Imaging Planetario Tecniche di acquisizione di immagini di Sole, Luna e Pianeti Giuseppe Bianchi - Corrado Pidò INTRODUZIONE Il Sole la Luna ed i pianeti sono gli oggetti più luminosi che qualunque osservatore rivolga lo sguardo al cielo può notare, fin dall’antichità l’uomo li osserva e per secoli ha cercato di capire da cosa fosse governato il loro moto sulla volta celeste. In genere gli astrofili preferiscono indirizzare il loro interesse verso il cielo profondo, il fascino delle galassie, delle nebulose e degli ammassi stellari cattura la loro attenzione in misura maggiore dei corpi celesti del nostro sistema solare, da qualche decennio però, il dilagare dell’inquinamento luminoso che ne sovrasta la debole luminosità, il sensibile miglioramento degli strumenti e delle tecniche per l’acquisizione delle immagini planetarie e anche la diminuzione dei costi dei telescopi hanno avvicinato gli astrofili all’imaging planetario. Questo incontro vuole essere una guida introduttiva all’acquisizione e all’elaborazione delle immagini planetarie. L’imagin planetario non richiede cieli particolarmente bui, i corpi celesti del nostro sistema solare hanno dimensioni angolari piuttosto basse ma una luminosità intrinseca elevata, occorrono quindi strumenti di buona qualità, con ottiche che abbiano una resa al limite delle loro potenzialità, i particolari che si debbono catturare hanno dimensioni angolari che sono al limite del potere risolutivo dei telescopi amatoriali, si possono comunque facilmente riprendere dettagli della fotosfera e della cromosfera solare, piccoli crateri della Luna con dimensioni di poche centinaia di metri, le differenze di albedo della superficie di Mercurio, le nuvole dell’atmosfera di Venere, tempeste di sabbia su Marte, cicloni nell’atmosfera Gioviana, le divisioni negli anelli di Saturno e le bande atmosferiche che attraversano il disco planetario. La montatura deve essere robusta, dotata di moto orario che, data la luminosità dei soggetti da riprendere, puo anche non essere estremamente preciso nella compensazione del moto apparente della volta celeste, inoltre i tempi d’esposizione per la ripresa planetaria sono nell’ordine della frazione di secondo. Un fattore condizionante la qualità delle riprese è la turbolenza atmosferica, molto importante è quindi riprendere con tempi d’esposizione il più possibile ridotti, grazie all’introduzione di videocamere digitali molto sensibili e poco costose alla fine degli anni novanta del secolo passato si è potuta invetare la tecnica astrofotografica della Lucky Exposures, “esposizioni fortunate”, consiste nel raccogliere una grande quantità di frame con esposizioni nell’ordine di 100 ms e di scegliere tra questi quelli meno colpiti dalla turbolenza e combinarli in modo da ottenere un’immagine ad alta risoluzione. Strumenti per l’imaging planetario - il telescopio - il computer - la camera di ripresa - i filtri Il telescopio Un telescopio di buona qualità è indispensabile per ottenere buone immagini. le configurazioni ottiche dei telescopi presenti sul mercato sono: 1. rifrattori acromatici 2. rifrattori apocromatici 3. newton 4. schmidt - cassegrain 5. maksutov - cassegrain 6. obiettivi fotografici (solo paesaggi a largo campo, Luna e Sole) Rifrattore Acromatco Sono telescopi con un obbiettivo costituito da due vetri ottici opportunamente lavorati e generalmente spaziati in aria, hanno un prezzo contenuto ma anche se le lenti sono ben lavorate soffrono di aberrazione cromatica, un alone colorato che circonda gli oggetti più brillanti come la Luna, il Sole i principali pianeti o le stelle più luminose, un effetto che riduce sensibilmente il potere risolutivo dello strumento. L’aberrazione cromatica può essere contenuta mantenendo il rapporto focale oltre l’F/10, cosa che diventa problematica quando il diametro dell’obbiettivo supera i 100 mm. Rifrattore apocromatico I rifrattori apocromatici hanno normalmente un obbiettivo composto da tre lenti o in alcuni casi da due lenti ricavate da vetri trattati con fluorite di calcio.Sono corretti per tutte le aberrazioni ottiche compresa l’aberrazione cromatica. Sono ottimi per la realizzazione di riprese di estesi campi stellari avendo il campo corretto sino ai bordi anche a focali corte. Il loro prezzo, a parità di diametro, sale in maniera esponenziale rispetto a quello degli acromatici. Non sono facilmente scollimabili e si acclimatano velocemente. Newton I Newton sono telescopi a riflessione, l’obbiettivo è costituito da uno specchio parabolico, “primario”, e nel cui fuoco la luce viene raccolta e deviata verso l’osservatore da uno specchio piano, “secondario”. La configurazione ottica è particolarmente economica e acromatica, il secondario ostruisce parzialmente il primario, generando un fattore d’occlusione,”FO”, che è il rapporto tra il diametro dello specchio principale e del secondario, se tale rapporto supera il valore di 0.25 la perdita di contrasto inizia ad essere apprezzabile. Il Newton sono piuttosto ingombranti sensibili alle vibrazioni e facilmente scollimabili, negli ultimi anni si stanno diffondendo tra gli astroimager in una versione molto economica rispetto all’apertura e facilmente trasportabile denominata “Dobson”. Schimdt-Cassegrain Gli Schmidt-Cassegrain sono telescopi riflettori derivati dai Cassegrain, la configurazione ottica è costituita da due specchi, il principale è uno specchio sferico, per ridurre l’aberrazione sferica viene utilizzata una lastra correttrice al cui centro viene installato lo specchio secondario. Hanno una buona qualità ottica, peso e dimensioni contenute, richiedono un tempo di acclimatamento piuttosto lungo, hanno il fastidioso problema del mirror shift, durante la messa a fuoco il soggetto inquadrato tende a spostarsi dal centro del campo. Maksutov-Cassegrain Sono derivati dagli Schmidt-Cassegrain, la lastra corretrice è costituita da un menisco sferico, il secondario viene realizzato alluminando la parte centrale di tale menisco. I Maksutov vengono commercializzati con obbiettivi di piccolo diametro, un classico è il 127mm, per diametri elevati i costi salgono in maniera esponenziale. Non necessitano di collimazione, peso contenuto per i piccoli diametri e velocità di acclimatamento. Il potere risolutivo Il potere risolutivo di uno telescopio è dato dalla formula di Dawes a= 115/D arrotondata in a= 120/D a= angolo minimo risolvibile espresso in secondi d’arco o minimo dettaglio visibile; D= diametro obbiettivo espresso in mm Risulta evidente che più è grande il diametro dell’obbiettivo e più è piccolo il dettaglio visibile, il potere risolutivo comunque non è legato solo alle dimensioni dell’obbiettivo, dipende anche dalla luminosità dei particolari osservati e dal contrasto degli stessi. L’esempio classico è dato dal fatto che con un telescopio con un obbiettivo di 100 mm di diametro si può vedere la divisione di Cassini tra gli anelli di Saturno, la divisione ha la dimensione angolare di 0”65, occorrerebbe quindi teoricamente per vederla un telescopio con un obbiettivo dal diametro di 184mm. possiamo dire che il potere risolutivo e direttamente proporzionale al diametro dell’obbiettivo, la differenza in raccolta di luce tra un obbiettivo di 200mm e uno 400mm è di 4 volte a favore del 400mm, nelle riprese di cielo profondo basta posare per un tempo 4 volte maggiore con l’obbiettivo da 200mm per avere un segnale identico a quello del 400 mm. Il potere risolutivo di un obbiettivo di 400 mm e doppio rispetto al potere risolutivo di un 200 mm, non c’è alcuna tecnica che possa eliminare questa differenza. Il Campionamento Possiamo dire che il campionamento è l’area di cielo coperta da un singolo pixel, il campionamento è direttamante proporzionale alla dimensione del pixel e inversamente proporzionale alla lunghezza focale del telescopio. C = ( Dp / F) * 206265 C = Campionamento in secondi d’arco Dp = Dimensione pixel sensore in mm F = Focale equivalente del telescopio in mm 206265 = fattore di conversione tra secondi d’arco e radianti Il campionamento ideale è definito dal Criterio di Nyquist , principio che riguarda la teoria della comunicazione ma che viene applicato al campionamento delle immagini, tale criterio dice che per fare in modo che l’immagine contenga tutte le informazioni alla portata dell’obbiettivo del telescopio è necessario che ogni singolo pixel sottenda un angolo pari alla metà del potere risolutivo dello stesso. La Camera di ripresa La svolta nellimaging planetario è avvenuta nei primi anni 2000, quando alcuni astrofotografi hanno iniziato ad utilizzare le webcam per le riprese di immagini planetarie. Negli ultimi anni, anche acausa del peggioramento della qualità dei sensori delle webcam gli astrofotografi hanno rivolto il loro interesse verso le videocamere dedicate alla sorveglianza con sensori di alto livello, molto sensibili che restituiscono immagini di alta qualità, come le camere della Point Gray, le Basler e Imaging Source, queste camere sono dotate di sensori ccd , da poco è apparsa sul mercato, e sta spopolando tra gli asroimager, una nuova videocamera dotata di sensore cmos a ASI120, prodotta sia in versione monocromatica sia in versione a colori. Le caratteristiche che devono avere le videocamere per alta risoluzione sono: Capacità di raccogliere molte immagini al secondo, minimo 10 fps. Regolazione manuale delle impostazioni quali, risoluzione, esposizione, guadagno. Pixel relativamente piccoli, non più di 7 micron, le dimensioni dei pixel determinano la focale di ripresa e la luminosità dell’immagine. Possibilità di rimuovere facilmente l’obbiettivo. Elettronica di controllo di qualità per produrre buone immagini Chameleon webcam Philips ToUcam Pro II ASI120MM The-Imaging-Source-DBK-21AU04-AS-camera-a-colori-USB Requisiti del sensore Per una camera per l’imaging il sensore è l’elemento più importante, il sensore è un piccolo pannello di silicio di pochi mm di lato, la qualità di questo elemento determina la qualità dell’immagine. Molto importante è la sensibilità del sensore, per le webcam la sensibilità viene espressa in Lux , occorre che sia almeno 1 Lux perché si possano ottenere immagini di qualità. Per le camere di maggior qualità viene espressa dall’efficienza quantica, quindi è importante che l’efficienza quantica sia la più alta possibile. Requisiti del sensore Efficienza quantica L’efficienza quantica è la quantità di luce che il sensore riesce a raccogliere rispetto a quella totale incidente, i sensori attuali hanno un efficienza quantica del 70%. Efficienza quantica di alcuni sensori utilizzati per la ripresa delle immagini planetarie appartenenti a diverse generazioni di videocamere. Il sensore migliore è naturalmente quello che mostra una curva più alta. Nel grafico l’efficienza quantica di alcuni sensori Sony. Il sensore della Chameleon l’ICX445 raggiunge un’efficienza quantica del 60%. Questi grafici possono essere utili per indirizzare gli astroimager versola ricerca di camere sempre più performanti. Sono molto importanti anche la dimensione del sensore e il numero di pixel di cui è composto. Dimensione del sensore Nella scelta del sensore ha importanza valutare anche da quanti pixel è composto, nell’imaging planetario non è importante che il sensore abbia dimensioni di molti megapixel, anche i sensori con 640x480 pixel, le dimensioni dei sensori delle vecchie webcam vanno bene, i pianeti hanno piccole dimensioni angolari, per esempio Venere può arrivare ai 60” d’arco, quindi per osservare il criterio di Nyquist sarebbe sufficiente un sensore di 640x480 pixel per avere la massima risoluzione con un obbiettivo di 400 mm. Per le riprese del Sole e della Luna le cose cambiano perché le dimensioni angolari dei due corpi celesti raggiungono il mezzo grado e quindi sensori che superano il megapixel sono più adatti a catturare la loro immagine. Per riprendere l’intera immagine della Luna del Sole con una focale di uno o due metri occorrerebbe un sensore di parecchi megapixel, la soluzione è quella di riprendere più immagini di una parte del Sole o della Luna sommandole con la tecnica del mosaico e ottenendone cosi l’immagine completa. Conviene anche ricordare che all’aumentare del numero di pixel diminuisce la frequenza quadro, ovvero il numero di frame al secondo che si possono raccogliere. Monocromatica o a colori? I sensori di ripresa sono tutti in bianco e nero, “monocromatici”, i pixel del sensore raccolgono la luce e la trasformano in energia elettrica con intensità proporzionale alla luminosità della sorgente, questo processo chiamato fotoelettrico, produce immagini in bianco e nero. Come viene prodotto il colore se il sensore è in bianco e nero? Davanti a tutti i sensori a colori è posizionata una griglia di filtri secondo una sequenza ben definita chiamata Matrice di Bayer. Ognuno di questi filtri è sensibile alla radiazione rossa, verde e blu, quindi raccoglie tre immagini RGB (Red, Green e Blu), il software di controllo raccoglie le tre immagini e le fonde componendo un’immagine finale a colori. Monocromatica o a colori? I sensori monocromatici non hanno nessuna griglia di filtri e producono immagini in bianco e nero, è possibile comporre un’immagine riprendendo tre filmati distinti con ogni filtro RGB, successivamente le immagini ricavate dai video vengono sommate con un software specifico. Nelle camere a colori è sufficiente un solo filmato per ottenere una ripresa, non a caso in inglese si chiamano camere one shot color (colore in un solo colpo!), però hanno rispetto alle monocromatiche tre grandi svantaggi: 1) Perdita di risoluzione; 2) Perdita di sensibilità; 3) Difficoltà di operare al di fuori dello spettro della luce visibile, nel quale tutti i sensori digitali sono naturalmente sensibili (UV e IR vicino). La presenza di una griglia di filtri sul sensore a colori ne riduce a metà la risoluzione. Un CCD al quale viene sovrapposta una griglia di Bayer avrà metà dei pixel destinati al canale verde che viene utilizzato anche come luminanza componendo quella che viene chiamata quadricromia LRGB, il canale G oltre a fornire informazione del colore determina anche informazione spaziale (i dettagli)appunto il canale di luminanza L, l’altra metà dei pixel è distribuita a metà tra i filtri rossi e blu. Poiché l’informazione relativa ai dettagli è fornita solo dal canale verde che occupa metà dei pixel del sensore questa sarà la risoluzione effettiva del sensore. In un sensore monocromatico il 100% dei pixel viene utilizzato per riprendere una immagine, quindi un sensore a colori risulta avere una risoluzione che è la metà del sensore monocromatico, il software della camera attraverso algoritmi di recupero delle informazioni è in grado di portare la risoluzione reale al 30% in meno di un sensore monocromatico. Il Seeing È l’effetto di perturbazione dell’atmosfera sulle immagini è un fenomeno notevolmente complesso se ne possono identificare tre diversi aspetti: 1. La perdita di fuoco (blurring in inglese) 2. Il movimento dell’immagine (image motion) 3. La distorsione dell’immagine (image distortion) Il Seeing Il primo fenomeno è un effetto di de-focheggiamento dell’immagine dovuto al passaggio in quota di grandi masse d’aria con indice di diffrazione diverso di quello dell’atmosfera media, l’immagine per qualche secondo si annebbia e perde di contrasto. Il fenomeno si attenua per siti ubicati al di sopra dei 2500 m di quota sopra gli strati d’inversione termica dell’atmosfera terrestre, ideali sono le isole oceaniche battute da venti con direzione costante tipo gli Alisei. Il secondo fenomeno consiste nel fatto che l’immagine pur restando netta si muove,o, per così dire “balla” in maniera caotica su tempi molto brevi il cui spettro di frequenza è compreso fra 1 e 1000 Hz. Si può parzialmente rimediare a questo inconveniente con le “ottiche adattive”. Il prototipo delle ottiche attive è uno specchio piano mobile, molto leggero, comunemente detto “tip tilt”, che viene interposto lungo il cammino ottico del telescopio e la cui inclinazione viene controllata per mezzo di un servomotore in maniera da rendere stabile l’immagine sul piano focale. Il tutto viene gestito da un computer che in tempo reale fornisce allo specchio mobile le istruzioni per muoversi nella direzione appropriata. Il terzo fenomeno consiste nel fatto che l’immagine viene distorta, ingrandita in certi punti del piano focale e rimpicciolita in altri. Questo fenomeno è dovuto al fatto che l’onda elettromagnetica che viene catturata dall’obbiettivo non è più un’onda piana, ma viene distorta a causa di piccole fluttuazioni dell’indice di rifrazione dell’aria rispetto al suo valore medio. A questo fenomeno si può rimediare utilizzando la tecnologia delle “ottiche adattive”. L’ottica adattiva si basa sull’uso di specchi che possono essere deformati per mezzo di opportuni attuatori, anche in questo caso gli attuatori sono comandati da computer. Seeing Le condizioni del seeing sono variabili e cambiano al variare della temperatura delle masse d’aria dell’atmosfera, i cambiamenti di temperatura provocano provocano variazioni di densità e pressione nell’atmosfera. È possibile fare una prima stima del seeing osservando l’aspetto delle stelle, quando le stelle più brillanti mostrano scintillazione avremo seeing scarso o pessimo, al contrario quando non vi è scintillazione il seeing in genere è buono, capita quando vi è turbolenza ad alta frequenza che le stelle non appaiano scintillanti ma saremmo comunque in presenza di condizioni pessime per le riprese in alta risoluzione. Non si deve confondere il seeig con la trasparenza, anche in notti limpidissime e perfettamente serene il seeing puo essere scarso, mentre in notti con foschia il seeing può essere ottimo. Maggiore è il diametro del telescopio più accentuato è l’effetto della turbolenza atmosferica perché più elevata è la risoluzione. Le scale del Seeing Per indicare la scala del Seeing in Europa si usa la scala di Antoniadi, la scala è divisa in cinque gradini: I Eccellente. Immagine perfetta e immobile. Tollerate lievi e rare ondulazioni che non pregiudicano la definizione anche dei particolari piu' minuti. II Buono. Lunghi intervalli con immagine ferma, alternati con brevi momenti di leggero tremolio. III Medio. Immagine disturbata da tremolii, con alcuni momenti di calma. IV Cattivo. Immagine costantemente perturbata da persistenti tremolii. V Pessimo. Immagine molto perturbata che a stento permette di eseguire uno schizzo approssimativo. La Scala di Pickering è la più usata a livello internazionale creata da William H. Pickering (1858-1938) usando un rifrattore da 13cm , e' stata invece concepita per l'osservazione delle stelle doppie ed e' quindi associata al grado di "distruzione" della figura di diffrazione ad opera della turbolenza. Essa la si valuta quindi su una stella ed e' molto più severa della Scala di Antoniadi. Per esempio, un voto in scala di Pickering (su una stella) relativamente brutto, puo' corrispondere ad un'immagine planetaria piu' che accettabile per i comuni mortali. Le scale del Seeing Sono rappresentati i 10 livelli di Pickering, accompagnati da alcune immagini simulate, a partire dal livello 7 in poi ci sono ottime possibilità di ottenere veramente immagini al limite delle possibilità dello strumento. Nessuna speranza invece per i primi quattro livelli. Il Seeing locale A stabilire la qualità del Seeing concorre anche la conformazione del territorio e del luogo di osservazione e la proprietà del telescopio. Il Seeing può variare moltissimo anche in pochi minuti, per certi luoghi può essere perennemente scarso impedendo di fatto le riprese in alta risoluzione. Se il movimento delle masse d’aria si muove in un flusso costante senza ostacoli di nessun genere il Seeing è generalmente ottimo sia in terra che in quota questo movimento viene chiamato flusso laminare. Quando degli ostacoli naturali (colline, montagne, palazzi) alterano il perfetto scorrere orizzontale dell’aria si generano temibili moti turbolenti. Nella troposfera sono i fronti di alta e bassa pressione a modificare lo scorrere della corrente a getto, in prossimità della superficie sono le montagne e le colline l’ostacolo più evidente ai flussi laminari. Anche gli ostacoli artificiali come un palazzo possono essere generatori di cattivo Seeing, essere sottovento a montagne, colline o anche ad un palazzo in genere significa trovarsi in un luogo dove si generano moti di turbolenza che generano Seeing scarso. Anche l’asfalto, il cemento, i pavimenti o la superficie del mare generano moti ascensionali generalmente a bassa frequenza che determinano il scintillio delle stelle. Le previsioni del Seeing L’osservazione e la ripresa in alta risoluzione ideali dovrebbero essere sempre fatte in condizioni di bassa turbolenza, negli ultimi anni sono stati sviluppati modelli atmosferici che si prefiggono di prevedere il Seeing, questo tipo di servizio risulterebbe utilissimo per chiunque si dedichi all’alta risoluzione, permetterebbe all’astroimager di non farsi sfuggire occasioni preziose. Purtroppo però i siti che mettono a disposizione questo tipo di servizio possono prevedere solo il Seeing atmosferico e non sono assolutamente in grado di prevedere il Seeing locale. Tra i siti più facili da leggere e interpretare vi sono quello dell’Istituto Meteorologico dell’Università di Basilea, “Meteoblu” l’indirizzo del web sito è: http://www.meteoblue.ch/ e “7Timer!”, attualmente suportato dll’Osservatorio Astronomico dell’Accademia Cinese delle Scienze di Shanghai, indirizzo web: http://7timer.y234.cn/index.php?product=astro&lon=-4.63&lat=54.18&lang=en&tzshift=0 Il computer Per le riprese in alta risoluzione con i classici dispositivi digitali il computer è uno strumento indispensabile, si utilizza per acquisire i filmati salvandoli sul disco rigido e nella elaborazione degli stessi per arrivare all’immagine finale. Per la ripresa dei filmati del Sole, della Luna e dei pianeti non è necessario spostarsi in luoghi privi di inquinamento luminoso, quindi non è indispensabile l’utilizzo di un portatile, anche se è preferibile averne uno a disposizione, si potrebbe usare quindi anche il desktop di casa. Non serve avere una macchina particolarmente potente, ma vista la considerevole dimensione dei filmati,un filmato AVI di 60 s con 15 fps e immagini di 640 x 480 pixel con 24 bit per pixel, occupa circa 790 Mb, è indispensabile avere un hard disk molto capace, almeno due giga di ram ed è preferibile usare come sistema operativo Windows perché la maggioranza dei programmi per l’acquisizione e l’elaborazione delle immagini sono scritti per utenti Windows. I Filtri I filtri servono a selezionare determinate radiazione ottiche a dispetto di altre nella ripresa dei corpi del sistema solare. Filtro IR/UV cut Sono utili per le riprese con camere a colori, ne aumentano la risoluzione, possono essere utili anche per ridurre la rifrazione atmosferica differenziale. Filtri RGB Sono filtri utilizzati per ottenere la tricromia nelle riprese con camere monocromatiche. Filtri infrarossi Viene utilizzato per permettere il passaggio della radiazione infrarossa a partire da una lunghezza d’onda di 700 nm, vengono utilizzati per riprendere la radiazione infrarossa emessa dalla parte in ombra del pianeta Venere. Indispensabili per le riprese del Sole, Venere e Mercurio, e si utilizzano per mitigare gli effetti del seeing instabile nelle riprese di Marte e Giove. Aumentano il contrasto dei corpi celesti rocciosi e il Sole, rendono più scuro il cielo nelle riprese planetarie diurne. Filtri ultravioletti Utili per la ripresa dei complessi sistemi nuvolosi del pianeta Venere, lasciano passare il violetto-vicino ultravioletto (UV 300-450nm). Utili per la ripresa dell’attività atmosferica di Marte. I Filtri Filtri solari Sono filtri da porre davanti all’obbiettivo, lasciano passare solo un centomillesimo della luce solare, possono essere di vetro opportunamente trattato o da una pellicola spessa pochi micron come l’Astrosolar o il Mylar. I filtri a banda stretta (Hα 653,3 nm) e Ca (Calcium) (393 e 396 nm), i filtri Hα mettono in risalto i fenomeni della cromosfera come protuberanze, brillamenti, filamenti e regioni attive. I filtri centrati sulla banda del calcio (Ca) mettono in risalto le regioni attive e la granulazione fotosferica. Diagonale Calcio CaK Lunt Filtro Doulble Stack Lunt 0,55 Angstrom Accessori per aumentare la focale Per effettuare riprese in alta risoluzione occorre aumentare la focale per aumentare la scala dell’immagine e avere un’immagine sufficientemente grande per sfruttare il potere risolutivo del telescopio. I sistemi per aumentare la focale sono due, introdurre un sistema di lenti negative “”barlow” tra la camera di ripresa e l’obbiettivo, o usare la proiezione dell’oculare. Formula per il calcolo della focale equivalente Feq= (T/Fo-1) T=tiraggio Fo= focale oculare Il Sole L’osservazione solare amatoriale è rivolta principalmente al monitoraggio delle macchie per il calcolo del numero di Wolf. Negli ultimi anni con l’avvento sul mercato a costi alla portata di quasi tutti gli astrofili è possibile acquistare telescopi con filtri a banda stretta come l’ Hα e il calcio ionizzato, che permettono di riprendere la cromosfera solare con dettagli che erano visibili solo con i telescopi professionali. Anche in luce bianca con i filtri a tutta apertura in Astrosolar , per proteggere il sensore dall’intensa luce solare, o il prisma di Herschel, si possono vedere in modo dettagliato le macchie solari, la granulazione, le facole e l’oscuramento al bordo. Assolutamente da evitare i filtri da avvitare all’oculare dopo pochi minuti di utilizzo possono rompersi a causa del surriscaldamento provocato dalla luce solare. Le macchie solari Sono regioni della fotosfera dove la temperatura è inferiore rispetto alle zone circostanti, quindi appaiono come zone più scure. Una macchia solare è formata da una zona più scura denominata “ombra” e una circostante più chiara chiamata “penombra”. Le macchie si presentano spesso in gruppi, denominati regioni attive “AR”, le macchie possono avere diametri che variano dai 7000 ai 50.000 chilometri, le regioni attive a volte possono coprire aree che si estendono sino a quasi 200.000 chilometri, quando raggiungono queste dimensioni possono essere viste ad occhio nudo usando un filtro solare. La penombra si risolve in una serie di strutture filamentose radiali, il loro spessore è di circa un secondo d’arco, appaiono allungati perché risultano inclinati rispetto alle linee di forza del campo magnetico della macchia. Risultati ottenibili in luce bianca Altre strutture della fotosfera sono i granuli hanno una dimensione di circa un secondo d’arco, risultano già visibili con diametri di 10 cm, appaiono come punti luminosi, con telescopi di 20 cm la granulazione viene risolta con grande dettaglio, vicino ai bordi sono ben visibili le facole simili a piume bianche e l’oscuramento della fotosfera. AR1302 26-09-2011 meade 127ED barlow 2X prisma di Herschel e PTG chameleon color astrosolar AR1836 28-08-2013 meade 127ED + barlow GSO 2,5 prisma di Herschel lunt chameleon color AR 1944 08-01-2014 vixen 102ED ASI120MM barlow 3x prisma di herschel-1 Prisma di herschel sole 06-02-2014 takahashi FS60cb astrosolar L’osservazione nella riga Hα dell’idrogeno Per osservare la cromosfera , sottile strato dell’atmosfera solare, che si trova sopra la fotosfera, dello spessore di 10.000 chilometri, o si attende il manifestarsi di un’eclisse solare o si utilizza un telescopio solare come i Coronado o i Lunt, oppure filtri Hα appositamente progettati che si adattano al proprio telescopio, in grado di filtrare la luce solare nella banda passante di 0.7 angstrom. In questa regione sono ancora visibili le macchie solari, si possono osservare anche i spicole, brillamenti e protuberanze solari. Tra questi fenomeni il più appariscente e spettacolare è senz’altro quello delle protuberanze il cui cambiamento strutturale può essere percepito su un arco temporale di alcuni minuti. sole 09-09-2013 filamenti e protuberanze La Luna Il corpo celeste più vicino e quello verso cui gli astrofili rivolgono con più frequenza i loro telescopi, i dettagli che si possono riprendere sono infiniti, anche con telescopi di piccole dimensioni si possono catturare immagini spettacolari Il diametro apparente della Luna e di circa 30 primi d’arco, e già al fuoco diretto si ottengono risultati interessanti, sarà possibile riprendere spettacolari immagini dei mari e dei crateri, aumentando la focale con strumenti di 40 centimetri si possono riprendere dettagli che hanno la dimensione di 300m , come la faglia che attraversa Vallis Alpes. Meglio utilizzare camere monocromatiche che ci danno immagini della Luna in bianco e nero, il periodo migliore per le riprese è quello prossimo al primo e all’ultimo quarto nelle zone prossime al terminatore. La colorazione della Luna è un giallo pallido quindi è inutile usare la tecnica della tricromia con camere monocromatiche, l’unico filtro consigliabile è un IR/UV - cut per le camere a colori. vallis alpes 12-03-2014 newton 400 f 5,5 barlow 3x ASI120MM plato 12-03-2014 newton 400 f 5,5 barlow 3x ASI120MM copernico12-03-2014 newton 400 f 5,5 barlow 3x ASI120MM Immagini riprese con il Newton 400 f 5,5 dell’osservatorio di Suno Copernico Eratostene 16-08-2013 Vixen 102ED barlow TecnoSky 3X Chameleon color plato vallis alpes montes alpes 16-08-2013 vixen 102ed barlow teknosky 3X chameleon color clavius maginus blancanus e altri 16-08-2013 vixen 102ed barlow teknosky3X chameleon color Luna 16-08-2013 Vixen 102ED Chameleon color Mercurio A causa della sua vicinanza al Sole non è un pianeta facile da osservare, è un pianeta interno quindi può essere ripreso dopo il tramonto o prima dell’alba, la sua luminosità varia tra i -1,5 e + 2,5. Il periodo migliore per osservarlo è quando è alla massima distanza angolare dal Sole, massima elongazione orientale quando è visibile alla sera, occidentale quando è visibile all’alba, purtroppo la massima elongazione non supera i 28° quindi il pianeta rimane sempre basso sull’orizzonte e quindi difficile da riprendere, anche se le condizioni del seeing sono in genere sono accettabili. Il pianeta mostra delle fasi come la Luna e il Sole, il suo diametro apparente varia dai 5” ai 10” ciò rende difficile riprendere dettagli della sua superficie. Si possono effettuare anche riprese diurne, sono difficoltose per la maggiore turbolenza atmosferica, i filtri più indicati sono rosso e arancio, Wratten 23° o W21, per attenuare la radiazione blu solare e l’IR-Pass per attenuare il più possibile la turbolenza. Venere Anche Venere è un pianeta interno ma a differenza di Mercurio è molto più luminoso la sua magnitudine raggiunge – 4,2 e alla massima elongazione occidentale e orientale raggiunge una distanza di 34° dal Sole. Il diametro apparente di Venere varia da 9” a 54” e alle medie latitudini può sorgere e tramontare 3 ore prima/dopo il Sole. Per riprendere i dettagli è necessario utilizzare un filtro blu o UV, è così possibile riprendere lo strato superficiale delle nubi che circondano Venere, le nubi sono state osservate per la prima volta nel 1927 all’osservatorio di Monte Wilson. Per le riprese di Venere sono particolarmente indicati i Newton con una bassa ostruzione o gli Schmidt-Cassegrain o Maksutov-Cassegrain di almeno 20 cm, i rifrattori sono poco indicati perché i trattamenti anti riflesso sono opachi alle radiazioni UV, per le riprese sono più indicate le camere monocromatiche. Il periodo di rotazione dell’atmosfera di Venere è di circa 6 giorni, quindi si possono effettuare filmati di 15 minuti, è necessario sfruttare al massimo questi filmati in quanto i contrasti atmosferici nell’IR sono tenui e richiedono la somma di migliaia di frame per metterli in risalto. Marte Ogni 2 anni e 49 giorni Marte nel punto più vicino alla Terra ed è di magnitudine -2, non tutte le opposizioni sono eguali per l’ellitticità delle orbite della Terra e di Marte, nelle opposizioni più favorevoli, chiamate perieliche o grandi opposizioni, il pianeta raggiunge il diametro apparente di 25”. Marte è un pianeta simile alla Terra e mostra delle calotte polari, nebbie, tempeste di sabbia, piccoli crateri e macchie chiare e scure. Viste le ridotte dimensioni angolari per cogliere dettagli della superficie occorrono telescopi con diametri di almeno 15 centimetri per i rifrattori e 20 cm per i riflettori, si possono ottenere buone riprese del pianeta anche con camere a colori. Il periodo più indicato per le riprese di Marte è facile da intuire durante le opposizioni. Dato il periodo di rotazione intorno al proprio asse 24 ore e 37 minuti le riprese non dovrebbero superare i 7-8 minuti. Giove Dopo Venere è il pianeta più luminoso visibile in cielo, ed anche il diametro apparente raggiunge nelle opposizioni medie i 47 secondi d’arco, opposizioni che si verificano ogni circa 13 mesi. Il pianeta ruota intorno al proprio asse in meno di 10 ore, e nella sua atmosfera eventi spettacolari, anche con telescopi di piccoli diametri si possono ottenere immagini ricche di dettagli, interessantissimi sono anche i quattro satelliti medicei che ruotano attorno al pianeta al massimo in pochi giorni e provocano spettacolari transiti con la proiezione della loro ombra sul disco del pianeta. Gli spettacoli che regala Giove sono continui, la Grande Macchia Rossa, un enorme ciclone grande due volte la Terra, le scomparsa delle bande equatoriali, gli impatti cometari. Si possono fare riprese interessanti del pianeta anche con telescopi di 6 cm, con telescopi di diametri di 30 cm si possono addirittura riprendere dettagli sulle superfici dei satelliti medicei. Per le riprese sono ottime sia le camere a colori che quelle monocromatiche, dato la rapida rotazione del pianeta attorno al proprio asse le riprese non devono superare i 200 secondi, 60 secondi per filtro con le camere monocromatiche e i filtri RGB. Giove 22-01-2014 Newton 400 f 5,5 Barlow 3x Chameleon color Giove 22-01-2014 Newton 400 f 5,5 Barlow 3x Chameleon color Saturno Il pianeta è in opposizione con la Terra ogni 378 giorni, in questa occasione la magnitudine è di + 0,8 il diametro del pianeta è di 20 secondi, degli anelli 40 secondi. La visibilità degli anelli varia a seconda della posizione del pianeta nella sua orbita e quando la terra attraversa il suo piano orbitale ogni 15 anni, metà del periodo orbitale di Saturno, gli anelli appaiono di taglio. L’atmosfera di Saturno è più pacata di quella di Giove, sono comunque visibili, con strumenti di almeno venti cm di diametro, tenui bande atmosferiche, ovali bianchi “WOS” e a volte ad intervalli irregolari di 10-30 anni gigantesche tempeste. Gli anelli sono la parte più spettacolare del pianeta, la Divisione di Cassini che divide l’anello A dall’anello B è alla portata di qualsiasi strumento, è facile riprendere anche l’anello C più interno. Saturno è circondato da una corte di satelliti, il più luminoso è Titano, con telescopi da 25 cm può risolverlo in un dischetto essendo il suo diametro di 0.9 secondi. La finestra di ripresa non deve superare i 5 minuti, come tutti i giganti gassosi Saturno ruota molto velocemente attorno al proprio asse, i tempi d’esposizione variano tra 1/10 e 1/20 di secondo, con guadagno basso. Urano Urano è visibile nel cielo notturno quando è in opposizione, vista la grande distanza dalla Terra il suo diametro apparente rimane quasi costante attorno ai 3,5 secondi d’arco, circa un cinquecentesimo del diametro della Luna piena, visto dalla terra alla minima distanza splende come una stella di magnitudine + 5,6, per la ripresa del disco planetario occorrono telescopi da 10 cm., oltre la colorazione tendente al verde, per scorgere qualche dettaglio occorre un telescopio del diametro di almeno 25 cm. Per la ripresa dato il piccolo diametro si sarebbe tentati di allungare di molto la focale ma è sconsigliabile vista la bassa luminosità del pianeta, si possono effettuare riprese F25 F30 con pixel di 5,6 micron, i tempi d’esposizione nell’ordine di 1\5 di minuto. Data la velocità di rotazione attorno al proprio asse è sconsigliabile riprendere filmati con lunghezze superiori ai 10 minuti. Nettuno Quando è in opposizione Nettuno raggiunge la magnitudine di + 7,6, e il suo diametro apparente è di 2.3 secondi d’arco, nonostante la maggior distanza dalla Terra rispetto ad Urano l’attività atmosferica di Nettuno appare maggiore, è comunque difficile catturare dettagli della sua superficie e solo i migliori astroimager con telescopi da 30 cm sono riusciti a riprenderli. Le tecniche di ripresa sono le stesse che si usano per Urano. Il software di ripresa È il software che ci permette di controllare la camera, alcune come l’Imaging Source ce l’hanno già o le Point Grey, se non è in dotazione alla telecamera non è un problema, ne sono stati sviluppati alcuni completamente gratuiti che funzionano meglio del software dedicato. I migliori dal mio punto di vista sono: FireCapture (http://firecapture.wonderplanets.de/download.html) SharpCap (http://www.sharpcap.co.uk/sharpcap/downloads) Il software di Stacking e Processing Tra i migliori gratuiti segnaliamo: Registax http://www.astronomie.be/registax/ IRIS http://www.astrosurf.com/buil/us/iris/iris.htm Rot’n Stack http://www.gdargaud.net/Hack/RotAndStack.html AutoStakkert http://www.autostakkert.com/wp/download/