Europa tra il 1000 e il 1300 [→ vedi dispensa sulle città nel medioevo] ebbe delle conseguenze enormi sulle società del tempo. Pensiamo all’immagine della società tripartita (fonte: il vescovo Adalberone di Laon, X sec.), che riflette una società gerarchica e feudale. E’ un’immagine adeguata ad una società feudale, che ha la sua classe dirigente (l’aristocrazia proprietaria terriera) installata nelle campagne, e che ha per riferimento i poteri universali dell’impero e della chiesa. Questa immagine della società tripartita propone una gerarchia ben definita e immutabile. Il filosofo Tommaso d’Aquino (XIII sec.), che riunì in un grande sistema l’interpretazione teologica delle sacre scritture con la filosofia di Aristotele, propone anche un’altra immagine della società: una sorta di “catena d’oro” che lega in un unico ordine il cielo e la terra, le cose divine e le cose umane, con le seconde che rispecchiano l’ordine esistente nelle prime. Quindi, a fronte di tutto questo: La città e i suoi traffici hanno un effetto di dirompente novità. L’immagine della “società tripartita” tuttavia resiste a livello simbolico, nella mentalità della maggior parte delle persone. MA la realtà è ormai molto più complessa. Nella precedente dispensa abbiamo parlato dell’espansione europea tra il XI e il XIII secolo, in termini di crescita della popolazione e crescita economica. Fu un’espansione anche nel senso letterale del termine; le frontiere europee si allargarono in direzione: ● Ostsiedung delle popolazioni tedesche, che colonizzano porzioni dei vasti territori dell’Europa Orientale e danubiana, già abitati da popolazioni slave. ● gli stati fondati dai Cavalieri Teutonici nei territori dell’attuale Polonia e dei paesi baltici (Estonia, Lettonia, Lituania), ● la Reconquista Spagnola, cioè le conquiste territoriali dei regni cristiani nella penisola iberica (Castiglia, Navarra, Aragona) a spese dei musulmani ● le Crociate, le spedizioni armate cristiane contro i possedimenti musulmani e bizantini nell’area mediorientale (Palestina e Siria) e mediterranea (Bisanzio, Nord Africa), che portarono alla formazione di alcuni stati latini (ca. XI-XIII) Questa crescita, quest’espansione, questo entrare in contatto con mondi diversi ha avuto diverse conseguenze, a livello sociale, culturale, religioso. A partire dal XIII sec vi fu una generale chiusura VS il “diverso”. Non solo il diverso “lontano”, i musulmani (detti “infedeli”) che erano combattuti nelle crociate, ma soprattutto il diverso “interno”: eretici, streghe, ebrei. Ma anche sempre di più i poveri e i marginali: le masse plebee urbane, le masse di contadini immiseriti. Sono fenomeni marginali fino al XI-XII, poi sono una realtà con cui la società del tempo deve fare i conti Quali sono gli indizi storici che ci permettono di affermare questi cambiamenti di atteggiamento, questa maggiore preoccupazione per il mantenimento dell’ordine sociale? Ad esempio, leggendo le leggi del tempo, vediamo un grande aumento (dal XII-XIII sec. in avanti) delle punizioni corporali: mutilazioni, torture, fustigazioni, fino alle molte varianti della pena di morte, applicata a sempre più casi: magia e stregoneria, rapina, incendio, falsificazione monete, sodomia e, soprattutto, la lesa maestà. Nell’alto medioevo (per convenzione fino ca all’anno 1000) la pena più diffusa consisteva nel pagamento di una pena pecuniaria per ripagare il danno e l’offesa; la pena era differenziata in base allo status del danneggiato e di chi aveva commesso il reato. Nel periodo che stiamo affrontando invece le pene somministrate avranno sempre più la funzione di dissuadere e di spaventare. Una pena corporale, soprattutto un’esecuzione capitale, era uno spettacolo pubblico a cui la folla partecipava al tempo stesso eccitata e terrorizzata. Possiamo intenderlo come un modo per “controllare” le masse: sia come mezzo di dissuasione, ma anche come spettacolo offerto dall’autorità per blandire le folle. Nel percorso qui proposto (NB: che si completa con i Cenni di Storia degli ebrei… dispensa a parte già pubblicata) guardiamo più da vicino alcuni fenomeni storici dal punto di vista della mentalità, della cultura e delle forme della civiltà in genere, cercando di comprendere le cause profonde e le conseguenze. Indice: 1. 2. 3. 4. Le Crociate approfondimento A: le truppe mercenarie approfondimento B: i poveri Il fermento spirituale e le eresie 1 Le crociate La storia delle crociate comincia con un appello lanciato dal papa Urbano II, nel 1095, a tutta la nobiltà europea. Egli condanna le continue lotte, faide, rivalità e vere e proprie guerre in cui erano continuamente coinvolti i nobili del tempo. Esorta perciò i bellatores a intraprendere un “pellegrinaggio armato” per proteggere i pellegrini che si recavano in Terrasanta (la Palestina) come mezzo di purificazione per i propri peccati. [→ vedi su https://www.tes.com/lessons/asJoMTqlN93I8g/edit Clermont-Ferrand (una città francese) di papa Urbano II] l’appelllo di Le crociate non furono semplicemente la risposta all’appello di papa Urbano II. Le crociate furono delle guerre a cui parteciparono moltissimi esponenti della nobiltà europea, che formarono appunto vari eserciti crociati, guidati da esponenti delle più prestigiose casate (nella 1^) e pure da re e imperatori (2^, 3^ e successive). Il loro scopo era sconfiggere i vari potentati musulmani in cui era suddivisa la regione, e conquistare la città di Gerusalemme sede del Santo Sepolcro) e il territorio circostante, la regione storica della Palestina detta Terra Santa per il fatto che in quei luoghi visse Gesù. Per comprendere le crociate, un fenomeno storico molto complesso, dobbiamo cercare di tenere assieme diversi aspetti (culturale, religioso, sociale, economico ecc. → vedi punti seguenti a,b,c,d,e) anche se a prima vista - per la nostra sensibilità di moderni - ci appaiono tra loro contrastanti. a) Dal punto di vista spirituale: Abbiamo già visto [→ dispensa su Federico I Barbarossa] come il XI sec. fosse il periodo della Riforma ecclesiastica (ricordiamo Gregorio VII), ma che fosse anche periodo di intenso fermento religioso popolare. A partire dall’appello del papa numerosissimi predicatori si misero a girare l’Europa, esortando il popolo a intraprendere il pellegrinaggio per la remissione dei peccati. Non dobbiamo sottovalutare quest’aspetto spirituale, religioso, e potremmo anche dire “ideale” che spinse molti a intraprendere il lungo e pericoloso viaggio verso Oriente. b) Dal punto di vista economico: In generale, solo un’espansione economica e demografica come quella europea del XI-XIII sec. poteva sostenere l’attacco in forze a regioni da secoli sotto dominio musulmano. Ricordiamo come l’Occidente nell’alto medioevo e fino all’XI sec. fosse molto più arretrato dell’Oriente bizantino e musulmano, sia dal punto di vista culturale che da quello economico. MA sembra che con la crescita del XI-XIII sec. le parti comincino ad invertirsi, con un’Europa tendenzialmente più ricca e dinamica e un Oriente in declino. Dal punto di vista della “motivazione” dei singoli, partecipare a spedizioni come le crociate poteva poi certo costituire un’occasione di arricchimento personale, di 2 bottino e addirittura di investitura di un feudo, cose che erano sempre più difficili in Europa dato il progressivo stabilizzarsi della situazione politica. Tutti gli storici concordano nel correlare la fase di crescita europea con le crociate intese come un’”espansione” dei confini dell’Europa, cioè dei cristiani latini. La conquista dei territori sulla sponda orientale del Mediterraneo favorì enormemente, inoltre, le città marinare italiane (Amalfi, Pisa, ma soprattutto Genova e ancor più Venezia) che potevano così controllare i porti dove affluivano spezie e tessuti pregiati dall’Oriente; ad. es. Edessa era al capolinea della famosa “Via della Seta”, che attraverso l’Asia continentale giungeva in Cina (il viaggio di Marco Polo, veneziano, è della seconda metà del ‘200). Dal punto di vista commerciale ed economico, il vantaggio delle città marinare ebbe come contraltare la definitiva crisi dell’Impero Bizantino: emblematica la conquista di Costantinopoli e la disgregazione dell’impero durante la 4^ crociata nel 1204. c) Dal punto di vista sociale: Abbiamo già parlato nella dispensa dedicata alla crescita delle città dello “stile di vita” dei nobili del tempo, tendenzialmente improntato alla sopraffazione e all’esercizio della supremazia attraverso la violenza. Le case-torri delle città del tempo [→ vedi dispensa dedicata alle città medioevali], cioè le residenze fortificate dei nobili che si trasferivano in città, ne sono una testimonianza evidente. Soprattutto i figli cadetti offrivano il loro servizio militare ai vari signori locali in guerra tra loro, e rappresentavano spesso una minaccia per l’ordine pubblico e per la popolazione civile. Proviamo a concentrarci su questa idea: l’appello del papa e tutto ciò che ne derivò servì anche ad incanalare le energie della nobiltà europea, potenzialmente “caotiche”, per disciplinarle indirizzandole verso un obiettivo grande, nobile, dall’altissimo valore simbolico. La Chiesa nel medioevo non aveva solo una funzione spirituale, ma anche politica e sociale. Spesso era l’alto clero, i vescovi che spesso erano anche investiti di alte cariche pubbliche (vescovi-conti), che si incaricava del mantenimento della pace, continuamente turbata però dalle “guerre private” tra aristocratici. Il X sec. aveva visto le ultime grandi “invasioni barbariche”, con i popoli non cristiani di normanni, ungari e saraceni che compirono le loro scorrerie in tutt’Europa, tanto che questo secolo è chiamato dagli storici il “secolo di ferro”: il materiale con cui sono fatte le armi. MA nell’XI sec. la situazione era cambiata: gli Ungari e i Normanni si erano cristianizzati e stabilizzati, mentre i Saraceni subivano la controffensiva delle città marinare italiane. Approfondiamo il discorso guardando alle crociate dal punto di vista del papato [→ vedi sotto] 3 d) Dal punto di vista della Chiesa di Roma: Anche se gli storici sono concordi nel dire che papa Urbano II a Clermont-ferrand non avesse originariamente l’intenzione di progettare la conquista della Palestina da parte di un esercito che riunisse tutta la nobiltà europea, pure tutte le spedizioni degli eserciti crociati furono furono sostenute dal papato. Quando Gerusalemme tornò in mano musulmana nel 1187, tutti i papi del periodo ebbero l’idea fissa di riconquistarla [→ vedi dispensa su Federico II di Svevia]. Grazie alle crociate, la chiesa così poteva perseguire i suoi fini di: 1) espandere l’evangelizzazione 2) ristabilire il definitivo primato di Roma su Bisanzio, dopo lo Scisma del 1054. Costantinopoli era in difficoltà con i Turchi Selgiuchidi, una popolazione di origine centro-asiatica, da poco islamizzata e che si era installata in Anatolia. Di certo però dal punto di vista bizantino in quel momento erano più pericolosi gli occidentali: es. i Normanni proprio in quegli anni, divenuti re di Sicilia riunendo il Sud Italia in un unico regno, stavano progettando la conquista dell’impero. Non è quindi plausibile storicamente che il motivo dell’appello di Urbano II fosse stato una richiesta di aiuto da parte dell’imperatore bizantino Alessio Comneno [→ vedi il Discorso di Urbano II a Clermont-Ferrand sulle risorse on-line]. (fonte: G. Vitolo, Storia medievale, S ansoni) NB: La tradizione ha tramandato che l’appello di Urbano II fosse una risposta ad una lettera di aiuto inviata dall’imperatore Alessio Comneno, affinché l’occidente inviasse truppe contro i Turchi Selgiuchidi, giunti a ca 100 km da Costantinopoli [→ vedi testo del discorso di Urbano II]. Secondo lo storico G. Vitolo ciò è improbabile: come detto sopra, Bisanzio aveva in quel momento da temere più gli occidentali dei Turchi, cosa del resto ampiamente dimostrata dall’esito della 4^ crociata del 1204, con Veneziani e crociati che conquistano Costantinopoli e disgregano l’Impero (mantenendo il controllo di un territorio sulla sponda del Mar Nero, la corte bizantina riconquisterà Costiantinopoli nel 1266; ma ormai l’Impero è ridotto a un piccolo potentato regionale; accerchiato dall’avanzata dei Turchi Ottomani, Costantinopoli sarà assediata e conquistata da questi ultimi nel 1453). La chiesa come istituzione aveva anche una importantissima funzione nel mantenimento della pace sociale e dell’ordine costituito. La bellicosità degli aristocratici, le guerre fratricide in cui si lanciavano e l’instabilità che ne conseguiva erano quindi fortemente contrastate dalla chiesa. Ad esempio ricordiamo l’istituto delle ‘Paci di Dio’, diffuse in Francia a partire dalla fine del X sec. su iniziativa di vescovi e abati: erano delle grandi assemblee in cui veniva decretato il divieto dell’uso della violenza da parte dei nobili nei confronti degli ecclesiastici e dei poveri. Solo il prestigio dell’alto clero poteva imporre una tregua alle violenze. Le “Paci di Dio” divennero un modello anche per gli imperatori germanici: l’imperatore era, dopotutto, il difensore della pace. 4 [→ vedi dispensa successiva “Gli Ebrei in Europa”, la Pace del Regno di Enrico IV a Magonza del 1103]. Le crociate rappresentarono una grande occasione anche dal punto di vista della “pace” in Europa: i bellatores ponevano finalmente le loro armi al servizio di una causa che la chiesa propone come nobile e giusta. Più o meno in questo periodo nasce la figura del cavaliere cristiano, e il sistema di valori della cavalleria (difensore degli umili e degli oppressi, ecc.). Questo mondo cavalleresco sarà via via arricchito di nuovi temi nei secoli successivi (XII-XV) all’interno delle corti di tutt’Europa (es il tema dell’ amor cortese, tipico della produzione poetica del periodo, es. Provenzale), e che avrà una delle sue tipiche manifestazioni nei tornei cavallereschi, una vera e propria “ragione di vita” per i nobili dell’epoca (quando non erano impegnati in guerra). Il “buon” cavaliere quindi difende la chiesa, la pace, gli umili e gli oppressi, le donne, i vecchi ecc. Il crociato è l’apoteosi del cavaliere cristiano. Le Crociate dobbiamo quindi intenderle anche come una raffinata operazione ideologica che “disciplinò” la violenza dell’aristocrazia europea. e) Dal punto di vista popolare: La crociata dei poveri MA le crociate non furono un evento che riguardò solo i cavalieri crociati; tutti ne furono in qualche modo toccati, perché nell’idea di crociata fu coinvolto tutto l’immaginario della società del basso medioevo, dalle alte gerarchie ecclesiastiche, re e imperatori, fino alle classi sociali più umili. Proviamo solo ad immaginare quanto successe nella primavera del 1095: Dopo l’appello papale, predicatori itineranti girano per le città e i villaggi europei tenendo sermoni che infiammano i cuori e l’immaginazione della gente. Spesso non si tratta nemmeno di predicatori “ufficiali”, cioè di ecclesiastici, anzi: la chiesa cercherà di limitare questo fenomeno, proibendo di predicare senza autorizzazione. Ma ben presto intere masse di persone umili, più o meno povere, cominciano a seguire alcuni di questi predicatori di città in città. Tutti sono ansiosi di guadagnarsi, nonostante la miseria della loro esistenza, la propria salvezza personale, contribuendo ad accrescere la gloria della cristianità. Folle di diseredati, moltissimi poveri che dalle campagne si concentravano sempre di più nelle città, sono eccitati da predicatori infervorati e visionari. Una folla sempre più numerosa, comprendente donne vecchi e bambini, scambia le poche cose che possiede con armi, e diventa un esercito crociato, il primo in Europa, poiché i “grandi”, i nobili, impiegarono più di un anno ad organizzarsi. Anche se spesso impugnano nient’altro che rozzi attrezzi agricoli riadattati non importa: armi in pugno sono convinti di poter riscattare un’intera vita di stenti, se dedicheranno se stessi alla lotta contro gli infedeli… La più famosa e imponente per dimensioni è la crociata, detta ”crociata del popolo” o “crociata dei pezzenti”, che seguì Pietro l’eremita, un predicatore francese attivo nella regione delle Fiandre (Burges) e della Germania nord-occidentale (Colonia). 5 Un enorme massa di gente comune e di poveri (si stimano fino a 20.000 partecipanti, ma alcuni storici ipotizzano addirittura 80.000) lasciarono le loro case e seguirono Pietro, affascinate dai suoi infiammati sermoni, nel lungo cammino verso Gerusalemme. Vivevano di elemosina, espedienti, ma anche degli orrendi saccheggi e massacri perpetrati soprattutto ai danni degli “infedeli” che trovavano lungo il loro cammino: le comunità ebraiche che da secoli vivevano in Europa. La presenza di questi crociati era talmente nefasta che molti nobili, tra cui il re di Ungheria, organizzarono spedizioni armate per allontanarli dalle città. Scacciati anche dall’imperatore Alessio Comneno, poiché i seguaci di Pietro saccheggiarono anche i dintorni di Costantinopoli, furono infine massacrati, durante il passaggio in Asia Minore, dai Turchi Selgiuchidi. 6 I principali eventi nella storia delle crociate Nel periodo compreso tra la 1^ Crociata in Terrasante (1096-99) e la caduta dell’ultimo avamposto cristiano, la città di San Giovanni d’Acri (1291) furono fondati nei territori strappati ai musulmani dei regni latini (NB: qui ‘latino’ è sinonimo per cristiano occidentale), di cui il più importante era il regno di Gerusalemme; gli altri stati cristiani in Terrasanta ne erano teoricamente vassalli. I comandanti della prima crociata “ufficiale” erano esponenti dell’altissima nobiltà quali: ● Ugo di Vermandois, fratello dei re di Francia ● Boemondo di Taranto, ● Raimondo di Tolosa, ● Roberto di Fiandra ● Roberto di Normandia, figlio di Guglielmo il conquistatore ● Baldovino di Boulogne ● Goffredo di Buglione , eletto capo della spedizione, primo re di Gerusalemme Dai nomi possiamo capire come i più attivi furono i Normanni e i Francesi. Essi furono i primi sovrani e feudatari di questi nuovi regni. Il 15 luglio del 1099 i crociati conquistarono Gerusalemme, dopo un assedio di 5 mesi; la popolazione ebrea e musulmana fu massacrata. I successi cristiani furono possibili però solo grazie alle profonde lacerazioni che attraversavano il mondo musulmano. Quando l’emiro di Mossul Imad al-Din Zinki riorganizzò le forze, gli stati crociati furono subito messi in difficoltà, e da allora vissero in perenne stato d’assedio. Nel 1144 cadde la fortezza di Edessa (strategica per l’accesso alla Via della Seta). La preoccupazione per la riscossa musulmana portò all’organizzazione di una 2^ crociata, comandata dai sovrani: ● Corrado III imperatore ● Luigi VII di Francia ● Ruggero II di Sicilia Fu un fallimento a causa delle rivalità e dagli obiettivi personali dei sovrani. Es. Ruggero II attaccò i domini bizantini in Grecia. Il nuovo leader di origine curda Salah el-Din Yusuf, noto in occidente come Saladino, riconquistò Gerusalemme il 2 ottobre 1187. Il fatto suscitò grandissima emozione in Occidente, e quindi “ovviamente” fu indetta una 3^ Crociata (1189-92), al comando di: ● Federico Barbarossa ● Riccardo Cuor di Leone ● Filippo Augusto di Francia Sappiamo che Federico morì durante il tragitto, in Anatolia (1190). Riccardo riconquistò San Giovanni d’Acri, strappandola ai musulmani, e Cipro, sottraendola ai Bizantini. MA Gerusalemme restò musulmana. 7 l’elaborazione del concetto di crociata come “guerra santa”; Innocenzo III: [papa dal 1198 al 1216; NB: noi lo conosciamo già per il suo ruolo nella vicenda di Federico II di Svevia → vedi dispensa] si spenderà tantissimo per l’idea di crociata. Fu lui a teorizzare il “pellegrinaggio armato” come una “guerra giusta” (facendo riferimento alle opere tarde del filosofo cristiano Agostino, vissuto nel V sec.), ovvero una “guerra santa”. La guerra santa era proposta come una “via per la salvezza” per i laici, senza dover per forza scegliere la vita religiosa. Questo concetto di guerra santa contro l’infedele venne perciò esteso ovunque vi fossero infedeli da combattere; in particolare: ● Reconquista spagnola: abbiamo visto l’importanza del pellegrinaggio a Santiago de Compostela nell’elaborazione del concetto di crociata. Innocenzo indice la Crociata nel 1212: grande vittoria cristiana battaglia di Las Navas con eserciti di Francia, Leòn, Portogallo + re Pietro III d’Aragona e Sancio di Navarra (solo il territorio della città di Grenada resta musulmana, fino al 1492, conquistato dalla Spagna, dopo che nel 1469 Fernando d’Aragona e Isabella di Castiglia si sposano unendo per via matrimoniale i due regni) ● Europa Nord-Orientale, coste del mar Baltico, contro le popolazioni slave pagane. Qui si forma una stato dipendente dalla chiesa, ad opera di ordini di monaci-guerrieri (evangelizzazione e conquista), detti Cavalieri Teutonici. Combattere qui fu equiparato a combattere a Gerusalemme. ● Contro i Catari (→ qs parte sarà approfondita dopo). Quella dei catari fu un eresia molto diffusa soprattutto nel Sud della Francia (città: Montpellier, Beziers, Carcassonne), dove i catari arrivarono a istituire un sistema ecclesiastico e politico “parallelo” a quelli cattolici. La crociata indetta da Innocenzo III, a cui partecipò principalmente il re di Francia Filippo IVAugusto, si combattè dal 1208 al 1230 ca, ma roghi contro i catari sono attestati fino al ‘300. Innocenzo III non trascurò certo la Palestina; Gerusalemme era tornata in mano musulmana, e priorità di ogni papa era la sua riconquista. MA la 4^ crociata (1204) non andò secondo le aspettative: Venezia, che disponeva delle navi per trasportare i pellegrini-combattenti, piegò la spedizione ai suoi interessi economici. Come pagamento per il trasporto da parte dei veneziani, i crociati andarono alla conquista di Zara prima (NB: VS Imre d’Ungheria, re cristiano); e poi spinti dalle possibilità di ricco bottino addirittura assediarono Costantinopoli. La capitale cadde, e vi fu instaurato un nuovo impero “latino”, sostenuto da Venezia. Dell’impero bizantino non rimase che una piccola regione sul Mar Nero (Trebisonda) e parte della Grecia Per i Bizantini la 4^ crociata fu una vera e propria catastrofe, che confermò i timori e le diffidenze nei confronti degli occidentali che avevano accompagnato, da parte bizantina, tutta la storia delle crociate in Terra Santa. Nel 1266 però i bizantini riuscirono a riconquistare Costantinopoli, quando Michele Paleologo imperatore si alleò con Genova (nemica e rivale di Venezia). Gerusalemme restava ancora in mano musulmana, e ciò costituiva motivo di grande preoccupazione per alcuni papi (abbiamo già ricordato Innocenzo III). 8 Ci provò ancora il re Andrea d’Ungheria nel 1217-22, spedizione fallimentare ricordata come 5^ crociata. Federico II nel 1229 restituì Gerusalemme ai cristiani grazie all’accordo con Malik al-Kamil, sultano d’Egitto (6^crociata) [→ vedi dispensa su Federico II]. L’accordo di Federico con al-Kamil prevedeva però una Gerusalemme “aperta”, cioè senza mura, accessibile ai pellegrini cristiani e musulmani. NB: ricordiamo che Gerusalemme è la terza città santa per l’islam - con La Mecca e Medina in quanto è il luogo dove il profeta compì un miracoloso viaggio attraverso i cieli; ciò è ricordato dalla moschea di Al-aqsa, edificato sulla cosiddetta Spianata del Tempio nella città vecchia, attuale Gerusalemme Est. Perciò quando i Turchi Selgiuchidi entrarono in guerra contro lo steso sultano, nel 1244, Gerusalemme fu presa immediatamente. Luigi IX re di Francia tentò la conquista dell’Egitto, considerato strategicamente fondamentale per poter “tenere” la Palestina, nel 1248-54 (7^ crociata), ma fu catturato e passò diversi anni in prigionia. Luigi morì poi di peste mentre radunava una flotta a Tunisi (1270) per l’ennesima spedizione (8^crociata). Per questa sua generosa dedizione alla causa crociata, Luigi è ricordato come “il santo”. Nel frattempo i Mamelucchi, casta di servi-guerrieri, conquistò il potere in Egitto rovesciando il sultanato. Da lì attaccarono l’ultima fortezza cristiana, S. Giovanni d’Acri, che cadde nel 1291. La corte del Regno di Gerusalemme si trasferì da allora a Cipro; l’isola passò nel XV sec. in mano ai Veneziani, per poi essere conquistata dagli Ottomani (XVI sec.) … 9 Approfondimento A Le truppe mercenarie Le truppe mercenarie sono truppe composte di soldati di professione pagati per combattere, chiamate compagnie di ventura; il loro impiego inizia ad essere preponderante durante il basso medioevo (da fine XIII sec). Era un fenomeno nuovo per il medioevo, in quanto il sistema dell’esercito feudale era basato sulla fedeltà vassallatica. In che contesto si diffonde l’uso delle truppe mercenarie in guerra? La nuova prosperità delle città e l’aumento dei commerci portò ad un massiccio ritorno all’uso della moneta e all’accumulo di ingenti ricchezze. Furono spesso le città, e quindi le istituzioni comunali italiane, ad avvalersi dell’uso di truppe mercenarie [→ vedi dispensa sulle città del medioevo]. In seguito l’uso degli eserciti mercenari si diffuse anche alle signorie territoriali e in generale in tutt’Europa. La guerra stava cambiando: nell’alto medioevo il nerbo dell’esercito era la cavalleria pesante; ora invece gli eserciti sono sempre più numerosi, e un ruolo di primo piano viene assunto dalla fanteria. Le città sono ormai protagoniste delle guerre del basso medioevo, protette da imponenti mura: si sviluppano perciò nuove tecnologie e nuovi modi di combattere, tra cui ricordiamo già nella prima metà del XIV l’introduzione della polvere da sparo per l’artiglieria. Gli eserciti di “professionisti della guerra” si rivelarono i più efficaci in battaglia. Vi furono alcune regioni europee che si specializzarono nell’offerta di truppe mercenarie: il mestiere della guerra si può dire che costituisse una voce importante nell’economia degli uomini del nord delle Fiandre, del nord della Spagna, in alcune zone della Germania, più tardi (XV sec.) divennero famosi i mercenari svizzeri (di cui abbiamo una testimonianza ancor oggi: le guardie svizzere nello Stato del Vaticano). Il ricorso a truppe mercenarie servì anche a disarmare la popolazione urbana, in particolare i ceti popolari. Inizialmente coinvolti nell’esercito cittadino come milizia di fanteria, essi ben presto assieme al dovere del servizio militare richiesero sempre maggiori diritti politici (una costante storica che abbiamo osservato anche nell’Antica Grecia delle polis). Dopo la fase del comune podestarile e l’instaurarsi delle signorie nella maggior parte delle città italiane, i nuovi regimi pensarono di sottrarre al popolo l’uso delle armi proprio per depotenziare le sue rivendicazioni politiche, ricorrendo alle truppe mercenarie [→ vedi dispensa città del medioevo, fase del comune podestarile]. Nicolò Machiavelli, filosofo politico che visse tra XV e XVI sec., deplorava quest’uso, che aveva reso “imbelli” i cittadini e aveva reso “schiavi” i principi delle truppe mercenarie, che spesso perseguivano i loro scopi (di arricchimento) anche a danno di coloro che li avevano ingaggiati. Ma la presenza sempre più massiccia di truppe mercenarie, in special modo nell’Italia del Centro-Nord, non poteva non comportare gravi problemi: gruppi consistenti di uomini armati, veterani ben addestrati, che combattono per denaro lontani dalla loro patria, consci della loro forza… E’ facile intuire cosa potesse accadere in caso di ritardi nel pagamento; o immaginare che, anche se pagati, non rinunciassero certo a saccheggiare, rapinare, 10 stuprare quando ne capitava l’occasione. Spesso, a conclusione di una campagna bellica, si installavano in una regione e lì vivevano di razzie, finché non fossero stati ingaggiati altrove. A livello tecnologico, la diffusione del “mestiere delle armi” fu favorito dall’introduzione delle prime armi da fuoco, sia d’artiglieria (primi decenni XIV sec.) che portatili (metà XIV sec.). Se l’addestramento di un cavaliere partiva dall’infanzia e si protraeva per tutta l’adolescenza (ca 10 anni), e lo stesso si può dire per quello di un abile arciere, per trasformare un uomo robusto in un fuciliere bastava qualche settimana di pratica. 11 Approfondimento B I poveri Abbiamo detto che la crescita delle città e della popolazione europea in generale coincise anche, soprattutto a partire da fine XII e in maniera sempre più massiccia nel XIII sec., con la presenza di grandi masse di poveri. Spesso contadini diseredati, le cui fila erano continuamente ingrossate dalle ricorrenti carestie, le masse di poveri finivano per concentrarsi nelle città. Chi si occupa dei poveri? Tradizionalmente la cura dei poveri ha da sempre riguardato la chiesa. Ricordiamo semplicemente il detto evangelico del discorso della montagna: “beati i poveri…”. Una precisazione di carattere concettuale. Per noi ‘povero’, ‘povertà’ hanno un significato negativo, in quanto rispetto alla nostra sensibilità si tratta di uno stato di mancanza, di grave bisogno, di privazione. Per la mentalità medievale le cose stanno diversamente, anche se è proprio dalla realtà delle masse immiserite, che caratterizzeranno le città europee in particolare dal XV-XVI in poi ma che nel XIII vedono la loro prima comparsa, che si è progressivamente formata la moderna concezione di povertà-negativa. Eppure ‘povero’ non aveva un’accezione negativa nella cultura medievale, tutt’altro: povero era stato Gesù, e i poveri quindi avevano il loro posto nella società del tempo, quasi immagini viventi dello stesso Cristo. Non a caso chiamiamo “movimenti pauperistici” [→ vedi dopo cap. dedicato alle eresie] alcune tra le più importanti esperienze di rinnovamento spirituale del XII-XIII sec., di cui S.Francesco d’Assisi è la figura più emblematica. E’ una concezione che ritroviamo anche in Dante: ‘povertà’ non come mancanza, ma come “potenza”. Non vuol dire certo “avere potere”: qui potenza significa piuttosto “possibilità”, “capacità”, “avere la facoltà”. Povertà era uno stato di maggiore potenza di accogliere, di comprendere, di ricevere autenticamente l’altro; e l’altro per eccellenza, ovvero Dio e sua la parola, la presenza viva di Cristo presso i suoi fedeli. Per questo Francesco, e molti altri, come primo radicale gesto di cambiamento, di conversione della propria vita, si spogliano delle ricchezze e abbracciano la povertà. “Altissima povertà”, come è stata definita da un filosofo italiano contemporaneo, Giorgio Agamben. L’istituzione cittadina tipica, affidata a qualche ordine religioso, dove aveva luogo la presa in carico dei poveri era: l’ospedale (NB: notate anche qui un significato originario molto diverso da quello moderno!). L’ospedale nell’accezione moderna, come luogo di cura, nasce invece da un’altra istituzione: il lazzareto. Lazzareto: istituito con il II° Concilio Laterano (1179) in seguito alla proibizione ai lebbrosi di vivere assieme agli altri; ci si era resi in qualche modo conto della contagiosità di alcune malattie, acuita dalla densità abitativa in città. Le malattie identificate dai medievali come ‘lebbra’ sono, dal pdv della clinica moderna, molto varie: oltre alla lebbra in sé, diffusissime erano la tubercolosi e il vaiolo. Erano malattie endemiche, costantemente presenti in Europa, con un tasso di mortalità che per il vaiolo era ca. del 30%. L’epidemia di peste bubbonica che dilagò a partire dal 1348 era di origine asiatica, e causò la morte di oltre ⅓ degli europei. L’isolamento dei malati nel lazzareto aveva la funzione di proteggere i sani. Vi era infatti l’obbligo di denunciare i “lebbrosi”, i quali perdevano automaticamente anche i diritti civili (es. erano esclusi dall’eredità). 12 Il fermento spirituale e le eresie Questo capitolo è diviso in 2 parti: ● A: quadro generale del problema ● B: le dottrine eretiche A - quadro generale del problema Abbiamo parlato nel corso del trimestre della Riforma della chiesa “ufficiale” di Gregorio VII, il suo progetto di supremazia, e della “monarchia pontificia” realizzata da Innocenzo III. Risultato: 1) struttura centralizzata dell’istituzione ecclesiastica (burocrazia, cancelleria, legati papali, decime, ecc.), 2) maggiore controllo sulle chiese locali (vescovi nominati da Roma), 3) irrigidimento dell’ortodossia religiosa. NB: qui non c’entra la divisione cattolici / ortodossi a seguito dello scisma del 1054. MA significa: ‘ortodossia’ = dal greco ortos (= corretto) + doxa (= opinione, dottrina); la “dottrina corretta” era l’apparato dogmatico e l’interpretazione delle Sacre Scritture proposta dalla chiesa. MA dobbiamo tenere conto del fatto che il mondo medievale è intriso di una profonda spiritualità, che pervade ogni aspetto della vita sia dei singoli che associata. C’è una vera e profonda ansia di salvezza che pervade tutti gli strati sociali, unita al sentimento di essere in prossimità della fine dei tempi… Quindi: Reazione alla Riforma “ufficiale” + esigenza di ritorno all0 spirito autentico del Vangelo Il mondo laico nel XI-XIII si “risveglia” sia spiritualmente che culturalmente, le due cose sono profondamente intrecciate. Dobbiamo collegare tutto questo ai discorsi fatti in precedenza: la crescita economica e demografica, l’importanza delle città, i traffici commerciali, ecc. La cultura si diffonde anche al di fuori dell’ambito della chiesa, anche per esigenze di carattere economico (commerci e professioni necessitano dell’alfabetizzazione). Le città, la vita associata, gli scambi economici, favoriscono anche gli scambi di idee. Nascono movimenti religiosi laici che premono per rinnovare la chiesa “dal basso”: ● pataria: nella zona di Milano già nella prima metà del XI sec.; ricerca spirituale e denuncia VS corruzione del clero locale [→ vedi nelle risorse on-line gli approfondimenti su ‘simonia’ e ‘nicolaismo’] ● beghine [→ vedi dopo] ● movimenti pauperistici [→ v edi dopo] 13 Questo fermento spirituale sarà il contesto dell fenomeno della lotta all’eresia, che vide impegnata la chiesa e l’autorità laica in modo massiccio a partire dal XII sec., tanto che rappresenta una delle espressioni più significative del basso medioevo. Beghine: Fu un fenomeno molto diffuso in molte città europee dal XII al XIV sec. Le beghine formavano dei gruppi, delle associazioni di laici (= non ecclesiastici, senza voti religiosi) che facevano vita quasi monastica e vivevano comunitariamente (= in comunità). Cosa facevano? Pregavano, leggevano e meditavano le sacre scritture, a cui davano un’interpretazione autonoma (non necessariamente contraria) rispetto a quanto proponevano i sacerdoti (NB: spesso letterale! NON avevano la cultura teologica che permetteva l’interpretazione allegorica delle scritture). Sulla base di tutto ciò le beghine pensano ad una riforma spirituale della chiesa (NB: non pensiamo ad una struttura gerarchica, ma ad un’esigenza che emerge spontanea in moltissimi di questi gruppi). MA la novità fondamentale è questa: sono donne! Donne che forse per la prima volta nella storia dell’Europa occidentale si riuniscono e si assumono l’autorità di interpretare in prima persona - e, ripeto, in quanto donne - le Scritture, e di pensare e condividere le idee nate dalle loro riflessioni. Per le donne tutto ciò rappresenta un’istanza di libertà straordinaria (vedi dopo es. Margherita Porete). Sono donne che qui trovano una libertà che altrimenti era per loro preclusa. Cosa significa? Poter non essere più solo merce di scambio tra le famiglie (scambi decisi dai maschi, dai pater familias), poter non essere più solo madre, riproduttrice di figli, poter non essere più solo “angelo del focolare”, e nemmeno solo più oggetto (passivo) dell’”amor cortese”. Insomma donne che pregano, amano, sentono, pensano… e si appropriano di un punto di vista diverso da quello maschile, patriarcale, dominante. NB: il fenomeno ebbe sede nelle città, le beghine erano di estrazione “borghese”, cioè provenivano da quei ceti specificamente cittadini quali commercianti, artigiani, professionisti, classi presso le quali si sta diffondendo sempre più la cultura e la parola scritta, soprattutto quella in lingua volgare. Problema: la lettura “autonoma” delle Scritture Cosa succede di “pericoloso” quando le beghine o altri gruppi laici leggono autonomamente la Bibbia (in una traduzione non autorizzata lingua volgare poiché l’uso del latino necessita di lunghi anni di scolarizzazione)? Può succedere, ad esempio, che NON vi trovino traccia dei dogmi, delle gerarchie ecclesiastiche, della monarchia papale, delle ricchezze ecclesiastiche ecc. che pure erano realtà importanti del loro tempo; e può succedere che, magari, inizino a criticare tutto questo... 14 I movimenti spirituali laici come le beghine (e poi altri, anche maschili) rivendicano la possibilità di leggere il Vangelo e le Scritture autonomamente in lingua volgare; si diffondono in questo periodo traduzioni “non ufficiali” della Bibbia. Conseguenza: → la Chiesa, se le posizioni beghine fossero portate alle estreme conseguenze, avrebbe perso il monopolio dell’interpretazione delle Sacre Scritture, garantito dall’uso della lingua latina; gli ecclesiastici avrebbero perso il loro ruolo di “mediatori” tra vicende terrene e volontà divina. Riforma spirituale della chiesa “dal basso” Comune denominatore tanto a pataria, beghine e movimenti pauperistici di riforma dela chiesa: il ritorno all’autenticità evangelica e quindi alla povertà (‘pauperistico’ deriva dal latino ‘pauper’, povero). MA anche dobbiamo pensare ad una forte esigenza di libertà. NON necessariamente si trattava di contestare l’ordine imposto dal punto di vista sociale (saranno alcuni movimenti ereticali a farlo, → vedi dopo). Piuttosto, questi movimenti rivendicano in qualche modo la libertà di leggere e accogliere le scritture “in prima persona” MA al tempo stesso dandosi l’autorità di riflettere e di parlare sulle scritture senza il vincolo dell’interpretazione “ufficiale”. Ad esempio: le donne, in una società patriarcale come quella medievale, non avevano una “voce” pubblica. MA movimenti come quello delle beghine in qualche modo rivendicano la possibilità di questa voce, cioè la possibilità di leggere pensare e comunicare le proprie idee; voce che per forza sarà “diversa” da quella predominante (che in primo luogo è una forma mentis maschile). Anche se l’esigenza principale di questi movimenti è religiosa e spirituale, vediamo bene che alcune idee e proposte tendono ad andare “contro” l’ordine tradizionale della società, a proporre visioni del mondo nuove e sovversive. Ricordiamolo: religione, società e politica nel medioevo sono profondamente intrecciati, qui non possiamo leggere la storia di allora applicando le nostre categorie concettuali moderne. Es. Guardiamo alle beghine: nella “spiritualità” esse trovano la possibilità di una libertà inaudita, che era loro negata - in quanto donne - in tutti gli ambiti sia della società che, nel privato, nelle famiglie (dove dovevano sottostare all’autorità maschile). NB: Comprendiamo quindi come il confine tra eresia ed esigenza di riforma spirituale sia stato talvolta sottilissimo (lo stesso San Francesco “rischiò” di essere considerato eretico) Problema: la povertà La Chiesa di Roma poteva accettare la povertà individuale: c’era una secolare tradizione di eremiti ecc. MA NON quella istituzionale! 15 → Sarebbe stato un sovvertimento radicale dell’ordine costituito (NB: la Chiesa era il maggiore proprietario terriero nell’Europa occidentale). Quando l’eresia diviene “IL” problema Fin dai primi secoli il cristianesimo era attraversato dalla questione dell’eresia. Eresia: interpretazione diversa da quella ortodossa (corretta); scelta di persistere nell’errore e quindi resistenza all’obbedienza. MA nei primi secoli della cristianità l’eresia è per lo più una questione dottrinale, non di ordine pubblico. Significa che il problema dell’eresia nel suo complesso è da inquadrare nel lungo processo di costituzione di una “religione” cristiana, con un sistema dottrinario definito e un’istituzione “ufficiale”; istituzione che a partire dal IV secolo è strettamente legata all’istituzione del potere civile (l’impero romano). Nell’alto medioevo l’eresia, per quanto “grave”, era però sostanzialmente un “reato d’opinione” sanzionato con l’allontanamento dalla comunità cristiana. Nel XII sec. però le cose prendono una piega ben diversa: l’eresia diviene un vero e proprio crimine, uno dei peggiori insieme alla lesa maestà, perseguito in forze dalla Chiesa MA anche dall’autorità civile! Perché? Connetti le varie trasformazioni che abbiamo affrontato nel periodo XI-XIII sec. → vedi sotto Il tribunale dell’inquisizione, importanza degli ordini religiosi mendicanti L’Inquisizione è l’istituzione permanente che si occupa di perseguire le eresie, organizzata in tribunali attivi su tutto il territorio della cristianità. Fu istituita ufficialmente nel 1230, con papa Gregorio IX, e venne affidata ai nuovi ordini religiosi detti “mendicanti”: domenicano e francescano. Domenicani e Francescani sono fondamentali per comprendere appieno il periodo che stiamo prendendo in considerazione: a loro il papato affidò la “prima linea” nella lotta contro le eresie. Infatti il loro monachesimo è molto diverso da quello benedettino, o da quello di Cluny: i nuovi frati non vivono in monasteri isolati da tutto per dedicarsi agli studi e alla contemplazione, MA proprio nelle città, sono attivi, a contatto con la gente e soprattutto con gli ultimi; proprio qui trovano la loro ragion d’essere (pensate a San Francesco). Gli ultimi: cioè i poveri, i marginali, le cui fila abbiamo visto si ingrossano sempre più nelle città e costituiscono un problema per le istituzioni ufficiali; sono proprio questi strati sociali quelli ad essere più “permeabili” dalle dottrine eretiche che si intrecciavano con le istanze di rivolta sociale e politica. Quindi l’azione e la predicazione di domenicani e francescani fu fondamentale per garantire alla Chiesa la “presa” sulle masse popolari nelle città del basso medioevo. 16 SE guardiamo alle fonti ecclesiastiche, fino al XI sec. i “malvagi” erano i pagani (NB: ricordiamo nel X sec. invasioni Normanni, Ungari, Saraceni). Dal XII sec. in poi il problema prevalente divengono gli eretici. Perché la questione delle eresie diventa così importante? Come tutti i fenomeni storici le cause sono molte e complesse. Tuttavia, se guardiamo al contesto in generale, possiamo sintetizzare alcuni punti, che abbiamo già richiamato più volte nel corso di questa dispensa: ● fermento spirituale diffuso e “reazione” alla riforma della chiesa di Gregorio VII ● crescita città in contesto di crescita economica e demografica, maggiore mobilità di persone e idee ● cultura anche laica, uso della lingua volgare anche nella scrittura ● le crociate che allargarono gli orizzonti della cristianità B - le dottrine eretiche Che cosa proponevano le dottrine eretiche? Dal punto di vista dottrinario possiamo grossolanamente raggruppare le eresie in 3 tipologie (NB: alcuni movimenti possono avere anche più di una caratteristica; questo schema ci serve per orientarci nelle dottrine, non per fare una classificazione rigorosa): 1. Riformatori della Chiesa poi dichiarati eretici come Pietro Valdo da Lione (valdesi), John Wyclif in Inghilterra (XIV sec.), Jan Hus in Boemia (inizio XV) 2. Movimenti millenaristi o apocalittici (flagellanti, apostolici) 3. Dottrine gnostiche: la ‘gnosi’ [→ vedi dopo] ha una storia antichissima, pre-cristiana; l’incontro tra cristianesimo e dottrine di derivazione gnostica ha prodotto molte dottrine dichiarate eretiche, a partire dai manichei (II-VI sec.), i bogomili (VIII-XI sec., nei balcani), i catari (detti anche ‘albigesi’ dalla città di Albi nel Sud della Francia; XII-XIII sec. nel sud della Francia e in molte zone Italia centro-settentrionale) 1) Riformatori della chiesa (poi dichiarati eretici) Pietro Valdo (detto anche Valdo da Lione) era un ricco mercante di Lione (1140 ca.-1206), che attorno ai 35 anni si spoglia dei propri beni per donarli ai poveri e vivere di carità, predicando il pentimento. Si era fatto tradurre dal latino alcuni libri della Bibbia, e da lì aveva tratto ispirazione per il suo gesto radicale. Molti cominciarono a seguirlo e quindi ad emularlo: nacque il movimento dei Poveri di Lione o Valdesi. Nel 1179 Valdo ottiene una prima autorizzazione alla predicazione. 17 MA nel 1184 papa Lucio III promulga la bolla Ad abolendam heresiae (NB: proclamata in San Zeno a Verona), dove si vieta esplicitamente la predicazione senza permesso da parte dela Chiesa. Da qui in poi i Poveri di Lione entrano in contrasto con l’autorità del vescovo di Lione. I valdesi appaiono sempre più “eretici” quando permettono di predicare anche alle donne, oltre a criticare sempre più insistentemente la ricchezza della chiesa. Valdo si rifiuta di sospendere la predicazione, e viene quindi scomunicato; lui e i suoi seguaci sono espulsi dalla diocesi di Lione. Pur subendo molte repressioni, i valdesi riuscirono a mantenere viva la loro tradizione, finché nel XVI sec. aderirono alla riforma protestante calvinista (cosa che non fermò le persecuzioni, all’interno degli stati cattolici → in particolar modo in Italia, dove i Valdesi sono storicamente presenti nel Piemonte occidentale) Confronta la vicenda di Valdo con quella di San Francesco di Assisi [→vedi fonte “Il sogno di Innocenzo III” affresco]. I valdesi, ma anche i francescani, fanno parte dei cosiddetti movimenti pauperistici, che propongono il ritorno della Chiesa alla povertà e alla semplicità evangelica. Jan Hus visse in Boemia tra la seconda metà del sec. XIV e i primi anni del XV. E’ un teologo, insegna all’univesità di Praga, e protesta VS corruzione della chiesa boema (legge gli scritti di John Wycliff, teologo inglese del XIV sec. estremamente critico verso la chiesa del suo paese). In particolare si scandalizza per il mercato delle indulgenze. NB: da rilevare il carattere “nazionalista” di questa protesta, poi dichiarata eresia, in quanto il clero in Boemia era per lo più tedesco, mentre gli hussiti, i seguaci di Hus, sono tutti boemi. Invitato a giustificare le sue tesi al concilio di Costanza nel 1415, Hus viene invece processato per eresia e condannato al rogo. 2) Movimenti millenaristi A ispirare i millenaristi è l’idea di un’imminente fine di un ciclo cosmico, la fine del mondo così come era conosciuto, e l’inizio di una nuova era, che avrebbe portato una sorta di “nuova alleanza” con Dio. Pentimenti, umiliazioni, ma anche condotte di vita in alcuni casi esplicitamente contro l’ordine costituito: l’imminente fine del “vecchio” mondo comporta, per i seguaci dei vari movimenti millenaristi europei, l’apertura di spazi di libertà talvolta anche estrema . Molti movimenti millenaristi presero spunto dagli scritti di Gioacchino da Fiore (1130-1202, ricordato da Dante nella Divina Commedia, Paradiso canto XII) [NB: Gioacchino NON fu eretico! MA le sue opere ispirarono anche alcuni movimenti eretici]. Gioacchino fu un monaco mistico, e le sue opere costituiscono una sorta di nuova escatologia cristiana (= una dottrina riguardante i destini ultimi dell’umanità, del mondo, della storia); il libro escatologico più importante nella Bibbia è il libro dell’Apocalisse. 18 Nelle sue opere, molto lette e venerate anche dalla chiesa ufficiale (fu papa Lucio III a convincerlo di mettere per iscritto le sue dottrine), Gioacchino espresse lo schema di una “storia universale”, che semplifichiamo in questi pochi punti: ● ci sono 3 età del mondo: Padre, poi Figlio, poi Spirito; quest’ultima età è quella che comprendeva alla sua fine anche l’arrivo dell’Anticristo e il successivo ritorno di Cristo nel Giudizio Universale ● La nuova era a venire era quella dello Spirito, l’ultima prima del giudizio. Sarebbe dovuta iniziare ca metà XIII sec (1260) con l’apparizione di un nuovo “grande maestro” che avrebbe fondato un nuovo ordine sulla terra: caratterizzato dalla pace; e quindi avrebbe condotto gli uomini attraverso le tribolazioni dell’Anticristo verso la salvezza finale. A 50 anni dalla morte di Gioacchino (cioè all’approssimarsi dell’inizio della “nuova era”, 1260), il suo insegnamento è ancora molto venerato, e l’approssimarsi del 1260 suscita un’ondata di esaltazione spirituale e ansia di grandi aspettative per l’imminente venuta del “maestro” e del nuovo ordine nel mondo. In particolare sorgono nelle città di Italia e Germania gruppi locali di flagellanti: questi gruppi, che si caratterizzano appunto per la pratica della pubblica auto-flagellazione, uniscono millenarismo, ansia di rinnovamento del mondo e della chiesa, esaltazione spirituale, pratiche penitenziali e ascetiche VS i mali del mondo. Ovunque predicano povertà e rinuncia. Insomma, è grosso modo lo stesso “spirito” della Crociata dei pezzenti. I flagellanti sono sempre più invisi all’autorità in Germania, dove diventano fenomeno di grosse proporzioni. Attorno a loro aumentano le attestazioni di presunti miracoli, guarigioni; nel complesso crescono il clamore, il fanatismo e l’isteria collettiva, con esiti che possiamo immaginare: ● massacri VS Ebrei in Germania (Colonia, Magonza, Francoforte) ● MA anche saccheggi VS Beni della Chiesa (in particolare dei Domenicani, l’ordine di predicatori VS eresie) I flagellanti incorrono quindi nella repressione sempre più severa da parte delle autorità, in particolare con il panico collettivo creato dall’epidemia di Peste nera di metà ‘300. Altri movimenti millenaristi in Italia: ● Apostolici di Gerardo Segarelli (1240-1300, condannato sul rogo a Parma): Anch’essi prendono spunto dalle teorie di Gioacchino sull’imminente inizio della nuova era; praticano digiuni, preghiere, povertà, e l’uguaglianza tra uomo e donna, ma anche predicano il ritorno alla semplicità dei fanciulli, oltre al rifiuto dell’ordine e della gerarchia ● Dolciniani di Fra’ Dolcino (1250-1307 condannato sul rogo a Vercelli). Dolcino era in contatto con gli apostolici, e sfuggì alle prime repressioni rifugiandosi in Veneto e poi in Trentino. La sua predicazione è attestata da fonti dell’epoca sul Lago di Garda e ad Arco. All’inizio del ‘300 ritorna a Vercelli e in Val di Sesia assieme alla sua compagna, predicatrice come lui (tema uguaglianza uomini-donne), dove raccoglie numerosi seguaci, ma viene catturato e condannato. 19 NB: le dottrine degli apostolici e dei dolciniani furono riprese in età contemporanea, con l’avvento delle prime teorie socialiste (metà ‘800); furono perciò interpretate come iniziatrici della lotta per l’emancipazione delle masse, come movimenti di resistenza al potere, come le progenitrici delle idee di uguaglianza sociale, ugualitarismo e abolizione della proprietà privata. Approfondimento C: Margherita Porete Margherita fu una figura femminile straordinaria nel periodo di più intenso fermento spirituale basso-medievale. Era una beghina francese e una mistica, e rivendicava in quanto donna la possibilità di un rapporto libero e diretto con Dio: inconcepibile da parte della chiesa ufficiale e in una società profondamente patriarcale (vedi prima par. sulle Beghine). Scrisse Lo specchio delle anime semplici: un dialogo immaginario tra Amore, Anima e Ragione. L’anima semplice del titolo è quella “annientata in Dio”, grazie ad un rapporto diretto e libero, intimo, di cui Margherita chiede sia riconosciuta la possibilità sulla base della sua esperienza di mistica. Nel libro sono descritti 7 stadi di “evoluzione dell’anima”; se i primi 6 sono ancora inquadrabili nel solco del “normale” misticismo, l’ultimo propone che l’anima si perda in Dio, “annientata” in lui, diventando così un tutt’uno “come una goccia nel mare”. Per quanto riguarda il mondo e la società ella propone un ritorno all’innocenza originaria, propria dell’essenza intima di tutte le creature; nonostante il peccato originale, nel loro intimo quindi tutte le creature (e gli esseri umani), memori dell’atto originario della creazione, sono in realtà già salve. Margherita è condannata al rogo nel 1310. La sua opera ispirò il gruppo millenarista detto degli Spiriti liberi. Alcuni di questi seguaci radicali interpretarono il pensiero di Margherita come la negazione dell’esistenza del peccato, in quanto tutti siamo “già salvi”. Portano questa concezione all’estremo, in una visione anarchica che rende lecita qualsiasi cosa, anche ciò che è ritenuto crimine e peccato. Riepilogo movimenti millenaristi: Alcune caratteristiche ricorrenti nelle dottrine millenariste: ● pauperismo ● egalitarismo ● esaltazione spirituale ● rifiuto ordine e gerarchia ● ritorno alla autenticità e semplicità del Vangelo ● libertà nella lettura e interpretazione delle Sacre Scritture ● vita semplice, digiuni, preghiere ● ansia di riscatto e salvezza per i poveri 3) Dottrine gnostiche 20 Per capire il contenuto dottrinario delle eresie medievali di tipo gnostico dobbiamo rivolgerci alle dispute teologiche dei primi secoli cristianità. Ma la storia della gnosi parte da ancora più lontano. ‘Gnosi’ significa semplicemente, in greco, “conoscenza”. Per le dottrine di tipo gnostico la salvezza personale può venire solo dalla conoscenza iniziatica di una dottrina che spieghi l’arcana verità del mondo, e quindi il modo “giusto” di vivere. La storia di queste dottrine è antichissima. Si può proporre che l’orfismo e (in parte) il pitagorismo fossero dottrine di tipo gnostico [→ forse avrete incontrato questi gruppi in filosofia] I Manichei, che derivano il loro nome da Mani (teologo babilonese del III sec.), sono la prima setta cristiana gnostica. La loro dottrina serve a “rispondere” ad uno dei problemi su cui si sono soffermate innumerevoli religioni e dottrine filosofiche: da dove proviene il male, SE Dio è buono? Mani era stato influenzato dallo zoroastrismo e altre dottrine di origine persiana, tutte incentrate su una concezione del mondo dualistica: cioè divisa, spaccata in due. La dottrina manichea semplificata in pochi punti: ● Solo la conoscenza e la pratica della dottrina salva, porta cioè alla “perfezione” in vita. ● Le comunità si dividevano tra gli “eletti”, i perfetti conoscitori iniziati // gli uditori, i discepoli. ● Il mondo NON è la creazione di un unico Dio, MA tutto è frutto di una dualità di principi in lotta tra loro, il Bene VS il Male (questo il dualismo). ● Esistono due principi creatori distinti: Principio del Bene // Principio del Male, in lotta tra loro. Male = il mondo materiale VS Bene = mondo spirituale, assimilato al “vero Dio” della Bibbia. ● L’anima dell’essere umano è conteso tra qs due principi. ● Il male è la materia, il corpo, la carne; quindi i manichei propongono il disgusto VS la “materialità”. ● Quindi: la perfezione e la salvezza degli iniziati è un processo di liberazione dalla corporeità. ● Non credono che Gesù sia figlio della Vergine. ● Ma dal punto di vista diciamo “pratico”? Cosa proponevano per la “vita quotidiana”? Tratto comune di tutte le dottrine gnostiche è il fatto che predicano un intenso ritorno all’ascetismo, al rigore morale. NB: già Agostino, grande filosofo, Vescovo di Ippona e Padre della Chiesa, vissuto tra la Tunisia e l’Italia nel V° sec., combatte duramente la dottrina gnostica manichea (NB: dottrina che conosceva bene perché per diversi anni frequentò le sette manichee; le abbandonò dopo un tormentato periodo di insoddisfazione e ricerca che lo portò all’incontro con il vescovo di Milano, S. Ambrogio, e alla conversione al cristianesimo cattolico). Il movimento delle sette manichee è in crisi nel VI secolo, MA poi ricompaiono dottrine di tipo gnostico-manicheo in Bulgaria e nei Balcani nel VII-XI sec. con la setta dei Bogomili. Da lì nell’XI sec. (NB: anche per i contatti e gli scambi aperti dalle crociate) le dottrine di tipo manicheo gnostico si diffondono anche in Europa occidentale. 21 Qui in Europa erano detti Catari o Albigesi (dalla città di Albi, nel sud della Francia; NB: erano però molto presenti anche in Italia, soprattutto nelle città del centro-nord). I catari ebbero molto successo e seguito soprattutto presso i ceti borghesi cittadini (artigiani, commercianti); il successo nel Sud della Francia fu tale che qui istituirono persino una chiesa, florida tra XII e XIII sec., molto ben organizzata, e che viveva in “parallelo”, in quelle zone, rispetto alla chiesa ufficiale. Secondo la testimonianza di San Bernardo di Chiaravalle (importante teologo del tempo, attivo nella predicazione a favore delle crociate, morto nel 1153) i catari facevano proseliti presso i ceti popolari a causa del malcontento della gente, ma anche per l’indegnità del clero cattolico. Di nuovo: il “prestigio” raggiunto attraverso il rigore morale e il ritorno all’”ascesi”, all’integrità dello stile di vita. Da questo punto di vista un Francesco d’Assisi non proponeva cose molto diverse; se però guardiamo alla concezione nei confronti del mondo, del “creato”, ecco che gli atteggiamenti tra Francesco e i Catari divergono: il primo compone il “Cantico delle Creature”, in cui capiamo come la contemplazione grata della natura può divenire una via per avvicinarci meglio al creatore; i secondi disprezzano la realtà materiale, quindi anche corporea e carnale, in tutte le sue espressioni, tanto che il loro nucleo dottrinario propone nientemeno che una “liberazione” dalla materialità. Contro i Catari papa Innocenzo III proclamò nel 1208 la crociata, che abbiamo visto qui prende i connotati della “guerra santa”; fu una guerra durissima, che portò allo sterminio dei Catari (e non solo) e all’annessione delle regioni del sud (Provenza, Linguadoca) al Regno di Francia, quindi portando questi territori sotto il controllo del re di Francia, Filippo II Augusto (re dal 1180 al 1220). Le tappe della crociata VS i Catari: ● Casus belli: Pietro di Castelnau, legato pontificio, incaricato di lottare VS l’eresia nel sud della Francia, scomunica il conte di Tolosa Raimondo VI per aver favorito i catari (Tolosa era una delle città più importanti del mezzogiorno francese). MA poco aver lanciato la scomunica il legato pontificio viene ucciso (1208)! ● Innocenzo III papa indice la crociata; era da tempo che il papa premeva su Filippo Augusto per l’intervento armato, ma il sovrano non vedeva di buon occhio le interferenze papali nel territorio del regno di Francia. MA ora, con l’assassinio del legato pontificio, la crociata è inevitabile. ● Intervento dell’esercito crociato di Filippo II Augusto re di Francia, che così può annettersi territori e beni sottratti agli scomunicati e di “riconquistare” il Sud (nominalmente appartenente al regno, MA che di fatto era autonomo) al regno di Francia. La guerra si protrae dal 1208 al 1230; i catari sono molto diffusi e organizzati, e “detengono” intere città. Enormi furono i massacri. Pare che il comandante dell’esercito crociato, Simone di Montfort, rispondendo ai dubbi di uno dei suoi luogotenenti sulla condotta da tenere, in quanto catari e cattolici convivevano nelle stesse città, abbia detto: “Uccidete, uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi!”. L’episodio serve a farci comprendere il grado di violenza ed efferratezza che si scatena quando il nemico non è un semplice nemico “politico”, MA quando il nemico assume i connotati dell’avversario assoluto, del radicalmente “altro”. ● Spedizioni crociate e roghi di eretici catari dureranno fino ad inizio ‘300. 22 La stregoneria Il tribunale dell’Inquisizione fu attivo non solo contro gli eretici, ma anche contro i “falsi convertiti” ebrei [→ vedi prossima dispensa Storia degli Ebrei in Europa] e contro chi era accusato di praticare la stregoneria, ovvero chi praticava riti magici e demoniaci. Non ci occupiamo in questa sede del fenomeno della cosiddetta “caccia alle streghe”, che si stima abbia portato al processo e all’esecuzione di circa 50.000 persone (per lo più donne) tra il XV e il XVIII secolo. Lo tratteremo successivamente, quando parleremo delle trasformazioni sociali e culturali del mondo moderno (dopo il 1492). Processi contro le streghe ve ne furono anche nel basso medioevo. La “lotta alla stregoneria” fa parte di una serie di questioni che, anche se c’entrano con il discorso fatto per le eresie, pure hanno una loro specificità maggiormente legata a fenomeni storici propri dell’età moderna (il periodo che per gli storici va dal 1492 al 1789). La caccia alle streghe si svolse per lo più in ambiente rurale, e fu una lotta anche contro i saperi contadini tradizionali (incentrati su antichissime concezioni del rapporto con la natura, es. riferiti all’’uso medicinale di alcune piante ecc.). Il fatto che questo fenomeno ebbe una recrudescenza nel XVI-XVII sec. rientra in dinamiche sociali e culturali che fanno parte del cosiddetto disciplinamento degli strati più bassi della società, dal punto di vista morale e quindi anche religioso. Ma ne parleremo in seguito :-) 23