IL CRISTO INTERIORE
SVELATO
IL CRISTO INTERIORE SVELATO
A CURA DI GIACOMO CALABRESE
INTRODUZIONE
Non molte persone hanno idea dei concetti da dove derivi la religione Cristiana , in particolar modo
la religione Cattolico-Cristiana , piena di simboli , che rivestono le molteplici cattedrali e chiese
sparse per il mondo, di conseguenza , anche il protestantesimo , che ha epurato il simbolismo
condannandolo a torto a mera idolatria , senza saper cogliere il significato esoterico-spirituale di tali
emblemi, ha dimenticato le origini. In questo breve opuscolo ho voluto evidenziare il simbolismo
cristico - arcaico , ben più antico della dottrina cristiana stessa , la quale , con i vari concili , e con i
relativi padri della chiesa , ha umanizzato un archetipo, rendendolo personaggio reale per
l'adorazione di un culto esteriore,che nulla a che vedere con il messaggio originario del culto delle
origini essendo parte integrante della deità rivelata, parimenti anche le scritture bibliche , modificate
nel tempo , hanno perso quel significato primordiale , facendo posto a dottrine di parte che creano
solo confusione ed ignoranza . Ben poco si sa , ad esempio della vergine Maria , di Gesù e della
creazione, avendo questi origini differenti dal sapere dell'ordinario collettivo, con questo non
pretendo che l'opuscolo sia infallibile o esaustivo, ma , che possa aprire una breccia intellettuale ai
non addetti ai lavori , per stimolare il senso critico alla ricerca autonoma e indipendente , a scapito
del pensiero imposto dalle secolari istituzioni , le quali , nulla hanno da guadagnare se vivificano il
pensare indipendente. L'opuscolo presente può stimolare la curiosità nei profani , come un insulto
all'ordinarietà e al saper mediocre ,aprendo il recinto delle pecore, affinché le stesse non diventino
capre, ma autonome dal pastore della situazione,che più che tale, cioè pastore, è in verità
divenuto ,nel tempo ,guardiano , inquisitore- giudice e controllore.
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LA PARABOLA DELLE DIECI VERGINI
Ovvero il Cristo interiore Svelato
“Quanti affermano che prima si deve morire e poi risuscitare , si ingannano. Se da vivi non
ottengono la resurrezione, quando moriranno non otterranno nulla. Allo stesso modo essi parlano
del battesimo: affermano che il battesimo è una grande cosa , poiché chi lo riceve vivrà.”
-Vangelo di Filippo logon 73Non a caso nel vangelo di Matteo al capitolo 25 compare ai primi 13 versetti una parabola-metafora
sul regno dei cieli che recita così:
“Allora il regno dei cieli sarà simile a 10 vergini le quali,prese le loro lampade,uscirono ad
incontrare lo sposo. Cinque di loro erano stolte e cinque avvedute;le stolte,nel prendere le loro
lampade,non avevano preso con sé dell'olio;mentre le avvedute,insieme alle loro lampade,avevano
preso dell'olio nei vasi. Siccome lo sposo tardava,tutte divennero assonnate e si addormentarono.
Verso mezzanotte si levò un grido:”ecco lo sposo,uscitegli incontro!”
Allora tutte quelle vergini si svegliarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle
avvedute:Dateci del vostro olio ,perchè le nostre lampade si spengono. Ma le avvedute risposero:
No,perchè non basterebbe per noi e per voi;andate piuttosto dai venditori e compratevene!
Ma,mentre quelle andavano a comprarne,arrivò lo sposo;e quelle che erano pronte entrarono con lui
nella sala delle nozze,e la porta fu chiusa.
Più tardi vennero anche anche le altre vergini,dicendo;Signore,Signore aprici!
Ma egli rispose:Io vi dico in verità non vi conosco.
Vegliate dunque perché non sapete ne il giorno né l'ora”.
C'è da dire che in nessuna tradizione religiosa un matrimonio avviene di notte con un corteo che
deve raggiungere lo sposo,pena l'esclusione al banchetto nuziale. Perchè allora il testo di Matteo
presenta un matrimonio notturno? C'è da dire che la notte è indice di tenebre e nelle tenebre per
muoversi vi è bisogno di un minimo di luce , altrimenti si finirebbe persi senza poter trovare la via
per il ritorno o per la destinazione fissata.
Ricordate il dio greco Prometeo che porto' il fuoco all'uomo rubandolo agli dei ? Lo scopo di tale
atto era quello di dare agli uomini la conoscenza del cucinare le carni , perché le mangiavano ancora
crude e di scaldarsi col fuoco nei periodi invernali,insegnò loro anche l'arte della medicina e l'arte di
coltivare i campi e dell'architettura nonché la lavorazione dei metalli,il tutto rubando una scintilla
nella fucina del dio Vulcano.
E che dire di Lucifero,analogo portatore di luce, venerato dagli antichi come stella del mattino?
Lo stesso Gesù si definisce il portatore di luce dicendo:”A chi vince.... gli darò la stella del
mattino”(Apocalisse 2: 26-28), io sono la stella del mattino ( Apocalisse 22:16 ) ovvero , io , il
Cristo-Lucifero ,darò la luce.
Dopo questa breve parentesi incominciamo l'analisi della parabola.
Si parla di 10 vergini di cui 5 vergini sono stolte e 5 vergini sagge,anche nella parabola dei talenti il
servo più virtuoso dal suo padrone riceve 5 talenti,ma per questo particolare ne parleremo in
seguito. Perché proprio il numero 5 è menzionato molte volte nei vangeli?(vedi ad es. Giovanni 5:2
e confronta il capitolo25 di Matteo di cui stiamo trattando.).
Nella tradizione esoterica il numero cinque è rappresentato da una stella a cinque punte simbolo
della quinta essenza,del microcosmo, e dell'uomo, dalla stella stessa che illumina la notte indicata
come Sirio,che si dice abbia guidato i magi al Salvatore(a differenza della stella Polare riportata
nella tradizione essoterica che tutti conoscono).
Una nota curiosa è lo stesso capitolo di Matteo che parla della parabola ,infatti addizionando 5 volte
5 avremo il numero del capitolo della parabola , un grande mistero irrisolto. Secondo una mia
veduta questa parabola rivela Lucifero , come il portatore di luce alle vergini per illuminare il loro
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sentiero.
LA LAMPADA E L'OLIO
Le vergini si addormentano tutte perché lo sposo tarda,ciò indica che tutti fanno la stessa vita,sino a
quando non c'è la voce interiore che chiama al risveglio della coscienza,non tutti si lasciano guidare
dall'altro io che hanno dentro per essere illuminati dalla scintilla divina che guida sul sentiero della
vita ,ma si continua a vagare nell'ordinario ,invece chi ascolta la luce interiore guidata dalla divinità
che è insita in noi , vedrà cose che gli altri non vedono .A questo punto c'è da chiedersi cos'è la
lampada, visto che per deduzione si è capito che l'olio può significare sia la scintilla divina che le
opere conseguenti da quest'ultima? La lampada rappresenta il vestito, ovvero l'aspetto esteriore, la
maschera aristotelica che tutti indossiamo per essere istrioni nella vita , la quale si abbandona nel
momento che inizia la notte e bisogna illuminare la strada per percorrere il sentiero che porta alla
camera nuziale. Allora chi avrà orecchi per udire udrà, e solo questi vedranno la camera delle
nozze,in altri termini avranno assolto il loro karma e non dovranno ricominciare il percorso da capo
in un altra vita. Le altre”vergini” dovranno comprare metaforicamente dell'olio dai venditori per
ricominciare il cammino da capo perché il loro nirvana non è ancora giunto,i venditori possono
essere sia le nuove esperienze di vita che porteranno a maturazione spirituale , che vere e proprie
guide che noi chiamiamo comunemente messaggeri o angeli custodi , che a insaputa , illuminano la
via della coscienza dell'individuo. Platone diceva che le anime più antiche sono prossime al karma
proprio perché hanno comprato molto olio dai loro angeli custodi (portatori di luce) o dalle loro
esperienze interiori e di vita, durante il percorso di molte vite,acquistando esperienza tale da poter
avere il biglietto d'ingresso per il pleroma(la camera nuziale).
La catarsi di Gesù ci indica proprio questo,ossia il sacrificarsi in modo incondizionato per il
prossimo , ma sopratutto sacrificare a se stessi l'amore ,cioè volersi bene(l'espressione ama il
prossimo tuo come te stesso riportata nei vangeli indica proprio questo,cioè,se non ci si vuole bene
non si può voler bene neanche al prossimo)per poi risorgere dopo tre giorni(il numero perfetto)con
l'illuminazione che conduce all'unione eterna con il divino. In definitiva Lucifero è il nostro
portatore di luce che si identifica in questa parabola come colui che ci da la “mela della
sapienza”per arrivare al traguardo.
LA PARABOLA DEI TALENTI
LE NOSTRE QUALITA' INTERIORI
La parabola dei talenti ha delle analogie con altre parabole tra cui quella delle dieci vergini a cui fa
seguito. ILtesto è il seguente:
Poichè avverrà come a un uomo il quale,partendo per un viaggio,chiamò i suoi servi e affidò loro i
suoi beni. A uno diede 5 talenti,ad un altro 2 e a un altro1,a ciascuno secondo la sua capacità;e
partì. Subito colui che aveva ricevuto i 5 talenti andò a farli fruttare e ne guadagnò altri 5. Allo
stesso modo,quello dei 2 talenti ne guadagnò altri 2. Ma colui che ne aveva ricevuto 1, andò a fare
una buca in terra e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo, il padrone di quei servi
ritornò a fare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto i 5 talenti venne e presentò altri 5 talenti ,
dicendo:Signore , tu mi affidasti 5 talenti,ecco,ne ho guadagnati altri 5. Il suo padrone gli disse:Va
bene servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa , ti costituirò sopra molte cose, entra nella
gioia del tuo Signore. Poi , si presentò anche quello dei 2 talenti e disse: Signore,tu mi affidasti 2
talenti, ecco, ne ho guadagnati altri 2. Il suo padrone gli disse:Va bene , servo buono e fedele, sei
stato fedele in poca cosa , ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore.
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Poi si avvicinò anche quello che aveva ricevuto un talento solo , e disse: Signore , io sapevo che tu
sei un uomo duro , che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso, ho avuto paura
e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra ,eccoti il tuo . Il suo padrone gli rispose: Servo
malvagio e fannullone , tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso,
dovevi dunque portare il mio denaro dai banchieri; al mio ritorno avrei ritirato il mio con
l'interesse. Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti. Poichè a chiunque
ha ,sarà dato ed egli sovrabbonderà , ma a chi non ha , sarà tolto anche quello che ha. E quel servo
inutile , gettatelo nelle tenebre di fuori. Li sarà pianto e lo stridor dei denti.
Il testo di Matteo 25:14-30 sembrerebbe di facile comprensione, ma lo si può capire solo se si hanno
chiari dei semplici concetti di numerologia uniti con un po di senso logico. I talenti affidati ai servi
sono 8 in totale, ed essi rappresentano il numero del Cristo (in greco Christos equivale secondo la
ghematria a 888 , basta mettere i numeri corrispondenti alle singole lettere per ricavare il valore
numerico) nonchè l'infinito e l'eternità . Chi ha ricevuto tali talenti , ha ricevuto dei doni preziosi
che non sono doni materiali, ma bensì morali, che rispecchiano i valori dell'amore , la cui legge
divina non può imputare nessuna accusa o condanna, in quanto l'amore dà senza chiedere
compensi ,tornaconti o remunerazione,è in pratica la contro legge universale che annulla i precetti
di YHWH dati sul monte Sinai a Mosè, chi mette in pratica l'amore-talento , senza vantarsene e
senza farsi pubblicità , acquista un ulteriore talento , che già a fatto compiuto , ci remunera
dell'interesse ricevuto. Ora il servo che ha ricevuto i 5 talenti e colui che ne ha ricevuti 2 sono alla
pari , poiché non si tratta di essere particolarmente dotati in eredità materiali titoli nobiliari o di
studio per essere dei facoltosi in talenti , anzi coloro che si definiscono tali, cioè , degli scienziati
dei letterati o dei saccenti e di possedere dei talenti acquisiti per opere o virtù meritorie, in realtà
sono vanitosi orgogliosi e presuntuosi , perché dicono di sapere e conoscere e quindi di avere , ma
basti un attimo riflettere sulla massima socratica per accorgersi che questi non sono che il servo che
ricevette dal suo padrone un talento , poiché chi sa non sa , e se ha ricevuto un solo talento lo
perderà. Viceversa chi non ha ,invece ha avuto in totale 11 talenti poichè l'umiltà di chi rimane nel
silenzio e nella discrezione , fa acquisire doti e valori che pochi hanno,infatti chi è che suona la
tromba nelle piazze per essere udito e acclamato? Non sono forse quelli che si mettono in bella vista
per fare bella figura dinnanzi ad un pubblico uditorio? Si! , questo è il premio che riceveranno,
meno che un talento (Matteo 6:5,6) , viceversa gli umili di cuore ricevono il premio delle loro
fatiche ,il numero 11 sta ad indicare grandi e dure prove da superare, il proprio genio da esibire
l'amore da donare .Basta consultare un qualsiasi dizionario di numerologia per constatarlo , oppure
leggere il capitolo undicesimo dell'apocalisse , che parla dei due testimoni , che affrontano dure
prove , durante la loro missione da profeti ( non a caso il numero 11 si riduce a 2 cioè 1+1=2 i due
testimoni che sono anche i due talenti della parabola). Come dice lo stesso Gesù : gli ultimi saranno
primi e i primi ultimi.
GIUDIZIO CONTRO LE NAZIONI
LA BESTEMMIA CONTRO LO SPIRITO SANTO IN UNA PARABOLA
La legge immutabile universale del vero Dio(sconosciuto)è l'amore, sovvertire tale legge con
l'indifferenza e l'intolleranza , significa annullare questa legge universale e sottoporsi alla legge del
taglione e del decalogo(ovvero , oltre 600 leggi del Levitico!) voluta da un dio che amore non è ,
che rende schiava l'umanità in un circolo vizioso. IL Gesù dei vangeli non è figlio di tale dio , ma
di un Dio molto più eccelso che è diretta emanazione del pleroma (la camera nuziale) dove dimora
la Sophia e il Dio sconosciuto , che San Paolo ha annunciato agli ateniesi nell'areopago di
Atene(Atti 17:23) il “pensatoio dei sofisti-filosofi”.IL dio non amore , del decalogo
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veterotestamentario in realtà è il creatore della materia , viene definito il principe di questo mondo,
proprio perché creò la materia , e il nostro pianeta e l'universo fisico sono per l'appunto materia. Gli
gnostici dei primi secoli dell'era cristiana (condannati e uccisi al rogo dai vaticanisti ) chiamavano il
dio della materia( il Demiurgo ) JADALBAHOT , il “dio cieco” , perché , tale dio , credeva di
essere l'unico creatore, in verità ha creato solo la materia, e prima di ciò ,e stato creato egli stesso ,
da una degenerazione della Sophia , che corrompendosi dall'unione col Metropator (la parte
maschile del vero Dio) ,ha voluto procreare da sola , rompendo così l'armonia dell'unione maschilefemminile , è dando vita appunto al dio dell'antico testamento , dio crudele e malvagio. Per
sincerarcene basta leggere l'antico testamento pieno di episodi di violenza, pedofilia, genocidi,e
quant'altro. Questo principio degenerativo si verifica anche nell'uomo e nella donna , che privati di
uno degli elementi (maschio yin-femmina yang) degenerano , diventando “ciechi” , non possono
vedere la loro controparte spirituale e non sono più interi , perché la loro scintilla divina è stata
imprigionata nella carne dal Demiurgo , quindi non sono più androgini spirituali. Questa visione
dell'intero, la si può intravedere nell'archetipo composito del Baphomet , disegnato dall'esoterista
Hepifas Levi , che vedremo più avanti ,dove si svela la vera natura dell'intero. Quindi la rottura
dell'intero maschile-femminile , ha dato origine al male , come lo intendiamo noi e non solo,infatti
male e malattia si equivalgono . In latino malattia si dice malabitus ( che significa abito del male) ,
il malabitus lo abbiamo nel fisico , poiché il nostro eone (la scintilla divina caduta dal pleroma ) è
imprigionato nella materia(la carne) , e la nostra psiche (l'eone stesso) si ammala anche lei,
perchè è stata divisa dal pleroma , quindi allontanarci da noi stessi , perdiamo la luce.
Concludendo , Gesù è l'archetipo - eone puro, non contaminato dalla malattia-carne , che è venuto
dal pleroma (dall'intero) per insegnarci i segreti , che ci verranno restituiti al suo ritorno (inteso
come ritorno interiore di ogni uomo). Per questo all'ingresso del tempio di Deli vi era scritto:”
Conosci te stesso e conoscerai il tutto e gli Dei”. Dopo questa doverosa
parentesi andiamo a
leggere la parabola di Matteo 25:31-46 dove l'anti bestemmia è sicuramente l'amore , antidoto
incontaminato , che alla fine del nostro tempo, ritroveremo, per riunirci con la nostra controparte
mancante.
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“Quando il figlio dell'uomo verrà nella sua gloria , e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della
sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli, come il pastore
separa le pecore dalle capre , e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sua sinistra. Allora il
re dirà a quelli che saranno alla sua destra: venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il
regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da
mangiare , ho avuto sete e mi avete dato da bere , ero straniero e mi avete accolto,nudo e mi avete
vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e mi siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli
risponderanno: Signore,quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare , o assetato
e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto,o nudo e ti
abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?. E il re
risponderà loro: in verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più
piccoli l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli che saranno sulla sinistra: Via da me , maledetti , nel
fuoco eterno,preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato
da mangiare , ho avuto sete e non mi avete dato da bere , ero straniero e non mi avete accolto , nudo
e non mi avete vestito , malato e in carcere e non mi avete visitato . Anch'essi allora risponderanno :
Signore , quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere , e
non ti abbiamo servito? Allora egli risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che non avete
fatto a uno solo di questi più piccoli , non l'avete fatto a me. E se ne andranno : questi al supplizio
eterno , i giusti invece alla vita eterna”.
Con queste parole il Maestro vuole indicare che chi è maturo sarà accolto per primo alle nozze , chi
non lo è , dovrà rivivere molte altre volte l'esperienza della vita terrena , per poter arrivare a
maturità, e quindi , risalire verso il suo intero perduto , non avendolo riconosciuto prima. In
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definitiva , la nostra vita è un lungo percorso personale , dove bisognerà avanzare a passo di
lumaca. La maturità non si raggiunge in una sola vita, ma l'amore della divinità è cosi grande e
misericordiosa che tramite la luce interiore , possiamo raggiungere il traguardo anche dopo molte
tappe.
LA SOPHIA IL METROPATOR E GLI
ARCONTI
Per poter comprendere meglio i concetti sopra esposti ho effettuato alcune ricerche sul web che
chiariscono meglio,con dovizia di particolari , i concetti riguardanti lo gnosticismo cristiano e
precristiano , cosi da dissipare dubbi o incertezze.
Sophia (filosofia)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Personificazione di Sophia nella Biblioteca di Celso a Efeso
Sophia (in greco Σοφία, "sapienza") è un concetto filosofico e religioso comune sia allo
gnosticismo, di scuola alessandrina o di scuola siriana, sia all'ebraismo, sia al cristianesimo. Essa
assume il significato, in base al sistema al quale si applica, di Sapienza divina o parte femminile di
Dio. A volte ci si riferisce a lei con l'equivalente ebreo di Achamoth (caratteristica della versione di
Tolomeo del mito gnostico valentiniano).
Sophia nello gnosticismo cristiano
Per gli gnostici cristiani, Sophia è un elemento centrale per la comprensione cosmologica
dell'Universo. Sophia è la componente femminile di Dio, e coincide con lo Spirito Santo della
Trinità. Ella è, pertanto, al tempo stesso Sorella e Sposa di Cristo poiché, così come Cristo, Ella
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viene da Dio [Dio inteso dunque come Padre e come Madre al tempo stesso, poiché Origine e
Generatore dei due principi, maschile (Cristo) e femminile (Sophia)]. Sophia risiede in tutti noi
sotto forma di Scintilla Divina e Cristo fu inviato sulla terra per accendere la scintilla divina
(pneuma o gnosi) che è nell'uomo, risvegliandolo dagli inganni del mondo e del Demiurgo.
Nella tradizione gnostica, il nome Sophia è, assieme a quello di Cristo, attribuito all'ultima
emanazione di Dio. Nella maggior parte, se non in tutte le versioni della religione gnostica, Sophia
provoca un'instabilità nel Pleroma, contribuendo alla creazione della materia. Il dramma della
redenzione di Sophia attraverso Cristo o il Logos è il dramma centrale dell'universo.
Pressoché tutti i sistemi gnostici del tipo siriano o egiziano insegnavano che l'universo ebbe inizio
da un Dio originario, inconoscibile, definito come Padre o Bythos o Monade. Esso può essere
associato anche al concetto di Logos dello stoicismo, o dell'esoterismo, o a termini teosofici come
Ain Sof nella Qabbalah o Brahma nell'Induismo. Nello gnosticismo cristiano era noto come il Primo
Eone. Da questo inizio unitario, l'Uno emanò spontaneamente altri Eoni, entità accoppiate, in una
sequenza di potenza sempre inferiore. L'ultima di queste coppie fu quella formata da Sophia e
Cristo. Gli Eoni, tutti insieme, costituivano il Pleroma, o la pienezza, di Dio, e così non dovrebbero
essere visti come entità diverse da Lui, ma come astrazioni simboliche della natura divina.
Sophia nei codici di Nag Hammadi
Nei codici di Nag Hammadi, Sophia è la sizigia di Gesù Cristo (essendo stata coemanata con lui,
forma un'unità con Cristo), ed è identificata nello Spirito Santo della Trinità. Nel testo "Sull'Origine
del Mondo", Sophia è dipinta come Colei che generò senza la sua controparte maschile. In questo
modo venne originato il Demiurgo (Satana), ovvero il Dio ebraico Yahweh (anche noto come
Yaldabaoth, Samael), creatore di tutto l'universo materiale e dio-minore malvagio, poiché appunto
Sophia lo generò senza la sua sizigia Gesù Cristo, tentando di aprire una breccia nella barriera tra lei
e l'inconoscibile Bythos. Nella creazione del mondo materiale ad opera Demiurgo però, Sophia
riuscì ad infondere la sua Scintilla Divina (pneuma) nella materia, impermeando dunque il creato
della sua Divinità (Divinità dunque presente nel cosmo e quindi in tutte le forme di vita sotto forma
di anima), e rovinando i piani del Demiurgo. Riaccendendo la scintilla divina che è in lui infatti,
l'uomo si risveglia dagli inganni del Demiurgo e del mondo materiale, e accede alla Verità oltre la
realtà. Cristo giunse sulla terra proprio al fine di risvegliare negli uomini la loro divinità (la Sophia
che è in loro).
Inoltre Sophia è dipinta anche come Colei che distruggerà Satana/Yaldabaoth/Yahweh e questo
universo di materia con tutti i suoi Cieli. In seguito in "Sull'Origine del Mondo", si dice:
"Ella [Sophia] li getterà giù nell'abisso. Loro (gli arconti) saranno perduti a causa della loro
cattiveria. Diverranno come vulcani e si consumeranno l'un l'altro finché non periranno per
mano del primo genitore. Quando questi li avrà distrutti, si rivolgerà contro se stesso e si
distruggerà finché non cesserà di esistere.
Ed i loro cieli precipiteranno uno sull'altro e le loro schiere saranno consumate dal fuoco.
Anche i loro reami eterni saranno rovesciati. Ed il suo cielo precipiterà e si spezzerà in due.
[...] essi precipiteranno nell'abisso, e l'abisso sarà rovesciato.
La luce vincerà sull'oscurità e sarà come qualcosa che mai fu prima."
Caduta e redenzione di Sophia
L'angoscia e la paura di Sophia di perdere la vita (proprio come perse la luce dell'Uno), le
provocarono confusione e brama di tornare a lui. A causa di questa brama, la materia (greco: hyle) e
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l'anima (greco: psykhe) accidentalmente ebbero esistenza attraverso i quattro elementi: fuoco,
acqua, terra, ed aria. Anche la creazione del Demiurgo dalla testa leonina fu un errore perpetrato
durante questo esilio. Secondo alcune fonti gnostiche, esso fu il prodotto di Sophia che tentò di
emanare da sola, senza la sua controparte maschile. Il Demiurgo procedette, poi, nella creazione del
mondo fisico nel quale viviamo, ignorante di Sophia, che, comunque, riuscì ad infondere alcune
scintille spirituali o pneuma nella creazione del Demiurgo.
Dopo questi avvenimenti, il Redentore (Cristo) ritornò e le permise di vedere nuovamente la luce,
riportandola a conoscenza dello spirito. Cristo fu poi inviato sulla terra in forma di uomo, Gesù, per
dare agli uomini la gnosis di cui avevano bisogno per liberarsi dal mondo materiale e ritornare al
mondo spirituale. Si noti che, nello gnosticismo, la storia Evangelica di Gesù è essa stessa
allegorica: egli non è un essere vivente in un contesto storico, ma il Mistero Esterno usato come
introduzione alla gnosis.
Sophia nel giudaismo e nel cristianesimo non gnostici
Giudaismo
Anche se la "Divina Sophia" è centrale in molti movimenti gnostici, essa non è una figura esclusiva
dello gnosticismo. Sophia come "Sapienza di Dio" (Chokmah in ebraico) appare nella Bibbia nel
libro dei Proverbi (in particolare 8.22-31 in cui Sophia parla come se fosse un'entità a sé stante) così
come in alcuni Salmi, nei libri deuterocanonici del Siracide e della Sapienza di Salomone e nel
Nuovo Testamento. Nel giudaismo Sophia corrisponde alla Shekinah, "la Gloria di Dio", una figura
che ha un ruolo chiave nella cosmologia cabalistica come espressione dell'aspetto femminile di Dio.
Come la Sophia gnostica, la Shekinah riveste un duplice ruolo, siede a fianco di Dio, ma viene
anche esiliata nel mondo della materia, il Malkuth.
Cristianesimo Ortodosso Russo
In un certo periodo, nella Chiesa Ortodossa russa, Sophia fu individuata da alcuni teologi come una
figura chiave per la comprensione della Divinità. Tra questo i più famosi furono Vladimir Solov'ëv,
Pavel Aleksandrovič Florenskij, Nikolaj Berdjaev e Sergej Nikolajevič Bulgakov, il cui libro
Sophia: La Saggezza di Dio rappresenta l'apoteosi della Sophiologia. La sua opera fu, però,
denunciata dalle autorità ortodosse russe come eretica. Per Bulgakov, Sophia era sullo stesso piano
della Trinità, operando come parte Femminile di Dio di concerto con i tre principi Maschili del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Questo, naturalmente, in contrasto con il punto di vista
ufficiale della Chiesa Ortodossa Orientale, che affermava che Sophia era la stessa persona del Figlio
(riferito al femminile nel Vecchio Testamento perché "Sophia" in greco è un termine femminile) che
si incarnò in Gesù Cristo.
Chiesa cattolica e chiese riformate
Nella Chiesa cattolica, la figura di Sophia venne dimenticata finché Santa Ildegarda di Bingen non
raccontò di averne avuto una visione e la celebrò come figura cosmica sia nei suoi scritti che nella
sua arte, raffigurandola con indosso una tunica dorata ornata di gemme preziose. Nell'ambito della
tradizione protestante inglese del XVII secolo, la mistica e teosofa fondatrice della Società di
Filadelfia, Jane Leade, scrisse copiose descrizioni delle sue visioni e dei suoi dialoghi con la
'Vergine Sophia' che, sostenne, le rivelò il lavorio spirituale dell'Universo. Leade era
smisuratamente influenzata dagli scritti teosofici di Jakob Böhme, che, al pari di lei, parlò di Sophia
in opere come la Via per Cristo[1].
Alcuni commentatori ritengono che Colei che viene identificata dai cattolici come la Vergine Maria
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sia in realtà Sophia (recentemente, Francesco Di Marino in "La mia ricerca di Dio"). Il culto della
Vergine Maria infatti è tale che ella viene venerata quasi quale Divinità ella stessa, ponendo la sua
considerazione al pari di quella di Dio o identificando ella stessa con Dio. È però Sophia una figura
femminile di assoluta origine divina, espressa in ogni creatura, nel mondo naturale e, per alcuni dei
mistici sopra menzionati, parte integrante del benessere spirituale dell'umanità e della Chiesa.
Sophia intesa come Dea Madre, ovvero come la manifestazione materna di Dio. La Madre di Gesù
invece, rimane come figura molto riduttiva rispetto a quella di Sophia, essendo al di fuori della
Creazione e di origine pur sempre umana, sebbene interceda compassionevolmente a favore
dell'umanità per alleviare le sue sofferenze.[senza fonte]
Conclusioni
La differenza principale tra l'idea gnostica di Sophia e quella delle chiese stabilite è che per le
seconde, essa non è precipitata e non ha bisogno di redenzione. Inoltre, per il cristianesimo non è
affatto una figura centrale quanto lo è per gli gnostici. In verità, se si eccettuano i mistici ed i
teologi sopra menzionati, in molti movimenti cristiani non è assolutamente una delle figure
maggiori, specialmente nelle Chiese Occidentali (Cattolicesimo, Luteranesimo ecc). Nelle tradizioni
degli Ortodossi orientali, viene venerata in misura superiore, ma, nella maggior parte dei casi,
rimane una figura incompresa e sottorappresentata.
Note
1. ^ The Way to Christ è il titolo di una raccolta di opere di Böhme, tradotte in inglese e
pubblicate da William Law nel XVIII secolo.
Bibliografia
• Caitlin Matthews, Sophia: Goddess of Wisdom (London: Mandala, 1991) ISBN 0044405901
• Brenda Meehan, ‘Wisdom/Sophia, Russian identity, and Western feminist theology’, Cross
Currents, 46(2), 1996, pp149–168
• Thomas Schipflinger, Sophia-Maria (in tedesco: 1988; traduzione inglese: York Beach, ME:
Samuel Wiser, 1998) ISBN 1578630223
• Arthur Versluis, Theosophia: hidden dimensions of Christianity (Hudson, NY: Lindisfarne
Press, 1994) ISBN 0940262649
• Arthur Versluis, Wisdom’s children: a Christian esoteric tradition (Albany, NY: SUNY
Press, 1999) ISBN 0791443302
• Arthur Versluis (ed.) Wisdom’s book: the Sophia anthology (St.Paul, Min: Paragon House,
2000) ISBN 1557787832
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Arconte (gnosticismo)
Gli Arconti (dal greco ἄρχοντες), sono quelle figure che nella teogonia e cosmogonia gnostica
svolgono il ruolo di giudici e controllori del mondo materiale.
Nella visione gnostica il mondo materiale è diviso sia ontologicamente che fenomenologicamente
dalla sfera divina (Pleroma), un luogo atemporale ed adimensionale preesistente ad ogni cosa.
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Questa divisione si originò da un "peccato iniziale", attraverso il quale una emanazione divina si
frappose tra il mondo materiale da essa generato, dove l'uomo si trova imprigionato, ed un Dio
superiore ed occulto. Nello gnosticismo di origine iranica, dove il dualismo raggiunge l'apice, si
assiste allo scontro eterno e titanico tra due divinità, mentre in quello ellenizzante e giudaizzante,
opposta al Dio occulto si erge la figura di un "dio minore", il Demiurgo, che viene coadiuvato da
una serie di emanazioni generate da lui stesso, gli Arconti. Il mondo materiale, quindi, non è altro
che un incidente di percorso, una creazione degli Arconti, che, ricordandosi della perfezione del
Pleroma, cercano di riprodurla attraverso l'imposizione di regole e l'applicazione di leggi che, per
quanto in difetto, tendono a riprodurne la realtà: l'universo è il ricordo di ciò che un tempo essi
conobbero.
Il primo arconte nell'apocrifo di Giovanni
Secondo l'apocrifo di Giovanni il primo arconte nacque da Sophia, un eone emanato dal Pleroma,
che, anziché congiungersi con un altro eone, si congiunse al suo desiderio per il Dio occulto. Da
questa unione nacque un essere bestiale con la faccia di leone, Jaldaboth. L'amore di Sophia per il
Pleroma si trasformò in desiderio e quindi in brama, pertanto l'emanazione di Sophia fu stravolta
nella forma e nel contenuto, ma una scintilla della sua natura divina vi si riversò comunque. Sophia,
vergognandosi di suo figlio, nato dalla trasgressione e dalla violazione delle regole divine, lo
nascose lontano dagli altri eoni, in una sorta di zona buia. Qui Jaldaboth, essere indipendente dal
Pleroma, iniziò la creazione del mondo materiale e diede vita ad altri arconti, ognuno di loro in
forma animalesca, neppure lontanamente simili agli eoni che vivevano nel Pleroma stesso. Ognuno
dei suoi discendenti, come lui, aveva la capacità di creare, anche se la non discendenza diretta dal
Dio occulto limitava questa capacità. Jadalbaoth regnava supremo sul cosmo, mentre i suoi figli
regnavano su ognuno dei cieli. Durante la creazione del mondo materiale, però, giunse il
Metropator, una emanazione del Dio occulto che intendeva raggiungere Sophia. Gli arconti, allora,
stupiti da tale potenza decisero di catturare il Dio occulto tramite una sua manifestazione, così, ad
immagine del Metropator, crearono l'Adamo terrestre. Questi tuttavia giaceva inerte nel Paradiso
Terrestre finché il Padre, mosso a pietà non gli infuse il soffio di vita.
Funzione degli arconti
Gli arconti sono quindi le potenze responsabili della creazione dell'uomo e del mondo materiale, ma
anche le potenze che, grazie al loro ricordo dell'armonia e dell'ordine del Pleroma, danno le regole
del Cosmo e del Tempo. Ma la loro funzione non si limita a questo. Essi sono anche il maggiore
ostacolo al ritorno dell'uomo verso il Dio occulto. La loro opera si esplicita proprio nel soggiogare
l'uomo con le loro regole.
Tratto da Wikipedia
L'UNIONE DEL MASCHILE E DEL
FEMMINILE E L'ATTO DELLA CREAZIONE
“Nei giorni in cui Eva si trovava in Adamo , la morte non c'era; la morte sopravvenne allorchè Eva
fu separata da lui. Se rientra il lui, e se egli la prende in sé, la morte non ci sarà più.”
-Vangelo di Filippo logon 68,20Vi è da dire in merito a questa considerazione , che l'universo che noi conosciamo è un ologramma
della realtà spirituale,che è nella dimensione superiore. Platone chiamava questo , il mondo delle
idee e della parola, anche nella bibbia è riportato questo concetto nel prologo del vangelo di
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Giovanni e nella lettera agli Ebrei dove si menziona che la Gerusalemme terrestre è copia della
Gerusalemme di sopra. Ma come è venuta fuori la creazione? Con il solo elemento maschile come
tutti pensano? Diamo un occhiata al Taoismo , dove vi è l'unione del maschio e della femmina che
compongono l'equilibrio duale, e nella stessa religione Cattolico-Cristiana, dove si dice che la
vergine è madre di Dio, perchè questo binomio maschio- femmina? Anche nelle antiche religioni
pagane vi era il dualismo delle divinità mascile-femminile ,non a caso , Dei e Dee si univano per
procreare , come anche Dei e Dee si univano agli umani per avere rapporti sessuali e procreavano
figli , che erano i semidei o uomini famosi dell'antichità , dotati di forza e poteri disumani come i
Nefilim Biblici , o gli eroi come Ercole , gigante mitologico.
TRATTO DAL BLOG DI JENNIFER CREPUSCOLO
L’Universo, esattamente come ognuno di noi, nasce da un rapporto sessuale. Ovviamente non in
senso letterale, ma potremmo comunque affermare che il nostro mondo è il frutto di una Forza
attiva che penetrò con vigore un’Energia passiva. Queste due Essenze sono proprio Mister Ki e
Madame Akasha,
Quando il luminoso fulmine di Ki affondò con forza nelle oscure acque di Akasha, essi si fusero
insieme per poi esplodere nell’Orgasmo della Vita. Il fenomeno terreno che più si avvicina a ciò che
effettivamente permise la Creazione di questa dimensione, è la dissociazione elettrolitica. La
dissociazione elettrolitica, in breve, sarebbe un procedimento che permette di scindere una sostanza
nelle sue varie componenti. Se ad esempio introducessimo energia elettrica nell’acqua, otterremmo
l’elettrolisi, fenomeno in cui la forza dell’energia immessa spaccherà le molecole di acqua,
dividendole così nelle loro particelle elementari. In altre parole, gli atomi della molecola di acqua,
che è appunto l’insieme di due parti d’idrogeno e una di ossigeno -H2O-, si separeranno divenendo
in questo modo elementi indipendenti. Questo è pressappoco ciò che accadde anche ad Akasha, ma
ora vediamo di scendere nei dettagli. Questa energia primordiale era l’insieme di tutti gli elementi,
ma una volta sopraggiunto il fulmine del Ki, essa si è separata nelle sue singole parti. Immaginate
Akasha come una molecola formata da un atomo di Terra, uno di Acqua, uno di Fuoco e uno di
Aria, e che con l’arrivo elettrizzante di Mister Ki, essa abbia subito una dissociazione elettrolitica
separandosi nei suoi singoli elementi. In questo modo ciò che era unito, fu diviso, creando la
possibilità di generare nuove forme di esistenza indipendenti. Fu il principio della Dualità,
l’Essenza che diviene Forma, l’Archetipo che si manifesta nel Simbolo. Quando le singole
particelle di Akasha e di Ki trovarono le giuste condizioni per potersi assemblare nuovamente fra
loro, nacquero le primo forme di vita, energie individuali, entità pensanti ed emozionali, capaci di
creare a loro volta vita sfruttando lo stesso principio da cui erano state generate. E fu così che
coloro che chiamiamo Dei crearono la nostra dimensione. Per capire con più precisione come
queste particelle di Akasha e Ki si riunirono dando origine alla Vita e alla Forma, formulerò
un’immagine nella vostra mente, un modello semplice e schematico che vi permetterà di
visualizzare con chiarezza il procedimento creazionistico.
Dovete immaginare il Tutto come una sfera. Potete chiamare questo Tutto Multi-Universo e
identificare l’Universo con la nostra Dimensione, oppure potete darci per conto vostro la
definizione che più vi è congeniale. Ebbene, ora visualizzate questo Tutto sferico tagliato nel mezzo
da una sorta di equatore che separa l’emisfero superiore da quello inferiore. Immaginate che questo
equatore divisorio sia una specie di rete con maglie finissime, fessure talmente piccole da non far
passare nulla di solido, nemmeno un granello di sabbia. Nella parte superiore di questa sfera, regna
l’Akasha, l’Etere, quella quintessenza che altro non è se non l’unione armonica dei quattro elementi
principali. Nella parte inferiore della sfera, troviamo invece il mondo materiale, la dimensione
fisica, la Forma. Un regno in cui gli elementi dell’Akasha si sono separati e ricomposti in nuove
creazioni a se stanti. Per una piena comprensione esige riportare alla vostra memoria un breve
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esempio che proposi sempre nel capitolo sulla Monade, dove paragonai l’Akasha al colore bianco,
una tonalità individuale che però rappresenta anche l’unione di tutti i colori dello spettro. Nel nostro
Tutto sferico, abbiamo dunque un emisfero superiore composto di puro bianco, mentre in quello
sottostante il bianco si è separato nei suoi singoli toni cromatici, creando nuovi bellissimi disegni.
In verità non esiste un effettiva differenza fra il mondo superiore e quello inferiore, giacché gli
elementi che compongono l’Essenza sono i medesimi che troviamo nel mondo della Forma e
l’unica reale diversità vige nella composizione stessa di tali elementi. Restando sempre
sull’esempio dei colori, mettiamo il caso che avessimo a disposizione due fogli bianchi nei quali
decidiamo di distribuire tre gocce di rosso, tre di giallo e tre di blu. In uno dei due fogli lasceremo
che i colori si mischino in maniera del tutto astratta e priva di significato, mentre nel secondo
useremo la nostra fantasia per elaborare un disegno di senso compiuto.
Certamente vi renderete conto che l’Essenza nei due fogli non è cambiata, poiché abbiamo usato gli
stessi identici colori e le stesse dosi. Tuttavia nel secondo foglio, mettendo i singoli colori in una
loro posizione precisa, abbiamo creato l’illusione della Forma, che seppur sia solo apparenza, ci
permette di cogliere immagini e archetipi utili alla Comprensione dell’Anima e del Mondo stesso.
L’intervento di una forza attiva e fulminea trasformerà un’Unità energetica primordiale in una
molteplicità di energie frammentarie e intelligentemente strutturate. La Saetta dell’archetipo solare
paterno determinerà il passaggio dell’Essenza akashica da Uroboro a Caduceo. L’Uroboro è la
raffigurazione di un Serpente che si morde la coda, a simboleggiare l’eternità del presente non
soggetto a partizioni temporali e dicotomiche. Il Caduceo, contrariamente, rappresenta la monade
uroborica scissa nei suoi due poli estremi, le due serpi Ida e Pingala che si avvolgono lungo
Sushumna, pilastro della stabilità umana. Il Caduceo è l’effige del mondo materiale, l’energia
amorfa dell’Origine che si separa per generare la dualità terrena, proiezione onirica in cui l’Anima
esperisce la Vita. Dall’unione carnale della Saetta Solare e della Serpe lunare, nascono i Sacri
Gemelli, reggenti del mondo, uniti dallo stesso seme, seppur indipendenti, speculari e opposti.
Stabilito che la Materia si genera mutando l’Essenza in Forma, occorre comprendere come ciò
avviene. Il principio basilare su cui si fonda questa tesi creazionistica è l’ermetico “solve et
coagula”. Come mostra lo schema soprastante, il nostro Tutto è suddiviso in due emisferi da una
rete centrale caratterizzata da una trama molto fine. Per consentire dunque all’energia di passare da
un emisfero all’altro, occorre stimolare il passaggio delle stesse oltre la Rete. Entra così in gioco il
Solve et Coagula, sistema ermetico basato appunto sul dissolvere e il coagulare l’energia. Come
indicato nello schema, scopriamo un emisfero superiore rosso, ad indicare uno stato ambientale di
Calore, e un emisfero inferiore blu per rappresentare il freddo. Lo stato naturale della dimensione
terrena, infatti, in assenza di un intervento solare, sarebbe buio, silenzioso e freddo, un eterno
ghiaccio che muta in Vita soltanto in presenza del Sole, calda luce del Visibile, numinoso canto
degli Dei. Dall’acqua ghiacciata e dall’Oscurità nasce dunque il Mondo, grazie all’azione del fallo
solare che penetra in essa. Per cercare di dare una forma più tecnica a tali concetti forse per alcuni
troppo retorici, in maniera molto riduttiva potremmo dire che una volta che l’energia omogenea di
Akasha ha subito, grazie all’azione di Mister Ki, la sua esplosiva elettrolisi, le sue singole particelle
elementari, una volta separatesi, hanno iniziato a vagare libere nell’etere e soltanto dopo che delle
Entità intelligente le hanno dirette e condensate, hanno reso possibile la creazione di nuove forme
esistenziali e materiali. Secondo il principio del Solve et Coagula, ogni energia può passare dal
Basso all’Alto attraverso l’interazione con una forza espansiva -elemento igneo- , e viceversa
dall’Alto al Basso tramite un’energia magnetica –elemento acqueo-. Il fuoco rappresenta la forza
maschile, simile al Ki, energia calda in grado di solvere le energie condensate, “solidificate”.
Mentre l’acqua è l’energia femminile, in questo caso puro archetipo del Freddo coagulante, energia
magnetica, attrattiva e condensatrice. Vi basta pensare un po’ a un termometro, col calore noterete
che il mercurio tenderà sempre ad allargarsi, espandersi, mentre col freddo si contrarrà, riducendosi.
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Prendiamo ad esempio l’acqua terrena che beviamo tutti i giorni; essa rappresenta il conduttore
universale per eccellenza proprio perché è l’elemento terrestre che più si presta al principio magico
del Solve et Coagula. Se, infatti, sottoponiamo l’acqua ad alte temperature, il calore porterà le sue
molecole ad espandersi fino a raggiungere uno stato gassoso e immateriale. Nello stesso modo
portarla a temperature molto basse, indurrebbe le sue particelle molecolari ad avvicinarsi fino a
condensarsi, dandole una forma solida e materialmente più definita. Ecco, a grandi linee è
esattamente questo il principio con cui l’Essenza diventa Forma. L’Archetipo racchiuso
nell’Essenza si manifesta attraverso il Simbolo nel mondo del Visibile e per farlo non deve far altro
che passare da uno stato etereo inconsistente, a uno stadio coagulato e definito. Per farlo, come
ormai avrete capito, si è dovuto apportare un’enorme energia attiva nella sostanza uniforme e
ghiacciata, cosicché da spaccarla nei suoi singoli elementi solti, i quali saranno in seguito
nuovamente assemblati fra loro e coagulati nella dimensione materiale. Viceversa per far passare
un’energia coagulata nella dimensione eterea, occorrerà solverla. Noi Satanisti, come molti altri
evocatori e contattisti, per inoltrare un Messaggio agli Enti dell’Anti-Universo, soliamo redigere
una lettera simbolica, firmandola con la sua nostra impronta energetica biologica -che come
abbiamo detto corrisponde primariamente al sangue o altri fluidi corporei minori-, ed infine
bruciarla allo scopo d’innalzare tale energia oltre la Soglia, ossia quell’immaginaria rete dalle strette
maglie che divide i due emisferi dimensionali. Se prendeste un cubetto di ghiaccio e tentaste di farlo
passare attraverso i minuscoli buchini di un colino, non avreste certo successo. Ma se voi invece
scaldaste quel ghiaccio e lo dissolveste, allora esso potrebbe certamente filtrare oltre. In egual modo
il vapore acque che potrebbe giungervi dall’altra parte del colino, così nel suo stato naturale, sarà
per voi esseri fisici, difficilmente visibile e inafferrabile, ma se lo congelerete, coagulandolo, esso
tornerà ghiaccio e quindi una sostanza terrena e materiale. Mi rendo conto che questi dilettantistici
esempi possano divertire i più pratici del mondo spirituale, ma è nel mio interesse che anche quelli
meno abituati a pensare da Magus, possano comunque arrivare a comprendere certe dinamiche,
attraverso un uso mirato d’immagini semplici e facilmente visualizzabili.
Ricapitolando, com’è stato creato, spiritualmente parlando, l’Universo? Ebbene un’energia
femminile uniforme e ghiacciata, a seguito dell’unione con una calda energia maschile, ha subito
una Trasformazione, solvendosi e frammentandosi così nei suoi elementi primordiali. Questi
elementi sono stati diretti oltre la Soglia retinata che divide i due mondi, dove un’intelligenza
cosciente li ha nuovamente riuniti in forme differenti e coagulati, dando vita alla realtà materiale,
pura proiezione del mondo essenziale delle Idee.
Accade però che spesso la Soglia retinata fra i due emisferi venga in qualche modo danneggiata.
Questo avviene quando un’enorme quantità di energia tende a passare nell’altra dimensione
attraverso lo stesso punto della rete, finendo con lo sfibrare la sua trama e allargandone così le
fenditure. Questo accade ad esempio in quei luoghi dove per secoli si sono tenuti certi rituali,
conferendo a quel posto la sua sacralità, oppure laddove sono avvenute grandi catastrofi o altre
situazioni contraddistinte da altissimi picchi di energia emozionale. Facile che in questi luoghi
anche i meno sensibili possano avvertire un’energia più elettrica, o che addirittura si assista sovente
a eventi scientificamente inspiegabili. Ciò accade perché nei luoghi in cui le maglie della Rete si
sono allargate, si formano dei veri e propri varchi dimensionali, dei Portali fra il nostro mondo
fisico e quello dell’Oltre-Velo. La somma di questi punti energetici della Terra, nei millenni, ha
portato molti studiosi a creare una mappa delle linee sinergetiche del nostro pianeta. In queste aree,
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proprio a causa della Rete più larga, le energie possono entrare e uscire con maggiore facilità,
motivo per cui spesso da questi varchi attraversano la Soglia entità astrali e parassiti. I conoscitori
di certe realtà sotterranee sfruttano questi luoghi per innalzare grandi flussi di energia, compiendo
rituali propiziatori spesso volti al favorire il proprio Demiurgo. Non a caso moltissime chiese,
moschee e sinagoghe sono state costruite in prossimità di questi punti energetici, affinché l’energia
emozionale della preghiera dei fedeli potesse giungere facilmente al loro Vampiro. Idealmente, per
creare un portale dimensionale importante, si dovrebbe tentare di identificare uno di questi incroci
sinergici della Terra, possibilmente vicino a un lago, poiché l’acqua, in quanto conduttore
universale, favorisce il passo da una parte all’altra. Mari e fiumi, essendo più ampi e dinamici,
rendono il processo più complicato, seppur tuttavia non impossibile. Bisogna inoltre aggiungere che
secondo alcuni Satanisti il sale marino intralcerebbe ulteriormente l’accesso alle energie entranti.
Questo è dovuto all’antica credenza che vede il sale come un deterrente per le entità demoniache.
Secondo la tradizione classica, il motivo per cui i Demoni si dimostrerebbero insofferenti al sale
risalirebbe al Medioevo, quando il sale costava parecchio e se quindi finiva accidentalmente a terra,
si attribuiva la colpa di tale spreco al diavolo. Il demonio era considerato reo di aver spinto il
malcapitato, facendogli così cadere il prezioso sale, e pertanto veniva scacciato lanciandosi alle
spalle una manciatina di sale. Se devo essere sincera, trovo questa leggenda ridicola e, se fosse vera,
ritengo che lo spreco di sale caduto a terra non fosse colpa di alcun demonio, mentre certamente
l’ulteriore spreco gettato alle spalle possa benissimo attribuirsi alla folle superstizione cristiana. In
ogni caso non è del tutto scorretto dire che il sale irrita le entità spirituali. Il cloruro di sodio ha
infatti la prerogativa di assorbire l’umidità e non a caso viene utilizzato per sciogliere la neve dalle
strade invernali. Siccome le entità per attraversare la Soglia sfruttano l’acqua, conduttore
universale, -coloro che camminano sulle acque-, non è difficile comprenderne l’immediata
connessione. Il sale, emblema alchemico per eccellenza, esattamente come la terra e molti altri
metalli, cristalli e pietre, simboleggia il trattenimento delle energie, forze esistenziali che spesso ci
pervengono attraverso l’Acqua.
Questa piccola digressione sul sale permette di capire come mai gli evocatori siano soliti
proteggersi all’interno di cerchi di sale, o tutte quelle piccole accortezze tradizionali sul mettere sale
ai quattro angoli della stanza, sotto il letto o in tasca. Tuttavia non si può affermare che abbia senso
prendere in considerazione anche le aree marine, giacché la quantità di acqua è tale da rendere
irrilevante la presenza di cloruro. Basti pensare a zone come il famigerato Triangolo delle Bermuda
per comprendere che il sale marino non limita in alcun modo l’interazione dimensionale.
L’elemento egemone per i passaggi dimensionali è però, sembra ombra di dubbio, la nebbia. Essa
rappresenta di fatti l’acqua che per il calore della terra e il freddo dell’aria, rimane in sospeso tra
stato liquido e gassoso. Essa rappresenta il perfetto connubio fra terra e cielo, acqua in sospeso fra
stato liquido e gassoso, generatasi grazie al calore della terra, -solve- e il freddo dell’aria, -coagula-.
Per concludere questo particolare capitolo sui meccanismi creativi della nostra dimensione, vorrei
evidenziare che, per quanto le allegorie citate possano far sembrare la realtà fisica qualcosa di
semplice, questo piano è comunque difficilmente modificabile dall’essere umano. Dobbiamo
rammentare che questo mondo è una dimensione costruita per noi da determinati Enti e in quanto
già precostituita, meno alterabile. Se nel piano astrale il Viandante ha l’occasione di trovarsi a
disposizione fogli vergini da reinventare secondo suo desiderio e inclinazione, la realtà fisica è
invece una tela già dipinta. Taluni potrebbero obbiettare che, attraverso una notevole evoluzione
spirituale e il corretto uso della legge d’attrazione, anche questa landa fisica può divenire soggetta a
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modifiche, e senza esitazione posso dire di non metterlo in dubbio. Ciò nonostante ritengo
ugualmente più semplice disegnare su un foglio bianco, piuttosto che su di uno già dipinto. L’essere
umano di oggi, persino il più consapevole, è pur sempre un individuo tragicamente adattato alla
condizione in cui vive. Seppur egli possa convincersi che la realtà fisica non sia altro che un
ologramma fittizio, gli basterà picchiare un pugno sul tavolo per costatare il contrario. La verità è
che il tavolo non esiste solo perché lo tocchi. Ciò che realmente esiste è solo la sensazione che
avverti quando lo tocchi. Se tasti con la mano il tavolo non hai la prova che esso sia lì, ma solo che
il tuo corpo ha percepito la sua consistenza. Facendo un sogno potremmo toccare lo stesso tavolo e
riavvertirne la medesima sensazione fisica di solidità, tuttavia sappiamo che è solo frutto della
nostra mente. Ognuno di questi ragionamenti non servirà comunque a rendere il mondo più
plasmabile e meno reale, perché come disse un mio caro amico, “il più delle volte non occorre
capire, bensì Sentire.” La comprensione è una forma sottile di controllo che la mente vuole
esercitare sulla realtà circostante, fatta di cose, fenomeni, persone. L’uomo cerca di capire il mondo,
se stesso e gli altri, perché ambisce a controllare, ed è un sentimento lecito se non portato
all’estremizzazione del gelido raziocinio. La vera Consapevolezza arriva però solo quando
riusciamo a Sentire ciò che abbiamo intorno e dentro, aldilà dei perché della Forma, oltre i confini
di ciò cui stupidamente diamo un confine. Il Sentire, se autentico e svelato, è la più grandiosa
espressione dell’Anima. E questo Sentire l’uomo attuale lo ha smarrito nei meandri del sistema
aberrante in cui viviamo.
Per rendere il concetto più chiaro vi citerò un breve aneddoto. Ebbene, un esperimento ha
dimostrato che se prendiamo una rana e la immergiamo in una pentola di acqua bollente, l’animale
spaventato e dolorante salterà subito fuori, percependo la grande differenza col suo stato naturale.
Se però prendiamo la stessa rana e la mettiamo in acqua fresca e poi lentamente, molto lentamente,
ne aumentiamo la temperatura, la rana non si smuoverà dalla sua postazione, nemmeno quando
l’acqua comincerà a bruciarla gravemente. Questo avviene perché la rana dopo tanto tempo si è
adattata al punto tale da non rendersi più conto che l’acqua è diventata dannosa per la sua
incolumità, si è adattata talmente tanto da dimenticarsi che quello stato innaturale non le appartiene.
E così, cari amici, credo che anche noi esseri umani di oggi, siamo tante piccole rane adattate, e se
non ci destiamo in fretta, finiremo inevitabilmente tutti arrostiti.
Questo capitolo si chiude qui, mi auguro che gli esempi un po’ immaginifici sulla Creazione
Spirituale del Mondo vi siano stati utili e che ognuno di voi abbia sentito dentro di sé la sana voglia
di essere molto più che una rana in un pentolone. Osservare il mondo è osservare l’uomo. Come mi
suggerì il saggio Demone Buer, ogni cosa nell’Universo è anche dentro l’uomo e ogni piccola
parvenza vuole celare il suo grande messaggio. Microcosmo e Macrocosmo sono direttamente
proporzionali, nell’atomo c’è la Terra, nella Terra c’è l’uomo, nell’uomo c’è l’atomo. Basti pensare
che il volume idrico del nostro pianeta corrisponde esattamente a quello dei fluidi corporei umani,
in una percentuale di circa il settanta per cento, e che l’uomo, così come la Terra, genera intorno a
sé un campo energetico toroidale. Recentemente si è scoperto che il cuore stesso, sede delle energie
elettro magnetiche dell'uomo, ha un suo campo toroidale indipendente, e anche questo dovrebbe
farci davvero riflettere su quanto una Madre possa assomigliare alla sua Bambina. E se poi il cielo
fosse solo uno specchio, come potreste voi negare che ogni uomo è una stella?
"Non vi è nulla al di fuori dell'uomo, che non sia già anche dentro l'uomo."
Tratto dal blog di Jennifer Crepuscolo
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Come si accennava prima , nella parabola delle dieci vergini,avremmo parlato del Baphomet , cioè
del Cristo interiore svelato, che svelandosi in noi stessi , ci da la chiave della conoscenza.
BAPHOMET e la Sapienza Ancestrale.
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La verità rende liberi ma la verità può anche far male!!!!
Di questo ne erano coscienti un antico gruppo di monaci guerrieri nato a Gerusalemme nel 1119: I
Templari.
Dei Templari si sa poco e si sa poco anche del loro grande segreto, un segreto che la Chiesa tentò di
distruggere insieme al loro ordine.
Tanto viene detto sul segreto scoperto dai Templari, un segreto che se rivelato avrebbe scosso le
fondamenta intere della Chiesa e tutto ciò su cui essa è costruita.
Si è detto che i Templari erano i custodi del Graal, ovvero del segreto della discendenza di Gesù
Cristo e anche altro, ma nonostante le varie leggende possiamo con certezza affermare che i
Templari erano i custodi della Conoscenza e della Sapienza cosa che a quel tempo non era
concesso.....la Conoscenza e la Sapienza erano strumenti del diavolo e come tale andava
debellato.....tutte le persone di libero pensiero erano tacciati di eresia e condannati al
rogo......perchè?
Perchè la Conoscenza rende l'uomo libero e non controllabile!!!!!!!
Questa Conoscenza e Sapienza era contenuta in un'immagine conosciuta dai profani con il nome di
"BAPHOMET", e molte persone morirono per salvarlo e per salvaguardarne il vero significato
affinchè, come già successo, non venisse travisato.
Ma i sopravvissuti aspettarono pazientemente per secoli che Dio o il Caso, a seconda di ciò in cui
voi crediate, decidesse che era giunto ormai il momento di svelarlo.
Con la Bolla Omne Datum Optimum (29 marzo 1139), Papa Innocenzo II ufficializzò ruolo e
prerogative dell’Ordine, disponendo che i Templari potessero agire in totale autonomia e
indipendenza e che fossero esenti dal pagamento di tasse.
Scopo "ufficiale" dei Cavalieri Templari era difendere i luoghi santi e assicurare l’incolumità dei
pellegrini cristiani che andavano a pregare in Terra Santa, ma questo non era il loro unico compito,
perché ne avevano anche un altro, ben più occulto: il reale incarico dei Templari era infatti quello di
impadronirsi dei preziosi segreti custoditi nei testi sacri delle altre religioni, nonché di trovare e
custodire antiche reliquie dai poteri immensi (Sacro Graal, Arca dell’Alleanza, Vera Croce,
Sindone, Menorah ecc.....).
Per ben due secoli assolsero così bene il loro compito che un bel giorno scoprirono qualcosa che
non conosceva neppure la Chiesa....la vera identità di Satana!!!!!!!
Non immaginando che il Santo Padre potesse mai tradirli, lo informarono del fatto
tempestivamente, ma si trattava di una verità che se fosse stata resa pubblica avrebbe distrutto le
basi stesse su cui si fondava la religione Cattolica.........e ne il Papa ne il Clero volevano perdere il
loro potere.
Fu così che il Pontefice Clemente V decise di sopprimere l’Ordine Templare con la Bolla Vox in
Excelso del 22 marzo del 1312, nella quale si dichiarava esplicitamente che tutti i Cavalieri
dovessero essere uccisi all’istante, perché accusati di blasfemia e sacrilegio.
Per catturare tutti i Cavalieri della Rossa Croce, Clemente V approfittò dell’avidità del Re di
Francia Filippo IV (detto “Il Bello”), che bramava da tempo d’impossessarsi dei loro immensi
tesori, tesori che custodivano su incarico della Chiesa.
I Templari furono così braccati, imprigionati, torturati e infine, assassinati.
Anche il loro Gran Maestro, Jaques De Molay, venne infine catturato e il 18 marzo 1314, al
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tramonto, fu bruciato sul rogo, nonostante anche sotto le più atroci torture si fosse sempre dichiarato
innocente.
Fu una carneficina, ma sia Clemente V che Filippo Il Bello ottennero ciò che volevano: il Re
s’impossessò del favoloso tesoro Templare, con il pretesto di custodirlo (tesoro che oggi si
troverebbe nel caveau della "Banque De France", la "Banca Nazionale Francese") e Clemente V si
assicurò, attraverso le disumane torture del Tribunale Cattolico della Santa Inquisizione, che fosse
estorta ai Templari la falsa confessione dell’adorazione di Satana, con il nome di "Baphomet".
Doveva infatti assolutamente risultare che i Cavalieri si autoaccusassero di adorare il Diavolo: ciò
gli avrebbe assicurato il rogo e messo a tacere per sempre il segreto di cui erano venuti a
conoscenza.
Baphomet, però, non era affatto il “Signore del Male”, come credono ancora oggi certe società
segrete che purtroppo arrivano addirittura a sacrificargli esseri umani, ma era invece un insieme di
simboli che, se correttamente interpretati, consente di conoscere la vera identità del Male e di
liberarsi dal suo influsso.
Baphomet fu camuffato da mostro per proteggerlo dall’oscurantismo cattolico, affinchè il suo
prezioso contenuto non venisse né censurato, né insabbiato, né arso sul rogo.
I simboli di cui è composto richiedono una cultura esoterico-sapienziale per essere correttamente
interpretati.
Il vero Esoterismo, infatti, non nacque per nascondere le verità al mondo, ma per poterle tramandare
senza essere uccisi da tutti quei poteri, occulti o meno, che dominando con l’ignoranza vedevano
nella conoscenza delle Verità, e dunque nella Sapienza, la loro più grande nemica.
E il vero nome di Baphomet è infatti proprio “Sapienza”, che in greco si dice “Sophia”!!!!
Tutto ebbe inizio nel 650 a.C., quando gli Ebrei, schiavi dei Babilonesi, scoprirono che il nome del
Dio che aveva creato e protetto i loro odiati padroni era il “Signore degli Abissi”, che in Sumero si
dice “Enki”
Enki era detto anche “Signore dell’Oceano” o chiamato, con nome sumerico dai Semiti, “Ea”,
“Dimora dell’Acqua”. Era infatti il Dio delle acque dolci contenute nell'Abzu, l'abisso sotterraneo.
Enki era uno dei quattro Dèi creatori della Mitologia Sumerica insieme ad An/Anu, Dio del Cielo,
Ki/Ninhursag, Dea della Terra, ed Enlil, Dio dell’Aria, che corrispondevano ai quattro principi
creatori di tutte le cose: Cielo, Aria, Acqua e Terra.
Gli Ebrei, ritenendo quindi Enki causa dei loro mali, lo dichiararono “nemico e avversario”, termine
che in ebraico si dice proprio “Satan”.
In realtà Enki era un Dio buono, che aveva salvato non solo i Babilonesi, ma tutta l’umanità, però
questo agli Ebrei dell’epoca non importava, perché ciò che gli interessava era solo vendicarsi dei
loro carcerieri, invidiati per le loro conoscenze e odiati per il loro potere.
Fu così che iniziarono ad adorare il Dio a cui Enki “Il Signore degli Abissi” si era ribellato per
salvare gli esseri umani dal diluvio universale: suo padre, An, Re del Cielo, su richiesta dell’altro
suo figlio (fratello di Enki), Enlil, Re dell’Aria, aveva infatti decretato, unitamente al Concilio degli
Dèi, che la creazione di Enki (Satan), ovvero l’umanità stessa venisse sterminata.
Fu Enki, infatti, a creare il primo uomo ed era considerato creatore degli uomini e venerato come
dio della saggezza e della magia.
Anche qui, ai sacerdoti ebrei non importava che gli Dèi del Cielo fossero coloro che avevano
tentato più volte di distruggere l’umanità: prima con le malattie, poi con le carestie e ora, con il
diluvio.
Fu per questo che attingendo ai miti Sumeri e Babilonesi contenuti nella Biblioteca di Assurbanipal,
scrissero una religione completamente alla rovescia (rispetto alla Mitologia Sumera), dove si
autoproclamarono “Popolo Eletto”, tutelato dagli Dèi del Cielo, gli “Elohim” della Bibbia.
Nonostante fossero ostili all’uomo, i vertici ebraici fecero credere ai proseliti che questi Dèi fossero
invece protettori degli esseri umani. Per contro, il Signore degli Abissi, Enki, pur sapendo che aveva
realmente creato l'uomo e difeso gli uomini dalle piaghe inviate dal Signore dell’Aria (suo fratello
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Enlil), fu dichiarato ugualmente nemico, e non solo degli Ebrei, ma di tutta l’umanità.
E non importava che Enki avesse insegnato agli uomini anche la medicina: non a caso, il suo
simbolo, un doppio serpente avvolto elicoidalmente lungo l’asse verticale, è giunto incolume fino
ad oggi proprio come emblema di guarigione. Lo si può vedere, infatti, negli studi medici, presso i
farmacisti e sulle ambulanze.
Ma il simbolo dei serpenti gemelli è presente anche sul ventre di Baphomet: qui assume il
significato originale, che non è solo guarigione, ma soprattutto conoscenza e saggezza, o meglio,
“Sapienza”, “Sophia”.
Ed è per questo che nella teologia cristiana cattolica "Satana" è associato al serpente.....soltanto
perchè nel pantheon sumero Enki (Satana) aveva come emblema i due serpenti intrecciati.
Baphomet fu disegnato come una creatura androgina e al tempo stesso mezza umana e mezza
bestia, le cui dita indicano una falce di luna di colore opposto e in posizione opposta, per insegnare
che il male non può essere distrutto, tantomeno usando la violenza, perché fa parte dello stesso
essere umano; è il suo istinto bestiale, istinto su cui, nella preistoria, si basava la sua stessa
sopravvivenza.
Il male non può essere distrutto, però, può essere armonizzato con l’intelletto che è la parte più
nobile dell’uomo, il tramite per la sua evoluzione.
Le stesse corna di Baphomet in realtà sono raggi luminosi: in ebraico la parola “keren” significa sia
“corna” che “raggi”, ma nella prima traduzione in latino della Bibbia ebraica, la Vulgata, venne
commesso un errore di traduzione (“keren”, “corna”, al posto di “karan”, “raggi”), al punto che
Mosè, che veniva descritto come “radioso”, fu scolpito da Michelangelo con le corna.
Chi realizzò la figura del Baphomet, per nascondere il vero messaggio, invece lo sapeva benissimo
e giocò sull’equivoco.
A conferma della positività del messaggio del finto demone, si osservi il centro della sua fronte:
nell’immagine originale c’è una stella a 5 punte rivolta verso l’alto e non, invece, verso il basso
come la dipingono erroneamente i culti dediti al male.
Questo dettaglio è fondamentale, poiché è l’umano simbolo dell’aspirazione allo spirituale, alla vera
sorgente creatrice di tutto ciò che esiste e al cui interno tutto esiste, compreso il Sumero “Signore
degli Abissi” (Enki) e gli Ebraici “Signori del Cielo”(Elohim).
Il vero messaggio di Baphomet è infatti che la violenza è inutile, non dona potere né migliora il
mondo.
Il segreto di Sophia insegna che solo armonizzando il Male con il Bene, solo equilibrando l’istinto
bestiale di sopraffazione con l’intelletto, l’uomo e la donna di buona volontà si evolvono.
Il pentagramma (con la punta rivolta verso l’alto) così come l’esagramma (che è un potenziamento
e un perfezionamento del pentagramma) racchiudono l’insegnamento per raggiungere la vera
Sapienza e la vera Saggezza: rispondendo al Male con il Bene, bilanciando l’Ombra con la Luce,
l’uomo può crescere spiritualmente, facendo brillare quella fiammella divina che è in lui: il Logos,
l’intelletto.
Su Baphomet si è detto di tutto e di più e nella maggior parte delle volte, molte religioni
demonizzano tale figura. I cavalieri Templari, ad esempio, furono accusati da Filippo Il Bello e
dalla Chiesa Cattolica di adorare Baphomet, inteso come il demone Beelzebub, a causa della
somiglianza della sua raffigurazione con il nemico per antonomasia dei cristiani.
In realtà Baphomet non è una entità, né un Dio, né un demone. E' il simbolo della sapienza
ancestrale, sotto forma di archetipi e non un demone con le corna.
Questo nome va letto al contrario: TEMOMHPAB, ovvero TEM-OM-H-P-AB, cioè TEMpli
Omnium Hominum Paces Abbas.
Baphomet significa, quindi, «Padre del Tempio della Pace di tutti gli Uomini».
Ora analizziamo la simbologia.
La testa di capra sta a simboleggiare la costellazione del Capricorno che è governata dal pianeta
Saturno.
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Saturno, ovvero Kronos, è il Signore del Tempo è l'Eterno.
Eterno (Ex-Ternus) vuol dire «Fuori dalla Triade (temporale)», «La Sophia».
Il tridente di Satana nelle rappresentazioni popolari e religiose, è una perfetta rappresentazione di
questo concetto. Lo stesso rappresenta anche le tre forze che tengono in equilibrio il Cosmo:
principio attivo, passivo e neutro. Inoltre il tridente rappresenta anche la terza densità della nostra
dimensione, la nostra dimensione cubica. Infatti, Saturno viene rappresentato da un simbolo ebraico
ad esagono che viene chiamato «Cubo di Metatron». L'esagono è una delle forme geometriche più
presenti in natura: fiocchi di neve, molecole, ecc. Anche Saturno possiede il suo esagono che è
costituito da una rarissima formazione di tempesta.
Quindi il Tridente e la Capra simboleggiano Saturno, e Saturno rappresenta l'Eternità e la Terza
Dimensione.
Ora vediamo l'esagono ebraico detto «Cubo di Metatron». Lo stesso si chiama così, perché unendo
gli angoli dell'esagono si forma un cubo. Occorre anche precisare che l'esagramma del Cubo di
Metatron, viene prodotto da un simbolo precedente ad esso, chiamato «Fiore della Vita».
Il fiore della vita è il simbolo che rappresenta la Creazione, o meglio la Generazione. Tutto parte da
una Matrice da cui si Genera Tutto... e che ancora continua a generare.
Non a caso a Satana viene dato il titolo di «Rex Mundi», ovvero principe di questo mondo, signore
della materia.
La scienza ci dice infatti che in origine la Materia e l'Antimateria erano in equilibrio, poi
tutt'insieme ci fu una superiore abbondanza di materia e così la materia ebbe il sopravvento.
Satana dunque è colui che ha separato (Diavolo dal greco "DIABOLOS" ovvero colui che divide) la
materia dall'antimateria con un processo simile all'osmosi.
Questo atto di separazione viene detto LOGOS.
Notiamo che Baphomet viene rappresentato come un angrogino, cioè l'unione tra maschio e
femmina, attraverso i particolari del seno femminile e del caduceo di Mercurio che rappresenta il
pene maschile.
Notiamo anche due quarti di luna a forma di falce che rappresentano il concetto ermetico "Come in
cielo, così in Terra", che vuol significare che tutto è uguale, dall'infinitissimamente grande
all'infinimamente piccolo.
Per esempio, la Galassia si comporta come le cellule e i sistemi solari si comportano come gli atomi
e così via.......
La falce di luna in alto a sinistra rappresenta il numero 6 mentre quella in basso a destra rappresenta
il 9.
Cabalisticamente il 9 è associato alla lettera "TET" che significa "Bastone di comando" ed è la
prova a cui ci sottopone, è quella di imparare a gestire quella parte della nostra personalità, che
aspira al potere e al comando.
Il 9 è il numero della Trasmutazione e della Verità e in astronomia corrisponde a Marte, signore
della guerra e della forza ed è pertanto definito anche "YANG".
Il 9 denota passione, impulsività e volontà ed è anche il numero delle energie in discesa: la Materia,
appunto, è "energia solidificata".
Il 6 rappresenta l'antitesi del numero 9, esso è associato a Venere e rappresenta la dimensione
Celeste e le energia in salita.
La dimensione Celeste è appunto "Energia Ascesa" e non a caso il braccio che indica la Luna che
simboleggia il numero 6 reca la scritta "SOLVE", ovvero "Dissolvi", "Ascendi".
Mentre l'altro braccio reca la scritta "COAGULA", ovvero "Solidifica", "Riunisci".
Le due lune rappresentano quindi l'unione delle due dimensioni: quella Celeste e quella Terrena.
Baphomet viene rappresentato metà animale e metà uomo ad indicare che l'uomo ha in sè la parte
animale e quella Divina.
La sua raffigurazione rappresenta anche i "5 elementi", espressi anche dal Pentalfa (Stella a 5
punte" sulla fronte della testa di Capra: le ali rappresentano l'Aria, la torcia il Fuoco, la metà
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animale la Terra, le scaglie addominali l'Acqua e il quinto elemento "Etere o Spirito", non è altro
che il risultato della distillazione dei precedenti quattro elementi.
La stella a cinque punte rappresenta anche l'Uomo perchè l'uomo è la "Stella del Microcosmo".
L'uomo-Pentagramma è chiamato " Stella Microcosmi" perchè, come una stella, deve compiere una
combustione delle scorie interiori, per rivelare l'Oro.
CIoè l'evoluzione terrena e spirituale dell'uomo, lo renderà una Stella, un essere divino.
La Torcia è il simbolo del fuoco dell'Intelligenza, della Sapienza, del Pensiero e dell'Amore (Philos
e Agape).
Philos è l'idea non manifesta, mentre Agape è l'emozione, ad indicare la ri-generazione alchemica
del DIO: Il Padre.
Philos (Idea non manifesta) genera il Figlio con l'Amore (Grande Opera) attraverso l'Uomo, per
ritornare a Se stesso eternamente.
Il Caduceo di Mercurio è l'ennesimo simbolo dell'Unione degli Opposti: i 2 serpenti che si
intrecciano indicano la dualità, poichè dall'unione degli opposti nasce l'Energia-Vita.
L'universo, infatti, è una gigantesca spirale e Baphomet è quindi la rappresentazione di tutto e ci da
le istruzioni di tutti i meccanismi dell'universo stesso, nonchè le istruzioni per come controllarli.
L'Uomo deve equilibrare gli opposti sia in Materia, sia dentro di se; può trasmutare gli elementi a
suo favore "Solve et Coagula" e soltanto in questo modo ascenderà e raggiungerà l'Illuminazione.
Questa è la Sapienza Ancestrale che i seguaci del dio di Israele hanno negato all'umanità ed infatti
la chiesa ha sempre tenuta nascosta questa conoscenza criptandola nelle irrazionali interpretazioni
teologiche della Bibbia.
Perche?
Perchè, come già detto, la Conoscenza, la Sapienza rendono l'uomo libero e non controllabile e
questo la chiesa non può permetterselo.
Tratto da:
https://it-it.facebook.com/FunpageGagliotta/posts/733418326721944
IL PENTACOLO -
In realtà questo simbolo - così
affascinante nella sua semplicità grafica eppure tanto complesso nell’interpretazione simbolica –
ha attraversato la storia, millenni di storia, portando con sé potere e mistero, reverenza e virtù.
Pentagramma è una parola che deriva dal greco ‘pente’ e ‘gramma’, rispettivamente cinque e
segno; e in effetti la figura è formata proprio da cinque linee che, incrociandosi, formano una stella
a cinque punte; per questo motivo alcuni autori chiamano tale simbolo ‘nodo senza fine’ (endless
knot), perché le linee si fondono e s’intrecciano senza che sia possibile trovare un punto d’inizio o
di fine. I greci invece lo chiamavano anche pentalpha, perché intrecciando cinque alpha maiuscole
(A) si ottiene appunto un pentagramma.
È in Mesopotamia che per la prima volta troviamo il pentagramma, di solito inciso su tavolette o
frammenti di coccio come segno fonetico, ma anche come fregio delle vesti di alcune divinità.
Pentagrammi ritrovati ad Uruk, risalenti al 3500 BCE circa, indicavano il concetto di ‘corpo
celeste’, mentre quelli del periodo cuneiforme (2600 BCE circa) indicavano i concetti di ‘luogo’,
‘regione’; su 243 tavolette risalenti a questo periodo che la storia ci ha lasciato, la nostra stella
appare per ben 46 volte su 33 tavolette diverse.
A Babilonia, invece, il pentagramma era probabilmente collegato alle cinque direzioni spaziali –
avanti, dietro, sinistra, destra e ‘in alto’ – le quali, a loro volta, facevano riferimento ai pianeti
Giove, Mercurio, Marte, Saturno e Venere, quest’ultimo considerato simbolo della dea Ishtar,
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Regina dei Cieli. Tuttavia è probabile che il pentagramma non fosse collegato direttamente al
pianeta Venere – almeno non a Babilonia – in quanto il simbolo di solito associato a Ishtar era una
stella a otto o sedici punte.
Spostandoci in Grecia troviamo la stella a cinque punte collegata a Pitagora e la sua scuola –
dunque intorno al 500 BCE circa – dove veniva considerata simbolo di ordine e perfezione e
chiamato Hygieia, ovvero ‘salute’, lo stesso nome dell’omonima dea.
A Roma, invece, troviamo il pentagramma in una serie di monete dell’età repubblicana associato a
simboli come capitelli corinzi, squadre, basamenti di colonne e altri oggetti che fanno pensare ad
un collegamento della stella con la professione del costruttore.
Nei testi Medievali di magia il pentagramma riveste spesso il ruolo di simbolo protettivo, sotto il
nome di ‘Sigillo di Salomone’; questo nome si collega al leggendario re d’Israele che avrebbe
ricevuto direttamente da Dio il potere di sottomettere i settantadue spiriti infernali e che avrebbe
poi scritto dei veri e propri grimori, il più conosciuto dei quali è appunto la Clavicula Salomonis.
Al di là delle leggende e dei falsi storici, dal medioevo ci sono pervenuti tutta una serie di testi di
magia – molti composti sotto la diretta influenza della cultura Araba - che spesso e volentieri fanno
uso e menzione della nostra stella, anche se meno di quanto spesso s’immagini; ad esempio,
proprio nella suddetta Clavicula, all’interno del capitolo dedicato ai talismani su 54 figure il
pentagramma è utilizzato solo due volte.
Proseguendo nella storia del pentagramma ci ritroviamo nel Rinascimento, il periodo del ritorno di
Platone e del neoplatonismo, della magia naturalis e del paganesimo antico e dell’elaborazione del
concetto di prisca theologia.
Il principio base della magia naturalis che si sviluppa in questo contesto è quello della simpateia
tra simile e simile, tra microcosmo e macrocosmo: ‘ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e
ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per le meraviglie di una cosa unica’ recita l’incipit della
Tavola di Smeraldo attribuita ad Ermete Trismegisto.
Ed è proprio come simbolo dell’uomo-microcosmo che ritroviamo il pentagramma, accostato alla
figura umana a braccia e gambe spiegate che appunto ricorda la forma di una stella a cinque punte,
immerso in un universo fitto di legami sottili ed invisibili agli occhi di chi non sa guardare,
connessioni che legano ad esempio gli astri e le stelle – il macrocosmo – all’uomo e lo influenzano
proprio per il principio simpatico.
È in questo filone che si innestano iconografie – e filosofie – come quelle di Cornelio Agrippa che,
nel suo De occulta philosophia del 1533, al capitolo 'De humani corporis proportione et mensura
harmoniaque' inserisce l’immagine di un uomo inscritto in un doppio cerchio circondato dai
simboli planetari di Marte, Giove, Saturno, Mercurio e Venere; gli arti e la testa sono collegati da
linee che formano appunto un pentagramma.
Altri esempi simili possono essere ritrovati all’interno del Calendarium Naturale Magicum
Perpetuum di Tycho Brahe, del 1582 – dove i vertici della stella sono invece collegati alle lettere
ebraiche YHSVH e gli elementi – e, ovviamente, nel famosissimo Uomo Vitruviano di Leonardo
Da Vinci.
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Facendo riferimento al celebre Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci appare evidente come il
pentagramma possa essere la rappresentazione schematizzata di un corpo umano con braccia e
gambe divaricate. Il cerchio che attornia il pentagramma sta sempre a simboleggiare l'infinito;
dunque questa alternativa interpretazione simboleggerebbe la relazione che accomuna l'uomo
all'infinitezza dell'universo e alla sua valenza mistica, ovvero la Divinità. Le tre punte superiori,
inoltre, rappresentano i tre aspetti attraverso cui si manifesta la Divinità, il concetto di divinità
tripartita è comune a molte tradizioni pagane e anche indoeuropee. Le punte inferiori
rappresentano invece il Dio nei suoi due aspetti di fertilità e divinità della fine della vita. I due
spazi contenuti tra le tre punte superiori, sommati allo spazio contenuto tra le punte sottostanti
rappresentano i tre gradi del rito iniziatico, mentre i restanti spazi laterali sono la rappresentazione
dei due principi cosmici, il maschile e il femminile, il Dio e la Dea, dall'interazione dei quali
scaturisce tutta la manifestazione.
L’ottocento è segnato dalla nascita di numerosi ordini magici ed esoterici, all’interno dei quali il
pentagramma rivive momenti di intenso interesse, utilizzato e letto secondo simbologie spesso
nuove e non sempre felici.
È probabilmente ad Eliphas Levi, famoso occultista francese dell’ottocento, a cui si deve la tanto
diffusa interpretazione maligna del pentagramma rovesciato: Levi infatti sovrappose a questo
simbolo l’immagine della testa di capro di Baphomet, immagine che verrà poi ripresa, spesso e
volentieri, nei tempi a venire come simbolo di svariate correnti sataniche – o presunte tali.
Ecco come dicevo questa è un piccolissimo sunto della storia del pentacolo.
Ma ricordate il fatto che Levi abbia inserito il baphomet nel pentacolo rovesciato non indica che in
esso ci sia nulla di maligno.
Nemmeno il fatto che venga utilizzato da correnti sataniste, che di delinquente, non hanno proprio
niente.
E poi oltre tutto qualcuno oltre a pensare al baphomet prova mai a pensare al dio cornuto pagano?
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DALLA VERGINE STEATOPIGIA ALLA
VERGINE MARIA
la Dea madre , parte femminile della divinità ,è molto più antica della rappresentazione odierna
della Madonna cattolica, in questo breve articolo ,visiteremo la carrellata storica della Dea , per
poter comprendere le origini della dottrina , che , ai più sfugge , anzi , diventa solo motivo di
folklore popolare durante le festività Mariane senza sapere nulla della divinità adorata.
L’ ARCHETIPO DELLA DEA MADRE: NASCITA ED
EVOLUZIONE NEL TEMPO
Dalle ricerche archeologiche si è compreso che molti miti risalgono alla
preistoria per cui sembra valida la tesi di Jung, che vede questi come
manifestazioni dell’inconscio collettivo e scopre in loro un chiaro legame con
il patrimonio socio-culturale delle singole comunità o dell’umanità intera. Nei
miti si possono intravedere tutte le intuizioni fondamentali dell’umanità e con
esse gli archetipi che rappresentano quel momento di sintesi tra coscienza ed
inconscio in quanto essi hanno in sé la capacità di riprodurre le esperienze
che l’umanità ha fatto nel processo di sviluppo della coscienza. Tra le
esperienze più coinvolgenti vissute dall’uomo sicuramente vi furono quelle
legate alla vita, come la nascita sua, della sua prole ed anche di quella sulla
terra degli animali e della vegetazione; da questa esperienza iniziale vennero
fuori tutta una serie di riflessioni che portarono alla divinizzazione della donna
come madre in quanto datrice della vita e della fecondità. Ciò lo si deduce
dalla scoperta di manufatti, di cui alcuni già appartenenti come epoca al
paleolitico, che rappresentano delle figure femminili chiamate dai moderni
ricercatori “Veneri steatopigie” per le forme dei loro corpi. Questi manufatti,
anche se presentano grosse difficoltà per una corretta interpretazione,
comunque sono probabilmente una prima rappresentazione di una divinità
femminile che esprimeva già nelle forme esteriori del corpo la sua funzione
materna e che fu chiamata nel tempo Dea Madre.
Già nel suo appellativo la Dea Madre rappresenta, a mio parere, l’archetipo
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per eccellenza della figura materna nella sua totalità di caratteri positivinegativi;
ella, in possesso di una ricca simbologia già dal suo nascere, riuniva
in sé, oltre agli aspetti propriamente materni, anche quelli divini, che in
seguito, tra la fine del neolitico e l’inizio delle grandi civiltà del passato,
subirono un profondo cambiamento e declino.
Le cause di questa trasformazione furono molteplici, come le periodiche
migrazioni dei popoli, lo sviluppo tecnologico e sociale, le varie culture che
divenivano sempre più complesse e portavano ad un eccesso di competenze
per una sola divinità. Sorsero allora nuove divinità, altre figure femminili che,
differenziandosi, s’impadronirono di molti degli attributi della antica e
primordiale Dea Madre ma, anche spogliandola e ponendola in ombra,
rimasero comunque sue ipostasi, figlie sue che ne conservavano spesso
l’aspetto ambivalente, di madri amorose, datrici di vita e nel medesimo tempo
di madri terribili, operatrici di morte.
Presso le popolazioni del bacino mediterraneo e del vicino oriente la Dea
era stata tra le prime divinità concepite e venerate dando luogo ha una
religione quasi di tipo monoteistico, anche se, come sostiene F.Baumer, non
sarebbe mai esistita una società a chiara predominanza femminile,
considerando che, i re sacerdoti, posti al servizio di queste divinità femminili,
esercitavano un pieno potere personale. Inoltre la figura maschile comunque
rimaneva costantemente al fianco di quella femminile in tutti gli aspetti
dell’esistenza, sempre cercando di prendere il sopravvento. Peraltro la donna,
essendo durante la preistoria figura centrale dell’ordinamento sociale del
gruppo e punto di riferimento per i legami di parentela, spesso governava il
clan o la tribù, fungendo anche da sacerdotessa e divenendo in tal modo
l’interlocutrice privilegiata della divinità; la conseguenza fu che, nel lungo
periodo mesolitico che va dal 20.000 al 10.000 a. C., dominò la religione della
Terra Madre e della Luna, entrambe figure legate alla donna.
Nell’epoca moderna, compiendo un salto di molti millenni dal mesolitico alla
fine dell’800 e durante il ‘900, l’archetipo della madre viene analizzato con i
nuovi strumenti della psicologia e dall’attento esame, compiuto dagli studiosi
del settore, esso appare sostanzialmente identico alla sua formulazione
originaria e non muta nelle sue linee essenziali.
S. Freud, il padre della psicanalisi, e K. Jung, suo discepolo e caposcuola,
hanno posto in evidenza l’aspetto positivo della protezione, della tenerezza e
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del nutrimento ma anche il rischio dell’oppressione per il forte legame
esclusivo che lega la madre al figlio e del pericoloso soffocamento verso di
questi nel caso di una sua prolungata ed eccessiva funzione di nutrice e
guida; la madre è allora colei che divora, la generosità che cattura, che castra
nella sua creatura la possibilità di divenire quella persona adulta a sua volta
capace di generare.
Anche E. Neumann, allievo di Jung, nella sua opera psicanalitica sulla
Grande Madre, ravvisa nella figura della Dea il concetto di “Grande
Femminino”. Per lo studioso ella, meglio di qualsiasi altra divinità, esprime al
100 per 100 quell’archetipo di eterno femminino che sta all’origine della vita e
si lega ai quei simboli ed elementi essenziali per la vita, come il nutrimento, la
vegetazione, la terra e l’acqua. Ma, anche per E. Neumann come per gli altri,
le qualità positive della figura materna, per il loro carattere essenzialmente
conservativo, sono gli ostacoli maggiori alla differenziazione e rappresentano
il principale limite allo sviluppo del sé individuale, che per conquistare la
propria parte femminile deve compiere quel decisivo atto di forza e di coraggio
per distaccarsi da lei ed auto affermarsi.
Così l’acqua, la terra, il serpente, simbolo della terra dove striscia e del
mare, spesso raffigurato come un enorme rettile spaventoso, così la luminosa
ed oscura luna sono tutti elementi che possiedono le caratteristiche
ambivalenti di vita e di morte proprie della Dea, nella quale tutto ha inizio ed
tutto si annulla.
La Signora degli animali nel paleolitico
Possiamo intravedere in nuce la gestazione e l’inizio del culto della Dea
Madre già al tempo dei cacciatori preistorici quando nel paleolitico superiore
l’uomo primitivo, non avendo ancora coscienza della sua funzione creatrice,
considerò la donna l’unica in grado di procreare. Egli passò facilmente a
credere che anche l’esistenza degli animali fosse dovuta all’opera
fecondatrice di una figura femminile la “Signora degli animali, identificata poi
con la Madre Terra dove le bestie nascevano e si alimentavano.
Ma questo processo di divinizzazione avvenne gradualmente perché
inizialmente l’uomo paleolitico, nomade e cacciatore, venerava gli animali da
lui inseguiti ed uccisi, in quanto essi rappresentavano la sua principale fonte di
sostentamento. Solo, in un secondo momento, egli attribuì la nascita ed il
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controllo della selvaggina ad una divinità, ben presto vista come una entità
femminile e di conseguenza relazionata alla donna perché entrambe in grado
di generare; allora la Terra venne divinizzata e considerata come l’unica in
grado di soddisfare i bisogni degli uomini, dando loro sempre nuovi animali da
predare.
La sacralità della Terra e della donna in quanto madri si sono sviluppate di
pari passo già nel paleolitico con l’apparizione dell’uomo di Cro-Magnon; in
particolare nell’ultimo periodo glaciale, in un area che va dalle regioni sud
occidentali della Francia fino al lago Baikal in Siberia e dall’Italia settentrionale
fino al Reno, venivano eseguite delle piccole sculture che riproducevano la
figura femminile, soprannominate
dagli archeologi Veneri steatopigie per la caratteristica avere seni e fianchi
esageratamente sviluppati. Si può dire che quei manufatti, anche se
presentano grosse difficoltà per una corretta interpretazione, comunque sono
una prima rappresentazione del sacro, guardandole ci si rende conto che
esse dovevano rappresentare un archetipo ed un mito: la divinizzazione della
donna come madre in quanto datrice della vita e portatrice della fecondità.
Molte sono le statuette femminili rinvenute che appartengono al paleolitico,
circa 3000, e molte di più sono quelle del neolitico, quasi 100.000; le statuette
raffigurano donne gravide con gli attributi materni esasperati, proprio perché
fosse evidente la loro funzione procreativa; queste piccole effigie venivano
conservate come amuleti perché portassero fecondità alle donne,
proteggessero le gestanti e favorissero i parti.
Come la donna, così pure la Terra fu divinizzata e, affinché divenisse
benevola e facesse nascere sempre nuova selvaggina da uccidere, venne
pregata, onorata con sacrifici dentro caverne oscure, dove si manifestavano
con maggiore forza le correnti telluriche e meglio ricordavano il suo grembo
materno.
Essa rappresentò un’evoluzione del pensiero religioso degli uomini perché
segnò il passaggio dal teismo teriotropico o totemico a quello silvestre più
complesso dove questa entità femminile fu vista dapprima come la “Signora
degli animali”, e poi fusa e identificata con la Terra Madre.
Fu così che, sia la Terra che la donna divennero il simbolo cosmico in cui la
vita e la morte, anche se fenomeni naturali, furono viste come fenomeno
religioso e favorirono una sorta di matriarcato presso molte società primitive,
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che ancora non avevano compreso la paternità dell’uomo.
Questa figura femminile, sorta forse verso il 35.000 a.C., fu venerata con
nomi diversi, che per comodità indicheremo con l’unico appellativo di Dea
Madre, i termini Grande o Terra sono delle varianti aggiuntive che ne indicano
la medesima essenza.
La Dea Madre nel neolitico
Altro passaggio importante nell’evoluzione religiosa di questa divinità
femminile avvenne durante l’epoca neolitica con l’invenzione dell’agricoltura
dove si definì pienamente la sua figura come Dea Madre.
Sembra che la donna praticasse già nel paleolitico la raccolta di radici, erbe,
semi e che col tempo fosse stata proprio lei a scoprire l’agricoltura con la
coltivazione di ortaggi; questa prima scoperta, anche se di dimensione
modeste, costituì il preludio di quell’evento fondamentale che fu per l’uomo la
pratica dell’agricoltura, avvenuto durante l’epoca neolitica. Proprio in quel
periodo la donna accentuò questo rapporto con la terra, poiché in alcuni miti si
parla di figure femminili sacrificate con la morte e del loro corpo diviso in parti
poste sotto terra per dare vita a piante commestibili e coltivabili. Quindi la
donna fu determinante nell’ addomesticamento delle piante e divenne ella
stessa proprietaria dei campi coltivati; da qui l’origine dell’istituto della
matrilocazione, con l’obbligo per il marito di abitare nella casa della moglie.
La donna, per questo legame molto forte con la terra posta sotto il suo
controllo, divenne la diretta responsabile della fertilità dei campi, elevò così la
sua posizione sociale e fu vista come colei che possedeva il mistero della
creazione.
La conseguenza fu che pure la Dea Madre acquistò maggiore potere e
vennero riaffermate e potenziate quelle caratteristiche di partenogenesi che
già le erano state attribuite fin dall’inizio, legando a lei il concetto sacrale di
vita, morte e resurrezione.
La scoperta della agricoltura fu pertanto vista come dono concesso all’uomo
dalla Dea Madre, sempre più figura femminile procreatrice per eccellenza: ella
era colei che concedeva ogni forma di nascita sia tra gli uomini e gli animali,
sia nell’intero ciclo agricolo con il seme che veniva interrato alla fine
dell’estate per morire e poi rinascere e crescere in primavera, come già
avveniva per la vegetazione spontanea.
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La Dea Madre divenne allora protagonista di altri miti ereditati dalle civiltà
più progredite, che rielaborandoli in racconti poetici e fantasiosi, cercavano di
spiegare il mistero della vita, della morte e dell’aldilà, aggiungendo altre
caratteristiche: la Dea non fu più vista solo come colei che concedeva la vita
ma anche come colei che la toglieva per restituirla sotto altra forma e come
dispensatrice di insegnamenti e di civiltà.
La Grande Dea controllava inoltre la luna, identificandosi con essa e con la
donna, perché ogni fase lunare rappresentava una stagione della vita
femminile: fanciulla con la luna nuova, donna con la luna piena, vecchia con la
luna calante, e poi la dea faceva sparire l’astro per farlo rinascere. A
testimonianza di questo legame la divinità era spesso presentata con il
simbolo della luna a forma di falce, posta o tra le mani o sulla testa della dea e
tale simbologia, con poche modifiche, continuò nel tempo: in lei si realizzava
quel ciclo perenne del continuo alternarsi di vita e di morte, dal suo grembo si
nasceva ed al suo grembo si tornava per poi rinascere.
Essa fu presente come divinità principale tra quasi tutte le popolazioni del
tempo, fu venerata dall’Africa all’Asia e dall’Europa alle Americhe, e la sua
presenza nell’area del bacino mediterraneo ed in medio oriente è ampiamente
documentata dai molti reperti che la raffigurano.
In seguito dal V millennio in poi vi furono, sia in Asia che in Europa, delle
periodiche invasioni di popoli nomadi bellicosi, provenienti dalle steppe
dell’Asia centrale, che ebbero facile gioco sulle più miti popolazioni di
agricoltori stanziati nel bacino mediterraneo e lungo la mezzaluna fertile del
Tigri e dell’Eufrate. Questi invasori erano cacciatori bellicosi, che facevano
affidamento sulla loro forza fisica e sulle proprie armi, erano organizzati
secondo una società patriarcale e per questo adoravano divinità dalle
caratteristiche tipicamente maschili simili a loro; essi sottomisero facilmente le
pacifiche popolazioni contadine, che veneravano la Dea Madre ed imposero
a queste il loro Dio Padre cercando di escludere la divinità femminile:
l’operazione riuscì solo parzialmente.
Le ipostasi della Dea Madre
Dalla primordiale figura della Signora degli animali dei paleolitici, confluita in
quella della Dea Madre degli agricoltori neolitici, presero vita, per l’affermarsi
di nuove civiltà più evolute, altre dee con caratteri spesso simili alle precedenti
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e queste furono: le sumeriche Tiamat, Inanna e le babilonesi Ishtar ed
Ereshkigal, così pure in Egitto Iside, Hator, Mut e la dea gatto Bastet, in
Grecia Gea, Demetra, Hera, Artemide, ed Afrodite, al tempo stessa dea della
bellezza e dell’amore, presso gli Etruschi le dee Uni, Aritini e Cel, molto simili
tra di loro, presso i Latini, corrispondenti alle dee greche, ci furono Cerere,
Giunone, Diana, Venere ed inoltre la più antica divinità locale Maia, in Anatolia
Cibele, in India Kalì dal duplice aspetto positivo negativo e molte altre ancora.
Tutte queste dee furono poste in relazione solo con alcuni aspetti, ora negativi
ora positivi, che caratterizzavano la Dea Madre, la quale invece li possedeva
tutti. Anche la Madonna può ricordarla, perché a lei con l’avvento del
cristianesimo, furono attribuite tutte le qualità positive proprie della Grande
Madre e che vi sia questo forte legame tra la Madre di Dio e l’antica divinità lo
si può rilevare dal culto delle Madonne nere, diffuso in molti luoghi e nazioni e
favorito dalla stessa chiesa ai suoi inizi e che continua ai nostri giorni. Con la
fine del paganesimo e l’avvento del Cristianesimo, l’unica figura femminile
considerata madre divina fu la Madonna, tutte le dee precedenti persero la
loro sacralità, divenendo un ricordo del passato e quando sopravvisse
qualche rituale misterico in precedenza legato ad esse, questo si caricò di
valenze profondamente negative, che vennero in molti casi ostacolate e
perseguitate.
Delle dee sumeriche e babilonesi, già ne ho parlato in un saggio precedente
che analizzava le divinità mesopotamiche.
Tra le dee, che più possono ricordare la figura della Dea Madre, ne ho preso
solo alcune come esempio esplicativo: per l’area europea le dee greche di
Artemide e Demetra, per l’area asiatica la divinità anatolica di Cibele, per
quella africana la dea egiziana Iside.
Artemide
Poche divinità come Artemide per i greci e Diana per i latini possono
ricordare la “Signora degli animali”; ella dominava le montagne, le foreste, le
pietre, gli animali ed anche le acque termali; viveva nelle foreste, selvagge ,
circondata da cervi e cani ed insieme alle ninfe, sue compagne, cacciava ogni
genere di preda scagliando le sue mortali frecce dorate: per questo,
secondo Pausania II sec. d.C., la dea riceveva in sacrificio ogni genere di
animale selvatico. In questa descrizione si possono notare
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gli elementi propri della divinità paleolitica, come il potere sulla natura e su gli
animali selvaggi e l’altro molto più recente di epoca storica come il corteo
delle ninfe, che peraltro nella verginità comune con Artemide conservavano
una caratteristica propria della mesolitica Dea Madre, che era al tempo stesso
vergine e madre in quanto principio di ogni forma di vita senza altrui
intervento.
La dea greca era venerata in Arcadia come kallisto, “la più bella”, o come
agrotera, colei che proteggeva i cacciatori, ed altri suoi appellativi erano
“Signora delle fiere” e, secondo Omero, Potnia Theron “ patrona degli animali
selvaggi”, e molti erano gli animali sue epifanie come l’ape, la farfalla, la rana,
il rospo, il porcospino, tutti animali che già nel neolitico erano simboli del
divino, specialmente l’ape e la farfalla. Dell’ape, come ha scoperto lo
scienziato K. Von Frisch, sappiamo che possiede un linguaggio, la” danza
dello sfarfallio”, con cui segnala distanza ed angolo di avvicinamento ad una
fonte alimentare al suo sciame che così può garantirsi nutrimento e vita. Essa
era associata al culto della dea nel cui tempio ad Efeso, una delle sette
meraviglie del mondo, l’organizzazione del santuario ricordava quello
dell’alveare con le sacerdotesse, le melissai, simili agli sciami di questo
insetto ed i sacerdoti eunuchi, gli esseni, i fuchi; la seconda, la farfalla era un
immagine di origine neolitica e minoica cretese. Ma i riferimenti alle divinità
passate non si esaurivano allo stretto legame con gli animali, la dea ricordava
la mesolitica Dea Madre come protettrice dei parti, sia dei bambini che dei
cuccioli di animali; è da notare inoltre che la pianta d’artemisia, il cui nome
deriva da quello della dea, è un’erba medicinale che favorisce le doglie. Da
quanto descritto prima è ben chiaro il legame della Dea con il mondo vegetale
ed animale.
Sempre a ricordo dell’antica origine, nell’arte greca arcaica spesso Artemide
veniva ritratta come una dea alata che reggeva per mano un cervo ed un
leopardo, in seguito nell’arte del periodo classico si preferì ritrarla come una
vergine cacciatrice, seguita da un cane od un cervo, mentre scocca le sue
frecce, oppure come dea lunare con la falce di luna sulla testa per identificarla
con l’astro.
Demetra
La figura di questa dea conserva molto nei suoi tratti l’archetipo della Dea
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Madre del neolitico agricolo, il suo stesso nome greco ??μ?t?? ricorda quello
di “madre terra “; ella veniva raffigurata come una donna bella, perché le
divinità non potevano che essere belle, ma non più giovane, come spesso
erano scolpite le primordiali divinità femminili, perché fosse evidente il suo
legame con la maternità. Inoltre, come regina del grano, era ritratta mentre
reggeva nella mano delle spighe, il suo simbolo, perché gli uomini avevano
scoperto l’agricoltura ed avevano coltivato il grano per merito suo. Negli Inni
omerici viene citata come la “portatrice di stagioni”, caratteristica che lega
strettamente la figura di Demetra a quella della figlia Persefone, conosciuta
anche come kore, la fanciulla; è da notare che il termine kore è la versione
femminile di koros, che significa tanto fanciullo quanto germoglio. Il loro culto
sembra avere avuto origini molto antiche, antecedente a quello degli dei
olimpici, e le due dee, “t? ?e? ?”, erano solitamente invocate insieme, come si
può rilevare dalle iscrizioni in scrittura lineare B di epoca micenea trovate a
Pilo e così pure erano celebrate insieme nei famosi Misteri eleusini, così detti
dalla città di Efeso vicino ad Atene dove si trovava il tempio più importante a
loro dedicato.
Nell’arcinoto mito greco che narra le vicende delle due dee, sono resi in
modo molto chiaro il pensiero, il sentimento e la religiosità dei popoli agricoli
del neolitico mediterraneo, nel racconto sono presenti oltre all’archetipo
proprio della amore materno anche quelli della vita, della morte, dell’amore,
del dolore, del ciclo stagionale, della natura fertile o sterile, della ricerca e
dell’oltretomba.
Persefone poteva essere vista sia come la fanciulla del grano, quindi del
risveglio della natura in primavera, sia come la regina dei morti essendo la
consorte di Ade che era il dio dell’oltretomba.
Nelle religioni neolitiche spesso, accanto alla figura della Dea Madre che,
con il suo dominio controllava tutto il ciclo stagionale e vegetativo, era stata
posta un'altra divinità, in genere una figura maschile, che poteva essere lo
sposo, come il sumerico Dumuzi, legato alla figura di Inanna, o il babilonese
Tammuz, riferito a quella di Ishtar, oppure il figlio, spesso anche amante della
dea, il quale moriva od era ucciso per simboleggiare il seme che veniva
sepolto in terra e poi dalla terra rinasceva germogliando. Queste figure di
divinità maschili minori per età e potere stavano ad indicare il rapporto di
dipendenza e di inferiorità rispetto alla dea genitrice, ma col tempo ed con la
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presa di coscienza delle proprie capacità generative da parte dell’uomo il
Pantheon divino si arricchì di molte figure maschili fino alla detronizzazione
della Dea Madre a vantaggio del Dio Padre.
Nel mito greco di Demetra ci sono due novità: la prima che il rapporto
donna-sposo o madre-figlio è sostituito da quello madre-figlia e la seconda
che nella storia si inserisce un terzo protagonista, che è Ade.
Molti sono i simboli con cui era ritratta Demetra e che facevano riferimento
alla terra come la frutta, raccolta in un cesto, i favi, le pannocchie, il papavero,
fiore del sonno e della morte, tra gli animali sacri alla dea vi erano le vacche,
le scrofe ed il serpente che mutando periodicamente la pelle è segno del
continuo rinascere, tra gli oggetti vi era la fiaccola, che poteva ricordare il suo
vagare alla ricerca della figlia ed il regno dell’oltretomba.
Cibele
Anche questa divinità fu venerata come Grande Dea della natura, della
fecondità, degli animali e dei luoghi selvaggi, originaria della Anatolia aveva
come sede principale del suo culto la città di Pessinunte, nella Frigia. Cibele,
dal greco ??ß???, era una dea che aveva dato origine all’universo senza
l’intervento maschile, ella era al tempo stesso vergine inviolata e madre degli
dei. Dura come la roccia, si era manifestata sotto la forma di Pietra Nera, un
meteorite caduto dal cielo: per questa sua caratteristica era adorata come tale
presso la scogliera deserta di Agdo in Plafagonia. La pietra era un simbolo
della Dea Madre, in quanto questa come la dea, per la sua durezza è
incorruttibile, immortale, ed anche capace di procreare, come si racconta in
molti miti, quindi per tutte queste proprietà essa è sacra ed è in antitesi con il
corpo umano corruttibile e mortale.
La dea spesso veniva raffigurata con simboli propri della Dea Madre,
coperta da un velo od un mantello, con uno specchio nella mano e con la
melagrana e, simile a Demetra, con le spighe d’orzo, da cui si ricavava una
bevanda allucinogena; in alcune immagini può ricordare l’antica Dea Madre
anatolica, già presente nel 6.000 a.C., come quella di Çatal Hoyuk, quando la
ritraggono seduta su di un trono tra due leoni o leopardi.
Ella possedeva molti epiteti a seconda dei luoghi dove si praticava il suo
culto come quelli di Kubile, una località, Berecinzia, una regione della Frigia,
Dindimene dal monte Dindimo, ma era soprattutto la dea per eccellenza, la
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Terra madre, l’essere supremo femminile, la dea sovrana che aveva sotto di
sé il dio Cielo, detto anche Papas, Padre, il giovane semidio Attis ed una
schiera di spiriti demoni, i Coribanti
Proprio insieme ad Attis, forse figlio o forse no (vi sono leggende diverse),
Cibele veniva ritratta sul carro divino, trainato da leoni, mentre intorno a lei i
suoi sacerdoti, i Coribanti ed gli eunuchi Galli, avanzavano in processione
suonando a ritmo frenetico tamburi, timpani, cembali, flauti e cantando in
estasi orgiastica.
In origine, addette al culto di Cibele, così pure per altre divinità femminili, vi
erano le sacerdotesse, in seguito il potere maschile si impossessò delle loro
funzioni e vennero sostituite da sacerdoti uomini che, a ricordo dell’antico
costume, portavano abiti femminili e si eviravano, pratica che in seguito fu
sostituita con un incisione sulle braccia.
La divinità di Attis, con la sua morte e resurrezione simboleggiante il ciclo
vegetativo, diede al culto della dea nel tempo una connotazione misterica e
soteriologica; questa divinità, come anche quella di Mitra fu messa in
relazione con quella di Cristo per alcune analogie come la funzione salvifica,
la morte e resurrezione ed altre somiglianze contro cui si scagliò san Paolo
nella Epistola ai Galati.
Iside
Apuleio, nell’ultimo capitolo del suo romanzo L’asino d’oro, ci parla a lungo
della dea Iside e la presenta come la creatrice del mondo e per essere stata
onorata pressi i popoli dell’area mediterranea con nomi diversi ma che
stavano ad indicare sempre lei.
Nell’opera di Apuleio vi è pure un accenno agli arcaici riti iniziatici che si
praticavano nel suo culto secondo uno schema fisso nel quale si rendeva
omaggio alla dea come Madre degli astri, Creatrice dei tempi e Signora di
tutto l’universo. In precedenza anche Ovidio nelle sue Metamorfosi parla di
Iside, presentandola con la falce lunare e le spighe di grano; in un’altra
occasione ella viene chiamata Santa Madre degli dei, ordina ai venti ed alle
ninfe marine, da lei create, di proteggere i naviganti. Da questi ed da altri
racconti Iside ne viene fuori come l’immagine della Grande Madre, con ancora
tutto il suo potere in un epoca patriarcale dove l’autorità femminile preistorica
si era esaurita.
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In Egitto Iside era stata l’erede dell’antica figura della Dea Madre, la più
antica Hathor, dea cosmica del cielo e datrice della vita ed entrambe si
nascondevano sulla terra sotto le sembianze di una vacca, con in mezza alle
corna racchiuso il sole.
Iside era la sposa fedele di Osiride, ucciso dal fratello Seth e divenuto dio
dei morti, ed era la madre di Horo od Horus: la loro triade, Iside,Osiride ed
Horo rappresentavano la continuità della vita, della vittoria sulla morte e della
vita oltre la morte. Quando si diffuse il suo culto fuori dell’Egitto, in particolare
nell’Europa occidentale verso la fine del IV sec. a.C., la dea interpretò molto
bene gli archetipi della moglie fedele e della madre amorosa e venne anche
identificata per i suoi molteplici aspetti con altre dee del pantheon grecoromano
come quelle di Persefone di Demetra di Cibele, di Teti e di Atena. Ciò
avvenne per quella capacità propria dell’epoca ellenistica di operare un
sincretismo tra le civiltà del mondo mediterraneo a livello culturale e religioso;
Iside poteva ricordare Persefone per il suo legame con l’aldilà, Demetra per la
sofferenza e l’affannosa ricerca a causa della perdita dello sposo, Teti perché
proteggeva i naviganti e Atena perché aveva aiutato gli uomini a civilizzarsi.
Roma, tra il I ed il III sec d.C., divenne il centro maggiore della sua devozione
dove i fedeli la venerarono due volte all’anno, in primavera ed inverno, con
feste ricche e fastose, in cui si celebravano allegoricamente la morte di
Osiride, la sofferenza e la tristezza di Iside fino alla nascita del figlio Horus, in
modo da superare anch’essi il proprio dolore e raggiungere l’immortalità.
Iside era la divinità dai diecimila nomi e dalle molteplici rappresentazioni; in
genere la dea era raffigurata come una donna vestita all’egizia che regge
nella mano un loto, simbolo della fertilità, e porta sulla testa il simbolo del
trono ( va ricordato che il trono simbolo di regalità e potere appartenente alle
divinità femminili neolitiche ed il nome Iside ha proprio questo significato)
portava in una mano lo scettro di papiro e nell’altra l’Ank, simbolo della vita;
più famoso ancora di quelli era il thet, il nodo, detto anche il fermaglio di Iside
con il quale la dea aveva il potere di legare e dare il sangue e la vita.
Diffusissime inoltre erano le immagini di lei, seduta in trono, mentre allattava il
figlio Horo, questa immagine fu in seguito ripresa dal cristianesimo per
rappresentare la Madonna insieme a Gesù bambino.
Le madonne nere
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In tutto il mondo si trovano rappresentazione della Madonna con il volto
scuro, sono immagini sacre oggetto di una devozione molto sentita proprio per
quell’aspetto particolare della Vergine di cui non si comprende il perché, dato
che ella era una ragazza della Palestina di razza semita. Inoltre il colore nero
dell’incarnato non si può attribuire all’invecchiamento del dipinto o della statua
perché il resto dell’opera non sembra aver subito un analogo fenomeno; si è
voluta attribuire una valenza particolare al colore quasi nero del volto e delle
mani ponendo in relazione la figura di Maria con quella della Dea Madre
(Stefen Benko), e con tutte le sue ipostasi come Demetra, alias Cerere ed
Iside in quanto la tinta bruna ricorda la terra, specialmente quella fertile. Si
dice anche, ma non è provato, che all’origine di questo modo di raffigurare la
Madonna sia stato dovuto al ritrovamento di una statua della dea Iside, ritratta
in scuro, che per errore era stata confusa con la Madre di Dio; é da
aggiungere che il colore nero ha sempre indicato lutto e dolore.
Il tutto può spiegarsi con quel processo di inculturazione seguito dalla
Chiesa Cattolica dopo l’editto di Costantino del 313 d.C. ed in seguito
teorizzato in una sua lettera da papa Gregorio Magno nel 601 in modo da far
sì che le feste pagane gradualmente rifluissero in quelle cristiane, e come
avvenne per la festa pagana del 25 dicembre, nella quale si celebrava il Sol
invictus e che fu trasformata nel Natale di Gesù, può essere avvenuto un
qualcosa di simile anche per la Madonna, che, con l’accettazione alla nascita
di Cristo, aveva partecipato alla creazione della nuova umanità e ne diveniva
la madre spirituale.
Come gli antichi templi, usciti indenni dai saccheggi ed dalle devastazioni
furono riadattati a chiese, così pure sarà successo con alcune statue di
divinità femminili che saranno state riusate, con le dovute modifiche, per
rappresentare la Madonna ed in particolare con le statue della dea Iside che
allatta il figlio; del resto quelle statue erano opere di notevole valore artistico
che, abbatterle, sarebbe stato un vero peccato e spreco di materiale e, in
particolare, simboleggiavano un sentimento eterno e fondamentale come è
sempre stato l’amore materno, che per il cristianesimo la massima
espressione era rappresentata da Maria e bene si addicevano al culto
mariano.
TRATTO DA:
https://www.facebook.com/...della-dea-madre.../1404328699850686
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Dopo questo breve opuscolo che spero sia stato esaustivo e di gradimento , vorrei proporvi un
semplice decalogo dell'amore che potrà aiutarci a vivere meglio con noi stessi , e di conseguenza
anche con gli altri
RICORDA:
1. Se tu ami gli uomini e ogni cosa, allora soltanto tu ami
veramente Dio.
2. Fa agli altri ciò che vorresti sia fatto a te. Fa il meglio che
puoi e lascia a Dio il resto.
3. Ritorna a te quello che parte da te: semina il bene e
raccoglierai amore.
4. Sappi volere: la volontà è il mezzo più potente per chi sa
valersene.
5. Ciò che tu pensi si avvera. Perciò pensa a ciò che è
costruttivo e che ti migliora. Non essere
vittima di mali immaginari.
6. Il pensiero deve andare d'accordo con le tue parole e le
parole con le azioni.
7. Nulla è peggiore della depressione. Accogli con viso
sorridente qualunque cosa ti avvenga.
8. Questo mondo è come uno specchio: se sorridi, ti sorride; se
lo guardi arcigno e diffidente, con lo
stesso viso arcigno e diffidente guarderà a te.
9. Se sei fra coloro che vogliono riformare il mondo, comincia
col riformare te stesso: sii pronto ad
agire sempre per il bene. Vinci tutte le antipatie. Vivi come
Volontario del Bene e sarai una
benedizione per tutti.
10. Se vuoi imparare una vita più alta segui fedelmente
queste parole: sii buono, franco e semplice.
Sii cortese, sereno e sicuro di te.
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INDICE
Pag.1 -Introduzione
Pag.2 -La parabola delle dieci vergini
Pag.3 -La Parabola dei talenti
Pag.4 -Giudizio contro le nazioni
Pag.6 -La Sophia il Metropator e gli Arconti
Pag.10 -L'unione del maschile-femminile e l'atto della creazione
Pag.16 -Baphomet e la sapienza ancestrale
Pag.22 -IL Pentacolo
Pag.25 -Dalla Vergine steatopigia alla Vergine Maria
Pag.38 -Conclusione
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