2016 white paper IAB Italia via A. Calabiana, 6 - 20139 Milano Tel. 02 5832 0694 [email protected] www.iab.it realizzazione e contenuti a cura di l’immagine di copertina è di Depositphotos grafica e impaginazione sommario INtroduzione 4 Siti di comparazione 36 Siti di contenuto e blog 37 38 Il tavolo di lavoro 6 Native advertising executive summary 8 iL performance marketing oltre il digitale 39 performance marketing: Le Definizioni 11 Lead Generation e CPL 12 CPA (COST PER Acquisition) 15 CPS (Cost per Sale) 17 CPD e CPI 18 IL FUNNEL DEL PERFORMANCE 44 i canali del performance marketing 19 Software Development Kit di ATTRIBUTION ANALYTICS 51 DEM e database 20 Coregistration 23 motori di ricerca e SEM 26 Programmatic 29 Mobile siti di Voucher, Cashback e Loyalty Un contrasto Ideologico ormai superato 40 IL performance marketing oltre il media 43 tag, cosa sono? 50 modelli di attribuzione e attribution marketing 53 Conversion booster 55 32 IL CODICE DI CONDOTTA 57 34 Glossario 61 3 SIAMO SOLO ALL’INIZIO Paolo Mardegan sario, introdurre delle case history, aggiornare i documenti già definiti, inserire nuovi temi che potrebbero sorgere nel futuro e che oggi non sono ancora rilevanti (o non sono stati rilevati). Siamo consapevoli, infatti, che il performance marketing - nell’ambito del digital advertising - è in continuo cambiamento e che la stessa definizione di performance marketing è molto ampia. Abbiamo deciso quindi di considerare questo documento solo l’inizio di un percorso che vogliamo compiere insieme a chi ci legge. Nelle nostre aspettative, questo white paper ha l’obiettivo di rappresentare un punto di riferimento per quanto concerne il quadro definitorio e le modalità/discipline per operare nell’affascinante e articolato ambito del performance marketing. Oltre che il punto di inizio di un’escalation di appuntamenti per approfondire il tema. Ecco le tappe salienti di questo percorso. Il 7 luglio 2016 ci sarà un seminar sul performance marketing. Per quella data ci sarà una nuova versione di questo white paper non solo digitale, ma cartacea. Vogliamo che la nuova versione sia ricca di case history così da rendere il documento ancora più interessante. Ci vediamo il 7 luglio! Speriamo che questo testo vi appassioni quanto ha appassionato noi. Fondatore del Gruppo DigiTouch, è membro del direttivo IAB italia per il triennio 20142017. Coordina il tavolo di lavoro “Performance Marketing” Quel che state per leggere è il primo white paper che IAB Italia ha prodotto sul tema performance marketing. È il frutto di un tavolo di lavoro nato in seno allo IAB lo scorso ottobre e proseguito con incontri e riunioni che hanno visto il coinvolgimento di tante aziende e persone di cui abbiamo riportato i nomi nelle pagine che seguono. Alla fine, abbiamo pensato che fosse importante non limitarci al confronto, ma realizzare un white paper in cui riportare riflessioni e approfondimenti condivisi; un documento in cui ciascun membro del team ha contribuito scrivendo una parte del testo. Considerate questo testo un documento vivo che potrà mutare e cambiare nel tempo. Nelle nostre aspettative, questo white paper ha come obiettivo quello di essere un agile documento che possa servire a tutti noi per avere un punto su un argomento così rilevante come quello del performance marketing. Abbiamo intenzione di rendere questo documento ancora più completo e ricco, allargare il glos- Il tavolo di lavoro “Performance Marketing” 4 5 IL TAVOLO DI LAVORO PERFORMANCE MARKETING Sheyla Biasini Paolo Mardegan Country Manager Italia zanox Ceo Performedia Fondatore del Gruppo DigiTouch, è membro del direttivo IAB per il triennio 2014-2017. Autore di pubblicazioni su marketing e pubblicità, è docente di corsi di mobile e digital Advertising. Ha lavorato per Mediaset, In3, Buongiorno Vitaminic, Neo Network prima di tuffarsi nell’attività imprenditoriale. Ha iniziato la sua carriera in zanox nel 2008, per diventare tre anni dopo Head of Publishers e Head of Sales nel 2014. Vanta 15 anni di esperienza nel Digital Marketing maturati sia in agenzie di comunicazione online che in aziende che operano nel digital advertising come WPP e Interpublic. Gian Mario Boncoddo Salvatore Cariello Ceo & Founder Sembox VP Advertising Operations Beintoo Da sempre appassionato delle tematiche legate al digital marketing è stato invitato come speaker ai più importanti eventi del search e web marketing in Italia. Prima del 2007, anno in cui ha fondato Sembox, ha lavorato per realtà importanti come DMC (Gruppo Fullsix) e ClassEditori. Precedenti esperienze in Italia presso Editori e Concessionarie e in Germania dove ha contribuito a lanciare la divisione Mobile di Fyber. In passato ha ricoperto il ruolo di Assistant Professor presso l’Università Bocconi di Milano. Debora Casalaspro Country Manager di NetBooster Agency, responsabile del business in Italia Stefano Guidi Country Manager Kwanko Italy Prima di approdare al gruppo Kwanko come Sales Manager ad inizio 2010, ha avuto ruoli di vendita online. Diventato Country Manager Italy, ha fondato la filiale Italiana a Milano del gruppo Kwanko nel 2013, che ad oggi rappresenta una delle business unit a maggior potenziale del gruppo. Si occupa di digital da oltre 16 anni, prima come Project Manager in ambito ICT per la realizzazione di progetti di sviluppo web, poi come Head of Strategy in NetBooster, a guida delle leve del digital performance marketing per importanti brand italiani e globali. 6 Stefano Masiero Edoardo Negri Ceo di E-Business Consulting Head Of Sales Media Softec & Partner Fullsix Laureato in Statistica con Master MBA. Diverse esperienze manageriali tra cui Gruppo COIN, American Express, Citicorp, Gruppo Telefonica e Autoscout24 prima di lanciarsi nell’attività imprenditoriale partendo dall’incubatore universitario Start Cube. Ha maturato una lunga esperienza nel mondo dei media tradizionali, digitali e il marketing online, occupandosi di Performance, Display, Mobile, WebTv e IPTV nelle principali aziende del settore. Ha avuto incarichi in Tradedoubler Italia, Matrix S.p.A, Yahoo! Italia e Manzoni Pubblicità. è stato uno dei primi partecipanti all’osservatorio Mobile Marketing & Services della School of Management del Politecnico di Milano. Marco Fabio Parisi Responsabile Digital Marketing mercato Business in TIM - Telecom Italia Francesca Pinzone Si occupa di mercato ed offerta ICT e di Marketing Digitale dal 2009 dopo aver conseguito un MBA alla SDA Bocconi di Milano. è stato cofondatore di Netesi Spa, uno dei primi Application Service Provider italiani, direttore OSS in Infostrada e ha svolto attività di consulenza ICT in Europa come senior manager in Andersen Consulting (oggi Accenture). Country Manager Public-Ideas Italia, società del Gruppo TimeOne Laureata presso l’Università di Genova in Lettere Classiche, ha conseguito poi due Master in Marketing e Comunicazione, l’ultimo dei quali presso l’Accademia della Comunicazione di Milano. Ha iniziato la sua carriera in Buongiorno Vitaminic nel 2002 e ha lavorato successivamente per importanti società come Yahoo! e Triboo. Roberto Siano Ceo e Founder di Clickpoint.com È un pioniere del digital, ha iniziato la propria attività come consulente nel 1997 per aziende italiane e non, dando poi il via all’attività imprenditoriale con Clickpoint nel 2005. 7 Executive summary to attraverso piattaforme che lavorano su CPM o su ECPM. Ma non ci siamo fermati a questo. Abbiamo considerato come per il performance marketing sia rilevante anche la gestione del funnel in logica end to end, non solo il media, poiché la finalità ultima del performance è ottenere un risultato quantitativo e tangibile. Abbiamo raccontato - attraverso semplici esempi e speriamo chiari consigli - i trucchi per realizzare una campagna performance efficiente lavorando come consulenti - anche sulla parte del funnel. Per quanto l’acquisto o la ricerca di spazi media efficaci possano essere ben fatti, i risultati saranno scarsi se il sito (o la landing page) è mal costruita, poco chiara, con tanti campi da completare e così via. Abbiamo definito e spiegato quali sono gli strumenti con cui le agenzie e/o i clienti possono monitorare il contributo dei diversi canali al successo delle attività di performance attraverso l’inserimento di global tag o SDK (se mobile). Abbiamo volutamente ridotto all’essenziale l’uso di termini ed espressioni “tecniche” del nostro mondo, ma rimandiamo comunque al glossario finale per la spiegazione dei principali termini che possono essere o sembrare ostici. L’accezione di performance marketing è un concetto molto ampio che comprende diversi ambiti e settori del digital advertising. Nel nostro white paper, parleremo di SEM, DEM, voucher e cashback, ma ci siamo spinti oltre: abbiamo provato a raccontare come il performance marketing possa influenzare anche il mondo fisico (e viceversa) in un continuum per cui l’attività digital è di sostegno a quella fisica e viceversa. In via generale, crediamo che per performance marketing possiamo intendere tutte le attività di digital advertising che prevedono l’acquisto di traffico attraverso internet e visibilità web e digitale con modalità legate all’ottimizzazione dell’acquisto stesso. Fanno sicuramente parte del performance marketing le attività di lead generation, cost per acquisition, cost per sale, cost per download e cost per install (in ambito mobile) e in generale tutte le attività di affiliation marketing. Abbiamo inserito nel performance marketing anche le attività programmatic, perché riteniamo che l’acquisto di spazi pubblicitari in questa modalità possa essere considerata all’interno della categoria “performance” sebbene l’acquisto sia effettua- 8 © Depositphotos 9 CPL CPd Cost per Sale CPd lead generation Cost per Sale Cost per lead r install CPd Cost per Acquisition Cost per Download CPi CPS CPi le definizioni del performance marketing CPA CPS Cost per CPL Acquisition CPA lead generation Cost per install CPS Cost per lead Cost per Download Cost per Sale CPA CPL Cost per install Cost per Acquisition lead generation Cost per lead capitolo primo le definizioni del performance marketing lead generation e CPL Ottenere contatti di potenziali clienti motivati all’acquisto La campagna di lead generation La lead generation è una azione di marketing per l’acquisizione di contatti il più possibile qualificati. Sono riferimenti (nome, indirizzo, email, tel., etc.) di potenziali clienti motivati all’acquisto da contattare successivamente per finalizzare la vendita. Un sistema di lead generation vincente segue alcune fasi specifiche e fondamentali: = viene effettuata un’analisi del mercato di riferimento con l’obiettivo di identificare chi possa essere interessato al prodotto/servizio e quanti siano i contatti potenziali; = poi è necessaria una pianificazione delle attività di performance marketing per genenare le lead; = vengono definite azioni e strategie per farsi trovare da chi cerca le offerte sui prodotti o sui servizi. In sostanza viene progettato in dettaglio l’intero processo di raccolta delle lead e di gestione del contatto. = da ultimo, ma non meno importante: è indispensabile presentare con successo le offerte e le proposte commerciali, ad esempio sviluppando l’intero messaggio e la comunicazione in modo coerente, semplice ed accattivante. Spesso vengono utilizzate sul web landing page o pagine di atterraggio che espongono il valore della proposta attraverso cui è possibile raccogliere la lead. Possono essere utilizzate varie strategie di marketing, da quelle più tradizionali come pubblicità o telemarketing, alle più innovative come direct marketing sia di tipo tradizionale sia attraverso le strategie che utilizzano internet e il mondo digitale. Tra i canali online più utilizzati per la lead generation ci sono il keyword advertising, il direct email marketing, le campagne display in RTB, i social media. Le strategie di lead generation vengono classificate secondo tre macro-variabili: = la natura dei media utilizzati, che può essere tradizionale o digitale; = l’approccio utilizzato, che può essere di tipo push (outbound marketing) o pull (inbound marketing). Nella prima è l’azienda a contattare i potenziali clienti mentre nella seconda sono i potenziali clienti a contattare l’azienda; = la quantità e qualità del contenuto offerto. Alcune definizioni: lead qualification e Nurturing La lead qualification è un processo di selezione delle lead (contatti) per determinare la loro reale motivazione a trasformarsi in cliente per l’azienda. Se ben strutturato, il processo di lead qualification definisce metodologie per il lead scoring: la classificazione dei lead in ordine di interesse. l lead nurturing corrisponde a tutte le attività messe in atto dopo l’acquisizione della lead per costruire con esso una relazione di fiducia che trasformi la lead in prospect e infine, in cliente. 12 fornitore e cliente e verifica congiunta dei casi di dubbia attribuzione. Completata questa prima fase di attività, utile come fase di preparazione e studio costruttivo del processo di generazione delle lead, è possibile procedere nell’ottimizzazione dei costi e delle strategie sulla base dei dati e della qualità delle lead generate. Tutti i contatti generati restano di proprietà del cliente che ha realizzato la campagna assicurando così la necessaria riservatezza sul contatto raccolto. In generale la variabilità dei costi di generazione del contatto va sotto il termine di remunerazione a CPL (cost per lead) per cui a fronte di limitati o nulli costi di avviamento viene definito un costo preciso per contatto generato. La remunerazione a CPL deve avere una serie di requisiti per garantire la corretta misurazione e valutazione da parte dei clienti, ma anche del fornitore del servizio: La chiarezza e la trasparenza sulle regole di misurazione e di valutazione dei risultati è di cruciale importanza nel rapporto di collaborazione tra chi commissiona una campagna e chi la realizza. Vantaggi aggiuntivi Oltre alla generazione di lead le campagne possono generare vantaggi aggiuntivi che possono concorrere alla valutazione del risultato finale: = Data Base Building costruzione di una base dati di contatti da utilizzare nel tempo. = CRM e lead Nurturing costruzione di un proccesso di gestione e di fertilizzazione dei contatti con i clienti. = Traffic Store pedonabilità del punto vendita anche riferito al sito di ecommerce del cliente. = Contest concorsi a premio e promozioni a scadenza. = Brand Awareness ed Engagement coinvolgimento dei clienti nel riconoscere il valore della marca e nel cercare la marca nel loro processo di acquisto sia on line che offline. = Gamification utilizzo di tecniche che applicano il concetto di gioco nel processo di attivazione e raccolta di un contatto. = metodologia di valutazione della “bontà” della lead secondo criteri chiari da parte del cliente e fornitore; = tracciamento delle lead durante tutto il ciclo di vita dalla generazione alla conclusione del contatto fino alla conversione, positiva o negativa che sia. Molta attenzione va posta ad evitare la duplicazione delle lead e alla loro corretta classificazione; = tempi di conferma della bontà delle lead chiari e condivisi tra cliente e fornitore; = trasparenza della rendicontazione da parte di 13 le definizioni del performance marketing lead generation e CPL Suggerimenti per una buona lead generation 1. Definire gli obiettivi 2. Scegliere con cura i messaggi 3. Calibrare L’engagement 4. Rispettare gli utenti Che cosa stiamo cercando? Ottenere nuovi lead (ovvero nuovi potenziali clienti) oppure contattare quelli già in nostro possesso per stimolare nuovi acquisti? Avere obiettivi ben chiari ci aiuterà a fare le giuste scelte al momento di progettare una corretta strategia di lead generation. Alcuni messaggi attraggono lead e contatti che si trovano a uno stadio iniziale del processo di acquisto, altri educano e qualificano la lead. Il messaggio deve essere coerente con il target e con gli obiettivi ricercati nel determinato momento in cui si svolge la campagna. Un basso commitment attrae un gran volume di lead. Al crescere dell’impegno richiesto all’utente, i volumi decrescono. Intuitivamente se il numero di informazioni richieste al cliente è troppo elevato, il risultato rischia di essere insoddisfacente in termini di numerosità. Nel mettere in atto strategie di lead generation, bisogna sempre essere chiari e trasparenti nelle comunicazioni. Bisogna inoltre offrire la possibilità di cancellare facilmente il proprio indirizzo email dalle liste di invio newsletter per soddisfare le aspettative degli utenti. 14 CPA (COST PER Acquisition) Quando la remunerazione è vincolata all’azione di step, campi presenti all’interno del form); = settore in cui opera l’azienda che sceglie di investire su questo tipo di campagna a performance; = target che si vuole raggiungere; = eventuale incentivo allo svolgimento di quella specifica azione. Con l’acronimo CPA, cost per acquisition, altrimenti detto cost per action, si intende una delle formule commerciali utilizzate nel web performance marketing. Le campagne remunerate a CPA prevedono un riconoscimento in base al numero di azioni registrate sul sito dell’azienda, tra cui per esempio l’acquisto di un prodotto oppure la partecipazione a un concorso. Spesso questo termine viene utilizzato in modo generico per indicare tutti i tipi di payout a performance. Addirittura, si tende a confonderlo con altre formule commerciali comuni come CPL (costo per lead – vedi p. 12) e CPS (costo per sales, vedi p. 17). Tuttavia, nonostante una lead o una vendita possano essere considerate a tutti gli effetti delle azioni, bisogna fare attenzione a non confondere il costo per azione con modelli di remunerazione diversi. Normalmente la formula CPA prevede il riconoscimento di un importo fisso per ogni azione valida chiaramente identificabile e misurabile in modo digitale. Un buon esempio di un’attività CPA è una campagna realizzata con lo scopo di incentivare l’iscrizione a una newsletter. L’obiettivo, in questo specifico caso, è la registrazione di nuovi utenti che diano il proprio consenso a ricevere periodicamente informazioni via mail da parte dell’azienda. Per quest’ultima, poter comunicare direttamente con potenziali clienti è, infatti, fondamentale laddove l’attività non venga gestita da una rete di vendita o di rivenditori che gestiscono in prima persona il contatto con il cliente finale. Per massimizzare l’investimento in questa campagna, l’azienda dovrebbe prevedere un incentivo, come per esempio un buono sconto oppure un campione di prova dei propri prodotti; preparare una landing page ad hoc (pagina web di atterraggio dedicata a spiegare i vantaggi e i valori Per determinare il suo valore, bisogna tenere in considerazione: = complessità dell’azione (per esempio: numero Suggerimenti per un’efficace campagna a CPA Il mercato del web performance marketing è molto competitivo. Per questo motivo, se l’azienda investitrice desidera traffico di buona qualità, ovvero appartenente al target di persone che intende raggiungere, e volumi interessanti in termini di quantità, dovrà prevedere una remunerazione adeguata rispetto alla conversione (azione) richiesta. Questa remunerazione consente a chi programma e gestisce la campagna di operare in modo efficace coinvolgendo gli editori giusti e selezionando gli spazi e tempi coerenti con gli obiettivi della campagna per massimizzare il risultato e contenere o controllare i costi unitari di acquisizione o di conversione. 15 le definizioni del performance marketing CPA (COST PER ACQUISITION) Un altro buon esempio può essere un concorso; una modalità efficace per coinvolgere gli utenti e ottenere i loro dati. Oltre a essere un progetto divertente e appassionante, anche nel caso del concorso bisogna prevedere un incentivo all’azione, come, per esempio, uno sconto a tutti i partecipanti o un premio finale al/ai vincitore/i. I concorsi possono prevedere modelli di registrazione diversi con la richiesta di un numero variabile di informazioni. Va precisato che l’implementazione di un concorso, in Italia, è sottoposta a una normativa legale che va prevista e gestita nei tempi e nei costi. © Depositphotos che l’utente/cliente può ottenere iscrivendosi alla newsletter o registrandosi a un’iniziativa proposta dal sito web) e, inoltre, implementare un form di registrazione semplice (modulo web che consente di raccogliere le informazioni di profilazione del potenziale cliente), in modo che faciliti la registrazione alla newsletter. In questa fase, può essere sufficiente richiedere solo l’indirizzo email, mentre in seguito – per esempio quando l’utente acquisterà per la prima volta - si potranno richiedere maggiori informazioni e migliorare la profilazione del cliente nei data base aziendali o nel CRM. 16 CPS (Cost per Sale) Campagne remunerate sulla base delle vendite generate qualsiasi prodotto presente sull’e-commerce, la remunerazione è di solito in percentuale. Se, invece, la campagna punta a vendere un prodotto specifico o una composizione di prodotti predefinita, è probabile che il payout sia fisso, dato che anche il prezzo finale per l’acquirente rimane invariato. Inoltre, possono essere riconosciute solo le prime vendite nel caso di acquisizione di nuovi clienti o di vendite successive alla prima. Grazie alla tecnologia del cookie e dei tracciamenti web, infatti, è possibile capire se un utente torna sull’e-commerce e acquista nuovamente. A causa della complessità della campagna, spesso vengono preferite delle formule di remunerazione ibride, come il CPL (cost per lead, vedi p. 12) + CPS. Per ottimizzare questo tipo di campagne è importante che il sito web sia stato realizzato tenendo in considerazione le caratteristiche di un cliente tipo. I prodotti non possono essere inseriti casualmente, ma devono essere ordinati per sezioni. L’aggiunta dei prodotti al carrello deve avvenire con un semplice click. Deve inoltre esserci la possibilità di visionare il carrello prima di procedere con il pagamento. Con il termine CPS, cost per sale, si fa riferimento alle campagne remunerate in base alle vendite generate. Normalmente, a chi gestisce questo tipo di campagne, viene riconosciuta una percentuale sul valore del carrello di acquisto oppure un importo fisso per ogni vendita generata. Quindi se, per esempio, il carrello ha un valore pari a 100 euro e la percentuale concordata è del 10%, l’agenzia di web marketing riceve 10 euro su quella vendita. Nel secondo caso, invece, se la cifra fissa stabilita è di 10 euro a vendita, l’agenzia riceve 10 euro indipendentemente dall’importo finale dell’acquisto. Comprensibilmente il valore unitario riconosciuto dipende da innumerevoli fattori come i volumi di vendita, il valore medio del carrello o della singola vendita, la complessità del prodotto o del processo di e-commerce. Il corretto bilanciamento tra costi della campagna per chi la organizza e la corretta remunerazione è indispensabile per ottenere un risultato soddisfacente. Nella scelta della tipologia di payout, uno dei fattori che condizionano il risultato è il tipo di comunicazione. Se la campagna è generica e vuole portare l’utente ad acquistare Suggerimenti per una buona campagna a CPS Nel caso di campagne a CPS, il numero di step per concludere l’azione di acquisto può fare una grande differenza: più sono i passaggi necessari e la quantità di informazioni richieste e più l’utente si scoraggia durante il processo di acquisto e il tasso di abbandono aumenta considerevolmente riducendo il numero finale delle vendite rispetto al numero di clienti interessati inizialmente. 17 le definizioni del performance marketing CPD e CPI Download e installazione di un software sario p. 61) del sistema di tracciamento il quale si accorge di essere eseguito per la prima volta e considera quell’evento come conversione effettiva ovvero come effettiva installazione dell’app. In estrema sintesi, il modello a CPD puro non esiste. Ecco perché il CPD è spesso sostituito e completato dal CPI per gli operatori del mercato. Il metodo di acquisto a CPI avviene per i principali sistemi operativi: iOS, Android e Windows Phone. In caso di Windows Phone, l’inventory disponibile per tracciare a CPI è limitata per cui generalmente si preferiscono modelli di acquisto a performance differenti per questo specifico sistema operativo. L’acquisto a cost per install può avvenire sia su traffico in-app in uno store sul cellulare sia su traffico mobile web. L’acronimo CPD significa “cost per download”, mentre l’acronimo CPI sta per “cost per install”. Questo tipo di remunerazione nell’ambito del performance marketing si applica quando la campagna è finalizzata al download e alla successiva installazione di un software, tipicamente una application, sul dispositivo dell’utente. Entrambi gli acronimi determinano una metodologia di acquisto a performance: nel primo caso il raggiungimento dell’obiettivo è assicurato dal download dell’applicazione, la seconda dalla prima apertura dell’applicazione dopo il primo download. In realtà non esiste nel mercato nessun tracciamento di terze parti che permetta di tracciare esclusivamente il download. Infatti, è solo alla prima apertura che l’applicazione lancia sul telefono l’SDK (software development kit - vedi Glos- suggerimento per efficaci campagne a CpD e Cpi © Depositphotos Le campagne a CPD e CPI devono prevedere - vista la natura del modello di remunerazione - standard di tracciamento che contemplino gli ambienti maggiormente diffusi. 18 capitolo secondo i canali del performance marketing i canali del performance marketing DEM e database Per performance orientate al Ritorno sull’Investimento mette di rispondere a strategie che mirano ad allargare la banca dati dei contatti con nuovi potenziali clienti, a generare un primo acquisto, a qualificare i prospect anche in base alle loro necessità e interessi. In una campagna di acquisizione è importante stabilire un primo contatto con il prospect. Il messaggio diffuso deve includere un’offerta che susciti un vero interesse, che si tratti di uno sconto, di un servizio offerto o di privilegi accordati per una prima registrazione. La strategia di acquisizione deve essere definita a monte nel piano di marketing generale e non può essere basata meramente su contenuti finalizzati alla fidelizzazione (per esempio, le newsletter inviate agli utenti già iscritti) o riciclati tra quelli realizzati per l’acquisizione. In sostanza, è opportuno che il contenuto di una DEM dedicata all’acquisizione di nuovi contatti sia pensato e realizzato appositamente per questo scopo. Questa differenza è essenziale per garantire performance ottimali alle campagne di acquisizione: quanto più è chiaro e semplice il messaggio ed il suo scopo, tanto più la resa sarà ottimale se di effettivo interesse per il potenziale cliente. Le banche dati degli e-mailer si prestano a questo scopo: fare acquisizione per la ricerca di prospect. Per poter essere utilizzato, un database deve aver raccolto i dati in una modalità opt-in o double opt-in (vedi Glossario p. 61), ottemperando alla legge sulla privacy che regolamenta la raccolta e il trattamento dei dati. Gli utenti, quindi, hanno dato il loro consenso per ricevere offerte. Inoltre, spesso la qualificazione dei profili nella fase di registrazione permette agli emailers un targeting più preciso dal momento che il cliente inserisce maggiori informazioni che profilano meglio le caratteristiche del cliente stesso. L’acquisizione di prospect attraverso attività di DEM può sfruttare inoltre la moltiplicazione dei punti di contatto (siti web, internet mobile, pagine “fan” dei L’e-mailing è ancora una delle leve principali di tutte le strategie di marketing. E con ragione: gli inserzionisti puntano su questo strumento di comunicazione per arricchire i loro database ed effettuare azioni di CRM mirate. Numerose aziende lo utilizzano per raggiungere i loro obiettivi di acquisizione di prospect, di fidelizzazione e di vendita. Contrariamente all’emailing di prospezione interna collegata a una sola banca dati fornita dall’inserzionista, l’e-mailing a performance (DEM - direct e-mail marketing) prevede la diffusione dei messaggi pubblicitari degli inserzionisti su basi di indirizzi e-mail opt-in gestite da una rete di editori, i quali vengono remunerati proporzionalmente alle azioni concluse dagli utenti che ricevono i messaggi (compilazione di un modulo, richiesta di un preventivo, iscrizione ad una newsletter, download, per citare solo alcuni esempi). Per liste di indirizzi e-mail opt-in si intende una lista di indirizzi mail che il fornitore o la rete di editori ha raccolto ottenendo il consenso da parte della persona intestataria a ricevere messaggi promozionali e commerciali. In Italia, come in tutta la Comunità Europea, esiste una precisa normativa sulla privacy che regola la raccolta di varie tipologie di consensi. Le liste così raccolte possono essere considerate, appunto, “consensate”. L’emailing a performance rappresenta pertanto un canale fortemente orientato al ROI e quindi in grado di confrontare la spesa dell’iniziativa con la sua resa in termini di risultati quantitativi ed economici. A quali obiettivi risponde l’attività DEM a performance? L’acquisizione di nuovi contatti L’e-mailing a performance rappresenta una leva particolarmente adatta alla raccolta di profili (lead). Per20 zione tra l’inserzionista e la piattaforma di marketing a performance, permette di determinare dove si collochi l’inefficienza o il problema. Se le regole e le logiche di raccolta dei contatti è effettivamente il problema, la piattaforma di affiliazione deve essere in grado di attivare azioni specifiche di correzione a seconda di come il contatto è stato raccolto. Così gli e-mailer che forniscono contatti maggiormente qualificati, potranno assumere maggiore importanza nell’attività, mentre quelli il cui traffico di visitatori converte poco con poche dimostrazioni di interesse, saranno gradualmente eliminati dalla campagna di raccolta ottenendo una maggiore efficacia complessiva. Si consiglia, mensilmente, di fare il punto sulle performance della campagna. Tale frequenza permette di adattare la campagna di acquisizione strada facendo per conformarsi al meglio alla strategia di fidelizzazione da parte dell’inserzionista. Questa capacità di poter identificare e adattare la campagna di affiliazione in funzione dei ritorni per l’inserzionista, rappresenta il vero valore aggiunto e una vera expertise da parte della piattaforma di affiliazione. social network, eccetera). Per esempio inserendo un semplice bottone come quello di Twitter o Facebook direttamente nelle e-mail o nelle newsletter degli emailer, è possibile indirizzare il traffico web verso i social network dove sono presenti un maggior numero di informazioni di profilo per poter comprendere meglio quali siano i fabbisogni del cliente potenziale. In questo caso, le azioni sono remunerate su un modello CPC (costo per click, vedi Glossario p.61) oppure CPL (costo per lead, vedi p. 12). La fidelizzazione L’attività di DEM, realizzata per fidelizzare i clienti, ha lo scopo di trasformare i prospect in clienti. Il lavoro sulla base di contatti raccolti spetta all’inserzionista che contatta direttamente il prospect attraverso differenti canali per convertirlo in cliente attivo. Il tasso di conversione dipenderà essenzialmente dalla qualità dei contatti raccolti, dalla rapidità con cui il prospect viene contattato nuovamente e dalla bontà e dall’aderenza dell’offerta commerciale al fabbisogno del potenziale cliente. Anche se gli affiliati e-mailer partecipano meno alla fase di fidelizzazione rispetto alla fase di acquisizione dei contatti, contribuiscono comunque ricevendo informazioni dall’inserzionista sulla qualità dei risultati per adattare la raccolta di nuovi contatti con maggiore precisione. La collaborazione e lo scambio di informazioni tra inserzionista ed e-mailer è molto importante per raffinare e migliorare la capacità di identificare profili effettivamente interessati. Questa procedura permette di identificare la fonte di un eventuale problema, che non è detto si verifichi durante lo svolgimento della raccolta. Possono entrare in gioco altri fattori, per esempio un cattivo sfruttamento da parte dell’inserzionista della base dei contatti di prospect raccolti. La collabora- Aumento del fatturato È possibile includere attività di DEM a performance per obiettivi di vendita, e quindi prevedendo una remunerazione all’editore sulla base delle vendite generate (CPS - cost per sale, vedi p. 17)? Tendenzialmente no. Le campagne di e-mailing a performance orientate alla vendita, su modelli CPA (cost per action, vedi p. 15), sono valide solo a condizione che si adattino perfettamente al criterio di remunerazione degli emailer. Un’e-mail tendenzialmente genererà nel potenziale cliente un comportamento di acquisto, piuttosto che l’acquisto stesso. In sostanza il potenziale cliente reagisce alla DEM riconoscendo un effettivo 21 i canali del performance marketing DEM e database fabbisogno non soddisfatto che lo spingerà a documentarsi e a valutare differenti opportunità di acquisto oltre a quella offerta dall’inserzionista. La logica è essenzialmente quella di avviare un processo di considerazione del fabbisogno: se comincia questo processo, alla ricezione dell’e-mail, il comportamento di acquisto continuerà con la consultazione di differenti siti incentrati su tematiche di prodotto o di servizio simili a quelli dell’inserzionista (siti concorrenti, comparatori di prezzo, eccetera), prima di arrivare alla valutazione finale e decidere a quale fornitore rivolgersi. L’acquisto non sarà quindi immediato come un’iscrizione a una newsletter o a un sito web. Per l’editore questo si traduce nella mancata conversione del contatto in acquisto effettivo. Gli e-mailer, spesso correttamente sollecitati, cercano campagne redditizie per la soddisfazione economica sia dell’emailer sia dell’inserzionista. Se, viceversa, una campagna focalizzata sulla vendita, non garantisce un tasso di conversione in grado di generare una remunerazione equivalente a quelle del CPM (costo per mille impression) di riferimento, gli affiliati e-mailer non vorranno promuoverla perché troppo poco conveniente rispetto ad altre campagne. Per questo, il criterio di remunerazione degli e-mailer in una campagna e-mailing con focus sulle “vendite”, deve evitare di diventare un costo non sostenibile rispetto a quello dello sfruttamento del database dei contatti per affiliation. Una remunerazione a CPMO (costo per mille aperture di DEM) può, per esempio, essere utile, ma ciò che effettivamente determina la corretta convenienza è il valore economico unitario riconosciuto dall’inserzionista all’e-mailer. Il modello del minimo garantito all’e-mailer presenta un altro formato adatto alle campagne con obiettivo la vendita, su un modello di commissioni che sfrutta il CPA o modelli di remunerazione misti (CPC + CPA). Le buone prassi strategiche Volume e remunerazione Spetta all’inserzionista definire gli obiettivi in termini di volume così come la remunerazione delle azioni che intende intraprendere. Detto ciò, non si deve perdere di vista il quadro dell’e-mailing a performance: più i costi saranno bassi, più sarà difficile reclutare e-mailer. In effetti gli affiliati che propongono le basi maggiormente qualificate sono anche i più sollecitati e i più esigenti in termini di remunerazione. Il contenuto del messaggio In generale, evidenziare i vantaggi al cliente è essenziale per ottenere prestazioni interessati. È altrettanto importante adattare natura e contenuto del messaggio al tipo di campagna, ma soprattutto al target a cui ci si rivolge. Campagne internazionali Le campagne previste in diversi paesi devono tenere conto delle specificità locali. Uno stesso messaggio raramente è sfruttabile su tutti i mercati internazionali e l’inserzionista non deve dimenticare che dovrà declinarlo in base ai paesi interessati. Spesso traduzioni letterali e non adeguate alla lingua del paese sono causa di cattivi risultati. Maturità dei potenziali clienti, livello di sollecitazione, ma anche differenze di e-mailer rappresentano tutti criteri che possono influire sul risultato. 22 Co-registration Per generare un database e ridurre i costi di acquisizione lead per la buona riuscita dell’iniziativa che non ha solo l’obiettivo di generare contatti ma di raccogliere informazioni preziose sul contatto stesso per migliorare la reperibilità e la costruzione di proposte commerciali di interesse. Le attività di co-registrazione e di co-sponsoring (o di co-registrazione attiva) sono tecniche di internet marketing finalizzate a generare e condividere un database di utenti tra più aziende sponsor e a ridurre i costi di acquisizione. Attraverso questo database di anagrafiche digitali, si potranno intraprendere azioni di direct marketing e/o di tele-marketing, fondamentali per tutte le aziende che desiderano aumentare le proprie vendite. Le attività di co-registrazione e di Cosponsoring sono di aiuto per tutte quelle aziende che non dispongono di una solida lista di contatti commerciali e invece necessitano di creare e incrementare velocemente il proprio database di potenziali clienti attraverso cui veicolare le proprie offerte commerciali a un costo nettamente inferiore rispetto a una iniziativa diretta e proprietaria. Intuitivamente la condivisione di costi di acquisizione del contatto riduce il costo/contatto per la singola azienda. La differenza sostanziale tra le due modalità consiste nella possibilità o meno di effettuare una profilazione accurata degli utenti in base ai loro interessi specifici. Nelle attività di Cosponsoring (o di co-registrazione attiva) possono essere generalmente inserite 3 o 4 domande agli utenti digitali durante il processo di registrazione per riscontrare o meno il loro interesse a ricevere offerte su un determinato prodotto/servizio. Le modalità digitali operative con cui sono realizzate tali attività possono essere molteplici, ma tutte devono essere funzionali a offrire qualcosa in cambio all’utente per indurlo alla registrazione e rilasciare i propri dati anagrafici. Il principio di scambio tra dati forniti dal cliente e ottenimento di una “gratificazione o premio” è determinante Le attività più comuni utilizzate dai player sul mercato sono le seguenti: = iscrizione ad una newsletter offrendo in cambio una serie di sconti, promozioni ad hoc ed esclusive agli utenti; = partecipazione a concorsi online con la promessa di una vincita di un premio. Attività sulle piattaforme social volte a dare visibilità virale all’iniziativa ed eventualmente a migliorare la visibilità del cliente stesso all’interno dell’iniziativa tra la sua cerchia di contatti e di collegamenti. Detta suddivisione delle possibili e disponibili attività sul mercato non deve intendersi netta e radicale, in quanto spesso sono utilizzate anche combinazioni delle modalità sopra citate. L’importante è che il beneficio per chi fornisce le informazioni sia chiaro e rilevante. I campi generalmente raccolti delle singole anagrafiche sono i seguenti: sesso, cognome e nome, data di nascita, provincia, indirizzo e-mail e cellulare. Generalmente, le attività di controllo sulla validità della anagrafica raccolta vengono eseguite mediante double opt-in (vedi Glossario p. 61) così come richiesto dalle disposizioni del garante privacy. Le anagrafiche raccolte dal promotore per tutte le aziende “sponsor” dell’iniziativa potranno essere 23 i canali del performance marketing Coregistration rare le proprie performance commerciali. È corretto ricordare che a fronte di costi molto più ridotti è innegabile che la redemption di dette anagrafiche acquisite mediante attività di co-registrazione e di co-sponsoring sia ridotta rispetto a iniziative di acquisizione effettuate direttamente dalle aziende mediante operazioni ad hoc proprietarie, in particolare in caso di brand molto noti. Intuitivamente la condivisione di un singolo contatto genera sul contatto stesso un numero elevato di campagne da parte di aziende differenti riducendo l’efficacia della singola campagna. Dunque, la generazione di contatti esclusivi seppur mediamente di maggior costo consente una pianificazione più accurata della gestione dei contatti e dei canali di contatto. trasmesse mediante due modalità: = tramite web service per il passaggio dei contatti in tempo reale, con la possibilità di gestire anche la de-duplica (evitare le duplicazioni dei contatti) e permettere un’azione di ricontatto dei clienti immediata (opzione consigliata dal momento che minore è il tempo che trascorre tra la raccolta dei dati e l’attivazione del contatto e migliori sono le prospettive di successo); = tramite semplice accesso per il download in autonomia delle anagrafiche raccolte. In questo caso la de-duplica sui contatti già presenti nel database dell’inserzionista generalmente non è ammessa e deve essere eseguita in un secondo momento dopo lo scarico dei dati dal database. Tutte le aziende sponsor, o in procinto di diventarlo, in attività di co-registrazione e di co-sponsoring devono porre particolare attenzione a tutte le normative, molto restrittive, vigenti in Italia rispetto ad altre nazioni. In particolare segnaliamo alcuni aspetti particolarmente rilevanti: Il database di utenti così creato in co-registrazione e/o in co-sponsoring, sarà utilizzato da ciascuna azienda sponsor, per campagne pubblicitarie di direct marketing, e-mail marketing, SMS marketing o tele-marketing e per raggiungere e miglio© Depositphotos = tutti i richiami del garante privacy per tutto ciò che riguarda l’applicazione del D.lgs 196/03, il tema dell’informativa privacy e la cessione dei dati a terzi; = in caso di concorso a premi l’azienda promotrice deve avere rappresentanza fiscale in Italia e il server di raccolta dei dati deve essere in Italia. Più in generale e a titolo di esempio non esaustivo si rimanda alle normative competenti in materia di privacy, trattamento fiscale, gestione dei concorsi a premio e delle promozioni. 24 suggerimento: I benefici per le aziende Lead generation consensi Trova clienti e contatti che accettino di registrarsi al database, grazie alla co-registrazione classica ovvero sottoscrizione della lead e contestuale accettazione alla registrazione in una lista di contatti commerciali. Registra contatti con accettazione implicita grazie alla co-registrazione in sponsoring dove il sito che ospita la co-registrazione riceve un compenso per le registrazioni effettuate. I vantaggi dei network efficacia accresciuta con i dati forniti dall’utente Beneficia del potenziale aggregativo dei network di co-registration per accrescere la tua rubrica di contatti qualificati dal momento che il sito di co-registrazione ha per sua natura un elevato numero di contatti. Aumenta l’efficacia delle attività commerciali, grazie alla profilazione degli utenti in base ai dati che lo stesso cliente è disposto a fornire per migliorare la propria anagrafica. 25 i canali del performance marketing motori di ricerca e SEM Acquisire visibilità nel momento in cui i clienti manifestano un interesse verso un prodotto o servizio di parole chiave, mediante le piattaforme di advertising dei motori di ricerca. I motori di ricerca rappresentano lo strumento più utilizzato dagli utenti, per reperire informazioni online. Il 51% degli utenti attivi online utilizza i motori di ricerca giornalmente, per reperire informazioni legate sia al proprio ambito personale che professionale (Fonte: The Connected Consumer Survey 2014/2015). In rapporto agli acquisti, la ricerca delle informazioni online copre l’intero processo di pre e post transazione: dalla fase di ricerca di informazioni e confronto delle offerte e prodotti presenti sul mercato, alla fase di ricerca di consultazione di problemi ed opinioni che gli altri utenti hanno avuto con il prodotto o servizio che si è acquistato o che si intende acquistare. Il SEM rappresenta il canale pull per eccellenza, in quanto ci permette di acquisire visibilità presso gli utenti, nel momento preciso in cui questi ultimi (mediante una serie di parole di ricerca) manifestano un interesse verso un determinato prodotto o servizio. Grazie a questa caratteristica il SEM, è in grado non solo di metterci in contatto con un target altamente qualificato, ma anche di fungere da finalizzatore di altre tipologie di azioni di marketing e comunicazione messe in campo anche su altri media non necessariamente solo digitali. (es: pianificazione televisiva, investimenti di brand awareness, display, eccetera). La piattaforma di SEA più diffusa e conosciuta nel mondo occidentale è Adwords di Google, le cui caratteristiche principali sono state poi riprodotte dagli altri principali motori di ricerca, da Yahoo! a Baidu (il search engine più diffuso in Cina) a Yandex (Russia). SEM (Search Engine Marketing): la definizione Il SEM è un sottoinsieme delle attività di web marketing, aventi come oggetto la promozione di un sito all’interno delle pagine dei risultati dei motori di ricerca, in relazione alle parole chiave che si reputano idonee per raggiungere il proprio target. Le parole chiave sono quelle che presumibilmente gli utenti cercano con maggiore frequenza sui motori di ricerca quando vogliono trovare informazioni su uno specifico prodotto o servizio. Adwords: principali caratteristiche Detta visibilità, può essere raggiunta mediante 2 differenti tipologie di azioni, rispondenti a logiche molto diverse tra loro: Mediante la piattaforma di Google, è possibile definire la lista delle keyword per le quali si è intenzionati ad ottenere visibilità. L’acquisto avviene in modalità CPC (Costo per Click), quindi l’inserzionista paga unicamente quando l’utente, dopo aver effettuato una ricerca, clicca sul suo risultato sponsorizzato. = SEO (Search Engine Optimization) insieme di azioni e interventi, sia tecnici che contenutistici, volti a migliorare la visibilità di un sito nei risultati naturali dei motori di ricerca. = SEA (Search Engine Advertising) acquisto Ogni risultato è costituito dai seguenti elementi: = un titolo = url di visualizzazione = riga descrittiva 1 = riga descrittiva 2 26 Il valore del costo per click da sostenere, viene determinato su base d’asta: maggiori sono gli attori interessati ad avere visibilità per un determinato termine, maggiore sarà il costo per click richiesto per essere visualizzati tra i risultati sponsorizzati. Oltre al valore dell’asta che si è disposti a sostenere, il livello finale di costo per click è determinato anche dal “quality score”: si tratta di un punteggio che Google assegna ad ogni inserzionista, sulla base dei seguenti valori: è buona norma utilizzare queste pagine per ottimizzare le attività. Molto chiare e specifiche, le landing page devono esaltare le caratteristiche del prodotto/servizio, guidando l’utente a compiere l’azione/obiettivo (sottoscrizione lead, acquisto, eccetera); = click to call (mobile): al click sull’annuncio, parte direttamente una chiamata al numero indicato. = pertinenza tra la keyword acquistata, il testo dell’annuncio e il contenuto della pagina di destinazione; = il CTR (click through rate - vedi Glossario p. 61) della keyword. Rapporto tra il numero di impression e click ricevuti dall’annuncio in rapporto ad una determinata ricerca. Possibilità di targetizzazione Oltre alla definizione delle parole chiave, è possibile pianificare le azioni di SEA, definendo i seguenti principali parametri: = aree geografiche (regioni/province/città) nelle quali si intende acquisire visibilità; = Fasce orarie nelle quali si vuole essere presenti; = dispositivi (desktop e mobile). Al click dell’utente su un determinato annuncio testuale, possono rispondere 2 tipologie di azioni: Per ognuno dei suddetti parametri è possibile definire differenti strategie e livelli di bidding. Il SEA, permette inoltre una gestione molto fles- = atterraggio su una landing page realizzata appositamente per gestire la campagna: suggerimento: Gestione del SEA in ottica di CPL e CPA Nonostante l’acquisto sulle piattaforme avvenga in modalità di costo per click, le attività SEA, sono gestibili in costo per action (siano esse lead o acquisti). Impostando i giusti tracciamenti, è possibile infatti risalire al monte click (e quindi l’investimento totale) generato da ogni singola keyword, e le relative action intraprese dagli utenti provenienti dai suddetti click. Ipotizzando, ad esempio, che la parola chiave “assicurazione auto”, abbia prodotto 100 click ad un costo per click medio di 1 euro, quindi per un totale investito di 100€, e che gli utenti provenienti dal suddetto investimento abbiamo effettuato 5 preventivi di assicurazione. Il CPL (costo per lead generata) medio sarà pari a 100 euro/5 preventivi, cioè 20 euro. 27 i canali del performance marketing Motori di ricerca e Sem sibile degli investimenti, potendo decidere in qualsiasi momento di aumentare o bloccare immediatamente la pressione pubblicitaria stabilendo il valore economico di asta a cui si è disposti arrivare. = i differenti cluster di target di utenti che si vogliono raggiungere; = individuare per ciascuno di essi, i possibili termini di ricerca utilizzabili nei diversi stadi del processo di acquisto; = definire per ciascuna tipologia di parole chiave, le giuste creatività di advertising (annunci testuali) e relative pagine di destinazione. Il SEM come leva di acquisizione e presidio del processo di acquisto Le strategie vincenti di Search Engine Marketing, devono prevedere di acquisire visibilità durante tutte le fasi che caratterizzano il processo di acquisto, quindi dalla ricerca informazioni, al confronto, all’acquisto finale. Tutto il fulcro delle ottimizzazioni relative alle attività SEM, ruota in pratica intorno al concetto di fornire all’utente una perfetta coerenza tra le keyword ricercate, l’annuncio visualizzato e il contenuto della landing page. © Depositphotos L’analisi iniziale deve quindi partire dal considerare: 28 programmatic L’automazione che guarda alla Performance Con il termine programmatic si intende l’automatizzazione dei processi di gestione dell’advertising digitale; fondamentalmente è la possibilità di acquistare, vendere e ottimizzare gli spazi pubblicitari attraverso un insieme di tecnologie abilitanti quali: le tecnologie di programmatic advertising, il tradizionale media planning basato sulla scelta del sito o categoria di siti più affine al target di comunicazione cede il passo all’audience planning consentendo la targetizzazione di profili a prescindere dai siti in cui è possibile reperirli. Come altre piattaforme di advertising digitale, anche quelle del programmatic sono basate su cookie e pixel, i codici che consentono rispettivamente di individuare l’utente e registrare l’azione che questi compie all’interno del sito dell’advertiser. Le campagne pubblicitarie e in generale le strategie digitali possono quindi essere indirizzate ad audience selezionate in base a caratteristiche, comportamenti e interessi manifestati nel proprio percorso di navigazione. Importante, in tal senso, è la capacità di utilizzare il dato, sia esso proprietario o di terza parte. I dati proprietari o di prima parte (1st Party Data) sono in sintesi i dati di traffico del proprio sito internet e il database del proprio CRM. I dati di terza parte (3rd Party Data), invece, sono sostanzialmente liste di cookies utenti collezionate opportunamente da specialisti all’interno degli ad-network e acquistabili sul mercato al fine di indirizzare le proprie campagne digitali. = DSP (Demand-Side Platform) lato domanda, quindi ad uso di inserzionisti e agenzie; = SSP (Supply-Side Platform) lato offerta spazi, a uso dunque di publisher/owner. Il termine RTB (real time bidding), spesso erroneamente usato come sinonimo di programmatic, fa invece riferimento a una specifica tipologia di transazione possibile in programmatic, cioè quella in cui l’impression, ovvero l’esposizione o la pubblicazione del messaggio pubblicitario, è resa disponibile in base a un’asta in tempo reale che determina l’opportunità per l’inserzionista di aggiudicarsi lo spazio, tipicamente in base al prezzo d’offerta. Detto questo, la domanda da porsi è: perché il programmatic è un canale di digital performance marketing? L’impiego di piattaforme programmatiche nel processo di compravendita degli spazi pubblicitari ha in sé insiti i vantaggi che l’automazione porta in tutti i campi: efficienza, ottimizzazione dei tempi di gestione per gli operatori, controllo, andamento e reporting delle campagne facilitato. Ma la vera rivoluzione del programmatic risiede in una peculiarità prima tra tutte, cioè la possibilità di interpretare i dati collezionati dai sistemi attraverso cui definire una strategia mirata per creare nuove opportunità di marketing e di dialogo con la propria audience. Campagne di Retargeting Uno dei primi impieghi in chiave performance del programmatic advertising è l’attivazione di campagne di retargeting, intese come veicolazione di comunicazione mirata (banner, video, ad text) e personalizzata verso l’utente, sfruttando i dati di traffico proprietari. Gli scenari di targetizzazione sono svariati perché legati al livello di coinvolgimento/interazione dell’utente all’interno del sito e in base a questi è possibile veicolare campagne di retargeting indirizzate nel caso di un e-shop, ad esempio ai visitatori della home page, a coloro che hanno mostrato interes- Dati e audience: dal media all’audience planning Grazie all’opportunità di collezionare i dati offerta dal29 i canali del performance marketing programmatic contenuto risulti attinente alla lista stessa. = Category targeting: le piattaforme di programmatic advertising forniscono un’accurata categorizzazione dei siti internet rendendo estremamente semplice ed immediata la possibilità di indirizzare la propria strategia di comunicazione verso aggregati di siti accomunati dal tipo di contenuto / argomento trattato. = Similar Audience: possibilità di estendere la campagna verso utenti simili per caratteristiche, comportamenti e interessi a quelli che transitano nel sito internet dell’advertiser, targetizzazione di solito utilizzata per ampliare le liste di remarketing. = Affinity Audience: sono le campagne pubblicitarie basate sui dati di terza parte: è possibile infatti acquistare in programmatic e quindi targetizzare liste di audience in base a svariati criteri: socio demo, interessi, manifestato intento di acquisto verso specifici servizi o tipologie di prodotto. se per un prodotto specifico o categoria di prodotti o che hanno abbandonato il carrello prima di concludere l’acquisto. Il messaggio di retargeting oltre a ravvivare il ricordo del prodotto/servizio consultato, invita all’azione proponendo una scontistica personalizzata, sottolineando benefici dedicati (spedizioni gratuite) o invitando a considerare varianti di prodotto o prodotti affini o prodotti accessori e complementari se si è già effettuato un acquisto. È possibile ricorrere anche a campagne di remarketing “in chiave negativa”, ossia escludere dal targeting gli utenti che hanno già compiuto un’azione o effettuato un acquisto e per i quali non avrebbe senso riproporre il messaggio, con intuibili benefici non solo in termini di ottimizzazione del budget media, ma soprattutto di qualificazione e perfezionamento della relazione con il cliente. La possibilità di lavorare alle campagne di retargeting utilizzando una tecnologia di banner dinamici, ossia che si compilano dinamicamente proponendo un soggetto pubblicitario personalizzato per l’utente massimizza l’efficienza e le opportunità di perfomance legate al programmatic. targetizzazione data driven e Customer Profiling Campagne di Acquisizione Le potenzialità di costruire strategie di marketing nuove basate su campagne data driven e orientate alla performance sono svariate e facilitate in programmatic, perché le targetizzazioni possono non solo coesistere, ma lavorare in sinergia. Supponiamo, per esempio, che l’obiettivo dell’advertiser sia vendere un kit di creme di bellezza in formato mini ad un pubblico femminile (35-55 anni). A questo scopo, impostiamo una campagna di programmatic buying combinando le opportunità del targeting: Una campagna di acquisizione è una campagna volta ad ampliare la base utenti o base clienti di un sito o di un e-shop intercettando utenti potenzialmente affini alla propria audience (look alike). Di seguito una veloce rassegna delle più comuni campagne di acquisizione tramite piattaforme di programmatic: = Contextual Keyword: indirizzamento del messaggio pubblicitario sulle pagine web che contengono parole chiave rilevanti per la campagna; redatta una lista di keyword e caricata in piattaforma, gli ads saranno visibili solo nei siti il cui = individuiamo il target “viaggiatori frequenti” acquistando dati di terza parte: affinity audience; = intercettiamo l’audience solo all’interno dei siti 30 che navigano nel sito del brand senza convertire e gli utenti che invece effettivamente completano l’azione di performance. verticali femminili: category targeting; = pianifichiamo la campagna solo per donne nella fascia di età 35-55 anni: Profilazione socio-demo Altrettanto efficace è l’analisi ex post sui dati delle campagne in programmatic: dall’analisi delle campagne di remarketing, per esempio, deriva l’interessante risvolto di poter individuare DOVE si trova l’audience dell’advertiser: in quali siti navigano gli utenti intercettati via remarketing? E di conseguenza, dove è più indicato che il brand attivi le proprie campagne di acquisizione? Non da ultime, le possibilità di perfezionare la definizione del customer profiling attraverso la comparazione in piattaforma dei dati utenti di prima e terza parte. In questo modo è possibile calcolare il punteggio di affinità tra le due liste e orientare le campagne verso i profili con il miglior punteggio di affinità, in definitiva individuare le liste di terza parte con il miglior conversion rate. Analisi che può essere estesa alla comprensione di differenze e affinità tra gli utenti L’ecosistema del programmatic Le considerazioni fin qui fatte attengono all’opportunità di utilizzare il dato per ottimizzare le scelte di pianificazione e qualificano il programmatic come canale di digital performance marketing. Allo stesso modo il programmatic buying offre tutti gli strumenti per pianificare campagne di visibilità, volte alla brand awareness attraverso l’impiego di formati impattanti su siti e network di siti premium. Oltre ai formati standard IAB è, infatti, possibile pianificare in programmatic formati rich, wallpaper, video (interstizial e preroll), formati video in-read e native advertising, oggi per tutti i dispositivi - desktop, tablet, web mobile e mobile app - e, nell’immediato, anche per digital outdoor e smart tv. Un digital media mix a tutto tondo. Aspettative del programmatic Quali sono, dunque, le potenzialità e le attese per il programmatic? = controllo nell’utilizzo del dato da cui discende una relazione più stretta tra marketing e media: rispetto agli altri media, target dell’advertising più vicini ai profili marketing; allo stesso tempo il marketing può imparare molto dai dati raccolti tramite le campagne in programmatic; = controllo della visibilità: pianificazione delle sole impression che rientrano negli scenari di bidding e audience altamente segmentate rispetto alle pianificazioni display non programmatiche; = controllo della frequenza e del messaggio veicolato attraverso publisher multipli e possibilità di personalizzare i banner anche dinamicamente da cui in sintesi deriva un miglior controllo degli investimenti advertising; = strategie multicanale e nuovi KPI per l’ottimizzazione in tempo reale: analisi della visibilità della campagna e ottimizzazione del bid o analisi dell’impatto tra canali (per esempio sulla search di brand in relazione alle impression display) per indirizzare le proprie scelte di media mix e pianificazione. 31 i canali del performance marketing mobile Quando la performance è anche geo-localizzata sorizzati e inserzioni display all’interno delle app più scaricate dagli utenti e sviluppare strategie di mobile e-commerce. Ecco, a titolo di esempio, alcune delle attività di marketing e di comunicazione che possono essere realizzate nell’ambito del mobile marketing: Il mobile marketing identifica tutte le possibilità di dialogare e intercettare utenti in mobilità, in particolare con smartphone e tablet, esponendoli a messaggi promo-pubblicitari anche in base alla loro ubicazione geografica. Non sono oggetto della presente analisi, eventuali attività non disponibili tramite una connessione a internet, quale per esempio l’invio di SMS. In base ai dati Audiweb del mese di ottobre 2015 il 50% degli italiani (circa 22 milioni) dichiara di avere navigato in internet in modalità mobile e la percentuale cresce se si considerano gli utenti dai 18 ai 34 anni. La fruizione quotidiana di internet da smartphone e tablet ha raggiunto il 63% dei giovani tra i 18 e i 34 anni, mentre i 25-34 anni sono il 64,2%. La fruizione di internet da device mobili (smartphone e tablet) rappresenta il 79% del tempo online speso dalle donne. L’85% del tempo complessivo trascorso online è generato dall’utilizzo di mobile applications, ovvero delle app presenti negli store dei principali sistemi operativi di smartphone e tablet come ad esempio apple, Android e Windows. I dati evidenziano quanto gli strumenti mobile facciano parte della quotidianità degli utenti che utilizzano smartphone e tablet nella ricerca delle informazioni su prodotti e servizi, negli acquisti via e-commerce, per la navigazione social e la condivisione di news. Le strategie di marketing e pubblicità che possono essere costruite per mettersi in contatto con l’utente in mobilità e proporgli offerte sono molteplici anche in base alla localizzazione geografica degli utenti. In questo caso la tempestività tra il messaggio pubblicitario e la localizzazione sono di grande importanza. È infatti possibile realizzare app dedicate per promuovere il proprio brand, utilizzare annunci spon- = sviluppo app per la promozione dell’attività e il coinvolgimento dell’utente; = download app ovvero lo sviluppo di campagne digitali per stimolare lo scarico di una app; = mobile promotion, per stimolare l’acquisto di specifici prodotti o servizi tramite iniziative promozionali geo-localizzate o all’interno degli store; = programmi di loyalty promotion, mediante la creazione di app dedicate per i clienti abituali; = mobile service, per la creazione e/o il mantenimento della relazione con il cliente, per attività pre e post vendita; = mobile payment per il pagamento diretto di determinati servizi tramite smartphone come per esempio il parcheggio in alcune città; = mobile e-commerce per l’acquisto di beni e servizi direttamente dal proprio smartophone o tablet. Nel mobile marketing le tipiche attività a performance sono relative allo scarico di app riconducibili ad azioni basate su un costo a click (CPC) o su un costo per download e apertura di una app come nel caso del CPD – cost per download (scarico l’app sul device) o del CPI – cost per installation (installo l’app sul device). Dal punto di vista delle attività a performance in ambito di mobile marketing il punto di partenza è l’inserimento di un file SDK all’interno della app che si intende promuovere. Si tratta di 32 zatore finale. Il monitoraggio attivo combinato con azioni ad hoc, consente inoltre di combattere l’elevata percentuale, fino al 75%, degli utenti che, dopo il primo download, diventano inattivi nel corso del primo mese (fonte: ricerca Localytics). In caso di non inserimento del file SDK all’interno della app l’unica azione possibile a performance è la generazione di una campagna in termini di CPC - cost per click ovvero costo per il numero degli utilizzatori che hanno cliccato sull’app nello store al fine di indirizzare gli utenti negli online store, nei social o nel sito web dove poter effettuare l’eventuale download. L’inserimento invece di un file SDK all’interno della app consente di poter monitorare e generare campagne a performance basate sul download e la prima apertura da parte degli utenti così come eventuali interazioni. I possibili costi (CPD e/o CPI) dipenderanno da diversi fattori, partendo dal target, dalla tipologia e dal servizio offerto fino all’ambiente operativo di sviluppo (Android, iOS, Window, altro). In caso invece di navigazione in internet da smartphone o da tablet da parte degli utenti, anche attraverso app, restano disponibili anche in ambito mobile le stesse azioni a performance riconducibili ad attività da desktop. una soluzione tecnica che consente la misurazione dei parametri base a sostegno delle attività a CPC, CPD e CPI. Detto inserimento abbinato con l’utilizzo di una delle principali piattaforme di monitoraggio app mobile disponibili, nazionali e internazionali, consente di monitorare diversi elementi quali per esempio: = numero di download ovvero di app scaricate sui device; = numero di utenti attivi ovvero di quelli che utilizzano effettivamente e con regolarità l’app; = la frequenza di visita ovvero quanto frequentemente il singolo utilizzatore usa l’app; = le Interazioni degli utenti all’interno della app nelle relative sezioni ovvero l’effettivo utilizzo in tutte le sue componenti e funzionalità e non solo in alcune. In questo modo è possibile misurare l’effettivo utilizzo e interesse per tutta l’app e non solo una parte. © Depositphotos Nel caso delle app è molto importante misurare con attenzione non solo quanti hanno scaricato ed installato l’app, ma anche gli effettivi utilizzatori in modo da avere una corretta comprensione di quanto l’app stessa sia di effettivo interesse per l’utiliz- 33 i canali del performance marketing siti di Voucher, Cashback e Loyalty Premiare l’utente per fidalizzare e performare al meglio ne che sia soddisfatta l’attesa di sconto sul prodotto desiderato dell’utente/cliente. Nel caso si lavori a CPA (costo per acquisizione o action), è possibile spesso concordare con il publisher una commissione del CPA leggermente inferiore rispetto a quella standard utilizzata per altre tipologie di siti, in modo da compensare la marginalità inferiore di un prodotto venduto a prezzo scontato. I siti di cashback, invece, sono siti attraverso i quali gli utenti comprano e, invece di uno sconto, viene loro riconosciuta una sorta di commissione in denaro generalmente attraverso lo stesso mezzo di pagamento utilizzato o direttamente su un portafoglio digitale utilizzabile sullo stesso sito di cashback. Per esempio, l’utente va su Buyon.it, vede la promozione Unieuro e compra il prodotto “frullatore”. Una volta che la vendita viene validata dal merchant, all’utente viene riconosciuta una somma in denaro pari al 2% dell’importo che viene accumulata nel suo portafoglio digitale. Questo tipo di siti è sempre più diffuso. In paesi come Regno Unito e Germania hanno una base utenti molto estesa. Il sito cashback e voucher più grande del I siti appartenenti a questa categoria hanno modelli di business profondamente diversi, ma sono accumunati dalla proposta all’utente di sconti, di una o più possibilità di risparmio o di accumulare dei punti. I siti di voucher, o codici sconto, vengono consultati dagli utenti per trovare sconti e promozioni su determinati prodotti o servizi. Per attivare una promozione l’utente clicca sul link del sito e viene reindirizzato sul sito di ecommerce del merchant (dell’azienda che offre la promozione) sul quale si conclude poi la transazione con l’acquisto online e la contemporanea redemption del coupon o della promozione. Normalmente questi siti richiedono agli inserzionisti (i merchant appunto) dei codici sconto esclusivi per dare maggiore visibilità a una determinata promozione per uno specifico prodotto o categoria di prodotti. I siti di codici sconto hanno vissuto negli ultimi anni una continua crescita anche in Italia. Gli utenti di questi siti sono ormai milioni e impostare una promozione su un grande sito di codici sconto può fare la differenza per la buona riuscita di una campagna di performance marketing, a condizio- 34 suggerimento Rispettiamo la stagionalità degli sconti Per tutte quelle aziende che sono interessate a provare questo canale, almeno come test, il consiglio è quello di farlo rispettando le stagionalità di sconto, saldo, promozione del prodotto stesso (per esempio, il Black Friday), in modo tale da semplificare la gestione dello sconto all’interno dei processi aziendali già pianificati e consueti e per tutte le aree coinvolte. lità che il programma di loyalty dà ai propri partner (sia on che offline). Gli utenti che compreranno il prodotto tramite il programma di loyalty accumuleranno i punti per il programma e all’azienda che punta su questo tipo di iniziativa è garantita contestualmente la vendita dei suoi prodotti o servizi. Nonostante quanto detto, comunque, alcune aziende sono scettiche rispetto all’utilizzo di questo tipo di canale e i motivi possono essere diversi. Alcuni temono che dare all’utente uno sconto sul prezzo possa danneggiare l’immagine di un brand o di un prodotto. Altri temono che questi canali non facciano altro che “cannibalizzare” le vendite che avrebbero comunque portato altre tipologie di siti (per esempio siti di contenuto). In realtà il valore aggiunto dei siti di codici sconto, loyalty e cashback è stato più volte dimostrato. Il white paper “Assessing the true value of voucher codes” realizzato da Affiliate Window dimostra come l’ipotetica cannibalizzazione sia in realtà un fenomeno marginale e il più delle volte circoscritto solo a un certo numero di siti di codici sconto. Intuitivamente, se la sensibilità al prezzo è sufficientemente elevata per il prodotto o la categoria, la cannibalizzazione in termini di prezzo è compensata dai maggiori volumi di vendita generati dai clienti che senza sconto non avrebbero comprato il prodotto. Regno Unito, Quidco, conta per esempio più di 6 milioni di utenti. In Italia il cashback è ancora poco praticato per le complessità della normativa fiscale, infatti con questa metodologia promozionale il cliente paga a prezzo pieno il prodotto acquistato e successivamente riceve indietro sullo stesso canale di pagamento utilizzato un valore economico in denaro pari allo sconto promesso dal merchant. I siti di loyalty hanno, infine, la finalità di stimolare acquisti successivi o ricorrenti sullo stesso sito avendo come obiettivo la fidelizzazione del cliente. Il loro funzionamento è simile a quello di cashback, ma in questo caso, a ogni vendita realizzata, all’utente vengono riconosciuti dei punti. I programmi di loyalty sono in generale strutturati e molto ampi, sia in termini di contenuti sia di tempi. Tali programmi includono, infatti, al loro interno grandi aziende e catene distributive. Ne è un esempio il programma Payback, che tra le aziende aderenti vede insegne come ESSO, Carrefour, 3 Italia, American Express, Alitalia e tante altre. Esistono, però, anche programmi di loyalty monomarca, dove una singola azienda crea e gestisce un programma fedeltà proprio, come nel caso di Bancoposta.it. In molti di questi casi è possibile lavorare con questi programmi analogamente a come succede su altri publisher a performance. Un’azienda può approfittare della visibi35 i canali del performance marketing Siti di comparazione © Depositphotos Il confronto che aiuta a trovare il prodotto migliore in un click zioni. Si immagini i siti di viaggi last minute dove il fattore tempo e tempestività sono fondamentali perché il cliente finale si possa aggiudicare l’opportunità migliore e più vantaggiosa. La gestione dei cataloghi prodotto può diventare complessa, soprattutto per le attività a performance, ed è molto importante che i cataloghi siano sempre aggiornati e compilati in maniera corretta e dettagliata. Per questo è consigliabile affidarsi a un partner competente per la gestione e il mantenimento del catalogo in tutti suoi dettagli. Altrimenti il rischio è quello di essere escluso dall’attività del comparatore a favore di qualche altro competitor per un disallineamento di prodotto sul catalogo. Le attività e le iniziative a performance devono essere costantemente aggiornate e registrare tutte le variazioni di catalogo: tanto più il catalogo è dinamico e variabile, tanto più i programmi a performance devono essere mantenuti allineati. I siti di comparazione sono siti utilizzati dagli utenti per la ricerca di prodotti o servizi e per la comparazione delle caratteristiche e dei prezzi di questi. Esistono moltissimi tipi di siti di comparazione. Tra questi, alcuni sono focalizzati su specifiche categorie di prodotto, come Trovaprezzi.it. Altri invece sono dedicati ai servizi, come Tariffe.it. Altri ancora possono essere specializzati su un prodotto specifico, come per esempio i voli aerei e i viaggi. Una caratteristica che accumuna i siti di comparazione è che per la maggior parte delle loro attività non utilizzano creatività standard, come banner o immagini, ma direttamente il catalogo prodotti dei merchant, ovvero delle aziende o dei distributori. In alcuni casi, laddove i prodotti siano complessi o dinamici, come nel caso dei viaggi, è addirittura possibile che i siti di comparazione si connettano via API (vedi Glossario p. 61) al sito del merchant in modo da offrire nella comparazione tutti i dettagli dell’offerta sempre aggiornata alle ultime varia36 Siti di contenuto e blog Alla ricerca di contenuti affini al prodotto/servizio promosso formance competente per riuscire a far incrementare i volumi di visualizzazioni e di click e per una gestione specifica di ogni singolo sito che è tipicamente caratterizzato da argomenti, logiche di interazione numerosità e tipologie di argomenti differenti. Normalmente, nel caso in cui il publisher venga pianificato a CPA (Cost per Acquisition o Action), viene richiesta una finestra di post-view per il tracciamento di almeno 24 ore dal momento che l’utente finale potrebbe completare l’attivazione in un tempo successivo al click. In alternativa molti publisher richiedono di misurare le performance delle campagne utilizzando un modello misto CPC+CPA in cui si tiene conto sia nel numero di click che delle effettive acquisizioni attribuibili ai click. © Depositphotos I siti di contenuto e blog sono siti, spesso verticali - cioè focalizzati su un argomento specifico come per esempio la cucina o la bellezza -, in cui viene visualizzato un contenuto editoriale come un articolo o un redazionale. Questo tipo di siti è solitamente di grande interesse per i merchant, in quanto permettono il posizionamento del brand o del prodotto in un contesto affine a quanto promosso. L’affinità è un fatto premiante per l’efficacia delle campagne di promozione. Su questo tipo di siti è normalmente possibile comprare pubblicità tabellare oppure integrare i prodotti in maniera meno invasiva ed evidente per il lettore, come il caso del product placement o con l’integrazione di immagini di prodotto tramite catalogo. È importante affidarsi a un partner per- 37 i canali del performance marketing Native advertising © Depositphotos Il prodotto giusto nel contesto giusto sere inserita all’interno dei contenuti, attraverso un look and feel comparabile. La native advertising è un forma pubblicitaria contestuale che integra contenuti editoriali e annunci pubblicitari all’interno del contesto editoriale dove essi vengono posizionati, indicando chiaramente il fatto che sia un inserzionista a sponsorizzare il contenuto pubblicitario. Le quattro caratteristiche fondamentali della pubblicità nativa sono: A pensarci bene la prima forma di pubblicità contestuale o nativa è Google Adwords; in ogni caso anche la forma “native” può avere la sua versione performance. Esistono alcuni publisher che offrono la possibilità di lavorare in maniera “native” su un network di siti. Inoltre, grazie all’utilizzo di alcune tecnologie, e lavorando tramite catalogo prodotto, è possibile inserire il prodotto giusto nel giusto contesto. Anche in questo caso la scelta di strutturare la campagna a CPA rende necessario un tempo aggiuntivo di monitoraggio di almeno 24 ore per far completare al cliente le attività di acquisizione. In alternativa, il mix tra CPA e CPC può dare una misura abbastanza puntuale e precisa dell’andamento della campagna. = RILEVANZA: la pubblicità nativa deve essere rilevante rispetto al contesto in cui è calata; = Trasparenza: la pubblicità nativa deve essere chiaramente visibile come ad e quindi riconosciuta come tale da parte dell’utente/ potenziale cliente del prodotto; = Valore: la pubblicità nativa deve aumentare il valore dell’esperienza dell’utente, = Integrazione: la pubblicità nativa deve es38 capitolo terzo IL performance oltre il digitale Il performance oltre il digitale Un contrasto Ideologico ormai superato © Depositphotos La tecnologia pervade ormai la nostra vita quotidiana ed è per questo che oggi stiamo andando sempre di più verso una convergenza tra virtuale e reale, anche grazie al performance costante innovazione tecnologica e dall’ampia diffusione di internet nelle case, negli uffici sui PC e su telefoni e tablet. Negli ultimi anni, infatti, la tecnologia sta crescendo non più in modo lineare, in modo esponenziale, provocando un’accelerazione a cui non si era abituati in passato. La tecnologia e l’innovazione di business a essa legata pervadono la nostra vita quotidiana ed è per questo che oggi stiamo andando sempre di più verso una convergenza tra mondo digitale e mondo fisico. C’è sempre stata, nell’economia così come nella vita di tutti i giorni, una forte opposizione tra tutto quello che è “digital” e tutto quello che è “fisico”. Il contrasto è dato da svariati aspetti, che vanno dall’accessibilità culturale e tecnologica rispetto al mondo digital, alla difficoltà di adattare il secondo, il mondo fisico, alle novità che arrivano dalla sfera digitale, che per diversi aspetti è percepito e temuto in quanto nuovo. Da non dimenticare, inoltre, uno degli aspetti più importante nella percezione che si è maturata sul digitale: l’accusa di aver distrutto o seriamente compromesso tutta una serie di business fisici considerati storici, mettendo a rischio così posti di lavoro e interi settori. La storia degli ultimi 20 anni, in questo senso, è piena di esempi: l’avvento delle fotocamere digitali che ha cambiato per sempre il volto della fotografia di massa e professionale, il passaggio dalla musica dai CD agli store digitali e più recentemente ai broadcaster online. Si è sempre parlato impropriamente di “distruzione” di uno da parte dell’altro, quando in realtà si tratta più di una evoluzione del mercato, favorita spesso dalla Perché il performance marketing va oltre al digitale Quello che facciamo ogni giorno è comprensivo di qualche elemento di performance, in senso lato, e non stupisce dunque il fatto che ci sia una relazione sempre più stretta tra il mondo digital e il retail fisico. La forza del performance marketing sta nella sua intrinseca misurabilità (nel fatto di poter misurare ROI), ma anche nel creare nuove opportunità per chi vi si avvicina per la prima volta. 40 Il primo è quello della fruizione di e-coupon nei supermercati. Questa pratica rappresenta probabilmente lo sbocco naturale nell’interazione tra performance marketing e grande distribuzione. Il risultato che ci si prefiggeva, all’inizio, non era semplicissimo: si trattava di mettere in relazione i fruitori di internet (quindi fasce relativamente giovani di popolazione) con il decisore della spesa familiare al supermercato (in Italia la mamma o il papà) che il più delle volte, per via della fascia di età, non rientrava comunemente nei canoni dell’utilizzatore di internet. Ma grazie alla tecnologia il tentativo è andato a buon fine: dalla presentazione dei volantini online, si è passati alle operazioni di scaricamento coupon sconto (od omaggio), previa iscrizione al sito del brand, da portare fisicamente al supermercato. Lo sbarco nel mondo digital del classico coupon, che generalmente si poteva trovare dietro l’etichetta del prodotto acquistato, era avvenuto grazie alle tecniche del performance marketing. Il secondo esempio si lega invece alle nuove tecnologie mobili, soprattutto con la possibilità di localizzazione geografica dell’utente, offerta dagli smartphone. Come conciliare l’esigenza di una catena di negozi presente in tutta Italia, che ha bisogno di inviare un messaggio differente a seconda della città in cui si trova l’utente, a causa di offerte che variano da franchisee a franchisee? Il performance marketing deve quindi, in questo caso, adattarsi all’esigenza territoriale. E lo fa in due modi: E il tutto evolve nel momento in cui si pensa alle possibili interazioni tra i due mondi. Fino ad alcuni anni fa, il performance marketing era pensato come un’attività digital adatta a promuovere prodotti e servizi digital. La promozione veniva fatta in funzione della generazione di vendite su un e-commerce, o di generare prospect per un servizio erogato esclusivamente online. Insomma: la classica divisione netta tra digital e fisico. C’è stato poi un momento X in cui è cominciata l’evoluzione che ha spostato l’influenza del performance marketing in modo netto oltre l’orizzonte digitale. Innanzitutto, il performance marketing è diventato parte integrante delle strategie di comunicazione globali delle grandi aziende, andando a integrare i media tradizionali e migliorando l’interattività del consumatore finale con il brand. Grosso aiuto, in questo senso, è stato dato anche dalla diffusione capillare dei social network. Inoltre, una volta superato ideologicamente il contrasto tra i due mondi, si è scoperto che il consumatore può essere guidato, attraverso il performance marketing, a compiere delle azioni negli store, riavvicinando quindi le due sfere. Spesso le persone svolgono attività di analisi e ricerca di un prodotto fisico direttamente sui siti web generalisti o di settore. Poi però decidono di acquistare in negozio ritirando il prodotto direttamente al momento dell’acquisto. Esempi di interazione digital sul mondo del retail fisico Gli esempi di interazione sono molteplici: ne analizzeremo quindi due, che si differenziano a livello di sviluppo tecnologico. = con una campagna a messaggio generico, passando per la personalizzazione dell’offerta sulla landing page a seconda del territorio di connessione; 41 performance oltre il digitale © Depositphotos Un contrasto Ideologico ormai superato = con una campagna a messaggio variabile a seconda della localizzazione dell’utente, possibile principalmente via dispositivi mobile. sioni ibride, diventano più simili al desktop e pc; i laptop si avvicinano sempre di più ai tablet; gli smartwatch cominciano a connettere gli oggetti di uso comune e così via. Insomma, ben presto la differenza tra vari device sarà un ricordo remoto. In questo caso si tratta, come nel caso dei buoni sconto della grande distribuzione, di operazioni native digitali ma con ripercussione che sono al 100% sul retail fisico. = Convergenza tra budget investimenti offline e online vanno già di pari passo da anni e la tendenza non può che continuare. Stessa cosa per i budget performance rispetto a investimenti puramente “media”. Verso un mondo in cui non esisterà più la distinzione = Convergenza tra i due mondi il digital e il retail fisico andranno sempre di più verso una convergenza reale, lasciando probabilmente agli store fisici il ruolo di punto di ritiro evoluto, compreso customer service. Convergenza: questa è la parola chiave che caratterizza ormai ogni aspetto del digital advertising. = Convergenza tra device gli smartphone diventano più grandi, i tablet, grazie anche a ver42 capitolo quarto IL performance marketing oltre il medium oltre il media IL FUNNEL DEL PERFORMANCE Dalla conoscenza del marchio all’acquisto del prodotto/servizio utilizzato, soprattutto in ambito e-commerce, per descrivere il processo secondo il quale un potenziale cliente vede un’inserzione pubblicitaria, la clicca, naviga il sito di e-commerce per poi comprare un prodotto o un servizio. A questo punto del nostro percorso, dovrebbe essere chiaro che il performance marketing è l’insieme di tutte quelle azioni e pratiche aziendali volte al raggiungimento di obiettivi chiari, specifici e misurabili. Per il conseguimento di questi risultati è possibile utilizzare tutti i canali precedentemente descritti in questa guida. L’utilizzo dei soli canali di comunicazione non è comunque sufficiente a garantire il buon esito di una campagna o attività di performance marketing. È necessario che l’attività di performance sia pensata e pianificata a partire dal brand e dal prodotto stesso e dalla presenza dell’azienda nello spazio digitale (per esempio con un sito o con un’applicazione). Descriveremo in questo capitolo gli elementi salienti che un buon sito orientato alle performance deve avere; nella maggioranza dei casi gli stessi principi sono applicabili alle applicazioni mobile. Funnel è una parola inglese che significa “imbuto” e viene utilizzata per descrivere il processo di acquisto, dalla conoscenza del marchio o del prodotto, all’azione di acquisto vera e propria. banner, email, creatività landing page registrazione acquisto crm I 5 punti importanti da considerare per attivare una campagna di performance marketing di successo Creatività Le creatività (banner, email, testi etc) sono il primo punto di contatto tra l’azienda e il consumatore e sono importanti per far conoscere un prodotto o servizio specifico all’utente. Perché una campagna di performance abbia successo le creatività devono essere chiare, visibili, fruibili velocemente ed orientate all’azione. Questo significa che l’azione che desideriamo che l’utente intraprenda deve essere chiara da subito, così come il beneficio che l’utente può ottenere Awareness opinion consideration preference purchase In maniera analoga il “conversion funnel” viene 44 sere i cataloghi prodotto presenti sui comparatori di prezzo. Altri invece possono essere formati da testo e immagini in una forma pubblicitaria chiamata “native”, cioè un formato pubblicitario che simula il contentuto redazionale di un sito (pur essendo comunque identificabile come adv), ed è composto quindi solitamente da testo e immagine con colori, font etc analoghi al sito in cui viene ospitata. I KPI tipici della parte alta del conversion funnel che vengono utilizzati per valutare le performance delle creatività utilizzate e che vengono applicati alle creatività sono il numero di impression (visualizzazioni del banner) / invii nel caso di DEM erogati, la copertura del target, il numero di click registrati e il click through rate (cioè click/imps) ovvero il numero degli utenti che hanno cliccato sul banner rispetto al numero di visualizzazioni. (ad esempio: iscriviti oggi alla nostra newsletter e ricevi subito un buono da 10 euro da spendere sul primo acquisto). Nella maggior parte dei casi la performance premia le semplicità. Quindi meglio creatività semplici con messaggi brevi, anche a discapito della “creatività” o della completezza comunicativa. Se il nostro scopo è che l’utente si iscriva alla newsletter è controproducente fare un banner con animazioni complesse, loop infiniti e spiegazione del perché il nostro brand sia il migliore di tutti. Troppe informazioni possono distrarre l’utente dal compiere l’azione finale. Anche per questo motivo creatività più complesse e più lunghe da fruire (come ad esempio il video) vengono ancora molto poco utilizzare per attività a performance. Per aumentare la probabilità che il nostro messaggio pubblicitario venga correttamente visualizzato, e quindi possa essere fruito, visto e cliccato, dobbiamo assicurarci che le creatività siano “responsive” e quindi siano state create per adattarsi al tipo di device utilizzato dall’utente. Il formato più utilizzato per creatività responsive è l’HTML5, che permette alle creatività di adattare le proprie dimensioni, disposizione delle immagini e testi etc. Una delle tecniche che può essere utilizzata per aumentare l’efficacia di una creatività è quella di sfruttare banner dinamici. Per esempio banner con campi che possono essere compilati per la ricerca o banner che si “autocompilano” a seconda della navigazione dell’utente (come ad esempio nel caso del retargeting dinamico) in cui per esempio il banner presenta all’utente uno dei prodotti presenti sul sito e che l’utente stesso ha già visitato o consultato in passato. Non tutte le creatività sono riconducibili a elementi grafici standard. Alcuni formati pubblicitari ad esempio possono es- Landing page La landing page, o pagina di atterraggio, è la pagina su cui l’utente arriva dopo aver cliccato su una creatività (banner, testo, email e così via). La landing page è un elemento chiave per la buona riuscita di una attività di performance marketing. Una buona landing page ha poche “vie di fuga” (elementi che possono portare l’utente a distrarsi come per esempio banner di prodotti estranei al sito stesso, promo marchi o servizi diversi) e accompagna l’utente verso l’azione da compiere. Se l’obiettivo è la vendita, è utile aiutare l’utente durante il processo d’acquisto con una chat online o visualizzando un numero di telefono per eventuali richieste e chiarimenti. Inoltre è molto importante che la landing page sia coerente con il messaggio pubblicizzato dall’annuncio. 45 oltre il media IL FUNNEL alcuni esempi di creatività Esempio di sito che utilizza come strumento pubblicitario il catalogo prodotti Esempio di creativita banner Esempio di sito che utilizza come creatività Immagini+Testo Esempio di creativita dem 46 Esempio di creativita interattiva Questo perché è più probabile che l’utente - che in quel momento è davanti al PC - sia maggiormente propenso a navigare siti complessi e/o compilare tutti i campi richiesti. Da mobile invece, la navigazione dell’utente è spesso più frammentata e rapida: in questo caso quindi chiederò all’utente solo di compilare pochi e semplici campi o di cliccare su meno link per trovare il prodotto desiderato. Per esempio, se viene inviata una creatività DEM (direct email marketing) con la promozione di uno sconto del 30% sulle stampanti, la landing page dovrà presentare lo stesso messaggio, la lista delle stampanti in offerta, il prezzo iniziale e quello scontato del 30% eccetera. Le landing page non coerenti con il messaggio pubblicizzato dell’advertising hanno una caduta molto alta sulle performance, anche del 50%. Anche per la landing page vale lo stessa regola vista per la realizzazione di creatività efficaci: quindi la vostra pagina deve essere responsive, cioè correttamente visualizzabile da ogni device. In alcuni casi, si può rilevare vincente la scelta di avere landing page diverse a seconda del device utilizzato dall’utente in quel momento per la navigazione. Registrazione La registrazione a un sito è uno degli obiettivi più comuni di una campagna di performance marketing. La registrazione può essere semplice, ad esempio nome cognome ed email, o anche molto complessa, come ad esempio capita nella sottoscrizione di un prodotti finanziario o di un abbonamento telefonico. alcuni esempi di landing page Esempio di landing page realizzata per la visualizzazione pc desktop La stessa landing page realizzata per la visualizzazione da smartphone 47 oltre il media IL FUNNEL tante risulterà il messaggio: “iscriviti e ricevi 10 euro di sconto sul tuo prossimo acquisto” oppure “Iscriviti oggi e potrai provare gratuitamente il servizio per 1 mese” eccetera. Avere un database di iscritti è un patrimonio che l’azienda può utilizzare poi nel tempo per tutte le attività di CRM future. È quindi importante che i nominativi - lead - raccolti siano verificati e ricontattati nel più breve tempo possibile, per esempio entro 3 giorni. Sopra, un esempio di form di registrazione, in questo caso realizzato da una telco Processo d’acquisto/carrello Il processo d’acquisto in senso stretto inizia dalla pagina prodotto e termina con la pagina di conferma dell’ordine. Ci troviamo quindi di fronte ad un utente che ha già individuato il prodotto che desidera acquistare e si avvicina metaforicamente alla cassa per effettuare il pagamento. È importante che il processo d’acquisto sia il più semplice possibile, per evitare un alto tasso di abbandono del carrello. Nel performance marketing è anche molto importante che ogni step del processo d’acquisto sia monitorato tramite l’inserimento di un pixel di tracciamento sulle pagine del sito. Questo permette di fare un’analisi anche a distanza di pochi giorni dalla messa online della campagna e verificare se e dove il tasso di caduta (abbandono del sito) è più elevato per intervenire ove possibile nella configurazione del sito o sugli stessi processi d’acquisto. Come KPI d’acquisto viene normalmente utilizzato il CR - Conversion Rate, cioè il rapporto tra numero di vendite registrato e click effettuati: CR=n vendite / n click. Il CR varia molto da settore a settore e da sito a sito. Come regola generale viene stabilito un rapporto base di CR dell’1%. Al di sotto di questa soglia può essere che il vostro e-commerce o la campagna pubblicitaria che avete avviato Per impostare una campagna di lead generation di successo bisogna tenere in considerazione che il PPL (pay per lead ovvero costo per lead generata) aumenta all’aumentare del numero di campi richiesti: per esempio l’iscrizione di un utente con nome, cognome e email, può avere un costo attorno a 1 euro. Un form complesso, come ad esempio per l’apertura di un conto corrente, costa mediamente più di 50 euro. Intuitivamente all’aumentare del numero di campi o della complessità della registrazione il numero di utenti che abbandonano aumenta. È sempre consigliabile, laddove possibile, richiedere all’utente la compilazione di un numero di campi minimo, da arricchire poi successivamente in altre azioni di marketing o CRM. È anche molto importante che il form di iscrizione sia visualizzabile (possibilmente interamente) già nel primo scroll sulla landing page. Questo accorgimento aumenta di molto il tasso di conversione sulla lead. Inoltre, l’iscrizione deve sempre portare un vantaggio tangibile per l’utente. In pochi si iscriveranno alla vostra newsletter se il messaggio è “iscriviti e ricevi le nostre migliori offerte”. Molto più allet48 sistemi di pagamento fondamentali per un e-commerce sono: carta di credito e digital wallet (il più diffuso in Italia è al momento PayPal anche se a livello europeo si stanno diffondendo con velocità altri sistemi di pagamento come Apple Pay). Il bonifico bancario può essere utile per convincere anche gli utenti restii ai pagamenti con carta o per ovviare al problema del suddetto massimale. Il contrassegno è invece un sistema di pagamento che si presta più di altri ad eventuali ordini fraudolenti o fatti a nome di terzi. Nelle campagne di performance marketing è importante che ci sia un pixel di tracciamento sulla pagina finale del processo d’acquisto, successiva al pagamento, normalmente denominata check-out. Questo permette di verificare puntualmente quali canali e creatività stanno portando il maggior numero di vendite, quali sono i prodotti maggiormente acquistati e di poter calcolare il costo di ogni singola vendita (cioè quanto budget ho investito in digital advertising per aver venduto questo prodotto specifico). non stiano performando al meglio. Per aumentare ulteriormente il tasso di conversione è infine consigliabile dare all’utente la possibilità di scegliere come entrare in possesso del prodotto. Per esempio scegliendo giorno e ora della consegna o il pickup in-store. Infine è molto importante che sia sempre presente la possibilità di attivare il campo “utilizza il codice sconto”. Soprattutto per il performance marketing, l’utilizzo di canali che promuovono sconti e promozioni è molto diffuso. Un esempio di form che promuove codici sconto da utilizzare in fase di acquisto Pagamento Il processo di pagamento è un elemento chiave nel processo d’acquisto. La cosa più importante in fase di pagamento, come dimostra anche l’ultima ricerca Osservatori Netcomm, è dare all’utente una scelta ambia di metodi di pagamento. Ci sono anche questioni dipendenti dall’importo del carrello (se per esempio vendiamo viaggi, gli utenti potrebbero avere dei massimali di spesa della carta). Nella stragrande maggioranza dei casi comunque i Esempio delle modalità di pagamento disponibili su un sito di e-commerce 49 oltre il media Tag, cosa sono? Realizzare un messaggio pubblicitario personalizzato significa sapere come gli utenti navigano un sito web e cosa cercano I tag sono dei frammenti di codice software, chiamati anche snippet, che, inseriti su un determinato sito web, hanno la funzione di inviare le informazioni relative alla navigazione degli utenti sul sito ad altri operatori esterni che hanno inserito il tag. La natura degli operatori terzi può essere molto diversa, passando dalle aziende che offrono sistemi di web analytics (ovvero sistemi di monitoraggio del traffico di visitatori), a editori e/o concessionarie di pubblicità, che utilizzano le informazioni ricevute per personalizzare i messaggi di advertising al quale l’utente viene esposto. a contenere decine di tag, tra quelli destinati al mero tracciamento per fini analitici, ai tag specifici delle singole concessionarie e tracking desk. Molte concessionarie di pubblicità hanno infatti sviluppato soluzioni di advertising intelligenti capaci di concentrare l’esposizione di messaggi pubblicitari digitali sugli utenti che manifestano un profilo di navigazione, e quindi di interesse, simile agli utenti che hanno compiuto una determinata azione/acquisto su un sito web. Per poter essere attivate, queste tecnologie hanno però bisogno di avere un proprio tag di raccolta informazione sui siti web. La proliferazione di queste soluzioni tecniche, porta dunque con sé un problema di gestione dei tag. Anche se intuitivamente l’inserimento di una riga di codice software è un’operazione che richiede pochi minuti, l’affollamento di tag all’interno delle pagine e l’utilizzo improprio di differenti tecnologie può generare malfunzionamenti che possono anche compromettere la visualizzazione corretta della pagine web. È sempre opportuno far svolgere l’attività di inserimento dei tag da personale esperto. sviluppo e diffusione dei tag La maggior parte, se non tutte, le nuove tecnologie e metodologie di advertising online si basano sulla raccolta e sull’utilizzo di informazioni relative alla navigazione dell’utente. Per raccogliere questi dati, è necessario posizionare dei tag nelle pagine web del prodotto o del processo di acquisto, quali per esempio lo step di personalizzazione del prodotto o quello del pagamento o di chiusura dell’ecommerce. In questo modo gli utenti che non hanno concluso l’acquisto, ma sono arrivati alla pagina di chiusura del processo di ecommerce (thank you page), possono essere recuperati con attività di remarketing. Generalizzando il discorso, quindi, i tag ci consentono di registrare informazioni sulla navigazione degli utenti, attraverso cui poi è possibile ricostruire i percorsi di navigazione web e dividerli in differenti cluster che facilitano l’ideazione di strategie ad hoc per la pianificazione del messaggio pubblicitario. Tag Manager. Cosa sono Per rispondere a queste nuove esigenze di gestione di tag e script, si sono sviluppate soluzioni di tag management molto valide. Queste ultime semplificano e riducono il numero di tag: in particolare richiedono l’inserimento di un unico tag sul sito (il proprio) e offrono al gestore delle pianificazioni adv un pannello di controllo di front end, mediante il quale è possibile inserire n tag definendone con cura le regole di gestione. Inoltre, queste tecnologie prevedono l’inclusione asincrona dei tag, che consente di azzerare i potenziali problemi di rallentamento delle pagine web in quanto i tag vengono richiamati successivamente al caricamento completo del sito. Quante tipologie di tag può ospitare un sito? A seconda delle azioni intraprese, un sito può arrivare 50 Software Development Kit di ATTRIBUTION ANALYTICS Per attribuire a una fonte l’origine di un evento in-app zio si valutano su: L’acronimo SDK sta per Software Development Kit: in sostanza si tratta di un pacchetto software che include righe di codice e la documentazione relativa al software stesso e che consente a chi sviluppa programmi o app di svolgere la propria attività in modo coerente con un ambiente software o un sistema operativo. Anche la dimensione del SDK può essere differente a seconda delle funzionalità e naturalmente il peso di questo elemento impatta sul peso complessivo dell’app. Il peso di un’app è una dimensione misurata in Kb, Mb, Gb e così via. La tipologia di SDK, definita di attribution analytics, rappresenta la famiglia di SDK la cui funzione principale è quella di attribuire a una determinata fonte l’origine di un evento in-app (all’interno di un’app o di un programma software come un sito web), dal download a tutti gli eventi post-download. Un’app viene cercata sullo store del sistema operativo utilizzato dallo smartphone o del tablet. Se trovata, viene scaricata sul device, viene installata e poi utilizzata; la frequenza di utilizzo è un altro parametro di misurazione interessante. Avere un tracciamento e una registrazione di ogni singolo evento è molto importante per avere il controllo dell’effettivo stato di diffusione e di utilizzo dell’app per ogni singolo sistema operativo. Solitamente questi SDK aggregano centinaia di fonti di traffico, permettendo quindi con un’unica soluzione di comunicare con una vasta platea di publisher. Per i titolari di un’app è evidente dunque il beneficio di integrare un’unica tecnologia in grado di lavorare a performance sulle svariate fonti di traffico presenti sul mercato mobile, senza dover integrare gli SDK di ciascun publisher, ma, al contempo, senza perdere di vista il controllo di quali publisher contribuiscano di più, e in quale misura, alla diffusione o all’utilizzo dell’app. Le principali differenze tra i provider di questo servi- = pricing = numerosità delle fonti di traffico integrate = tipologia delle fonti integrate (il caso più rilevante è la presenza o meno di Facebook tra le fonti) = tipologia di integrazione (alcuni offrono anche una soluzione S2S) = tipologia e time zone del supporto In merito all’attribuzione degli eventi, esistono 4 principali metodologie per valutarla: = = = = Google Install Referrer Identifier Matching Fingerprint Matching Open URL con click ID Principali metodologie di attribuzione: l’Identifier e il Fingerprint Matching Identifier Matching Per attribuire la conversione si fa ricorso agli IDFA (ID For Advertiser - vedi Glossario p. 61) o ai GAID (Google Advertising ID - vedi Glossario p. 61) registrati al momento del download e operando un match con gli ID raccolti al click. L’accuratezza è al 100%, ma tale metodologia funziona solo in caso di traffico in-app e solo nel caso in cui il publisher è disponibile a fornire i propri ID. Attraverso l’identifier matching si possono attribuire sia i download sia gli eventi post download. Fingerprint Matching Per attribuire la conversione si utilizzano informa51 oltre il media SDK di ATTRIBUTION ANALYTICS Il Google Install Referrer e L’open url zioni basiche e non uniche registrate al momento del download e operando un match con le informazioni raccolte al click. Questa tipologia di attribuzione si basa su una probabilità statistica, solitamente intorno al 90%, ed è fondamentale nel caso di ricorso a traffico mobile web o in ogni caso laddove non sia possibile fornire IDFA o GAID. L’attribuzione via fingerprinting funziona solo in caso si voglia tracciare il download. Nel caso si vogliano tracciare anche gli eventi post download, occorre fare riferimento alla metodologia Open URL. Il Google Install Referrer può essere utilizzato solo nel caso di app Android che abbiano installato Google Analytics e siano pubblicate su Google Play. Consente un’attribuzione al 100% per il download, ma non è sufficiente per attribuire gli eventi post download. L’Open URL, al contrario, funziona solo per attribuire gli eventi post download, attraverso il ricorso al deep link, quindi indirizzando l’utente in una sezione specifica dell’app (per esempio registrazione o in-app purchase). L’attribuzione in questo caso ha un’accuratezza del 100% e funziona sia nel caso di app-to-app sia nel caso di web-to-app. L’attribuzione degli eventi avviene seguendo la logica “last click wins” (l’ultimo click vince), ma queste piattaforme consentono di individuare anche gli altri player che hanno contribuito a generare la consapevolezza dell’utente (attraverso il click) e quindi a fare l’assist al download. Le informazioni utili per stabilire l’attribuzione sono per esempio: Il Brand del dispositivo Il modello del dispositivo L’operatore telefonico L’indirizzo IP La versione del sistema operativo Il time stamp © Depositphotos = = = = = = 52 modelli di attribuzione e attribution marketing Per un giusto riconoscimento agli influencer che spingono l’utente/consumatore all’azione sul web = Lineare: si attribuisce una percentuale della vendita divisa in egual misura tra tutti quelli che vi hanno partecipato. Esempio : sono coinvolti cinque soggetti, ognuno avrà diritto al 20 % della commissione totale. = Temporale: si attribuisce una percentuale della vendita maggiore a chi ha portato click temporalmente più vicini alle vendita stessa. Esempio : se sono coinvolti 5 soggetti, quello che ha portato l’ultimo click avrà diritto al 40% del totale, il precedente al 20%, e cosi via a scendere per gli altri. = Posizionale: si attribuisce una percentuale maggiore ai click in una specifica posizione del processo che ha portato all’acquisto. Esempio: si dà una percentuale maggiore a chi ha aperto il processo (generando il primissimo interesse del cliente) e a chi l’ha concluso (portando l’utente direttamente alla finalizzazione della vendita). = Tipologia: si attribuisce un peso maggiore ai publisher che si ritengono più importanti nel processo di acquisto. Esempio. Sono coinvolti cinque publisher, cosi composti: un blog, un comparatore, un portale generalista, un’email, un sito di codici sconto. Se il prodotto in questione, per essere venduto, ha bisogno di una lunga riflessione da parte dell’utente (magari a causa della verifica di determinate caratteristiche tecniche), si potrebbe decidere di assegnare un peso maggiore al blog e all’email, perché contengono un messaggio più dettagliato sul prodotto. I modelli di attribuzione definiscono delle regole certe e predefinite sulla base delle quali i proventi, derivati dal completamento di un’azione sul web (per esempio: acquisizione, vendita, e così via), vengono attribuiti o distribuiti ad alcuni o a tutti gli attori che hanno contribuito a stimolare e a far completare l’azione che era obiettivo della campagna. È bene specificare, comunque, che l’attribution marketing è rilevante in tutti quei casi in cui non ci si trovi di fronte a un’acquisto d’impulso. Fino ad oggi, il modello di attribuzione del performance marketing è stato basato principalmente sul last click win, cioé il modello a cui si appoggiano, tra l’altro, i principali strumenti di analytics sul mercato. Il first click win è ormai residuo, per cui non vale la pena soffermarsi su questo punto. Per completezza, basti sapere che intuitivamente, in questo caso, l’attribuzione del totale dei proventi è a esclusivo vantaggio dell’ultimo publisher e non si tiene conto di eventuali altri contributori. Nel mondo di internet odierno, dove la multicanalità e il cross device sono diventati la realtà dei fatti, è diventato anacronistico assegnare tutto il valore solo all’ultimo attore che ha contributo alla transazione. Il mondo di internet è troppo eterogeneo per pensare che le intenzioni di acquisto siano assegnabili solo a un unico influencer. Oltre che, ovviamente, essere un modello profondamente ingiusto. Inoltre, un modello diverso dal last click, permette di valorizzare tutta la filiera di publishing e, cosa ancor più importante, ottimizzare costi e ROAS (Return on advertising spending - vedi Glossario p. 61). Come capire qual è il miglior metodo di attribuzione? Quali sono i modelli possibili di attribuzione? Non esiste un modello di attribution marketing che possa essere definito come il migliore per ogni tipo di vendita. Si può definire uno standard, ovviamente, Possiamo identificare 4 modelli possibili di attribuzione: Lineare, Temporale, Posizionale, per Tipologia. 53 oltre il media modelli di attribuzione venditore che promuove offerte di prodotti o servizi al mercato, dall’altro chi offre al venditore servizi che stimolino le acquisizioni online. Fino ad ora abbiamo analizzato il modello dal punto di visto del venditore, cioè dalla parte di chi richiede servizi di online acquisition, ovvero della domanda. È però importante anche l’impatto che l’attribution marketing ha nei confronti degli editori, cioè di chi si fa carico di pubblicare sul web contenuti in grado di stimolare e intercettare l’attenzione del cliente finale per portarlo all’acquisto. Infatti, l’applicazione di differenti modelli di attribuzione può avvantaggiare alcuni editori rispetto ad altri e quindi influenzare significativamente il contributo di ogni singolo editore e la performance complessiva della campagna. In passato l’attribuzione con last click, infatti, ha generato nei publisher una corsa alla creazione di strumenti e modalità di pubblicazione funzionali a massimizzare il proprio riconoscimento economico rispetto al modello adottato. E molte volte, purtroppo, a scapito dei contenuti della campagna promozionale stessa e dell’utente. Porre attenzione nella verifica dei KPIs sull’intero processo di acquisizione dell’utente vuole dire, quindi, risalire la filiera e dare la giusta importanza a chi ha dato differenti stimoli creando consapevolezza nel potenziale consumatore. In questo modo, si riporta al centro del marketing il contenuto, il valore del prodotto e la sua qualità funzionale e tecnica: insomma, in riferimento alla comunicazione pubblicitaria, non sarà più necessario fare la “voce grossa” in termini di volumi o sui vantaggi di prezzo, ma l’advertising andrà a creare consapevolezza nei confronti degli clienti finali in modo più ampio e completo. Cosa, quest’ultima, ancor più necessaria visti i recenti sviluppi di software come AdBlock, che dimostrano purtroppo quanto insofferente sia diventato il grande pubblico a una pubblicità aggressiva e stressante. ma la decisione deve essere sempre legata al processo di acquisto specifico per ognuno, oltre che al tipo di marketing online e offiline che si sta facendo. Possiamo partire facendo due esempi. Se il nostro prodotto è tipicamente soggetto ad acquisto d’impulso, come una memoria usb flash da 128 giga in offerta limitata a prezzo introvabile, sarà probabilmente poco redditizio andare a calcolare i KPIs su tutta la catena di acquisizione, e più conveniente concentrarsi sulla scelta del canale giusto, dove si trova il nostro target di riferimento. Se, invece, vendiamo stampanti per casa e ufficio, è sicuramente più importante dare un peso a tutti gli intervenenti nel processo. Infatti, in questo caso, ci sono da approfondire vari aspetti, tra i quali la velocità di stampa, la durata delle cartucce, il costo delle ricariche, la convenienza toner rispetto a cartucce, l’assistenza nel proprio paese del brand scelto e così via. In questo processo, il cliente che arriva sul sito e vede un modello, e poi finisce tra una settimana per comprarlo sul nostro stesso sito, non può essere certo considerato come un acquisto derivante dall’unico banner visto e cliccato per arrivare sul sito. Infatti, dopo essere uscito dal sito, il cliente probabilmente sarà andato su un forum del settore per cercare opinioni, poi su un comparatore di prezzi per verificare il costo delle cartucce, poi avrà letto un articolo su un sito che parla di hardware e tanto altro. In questo caso l’attribution marketing entra nel suo senso più pieno e determina, con l’attribution model, quali quote dei proventi vadano attribuite ai differenti influencer. L’attribution Marketing dal lato dell’offerta Come sarà chiaro, l’attribution model è fatto da due tipologie di attori differenti. Da un lato troviamo un 54 Conversion booster © Depositphotos Puntare all’aumento delle transazioni su un e-commerce tipicamente collegate a comportamenti standard sulla pagina da parte del utente stesso. Per esempio il messaggio può essere visualizzato se l’utente rimane troppo a lungo sulla pagina prodotto o sul carrello senza completare l’acquisto. In questo caso viene proposta una promozione che sottolinea la scarsità dell’offerta. Altre aziende scelgono di mostrare un messaggio che pubblicizza una promozione volta ad aumentare il valore medio della singola vendita: per esempio, prendiamo un utente che ha 60 euro di prodotti nel carrello; in questo caso il merchant può proporgli di arrivare a 100 euro in modo da accedere a uno sconto di 15 euro. Infine, è possibile mostrare un messaggio specifico nel caso in cui l’utente stia per abbandonare il sito del cliente. In questo caso il messaggio può essere di promo, sconto o free delivery per cercare di aumentare il tasso di conversione e concludere la vendita. Oppure si può offrire la sottoscrizione alla newsletter per contattare il cliente successivamente. Per aumentare il tasso di conversione del proprio sito, o il valore del carrello medio in un processo di e-commerce, o diminuire il tasso di abbandono dei clienti che sono sul sito è possibile attivare alcuni provider tecnologici comunemente denominati “conversion booster”. Il conversion booster lavora direttamente sul sito ecommerce del merchant, analizzando il traffico in entrata, il comportamento degli utenti nella consultazione delle pagine web e la loro navigazione sul sito. Lo scopo è di identificare il momento giusto per presentare messaggi all’utente con la finalità di aumentare le transazioni sul sito, il valore dello scontrino o del carrello e magari anche variare la tipologia di prodotti acquistati suggerendo un mix di acquisto differente o consigliando integrazioni ai prodotti nel carrello. Il messaggio viene visualizzato dal cliente direttamente sul sito attraverso dei popup o delle immagini sovrapposte in evidenza sulla pagina consultata dal utente finale. L’innesco che genera il messaggio può essere di varie tipologie 55 capitolo quinto il codice di condotta codice di condotta IL CODICE DI CONDOTTA © Depositphotos GARANTIRE IL MERCATO CON UN COMPORTAMENTO TRASPARENTE clienti stessi essere a conoscenza delle fonti di traffico utilizzate per la realizzazione della campagna. Pertanto, in fase di contrattazione tra inserzionista e chi esegue la campagna è necessario definire con accuratezza che tipo di trasparenza può essere assicurata durante lo svolgimento dell’attività pubblicitaria online, i posizionamenti proposti, la descrizione dell’audience e i formati accettati. È anche importante specificare se il rapporto con gli editori è direttamente gestito da chi esegue la campagna, se vi sono User Generated Content (contenuti realizzati dagli utenti) - controllati oppure no - e se sono coinvolti siti di file sharing ovvero di condivisione di file e così via. Tali informazioni sono importanti anche per gli editori, in quanto se sono a conoscenza a priori delle tipologie di traffico che possono utilizzare nella campagna, sono in grado di fornire una previsione molto accurata all’inserzionista. È inoltre utile specificare da subito quali sono i formati accettati in campagna (standard IAB o no, vedi Glossario p. 61), se è possibile selezionare le fonti di Il codice di condotta in un’attività digitale a performance rappresenta una serie di regole che riassume tutti i diversi aspetti di una campagna, perché per ogni singola attività ci si dovrebbe attenere, appunto, a una pratica di processo che garantisca al mercato una prassi trasparente da parte di tutti gli operatori. Ecco quindi un elenco delle diverse aree che dovrebbero essere sottoposte a un codice condotta con una breve descrizione degli aspetti critici. Si tratta di una sintesi che può essere approfondita con il contributo di aziende addette ai lavori e professionisti qualificati in materia. FONTI DI TRAFFICO In un ambiente estremamente competitivo, dovuto anche all’evoluzione della tecnologia che facilita la gestione di una campagna/programma a performance, e per il desiderio dei clienti di conoscere a fondo come sia strutturata una campagna pubblicitaria online, è divenuto sempre più importante per i 58 re la più chiara possibile. Definendo per iscritto i servizi inclusi, le fonti di traffico disponibili e accettate, la responsabilità dell’attivazione dei publisher (se in carico all’investitore o al network), i tempi di pagamento richiesti, incluse modalità e tempi di remunerazione dei publisher, l’inizio e la fine della campagna, le commissioni per il network (se c’è) in chiaro, la definizione per i tempi di cancellazione di lead e sales, se sia attivo un servizio di deduplica (eliminazione delle lead duplicate provenienti da differenti fonti) e, qualora sia disponibile, di quale servizio si tratti e come funzioni. traffico o no, quali sono i tempi necessari alla chiusura di uno o più editori. E ancora: data l’evoluzione del mercato negli ultimi anni, un’informazione molto rilevante è sapere se la campagna può essere tracciata anche sui dispositivi mobili dato che il numero di utenti che naviga su mobile cresce di anno in anno. STRUMENTI DI TRACCIAMENTO La tecnologia permette oggi di avere molte informazioni riguardanti gli investimenti pubblicitari digitali. Questo è ancor più utile e importante nel momento in cui un investitore/inserzionista desidera acquistare spazi in modalità performance. Sono disponibili sul mercato numerose piattaforme di tracciamento e inoltre i diversi network/publisher dispongono di piattaforme proprietarie. È quindi rilevante che al momento della definizione contrattuale con l’investitore/inserzionista siano specificati i servizi disponibili, il livello di dettaglio delle attività tracciate in rete e se è usufruibile un servizio di network quality per prevenire eventuali frodi. I servizi presenti possono riguardare la gestione dell’ad-server ovvero del server che distribuisce i banner pubblicitari (disponibile o no, con quali modalità), la disponibilità del container tag per i marcaggi e i tracciamenti degli utenti che cliccano sul banner, la durata dei cookie sul browser dell’utente, i tempi di approvazione di lead e i risultati di vendita o acquisizione. Il livello di dettaglio deve chiarire se il tracciamento è distinto per click e impression, e se vi sono publisher premium con tracciamento differenziato. I CANALI DELLA CAMPAGNA Nel mondo degli investimenti a performance vi sono un numero crescente e in continua evoluzione di publisher/network utilizzabili. La tecnologia in continua evoluzione sta svolgendo un ruolo fondamentale in questo sviluppo. È indispensabile che vi sia da subito chiarezza su quali siano i canali/servizi resi disponibili nell’ambito della fornitura. Tra i canali disponibili ci possono essere: re-targeting, predictive, re-marketing, e-mailer, keyword marketing. Se ci sarà utilizzo di RTB - Real Time Bidding (acquisto di spazi pubblicitari in aste in tempo reale) per l’acquisto di spazi, bisogna che vi sia chiarezza su quale provider si intenda utilizzare e con quale modalità esso sarà attivato. INVESTITORI/INSERZIONISTI Può accadere che qualche investitore possa non essere gradito a determinati network/publisher, nel qual caso è opportuno comunicare immediatamente quali categorie sono indesiderate (per esempio: alcol, tabacco e così via). CONTRATTUALISTICA La contrattualistica, stante la complessità della fornitura di servizi pubblicitari a performance, deve esse59 codice di condotta © Depositphotos IL CODICE DI CONDOTTA TECNOLOGIA UTILIZZATA tante delle proprie strategie di web marketing, è necessario fornire un punto di contatto per l’eventuale assistenza di primo livello da parte del network/editore, specificando tempi e modi di contatto. Questo al fine di essere maggiormente rapidi ed efficaci in caso sia necessario intervenire nella modifica delle campagne. Sarà utile far sapere quali clienti/network/agenzie/ publisher hanno sottoscritto il codice di auto condotta che dovrà essere approvato, per gestire investimenti pubblicitari remunerati a performance. Sarà opportuno, inoltre, che ogni attore nomini al proprio interno un responsabile del codice di auto condotta, che faccia anche da portavoce per farlo conoscere a clienti/publisher. Nel caso vi fosse un operatore che non rispettasse la trasparenza necessaria per poter operare in questo settore, sarà necessario identificare quale tipo di protocollo si dovrà applicare per garantire al mercato la corretta applicazione dei principi di correttezza sia sulla capacità di auto controllo del mercato sia sullo stesso operatore. Come detto in precedenza la tecnologia in una campagna a performance ha un ruolo primario, per cui il network/publisher è tenuto a comunicare da subito caratteristiche e funzionalità della piattaforma utilizzata, specificando se è proprietaria o no, in modo che il cliente sia aggiornato sul suo grado di autonomia decisionale conoscendo i livelli di libertà e i tempi della piattaforma utilizzata. È inoltre molto utile specificare quali strumenti di controllo saranno a disposizione del cliente e quale reportistica sarà resa disponibile (online o no). Sempre in riferimento a questi aspetti, è fondamentale fornire istruzione o addirittura formare il personale del cliente sul corretto utilizzo e sulla corretta interpretazione dei report forniti. VERIFICA E CONTROLLO Dovendo gestire situazioni anche critiche nel corso della campagna per il cliente, che considera l’investimento in performance marketing un asset por60 GLOSSARIO* * Tratto da “Digital advertising 3.0 - Il futuro della pubblicità digitale” (di Paolo Mardegan, Giuseppe Riva, Sofia Scatena - Maggioli Editore - 2016) Ad impression Si ha un’impression ogni volta che un consumatore visualizza cioè è esposto a una pubblicità sotto qualsiasi forma (una pagina web o mobile, un video clip o altri media correlati). Affiliate Marketing Un accordo di marketing tra due siti, in cui uno (l’affiliato) si impegna a includere contenuti che indirizzino gli utenti verso l’altro. Il sito affiliato può ricevere in cambio una percentuale sulle vendite di prodotti, un’attività di marketing analoga da parte dell’altro sito o altre forme di compensazione. B2B (Business to Business) Per B2B si intende un sito/ servizio che punta a fornire prodotti o servizi per realtà commerciali e aziendali, non per il consumatore finale. B2C (Business to Consumer) Per B2C si intende una forma di marketing che si rivolge all’utente finale. Banner È la più nota forma di spazio pubblicitario inserito in una pagina web sotto forma di immagine o file multimediale, dall’aspetto spesso appariscente e colorato. Le dimensioni utilizzate sono variabili e basate sugli standard codificati dallo IAB. Il banner riporta, in genere, nome, logo o immagine dell’azienda inserzionista o di un suo prodotto: cliccando sul banner l’utente arriva sul sito pubblicizzato. Obiettivo del banner è di generare visite (click through) ma può anche risultare utile in termini di brand awareness sul marchio.Anche sul telefonino possiamo trovare dei banner. Hanno dimensioni ridotte e compaiono in testa o a piè di pagina di un’app o una pagina mobile. FORMATI WEB (vedi Standard IAB) Banner da 234x60 o 468x60 e bottoni da 120x60 o 120x90. Il peso massimo è rispettivamente di 12kb e 15kb per i banner, e per tutti i bottoni 10kb. FORMATI MOBILE (Smartphone Static Banner da 300x50, Feature Phone Small banner da 120x20). Bid Letteralmente, offerta d’asta. Nei motori di ricerca a pagamento (Google e Yahoo), è la cifra che si è disposti a pagare per potere avere un determinato posizionamento per una specifica parola chiave. Più alto è il mio bid, più in alto l’annuncio sarà posizionato. Call to action (CTA) Affermazione, invito o istruzione tipicamente promossa a mezzo stampa, web, tv, radio o inserita all’interno di banner che spiega a un utente mobile o internet come rispondere a una promozione particolare. Tipicamente è seguita da una nota che riporta regolamento, costi e modalità di utilizzo. promozionale che il consumatore interessato può compilare per ricevere informazioni, per fare un ordine o per chiedere in prova il prodotto. Lo stesso termine designa anche il buono sconto. CPC - Cost per click Il costo per l’inserzionista di ogni singolo click sul banner, sul bottone, o sul link che richiede il collegamento alla pagina Web dell’inserzionista. CPM - Cost per Thousand Costo per migliaia di impression. Metrica usata per la tariffazione dei banner pubblicitari. I siti che vendono pubblicità garantiscono al cliente un certo numero di impression (cioè il numero di volte che il banner viene proposto e presumibilmente visto dagli utenti) e poi stabilisce il costo basandosi su questa garanzia, moltiplicata per il CPM. CPV – Cost per Viewing Il costo per l’inserzionista di ogni visualizzazione di un contenuto pubblicitario completata da un utente. Customer base Gruppo di utenti che acquista ripetutamente i beni o i servizi di un’azienda. Click through Rapporto tra click ed impression. Ad esempio: se l’annuncio viene visualizzato 100 volte e l’utente clicca 1 volta, il click through rate, cioè il rapporto totale, è dell’1%. Database Archivio elettronico strutturato in cui sono raccolte e organizzate le informazioni, consultabili o modificabili in base alle proprie esigenze. Coupon Tagliando o cedola di un annuncio Double Opt-in Il modello double opt-in, detto an- 61 che “confirmed opt-in” garantisce un livello di sicurezza maggiore, richiedendo non solo l’iscrizione, ma anche la conferma a tale iscrizione tramite una successiva email di comunicazione. Questo significa che solo il reale proprietario dell’indirizzo email che viene iscritto alla lista potrà confermare l’iscrizione. Form Modulo da compilare online che viene inviato al server. I form sono per gli editori una utilissima fonte di informazioni sull’utenza. GAID e IDFA Stanno rispettivamente per Google Advertising ID e per ID For Advertiser. Sono entrambi ID forniti dai principali sistemi operativi (rispettivamente Android e iOS) a scopo di advertising. Hanno sostituito ID connessi con il device come l’UDID o il MAC Address in cui sussisteva un problema di privacy perché legavano indissolubilmente, in maniera univoca, abitudini di navigazione con un device. Impression Rappresenta il numero di volte che una pagina web o un banner viene scaricata sul computer dell’utente. È utilizzato come parametro base per la pianificazione di una campagna banner, che quindi viene pagata in base al numero di volte che un banner è stato mostrato all’utente su uno o più siti web. Landing page Pagina di arrivo - la pagina specifica che un utente raggiunge dopo avere cliccato un link da un motore di ricerca o un banner pubblicitario. È la pagina dove un utente viene indirizzato quando clicca su un link attivo inserito in un banner o in una pagina pubblicitaria. Loyalty Termine inglese che indica la fedeltà dei propri clienti. Da questo termi- ne derivano brand loyalty (ovvero la fedeltà alla marca) o store loyalty (fedeltà ai punti vendita). È un concetto molto importante nel mondo Internet a causa dell’elevata volatilità degli utenti attratti da un’offerta sempre più alta di siti e servizi. Opt-in - email Email pubblicitaria o informativa mandata a una lista di utenti che hanno acconsentito a ricevere messaggi pubblicitari in target ai loro interessi. Si dice appunto che un utente è opted-in quando ha dato la sua autorizzazione all’invio di messaggi. Opt-out Possibilità presente all’interno di una newsletter di cancellarsi dalla registrazione e quindi di non riceverla più. Se l’utente è stato abbonato a sua insaputa senza aver fornito un consenso esplicito– e accade – in base alle regole della Netiquette è considerato spamming. Ottimizzazione È il processo di modifica/raffinamento di una campagna pubblicitaria affinché questa produca risultati più efficenti per l’investitore, aumentando il click-through e il conversion rate. Pay per click È una delle modalità di vendita della pubblicità su Internet. L’inserzionista paga una tariffa unitaria per click through. Il costo è molto variabile, poiché dipende da molti fattori. Pay per Lead Modalità di vendita dell’adv online. L’inserzionista paga un costo unitario per ogni contatto diretto con un visitatore che clicca sul banner e arrivando nella pagina bersaglio rilascia informazioni all’inserzionista (ad esempio riempiendo un form). Pay per Sale Modalità di vendita della pubblicità 62 online molto diffusa nei programmi di affiliazione come Amazon.com o i negozi su Ebay. L’inserzionista paga una tariffa unitaria al proprietario del sito per ogni vendita generata online. Pay per View Modalità di vendita dell’adv online più diffusa. L’inserzionista paga una tariffa unitaria per ogni visualizzazione del banner. Di solito si paga a CPM (vedi CPM). Permission marketing Il permission marketing è definito dal suo ideatore, Seth Godin, una strategia di marketing che ha l’obiettivo di ottenere dal consumatore il permesso di comunicare con lui. Programmatic Buying La negoziazione tra advertiser e publisher per l’acquisto/vendita di digital advertising display attraverso piattaforme automatizzate. Ve ne sono quattro tipi: Automated Guaranteed, Automated Fixed Rate, Invitation Only e Open Auction. Reach Percentuale di esposizione dell’audience al messaggio pubblicitario per un determinato lasso di tempo. Return on Advertising Spending (ROAS) Equivale al rapporto tra il costo pubblicitario e il fatturato generato da quel costo inteso come canale attraverso cui si è acquisito il fatturato. Standard IAB È l’insieme i parametri definiti per i formati pubblicitari online - display, video e mobile - riconosciuti dall’Internet Advertising Bureau (Per maggiori informazioni: http://www. iab.it/wp-content/uploads/2015/09/ Principali-formati-pubblicitari-utilizzati.pdf). SA TE THE DA VE 07 07 16 E C N A M R O F R E P Y A D G N I T E K R A M c/o Talent Garden - via A. Calabiana, 6 Milano www.iab.it