AQUILA REALE - Riserva Naturale Ciciu del Villar

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AQUILA REALE (Aquila chrysaëtos)
Mauro FISSORE
Resp. servizio Guardiaparco
Primi dati sull’attività di monitoraggio nel territorio del Parco naturale del Marguareis
Territorio interessato dalla ricerca:
cartina e superficie kmq Cartina Provicia e Parco
Informazioni e caratteristiche generali sulla specie
Attualmente in Provincia di Cuneo sono conosciuti n° 206
nidi di cui 13 su albero (F. Bergese), con una presenza accertata al 2005 di n° 34 coppie nidificanti (F. Bergese).
Tale dato rapportato alla situazione di partenza riferita al
1983: 26 coppie nidificanti, rivela un progressivo ritorno da
parte dell’aquila reale nei propri territori alpini di competenza. Siamo probabilmente prossimi alla ottimale diffusione
della specie che tende naturalmente ad un equilibrio dovuto
alla saturazione dei territori vocati ed alla disponibilità di
prede.
I fattori che hanno favorito tale processo naturale vanno ricercati nella specifica nicchia ecologica in cui un importante
predatore quale l’aquila reale si colloca:
• istituzione dei parchi naturali;
• tutela della specie (considerata erroneamente “nociva”
sino al 1977);
• maggior disponibilità alimentare (evoluzione dei popolamenti di ungulati);
Scheda e caratteristiche ecologiche dell’animale
Rapace appartenente all’ordine dei Falconiformes ed alla famiglia Accipitridae. Come nella maggior parte dei
rapaci, la femmina è più grande del maschio. Apertura alare: maschio fino a 212 cm, femmina fino a cm 230.
Peso esemplare adulto: maschio fino a Kg 4,4; femmina fino a Kg 6,60.
Lunghezza tot. (coda-becco): maschio cm 80-87, femmina cm 90-95.
In volo l’aquila è riconoscibile per l’evidente testa nettamente sporgente, coda ampia e lunga, ali in planata
tenute con una V molto aperta, quasi piatta.
Colore nell’adulto uniforme. Il piumaggio degli adulti è simile nei due sessi, è di un colore marrone scuro
uniforme con riflessi dorati sul dorso e sulla nuca. Non vi sono variazioni cromatiche stagionali del piumaggio.
Gli esemplari giovani appena involati presentano un piumaggio più scuro ed uniforme con evidenti macchie
bianche. Infatti, la coda è bianca per almeno due terzi dall’attaccatura unitamente ad evidenti chiazzature sotto
e sopra le ali. Tale piumaggio caratteristico, regredisce entro il 4°- 5° anno di età, epoca in cui il soggetto è da
ritenersi maturo ed in grado di riprodursi.
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L’aquila è monogama, il legame tra il maschio e la femmina perdura sino alla morte del partner, ed è indipendente dall’esito riproduttivo. Vive in coppie legate al proprio territorio di nidificazione durante tutto l’anno. Le
uova, generalmente 2 vengono deposte in marzo e aprile con date estreme conosciute per la Prov. di Cuneo:
1° marzo la più precoce e 16 aprile la più tardiva. L’incubazione dura circa 43-45 giorni. La schiusa avviene
entro metà-fine maggio.
I giovani si involano a circa 75-80 giorni d’età. La maggior parte degli involi avviene fra la prima e la terza
decade di luglio, al più tardi entro la metà d’agosto. Date estreme per gli involi: 1° luglio 1989 in Valle Maira
e 22 agosto 1989 in Valle Gesso (F. Bergese).
I giovani involati dipendono dagli adulti per tutto l’autunno e buona parte dell’inverno, iniziano poi un lungo
periodo di erratismo che li può portare anche molto distanti dai luoghi di origine. La stagione invernale è anche
il periodo in cui inizia la selezione naturale della specie, infatti oltre il 50% dei giovani nati non superano il
primo anno di vita. Di questi solo una piccola percentuale raggiungerà l’età matura per eventualmente rimpiazzare soggetti adulti morti per cause naturali e non, o colonizzare nuovi territori liberi. La rigida selezione
naturale ha come obiettivo il contenimento numerico delle aquile che essendo predatori all’apice della catena
alimentare sono in stretto rapporto alle potenzialità trofiche del territorio occupato.
Il dato di maggior longevità, in natura, attualmente conosciuto per la Prov. di CN, è riferito ad una femmina in
valle Gesso che è stata osservata per 23 anni (Bergese F.). In cattività è nota un’età limite di 35 anni.
Metodo di ricerca:
Da punti di osservazione fissi a varie quote che permettono la più ampia visuale sui valloni con ottiche binoculari 10x40 e cannocchiali 20-60x;
Oltre alle osservazioni occasionali, annualmente sono stabilite alcuni controlli per monitorare:
• le varie fasi di evoluzione annuale nei comportamenti eco-etologici della coppia territoriale;
• la presenza del o dei giovani involati l’anno precedente;
• la presenza di individui immaturi erratici nel territorio;
• il controllo dei rispettivi abiti e piumaggi onde verificare eventuali sostituzioni avvenute nella coppia territoriale.
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Periodo riproduttivo
Il monitoraggio consiste nell’accertare il comportamento della coppia nelle 4 fasi più importanti:
Fase 1 periodo gennaio, febbraio, inizio marzo:
voli nuziali, corteggiamento, accoppiamenti, frequentazione ed allestimento nido;
Fase 2 periodo marzo, aprile, inizio maggio:
deposizione, cova;
Fase 3 periodo fine maggio, giugno, luglio:
controllo dell’avvenuta schiusa o fallimento, allevamento, stadi di sviluppo pullus ed identificazione delle prede;
Fase 4 periodo agosto, settembre, novembre, dicembre:
involo e permanenza autunnale del o dei giovani sul territorio e rapporti intraspecifici.
Attualmente il gruppo di ricerca che si occupa dell’aquila è costituito da Fissore Mauro (‘89) Delpiano Franco
(‘94) e Bergese Franco che segue la specie sull’arco alpino della provincia di Cuneo dal 1983 e collabora al
progetto aquila del parco a tutti gli effetti dall’assunzione presso l’ente (1990).
Tutti i colleghi guardiaparco contribuiscono con le osservazioni compiute durante l’attività di vigilanza e riportate nei rapporti giornalieri di servizio.
L’aquila, per quanto si conosce, anche da documentazioni storiche e racconti dei valligiani, ha da sempre occupato stabilmente i territori dell’Alta valle Pesio e Tanaro. Fin dall’inizio delle ricerche compiute in seguito
all’istituzione dell’ente parco, si è accertata la presenza di una coppia in Valle Pesio ed una coppia in alta valle
Tanaro entrambi nidificanti.
Alta valle Pesio
I dati disponibili partono dal 1979, anno i cui un aquilotto fotografato al nido era stato dotato di una marcatura
alla zampa (Audino B. – Gerbotto B.); in seguito non si sono più avute segnalazioni o altre osservazioni del
soggetto marcato. Nel 1981 erano schiusi 2 aquilotti. In seguito, se ne involò uno solo. Si presume che l’altro,
probabilmente l’ultimo nato, sia stato vittima di un fenomeno noto come “cainismo” che si verifica per una
competizione alimentare tra gli aquilotti ancora nel nido. Infatti, nei casi in cui il primo nato sia femmina (già
naturalmente più grande e robusta del maschio) tale eventualità è più frequente.
Negli anni successivi: ’82 ed ’83 in altri due nidi si è accertato il successo riproduttivo con un aquilotto involato
per anno (Audino). Dall’83 all’86 non vi sono state osservazioni costanti in grado di definire o meno il successo
riproduttivo della coppia che è comunque sempre stata presente in valle.
I dati messi a disposizione da F. Bergese relativi ad osservazioni sistematiche finalizzate ad accertare la cova, il
successo riproduttivo e l’involo dei piccoli da parte della coppia della valle Pesio, partono dal 1986; all’epoca
erano conosciuti solamente 4 nidi.
Fino al 1994, anno in cui si è involato un aquilotto, si sono susseguiti ben 8 anni (dal 1986 al 1993) di mancata
cova o fallimento della stessa.
Il numero di nidi costruiti e utilizzati dalla coppia è progressivamente aumentato; nel 1991 è stato utilizzato un
quinto nido, un sesto nel ’96, altri due frequentati contemporaneamente nel 1998. Quest’ultima circostanza
piuttosto rara e di cui non ci sono riscontri in altre ricerche sulla specie, è stata favorita dal fatto che il sito
di nidificazione in cui è stato allevato con successo un aquilotto distava appena 10-15 metri dal vecchio
nido che anche se non usato per la cova è stato comunque “riattato” con rami nuovi dalla femmina durante
l’allevamento del pullus nel nido adiacente.
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Nel 1999, la coppia ha utilizzato un nuovo nido, il 9° non riuscendo però a portare a termine la cova.
Nel 2000 sono stati allevati due aquilotti; durante i controlli autunnali però, si è accertata la presenza di un
solo giovane in volo con i genitori. I giorni immediatamente successivi all’involo sono particolarmente rischiosi
per la possibilità di incidenti che si possono verificare soprattutto nelle fasi di atterraggio con conseguenti
fratture o lesioni gravi.
Nel 2001, 2002 e 2004 non vi è stata cova. Nel 2003 ed anche nel 2005 si è involato con successo un aquilotto.
In seguito al costante monitoraggio conseguente al progetto di ricerca in corso, sono attualmente noti 11 nidi
per il territorio della coppia dell’alta valle Pesio.
Nei casi di fallimento della cova, le uova abbandonate, nella maggior parte dei casi, vengono predate da
corvidi: corvo imperiale, nocciolaia, cornacchie.
Il fallimento della cova si può verificare per tre cause principali:
• mancata fecondazione;
• rottura accidentale del guscio;
• morte dell’embrione legata a deficit di termoregolazione per frequenti interruzioni della cova;
Quest’ultima evenienza può avere cause naturali oppure indotte dal disturbo antropico.
Cause naturali
La coppia territoriale “padrona” di uno spazio alpino definito da creste e valloni ha uno spiccato senso di
proprietà che difende soprattutto nel periodo riproduttivo.
Gli “intrusi”, soggetti erratici adulti, giovani dell’anno prima o immaturi vengono scacciati con picchiate e
voli aggresivi che possono allontanare dalla cova la coppia anche per lunghi periodi con conseguente raffreddamento delle uova.
Questi fallimenti possono far parte di una strategia naturale di auto-regolazione delle nascite direttamente
correlata all’abbondanza di aquile sui territori.
Cause antropiche
Altra cosa è l’aumento del disturbo sulle coppie nidificanti indotto dalle attività dell’uomo:
arrampicatori, fotografi, collezionisti di uova, bracconieri, deltaplanisti, incidono pesantemente ed in questo
caso in modo non naturale sull’esito riproduttivo.
Altra causa del fallimento riproduttivo si può verificare a schiusa avvenuta. Il periodo più delicato per i pullus
sono le prime due settimane. Il piccolo ha bisogno di essere alimentato in modo regolare. Inoltre in questo
periodo le temperature ancora rigide in quota e l’irraggiamento nelle ore calde portano all’estremo l’escursione
termica al nido, è quindi molto importante la protezione degli adulti. Sicuramente il disturbo al nido in questo
periodo raggiunge il suo maggior effetto negativo. Si sono comunque già verificati casi di fallimenti dovuti alla
morte dell’aquilotto sul nido, con il piumaggio completo e pronto all’involo.
Altra fonte di rischio sulla specie è rappresentato dai cavi degli impianti a fune o dalle linee elettriche; il rischio
di impatto è effettivamente molto alto. Un caso è stato documentato anche nel Parco presso la Gola delle
Fascette – A.V.Tanaro (tesata e linea elettrica).
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Alta Valle Tanaro
Per la ricerca disponiamo dei dati certi riferiti al successo riproduttivo a partire dal 1993. Proprio in questo anno
si era accertata la sostituzione della femmina adulta, (in seguito rinvenuta morta dal guardiaparco Ivo Alberti),
da parte di una femmina immatura di circa 3 anni. Questo primo importante dato ci permetterà di valutare nel
tempo l’effettiva longevità di questa nuova femmina. Come già sopra specificato la causa della morte della
femmina era stato l’impatto in volo contro i cavi dell’alta tensione tesi sulla Gola delle Fascette.
Dal 1993 al 1995 non vi è stata cova (femmina ancora sub-adulta nel 1994).
Nel 1996 la prima cova anche se con esito negativo è avvenuta in un nuovo nido allestito su albero (pino silvestre cresciuto in parete).
L’anno successivo, in un nido su cengia ha portato all’involo 2 aquilotti.
Nel ’98 e ’99 continua la serie positiva di questa coppia con l’involo di 1 aquilotto per anno.
Il nido sull’albero viene nuovamente frequentato nel 2000 con l’apporto di nuovi rami senza la deposizione.
E’ dimostrato dalla ricerca in corso che le coppie residenti nel territorio di un Parco godono di
una maggiore tutela che si traduce in una più elevata produttività.
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