MECCANISMI DI RESISTENZA: PERCHÉ LA CHEMIOTERAPIA FALLISCE? Damiano Stefanello DMV, PhD, Ricercatore Dipartimento di Scienze Cliniche Veterinarie Facoltà di Medicina Veterinaria, Milano Universita’ degli Studi di Milano [email protected] La resistenza ai farmaci con attività antineoplastica rappresenta di fatto uno dei maggiori ostacoli all’efficacia clinica della chemioterapia. 1 I farmaci con attività antineoplastica sviluppano la loro attività agendo con meccanismi differenti sulle cellule tumorali e la mancata capacità di un determinato chemioterapico antineoplastico ad sviluppare una tossicità e conseguentemente la morte della cellulare viene definita resistenza. E’importante ricordare che la resistenza alla chemioterapia antineoplastica è un processo che coinvolge uno specifico farmaco, uno specifico tumore e uno specifico paziente.1 La chemioresistenza ai faramaci antineoplastici può essere semplicemente distinta in chemioresistenza innata/fisiologica e chemioresistenza acquisita.1 La chemioresistenza innata/fisiologica si riferisce a tumori che già al momento della loro diagnosi ancor prima di essere stati trattati risultano essere resistenti.1 Nel modello matematico di crescita neoplastica proposta da Godie e Coldman2 si ipotizza che una porzione di tumore sviluppi, a seguito dei cambiamenti citogenetici non randomizzati, cellule resistenti ai chemioterapici senza che siano state precedentemente esposte ad essi, quando il numero complessivo di cellule è compreso tra 103 e 106, quindi quando la neoplasia non è ancora clinicamente identificabile.2 Il concetto di chemioresistenza innata/fisiologica può essere facilemnte spiegato da alcuni esempi proposti dalla medina umana al riguardo. Nell’epatoma dell’uomo che si sviluppa in pazienti con emocromatosi gli epatociti normali sono letteralmente tempestati da particelle di ferro, mentre gli epatociti neoplastici sono privi di ferro dimostrando una resistenza a questo microelemento già alla nascita del tumore. Un altro esempio di resistenza fisiologica ai farmaci antineoplastici è fornito dalle cellulle dei tessuti non neoplastici peritumorali normali. Infatti in carcinomi invasivi della mammella della donna trattati in modalità neoadiuvante con protocolli altamente aggressivi a seguito di biopsie del tessuto mammario sano peritumorale si rilevava l’assenza assoluta di danni indotti dal protocollo chemioterapico. Questo esempio se da una parte dimostra una resistenza naturale e fisiologica ai chemioterapici antineoplastici da parte delle cellule non neoplastiche, dall’altra permette di ipotizzare che la chemiosensibilità sia una caratteristica acquisita.1,3 La chemioresistenza acquisita può essere dovuta a diversi fattori come la cinetica cellulare le cause biochimiche e quelle farmacologiche. La chemioresistenza e la chemiosensibilità acquisita rappresentano oggi un vasto campo di ricerca in quanto le due caratteristiche contraddistinguono il profilo di ogni tumore. Ad oggi l’input che ingenera la chemioresistenza, in particolare quella acquisita è poco conosciuto ma è lecito pensare che l’instabilità genetica a cui sottostanno i tumori può indurre mutazioni che producono farmacoresistenze fenotipiche. Inoltre l’ ampia fluttazione dellla porzione o del numero assoluto di cellule neoplastiche farmacoresistenti o una aumento dei cloni resistenti possono essere responsabili di una chemioresistenza acquisita. 3 Trattiamo singolarmente le tre categorie di resistenza ai chemioterapici antineoplsatici. Cinetica cellulare. In questa particolare categoria la farmacoresistenza si sviluppa quando la crescita neoplastica o meglio la frazione di crescita è minima e si presenta un plateau (resistenza cinetica). Errate scelte di chemioterapici o di errati schemi (inibitori del fuso mitotico in tumori a lenta crescita per esempio) in rapporto alla cinetica cellulare sviluppata dal tumore possono indurre una resistenza farmacologica. In questi casi con neoplasie che hanno una frazione di crescita piccola si consiglia di eseguire un debulking con chirurgia o radioterapia, o organizzare protocolli chemioterapia calibrati alla tipologia di crescita. No va infine dimenticato che in tumori di grosse dimensioni la alterata vascolarizzazione della neoplasia può ostacolare la penetrazione del chemioterapico inducendo una bassa esposizione al farmaco da parte dei distretti ipovascolarizzati (santuario tumorale).1 Cause biochimiche. Vengono riconosciute come cause biochimiche di resistenza l’incapicità di una cellula tumorale a convertire il farmaco nella forma attiva, oppure la sua incapacità ad inattivare un farmaco. Ci possono essere altre cause biochimiche quali la dimunita capacità da parte delle cellule tumorali di assumere il farmaco, oppure ad una aumentata capacità ad espellere il farmaco. Le stesse le mutazioni a cui sottostanno i tumori possono modificare la concentrazione o la struttura fisica del bersaglio del farmaco favorendo farmacoresistenza. Infine a livello intracellulare possiamo riscontrare una aumentata attivazione o inattivazione del farmaco cosi come una aumentata capacità di riparazione dei danni causati al DNA. Tra le cause biochimiche di farmacoresistenza dobbiamo ricordare la Multidrug Resistence (MDR) chiamata anche resistenza pleiotropica. Si tratta di un fenomeno per cui un trattamento con uno specifico agente conferisce non solo resistenza a quel prodotto ma anche ad altri agenti anche se appartenenti a classi differenti. La MDR è comunemente caratterizzata da un meccanismo di pompa ATP-dipendente che favorisce l’efflusso del farmaco dalla cellula contro il gradiente di concentrazione, determinando ovviamente una bassa concentrazione intracellulare del chemioterapico antineoplastico. Il meccanismo di efflusso è sostenuto da una pompa a sua volta espressione della glicoproteina Pg-170 (dove P sta pleiotropica). La Pg-170 è il prodotto del gene MDR- 1.Numerosi organi in condizioni fisologiche normali nell’uomo hanno cellule che esprimono naturalmente la Pg-170 come colon, rene, midollare surrenalica, barriera ematoencefalica, midollo osseo e fegato. Un’alta espressione o una sovraespressione della Pg-170 è pertanto causa di chemioresistenza sia nei tumori che originano da questi organi che naturalmente la esprimono sia in tumori che in modo acquisito la sviluppano.Infine è stato riscontrato che alcune linee cellulari esprimono chemioresistenza senza sovraespressione della Pg-170. In questi casi ci possono essere altri meccanismi di resistenza tra cui la Mulidrug Resistence Protien (MPR). La MPR è comunemente presente in tessuti normali e in condizioni normali svolge un’azione detossificante mediante il trasporto glutatione-coniugati che rappresenta anche il più comune detossificante applicato dalle cellule per eliminare i chemioterapici.1,4 La MDR è stata oggetto ed è oggetto di numerosi studi atti a inibire il suo funzionamento.Ad oggi è risaputo che Verapamil, Chinidina e Chinacrina si legano alla Pg-170 inibendola. Tuttavia altre strategie sono state prese in considerazione quali aumento della dose, impiego di chemioterapici antineoplastici che non sono substrato della Pg-170, oppure l’impiego clinico dell’infusione continua di farmaci e l’utilizzo di molecole trasportate da liposomi.3 Cause farmacologiche. La distribuzione del chemioterapico nell’organismo può dipendere da diversi fattori e di fatto l’alta variabilità individuale riscontrata nell’uomo può determinare variazioni importanti nella concentrazione di chemioterapico nel sangue in funzione della capacità dell’assorbimento e dell’escrezione del farmaco stesso. Di fatto in medicina umana e in fase iniziale in medicina veterinaria gli schemi di trattamento si sono modificati applicando l’aumento di dose in pazienti che non manifestavano tossicità, oppure la riduzione di dose nei casi in cui la tossicità è stata elevata. La possibilità in medicina umana di predire il comportamento del farmaco in ogni singolo paziente consente di ottenere sempre la concentrazione adeguata di farmaco nel torrente circolatorio. Tuttavia la localizzazione stessa del tumore in distretti particolari definti santuari anatomici dove la penetrazione dei chemioterapici antineoplastici e difficoltosa (SNC, testicoli), può indurre una riduzione della concentrazione di principio attivo nel tumore che comporta di conseguenza una possibile farmacoresistenza. Infatti solo alcuni farmaci sono in grado di attraversare la barriera ematoencefalica come per citarne alcuni lomustina, carmustina, citosina arabinosio. BIBLIOGRAFIA 1. Skeel RT, (1999), Handbook of cancer chemotherapy, 2nd ed, Lippincott Willimas&Wilkins, Philadelphia, 15-18. 2. Goldie JH,Coldman AJ, (1979), A mathematical model for relating the drug sensitivity of tumors to the spontaneous mutation rate, Cancer Treat Rep,63, 1727-1733. 3. DeVita, VT, Lawrence TS, Rosenberg, SA, (2008), Devita, Hellman & Rosenberg's Cancer: Principles & Practice of Oncology, 8th ed, Lippincott Williams & Wilkins, Philadelphia, 343-346. 4.Marconato L. (2009), Principi di chemioterapia in oncologia, Poletto Editore, Vermezzo, 144.