Scopri la storia del Bar Trattoria Cavour ()

CAVOUR
STORIA
di
FAMIGLIA
una
50 anni
di ristorazione a Sacile
1963-2013: le due date racchiudono cinquant’anni di lavoro e di vita di nostra madre Jacqueline.
Il desiderio di celebrare questo anniversario in modo altrettanto significativo rispetto a come è
stato vissuto questo lungo tempo fatto di fatica, di sacrifici ma anche di soddisfazioni e di conquiste,
è alla base di questa pubblicazione.
Così – con il racconto delle vicende passate, con i ricordi dei protagonisti della storia iniziata
dall’albergo-ristorante “Alla Stella” e continuata al bar-ristorante “Cavour”, passando dalla trattoria
“Alla Pesa”, con le testimonianze di collaboratori e clienti fedeli – abbiamo voluto rendere il giusto
omaggio a mamma Jacqueline. Un omaggio a tutto ciò che ha fatto, a come l’ha fatto, agli insegnamenti che con l’esempio e la sua forza d’animo ci ha dato. Un omaggio che non vuole esaurirsi nel
breve momento di una festa, ma ha l’ambizione di custodire la nostra memoria per gli anni a venire.
Sempre con lo spirito che ci ha contraddistinto, basato sul profondo rispetto per il passato e le tradizioni, ma con la mente e il cuore aperti agli stimoli del presente ed ai progetti per il futuro.
E’ una storia molto “di famiglia” – come dice bene il titolo – in cui, però, qualche Sacilese ritroverà
luoghi, volti, atmosfere forse dimenticati, dei quali è bello e giusto condividere il ricordo.
Mara Bravin
la Storia
la Storia
Per la riuscita
di una ricetta
sono fondamentali
gli ingredienti,
le dosi e
il procedimento...
I cinquant’anni del ristorante “Cavour” di
Sacile sono il felice risultato di una ricetta eseguita a regola d’arte.
Ci sono gli ingredienti “giusti” che sono Jacqueline e le sue tre figlie che hanno lavorato e
lavorato e lavorato (ecco l’“esecuzione” della
ricetta, che non può prescindere dalla fatica e
dall’impegno, ma anche dal piacere di fare).
Quattro donne sostenute – in modi e quantità
diverse (ecco le “dosi”, calibrate con equilibrio e
sapienza) – dall’amore, dalla passione, dal senso
del dovere, dalla capacità di condividere e dal
coraggio.
Cinquant’anni sono una vita, rappresentano
un bel pezzo di storia. Ma oggi che viviamo in
un presente fulmineo in cui tutto – merci, persone, mode – viene bruciato in poco tempo per
passare oltre, è diventato quasi un vezzo poter
vantare qualche anno (a volte anche pochi) di
attività. Perché la storia, la tradizione, la memoria, nonostante l’incalzare urgente della società dei consumi e delle comunicazioni, danno
ancora sicurezza e contribuiscono a consolidare
un’immagine affidabile e garantita.
Nel caso del “Cavour”, diventato per i Sacilesi
di almeno due generazioni non solo un punto di
ritrovo, ma anche un riferimento nella geografia
della città, la storia c’è, non è una forzatura del
marketing. Né Jacqueline, né Mara, Cinzia e Michela hanno mai rinnegato o alterato la storia di
duro lavoro che si snoda alle loro spalle. E non
hanno neanche mai abusato della “tradizione”
che , naturalmente, ha forgiato il loro stile.
Dice Mara: “Le cose sono accadute quasi da
sole, si trattava di andarci dietro”. Ma dice anche: “Per come concepisco la vita, non avrei mai
potuto non guardare sempre avanti, cercare e
cogliere spunti per innovare e cambiare”.
Intuito, capacità di adattarsi, rispetto del
passato e nello stesso tempo inesauribile voglia
di mettersi in gioco,di sperimentare, di cercare
il nuovo a partire dalle proprie capacità e dalle
proprie esperienze. Se un “segreto” ci deve essere dietro il “Cavour”, è questo mix che Jacqueline Donadel e le sorelle Bravin hanno coltivato
per tutto questo tempo.
La storia che Jacqueline racconta, con il sorriso mite e pieno di saggezza che non l’abbandona mai, inizia un settembre di cinquant’anni
fa, a Sacile, in piazza del Popolo, in un albergoristorante chiamato “Alla Stella”. E prosegue in
via Cavour nel 1975 nella “Trattoria alla Pesa”,
per culminare nel 1983 nel “Cavour” che tutti
conosciamo.
i Protagonisti
i Protagonisti
Pietro Marco
Bravin
chiamato da tutti Marco
Nato a S. Giovanni di
Polcenigo nel 1933
Segno zodiacale: Bilancia
Segni particolari:
determinato, preciso fino
alla pignoleria, serio e
tuttavia amante della
buona compagnia e ben
disposto all’allegria.
Segue il calcio,
ma è appassionato
soprattutto di ciclismo
È un’autodidatta in cucina, come tutti a quell’epoca, con una guerra appena finita e un’Italia da
ricostruire.
E come molti giovani della Pedemontana pordenonese, se ne va e comincia a lavorare nelle
località turistiche più rinomate, in Italia e all’estero. È cuoco nei grandi alberghi di Venezia,
Cortina d’Ampezzo, St Moritz, Bellinzona.
Ma il sogno è quello di fermarsi e di mettersi in
proprio, cosa che gli riesce con la donna giusta,
Jacqueline Donadel, sposata nel 1960.
Muore improvvisamente il 17 febbraio 1978, a
soli 45 anni.
Jacqueline Donadel
Nata in Francia nel 1939
Segno zodiacale: Cancro
Segni particolari: inguaribile ottimismo,
senso di umanità e leggerezza di spirito
che l’hanno guidata in tutta la sua vita
Inizia a lavorare a 14 anni, andando a Milano
presso una famiglia. Poi è guardarobiera o cameriera in ristoranti e alberghi delle grandi città
o di importanti centri turistici.
L’incontro con Marco Bravin è datato 1958 e avviene a Coltura. Qui si sposano il 26 novembre
1960. Una fugace “luna di miele” e il 15 dicembre sono entrambi a lavorare per la stagione
invernale all’Hotel Palace di St Moritz, lui come
cuoco, lei come stiratrice.
Ma intanto cercano un’occasione per aprire un
locale in proprio dalle parti di casa. Ci riescono
alla fine del 1963, circa un anno dopo la nascita
della primogenita, Mara.
Jacqueline, madre di tre bambine di 15, 6 e 3
anni, rimane vedova a 39 anni.
Continua a lavorare a ritmi quasi insostenibili,
18 ore di fila, senza mai perdersi d’animo.
Nel 1988 sposa Romano Lot che ha sempre sostenuto lei e le sue figlie nella loro attività.
Ha lasciato la cucina del “Cavour” nel 2010, ma
un salto lì lo fa tutte le mattine. Oggi è una donna soddisfatta che non indulge in rimpianti o
lamentele che sono lontani dal suo stile. Il lavoro
– ed è stato davvero duro – non le è mai pesato:
ha fatto sempre quello che era necessario e giusto fare, lasciando ad altri il tempo e la voglia di
“ricamarci” su.
È nonna di Riccardo, Anna, Elena e Laura.
1988, e alle sue figlie. Ha sempre un consiglio
per tutti e un aiuto, materiale e morale. Durante
le varie fasi di ristrutturazione del “Cavour” la
sua esperienza di costruttore ha un ruolo decisivo. Dall’orto e dal pollaio della casa di Villorba
verdure e animali da cortile arrivano quotidianamente nella cucina del “Cavour”.
Mara Bravin
Nato a S Giovanni di Polcenigo nel 1933
Segno zodiacale: Vergine
Segni particolari: riservato e taciturno, ha la
forza della pacatezza. Quando si esprime, lo fa
con il peso dell’esperienza e della saggezza
Nata a Sacile nel 1962
Segno Zodiacale: Bilancia
Segni particolari: con il padre, oltre al segno
zodiacale, ha in comune la determinatezza
(qualcuno la chiama “testardaggine”).
Dalla mamma ha ereditato la positività del
carattere che la porta a cogliere sempre il lato
migliore delle persone, delle cose, delle situazioni.
È una leader nata, mai autoritaria e sempre
capace di coinvolgere i collaboratori e condividere
con loro scelte e obiettivi
Già amico di famiglia, dopo la morte di Marco
Bravin rimane vicino a Jacqueline, che sposa nel
Mara Bravin è la bambina più fotografata di
piazza del Popolo perché la sua vera casa è l’al-
Romano Lot
i Protagonisti
bergo-ristorante dei suoi, proprio di fronte al semaforo che fa da sfondo a numerose istantanee
di Mara bambina, scattate dai clienti affezionati
della “Stella”. Clienti che le fanno da padrini e
madrine, la portano a vedere i treni al passaggio
a livello in fondo a via Balliana, la seguono nei
compiti di scuola.
Si diploma ragioniera nel 1981.
Nonostante le pressioni della mamma che la
vorrebbe impiegata in posta o in qualche azienda, Mara decide di gestire con lei il locale di via
Cavour, apportando importanti e decisivi cambiamenti.
Emerge con sempre più evidenza la sua bravura
di pasticcera e la sua passione per biscotti e torte, probabilmente ereditata da una zia materna,
Anna Bravin, abilissima a fare focacce e dolci
tradizionali. Per Mara una passione coltivata
da “zero”, con pazienza e costanza, da quando
suo padre le insegnava a montare le uova con lo
zucchero fino a riempire la terrina di un impasto
dorato e spumoso.
Dopo il tiramisù e la zuppa inglese, la strada è
aperta alle crostate con i ripieni più nuovi, ma
con un’inconfondibile “aria” casalinga.
È mamma di Riccardo.
Cinzia
Bravin
Michela
Bravin
Nata a Sacile nel 1972
Segno zodiacale: Pesci
Segni particolari:
il sorriso pieno di calore
con cui accoglie tutti da dietro il bancone del
bar, insieme con la battuta pronta e il profondo
rispetto per ogni persona, conosciuta o meno
Nata a Sacile nel 1975
Segno zodiacale: Gemelli
Segni particolari:
la freschezza e la disponibilità.
È lo “spirito” leggero e grazioso che passa da un
tavolo all’altro. I viaggi sono la sua passione e forse,
ogni tanto, sogna ancora di volare lontano
Anche lei cresce in “bottega”, nella famiglia allargata che sono i clienti del bar “Alla Pesa”.
Ha un carattere ribelle e vive con insofferenza
dentro i confini di quel locale per cui nutre un
sentimento ambivalente di odio e amore. Eppure
non si sottrae al lavoro, neanche lei, e con la sorellina più piccola aiuta a stirare le centinaia di
tovaglioli del ristorante e a lavare i bicchieri.
Dopo il diploma superiore, si iscrive alla Facoltà di Lingue, a Udine, ma, inquieta, si mette a
lavorare. Vorrebbe scappare lontano da Sacile e
soprattutto dal “Cavour” perchè si sente schiacciata da tutto quel lavoro che madre e sorella
hanno scelto.
Ma alla fine ritorna a fare la sua parte, con grande professionalità, impegno e dedizione.
È mamma di Anna, Elena e Laura, le tre “opere” – lei dice – che le sono riuscite meglio e da
cui si sente realizzata.
La mamma Jacqueline è incinta di lei quando, col marito e le altre due figliolette, lascia lo
“Stella” e trasferisce l’attività “Alla Pesa”, popolare osteria di via Cavour.
i Protagonisti
Più vicina d’età a Cinzia, con lei condivide la cameretta sopra il bar, riscaldata d’inverno da una
stufa a cherosene e priva di acqua calda. Come
Cinzia, frequenta l’asilo e la scuola elementare
di via Ettoreo e, come succede anche alla sorella, a volte viene “dimenticata” lì e riportata a
casa dalla maestra.
Si laurea in Scienze e tecnologie alimentari
all’Università di Udine.
Lavora al controllo qualità della Colussi di Vittorio Veneto, ma nelle pause del lavoro piomba
al “Cavour” per dare una mano.
Dal 2010 si alterna al bancone del bar con
Cinzia.
i Luoghi
Albergo-Ristorante “Alla
i Luoghi
Stella” in piazza del Popolo
Nel palazzo di proprietà dei commercianti di
vini e liquori Marchesini, di fronte al Municipio
(prima Teatro Sociale), è aperto questo piccolo
albergo con ristorante e con annessa stalla (più
tardi trasformata in garage) che si raggiunge
attraverso il profondo androne che sbuca in un
piccolo cortile, tuttora esistente.
Siamo nel 1963: Marco Bravin e Jacqueline
Donadel, novelli genitori di una bambina, entrano in trattativa per prendere in affitto il locale rimasto chiuso alcuni mesi. Definito l’accordo
e dopo una rapida sistemata, Jacqueline avvia
la nuova gestione da sola perché il marito deve
finire la stagione come cuoco a Saint Moritz. Per
venti giorni c’è lei dietro al bancone, aiutata soltanto da una zia.
Il suo è un vero e proprio “battesimo” del fuoco: la seconda sera il signor Bet, titolare del dancing sacilese “La Sirenella”, le chiede di ospitare
nel suo albergo per una sola notte una novantina
di militari: “Vedrai, ti porterà fortuna”.
Jacqueline accetta e così vede riempirsi le 18
camere di brandine da campo e divise.
L’albergo-ristorante “Alla Stella” ha un’ampia sala bar in cui si entra dalla porta che dà
sui portici della piazza. Il bancone in formica
con ripiano di acciaio è a destra; ci sono circa
otto tavolini a cui siede una clientela esclusivamente maschile e più o meno fissa che viene qui
non solo per consumare, ma anche per giocare
a carte e per vedere la televisione. In fondo al
bar, scendendo uno scalino, c’è la sala ristorante
ai cui tavoli, coperti da tovaglie bianche, possono sedere una trentina di persone. La cucina è
aperta e sul fondo, con accanto uno sgabuzzino
di disbrigo.
Anche l’albergo è meta di clienti abituali:
insegnanti, impiegati daziari, rappresentanti di
commercio, militari. Per loro Jacqueline e Marco preparano piatti casalinghi: tante cotolette e
patate fritte, arrosti e bolliti, qualche semplice
dolce preparato dalla zia Anna Bravin, esperta cuoca in occasione di matrimoni e cerimonie
private.
Quando è tempo della “Sagra dei osei”, i
Bravin allestiscono tavoli all’esterno e prepa-
i Luoghi
Albergo-Ristorante “Alla
rano “polenta e osei”, trippe e
quaglie, panini e gelati.
Rispetto agli “storici” bar
della piazza, come il “Commercio” e il “Nuovo”, la “Stella” è
sicuramente più popolare. In
un’epoca in cui c’è ancora una
classificazione per ceto sociale di
caffé ed osterie, il locale dei Bravin si caratterizza per l’estrema
familiarità della gestione e per
la clientela di operai, artigiani e
impiegati. Marco e Jacqueline –
e come loro anche le figlie – hanno sempre considerato i clienti –
qualsiasi cliente – come persone
di casa a cui riservare le attenzioni e l’accoglienza di un familiare o di un amico, cercando di
soddisfarne i gusti e le golosità.
I clienti sono talmente “di
casa” che non è raro che Marco Bravin riaccompagni in macchina qualche avventore che ha
esagerato con le “ombre”.
O che Jacqueline, con dolcezza ma anche con fermezza,
prenda sottobraccio l’ubriaco di
turno e, sgridandolo un poco, lo
sospinga verso casa.
Stella” in piazza del Popolo
le Ricette di Mara
Alla Stella
“Polenta e osei”
Alla Stella
Minestra di riso e fegatini
Far cuocere i fegatini di pollo in un fondo
di olio extravergine di oliva in cui si è fatta
soffriggere della cipolla. Bagnare con un po’
di brandy, far evaporare e portare a cottura.
Aggiungere il riso e poi il brodo preparato in
precedenza. Cuocere per 20 minuti, regolare di
sale e infine aggiungere un trito di prezzemolo.
vire con una spolverizzata di parmigiano
Ser
Come si procedeva alla preparazione?
grattugiato.
iven
ei”
“os
gli
ti,
uga
asci
ed
ati
lav
Una volta
vano tagliati sulla schiena e stesi sul tavolo per
essere salati e pepati. Si metteva una fettina di
pancetta fresca all’interno e, una volta chiusi, se
ne infi lavano 4 o 5 su ciascuno spiedino.
Si rosalavano in padella, bagnandoli con il
vino bianco. Poi gli spiedini venivano allineati
sopra una placca da forno con qualche fi occhetto
di burro e si facevano cuocere a circa 180° per
mezz’ora. Dovevano risultare dorati ed essere
serviti caldi con una buona polenta.
(che oggi
Piatto tipico della tradizione sacilese
parato sopratnon si può più cucinare), veniva pre
osei”. Non si
tutto in occasione della “Sagra dei
oli volatili, catpuò immaginare la quantità di picc
vavano in cuciturati nelle “uccellande”, che arri
e per questo
na: bisognava spennarli uno ad uno
che lavoravano
si “arruolavano” gruppi di donne
insieme per ore.
i Luoghi
“Alla Pesa” in via Cavour
Nel 1975 Angela Da Lozzo, vedova Tomasella, da tutti conosciuta come Gina della
Pesa, lascia la sua osteria in via Cavour con
vista sul torrione di Largo Salvadorini. Un’osteria che è un porto di mare in quanto sede
della pesa pubblica. L’edificio, di proprietà
della famiglia Granzotto, è stato ricavato da
un antico convento dei Cappuccini, denominato convento di S.Rocco.
L’osteria non è in buone condizioni quando Marco Bravin e sua moglie Jacqueline decidono di trasferire lì la loro attività. La “Stella” ha bisogno di una
ristrutturazione , ma con i proprietari non si riesce a mettersi d’accordo sui
lavori da fare. I Bravin rilevano la “Pesa” e, dopo una sommaria sistemazione
in attesa di lavori più accurati, aprono il bar il 10 maggio 1975.
La porta del locale dà su Largo Salvadorini. All’interno una decina di
tavoli. Sul lato sinistro c’è un caminetto, mentre la cucina, chiusa, è a destra.
Ben presto attorno al locale dei Bravin si forma una clientela di habitué,
giocatori di carte e impiegati degli uffici vicini per i quali proporre un menù
molto semplice e casalingo. Il lavoro è comunque tanto e tutti, grandi e piccoli, sono chiamati a dare una mano.
Il 17 febbraio 1978, improvvisamente, Marco Bravin muore.
Jacqueline sente di non avere scelta e non ha esitazioni: il lavoro non
la spaventa, non ha fatto altro da
quando era poco più che una bambina. Tiene duro e porta avanti il bar,
“mettendo su una pentola” a richiesta dei clienti più assidui.
le Ricette di Mara
Alla Pesa
Minestra d’orzo e latte
ramente a
Forse piaceva a qualche cliente e sicu
ata per acconnoi bambine, quindi veniva prepar
tentare un po’ tutti.
Far rosolare cipolla e carote a cubetti con
dell’olio extravergine di oliva e magari un
pezzetto di lardo.
Aggiungere una foglia d’alloro, 200 gr di
orzo già ammollato, sale e pepe e ½ litro di
brodo. Far cuocere per mezz’ora e poi aggiungere ½ litro di latte, facendo bollire ancora per
un po’.
Servire con parmigiano grattugiato.
Alla Pesa
Zuppa inglese
Mi ricorda le
È il dolce che preparo da sempre.
il “pezzo” forte
nostre feste di compleanno in cui
rmes e farcito
era il pandispagna inzuppato d’alche
per noi rimacon crema pasticcera. Ancora adesso
ne il dessert più buono...del mondo!
Mettere a bollire 1 litro e 400 ml di latte.
Nel frattempo sbattere 9 tuorli con 200 gr di
zucchero e una buccia di limone. Aggiungere
100 gr di farina, unire il latte e rimettere sul
fuoco a fi amma bassa. Portare ad ebollizione
e far cuocere per qualche minuto. In una teglia
fare uno strato di savoiardi (per comodità, rispetto al più laborioso pandispagna) inzuppati
nell’alchermes e stendervi metà della crema
preparata; proseguire con un altro strato di
biscotti e fi nire con la restante crema. Colare
sulla zuppa della cioccolata preparata facendo
sciogliere una tavoletta di fondente in un po’
d’acqua. Mettere in frigo e servire il giorno
dopo.
i Luoghi
Trattoria Ristorante “Cavour” in via Cavour
La nascita della trattoria - ristorante ha una
data di inizio precisa: 10 dicembre 1983. Quasi
esattamente vent’anni dopo la “Stella”, si apre
una nuova epoca. Mara Bravin, dopo il diploma
di scuola superiore, non ha voglia di soddisfare le aspirazioni materne che la spingono sulla
strada dei concorsi pubblici.
Prende tempo, forse perché sente che il suo posto è lì, nell’impresa di famiglia. Sente che la ristorazione può davvero diventare la professione
di una vita.
Ma i suoi occhi di ventenne vedono cose diverse da quella sala piccola
e affollata della “Pesa”.
Sognano un vero ristorante, un bar accogliente e
luminoso, moderno, dove però la gente con-
tinui a sentirsi a suo agio, prioprio come a
casa. Iniziano i lavori di ristrutturazione: si
cambia completamente l’arredamento, si attrezza la cucina in vista dell’elaborazione di
menù meno ordinari a pranzo e anche a cena.
L’obiettivo è quello di attirare una clientela
più giovane e raffinata e, proprio per questo,
viene eliminato una volta per tutte il gioco delle
carte.
Non si tratta di creare un ristorante ricercato e tantomeno esclusivo, ma di svecchiare la
trattoria con nuove proposte e una conduzione
più moderna, ma sempre familiare: il cliente
rimane al centro delle attenzioni di Jacqueline,
Mara, Cinzia e Michela, accolto da un ambiente
nient’affatto asettico e impersonale.
Fino al 1987 la cucina è il regno di Jacqueline. Quell’anno viene assunto il primo cuoco,
le Ricette di Mara
Cavour e Alla Pesa
Baccalà alla veneta
che contiAnche questo è un piatto di sempre
he per asporto.
nua ad essere molto richiesto, anc
pazientemente
Infatti sono rimasti pochi quelli che
riosa prepasi cimentano con questa lunga e labo
razione.
Mettere a mollo il baccalà per 2-3 giorni in
acqua fredda, cambiandola più volte al giorno. Pulirlo dalle lische e tagliarlo in pezzi.
Metterlo in una bacinella, condire con sale e
pepe e qualche manciata di farina. In una teglia
da forno, posta su fi amma bassa, far soffriggere
in un po’ d’olio extravergine di oliva cipolla,
uno spicchio d’aglio e delle acciughe.Una volta
che tutto si è sciolto, unire il baccalà in un
unico strato, coprendolo di latte. Chiudere la
pirofi la con un foglio di alluminio e infornare
a 160° per 4-5 ore. Quando il latte si è del
tutto asciugato, il baccalà è pronto. Aggiungere olio a crudo, prezzemolo tritato, un po’
di parmigiano. Regolare di sale e servire con
polenta.
Cavour
Pasqualini
qui vengono
Ciambelline tipiche di Sacile: solo
giano soltanto
chiamate con questo nome. Si man
o a prepararle
in occasione della Pasqua. Continu
o molte prove,
con una ricetta personalizzata dop
li faceva per
mettendo in pratica i consigli di chi
mestiere e per passione.
Impastare 1 kg di farina con 500 gr di zucchero, 300 gr di burro morbido, 5 uova e 5
tuorli, sale, vaniglia, buccia di limone grattugiata e 10 gr di lievito. Con l’impasto formare
dei rotolini che vanno chiusi ad anello. Spennellare con rosso d’uovo e infornare a 180°
fi no a doratura.
i Luoghi
Trattoria Ristorante “Cavour” in via Cavour
un giovane appena uscito dalla scuola alberghiera di Vittorio Veneto, che rimarrà al “Cavour” per sette anni. Dopo di lui, dietro i fornelli del “Cavour”si alterneranno altri tre chef.
Nel 1990 viene conquistata una nuova tappa
con la realizzazione di un’ampia e luminosa sala
ristorante, costruita nel giardino posteriore, con
vista sulle ombrose rive del fiume Livenza.
Si cambia, si rinnova, ma lo stile è inconfondibile: la modernità è “scaldata” da vecchi mobili che fanno parte della storia dei Bravin e resa
familiare dalle foto color seppia che attirano
l’attenzione dalle pareti. E raccontano la storia
della “Stella”, della “Pesa” e del “Cavour”.
Dopo dieci anni, nel 2011 Mara decide di
cambiare ancora. Questa volta tocca al bar che
viene completamente ristrutturato: colori chiari,
spazi funzionali, tanta luce e il discreto richiamo
alla tradizione e alla memoria. Ma non basta:
all’esterno della sala ristorante viene costruita
una terrazza-belvedere quasi sospesa nel verde
dove pranzare o cenare d’estate con l’illusione di
essere immersi in un giardino d’altri tempi.
i Collaboratori
La prima cameriera fissa
che entra a far
parte dell’entourage
di
Marco e Jacqueline ha 16 anni e viene dalla loro
stessa Pedemontana, da Coltura.
Ada Dorigo arriva per la prima volta “Alla Stella” accompagnata dal fratello: è il 1967, la giovanissima Ada non ha mai lavorato in vita sua e,
un po’ intimidita, inizia la sua esperienza dietro
il bancone.
Ma dà una mano a Jacqueline dove c’è più
bisogno: al ristorante, nelle camere, in cucina
(magari a pelare i quintali di patate da friggere
per l’abitudinaria clientela del sabato sera e del
pranzo della domenica che chiede quasi sempre
cordon bleu o bistecche alla Bismarck con contorno di patate fritte).
Con la sua divisa rosso bordeaux, Ada serve al banco vermouth e ombre, digestivi e caffè
corretti a pensionati che fanno passare il tempo
tra chiacchiere e partite a carte, e, alla sera, ai
giovani che si ritrovano per concludere la giornata in compagnia degli amici e magari dare uno
sguardo alla tivù accesa.
“Sono sempre stata trattata come una di famiglia – racconta oggi – dormivo con loro in un
piccolo appartamentro sopra al ristorante. Lavoravamo tanto ma tutti insieme, padroni e dipendenti fianco a fianco. Il fine settimana arrivavano
due sorelle a dare una mano”.
Ada lavora un paio d’anni “Alla Stella” e
poi si trasferisce a Trieste, ma rimane sempre in
contatto con Jacqueline e con Mara: “Alla Pesa”,
anche dopo il matrimonio, viene chiamata a collaborare in cucina il martedì e il giovedì pomeriggio o in occasioni di giornate particolari come
la “Sagra dei osei”.
E a proposito di Sagra, Ada ne ricorda alcune
di memorabili ai tempi della “Stella”, quando la
zia Anna Bravin sforna in gran quantità crostate,
focacce dolci, ciambelloni, mentre in cucina si
lavora fin dalle prime ore del sabato a preparare
trippe, quaglie e gnocchi. La domenica pomeriggio, quando piazza del Popolo viene ripulita da
frasche e gabbie, i bar e i ristoranti mettono fuori
sedie e tavolini: quelli dello “Stella” arrivano fin
quasi alla Loggia del Municipio, e ci sono solo
tre camerieri a correre come pazzi dalla cucina
all’esterno. “Lavoravamo senza sosta – racconta
Ada Dorigo – da sabato mattina fino alla mezzanotte di domenica. Ricordo che una volta Richetto, un ragazzo che ci dava una mano, la sera
della domenica fu mandato a raccogliere delle
erbe aromatiche nei vasi in cortile. Siccome non
arrivava più, andammo a vedere cos’era successo: Richetto si era addormentato sopra l’aiuola”.
Jacqueline e Mara chiamano di nuovo Ada a
lavorare con loro nella cucina del “Cavour” dal
1997 al 2000.
Ada Dorigo è soltanto la prima di una serie di
collaboratori – cuochi, aiuto-cuochi e camerieri
– che hanno partecipato all’impresa di Jacqueline e delle sue figlie, riuscendo sempre a stabilire
un rapporto di familiare intesa.
i Clienti
Un freddo inverno “Alla Stella”
Una sera d’autunno del 1971 – è l’8 o il 9 ottobre – scende alla stazione di Sacile un giovane
siciliano. E’ un insegnante di Catania, arrivato
per prendere servizio alla scuola media Nievo. Si
chiama Giacomo Mirabella e non sa nemmeno
dove alloggiare. “C’era un signore con un’Ape
che faceva un po’ da tassista – racconta oggi
– Fu lui a portarmi in piazza del Popolo e mi
scaricò davanti all’albergo Stella”. Al giovane
professore viene assegnata una camera, ma non
c’è il riscaldamento e Giacomo Mirabella ricorda ancora le pesanti, ruvide e gelide lenzuola tra
le quali dormiva. “Nei due mesi in cui rimasi
i Clienti
alla “Stella” patii molto il freddo e l’umidità e
non esagero nel dire che a letto mi intabarravo
con cuffie di lana e quant’altro per riscaldarmi.
Per me fu davvero un inverno freddo, compensato dal calore della famiglia Bravin e in
particolare della loro figlioletta Mara con cui noi
clienti fissi giocavamo e che ci rallegrava”.
Con il professor Mirabella sono alloggiati in
albergo altri insegnanti, come lui provenienti
dall’Italia del Sud. “Alcuni avevano la mezza
pensione, altri la pensione intera e a volte capitava di mangiare tutti insieme, chiacchierando,
e poi di farci una partita a carte. La “Stella” era
il posto più economico di Sacile, a quell’epoca, e
per i nostri magri stipendi andava più che bene”.
Nel dicembre del 1971 Mirabella si sposa e
va ad abitare con la moglie in un piccolo appartamento di Campo Marzio. Ma qualche volta
torna a mangiare da Marco e Jacqueline con i
quali mantiene un rapporto di familiarità.
Il gioco del “majòn”
Ai tavoli della “Pesa” gestita da Marco e Jacqueline, all’ora di pranzo siedono artigiani, che
hanno le botteghe lì intorno, impiegati della vicina posta e qualcuno dei commercianti di via
Cavour. Uno di questi, Silvano Romanin, deve
solo attraversare la strada perchè il suo negozio di dischi e strumenti musicali, “All Music”,
aperto il 14 maggio 1977, si trova proprio di
fronte alla trattoria. “Venivo tutte le mattine da
Pordenone – ricorda oggi – e la Pontebbana cominciava ad essere trafficata, così preferivo fermarmi a mangiare lì per non fare le corse avanti
e indietro. La “Pesa” mi sembrò subito il locale ideale, comodità a parte: semplice, con una
buona cucina di tipo casalingo e gestori molto
affabili e gradevoli”.
Silvano Romanin si ambienta subito e comincia non solo ad essere un cliente fisso, ma
anche a portarci parenti (padre, madre, fratello) e amici (i numerosi rappresentanti di dischi
e strumenti che ogni giorno gli fanno visita).
Dalla bistecca alle trippe, dal fegato alla veneziana al classico “muset”, Marco e Jacqueline
“ti combinavano in ogni momento, con gran-
de disponibilità e scioltezza”, racconta Silvano
che, dopo pranzo, si siede ad uno dei tavoli dove
si gioca a carte: briscola, scopa, ma soprattutto
“majòn” ovvero “maglione”, un gioco con 80
carte trevisane in cui bisogna mettere le carte
in scala.
Alla morte improvvisa di Marco, tutta la comunità di via Cavour si stringe a Jacqueline e
alle sue figlie e le sostiene con la collaborazione,
oltre che con l’affetto. Anche Silvano Romanin
dà una mano e non fa mancare i consigli. “Si
mangiava sempre bene – dice – ed era tutto in
ordine. Jacqueline e poi anche Mara con Cinzia
e Michela ti venivano incontro, quando e come
potevano. Se avevo qualche lavoro da sbrigare,
andavo da loro a prendermi, che so, le trippe e
me le andavo a mangiare in negozio”.
Silvano Romanin è titolare dell’“All Music”
di Sacile fino al giugno 1995 e in vent’anni di
attività non si limita a vendere dischi e strumenti, ma, in tempi in cui i commercianti non
usavano andare al di là della vendita, è un infaticabile promotore dell’attività musicale in città, con l’organizzazione di concerti e spettacoli.
Con Mara, Luciana Biason e suo marito Nicola,
che avevano la fioreria lì vicino (e che, va detto, sono grandi amici e sostenitori della famiglia
Bravin, nei momenti bui e anche in quelli gioiosi) e altri negozianti, Silvano Romanin crea un
bel gruppo, pieno di iniziative e di voglia di fare.
A loro il merito di aver organizzato la prima lotteria a Sacile, “Sacile ti fa partire”, con premi
davvero importanti come un viaggio a Gerba.
i Clienti
Due krapfen al volo
Fin dall’inizio della loro storia, fin dai tempi
della “Stella”, Marco e Jacqueline e poi Mara,
Cinzia e Michela hanno obbedito ad un “imperativo categorico”: il cliente è uno di famiglia
e come tale va trattato. Ma ci sono clienti che
hanno preso la cosa alla lettera e hanno fatto
del “Cavour” lo scenario insostituibile per ogni
ricorrenza o cerimonia importante. Come Carlo e Manu De Conto, assidui frequentatori della
cucina di via Cavour fin dai primi tempi del loro
matrimonio. “Abbiamo cominciato a mangiare
qui quando nostra figlia Chiara era all’asilo –
ricordano – Bastava dire “Mara, fa’ tì” e, come
per magia, arrivavano in tavola piatti memorabili. Anzi: bisogna proprio dire che quando le si
lascia completa libertà creativa, Mara raggiunge le vette più eccelse”.
Carlo racconta di una serata di dicembre in
cui, a tarda ora, in 15 amici piombano al “Cavour”. Il ristorante è quasi chiuso, ma Mara non
si perde d’animo e imbastisce, una dietro l’altra,
quattro pastasciutte rimaste insuperate nel ricordo di quei fortunati.
I De Conto hanno sempre celebrato al “Cavour” i compleanni e gli anniversari di matrimonio “importanti”, divertendosi sempre molto
e facendo proprio come se fossero a casa loro.
Per i compleanni di ordinaria amministrazione,
invece, per loro è d’obbligo un “aperitivo lungo” con gli amici, sempre al “Cavour”. E quan-
do tocca alle sorelle Bravin compiere gli anni,
Carlo non si dimentica di passare come un lampo, dentro una porta del bar e fuori dall’altra,
gridando “Auguri”.
“Mi viziano – aggiunge – tanto che, quando
Mara prepara i suoi formidabili krapfen, Cinzia
mi telefona in ufficio e io, appena posso, verso le
11 della mattina, quando sono pronti i krapfen
migliori, corro qui a mangiarmene due ancora
caldi”.
La testimonianza di Carlo e Manu De Conto potrebbe essere ripetuta da molti altri clienti
del locale di via Cavour. Persone di età diverse, diverse esperienze di vita e di professione,
diversi gusti che hanno comunque trovato nel
bar-ristorante oggi gestito dalle sorelle Bravin
un pezzo di “casa”, dove essere accolti e “coccolati” per un po’. Persone che non hanno mai
fatto mancare a Jacqueline, Mara, Cinzia e Michela il loro affetto e la loro “fedeltà”.
Grazie a…
…tutti coloro che in questi 50 anni ci hanno permesso di essere come siamo…
…tutti coloro con cui abbiamo riso gioito e pianto…
…tutti i familiari
…tutti gli amici…
…tutti i clienti…
…tutti i nostri collaboratori,
in particolare a Roberta, Nicoleta e Dario che ancora ci sopportano…
e a Maria Balliana.
Grazie a tutti, ma proprio a tutti!
Testi e coordinamento editoriale: Maria Balliana
Progetto grafico: Carla Da Re - Tipografia Composit
Finito di stampare nel dicembre 2013 da Composit
Francenigo di Gaiarine (Tv) - www.composit-stampa.it
Via Cavour, 31
33077 Sacile (PN)
Tel. 0434 71489