CAVOUR STORIA di FAMIGLIA una 50 anni di ristorazione a Sacile 1963-2013: le due date racchiudono cinquant’anni di lavoro e di vita di nostra madre Jacqueline. Il desiderio di celebrare questo anniversario in modo altrettanto significativo rispetto a come è stato vissuto questo lungo tempo fatto di fatica, di sacrifici ma anche di soddisfazioni e di conquiste, è alla base di questa pubblicazione. Così – con il racconto delle vicende passate, con i ricordi dei protagonisti della storia iniziata dall’albergo-ristorante “Alla Stella” e continuata al bar-ristorante “Cavour”, passando dalla trattoria “Alla Pesa”, con le testimonianze di collaboratori e clienti fedeli – abbiamo voluto rendere il giusto omaggio a mamma Jacqueline. Un omaggio a tutto ciò che ha fatto, a come l’ha fatto, agli insegnamenti che con l’esempio e la sua forza d’animo ci ha dato. Un omaggio che non vuole esaurirsi nel breve momento di una festa, ma ha l’ambizione di custodire la nostra memoria per gli anni a venire. Sempre con lo spirito che ci ha contraddistinto, basato sul profondo rispetto per il passato e le tradizioni, ma con la mente e il cuore aperti agli stimoli del presente ed ai progetti per il futuro. E’ una storia molto “di famiglia” – come dice bene il titolo – in cui, però, qualche Sacilese ritroverà luoghi, volti, atmosfere forse dimenticati, dei quali è bello e giusto condividere il ricordo. Mara Bravin la Storia la Storia Per la riuscita di una ricetta sono fondamentali gli ingredienti, le dosi e il procedimento... I cinquant’anni del ristorante “Cavour” di Sacile sono il felice risultato di una ricetta eseguita a regola d’arte. Ci sono gli ingredienti “giusti” che sono Jacqueline e le sue tre figlie che hanno lavorato e lavorato e lavorato (ecco l’“esecuzione” della ricetta, che non può prescindere dalla fatica e dall’impegno, ma anche dal piacere di fare). Quattro donne sostenute – in modi e quantità diverse (ecco le “dosi”, calibrate con equilibrio e sapienza) – dall’amore, dalla passione, dal senso del dovere, dalla capacità di condividere e dal coraggio. Cinquant’anni sono una vita, rappresentano un bel pezzo di storia. Ma oggi che viviamo in un presente fulmineo in cui tutto – merci, persone, mode – viene bruciato in poco tempo per passare oltre, è diventato quasi un vezzo poter vantare qualche anno (a volte anche pochi) di attività. Perché la storia, la tradizione, la memoria, nonostante l’incalzare urgente della società dei consumi e delle comunicazioni, danno ancora sicurezza e contribuiscono a consolidare un’immagine affidabile e garantita. Nel caso del “Cavour”, diventato per i Sacilesi di almeno due generazioni non solo un punto di ritrovo, ma anche un riferimento nella geografia della città, la storia c’è, non è una forzatura del marketing. Né Jacqueline, né Mara, Cinzia e Michela hanno mai rinnegato o alterato la storia di duro lavoro che si snoda alle loro spalle. E non hanno neanche mai abusato della “tradizione” che , naturalmente, ha forgiato il loro stile. Dice Mara: “Le cose sono accadute quasi da sole, si trattava di andarci dietro”. Ma dice anche: “Per come concepisco la vita, non avrei mai potuto non guardare sempre avanti, cercare e cogliere spunti per innovare e cambiare”. Intuito, capacità di adattarsi, rispetto del passato e nello stesso tempo inesauribile voglia di mettersi in gioco,di sperimentare, di cercare il nuovo a partire dalle proprie capacità e dalle proprie esperienze. Se un “segreto” ci deve essere dietro il “Cavour”, è questo mix che Jacqueline Donadel e le sorelle Bravin hanno coltivato per tutto questo tempo. La storia che Jacqueline racconta, con il sorriso mite e pieno di saggezza che non l’abbandona mai, inizia un settembre di cinquant’anni fa, a Sacile, in piazza del Popolo, in un albergoristorante chiamato “Alla Stella”. E prosegue in via Cavour nel 1975 nella “Trattoria alla Pesa”, per culminare nel 1983 nel “Cavour” che tutti conosciamo. i Protagonisti i Protagonisti Pietro Marco Bravin chiamato da tutti Marco Nato a S. Giovanni di Polcenigo nel 1933 Segno zodiacale: Bilancia Segni particolari: determinato, preciso fino alla pignoleria, serio e tuttavia amante della buona compagnia e ben disposto all’allegria. Segue il calcio, ma è appassionato soprattutto di ciclismo È un’autodidatta in cucina, come tutti a quell’epoca, con una guerra appena finita e un’Italia da ricostruire. E come molti giovani della Pedemontana pordenonese, se ne va e comincia a lavorare nelle località turistiche più rinomate, in Italia e all’estero. È cuoco nei grandi alberghi di Venezia, Cortina d’Ampezzo, St Moritz, Bellinzona. Ma il sogno è quello di fermarsi e di mettersi in proprio, cosa che gli riesce con la donna giusta, Jacqueline Donadel, sposata nel 1960. Muore improvvisamente il 17 febbraio 1978, a soli 45 anni. Jacqueline Donadel Nata in Francia nel 1939 Segno zodiacale: Cancro Segni particolari: inguaribile ottimismo, senso di umanità e leggerezza di spirito che l’hanno guidata in tutta la sua vita Inizia a lavorare a 14 anni, andando a Milano presso una famiglia. Poi è guardarobiera o cameriera in ristoranti e alberghi delle grandi città o di importanti centri turistici. L’incontro con Marco Bravin è datato 1958 e avviene a Coltura. Qui si sposano il 26 novembre 1960. Una fugace “luna di miele” e il 15 dicembre sono entrambi a lavorare per la stagione invernale all’Hotel Palace di St Moritz, lui come cuoco, lei come stiratrice. Ma intanto cercano un’occasione per aprire un locale in proprio dalle parti di casa. Ci riescono alla fine del 1963, circa un anno dopo la nascita della primogenita, Mara. Jacqueline, madre di tre bambine di 15, 6 e 3 anni, rimane vedova a 39 anni. Continua a lavorare a ritmi quasi insostenibili, 18 ore di fila, senza mai perdersi d’animo. Nel 1988 sposa Romano Lot che ha sempre sostenuto lei e le sue figlie nella loro attività. Ha lasciato la cucina del “Cavour” nel 2010, ma un salto lì lo fa tutte le mattine. Oggi è una donna soddisfatta che non indulge in rimpianti o lamentele che sono lontani dal suo stile. Il lavoro – ed è stato davvero duro – non le è mai pesato: ha fatto sempre quello che era necessario e giusto fare, lasciando ad altri il tempo e la voglia di “ricamarci” su. È nonna di Riccardo, Anna, Elena e Laura. 1988, e alle sue figlie. Ha sempre un consiglio per tutti e un aiuto, materiale e morale. Durante le varie fasi di ristrutturazione del “Cavour” la sua esperienza di costruttore ha un ruolo decisivo. Dall’orto e dal pollaio della casa di Villorba verdure e animali da cortile arrivano quotidianamente nella cucina del “Cavour”. Mara Bravin Nato a S Giovanni di Polcenigo nel 1933 Segno zodiacale: Vergine Segni particolari: riservato e taciturno, ha la forza della pacatezza. Quando si esprime, lo fa con il peso dell’esperienza e della saggezza Nata a Sacile nel 1962 Segno Zodiacale: Bilancia Segni particolari: con il padre, oltre al segno zodiacale, ha in comune la determinatezza (qualcuno la chiama “testardaggine”). Dalla mamma ha ereditato la positività del carattere che la porta a cogliere sempre il lato migliore delle persone, delle cose, delle situazioni. È una leader nata, mai autoritaria e sempre capace di coinvolgere i collaboratori e condividere con loro scelte e obiettivi Già amico di famiglia, dopo la morte di Marco Bravin rimane vicino a Jacqueline, che sposa nel Mara Bravin è la bambina più fotografata di piazza del Popolo perché la sua vera casa è l’al- Romano Lot i Protagonisti bergo-ristorante dei suoi, proprio di fronte al semaforo che fa da sfondo a numerose istantanee di Mara bambina, scattate dai clienti affezionati della “Stella”. Clienti che le fanno da padrini e madrine, la portano a vedere i treni al passaggio a livello in fondo a via Balliana, la seguono nei compiti di scuola. Si diploma ragioniera nel 1981. Nonostante le pressioni della mamma che la vorrebbe impiegata in posta o in qualche azienda, Mara decide di gestire con lei il locale di via Cavour, apportando importanti e decisivi cambiamenti. Emerge con sempre più evidenza la sua bravura di pasticcera e la sua passione per biscotti e torte, probabilmente ereditata da una zia materna, Anna Bravin, abilissima a fare focacce e dolci tradizionali. Per Mara una passione coltivata da “zero”, con pazienza e costanza, da quando suo padre le insegnava a montare le uova con lo zucchero fino a riempire la terrina di un impasto dorato e spumoso. Dopo il tiramisù e la zuppa inglese, la strada è aperta alle crostate con i ripieni più nuovi, ma con un’inconfondibile “aria” casalinga. È mamma di Riccardo. Cinzia Bravin Michela Bravin Nata a Sacile nel 1972 Segno zodiacale: Pesci Segni particolari: il sorriso pieno di calore con cui accoglie tutti da dietro il bancone del bar, insieme con la battuta pronta e il profondo rispetto per ogni persona, conosciuta o meno Nata a Sacile nel 1975 Segno zodiacale: Gemelli Segni particolari: la freschezza e la disponibilità. È lo “spirito” leggero e grazioso che passa da un tavolo all’altro. I viaggi sono la sua passione e forse, ogni tanto, sogna ancora di volare lontano Anche lei cresce in “bottega”, nella famiglia allargata che sono i clienti del bar “Alla Pesa”. Ha un carattere ribelle e vive con insofferenza dentro i confini di quel locale per cui nutre un sentimento ambivalente di odio e amore. Eppure non si sottrae al lavoro, neanche lei, e con la sorellina più piccola aiuta a stirare le centinaia di tovaglioli del ristorante e a lavare i bicchieri. Dopo il diploma superiore, si iscrive alla Facoltà di Lingue, a Udine, ma, inquieta, si mette a lavorare. Vorrebbe scappare lontano da Sacile e soprattutto dal “Cavour” perchè si sente schiacciata da tutto quel lavoro che madre e sorella hanno scelto. Ma alla fine ritorna a fare la sua parte, con grande professionalità, impegno e dedizione. È mamma di Anna, Elena e Laura, le tre “opere” – lei dice – che le sono riuscite meglio e da cui si sente realizzata. La mamma Jacqueline è incinta di lei quando, col marito e le altre due figliolette, lascia lo “Stella” e trasferisce l’attività “Alla Pesa”, popolare osteria di via Cavour. i Protagonisti Più vicina d’età a Cinzia, con lei condivide la cameretta sopra il bar, riscaldata d’inverno da una stufa a cherosene e priva di acqua calda. Come Cinzia, frequenta l’asilo e la scuola elementare di via Ettoreo e, come succede anche alla sorella, a volte viene “dimenticata” lì e riportata a casa dalla maestra. Si laurea in Scienze e tecnologie alimentari all’Università di Udine. Lavora al controllo qualità della Colussi di Vittorio Veneto, ma nelle pause del lavoro piomba al “Cavour” per dare una mano. Dal 2010 si alterna al bancone del bar con Cinzia. i Luoghi Albergo-Ristorante “Alla i Luoghi Stella” in piazza del Popolo Nel palazzo di proprietà dei commercianti di vini e liquori Marchesini, di fronte al Municipio (prima Teatro Sociale), è aperto questo piccolo albergo con ristorante e con annessa stalla (più tardi trasformata in garage) che si raggiunge attraverso il profondo androne che sbuca in un piccolo cortile, tuttora esistente. Siamo nel 1963: Marco Bravin e Jacqueline Donadel, novelli genitori di una bambina, entrano in trattativa per prendere in affitto il locale rimasto chiuso alcuni mesi. Definito l’accordo e dopo una rapida sistemata, Jacqueline avvia la nuova gestione da sola perché il marito deve finire la stagione come cuoco a Saint Moritz. Per venti giorni c’è lei dietro al bancone, aiutata soltanto da una zia. Il suo è un vero e proprio “battesimo” del fuoco: la seconda sera il signor Bet, titolare del dancing sacilese “La Sirenella”, le chiede di ospitare nel suo albergo per una sola notte una novantina di militari: “Vedrai, ti porterà fortuna”. Jacqueline accetta e così vede riempirsi le 18 camere di brandine da campo e divise. L’albergo-ristorante “Alla Stella” ha un’ampia sala bar in cui si entra dalla porta che dà sui portici della piazza. Il bancone in formica con ripiano di acciaio è a destra; ci sono circa otto tavolini a cui siede una clientela esclusivamente maschile e più o meno fissa che viene qui non solo per consumare, ma anche per giocare a carte e per vedere la televisione. In fondo al bar, scendendo uno scalino, c’è la sala ristorante ai cui tavoli, coperti da tovaglie bianche, possono sedere una trentina di persone. La cucina è aperta e sul fondo, con accanto uno sgabuzzino di disbrigo. Anche l’albergo è meta di clienti abituali: insegnanti, impiegati daziari, rappresentanti di commercio, militari. Per loro Jacqueline e Marco preparano piatti casalinghi: tante cotolette e patate fritte, arrosti e bolliti, qualche semplice dolce preparato dalla zia Anna Bravin, esperta cuoca in occasione di matrimoni e cerimonie private. Quando è tempo della “Sagra dei osei”, i Bravin allestiscono tavoli all’esterno e prepa- i Luoghi Albergo-Ristorante “Alla rano “polenta e osei”, trippe e quaglie, panini e gelati. Rispetto agli “storici” bar della piazza, come il “Commercio” e il “Nuovo”, la “Stella” è sicuramente più popolare. In un’epoca in cui c’è ancora una classificazione per ceto sociale di caffé ed osterie, il locale dei Bravin si caratterizza per l’estrema familiarità della gestione e per la clientela di operai, artigiani e impiegati. Marco e Jacqueline – e come loro anche le figlie – hanno sempre considerato i clienti – qualsiasi cliente – come persone di casa a cui riservare le attenzioni e l’accoglienza di un familiare o di un amico, cercando di soddisfarne i gusti e le golosità. I clienti sono talmente “di casa” che non è raro che Marco Bravin riaccompagni in macchina qualche avventore che ha esagerato con le “ombre”. O che Jacqueline, con dolcezza ma anche con fermezza, prenda sottobraccio l’ubriaco di turno e, sgridandolo un poco, lo sospinga verso casa. Stella” in piazza del Popolo le Ricette di Mara Alla Stella “Polenta e osei” Alla Stella Minestra di riso e fegatini Far cuocere i fegatini di pollo in un fondo di olio extravergine di oliva in cui si è fatta soffriggere della cipolla. Bagnare con un po’ di brandy, far evaporare e portare a cottura. Aggiungere il riso e poi il brodo preparato in precedenza. Cuocere per 20 minuti, regolare di sale e infine aggiungere un trito di prezzemolo. vire con una spolverizzata di parmigiano Ser Come si procedeva alla preparazione? grattugiato. iven ei” “os gli ti, uga asci ed ati lav Una volta vano tagliati sulla schiena e stesi sul tavolo per essere salati e pepati. Si metteva una fettina di pancetta fresca all’interno e, una volta chiusi, se ne infi lavano 4 o 5 su ciascuno spiedino. Si rosalavano in padella, bagnandoli con il vino bianco. Poi gli spiedini venivano allineati sopra una placca da forno con qualche fi occhetto di burro e si facevano cuocere a circa 180° per mezz’ora. Dovevano risultare dorati ed essere serviti caldi con una buona polenta. (che oggi Piatto tipico della tradizione sacilese parato sopratnon si può più cucinare), veniva pre osei”. Non si tutto in occasione della “Sagra dei oli volatili, catpuò immaginare la quantità di picc vavano in cuciturati nelle “uccellande”, che arri e per questo na: bisognava spennarli uno ad uno che lavoravano si “arruolavano” gruppi di donne insieme per ore. i Luoghi “Alla Pesa” in via Cavour Nel 1975 Angela Da Lozzo, vedova Tomasella, da tutti conosciuta come Gina della Pesa, lascia la sua osteria in via Cavour con vista sul torrione di Largo Salvadorini. Un’osteria che è un porto di mare in quanto sede della pesa pubblica. L’edificio, di proprietà della famiglia Granzotto, è stato ricavato da un antico convento dei Cappuccini, denominato convento di S.Rocco. L’osteria non è in buone condizioni quando Marco Bravin e sua moglie Jacqueline decidono di trasferire lì la loro attività. La “Stella” ha bisogno di una ristrutturazione , ma con i proprietari non si riesce a mettersi d’accordo sui lavori da fare. I Bravin rilevano la “Pesa” e, dopo una sommaria sistemazione in attesa di lavori più accurati, aprono il bar il 10 maggio 1975. La porta del locale dà su Largo Salvadorini. All’interno una decina di tavoli. Sul lato sinistro c’è un caminetto, mentre la cucina, chiusa, è a destra. Ben presto attorno al locale dei Bravin si forma una clientela di habitué, giocatori di carte e impiegati degli uffici vicini per i quali proporre un menù molto semplice e casalingo. Il lavoro è comunque tanto e tutti, grandi e piccoli, sono chiamati a dare una mano. Il 17 febbraio 1978, improvvisamente, Marco Bravin muore. Jacqueline sente di non avere scelta e non ha esitazioni: il lavoro non la spaventa, non ha fatto altro da quando era poco più che una bambina. Tiene duro e porta avanti il bar, “mettendo su una pentola” a richiesta dei clienti più assidui. le Ricette di Mara Alla Pesa Minestra d’orzo e latte ramente a Forse piaceva a qualche cliente e sicu ata per acconnoi bambine, quindi veniva prepar tentare un po’ tutti. Far rosolare cipolla e carote a cubetti con dell’olio extravergine di oliva e magari un pezzetto di lardo. Aggiungere una foglia d’alloro, 200 gr di orzo già ammollato, sale e pepe e ½ litro di brodo. Far cuocere per mezz’ora e poi aggiungere ½ litro di latte, facendo bollire ancora per un po’. Servire con parmigiano grattugiato. Alla Pesa Zuppa inglese Mi ricorda le È il dolce che preparo da sempre. il “pezzo” forte nostre feste di compleanno in cui rmes e farcito era il pandispagna inzuppato d’alche per noi rimacon crema pasticcera. Ancora adesso ne il dessert più buono...del mondo! Mettere a bollire 1 litro e 400 ml di latte. Nel frattempo sbattere 9 tuorli con 200 gr di zucchero e una buccia di limone. Aggiungere 100 gr di farina, unire il latte e rimettere sul fuoco a fi amma bassa. Portare ad ebollizione e far cuocere per qualche minuto. In una teglia fare uno strato di savoiardi (per comodità, rispetto al più laborioso pandispagna) inzuppati nell’alchermes e stendervi metà della crema preparata; proseguire con un altro strato di biscotti e fi nire con la restante crema. Colare sulla zuppa della cioccolata preparata facendo sciogliere una tavoletta di fondente in un po’ d’acqua. Mettere in frigo e servire il giorno dopo. i Luoghi Trattoria Ristorante “Cavour” in via Cavour La nascita della trattoria - ristorante ha una data di inizio precisa: 10 dicembre 1983. Quasi esattamente vent’anni dopo la “Stella”, si apre una nuova epoca. Mara Bravin, dopo il diploma di scuola superiore, non ha voglia di soddisfare le aspirazioni materne che la spingono sulla strada dei concorsi pubblici. Prende tempo, forse perché sente che il suo posto è lì, nell’impresa di famiglia. Sente che la ristorazione può davvero diventare la professione di una vita. Ma i suoi occhi di ventenne vedono cose diverse da quella sala piccola e affollata della “Pesa”. Sognano un vero ristorante, un bar accogliente e luminoso, moderno, dove però la gente con- tinui a sentirsi a suo agio, prioprio come a casa. Iniziano i lavori di ristrutturazione: si cambia completamente l’arredamento, si attrezza la cucina in vista dell’elaborazione di menù meno ordinari a pranzo e anche a cena. L’obiettivo è quello di attirare una clientela più giovane e raffinata e, proprio per questo, viene eliminato una volta per tutte il gioco delle carte. Non si tratta di creare un ristorante ricercato e tantomeno esclusivo, ma di svecchiare la trattoria con nuove proposte e una conduzione più moderna, ma sempre familiare: il cliente rimane al centro delle attenzioni di Jacqueline, Mara, Cinzia e Michela, accolto da un ambiente nient’affatto asettico e impersonale. Fino al 1987 la cucina è il regno di Jacqueline. Quell’anno viene assunto il primo cuoco, le Ricette di Mara Cavour e Alla Pesa Baccalà alla veneta che contiAnche questo è un piatto di sempre he per asporto. nua ad essere molto richiesto, anc pazientemente Infatti sono rimasti pochi quelli che riosa prepasi cimentano con questa lunga e labo razione. Mettere a mollo il baccalà per 2-3 giorni in acqua fredda, cambiandola più volte al giorno. Pulirlo dalle lische e tagliarlo in pezzi. Metterlo in una bacinella, condire con sale e pepe e qualche manciata di farina. In una teglia da forno, posta su fi amma bassa, far soffriggere in un po’ d’olio extravergine di oliva cipolla, uno spicchio d’aglio e delle acciughe.Una volta che tutto si è sciolto, unire il baccalà in un unico strato, coprendolo di latte. Chiudere la pirofi la con un foglio di alluminio e infornare a 160° per 4-5 ore. Quando il latte si è del tutto asciugato, il baccalà è pronto. Aggiungere olio a crudo, prezzemolo tritato, un po’ di parmigiano. Regolare di sale e servire con polenta. Cavour Pasqualini qui vengono Ciambelline tipiche di Sacile: solo giano soltanto chiamate con questo nome. Si man o a prepararle in occasione della Pasqua. Continu o molte prove, con una ricetta personalizzata dop li faceva per mettendo in pratica i consigli di chi mestiere e per passione. Impastare 1 kg di farina con 500 gr di zucchero, 300 gr di burro morbido, 5 uova e 5 tuorli, sale, vaniglia, buccia di limone grattugiata e 10 gr di lievito. Con l’impasto formare dei rotolini che vanno chiusi ad anello. Spennellare con rosso d’uovo e infornare a 180° fi no a doratura. i Luoghi Trattoria Ristorante “Cavour” in via Cavour un giovane appena uscito dalla scuola alberghiera di Vittorio Veneto, che rimarrà al “Cavour” per sette anni. Dopo di lui, dietro i fornelli del “Cavour”si alterneranno altri tre chef. Nel 1990 viene conquistata una nuova tappa con la realizzazione di un’ampia e luminosa sala ristorante, costruita nel giardino posteriore, con vista sulle ombrose rive del fiume Livenza. Si cambia, si rinnova, ma lo stile è inconfondibile: la modernità è “scaldata” da vecchi mobili che fanno parte della storia dei Bravin e resa familiare dalle foto color seppia che attirano l’attenzione dalle pareti. E raccontano la storia della “Stella”, della “Pesa” e del “Cavour”. Dopo dieci anni, nel 2011 Mara decide di cambiare ancora. Questa volta tocca al bar che viene completamente ristrutturato: colori chiari, spazi funzionali, tanta luce e il discreto richiamo alla tradizione e alla memoria. Ma non basta: all’esterno della sala ristorante viene costruita una terrazza-belvedere quasi sospesa nel verde dove pranzare o cenare d’estate con l’illusione di essere immersi in un giardino d’altri tempi. i Collaboratori La prima cameriera fissa che entra a far parte dell’entourage di Marco e Jacqueline ha 16 anni e viene dalla loro stessa Pedemontana, da Coltura. Ada Dorigo arriva per la prima volta “Alla Stella” accompagnata dal fratello: è il 1967, la giovanissima Ada non ha mai lavorato in vita sua e, un po’ intimidita, inizia la sua esperienza dietro il bancone. Ma dà una mano a Jacqueline dove c’è più bisogno: al ristorante, nelle camere, in cucina (magari a pelare i quintali di patate da friggere per l’abitudinaria clientela del sabato sera e del pranzo della domenica che chiede quasi sempre cordon bleu o bistecche alla Bismarck con contorno di patate fritte). Con la sua divisa rosso bordeaux, Ada serve al banco vermouth e ombre, digestivi e caffè corretti a pensionati che fanno passare il tempo tra chiacchiere e partite a carte, e, alla sera, ai giovani che si ritrovano per concludere la giornata in compagnia degli amici e magari dare uno sguardo alla tivù accesa. “Sono sempre stata trattata come una di famiglia – racconta oggi – dormivo con loro in un piccolo appartamentro sopra al ristorante. Lavoravamo tanto ma tutti insieme, padroni e dipendenti fianco a fianco. Il fine settimana arrivavano due sorelle a dare una mano”. Ada lavora un paio d’anni “Alla Stella” e poi si trasferisce a Trieste, ma rimane sempre in contatto con Jacqueline e con Mara: “Alla Pesa”, anche dopo il matrimonio, viene chiamata a collaborare in cucina il martedì e il giovedì pomeriggio o in occasioni di giornate particolari come la “Sagra dei osei”. E a proposito di Sagra, Ada ne ricorda alcune di memorabili ai tempi della “Stella”, quando la zia Anna Bravin sforna in gran quantità crostate, focacce dolci, ciambelloni, mentre in cucina si lavora fin dalle prime ore del sabato a preparare trippe, quaglie e gnocchi. La domenica pomeriggio, quando piazza del Popolo viene ripulita da frasche e gabbie, i bar e i ristoranti mettono fuori sedie e tavolini: quelli dello “Stella” arrivano fin quasi alla Loggia del Municipio, e ci sono solo tre camerieri a correre come pazzi dalla cucina all’esterno. “Lavoravamo senza sosta – racconta Ada Dorigo – da sabato mattina fino alla mezzanotte di domenica. Ricordo che una volta Richetto, un ragazzo che ci dava una mano, la sera della domenica fu mandato a raccogliere delle erbe aromatiche nei vasi in cortile. Siccome non arrivava più, andammo a vedere cos’era successo: Richetto si era addormentato sopra l’aiuola”. Jacqueline e Mara chiamano di nuovo Ada a lavorare con loro nella cucina del “Cavour” dal 1997 al 2000. Ada Dorigo è soltanto la prima di una serie di collaboratori – cuochi, aiuto-cuochi e camerieri – che hanno partecipato all’impresa di Jacqueline e delle sue figlie, riuscendo sempre a stabilire un rapporto di familiare intesa. i Clienti Un freddo inverno “Alla Stella” Una sera d’autunno del 1971 – è l’8 o il 9 ottobre – scende alla stazione di Sacile un giovane siciliano. E’ un insegnante di Catania, arrivato per prendere servizio alla scuola media Nievo. Si chiama Giacomo Mirabella e non sa nemmeno dove alloggiare. “C’era un signore con un’Ape che faceva un po’ da tassista – racconta oggi – Fu lui a portarmi in piazza del Popolo e mi scaricò davanti all’albergo Stella”. Al giovane professore viene assegnata una camera, ma non c’è il riscaldamento e Giacomo Mirabella ricorda ancora le pesanti, ruvide e gelide lenzuola tra le quali dormiva. “Nei due mesi in cui rimasi i Clienti alla “Stella” patii molto il freddo e l’umidità e non esagero nel dire che a letto mi intabarravo con cuffie di lana e quant’altro per riscaldarmi. Per me fu davvero un inverno freddo, compensato dal calore della famiglia Bravin e in particolare della loro figlioletta Mara con cui noi clienti fissi giocavamo e che ci rallegrava”. Con il professor Mirabella sono alloggiati in albergo altri insegnanti, come lui provenienti dall’Italia del Sud. “Alcuni avevano la mezza pensione, altri la pensione intera e a volte capitava di mangiare tutti insieme, chiacchierando, e poi di farci una partita a carte. La “Stella” era il posto più economico di Sacile, a quell’epoca, e per i nostri magri stipendi andava più che bene”. Nel dicembre del 1971 Mirabella si sposa e va ad abitare con la moglie in un piccolo appartamento di Campo Marzio. Ma qualche volta torna a mangiare da Marco e Jacqueline con i quali mantiene un rapporto di familiarità. Il gioco del “majòn” Ai tavoli della “Pesa” gestita da Marco e Jacqueline, all’ora di pranzo siedono artigiani, che hanno le botteghe lì intorno, impiegati della vicina posta e qualcuno dei commercianti di via Cavour. Uno di questi, Silvano Romanin, deve solo attraversare la strada perchè il suo negozio di dischi e strumenti musicali, “All Music”, aperto il 14 maggio 1977, si trova proprio di fronte alla trattoria. “Venivo tutte le mattine da Pordenone – ricorda oggi – e la Pontebbana cominciava ad essere trafficata, così preferivo fermarmi a mangiare lì per non fare le corse avanti e indietro. La “Pesa” mi sembrò subito il locale ideale, comodità a parte: semplice, con una buona cucina di tipo casalingo e gestori molto affabili e gradevoli”. Silvano Romanin si ambienta subito e comincia non solo ad essere un cliente fisso, ma anche a portarci parenti (padre, madre, fratello) e amici (i numerosi rappresentanti di dischi e strumenti che ogni giorno gli fanno visita). Dalla bistecca alle trippe, dal fegato alla veneziana al classico “muset”, Marco e Jacqueline “ti combinavano in ogni momento, con gran- de disponibilità e scioltezza”, racconta Silvano che, dopo pranzo, si siede ad uno dei tavoli dove si gioca a carte: briscola, scopa, ma soprattutto “majòn” ovvero “maglione”, un gioco con 80 carte trevisane in cui bisogna mettere le carte in scala. Alla morte improvvisa di Marco, tutta la comunità di via Cavour si stringe a Jacqueline e alle sue figlie e le sostiene con la collaborazione, oltre che con l’affetto. Anche Silvano Romanin dà una mano e non fa mancare i consigli. “Si mangiava sempre bene – dice – ed era tutto in ordine. Jacqueline e poi anche Mara con Cinzia e Michela ti venivano incontro, quando e come potevano. Se avevo qualche lavoro da sbrigare, andavo da loro a prendermi, che so, le trippe e me le andavo a mangiare in negozio”. Silvano Romanin è titolare dell’“All Music” di Sacile fino al giugno 1995 e in vent’anni di attività non si limita a vendere dischi e strumenti, ma, in tempi in cui i commercianti non usavano andare al di là della vendita, è un infaticabile promotore dell’attività musicale in città, con l’organizzazione di concerti e spettacoli. Con Mara, Luciana Biason e suo marito Nicola, che avevano la fioreria lì vicino (e che, va detto, sono grandi amici e sostenitori della famiglia Bravin, nei momenti bui e anche in quelli gioiosi) e altri negozianti, Silvano Romanin crea un bel gruppo, pieno di iniziative e di voglia di fare. A loro il merito di aver organizzato la prima lotteria a Sacile, “Sacile ti fa partire”, con premi davvero importanti come un viaggio a Gerba. i Clienti Due krapfen al volo Fin dall’inizio della loro storia, fin dai tempi della “Stella”, Marco e Jacqueline e poi Mara, Cinzia e Michela hanno obbedito ad un “imperativo categorico”: il cliente è uno di famiglia e come tale va trattato. Ma ci sono clienti che hanno preso la cosa alla lettera e hanno fatto del “Cavour” lo scenario insostituibile per ogni ricorrenza o cerimonia importante. Come Carlo e Manu De Conto, assidui frequentatori della cucina di via Cavour fin dai primi tempi del loro matrimonio. “Abbiamo cominciato a mangiare qui quando nostra figlia Chiara era all’asilo – ricordano – Bastava dire “Mara, fa’ tì” e, come per magia, arrivavano in tavola piatti memorabili. Anzi: bisogna proprio dire che quando le si lascia completa libertà creativa, Mara raggiunge le vette più eccelse”. Carlo racconta di una serata di dicembre in cui, a tarda ora, in 15 amici piombano al “Cavour”. Il ristorante è quasi chiuso, ma Mara non si perde d’animo e imbastisce, una dietro l’altra, quattro pastasciutte rimaste insuperate nel ricordo di quei fortunati. I De Conto hanno sempre celebrato al “Cavour” i compleanni e gli anniversari di matrimonio “importanti”, divertendosi sempre molto e facendo proprio come se fossero a casa loro. Per i compleanni di ordinaria amministrazione, invece, per loro è d’obbligo un “aperitivo lungo” con gli amici, sempre al “Cavour”. E quan- do tocca alle sorelle Bravin compiere gli anni, Carlo non si dimentica di passare come un lampo, dentro una porta del bar e fuori dall’altra, gridando “Auguri”. “Mi viziano – aggiunge – tanto che, quando Mara prepara i suoi formidabili krapfen, Cinzia mi telefona in ufficio e io, appena posso, verso le 11 della mattina, quando sono pronti i krapfen migliori, corro qui a mangiarmene due ancora caldi”. La testimonianza di Carlo e Manu De Conto potrebbe essere ripetuta da molti altri clienti del locale di via Cavour. Persone di età diverse, diverse esperienze di vita e di professione, diversi gusti che hanno comunque trovato nel bar-ristorante oggi gestito dalle sorelle Bravin un pezzo di “casa”, dove essere accolti e “coccolati” per un po’. Persone che non hanno mai fatto mancare a Jacqueline, Mara, Cinzia e Michela il loro affetto e la loro “fedeltà”. Grazie a… …tutti coloro che in questi 50 anni ci hanno permesso di essere come siamo… …tutti coloro con cui abbiamo riso gioito e pianto… …tutti i familiari …tutti gli amici… …tutti i clienti… …tutti i nostri collaboratori, in particolare a Roberta, Nicoleta e Dario che ancora ci sopportano… e a Maria Balliana. Grazie a tutti, ma proprio a tutti! Testi e coordinamento editoriale: Maria Balliana Progetto grafico: Carla Da Re - Tipografia Composit Finito di stampare nel dicembre 2013 da Composit Francenigo di Gaiarine (Tv) - www.composit-stampa.it Via Cavour, 31 33077 Sacile (PN) Tel. 0434 71489