Trani, all`Impero il teatro di Michele Bia

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XVIII I
Martedì 7 gennaio 2014
VIVILACITTÀ
TRANI
L’INIZIATIVA
«Francesca Leone quartet» al Comfort cafè
«Lacarvella» espone a Bari
n Si terrà sabato 11 gennaio l’ottavo concerto della terza
stagione jazzistica del «Comfort cafè», in via Ognissanti. In programma la performance del quartetto formato da Francesca Leone (voce), Guido Di Leone (chitarra), Francesco Angiuli (contrabbasso), Fabio Delle
Fogie (batteria). Due le sessioni previste, rispettivamente alle 21 e 22.30. Posti limitati, si consiglia la prenotazione. Info: 0883.954840; 330.702653.
n "Instant vel simulque" è il titolo della mostra
collettiva, a cura dell’associazione «Lacarvella»,
di Trani, che avrà luogo a Bari dal 18 al 31 gennaio 2014. Espongono Ewa Bujak, Corrado Mancini, Laura Di Mattia, Karolina Koziel, Melania
Palmisano, Italo Rucci, Antonio Russo, Arkadiusz Sedek, Edoardo Velon, Piotr Ne Neto Wlodarczyk.
ANDRIA PREMIATO IL CORTOMETRAGGIO DEI RAGAZZI DEL «COLASANTO»
Trani, all’Impero
il teatro
di Michele Bia
Il coraggio di Anna
e la storia che vive
I
Con «Via del Purgatorio» l’impegno
civile del regista modugnese
di COSIMO DAMIANO DAMATO
T
rani riapre la stagione teatrale con il teatro civile di Michele Bia, autore pugliese
che appartiene a quel nuovo rinascimento
artistico e creativo del Sud che riesce a
raccontare storie intense, fra leggerezza ed impegno
sociale (il regista modugnese ha vinto il “David di
Donatello” nel 2007, con il corto “Meridionali senza
filtro”). Lo spettacolo andrà in scena giovedì 9 gennaio all’Impero “Via del purgatorio” con Franco
Ferrante, Rossella Giugliano, Paola Di Mitri e Giuseppe Massarelli. Dalle note di regia: “ è il 24 dicembre, la vigilia di Natale di una famiglia come
tante, di quelle che non arriva alla fine del mese, che alleva figli
con i quali non riesce a parlare,
che si aggrappa ad un matrimonio perché non saprebbe dove altro andare.
Tutti riuniti sulla cima di un
terrazzo di cinque piani, ognuno
con il desiderio di essere diverso,
ognuno con il suo malessere e la
sua solitudine, accomunati però da una decisione
condivisa, forse l’unica: quella di farla finita”.
Nell’italia in cui ci si suicida davanti alle sedi di
Equitalia, nel delirio collettivo dove la scala dei valori ha innalzato il dio danaro a santità, questo guitto civile drammaturgico ci consegna uno sguardo
puro su quell’incontro generazionale atteso da decenni, che ad oggi vede solo uno scontro duro, da
una parte, i padri che non hanno illuso i figli prendendosi anche il loro futuro e dall’altra i figli, simbolo di un decadentismo lasciato in consegna dai
padri, unica eredità tangibile. Lo stesso autore parla
di “commedia amara” , si potrebbe aggiungere anche “ commedia spietata” e maledettamente neorealismo dove non c’è posto per il realismo magico
di connotazione civile e di narrazione.
Anche il riso si tiene stretto fra i denti, il teatro
dell’assurdo diventa possibile e rasenta inquietu-
L’autore pugliese
appartiene al
rinascimento artistico
e creativo del Sud
IN SCENA A TRANI Rossella Giuliano
dine nella sua devastante poesia urbana fatta di personaggi molto vicini a noi. Certo c’è da chiedersi se
il pubblico sia ancora disposto ad andare a teatro e a
prendere altri schiaffi, certo, sono mazzate il cui
livido ti fa crescere. C’è tutto in questo spettacolo,
anche gli spettri di un presepe eduardiano ancora
più triste che ha perduto anche il disincanto e la
purezza.
Una famiglia che pensa ad un suicidio collettivo
come unico modo di abbracciarsi nelle varie stazioni di una via crucis devastante che non offre
sudari per asciugare. Certo sulle tavole bisogna alzare un poco di polvere e ci viene in aiuto la saga di
Fantozzi che non riesce nemmeno ad impiccarsi
perché crolla il soffitto, anche qui diventa difficile
anche un atto estremo e meditato come il suicidio.
La nera signora se la ride, la battaglia a scacchi
con il cavaliere non basta più, c’è un sadismo più
acuto che affonda nello sberleffo. Inquietudine, paura, solitudine, paura ma in qualche modo Bia apre
una finestra su una luce, la profondità ed il sentire
più puro forse ritrovano quel coraggio che non è
morire ma vivere. Questo spettacolo rappresenta
anche il fuoco artistico pugliese, attori giovani, autore giovane, tecnici giovani, la cultura è l’unica
arma rivoluzionaria che potrà sovvertire quest’epoca di pazzi e deliri.
l cortometraggio di animazione «Il Coraggio di Anna»,
prodotto dall'istituto «Giuseppe Colasanto» di Andria
guidato dal dirigente Roberto Tarantino, ha vinto l'edizione 2013 dell'EfeboCorto Film Festival di Castelvetrano (TP). Il riconoscimento del prestigioso festival siciliano
si aggiunge ad altri premi in concorsi internazionali del settore, dal bresciano "Orzincorto" ai nostrani "Cortolandria" e
"Maria Grasso Tarantino" nel 2013. Dalle Alpi alla Trinacria
dunque, passando per Andria e Barletta, il racconto di Anna,
della ragazza che «avrà per sempre vent'anni» ha emozionato e
fatto riflettere un pubblico variegato e conquistato giurie
molto diverse tra
loro grazie alla
poesia dei disegni, tracciati dalle creative mani
degli studenti
del Settore Grafico del "Colasanto", e ad una
vicenda, vera,
recuperata dall'oblìo proprio
grazie al lavoro
di ricerca e sperimentazione
sulla Storia che
da anni la scuola
andriese conduce con passione e
che vale la pena
raccontare.
Un signore dai capelli bianchi e lo sguardo fiero, Francesco
Gammarota, ex partigiano, nome di battaglia "Brancaleone",
racconta agli studenti di come si fosse salvato durante la
guerra grazie all'aiuto di una ragazza, coraggiosa e sconosciuta, e il rammarico per non averla potuta mai ringraziare.
La trasmissione televisiva «Chi l'ha visto?» collabora alle
indagini e così la ragazza viene identificata ma "Brancaleone"
non può rivederla perché Anna è morta, catturata e torturata,
pochi giorni dopo il loro incontro, come conseguenza di quel
suo atto di generosità. La purezza del segno grafico si tinge di
rosso solo in alcuni particolari: il rossetto, simbolo della fresca
femminilità mai soffocata dal grigiore della guerra; la svastica,
emblema della violenza del potere che soggioga gli inermi; le
scarpe della festa, che identificano la forza vitale della giovinezza e che oscillano, malinconicamente, nell'inquadratura
finale. La passione per la vita, la difesa della libertà, il coraggio
delle proprie scelte e delle proprie azioni costituiscono il
tessuto connettivo di questo racconto del «Colasanto».
[gd]
.
«Io, Mario Cerra, cantastorie e
menestrello del 21esimo secolo»
LA STORIA
La riscoperta di un
antico genere musicale
Grazie a lui la serenata torna in auge nel Nord Barese
P
er gli amanti dall’animo
romantico è considerata
ancora oggi il dono più
grande. Mettete in conto
l’imbarazzo di prendere in mano
uno strumento ed esibirsi in pubblico e capirete allora perché la
serenata è divenuta un classico ormai tramontato, scalzato dal bombardamento tecnologico dell’evo
contemporaneo. Ora però a Corato
e in altri comuni del Nord Barese
c’è chi ha deciso di riscoprirla e
offrirla su prenotazione.
Il «menestrello» del 21°secolo
che che ha riscoperto e riportato in
auge questa antica tradizione musicale popolare si chiama Mario
Cerra, calabrese d’origine ma da
anni trapiantato in Puglia, a Co-
VERITÀ E
MEMORIA La
copertina del
lavoro dei
ragazzi del
Colasanto
IL «MENESTRELLO»
Mario Cerra di Corato
è spesso invitato
come ospite in molte
trasmissioni Tv e le
sue qualità canore
sono ormai conosciute
ed apprezzate
.
rato. La sua idea è stata semplice:
scendere in strada per lanciare
messaggi d’amore con le note di
una bella canzone. Proprio come
avveniva un tempo.
Il novello «cantastorie», accompagnato dalla chitarra di colleghi
musicisti, di volta in volta, dà sfogo
alla sua ugola e regala canzoni che
hanno fatto la storia della musica
romantica non solo agli innamorati ma anche alla nonna, a un
amico o un nemico, alla professoressa di matematica, al portiere del
condominio. Mario Cerra esegue
serenate classiche, moderne, rap o
jazz. Ce ne sono davvero per tutti i
gusti musicali e per tutti.
Ecco, quindi, sdoganato il mito
del canto tête-à-tête, nell’intimità
shakespeariana del balcone. «Preferisco misurarmi con uno spazio
urbano a cui aggiungere il mio contributo - spiega con grande modestia Cerra che, in più circostanze, è
stato ospite di trasmissioni televisive su emittenti nazionali -, confrontarmi con gli scooter che passano e gli sguardi dei curiosi. Dopo
le prime note, la ragazza di solito si
affaccia al balcone, in segno del suo
sì. Solitamente la serata continua
tra musica e canti in strada con
amici e parenti, a cui segue un
ricco buffet per tutti in segno di
ringraziamento. Ed è per tutti una
festa. Ma lo è soprattutto per me,
per regalato felicità e attimi spero
indimenticabili a chiunque ».
Gianpaolo Balsamo
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