The NightBirds

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50ª edizione dei Concerti per le scuole
The Nightbirds
La strada bianca
Concerto-spettacolo
in occasione dei 50 anni della storica rock band locarnese
con
Mario Del Don, William Mazzoni, Eliano Galbiati,
Roby Wezel, Corry Knobel, Fabrizio Ghiringhelli
e con Mario Totaro e Toni Vescoli
In collegamento con Giorgio Fieschi
Venerdì 26 settembre 2014 alle 14.15
Entrata libera
Durata: 75 minuti circa
grazie a una dritta di Roberto Maggini e alla grande disponibilità dei
Nightbirds e del loro leader e fondatore storico, Eliano Galbiati, se
cinque centurie di allievi del II ciclo delle scuole elementari del Locarnese
potranno assistere e partecipare a questo evento speciale.
In occasione del suo cinquantesimo compleanno, che cade proprio nel
2014, la storica rock band locarnese presenterà un concerto-spettacolo
venerdì 26 settembre alle 20.30 al Teatro di Locarno.
L’avevo saputo in Piazza Grande a Locarno diversi mesi fa, quando mi ero
imbattuto in Roberto Maggini, di corsa come (quasi) sempre: doveva incontrare Eliano Galbiati, batterista e fondatore del gruppo, perché – mi
disse – si stava lavorando a questo progetto. Mi venne spontaneo chiedergli, pur senza farmi troppe illusioni, di buttar là l’idea di replicare l’evento anche per il pubblico dei «Concerti per le scuole». Detto fatto, dopo
qualche settimana ricevetti la conferma che i Nightbirds si sarebbero volentieri esibiti anche per il nostro pubblico più fedele.
È
Come mi ha scritto Giorgio Fieschi, giornalista della nostra Radiotelevisione ed enciclopedia ambulante di tutto ciò che ha a che fare con la storia del rock e della musica leggera in generale, «per noi di una certa età i
Nightbirds sono sempre una mitica band». Noi di una certa età siamo quelli
che hanno dai sessant’anni in su e che potevamo avere suppergiù l’età del
nostro pubblico di oggi quando, negli anni ’60, nacque e si diffuse un gran
numero di complessi musicali, che proponevano un nuovo modo di far
musica, nuovi testi, nuovi luoghi, nuovi modi di vivere e di pensare. E poi
una moda diversa e colorata, in barba alle abitudini un po’ grigie dei nostri
padri. Per chi lo vorrà, dunque, questo concerto-spettacolo sarà pure l’occasione per conoscere quelli che, ancor oggi, vengono chiamati fabulous sixties, i favolosi anni ’60!
Il concerto pomeridiano per i ragazzi delle scuole elementari sarà giocoforza ridotto, rispetto allo spettacolo della sera. Non per questo sarà meno
accattivante, perché, oltre alle canzoni, si intercaleranno filmati e interviste, mentre al termine i Nightbirds e i loro ospiti scenderanno tra il pubblico per il saluto finale.
Locarno, settembre 2014
Adolfo Tomasini
2
Dopo i Rolling Stones, signore e signori...
i Nightbirds!
The Rolling Stones
Da poco Rolling Stones, Nomadi e altri solisti e gruppi noti e meno noti hanno
festeggiato cinquant’anni di attività. Adesso tocca ai «Beatles ticinesi», i
Nightbirds, con il concerto del 26 settembre.
Per essere precisi si tratterà di uno spettacolo musical-teatrale, con proiezioni e ospiti, tra cui Toni Vescoli, leader delle Sauterelles di Zurigo, e
Mario Totaro, ex tastierista degli inossidabili Dik Dik.
Per l’occasione sono pure previsti l’allestimento di un’esposizione di fotografie, manifesti, strumenti e abiti dell’epoca e la pubblicazione di un
fumetto per raccontare, seppure sinteticamente, la storia della band.
I «Nightbirds» sono un complesso che, durante i gloriosi «Sixties», erano fra
i più rappresentativi e apprezzati della scena rock nazionale e della quale,
è giusto ricordarlo, si parla persino in alcune enciclopedie.
Insomma, un evento da non perdere!
E
prima dei Nightbirds, gli
uccelli notturni? Eliano
Galbiati, batteria, Roby Wezel,
chitarra, e Charly De Marco,
basso, avevano costituito una
piccola orchestra da ballo, che
si esibì qualche volta sulla terrazza dell’albergo «Cecil», sul
lungolago di Locarno, noto
ritrovo oggi demolito per far
posto al solito edificio con
appartamenti di lusso. Il nome
del gruppo era «Jolly Rogers»
(che sarebbe poi la bandiera dei
pirati di tante avventure letterarie e cinematografiche). A
quel tempo il loro repertorio,
mancando un cantante, era
composto da brani strumentali,
per lo più pezzi del complesso
inglese «The Shadows», le ombre,
un gruppo fondato alla fine
degli anni ’50, che si ispirava al
rock and roll americano. Tra i
cavalli di battaglia del trio
locarnese c’era il celeberrimo
«Apache», che riusciva loro
molto bene e che sarà riproposto durante il concerto del 26
settembre.
The Nightbirds al Kursaal nel 1964.
La strada bianca che, in una notte di luna del 1965, ispirò al bassista
Mario Del Don questa canzone e che dà il titolo allo spettacolo del 26
settembre è la Minusio-Rivapiana che costeggia il Lago Maggiore.
Ma la storia dei Nightbirds comincia altrove. Il singolo «La strada bianca» esce nel marzo del 1966 e finisce subito ai primi posti delle classifiche svizzere, superando per qualche settimana addirittura i Beatles.
Iniziano così le prime tournées del gruppo, che ogni volta, rientrando
nel Ticino, ha novità da proporre: dalle canzoni conosciute unicamente
all’estero agli ultimi modelli in fatto di chitarre, amplificatori e abbigliamento.
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La nascita, i primi anni, il successo
uando Elvis Presley, verso la
fine degli anni ’50, cominciò a
furoreggiare anche in Europa,
quattro ragazzi di Liverpool decisero di fare la stessa cosa, senza
naturalmente sapere che, di lì a
poco, avrebbero cambiato il mondo, musicale e non, anche in Ticino. Erano i Beatles.
Pochi sanno che Giorgio Gomelsky, grande amante del genere
blues che abitava a Losone, nella
prima metà degli anni ’60 emigrò a
Londra, dove iniziò la carriera di
manager e produttore discografico
con gli Yardbirds, i Rolling Stones,
Brian Auger & Julie Driscoll, e molti
altri. Gomelsky, in quegli anni, era
proprietario di uno dei più famosi
Club londinesi, il «Craw Daddy»,
aperto nel vecchio Station Hotel
di Richmond, un quartiere di
quella metropoli, dove regolarmente si esibivano i più importanti complessi del momento.
Mick Jagger, Keith Richard, Brian
Jones (tutt’e tre musicisti dei Rolling Stones), Eric Clapton (Yardbirds) erano di casa al «Craw
Daddy Club». Proprio in quel
locale i Beatles, già famosi, fecero la
conoscenza dei Rolling Stones.
Giorgio Gomelsky, durante l’estate del 1964, prese i suoi pupilli – il
complesso «Yardbirds» – li caricò
con tutta l’attrezzatura musicale
su un Ford Transit, attraversò la
Q
Manica e giunse a Locarno per una
breve vacanza. In poco tempo
organizzò alcuni memorabili concerti al Lido di Locarno, ai grandi
magazzini Innovazione (oggi Manor)
e alla «Taverna» di Ascona, altro
famoso locale notturno, raso al
suolo ormai da qualche decennio.
Com’è come non è gli Yardbirds
cambiarono e sconvolsero letteralmente la vita musicale del giovane
batterista Eliano Galbiati che,
influenzato dalla band inglese, decise di abbandonare l’orchestrina
Jolly Rogers e di chiamare il nuovo
gruppo The Nightbirds: a Roberto
Wezel (chitarra solista) e Charlie
De Marco (bassista), che con Galbiati componevano il precedente
complesso, si aggiunsero Guido
Margaroli (chitarra ritmica) e
William Mazzoni (canto e armonica).
Era una formazione, la prima professionista in Ticino, che col tempo sarebbe cambiata e la cui vita si
sarebbe svolta tutta attorno ai già
citati Galbiati, De Marco, Wezel e
Mazzoni, e ai nuovi Mario Del
Don (prima chitarra e poi basso),
Chris Ackermann (chitarra solista) e Corry Knobel (chitarra solista e canto).
Sono questi i Nightbirds che, tra il
1965 e il 1969, incisero cinque singoli, di cui quattro per la casa
discografica Columbia/EMI Italia-
Giorgio Gomelsky
na e uno per un’etichetta indipendente, la CDA di Ascona. Oggi
sono dischi ricercatissimi dai collezionisti, ai quali dedica attenzione persino una delle più note
enciclopedie italiane del rock.
Durante le sessioni allo Studio di
incisione «La Basilica» di Milano,
dove in quel periodo registrava
pure Mina, fu registrato un brano
scritto da Mario Del Don, dal titolo «Io Corro», mai uscito in versione singola, ma pubblicato molti
anni dopo nel CD «The Nightbirds
Anthology».
Il 18 marzo 1966, invece, uscì il
primo singolo dei Nightbirds per
la EMI Italiana, «La Strada Bianca», composta da Mario Del Don,
che entrò in fretta nella hit parade
svizzera all’ottavo posto, superando per qualche settimana addirittura il singolo dei Beatles, che, sul
lato A, aveva la celeberrima
Michelle!
Sorte decisamente diversa ebbero
invece gli altri singoli, che non
godettero del giusto appoggio da
parte della casa discografica e
manageriale: così che si persero
qua e là.
Testo adattato dal sito ufficiale
dei Nightbirds (http://www.thenightbirds.ch)
The Yardbirds: Eric Clapton (chitarra), Chris Dreja (chitarra), Mike O’Neill (voce), Paul
Samuel Smith (basso), Jim Mc Carty (batteria).
Innovazione Locarno, luglio 1964
4
Il concerto
del 2 aprile 1966
L
’Eco di Locarno è stato un trisettimanale che, tra il 1935 e il 1992,
uscì a Locarno e nel Locarnese, registrandone la cronaca, gli uomini, le
polemiche.
Fondato da Vito Carminati, era in
edicola ogni martedì e giovedì pomeriggio, nonché il sabato mattina. Col
sottotitolo «Giornale indipendente»
passò dalle quattro pagine del n° 1
alle 40 pagine degli ultimi anni.
A Carminati subentrò in seguito
Raimondo Rezzonico, mentre nel
1981 direttore dell’Eco diventò suo
figlio Giò.
Nel 1992 «L’Eco» si fonderà con il
quotidiano «Il Dovere»; dalla fusione
tra le due testate nascerà il quotidiano «La Regione».
Tutti i numeri dell’Eco di Locarno, pubblicato tra il 28 dicembre 1935 e il 12 settembre 1992,
possono essere consultati liberamente nell’Archivio digitale del
Sistema Bibliotecario Ticinese dei
Quotidiani e dei Periodici.
Due articoli pubblicati dal trisettimanale
L’Eco di Locarno. Il primo è di sabato 2 aprile, il secondo di martedì 5 aprile 1966.
[http://www.sbt.ti.ch/bclu/?m=
quotidiani]
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Il pilota dei Dik Dik
Il tempo passa in fretta, ma ci sono
canzoni che è impossibile dimenticare, perché hanno fatto la storia, o perché ascoltandole qualcuno si è persino innamorato. Ad
esempio, tante canzoni degli inossidabili Dik Dik, quelli di «Sognando la California», «Senza luce», «L’Isola di Wight» e tanti altri
successi. L’organista Mario Totaro
è stato per molti anni la colonna
portante del gruppo. La sua è la
storia di un musicista che, nel
momento di maggiore successo e
dopo aver venduto milioni di
dischi, decise di abbandonare il
complesso per iniziare una nuova
e del tutto diversa carriera, quella
di pilota d’aerei, una scelta che lo
obbligò a lasciare l’Italia e a diventare cittadino svizzero. I cinquant’anni dei Nightbirds sono una
buona occasione per togliere la
polvere al suo storico Hammond.
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Il complesso zurighese Les Sauterelles. Toni Vescoli è il primo a sinistra.
Il Toni nazionale
Toni Vescoli, che da poco ha pubblicato una splendida autobiografia, è uno dei padri del rock elvetico.
Fu infatti tra i primi a farsi catturare dalla forza dirompente di
questa nuova musica e a riproporla anche nel suo dialetto (svizzero
tedesco).
Con le sue sempre amate e attive
«Les Sauterelles» (in francese les
sauterelles sono le cavallette) è
stato certamente il più importante
protagonista del rock elvetico per
un decennio. a partire dal 1962.
Tra l’altro aprì il memorabile concerto dei Rolling Stones all’Hallenstadion di Zurigo nel 1967.
Durante la lunghissima pausa di
riflessione concessasi dal gruppo –
Les sauterelles hanno ripreso l’attività musicale nel 1988 – Toni, che è
stato pure personaggio televisivo,
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non ha mai interrotto l’attività
musicale, presentandosi con un’incredibile quantità di formazioni e
con un’altrettanto variegata quantità di idee.
Oltre che pregevole interprete, è
stato anche un prolifico compositore e autore di testi. Una curiosità: è sua la voce che ha raccontato
le affascinanti avventure di Pingu.
I supporti per acquistare la musica:
dal vinile a oggi
l giorno d’oggi, è cosa nota, per ascoltare la musica, di qualsiasi genere, esistono un bel po’ di supporti digitali: dal CD (Compact Disc
Digital Audio) all’mp3 e a tanti suoi derivati. Ma non è sempre stato così,
anzi: se il CD, commercializzato per la prima volta nel 1980 e diffusosi
massicciamente nella seconda metà di quel decennio, oggi resiste ancora,
seppur accanto ad altri formati magari di qualità inferiore ma, per lo più,
anche meno costosi, fino a una trentina di anni fa non c’erano molte alternative, a parte, per un periodo tutto sommato assai breve, i nastri registrati (tra cui le musicassette, molto diffuse).
Ma... prima? Prima – diciamo dalla fine degli anni ’40 del secolo scorso
fino all’avvento dei CD – il supporto musicale più popolare era il disco in
vinile (e, prima di lui, i dischi in gommalacca), un materiale plastico sul
quale, con una tecnica particolare, veniva registrata la musica e che, per
l’ascolto, necessitava di un apparecchio particolare, il giradischi.
I dischi in vinile, ognuno con due facciate, erano di due formati: il più diffuso ed economico era il singolo, un disco solitamente del diametro di 7
pollici (un po’ meno di 18 centimetri). Era molto popolare e conteneva
solitamente due brani, uno sulla facciata A e l’altro sulla B. La sua velocità di rotazione sul piatto del giradischi era di 45 giri al minuto, tanto che
lo si chiamava anche «45 giri».
L’altro formato era il cosiddetto Long Playing, detto anche LP o «33 giri».
Poteva contenere fino a mezz’ora di musica per ogni facciata e la velocità
di rotazione era di 33 giri e 1/3 al minuto. Era molto più costoso del singolo e, soprattutto fino alla seconda metà degli anni ’60, era per lo più diffuso tra gli amanti della musica classica e lirica.
La musica leggera in generale e il rock si diffondevano solitamente attraverso i singoli, che si potevano acquistare nei negozi specializzati (e, più
tardi, nel grandi magazzini) e si potevano pure ascoltare attraverso il
jukebox, un apparecchio che si poteva trovare nei locali pubblici (bar e
ristoranti). Introducendo una moneta, si poteva scegliere un brano da un
elenco – coi successi del momento e i successi... di prima – e un meccanismo automatico andava a prendere il singolo, lo posava sul piatto girevole e iniziava così la musica.
A
Un giradischi in funzione. Sul piatto di
rotazione c’è un disco Long Playing (LP o
33 giri).
Un singolo, o 45 giri.
Ricorda Eliano Galbiati: «Negli anni sessanta il singolo, o 45 giri in vinile, la faceva da padrone nelle vendite; di long playing nella musica Rock o Pop se ne ne vedevano
pochi, anche perché era molto semplice scrivere uno o due brani da pubblicare su un singolo, piuttosto che dieci o dodici per un Long Play.
I Beatles hanno però cambiato questo concetto; loro erano in grado di scrivere molti
brani validi, così da poter realizzare un Long Playing. E così fecero. Il Long Playing
entrò nelle hit parade e cominciò a vendere come un singolo.
Negli anni ’60 in Ticino pensare di incidere un singolo era come pensare di vincere al
Lotto. I Nightbirds ci sono riusciti per primi», con una importante casa discografica e un brano che avrebbe scalato le classifiche di vendita elvetiche.
Un jukebox e, sotto, il dettaglio con
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Il compleanno dei ´Nightbirdsª: una buona scusa
per per un breve viaggio negli anni 60 del secolo scorso
el 1964 avevo undici anni.
Ricordo abbastanza bene
quegli anni, durante i quali, per
tanti versi, stava cambiando il
mondo. La II guerra mondiale era
terminata solo da un paio di decenni, ma negli anni ’60 sembrava
per davvero una storia lontana. Al
di là dei tantissimi avvenimenti
che sarebbero sicuramente finiti
nei libri di storia, l’avvento del
rock aveva portato tante, tantissime novità.
In quegli anni, ad esempio, nacquero i capelloni, cioè giovani che
si erano ribellati alle consuetudini
degli anni precedenti, quando per
i maschi era pressoché obbligatorio tagliarsi i capelli corti corti,
che comunque non coprissero le
orecchie, e avevano timidamente
iniziato a lasciarli crescere. I
capelloni non avevano vita facile.
La gente «normale» non li capiva.
Per la gente «normale» chi lasciava
crescere i capelli «come le donne»
N
L’Eco di Locarno del 21 maggio 1966.
e non se li pettinava com’era abitudine da anni e anni erano capelloni, ragazzi e uomini sporchi, drogati, lazzaroni. Di loro si diceva
che non si capiva se fossero
maschi o femmine. «Venga qui,
signorina, che glieli taglio io i capelli»,
dicevano a questi giovani un po’
fuori dagli schemi. Oggi può sembrare una sciocchezza, questo
cambiamento, ma allora serviva
un pizzico di audacia.
Il primo complesso famoso che
lanciò la nuova moda (anzi: le
nuove mode), per quel che mi
ricordo, fu quello dei Beatles: guardando oggi le foto dei loro esordi è
difficile capire come quei pochi
centimetri di capelli in più potessero scatenare tanto disprezzo e
tanto biasimo.
Ma non solo di capelli lunghi si
parlava. Questi nuovi giovani
amavano una musica diversa dai
loro genitori e nonni, tutta «baccano» e chitarre elettriche e batterie
fragorose. E poi avevano inventato
anche altri modi di vestirsi: al
posto del grigio, del nero, del bian8
co e, tutt’al più, dell’azzurrino, questi si abbigliavano con colori chiassosi,
cambiavano le forme, allargavano i pantaloni e, le ragazze – orrore e vergogna! – accorciavano le gonne e, addirittura!, si mettevano i pantaloni,
come i maschi.
A ciò si aggiunga l’uso sempre più frequente dell’inglese nell’ambito delle
canzoni, anche se non si era ancora arrivati al punto di oggi. Un po’ dappertutto proliferavano le nuove rock band, formate da giovani, e assai
spesso avevano nomi inglesi. Nel 1966 Ascona ospitò un piccolo festival di
musica giovane e nuova (v. l’articolo dell’Eco di Locarno alla pagina precedente). È sufficiente scorrere i nomi di qualche gruppo che partecipava a
questo festival: oltre ai Nostri eroi, c’erano i Teenager (di Locarno), i Beats
e i Littles Things (di Lugano). In Italia nascevano inoltre complessi che imitavano e traducevano in italiano alcune famose band inglesi, come i Dik
Dik o i Camaleonti, mentre qualche gruppo inglese trovava il successo in
Italia (The Rokes, tanto per citarne uno tra i più noti).
Insomma: la rivoluzione musicale fu anche una rivoluzione dei modi di
vestirsi, di pensare, di vedere il mondo e se stessi. Oggi ognuno si veste
come vuole, pensa quel che vuole, crede o non crede in quel che vuole.
La storia è fatta così: quel che vien dopo ha sempre a che fare con quel che
viene prima. Non si può capire l’attualità senza conoscere il passato. I
Nightbirds, in questo senso, hanno portato a Locarno e nel Ticino – un
mondo piccolo, rispetto al Mondo – le maniere di pensare e di considerare la vita che, partite dagli Stati Uniti, erano approdate in Inghilterra e poi
s’erano diffuse pian piano in tutto il mondo occidentale, o quasi. Si tenga
poi conto che i nostri Nightbirds – Eliano, Roby, Charly, Mario, William –
non avevano neanche vent’anni.
Per carità: non c’era ancora internet e le cose andavano più lentamente.
Nei cinema di Locarno, per fare un esempio, i film di cui si parlava sui
grandi giornali italiani arrivavano uno o anche due anni dopo. Sempre che
arrivassero. E così era per il rock: il successo inglese dei Beatles o dei Rolling
Stones giungeva da noi con ritardi insopportabili, almeno per alcuni.
Nel nostro caso, eravamo partiti dal trio «Jolly Rogers», imitando
l’America – che nel suo piccolo già sembrava una rivoluzione rispetto a
tante orchestrine da ballo diffuse nelle città e nelle valli – per arrivare ai
Nightbirds attraverso un russo, Giorgio Gomelsky, approdato dapprima a
Losone e poi a Londra. Da qui aveva importato «Yardbirds», con un occhio
attratto dai «Beatles».
In fondo anche partendo da un compleanno come quello dei Nightbirds –
tanti auguri per i loro 50 anni! – si possono trovare tanti spunti per capire da dove veniamo. E, chissà?, per cercare di progettare un futuro migliore del passato. Ci sono tanti modi per farlo: si può giocare al «piccolo storico» e andare a rintracciare fotografie, testimonianze, scritti. Oppure si
può chiedere in giro, fare i curiosi, magari un po’ pettegoli: chiedere a genitori, zii e prozii, nonni e amici. Magari ci potranno raccontare storie insolite. Non bisogna ridursi a vivere nel presente senza tentare di cambiare il
domani, ma è utile conoscere il passato per progettare il futuro. [a. t.]
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CONCERTI PER LE SCUOLE
Scuole comunali di Locarno
SUPSI - Dipartimento
Formazione e Apprendimento
Con il sostegno della
Repubblica e Cantone Ticino
Fondo SWISSLOS
Adolfo Tomasini, responsabile
[email protected]
Settembre 2014
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